Robot e Bambini

Robot e Bambini
Robotica educativa alla scuola primaria e dell’infanzia

di Bruno Lorenzo Castrovinci

Succedeva un anno, fa prima della pandemia, che una maestra, riciclando delle semplicissime vaschette per le carote, riusciva a creare a costi irrisori dei biotopi terrestri, con i quali i suoi piccolissimi alunni della scuola primaria, potevano iniziare ad osservare e studiare le lumache, in un processo lento che si rifà alla pedagogia della lumaca del compianto e mai dimenticato Gianfranco Zavalloni.

A guardarlo bene una contradizione, nella frenesia di oggi, dove ogni processo subisce una forte accellerazione da parte della tecnologia.

Eppure una semplice maestra, che per insegnare, indossa un grembiule riesce a realizzare delle attività laboratoriali con i suoi alunni, semplici, efficaci, in una scuola povera di risorse, a quel tempo prima degli ingenti investimenti che negli ultimi mesi si sono susseguiti per migliorare la didattica e per consentire a chi non aveva i mezzi di dotarsi di un dispositivo per connettersi e seguire la lezione a distanza.

E se da un lato tutto, corre veloce, dall’altro la stessa maestra utilizzando con la stessa lentezza, un semplice robottino, riesce a sviluppare tantissime attività per i suoi alunni, per una molteplicità di argomenti da trattare che spaziano dall’apprendimento della lingua italiana, allo studio delle tabelline.

Una rinnovata efficacia della grande intuizione di Zavalloni, oggi associata ad una tecnologia che se saputa utilizzare fa la differenza.

L’aspetto più interessante è che tutto questo accade, immersi in un’ambiente di apprendimento dalla forte componente ludica, ma anche da un’interazione uomo macchina, che crea le basi per lo sviluppo di un linguaggio universale che inevitabilmente ci incammina verso l’intelligenza artificiale.

Il bello è che la robotica educativa con le sue attività laboratoriali, può essere applicata fin dalla scuola dell’infanzia, basti pensare che ci sono dei simpatici robot a forma di ape (Bee-Bot che Blue-Bot) che hanno sul dorso tutti i comandi per andare avanti, indietro, svoltare a sinistra e a destra e che possono nella nuova versione Blue-Bot essere utilizzati con tablet e smartphone grazie ad app dedicate disponibili per iOS e Android.  Attraverso i comandi su tablet o l’interazione diretta con il robot, è possibile impostare o inviare dei comandi all’ape robot e vederli eseguiti. Gli algoritmi, in questo modo possono essere sviluppati con facilità divertendosi, essendo un’estensione di quel mondo ludico dei giochi che carratterizza quella tenera età.

In questo modo il Pensiero computazione, appreso giocando, una nuova frontiera per lo sviluppo di competenze cognitive, che nei nuovi curriculi verticali si evolve attraverso l’utilizzo di Kit successivi, sempre più complessi con il crescere dell’età del bambino e delle sue competenze.

Una pedagogia costruttivista che ripartendo da quella Zona di Sviluppo Prossimale delineata dalla nuova generazione di giocattoli ad alta componente tecnologica destinati all’infanzia, si evolve in veri e propri kit, dove il ragazzo assembla il suo robot, in progetti stimolati dalle innumerevoli possibilità creative e con diversi utilizzi e funzioni.

Robot, i cui automatismi per gli studenti più grandi, arrivano a sfociare nell’autonomia spaziale dei droni, oggi in grado di spostarsi in vari elementi dall’aria, all’acqua, alla terra ferma.

Investire nella robotica educativa, inoltre apre uno scenario nuovo, in quest’era di restrizioni dovuti alla pandemia, in quanto la componente ludica, ancorata ai ricordi dell’infanzia, rende il tempo scuola più interessante e divertente.

E pensare che la Lego, con il suo fantastico mattoncino colorato è stata il precursore di questa evoluzione delle competenze che seguivano gli stadi di crescita del Bambino, e realizzavano uno Scalfonding tale da riuscire a progredire nella complessità dei kit di montaggio successivi.

Progetto quello della Lego, che si è evoluto, dal mattoncino universale, in grado di diventare la tessera o l’elemento per costruire qualunque oggetto che l’immaginazione di un bambino poteva avere, a Kit di assemblaggio, dove è lui stesso seguendo delle semplici istruzioni ad assemblare dei componenti precostituiti.

Un sistema che ritroviamo anche nelle sorprese de piccolo ovetto di pasqua della Kinder, che poi si è evoluto aumentanto di dimensioni.

I kit della Lego, iniziano dalla tenera età di 3 anni, con l’assemblaggio di semplici oggetti, fino ad arrivare ai set Technic, dove oggi è possibile assembra macchine e meccanismi, con ampi richiami alle leggi della fisica e della meccanica, che prendono vita con dei motori e vengono controllati dal sistema di controllo Bluetooth a distanza gestito da tablet e smartphone denominato Control+.

Sistemi che aprono le porte al più complesso mondo della robotica degli automatismi programmabili i LEGO BOOST per le bambine e i bambini di 7-12 anni e i LEGO MINDSTORMS per i bambini di 10+ anni.

Set che i bambini possono utilizzare per costruire ina utonomia anche a casa al di fuori degli ambienti di apprendimento delle aule scolastici e che se dati in comodato possono diventare uno strumento nuovo per fare la didattica digitale integrata.

