Archivi categoria: Rassegne

Gli studenti italiani vanno ancora a velocità diverse

da La Stampa

Gli studenti italiani vanno ancora a velocità diverse

A confermalrlo è il Rapporto sulle Rilevazioni nazionali degli apprendimenti 2014-2015 presentato dall’Invalsi

L’Italia continua a marciare a velocità diverse: gli studenti del Centro-Nord mostrano risultati migliori rispetto ai compagni del Centro-Sud. La conferma arriva dal Rapporto sulle Rilevazioni nazionali degli apprendimenti 2014-2015 presentato dall’Invalsi nella sede del Ministero dell’Istruzione.

Anche nel 2015, soprattutto per l’Italiano, si osserva la tendenza positiva delle regioni del Nord e delle Marche, il peggioramento dei risultati del Centro (Marche escluse) nella scuola secondaria di secondo grado.

Per la Matematica i risultati di quest’anno tendono a rafforzare il trend già emerso negli anni passati, ossia la polarizzazione delle differenze negli esiti a tutto vantaggio delle regioni settentrionali e delle Marche e a svantaggio di quelle meridionali.

Inoltre nel Mezzogiorno la variabilità dei risultati è molto elevata anche tra scuole e tra classi: ciò si registra già nel primo ciclo d’istruzione, con un impatto preoccupante sull’equità del sistema educativo di queste aree del Paese.

Per quel che riguarda le comeptenze il problema di matematica lo risolvono pure, ma poi non riescono a spiegare come sono giunti alla soluzione. Ugualmente per l’italiano: gli allievi mostrano difficoltà ad affrontare testi espositivi, argomentativi e discontinui, ossia meno praticati nella quotidianità dell’attività scolastica.

Si riduce infine il gap tra italiani e immigrati di II generazione. In generale, mentre gli esiti delle prove Invalsi degli allievi stranieri rimangono distanti da quelli degli studenti autoctoni, emerge una considerevole riduzione del divario per gli stranieri di II generazione, quelli cioè nati nel nostro Paese e che, solitamente, hanno interamente frequentato la scuola in Italia.

«Questo dato – ha spiegato il responsabile Area Prove dell’Invalsi, Roberto Ricci – dimostra che la nostra scuola riesce a fare un efficace recupero perequativo».

La Buona Scuola aiuterà i ragazzi?

da Corriere della sera

La Buona Scuola aiuterà i ragazzi?

Analisi di una riforma controversa

Orsola Riva

Quando, a settembre dell’anno scorso, il presidente del Consiglio Matteo Renzi lanciò il suo progetto di riforma del sistema di istruzione con una consultazione aperta a tutti, la Buona Scuola sapeva davvero di buono. Come non rallegrarsi tutti, a partire dalle famiglie, che dopo anni di tagli pesantissimi (dal 2007 al 2012 nessun settore della Pubblica amministrazione ha dato tanto quanto la scuola: fuori un insegnante su dieci, un’emorragia da oltre 75 mila prof), finalmente un governo invertisse la rotta tornando a scommettere sul capitale umano? Come non festeggiare l’immissione in ruolo di 100 mila supplenti altrimenti condannati alla lotteria delle assegnazioni a scuole ogni anno diverse, con una pesante ricaduta sugli apprendimenti dei nostri ragazzi? Eppure ieri erano davvero in pochi a festeggiare in Aula e soprattutto fuori. Contrarie le opposizioni, assenti 24 deputati pd (ma quella è una partita politica che poco ha a che fare con la scuola), sulle barricate sindacati, docenti e studenti che già promettono un autunno caldissimo di ricorsi in tribunale, scioperi e occupazioni. Che cosa è successo da settembre a oggi se anche Renzi è stato costretto a fare autocritica e a riconoscere che ci dev’essere stato un difetto di comunicazione? Principalmente due cose: in primo luogo il governo non si è reso conto che per sanare un’ingiustizia ne creava un’altra. Stabilizzare tutti e solo i precari storici (che da anni giacevano nei gironi infernali delle graduatorie provinciali tanto da avere nel frattempo rinunciato a insegnare), significava tagliare fuori altre decine di migliaia di supplenti delle graduatorie di istituto che invece, giorno dopo giorno, danno un contributo fondamentale al funzionamento delle nostre scuole.

Poi, e qui forse ha prevalso davvero un difetto di comunicazione, c’è stata l’invenzione della figura del preside-manager o preside-sindaco, subito ribattezzato da sindacati e insegnanti preside-sceriffo (addirittura preside-faraone per i più immaginifici). A lui, in una prima versione del Ddl poi corretta in seguito alle proteste, era attribuito potere di vita o di morte sui prof: lui li assumeva, lui li licenziava, lui li premiava a proprio insindacabile giudizio. Poi si è corsi ai ripari spiegando che no, non avrebbe deciso tutto da solo: che tutte queste decisioni sarebbero state prese d’accordo con gli organi collegiali della scuola, insegnanti, genitori e perfino studenti. E qui di nuovo i professori sono insorti: ma siamo matti? farci giudicare dagli studenti? Non bastano già i continui falli di reazione dei genitori, sempre pronti a intervenire in difesa dei figli? Il fatto è che ormai si era rotto il meccanismo di fiducia fra le parti necessario per portare avanti quel processo di valutazione di cui pure la scuola italiana avrebbe tanto bisogno. Lo sciopero unitario dello scorso 5 maggio che ha portato in piazza quasi 700 mila docenti, è un capolavoro al contrario del governo, che è riuscito a ricompattare tutte le sigle facendo saltare la linea di demarcazione fino a quel momento nettissima fra responsabili e contrari a tutti i costi. Non a caso il movimento di opposizione alla Buona Scuola ha tracimato in un boicottaggio senza precedenti delle prove Invalsi che, dopo anni di false partenze e barricate, faticosamente stavano diventando una consuetudine tutto sommato accettata nelle nostre scuole.

