Legge di stabilità 2015, art. 1 commi 332-333. – Questioni urgenti

Sen. Stefania Giannini
Ministro per l’Istruzione, l’Università, la Ricerca
dott. Alessandro Fusacchia
Capo di Gabinetto MIUR
Loro Uffici

oggetto: Legge di stabilità 2015, art. 1 commi 332-333. – Questioni urgenti.

Come è noto alle SS.LL., i commi della legge n. 190/14 richiamati nell’oggetto dettano disposizioni in materia di supplenze brevi, rispettivamente per il personale ATA e per quello docente. Entrambi stanno suscitando gravi e motivate apprensioni nei dirigenti delle scuole, in vista dell’imminente avvio delle lezioni.
Per quanto riguarda i docenti, il comma 333 vieta di conferire supplenze per il primo giorno di assenza del titolare. Una tale disposizione trovava il suo naturale bilanciamento nella prevista disponibilità dell’organico di potenziamento di cui alla legge 107/15: ciò che all’epoca (dicembre 2014) si dava per scontato e che invece – nella migliore delle ipotesi – si realizzerà solo fra qualche mese. Nel frattempo, si verranno a creare situazioni di assoluta emergenza, soprattutto nei plessi con poche classi o in caso di assenza contemporanea di più docenti, là dove non si potranno adottare misure organizzative ricorrendo ad altre risorse professionali in servizio. Tali evenienze (tutt’altro che ipotetiche, soprattutto nel periodo autunnale, in cui le epidemie influenzali sono ricorrenti) risulteranno particolarmente gravi nelle scuole dell’infanzia e primarie: quelle in cui, non a caso, era da sempre consentito di nominare supplenti fin dal primo giorno.
Il rimedio che si richiede, analogo a quello individuato per l’esonero dei collaboratori del dirigente con la nota 1875 del 3 settembre scorso, consiste nell’autorizzare la nomina del supplente qualora non sia possibile provvedere in altro modo e fino all’attribuzione alla scuola dell’organico di potenziamento. Si sottolinea che una tale misura non genera aggravio di spesa, in quanto – fino a quel momento – non vi sarà un costo da sostenere per i docenti dell’organico di potenziamento non ancora assunti.
Per il personale ATA, la situazione è particolarmente critica per quanto riguarda gli assistenti amministrativi ed i collaboratori scolastici. Per i primi, la norma vieta in modo assoluto la nomina di supplenti quando l’organico di diritto abbia tre posti o più. Non è infrequente però che, in scuole con tre o quattro assistenti in organico, gli assenti siano più di uno, ovvero vi siano soggetti in situazione di handicap grave. Il risultato è che le scuole possono venire a trovarsi con un solo assistente amministrativo in servizio, o addirittura nessuno.
Appare irragionevole che il parametro di riferimento sia l’organico di diritto e non la situazione di fatto. Si propone pertanto di emanare una nota interpretativa, in cui il divieto di nominare assuma a riferimento la presenza in servizio di almeno tre assistenti e non la loro teorica situazione di organico.
Non meno grave la situazione dei collaboratori scolastici, per i quali è fatto divieto di nominare supplenti per i primi sette giorni di assenza del titolare: anche qui senza avere riguardo alla situazione di fatto. Vi sono molte scuole, soprattutto primarie e istituti comprensivi, al di fuori delle grandi aree metropolitane, in cui numerosi plessi sono presidiati in via ordinaria da un solo collaboratore scolastico. E si tratta, per lo più, di plessi decentrati in frazioni o piccoli comuni. Se l’unico collaboratore è assente, diventa problematico perfino aprire la scuola: per non parlare della vigilanza sugli accessi, o di quella sugli alunni quando escono dalle aule per recarsi ai bagni e potrebbero uscire dall’edificio senza che nessuno li fermi.
La proposta, in attesa di una revisione della norma (che è palesemente irragionevole nella sua rigidità) è quella di consentire in via amministrativa una deroga per i plessi in cui sia di fatto in servizio un solo collaboratore scolastico.
Tutte le questioni soprarichiamate hanno carattere di urgenza, che si paleserà in tutta la sua gravità di qui a pochi giorni, quando nella maggior parte delle regioni cominceranno le lezioni. Si sollecitano quindi le SS.LL., nell’ambito delle proprie competenze istituzionali, a voler emanare i provvedimenti richiesti – o altri suscettibili di produrre rimedi equivalenti – prima che la situazione diventi insostenibile.
Si ringrazia per l’attenzione e si rimane in attesa di solleciti interventi nel merito.