La pandemia e la conseguente evoluzione della didattica ha fatto fare un salto di livello alla pluripremiata linea LEGO® Education che ora è disponibile per l’apprendimento a distanza, mettendo a disposizione degli insegnanti strumenti di programmazione e piani delle lezioni di supporto per aiutare i ragazzi a sviluppare le capacità di comunicazione, creatività e pensiero critico in modo divertente e coinvolgente.

La componente ludica, ancorata a ricordi ed oggetti che la nostra generazione ha inglobato nella sua struttura cognitiva, ne fanno un mezzo per fare rivivere a papà e mamme la magia dell’infanzia e creare quei momenti in cui genitori e figli possono stare insieme, nella scoperta di una relazione e di un rapporto oggi fortemente compromesso dalla stessa tecnologia.

Ma cos’è un robot e perché i bambini dovrebbero imparare a costruirne e programmarne uno?

A pensarci bene qual è la prima cosa che ci viene in mente quando sentiamo la parola “robot”? È una figura umanoide con un’intelligenza artificiale quasi umana in grado di svolgere compiti simili a quelli dell’uomo? È una macchina industriale assemblatrice in una avanzata linea di produzione? Un rover spaziale per esplorare pianeti sconosciuti? O il ricordo dei fantastici difensori dell’umanità della nostra infanzia?

Per noi generazione cresciuta con i cartoni animati e i manga giapponesi, rappresentano un tuffo senza fine nella nostra infanzia, in quel periodo in cui il mondo era tutto a sfumature bianco e nero.

Quelle sfumature e gradazioni di grigio, che per noi erano incredibilmente colorate nella nostra immaginazione, dove i vari personaggi di Ufo Robot, Mazzinga Z e Jeg Robot ci facevano sognare.

Oggi l’evoluzione della robotica, e dell’intelligenza artificiale, è arrivata alle porte della realizzazione dei primi androidi, e pensare che nel lontano 1982 tutto questo era pura immaginazione nel capolavoro del cinema di fantascienza del film Blade Runner di Ridley Scott.

La robotica educativa, in un mondo che si evolve veloce è pertanto un percorso obbligato per i curriculi del primo ciclo, in quanto solo la componente ludica può far nascere l’interesse diffuso alla programmazione, e costruzione di un suo robot.

Le nuove frontiere educative, anticipano sempre più la verticalizzazione dei curriculi estendendoli alla fascia 0 – 6 dove da sempre semplici attività manuali come smontare le cose per scoprire come funzionano, oggi diventano per il bambino l’ispirazione per creare un robot con il quale lo stesso può interagire, ma questo in Guerre Stellari c’era già.

Tra i kit per la robotica educativa è interessante il sistema Ozobot un robot educativo in grado di muoversi e reagire su superfici fisiche e digitali, seguendo percorsi colorati.

Nonostante le sue piccole dimensioni, in quanto appena più grande di un temperamatite, con solo 2,5 cm di altezza e diametro, è in grado di riconoscere oltre 1000 istruzioni ed è programmabile sia in digitale con l’app dedicata, sia attraverso l’uso di comunissimi pennarelli colorati.

Gli obbiettivi educativi nelle unità di apprendimento sviluppate con questo minuscolo robot educativo sono di riuscire a  coniugare alta tecnologia e immaginazione, precisione tecnica e creatività.

Un “gioco” intelligente, che rende interessante il tempo scuola, in grado di sviluppare un pensiero computazionale ricco e analitico e far diventare i bambini della scuola primaria degli inventori e non dei meri fruitori passivi della tecnologia.

Disponibile nelle versioni Ozobot Bit e Ozobot Evo, per ciascun modello sono disponibili kit multipli per la classe, oltre a puzzle di legno compatibili che permettono di costruire e montare i propri percorsi colorati, anche se si possono sviluppare infinite attività laboratoriali utilizzando comunissimo materiale didattico.

Non un sistema a se stante, dedicato al Coding, come possono essere le app, ma un nuovo semplice e piccolo strumento didattico che si aggiunge e integra a quelle già in uso, e che date le piccole dimensioni, trova spazio nell’astuccio delle penne e dei colori, o nello zaino.

Questi sono alcuni delle tantissime soluzioni didattiche destinate alla scuola primaria e dell’infanzia, sicuramente le più interessanti e diffuse, ma l’evoluzione della robotica educativa e i nuovi approcci al pensiero computazionale sono sempre più in evoluzione.

Per tenersi aggiornati utile il portale realizzato dall’associazione no profit Scuola di Robotica raggiungibile al link: https://www.scuoladirobotica.it/ e del sito realizzato dalle istituzioni scolastiche in rete “robotschool” raggiungibile al seguente link: https://www.robotschool.edu.it/

Il PNSD con delle azioni e finanziamenti mirato sta promuovendo azioni di rete tra le istituzione scolastiche per la diffusione in ambito scolastico di attività come il making, il tinkering, il coding, la robotica, la domotica e la modellazione 3D portando con sé un ripensamento profondo delle pratiche didattiche  con ambienti di apprendimento dove il docente assume sempre più il ruolo di facilitatore e accompagnatore per l’intero percorso di apprendimento che si estende anche alle grandi potenzialità della Didattica Digitale Integrata.

Se da un lato la sospensione delle attività didattiche genera non pochi problemi, al mondo della scuola, non ancora pronto ad abbandonare rigidi e arcaici metodi trasmissivi, dall’altro la robotiva educativa apre le porte al futuro, in un’era in cui inevitabilmente l’intelligenza artificiale e gli androidi muteranno completamente il mondo come oggi noi lo conosciamo.

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