Ma la cosa più grave è che nel braccio di ferro fra governo da un parte e sindacati, professori e studenti dall’altra, ci si è completamente dimenticati della sola cosa che davvero importasse: i ragazzi e i loro bisogni. Anche le ultime rilevazioni Invalsi confermano impietosamente il quadro di un Paese profondamente diviso: con i ragazzi settentrionali che rivaleggiano con i campioni del Nord Europa e quelli del Sud condannati a competere con i coetanei kazakhi. E mentre la Buona Scuola promette di potenziare, anche con buone intenzioni e buone ragioni, Arte, Musica e Discipline Motorie (per non parlare delle lingue e del digitale), i nostri figli continuano ad arrancare in Matematica e in Italiano. E i sette insegnanti in più che il ddl promette a ogni scuola rischiano di non essere quelli giusti per recuperare il gap dal momento che, solo per fare un esempio, i prof di matematica alle medie (ovvero proprio in quel segmento nel quale inizia ad allargarsi la forbice fra Nord e Sud per poi consolidarsi inesorabilmente alle superiori) scarseggiano nelle graduatorie provinciali. O più precisamente: abbondano al Sud (record a Napoli, con 241 docenti iscritti – dati 2014 – segue Catania con 190 e Palermo con 165) e sono quasi esaurite al Nord (1 iscritto a Asti, Cremona e Mantova, 19 a Torino, 31 a Milano).

E così a settembre si preannuncia il caos: decine di migliaia di docenti accetteranno naturalmente il ruolo anche fuori dalla propria provincia perché al posto fisso non si può dire di no. Ma, trattandosi nella maggioranza dei casi di donne di mezza età, è naturale che, passato il primo anno di prova con i suoi 180 giorni di presenze obbligatorie, cercheranno di trovare il modo per tornare a casa. E nel frattempo si moltiplicheranno i certificati di malattia. E mentre a una metà degli assunti verrà assegnata una cattedra (fra posti vacanti e disponibili e turnover si parla di circa 45 mila prof), tutti gli altri (circa 55 mila) entreranno a far parte di quell’organico dell’autonomia che, nelle intenzioni, è destinato al compito sacrosanto di potenziare l’offerta formativa, ma in questa prima fase rischia di servire soprattutto a tappare i buchi. Maestre delle elementari verranno mandate a fare supplenze alle medie e viceversa. Con un danno materiale evidente per bambini e ragazzi (nel primo caso rischiano di mancare le competenze didattiche e nel secondo quelle pedagogiche). E un danno morale per i malcapitati prof che si troveranno ancor più delegittimati del solito davanti alla classe. Per Per non parlare dei poveri presidi che in molti casi già si trovano a gestire tre o quattro scuole diverse più quelle in reggenza e sulle cui spalle verrà rovesciato il rebus di far coincidere i bisogni della scuola con il capitale umano messo a disposizione da questa tornata di assunzioni.

Ma poiché ormai la Buona Scuola è legge, conviene pensare positivo. E riconoscere che, pur con tutte le sue imperfezioni, il Ddl renziano rappresenta un investimento sul futuro senza precedenti (1 miliardo nel 2015, tre a regime). E rimboccarsi le maniche per farlo funzionare in modo che, a regime, anche se ci vorranno anni, esso serva davvero a dare gambe a quell’autonomia scolastica che è legge ormai da più di quindici anni, ma è rimasta lettera morta anche per la cronica mancanza di mezzi (fin troppo facile ricordare, come ha fatto oggi l’onorevole pd Simona Malpezzi di fronte alle proteste dell’opposizione, che almeno con i soldi in più messi dal governo i genitori non dovranno più portare la carta igienica a scuola). Si tratta, insomma, di scommettere sulle ambizioni più alte di questo Ddl che vorrebbe ripensare la scuola non più solo come centro di erogazione di lezioni frontali ma come luogo di confronto e miglioramento continuo dove il preside, forte della sua squadra di docenti, scommette per esempio sul potenziamento dello spagnolo (che è ormai diventato la seconda lingua più parlata del mondo), destina alcuni prof al recupero degli studenti in difficoltà e altri all’orientamento scolastico facendo da ponte fra scuola e lavoro e scuola e università. Al governo a questo punto l’onere, nella fase di scrittura del testo unico e delle deleghe, di migliorare il disegno di legge per farlo davvero camminare, se non volare. Come ha detto saggiamente l’ex ministro Luigi Berlinguer, padre della legge sull’autonomia: «Facile tirar fuori l’olio dall’ulivo. Questa è piuttosto una legge olivastro, ci vuole la testa dura. Mettiamo alla prova questo testo. Diamo l’opportunità di verificarlo alle associazioni e ai docenti. Se in itinere emergessero nodi o l’intero impianto che non va, si può sempre modificare».

“Buona Scuola” la riforma è legge ma il Pd si spacca bagarre in aula

da Il Messaggero

“Buona Scuola” la riforma è legge ma il Pd si spacca bagarre in aula

Via libera: solo 277 sì, 173 no. Quattro forzisti vicini a Verdini votano con la maggioranza. Tra i dem, 24 assenti e 5 contrari