Il presidente nazionale Anp
Giorgio Rembado

Si torna in classe, finiscono le vacanze scolastiche più lunghe d’Europa

da Il Sole 24 Ore

Si torna in classe, finiscono le vacanze scolastiche più lunghe d’Europa

Primo squillo della campanella ieri mattina per 78.000 studenti altoatesini. La provincia di Bolzano è il primo territorio in Italia ad aver dato l’avvio all’anno scolastico 2015/16. Domani toccherà agli alunni del Molise. Anche se gran parte delle scuole riapriranno i battenti la prossima settimana: ultime Veneto e Puglia il 16 settembre. A quel punto verrà messa la parola fine a un periodo di vacanza tra i più lunghi in Europa. Come conferma l’ultimo rapporto di Eurydice “Organisation of school time in Europe”. In alcuni paesi, come la Germania, i ragazzi tornano tra i banchi già ad agosto.

Le differenze tra Nord e Sud Europa
In alcuni Paesi le vacanze sono finite da tempo. In Germania si è tornati in aula nel pieno di agosto, mentre l’anno scolastico è finito solo i primi di luglio. Seguendo una prassi già in vigore in buona parte dei paesi del nord Europa Il primo giorno di scuola in Italia arriva, infatti, molto tardi rispetto alla media europea: insieme a noi anche gli altri paesi del sud Europa come Grecia, Portogallo, Malta. La normalità è invece tornare tra i banchi di scuola il 1° settembre: succede in circa un terzo dei paesi europei. Ma c’è chi se la passa molto peggio: nel profondo nord, nei cinque paesi nordici (Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia, Islanda) e in alcune regioni della Germania, nei Paesi Bassi, Svizzera e Liechtenstein, si inizia generalmente tra metà e fine agosto.

Il record italiano
Noi italiani non ci limitiamo a tornare tardi tra i banchi di scuola, siamo anche tra i primi a lasciarli vantando, insieme a Lituania, Lettonia, Portogallo e Turchia,le vacanze estive più lunghe d’Europa: arriviamo a ben 13 settimane. In alcuni Länder tedeschi, nei Paesi Bassi, nel Regno Unito (Inghilterra e Galles), Svizzera e Liechtenstein, la pausa estiva dura meno della metà, all’incirca 6 settimane. Una volta finite le vacanze estive, però, il destino degli studenti italiani è tutto in salita fino all’inverno inoltrato e alle vacanze di Natale. Dopo il week end lungo di Pasqua e qualche ponte qui e lì, non c’è altra possibilità che sognare l’estate. Stessa sorte, chi più chi meno, condividono gli studenti in paesi come Spagna, Grecia, Portogallo.

Più pause durante l’anno
Come fa notare Skuola.net più lunghe sono le vacanze estive, meno frequenti e lunghe sono le pause durante l’anno scolastico, e viceversa. Così, in paesi più nord della cartina geografica, i ragazzi tornano prima dalla spiaggia ma si godono le vacanze autunnali tra ottobre e novembre, le vacanze invernali tra gennaio e febbraio, oltre allo spring break tra marzo ed aprile. In Germania, ad esempio, se la pausa estiva dura all’incirca 6 settimane, tra ottobre e novembre è prevista una pausa tra i 3 e i 13 giorni. Senza nulla togliere alle vacanze di Natale, di durata pari alla nostra, gli studenti tedeschi avranno fino a 12 giorni di vacanza tra gennaio e febbraio. Non contenti, si prenderanno un break primaverile che può durare una o due settimane. In Francia si va in vacanza a luglio, si torna il primo settembre. Ma anche qui abbiamo fino a due settimane di pausa, oltre a Natale, per le vacanze autunnali, invernali e primaverili. Stesso sistema in Inghilterra: circa 6 settimane di pausa estiva combinate con altrettante suddivise in diversi periodi dell’anno.