ROMA

Sono 277 i sì della Camera con cui diventa legge la controversa riforma della scuola. Esattamente cento in più dei 173 no e 4 astenuti, ma lontani dalla maggioranza assoluta di Montecitorio. La più evidente causa del non vistoso risultato per ”La Buona Scuola“ è la spaccatura del gruppo del Pd che ha visto cinque deputati dem votare contro e 24, tra cui Bersani, Cuperlo e Speranza non prendere parte al voto. Per il no, naturalmente, anche gli ex pd Civati e Fassina. Al contrario, quattro sì sono venuti dall’opposizione per mano di altrettanti deputati azzurri vicini al senatore di FI Denis Verdini.
Ma a fronte del contenuto e quasi malinconico dissenso di quanti nel Pd hanno votato no, come Alfredo D’Attorre, o si sono astenuti, i deputati leghisti e pentastellati scatenano una bagarre in aula. I primi esibendo cartelli con scritto ”giù le mani dai bambini“, in riferimento alle teorie gender viste come fumo negli occhi dai seguaci di Matteo Salvini, e non solo. Inutili i richiami all’ordine del presidente Roberto Giachetti e quindi espulsione del capogruppo del Carroccio Fedriga e sospensione della seduta. I deputati M5S, invece, vanno avanti per tutto il tempo a loro disposizione, e oltre, leggendo in coro gli articoli 3, 33 e 34 che la Costituzione dedica alla scuola. Costituzione che, secondo i seguaci di Grillo, «è stata stravolta in una giornata tragica per la Repubblica e la scuola». A contorno, i deputati di Sel mostrano vistosi cartelli con i colori della Grecia e l’OXI del recente vittorioso referendum. In vista, nei programmi del Carroccio e dei 5Stelle, il ricorso a un referendum abrogativo della Buona Scuola, ipotesi caldeggiata anche dal capogruppo di FI Renato Brunetta.
Giornata movimentata, dunque, che però non sembra influire sull’umore del premier Matteo Renzi che, a votazione conclusa, twitta soddisfatto: «Centomila assunzioni, più merito, più autonomia. La buona scuola è legge». Compiacimento, per aver messo a dimora un leggendo in coro gli articoli 3, 33 e 34 che la Costituzione dedica alla scuola. Costituzione che, secondo i seguaci di Grillo, «è stata stravolta in una giornata tragica per la Repubblica e la scuola». A contorno, i deputati di Sel mostrano vistosi cartelli con i colori della Grecia e l’OXI del recente vittorioso referendum. In vista, nei programmi del Carroccio e dei 5Stelle, il ricorso a un referendum abrogativo della Buona Scuola, ipotesi caldeggiata anche dal capogruppo di FI Renato Brunetta.
Giornata movimentata, dunque, che però non sembra influire sull’umore del premier Matteo Renzi che, a votazione conclusa, twitta soddisfatto: «Centomila assunzioni, più merito, più autonomia. La buona scuola è legge». Compiacimento, per aver messo a dimora un tassello importante della sua agenda di governo, che continua con il «ringraziamento a una maggioranza straordinaria che fa proseguire l’Italia nel più grande sforzo di riforme strutturali della storia repubblicana».
«GOVERNI IRRESPONSABILI»

Soddisfatta anche la ministra Giannini che, quasi a voler andare incontro a quanti protestavano vivacemente dentro l’aula e sulla piazza di Montecitorio contro la sua riforma, sottolineava che la riforma è «solo l’atto iniziale di un nuovo protagonismo della scuola» e che, dal momento che «non c’è una legge perfetta» sarà possibile «correggere punti deboli». Assicurazioni, da parte del ministro dell’Istruzione, anche sulla regolarità dell’inizio del prossimo anno scolastico, nonostante il problema, in via di soluzione, di «un precariato costruito da decenni di governi irresponsabili».
Molte le novità a cui studenti e prof si troveranno davanti al suono, a settembre, della prima campanella. I ragazzi troveranno ad attenderli un numero accresciuto di insegnanti man mano che verranno assunti i centomila precari. I Piani dell’offerta normativa, nel quadro di un’accentuata autonomia degli istituti, prevedono il potenziamento degli insegnamenti linguistici, di arte, musica, economia, diritto. Importante il capitolo che La Buona Scuola prevede per i ragazzi dell’ultimo triennio delle superiori con 400 ore di alternanza scuola-lavoro. Aumenteranno i poteri dei presidi soprattutto per la chiamata degli insegnanti, mentre un fondo di 200 milioni sarà destinato ai docenti più meritevoli e 500 euro annui sono stanziati per l’aggiornamento professionale di ciascun insegnante.
Tuttavia, lo stesso ”pacchetto“ di provvedimenti apprezzato da governo e maggioranza incontra sempre l’ostinata resistenza di studenti e sindacati che, non essendo riusciti, con le loro proteste di piazza, a fermare la riforma in Parlamento, sembrano sperare di poterla almeno frenare nelle scuole. E così, mentre tutte le sigle Cgil, Cisl, Uil, Snals, Cobas e Gilda annunciano mobilitazione scuola per scuola alla ripresa autunnale, soprattutto contro i «presidi sceriffi», le organizzazioni studentesche, da parte loro, sembrano adottare come slogan la parola «sabotaggio» promettendo: «A settembre renderemo le scuole ingovernabili».
Mario Stanganelli

La Buona Scuola nelle schede del Miur

da tuttoscuola.com

La Buona Scuola nelle schede del Miur

Subito dopo l’approvazione definitiva della legge di riforma l’ufficio stampa del Miur ha diffuso una nota contenente una breve sintesi del provvedimento e una serie di schede sui punti caratterizzanti della legge.

SINTESI

“Un’offerta formativa più ricca e flessibile per gli studenti. Un piano straordinario di assunzioni per oltre 100.000 insegnanti. Risorse stabili per la formazione e la valorizzazione dei docenti. Investimenti ad hoc per laboratori e digitale.

Sono alcuni dei punti qualificanti del provvedimento ‘La Buona Scuola’, che mette al centro l’autonomia scolastica dando gli strumenti finanziari e operativi ai dirigenti per poterla realizzare. Le scuole avranno più risorse economiche: viene raddoppiato il loro Fondo di funzionamento. Ma anche più risorse umane: ogni istituto avrà in media 7 docenti in più per realizzare i propri progetti e per l’arricchimento dell’offerta formativa.

La legge prevede un finanziamento aggiuntivo di 3 miliardi a regime sul capitolo istruzione e un piano di assunzioni per la copertura delle cattedre vacanti e il potenziamento della didattica. I concorsi per gli insegnanti tornano ad essere banditi regolarmente: il primo sarà indetto entro il prossimo 1 dicembre.

Per gli studenti è prevista un’offerta formativa più ricca che guarda alla tradizione (più Musica e Arte), ma anche al futuro (più Lingue, competenze digitali, Economia). Le scuole superiori potranno attivare materie opzionali per rispondere meglio alle esigenze educative dei ragazzi. L’alternanza scuola-lavoro sarà garantita a tutti nell’ultimo triennio delle scuole superiori, licei compresi, si potrà fare anche all’estero e nelle istituzioni culturali. Grazie ad un finanziamento ad hoc, sarà attivato un Piano nazionale per la scuola digitale, con risorse per la didattica e la formazione dei docenti.

L’intera comunità scolastica sarà coinvolta nell’elaborazione del Piano dell’offerta formativa, il documento costitutivo dell’identità culturale e progettuale di ogni istituto. Continua l’investimento dello Stato sull’edilizia scolastica, con fondi per gli interventi di manutenzione, ma anche per la costruzione di strutture innovative”.

SCHEDE

AUTONOMIA E PIANO TRIENNALE

Le scuole, grazie al piano di assunzioni, a partire da settembre avranno un organico potenziato, l’organico dell’autonomia, per coprire le cattedre oggi vacanti e garantire la continuità didattica, rispondere alle nuove esigenze educative, organizzative e progettuali, potenziare l’offerta formativa, combattere la dispersione scolastica, rendere la scuola più inclusiva. Le scuole, d’ora in poi, potranno indicare allo Stato il fabbisogno di docenti e strumenti per attuare il loro progetto educativo. Lo faranno attraversi i Piani dell’offerta formativa (POF) che diventano triennali per dare più continuità al progetto didattico. I Piani saranno elaborati dal Collegio dei docenti, sulla base di indirizzi definiti dal dirigente scolastico, per essere poi approvati dal Consiglio di circolo o d’Istituto dove sono rappresentate anche le famiglie e, alle superiori, gli studenti. Viene raddoppiato il Fondo di funzionamento delle scuole che passa dai 111 milioni attuali ad oltre 200, con uno stanziamento di 126 milioni in più all’anno. Risorse che servono per tutte le spese correnti, dal materiale per la didattica al toner per le stampanti e che da quest’anno saranno erogate in tempi più certi. Le istituzioni scolastiche, nei periodi di sospensione dell’attività didattica, in collaborazione con famiglie, realtà associative e del terzo settore potranno organizzare attività educative, ricreative e culturali nei loro spazi. Potranno poi costituirsi in Reti per la gestione del personale e delle pratiche burocratiche. Un passaggio, quest’ultimo, che alleggerirà il carico amministrativo che grava sul singolo istituto.

ASSUNZIONI

Il provvedimento dà il via libera ad un Piano straordinario di assunzioni per l’anno scolastico 2015/2016 per coprire le cattedre vacanti e creare il nuovo organico dell’autonomia che darà alla scuola l’8% di docenti in più, una media di 7 insegnanti aggiuntivi per ciascun istituto. Oltre 100.000 docenti saranno dunque assunti quest’anno attingendo dalle Graduatorie ad esaurimento e dalle Graduatorie di merito (concorsi). Poi i concorsi torneranno ad essere banditi regolarmente ogni tre anni: il primo bando è previsto entro il prossimo 1° dicembre, saranno valorizzati i titoli dei candidati e il servizio prestato da chi ha già insegnato.

DIRIGENTE SCOASTICO LEADER EDUCATIVO

I dirigenti scolastici diventano leader educativi: meno burocrazia e più attenzione all’organizzazione della vita scolastica. Dovranno essere i promotori del Piano dell’offerta formativa e avranno la possibilità, a partire dal 2016, di mettere in campo la loro squadra individuando, sui posti che si liberano ogni anno, i docenti con il curriculum più adatto a realizzare il progetto formativo del loro istituto. L’individuazione dei docenti da parte dei presidi avverrà all’interno di ambiti territoriali predisposti dagli Uffici Scolastici Regionali. È lo Stato, e non il dirigente scolastico, ad assumere. Solo dopo l’assunzione, gli insegnanti vengono chiamati dalle scuole sulla base dell’offerta che vogliono garantire agli studenti. Le operazioni avverranno in modo trasparente: i presidi renderanno pubbliche tutte le informazioni relative agli incarichi conferiti. I dirigenti scolastici potranno ridurre il numero di alunni per classe per evitare il fenomeno delle aule-pollaio utilizzando l’organico a disposizione. Il dirigente potrà promuovere iniziative sull’orientamento e per la valorizzazione delle eccellenze. L’operato dei capi di istituto sarà sottoposto a valutazione. Il risultato influirà sulla loro retribuzione aggiuntiva.

ORIENTAMENTO AL FUTURO

L’offerta formativa sarà declinata in base alle esigenze degli studenti e coerente con la necessità di orientarli al futuro. Con la Buona Scuola ci sarà il potenziamento delle competenze linguistiche: l’Italiano per gli studenti stranieri e l’Inglese per tutti (anche con materie generaliste insegnate in lingua). Vengono potenziate poi: Arte, Musica, Diritto, Economia, Discipline motorie. Viene dato più spazio all’educazione ai corretti stili di vita, alla cittadinanza attiva, all’educazione ambientale, e si guarda al domani attraverso lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti (pensiero computazionale, utilizzo critico e consapevole dei social network e dei media). Alle superiori, il curriculum diventa flessibile: le scuole attiveranno materie opzionali in risposta alle esigenze dei loro ragazzi. Le competenze maturate dagli studenti, anche in ambito extra scolastico (volontariato, attività sportive, culturali, musicali), saranno raccolte in un apposito curriculum digitale che conterrà informazioni utili per l’orientamento e l’inserimento nel mondo del lavoro.

SCUOLA-LAVORO, LABORATORI E DIGITALE

Almeno 400 ore nell’ultimo triennio dei tecnici e dei professionali e 200 in quello dei licei. L’alternanza scuola-lavoro esce dall’occasionalità e diventa strutturale grazie ad uno stanziamento di 100 milioni all’anno. Si farà in azienda, ma anche in enti pubblici, musei e si potrà fare anche d’estate e all’estero. Sarà predisposta una Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza. I ragazzi potranno esprimere una valutazione sull’efficacia dei percorsi effettuati. Sarà istituito un Registro nazionale in cui saranno raccolti enti e imprese disponibili a svolgere i percorsi. Per rendere coerente la formazione con l’orientamento al futuro, una parte dei fondi che lo Stato stanzia per gli Istituti tecnici superiori sarà legata (per il 30%) agli esiti dei diplomati nel mondo del lavoro. Altri 90 milioni vengono stanziati subito per l’innovazione didattica e la creazione di laboratori territoriali, aperti anche di pomeriggio, per orientare i giovani al lavoro e da utilizzare come strumento di contrasto alla dispersione. Sul digitale e l’innovazione l’investimento diventa permanente: dopo i primi 90 milioni, ce ne saranno altri 30 all’anno a partire dal 2016.