Il giudice non può sindacare nel merito la bocciatura di un alunno

da Il Sole 24 Ore

Il giudice non può sindacare nel merito la bocciatura di un alunno

di Andrea Alberto Moramarco

In caso di ricorso contro la delibera del Consiglio di classe che ha disposto la mancata ammissione alla classe successiva, il giudice amministrativo può solo verificare la conformità al parametro normativo della decisione adottata, ma non può entrare nel merito della valutazione sulla preparazione dell’alunno. Questo è quanto emerge con chiarezza dalla sentenza del Tar di Pescara 325/2015.

I fatti
La protagonista della vicenda è una studentessa del secondo anno di una scuola superiore, che al termine dell’anno scolastico 2013/2014, veniva bocciata per via di ben 4 insufficienze riportate nelle materie linguistiche e scientifiche. Il Consiglio di classe aveva disposto la mancata ammissione alla classe successiva perché aveva ritenuto «le diverse carenze disciplinari non recuperabili nel corso del successivo anno scolastico» e, in sostanza, più opportuno per la ragazza la ripetizione della classe frequentata.
Come sempre più spesso accade in questi casi, i genitori della studentessa non accettavano il verdetto scolastico e impugnavano la delibera del Consiglio di classe dinanzi al Tar, sostenendo che la deliberazione dei docenti era priva di una adeguata motivazione in quanto: «Non si era tenuto conto delle sue capacità di recupero», «non erano stati preventivamente determinati i criteri di valutazione», «né erano stati programmati interventi didattici mirati».

I poteri del giudice contro la bocciatura dell’alunno
I giudici non accolgono il ricorso dei genitori della ragazza e confermano la bocciatura. Il Tar sul punto ricorda come i giudici, in relazione al provvedimento di mancata ammissione dell’alunno alla classe successiva, possono soltanto «verificare se il procedimento, a conclusione del quale tale giudizio è stato formulato, sia conforme al parametro normativo o ai criteri deliberati preventivamente dal Collegio dei docenti e non risulti inficiato dai vizi di manifesta illogicità, di difetto di istruttoria e di travisamento dei fatti»; mentre è escluso un controllo di merito sulle «valutazioni della capacità di apprendimento e delle competenze acquisite dagli studenti, che sono affidate in via esclusiva al personale docente della scuola, così come l’apprezzamento effettuato sulla base di conoscenze tecnico-scientifiche ed il giudizio di valore che caratterizza l’attività didattica».

La non attivazione del corso di recupero non incide sul giudizio finale
Ciò detto, nel caso di specie, i vizi lamentati non sono idonei a inficiare il giudizio di non ammissione, che è conforme al parametro normativo ed esente da vizi di illogicità o travisamento dei fatti. E ciò in quanto, in tema di motivazione dei provvedimenti riguardanti la valutazione scolastica, non sono richieste «diffuse e articolate argomentazioni», ma basta una «indicazione sintetica delle lacune e delle insufficienze riscontrate»; e, inoltre, sulla legittimità del giudizio finale espresso «non può incidere la mancata attivazione nel corso dell’anno scolastico delle iniziative di sostegno concretatesi in appositi corsi di recupero».

L’anno zero della Buona scuola di Renzi

da L’Espresso

L’anno zero della Buona scuola di Renzi

Tra una settimana si torna tutti sui banchi mentre montano le polemiche nel mondo della scuola. A partire dalle assunzioni e dal trasferimento di insegnanti dal Sud al Nord. In programma proteste, assemblee e una legge di iniziativa popolare contro gli «effetti più deleteri della riforma»

di Michele Sasso
La scuola è pronta a ripartire tra le polemiche. Tra una settimana inizia un nuovo anno con il debutto di tutte le novità varate con la Buona scuola. E tutti i problemi ancora irrisolti dell’istruzione italiana. Da oggi portoni aperti solo in provincia di Bolzano, da mercoledì gli studenti del Molise e dal giorno seguente quelli della provincia di Trento.