LA CARD PER L’AGGIORNAMENTO DEI DOCENTI

Arriva la Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione dei docenti, un voucher di 500 euro all’anno da utilizzare per l’aggiornamento professionale attraverso l’acquisto di libri, testi, strumenti digitali, iscrizione a corsi, ingressi a mostre ed eventi culturali. La formazione in servizio diventa obbligatoria e coerente con il Piano triennale dell’offerta formativa della scuola e con le priorità indicate dal Ministero. Viene finanziata per la prima volta con uno stanziamento strutturale: 40 milioni di euro all’anno.

UN FONDO DI 200 MILIONI PER VALORIZZARE I DOCENTI

Viene istituito un fondo da 200 milioni all’anno per la valorizzazione del merito del personale docente. La distribuzione alle scuole terrà conto dei territori con maggiori criticità educative. Ogni anno il dirigente scolastico assegnerà i fondi ai docenti tenendo conto dei criteri stabiliti, in base a linee guida nazionali, da un apposito nucleo di valutazione composto da: dirigente (presiede), tre docenti, due genitori (dall’infanzia alle medie) oppure un genitore e uno studente (alle superiori), un componente esterno individuato dall’Ufficio scolastico regionale.  

EDILIZIA INNOVATIVA 

Il ddl prevede un bando (300 i milioni a disposizione) per la costruzione di scuole altamente innovative dal punto di vista architettonico, impiantistico, tecnologico. Scuole ‘green’ e caratterizzate da nuovi ambienti di apprendimento digitali. L’Osservatorio per l’edilizia scolastica, istituito presso il Miur, coordinerà strategie e risorse per gli interventi e promuoverà la cultura della sicurezza. È previsto un investimento di ulteriori 200 milioni per i mutui agevolati per la costruzione e la ristrutturazione delle scuole. Vengono recuperate risorse precedentemente non spese da investire sulla sicurezza degli edifici. Stanziati inoltre 40 milioni per finanziare indagini diagnostiche sui controsoffitti degli istituti. Viene istituita la Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole.

TRASPARENZA

Il ddl prevede la creazione di un Portale unico dei dati della scuola con la pubblicazione di tutte le informazioni relative al sistema di istruzione: bilanci degli istituti, Anagrafe dell’edilizia, Piani dell’offerta formativa, dati dell’Osservatorio tecnologico, curriculum vitae degli insegnanti, incarichi di docenza. Uno strumento di trasparenza nei confronti dei cittadini e di responsabilizzazione degli istituti.

SCHOOL BONUS E DETRAZIONI PARITARIE

Con lo school bonus, chi farà donazioni a favore delle scuole per la costruzione di nuovi edifici, per la manutenzione, per la promozione di progetti dedicati all’occupabilità degli studenti, avrà un beneficio fiscale (credito di imposta al 65%) in sede di dichiarazione dei redditi. È previsto un limite massimo di 100.000 euro per le donazioni. Cambia l’approccio all’investimento sulla scuola: ogni cittadino viene incentivato a contribuire al miglioramento del sistema. È previsto un fondo di perequazione, per evitare disparità fra istituti, pari al 10% dell’ammontare delle erogazioni totali. Scatta la detraibilità delle spese sostenute dalle famiglie i cui figli frequentano una scuola paritaria.

DELEGHE

Il provvedimento assegna poi la delega al Governo a legiferare in diversi ambiti fra cui la formazione in ingresso dei docenti, il diritto allo studio, il riordino delle norme in materia di scuola, la promozione dell’inclusione scolastica, le modalità di assunzione e formazione dei dirigenti scolastici, la creazione di un sistema integrato di educazione e di istruzione 0-6 anni. Sarà potenziata la Carta dello Studente che diventerà uno strumento per l’accesso a servizi dedicati.

Per ulteriori informazioni: 

Gli investimenti previsti ne ‘La Buona Scuola’

http://www.slideshare.net/miursocial/gli-investimenti-25giugno

La Buona Scuola in 12 punti:

http://www.istruzione.it/comunicati/DDL_LaBuonaScuola_Senato.html

Rapporto Invalsi 2015, poche sorprese

da tuttoscuola.com

Rapporto Invalsi 2015, poche sorprese

Assenti il ministro Giannini e il sottosegretario Faraone per impegni parlamentari (si votava l’approvazione definitiva della ‘Buona Scuola’) è toccato al direttore generale degli ordinamenti e della valutazione, Carmela Palumbo, fare gli onori di casa questa mattina alla presentazione del Rapporto Invalsi sulle prove di apprendimento del 2015, svoltasi nella sala della Comunicazione del Miur.

Le prove sono terminate appena 20 giorni fa con l’ultima, quella sostenuta dagli studenti di terza media impegnati nell’esame di licenza, e non è senza orgoglio che i responsabili dell’Invalsi – il presidente Annamaria Ajello, il direttore generale Paolo Mazzoli e il responsabile delle prove Roberto Ricci – hanno potuto illustrare ai numerosi presenti (funzionari del Miur, direttori regionali, collaboratori dell’Invalsi, autori delle prove, giornalisti) il Rapporto, realizzato con notevole tempestività raccogliendo ed esaminando i dati delle non poche classi inserite nel campione, 6.655.

Poche le novità, per la verità, rispetto all’anno scorso. Il quadro generale ha confermato il forte divario Nord-Sud non solo per quanto riguarda le performance degli studenti in Italiano e Matematica (divario che cresce con l’età e il grado di scuola frequentato dagli studenti) ma anche con riferimento – e la cosa è stata segnalata con preoccupazione – alle resistenze verso le prove e al fenomeno del cheating (copiature), entrambi più rilevanti man mano che si scende da Nord a Sud.

Questo significa che proprio in alcune delle Regioni che avrebbero più bisogno di conoscere la realtà e le carenze delle proprie scuole (Calabria, Sicilia, Campania, cui quest’anno si è aggiunto il Molise, e a sorpresa anche Puglia; molto bene invece le Marche) viene rifiutato uno strumento che tale maggiore conoscenza potrebbe assicurare.

Sul sito dell’Invalsi è possibile consultare e scaricare il Rapporto 2015 e altri materiali relativi alle prove. Sull’argomento Tuttoscuola tornerà in modo approfondito nella prossima Newsletter.

La Buona Scuola è legge

La Buona Scuola è legge

La Camera dei Deputati ha approvato definitivamente, in terza lettura, il testo del Disegno di Legge sulla riforma della scuola, che diventa così norma e sarà operativa dal giorno successivo alla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Anp conferma la propria soddisfazione, sia per la conclusione di un percorso particolarmente tormentato, sia per alcuni dei punti qualificanti della legge, arrivati in porto nonostante contestazioni particolarmente violente e prolungate.

Si augura anche che, conclusa una fase in cui ci si è legittimamente divisi intorno a punti di vista diversi, si possa tornare tutti insieme a settembre a lavorare per il bene della scuola e dei nostri ragazzi, abbandonando atteggiamenti e slogan fuori misura ed enfatizzazioni non rispondenti al vero.

Vogliamo ricordare quelli che, a nostro avviso, sono i punti più importanti del provvedimento, visti dal punto di vista dei dirigenti scolastici:

  • la funzione di indirizzo attribuita al dirigente nel percorso di formazione del piano triennale dell’offerta;
  • l’attribuzione della titolarità nella gestione del bonus premiale, “sentiti” i criteri del Comitato;
  • la facoltà, a regime, di individuare sull’organico dell’autonomia alcuni docenti da chiamare sul piano triennale dell’offerta;
  • la possibilità di nominare i propri collaboratori in una misura che può andare fino al 10% dell’organico;
  • il ruolo di primo piano attribuito al dirigente nella gestione dell’alternanza scuola-lavoro.

Ci sono altri aspetti che giudichiamo positivi e ce ne sono anche che non ci convincono. Soprattutto, sono venuti meno, nell’estenuante trattativa con le opposizioni interne ed esterne alla maggioranza, alcuni degli aspetti più coraggiosi ed innovativi della proposta iniziale. Si tratta, a nostro giudizio, di un’occasione perduta per fare di più e meglio: ma non drammatizziamo. In ogni progetto di legge che arriva in porto, si guarda a ciò che c’è e non a ciò che manca.

Molte delle novità introdotte dalla legge sono immediatamente esecutive: altre slittano al prossimo anno, altre ancora a dopo l’esercizio delle numerose deleghe contenute nella legge.

Da subito, saremo al fianco dei colleghi dirigenti con una serie di iniziative di formazione, che debutteranno a giorni sul nostro sito e proseguiranno nel mese di settembre, attraverso una serie di interventi formativi capillarmente distribuiti sul territorio.

Seguiteci: vi terremo informati e sosterremo il vostro impegno dirigenziale. Come è normale per il soggetto sindacale e professionale che meglio e più di ogni altro raccoglie la fiducia dei dirigenti delle scuole e ne rappresenta le aspirazioni e le esigenze.

Tutte le novità che porterà la riforma

da La Tecnica della Scuola

Tutte le novità che porterà la riforma

Il Miur ha realizzato una serie di schede analitiche, che sintetizzano le principali norme approvate dal Parlamento con il via libera al provvedimento legislativo “La Buona Scuola”: da un’offerta formativa più flessibile per gli studenti al piano straordinario di assunzioni per oltre 100.000 insegnanti; dalle risorse stabili per la formazione e la valorizzazione dei docenti agli investimento ad hoc per laboratori e digitale. E tanto altro.

Vi proponiamo un utile documento, predisposto dal ministero dell’Istruzione, che sintetizza il provvedimento di riforma della Scuola, appena approvato in via definitiva dalla Camera dei Deputati. Nel documento, sono presenti anche delle schede su argomenti sinora poco dibattuti, come la sucola trasparente e lo Schoolbonus.

 

Il provvedimento in sintesi.

Un’offerta formativa più ricca e flessibile per gli studenti. Un piano straordinario di assunzioni per oltre 100.000 insegnanti. Risorse stabili per la formazione e la valorizzazione dei docenti. Investimenti ad hoc per laboratori e digitale.

Sono alcuni dei punti qualificanti del provvedimento ‘La Buona Scuola’, che mette al centro l’autonomia scolastica dando gli strumenti finanziari e operativi ai dirigenti per poterla realizzare. Le scuole avranno più risorse economiche: viene raddoppiato il loro Fondo di funzionamento. Ma anche più risorse umane: ogni istituto avrà in media 7 docenti in più per realizzare i propri progetti e per l’arricchimento dell’offerta formativa.

La legge prevede un finanziamento aggiuntivo di 3 miliardi a regime sul capitolo istruzione e un piano di assunzioni per la copertura delle cattedre vacanti e il potenziamento della didattica. I concorsi per gli insegnanti tornano ad essere banditi regolarmente: il primo sarà indetto entro il prossimo 1 dicembre.

Per gli studenti è prevista un’offerta formativa più ricca che guarda alla tradizione (più Musica e Arte), ma anche al futuro (più Lingue, competenze digitali, Economia). Le scuole superiori potranno attivare materie opzionali per rispondere meglio alle esigenze educative dei ragazzi. L’alternanza scuola-lavoro sarà garantita a tutti nell’ultimo triennio delle scuole superiori, licei compresi, si potrà fare anche all’estero e nelle istituzioni culturali. Grazie ad un finanziamento ad hoc, sarà attivato un Piano nazionale per la scuola digitale, con risorse per la didattica e la formazione dei docenti.