Ad aule ancora chiuse per molti, le sospirate assunzioni hanno alimentato botta e risposta tra due fazioni: Governo e Partito democratico sulla sponda degli ottimisti e sul fronte delle critiche sindacati ed opposizione. Un animoso botta e risposta tra presidi e sindacati sulla gestione della riforma e vivaci battibecchi anche sul fronte politico.

A far da pompiere il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, che ha assicurato che il 15 settembre «le scuole apriranno con la regolare assegnazione degli insegnanti assunti e le polemiche verranno superate dai fatti. E anche i sindacati sapranno e vorranno essere protagonisti del cambiamento».

Di diverso avviso l’opposizione che non crede alle parole del premier Matteo Renzi di una «riforma che passa da parole come merito, valutazione, qualità, autonomia».

Dure critiche dal Movimento Cinque Stelle e Sinistra ecologia e libertà. «La riforma non ha risolto nulla né tantomeno il destino del personale. Sarebbe stato più utile un piano triennale di assunzioni diviso dall’impianto culturale del sistema dell’istruzione. Oggi ci ritroviamo con gli stessi problemi e nessuna soluzione per i mali storici della scuola» commenta la deputata vendoliana Alessia Petraglia.

Ecco i motivi che fin dal primo giorno alimenteranno assemblee e proteste e poi scioperi, blocchi della didattica e occupazioni. La metà delle immissioni in ruolo verranno attuate ad anno scolastico iniziato (probabilmente a novembre) con la modalità del contratto giuridico e con la prospettiva di essere definite dai dirigenti scolastici.

Il preside-manager da quest’anno deciderà l’organico, proponendo l’incarico (che sarà triennale) agli insegnanti di ruolo. Potrà formare la squadra – fino al 10 per cento del personale docente in forza nella scuola – che li supporterà durante l’anno nella gestione della scuola e potranno, dopo avere sentito il parere del Comitato di valutazione della scuola, premiare i docenti migliori.

In tanti dirigenti, soprattutto in Toscana, saranno costretti alle “reggenze”, cioè un solo preside per più istituti costretti a tappare i buchi del personale.

E infine la mobilitazione di tutti gli esclusi dalla riforma che chiedono di accedere al prossimo concorso pubblico, l’unica strada per entrare nel futuro in aula.

I NUMERI DELLA DISCORDIA

Dopo la notte dei precari con l’arrivo via mail della nomina alla cattedra, si è scatenata la guerra dei numeri sui docenti «costretti» ad accettare una cattedra a centinaia di chilometri di distanza da casa. Per il Miur quelli già assunti sono 38 mila. «Ventinove mila ad agosto e 9 mila con la la fascia B» ha detto Stefania Giannini:«Poi ci sarà un altro blocco di assunzioni (la fase C, che prevede l’immissione in ruolo di altri 55 mila insegnanti), che verranno giuridicamente effettuate entro settembre, anche se i docenti saranno effettivamente in classe a novembre».

Altri posti saranno assegnati con supplenza «almeno per quest’anno», per dodici mesi. «E sarà l’ultimo anno», spiega il ministro: «Oltretutto abbiamo anticipato all’8 settembre la nomina dei posti di supplenza, per dare alle scuole il personale entro il 15 settembre».

C’è tempo fino alla mezzanotte dell’11 settembre per decidere (Chi non accetterà la proposta di assunzione non parteciperà alle fasi successive del piano di assunzioni e sarà definitivamente cancellato  dalle graduatorie) e completare il risiko dell’organico.

Il sottosegretario democratico Davide Faraone non ha esitato a parlare di «grande festa per il Paese, la festa di 160 mila contratti, di persone che finalmente potranno far partire il contagiri della pensione o chiedere un mutuo, e di una didattica migliore, non certo una tragedia della deportazione».

Ma non tutti la pensano come lui. «Certo le assunzioni sono apprezzabili, ma stiamo instaurando un’altra fase di esodi nel mercato del lavoro, a partire proprio dalla scuola, in particolare di insegnanti dal Sud al Nord» ha dichiarato il leader della Uil Carmelo Barbagallo.

Non demorde il sindacato Anief secondo cui «quando saranno portate a termine anche le 55mila assunzioni della fase C, il ministero avrà immesso in ruolo circa 80 mila precari rispetto alle 150 mila assunzioni previste dal Governo. Finora per la fascia B solo 1 su 9 ha detto sì, cresce il numero delle rinunce obbligate».

Anche Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil, non risparmia critiche:«Non vengono coperti tutti i posti disponibili, si costringono 7.000 precari a trasferirsi al Nord con salari di 1.300 euro, vengono esclusi dalle stabilizzazioni classi di concorso che hanno abilitati solo nelle seconde fasce per cui le supplenze non saranno cancellate».

LE BARRICATE CONTRO LA LEGGE

La mancanza di programmazione, le proposte sindacali inascoltate e la prova di forza con i docenti ha già scatenato una campagna di resistenza. Lo scorso week-end sindacati, associazioni e gruppi politici si sono dati appuntamento a Bologna per scrivere una legge di iniziativa popolare e creare una rete nazionale.

Lavorare a una nuova legge opposizione alla legge 107, che restituisca alla scuola pubblica la centralità e il ruolo che la Costituzione le assegna?

Un possibile referendum abrogativo della Buona scuola o di parte di essa?

Immaginare e preparare iniziative di contrasto alla legge 107 alla riapertura del nuovo anno scolastico?

Queste le domande a cui dare una risposta perché la scuola del duo Giannini-Renzi per i promotori «è ritenuta totalmente inaccettabile perché cancella, di fatto, l’impostazione costituzionale della scuola di tutti e per tutti, fondata sul principio della libertà di insegnamento e garanzia di uguaglianza, inclusività e solidarietà».

Non è tutto. In Rete si trova un decalogo inviato agli insegnanti che suggerisce i comportamenti per «risparmiare alla scuola gli effetti più deleteri della legge 107».

Un’iniziativa che non è piaciuta affatto all’associazione nazionale dei presidi, che ha replicato con una dura nota.

«Se c’e’ una cosa che alla scuola debba essere risparmiata in questa fase di avvio del nuovo anno scolastico – osservano i dirigenti scolastici della sigla Anp – sono le tensioni inutili e le forzature pseudo-giuridiche. Chi ha titolo a farlo, espleti pure le procedure previste dalla Costituzione per impugnare la legge e attenda l’esito relativo. Fino a quel momento, essa è vigente e va attuata, in tutte le sue parti e da tutti».

SALVE LE MATERNE DI ROMA

Intanto le precarie ‘storiche’ della scuola dell’infanzia di Roma possono tirare un sospiro di sollievo. Sono duemila e fanno parte dell’esercito di 10mila insegnanti a tempo determinato delle scuole materne che non possono essere riconfermati con la Buona scuola.

«Abbiamo sciolto il nodo dei precari storici, evitando le disparità di trattamento tra i precari nelle scuole statali e quelli nelle comunali. Ma bisogna programmare le assunzioni senza ingressi patologici, uscendo dalla logica dell’emergenza», ha spiegato il ministro della pubblica amministrazione Marianna Madia dopo la firma del decreto ad hoc.

I Comuni, che gestiscono gli asili, sono andati avanti grazie alle supplenze annuali, cioè usando docenti precari per anni e anni. Fino alla sentenza della Corte europea di giustizia che ha stabilito che non si può assumere a tempo determinato il personale che abbia già svolto più di 36 mesi di servizio.

Una soluzione era stata trovata per i contratti a tempo determinato nelle scuole statali, ma non comunali.
Ora il governo ci ha messo una pezza ma con il nuovo anno rimane l’emergenza. Dall’asilo alle superiori.