L’intera comunità scolastica sarà coinvolta nell’elaborazione del Piano dell’offerta formativa, il documento costitutivo dell’identità culturale e progettuale di ogni istituto. Continua l’investimento dello Stato sull’edilizia scolastica, con fondi per gli interventi di manutenzione, ma anche per la costruzione di strutture innovative.

 

       LE SCHEDE

La Buona Scuola mette al centro l’autonomia

Le scuole, grazie al piano di assunzioni, a partire da settembre avranno un organico potenziato, l’organico dell’autonomia, per coprire le cattedre oggi vacanti e garantire la continuità didattica, rispondere alle nuove esigenze educative, organizzative e progettuali, potenziare l’offerta formativa, combattere la dispersione scolastica, rendere la scuola più inclusiva. Le scuole, d’ora in poi, potranno indicare allo Stato il fabbisogno di docenti e strumenti per attuare il loro progetto educativo. Lo faranno attraversi i Piani dell’offerta formativa (POF) che diventano triennali per dare più continuità al progetto didattico. I Piani saranno elaborati dal Collegio dei docenti, sulla base di indirizzi definiti dal dirigente scolastico, per essere poi approvati dal Consiglio di circolo o d’Istituto dove sono rappresentate anche le famiglie e, alle superiori, gli studenti. Viene raddoppiato il Fondo di funzionamento delle scuole che passa dai 111 milioni attuali ad oltre 200, con uno stanziamento di 126 milioni in più all’anno. Risorse che servono per tutte le spese correnti, dal materiale per la didattica al toner per le stampanti e che da quest’anno saranno erogate in tempi più certi. Le istituzioni scolastiche, nei periodi di sospensione dell’attività didattica, in collaborazione con famiglie, realtà associative e del terzo settore potranno organizzare attività educative, ricreative e culturali nei loro spazi. Potranno poi costituirsi in Reti per la gestione del personale e delle pratiche burocratiche. Un passaggio, quest’ultimo, che alleggerirà il carico amministrativo che grava sul singolo istituto.

 

Un piano straordinario di assunzioni

Il provvedimento dà il via libera ad un Piano straordinario di assunzioni per l’anno scolastico 2015/2016 per coprire le cattedre vacanti e creare il nuovo organico dell’autonomia che darà alla scuola l’8% di docenti in più, una media di 7 insegnanti aggiuntivi per ciascun istituto. Oltre 100.000 docenti saranno dunque assunti quest’anno attingendo dalle Graduatorie ad esaurimento e dalle Graduatorie di merito (concorsi). Poi i concorsi torneranno ad essere banditi regolarmente ogni tre anni: il primo bando è previsto entro il prossimo 1° dicembre, saranno valorizzati i titoli dei candidati e il servizio prestato da chi ha già insegnato.

Il dirigente scolastico diventa un leader educativo

I dirigenti scolastici diventano leader educativi: meno burocrazia e più attenzione all’organizzazione della vita scolastica. Dovranno essere i promotori del Piano dell’offerta formativa e avranno la possibilità, a partire dal 2016, di mettere in campo la loro squadra individuando, sui posti che si liberano ogni anno, i docenti con il curriculum più adatto a realizzare il progetto formativo del loro istituto. L’individuazione dei docenti da parte dei presidi avverrà all’interno di ambiti territorialipredisposti dagli Uffici Scolastici Regionali. È lo Stato, e non il dirigente scolastico, ad assumere. Solo dopo l’assunzione, gli insegnanti vengono chiamati dalle scuole sulla base dell’offerta che vogliono garantire agli studenti. Le operazioni avverranno in modo trasparente: i presidi renderanno pubbliche tutte le informazioni relative agli incarichi conferiti. I dirigenti scolastici potranno ridurre il numero di alunni per classe per evitare il fenomeno delle aule-pollaio utilizzando l’organico a disposizione. Il dirigente potrà promuovere iniziative sull’orientamento e per la valorizzazione delle eccellenze. L’operato dei capi di istituto sarà sottoposto a valutazione. Il risultato influirà sulla loro retribuzione aggiuntiva.

 

La Buona Scuola prepara al futuro

L’offerta formativa sarà declinata in base alle esigenze degli studenti e coerente con la necessità di orientarli al futuro. Con la Buona Scuola ci sarà il potenziamento delle competenze linguistiche: l’Italiano per gli studenti stranieri e l’Inglese per tutti (anche con materie generaliste insegnate in lingua). Vengono potenziate poi: Arte, Musica, Diritto, Economia, Discipline motorie. Viene dato più spazio all’educazione ai corretti stili di vita, alla cittadinanza attiva, all’educazione ambientale, e si guarda al domani attraverso lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti (pensiero computazionale, utilizzo critico e consapevole dei social network e dei media). Alle superiori, il curriculum diventa flessibile: le scuole attiveranno materie opzionali in risposta alle esigenze dei loro ragazzi. Le competenze maturate dagli studenti, anche in ambito extra scolastico (volontariato, attività sportive, culturali, musicali), saranno raccolte in un apposito curriculum digitale che conterrà informazioni utili per l’orientamento e l’inserimento nel mondo del lavoro.

Scuola-lavoro, laboratori e digitale

Almeno 400 orenell’ultimo triennio dei tecnici e dei professionali e 200 in quello dei licei. L’alternanza scuola-lavoro esce dall’occasionalità e diventa strutturale grazie ad uno stanziamento di 100 milioni all’anno. Si farà in azienda, ma anche in enti pubblici, musei e si potrà fare anche d’estate e all’estero. Sarà predisposta una Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza. I ragazzi potranno esprimere una valutazione sull’efficacia dei percorsi effettuati. Sarà istituito un Registro nazionale in cui saranno raccolti enti e imprese disponibili a svolgere i percorsi. Per rendere coerente la formazione con l’orientamento al futuro, una parte dei fondi che lo Stato stanzia per gli Istituti tecnici superiori sarà legata (per il 30%) agli esiti dei diplomati nel mondo del lavoro. Altri90 milioni vengono stanziati subito per l’innovazione didattica e la creazione di laboratori territoriali, aperti anche di pomeriggio, per orientare i giovani al lavoro e da utilizzare come strumento di contrasto alla dispersione. Sul digitale e l’innovazione l’investimento diventa permanente: dopo i primi 90 milioni, ce ne saranno altri 30 all’anno a partire dal 2016.