Assunzioni, 9 mila sub iudice

da ItaliaOggi

Assunzioni, 9 mila sub iudice

Le immissioni in ruolo della fase B avvenute al buio, ignorata la procedura amministrativa. Non è stata resa nota la graduatoria. Il Miur corre ai ripari

Carlo Forte

Le assunzioni della fase B, circa 9 mila, rischiano di finire in tribunale. La procedura seguita dall’amministrazione scolastica non prevede la pubblicazione di una graduatoria unica e specifica da dove trarre gli aventi titolo. E dunque gli aspiranti all’assunzione non hanno avuto la possibilità di rendersi conto delle posizioni dei controinteressati. In più non è ancora chiaro se sia stato seguito il criterio della priorità della scelta della provincia rispetto al punteggio oppure no. Ce n’è abbastanza per argomentare ricorsi a raffica, sia da parte degli esclusi che da parte di coloro che dovranno accettare di andare fuori provincia (dei circa 9mila, secondo il ministero ci saranno 7mila destinazioni lontane e 2mila in altre province ma più vicine rispetto a quelle di appartenenza). Un rischio di cui al ministero sembrano essersi resi conto in queste ore, tanto da aver dato disposizioni agli uffici regionali perché siano pubblicati i nomi dei docenti assunti. Ma i motivi di possibile contestazione non vengono meno: più che ai criteri fissati dalla legge 241/90, il ministero dell’istruzione si sarebbe affidato a un algoritmo informatico nell’assegnazione della sede.

Ed è proprio questo il punto debole dell’intera procedura. La legge 107/2015, infatti, non prevede alcuna deroga rispetto alle procedure tassative previste dalla legge sul procedimento amministrativo: la famosa legge 241/90. Che dispone obblighi di trasparenza per tutte le fasi. In primo luogo tramite la previa pubblicazione dei provvedimenti dai quali discendono le decisioni. E ad esito dei procedimenti, l’obbligo di esibire, a domanda dei cittadini interessati, tutti i documenti e gli atti (anche endoprocedimentali) sui quali tali provvedimenti si fondano. La legge 107 si limita a dire, infatti, che gli aventi titolo a ricevere la proposta di assunzione nelle fasi B e C saranno individuati secondo il punteggio e l’ordine delle province espresso dal richiedente. In particolare, il comma 100, dell’articolo 1, dice che all’assunzione si provvede scorrendo l’elenco di tutte le iscrizioni nelle graduatorie, dando priorità agli aspiranti collocati nelle graduatorie dei concorsi del 2012 «rispetto agli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento e, in subordine, in base al punteggio posseduto per ciascuna classe di concorso.». In pratica, prima si procede al totale scorrimento delle graduatorie dei concorsi del 2012. E poi si passa alle graduatorie a esaurimento. Il successivo comma 101 dispone che, per ciascuna iscrizione in graduatoria, la provincia e la tipologia di posto su cui ciascun soggetto deve essere assunto sono determinate scorrendo, nell’ordine, le province secondo le preferenze indicate e, per ciascuna provincia, la tipologia di posto secondo la preferenza indicata. La legge 107, dunque, non solo non prevede deroghe agli oneri di pubblicità ordinariamente previsti dalla legge 241/90, ma non prevede nemmeno norme di dettaglio per il relativo procedimento. Pertanto, in assenza di norme speciali da applicare solo ed esclusivamente al piano assunzionale, non possono che valere le disposizioni sul procedimento amministrativo ordinariamente previste dalla legge 241/90.

Per quanto riguarda gli oneri di pubblicità a valle è ragionevole ritenere che tali obblighi possano essere soddisfatti agevolmente con la pubblicazione dei provvedimenti finali. Che con ogni probabilità recheranno i nomi dei destinatari delle immissioni in ruolo provincia per provincia e regione per regione in uno ai relativi punteggi. Il problema riguarda, invece, l’accesso ai documenti amministrativi, attualmente regolato dalle disposizioni contenute negli articoli 22 e seguenti della legge 241. Secondo tali disposizioni, infatti, ogni aspirante docente che abbia presentato la domanda per partecipare alla fase B e C del piano assunzionale, avrebbe diritto di prendere visione o di estrarre copia delle domande presentate da ognuno dei propri colleghi che avessero ottenuto l’assunzione in sedi di interesse del richiedente. E avrebbe diritto anche a visionare e ad estrarre copia di tutte le graduatorie.

Infine, un ulteriore incognita è quella del criterio seguito dall’amministrazione per individuare gli aventi titolo a ricevere la proposta di assunzione. La legge 107 sembrerebbe dare priorità al punteggio rispetto all’ordine delle sedi. E dunque, l’avente titolo dovrebbe essere stato individuato prioritariamente avuto riguardo ai titoli e non all’ordine delle province. Ma la faq 22, diffusa dal ministero dell’istruzione prima della scadenza dei termini di presentazione delle domande, farebbe intravedere un diverso avviso: « Solo se nella prima provincia non sarà possibile trovare posto», si legge nella faq, «perché tutti i posti risulteranno occupati da altri soggetti con maggior punteggio che hanno scelto quella provincia come prima, allora capiterà che la proposta di incarico a tempo indeterminato sarà effettuata per una provincia diversa».

Presa alla lettera, la faq lascerebbe intendere, dunque, che la priorità dovrebbe essere data dall’ordine di scelta delle province: un po’ come se, per ogni provincia, venisse compilata una graduatoria per quelli che l’abbiano espressa per prima. E poi un’altra tra quelli che l’abbiano espressa come seconda e così via: 100 graduatorie per ogni provincia.

Anno di prova, valutazione presidi, FIS: sindacati convocati il 23 settembre

da La Tecnica della Scuola

Anno di prova, valutazione presidi, FIS: sindacati convocati il 23 settembre

Il ministro Giannini ha convocato i sindacati per il 23 settembre alle ore 17: diversi i punti all’ordine del giorno, tra cui Formazione dei docenti e anno di prova, valutazione ds e nuovo Fis.

La convocazione è giunti a Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals, Gilda e Anp nel corso della giornata del 7 settembre, a firma del capo di gabinetto Miur Alessandro Fusacchia:

La nota vede, entrando nel dettagli, ha come temi all’ordine del giorno: formazione dei docenti e anno di prova; sistema di formazione iniziale e accesso al ruolo nella scuola secondaria; valutazione dei dirigenti scolastici; fondi di funzionamento: nuovi criteri di riparto dall’anno scolastico 2016-2017; laboratori e Piano Nazionale Scuola Digitale.

Da parte di sindacati, la convocazione viene considerata come un fatto positivo: significa che “da parte del ministro c’è la volontà di confrontarsi – ha detto Pino Turi, leader Uil Scuola -. Lo ripetiamo da tempo: i nodi irrisolti della legge sono quelli legati alla gestione politica delle decisioni, poi, in sede tecnica si trovano le soluzioni specifiche ai problemi. Se si comincia a discutere concretamente nel merito è positivo. E’ un punto di partenza per poi trovare le soluzioni”, ha concluso Turi.

Renzi: “Termine ‘deportati’ è ingiusto. C’è chi firmerebbe con il sangue per posto fisso a 50 km”

da La Tecnica della Scuola

Renzi: “Termine ‘deportati’ è ingiusto. C’è chi firmerebbe con il sangue per posto fisso a 50 km”

“Non è giusto aver parlato di deportati, quelli sono di settanta anni fa, abbiamo visto che c’è tanta gente che rischia la figlia, come il padre di Kobane. Ci sono persone che non hanno il posto fisso e firmerebbero con il sangue per un posto fisso a 50 chilometri. Utilizzare la parola deportati è stato ingiusto e sbagliato”. Così il presidente del Consiglio Matteo Renzi, durante la registrazione della puntata di Porta a Porta, a proposito delle polemiche sul ‘piano assunzioni’.

“Noi questa cosa non la facciamo solo per sistemare gli insegnanti, che è giusto – continua il premier – ma non posso far fare i figli se non ci sono cattedre. Se in Puglia ci sono 20 mila insegnanti è normale che qualcuno se ne possa andare se vuole il posto fisso: o trasferisco gli insegnanti o trasferisco i ragazzi. Dunque bisognerà che si sposti qualche insegnante, poi può tornare indietro”.

Il Ministro convoca i sindacati per il 23 settembre

da tuttoscuola.com

Il Ministro convoca i sindacati per il 23 settembre

E’ arrivata ai sindacati scuola la convocazione del ministro per un incontro il prossimo 23 settembre alle 17.00. Ne dà notizia la Uil scuola.

Questo l’ordine del giorno:

– Formazione dei docenti e anno di prova

– Sistema di formazione iniziale e accesso al ruolo nella scuola secondaria

– Valutazione dei dirigenti scolastici

– Fondi di funzionamento: nuovi criteri di riparto dall’anno scolastico 2016-2017

– Laboratori e  Piano Nazionale Scuola Digitale

E’ un fatto positivo, commenta la Uil scuola, che ci sia da parte del ministro la volontà di confrontarsi.
Lo ripetiamo da tempo – sottolinea il segretario Pino Turi –  i nodi irrisolti della legge sono quelli legati alla gestione politica delle decisioni, poi, in sede tecnica si trovano le soluzioni specifiche ai problemi. Se si comincia a discutere concretamente nel merito è positivo. E’ un punto di partenza per poi trovare le soluzioni.

8 settembre Sessione straordinaria Esami di Stato

Il DM 501/15 stabilisce il seguente calendario per la sessione straordinaria degli Esami di Stato:

8 settembre Insediamento delle commissioni, nella stessa composizione in cui hanno operato nella sessione ordinaria
9 settembre
  • Prima Prova Scritta
  • Terza Prova Scritta per i candidati che non devono sostenere le prime due prove scritte
  • Colloquio per i candidati che non devono sostenere alcuna prova scritta
10 settembre
  • Seconda Prova Scritta
  • Esame per i candidati che non devono sostenere la prima prova scritta
14 settembre
  • Terza Prova Scritta
  • Esame per i candidati che non devono sostenere la prima prova scritta
15 settembre
  • Quarta Prova Scritta
Dopo la correzione delle prove scritte
  • Colloquio

Nota 8 settembre 2015, AOODGSIP 5483

Ai Dirigenti Ambiti Territoriali Provinciali
Dirigenti Scolastici degli Istituti Scolastici secondari di II grado
e p.c. Direttori Generali Uffici Scolastici Regionali
Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Bolzano
Bolzano
Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Trento
Trento
Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca
Bolzano
Intendente Scolastico per la Scuola Località Ladine
Bolzano
Sovrintendente degli studi per la Regione Valle D’Aosta
Aosta

Nota 8 settembre 2015, AOODGSIP 5483

Oggetto: Avviso alle scuole secondarie superiori per la presentazione della domanda di partecipazione al progetto “A Scuola di OpenCoesione” a.s. 2015-2016

Nota 8 settembre 2015, AOODGOSV 8096

Ai Dirigenti scolastici degli Istituti tecnici indirizzo Trasporti e Logistica – articolazione Conduzione del mezzo – Opzioni: “Conduzione del mezzo navale” (CMN) e “Conduzione apparati e impianti marittimi” (CAIM).
LORO SEDI

e. p.C.
Al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
SEDE
Ai Direttori generali degli Uffici Scolastici Regionali di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli V. Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto
LORO SEDI

Nota 8 settembre 2015, AOODGOSV 8096

OGGETTO: Applicazioni Direttiva UE n. 2008/1 06/CE sui livelli minimi di Formazione della Gente di Mare – Sistema di gestione della qualità per i percorsi degli istituti tecnici – indirizzo Trasporti e Logistica – articolazione Conduzione del mezzo – Opzioni “Conduzione del mezzo navale” (CMN) e “Conduzione apparati e impianti marittima” (AIM). Estensione della Certificazione a tutte le Istituzioni scolastiche del territorio nazionale.