 

Una Card per l’aggiornamento degli insegnanti

Arriva la Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione dei docenti, un voucher di 500 euro all’anno da utilizzare per l’aggiornamento professionale attraverso l’acquisto di libri, testi, strumenti digitali, iscrizione a corsi, ingressi a mostre ed eventi culturali. La formazione in servizio diventa obbligatoria e coerente con il Piano triennale dell’offerta formativa della scuola e con le priorità indicate dal Ministero. Viene finanziata per la prima volta con uno stanziamento strutturale: 40 milioni di euro all’anno.

 

Un fondo ad hoc per valorizzare i docenti   
Viene istituito un fondo da 200 milioni all’anno per la valorizzazione del merito del personale docente. La distribuzione alle scuole terrà conto dei territori con maggiori criticità educative. Ogni anno il dirigente scolastico assegnerà i fondi ai docenti tenendo conto dei criteri stabiliti, in base a linee guida nazionali, da un apposito nucleo di valutazione composto da: dirigente (presiede), tre docenti, due genitori (dall’infanzia alle medie) oppure un genitore e uno studente (alle superiori), un componente esterno individuato dall’Ufficio scolastico regionale.

Un bando per ‘Scuole Innovative’, continua l’impegno sull’edilizia

Il ddl prevede un bando (300 i milioni a disposizione) per la costruzione di scuole altamente innovative dal punto di vista architettonico, impiantistico, tecnologico. Scuole ‘green’ e caratterizzate da nuovi ambienti di apprendimento digitali. L’Osservatorio per l’edilizia scolastica, istituito presso il Miur, coordinerà strategie e risorse per gli interventi e promuoverà la cultura della sicurezza. È previsto un investimento di ulteriori 200 milioni per i mutui agevolati per la costruzione e la ristrutturazione delle scuole. Vengono recuperate risorse precedentemente non spese da investire sulla sicurezza degli edifici. Stanziati inoltre 40 milioni per finanziare indagini diagnostiche sui controsoffitti degli istituti. Viene istituita la Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole.

 

La Scuola trasparente

Il ddl prevede la creazione di un Portale unico dei dati della scuola con la pubblicazione di tutte le informazioni relative al sistema di istruzione: bilanci degli istituti, Anagrafe dell’edilizia, Piani dell’offerta formativa, dati dell’Osservatorio tecnologico, curriculum vitae degli insegnanti, incarichi di docenza. Uno strumento di trasparenza nei confronti dei cittadini e di responsabilizzazione degli istituti.

 

Schoolbonus e detrazione rette per chi va alla paritaria

Con lo schoolbonus, chi farà donazioni a favore delle scuole per la costruzione di nuovi edifici, per la manutenzione, per la promozione di progetti dedicati all’occupabilità degli studenti, avrà un beneficio fiscale (credito di imposta al 65%) in sede di dichiarazione dei redditi. È previsto un limite massimo di 100.000 euro per le donazioni. Cambia l’approccio all’investimento sulla scuola: ogni cittadino viene incentivato a contribuire al miglioramento del sistema. È previsto un fondo di perequazione, per evitare disparità fra istituti, pari al 10% dell’ammontare delle erogazioni totali. Scatta la detraibilità delle spese sostenute dalle famiglie i cui figli frequentano una scuola paritaria.

 

Il provvedimento assegna poi la delega al Governo a legiferare in diversi ambiti fra cui la formazione in ingresso dei docenti, il diritto allo studio, il riordino delle norme in materia di scuola, la promozione dell’inclusione scolastica, le modalità di assunzione e formazione dei dirigenti scolastici, la creazione di un sistemaintegrato di educazione e di istruzione 0-6 anni. Sarà potenziata la Carta dello Studente che diventerà uno strumento per l’accesso a servizi dedicati.

Sì definitivo alla ‘Buona Scuola’. Le reazioni delle forze politiche

da La Tecnica della Scuola

Sì definitivo alla ‘Buona Scuola’. Le reazioni delle forze politiche

Il provvedimento approvato dalla Camera scatena un vespaio di reazioni. E non mancano le voci critiche anche all’interno del Partito Democratico.

Via libera definitivo della Camera alla riforma della scuola con 277 sì e 173 no. Gli astenuti sono stati invece 4. A favore del provvedimento si sono espressi Pd, Ap e Scelta civica.

Soddisfazione da parte della maggioranza. “E’ una legge coraggiosa che cambiera’ la scuola italiana, con l’obiettivo di rimetterla al centro della societa’. Il provvedimento del governo Renzi torna ad investire dopo anni di tagli, introduce autonomia e merito, e garantisce l’assunzione di 100 mila nuovi docenti. Ora ci confronteremo con il mondo della scuola sull’attuazione della legge, verificandone puntualmente i risultati”. Così il presidente della Commissione Istruzione al Senato, Andrea Marcucci.

“La riforma della scuola ora è legge dello Stato: il Parlamento ha discusso a lungo, il confronto è stato complesso e a tratti aspri, anche eccessivamente. Ci sono state critiche e proteste, alcune comprensibili, altre decisamente meno giustificabili. Tuttavia ora tutto questo è alle nostre spalle mentre avanti a noi c’è la possibilità straordinaria di investire nuove risorse nella scuola italiana, assumendo centomila insegnanti delle Gae, preparando il terreno per il concorso riservato ai docenti abilitati, rilanciando l’autonomia e responsabilizzando tutti, a cominciare dai dirigenti scolastici”. La vice presidente della Camera, Marina Sereni (PD) commenta così il voto di Montecitorio che dà l’ok definitivo  alla riforma della scuola.

L’ex deputato Pd Stefano Fassina, oggi nel gruppo Misto, ha, invece, votato no alla riforma della scuola. Lo ha annunciato lo stesso Fassina in aula alla Camera. “E’ un testo – ha spiegato – profondamente contraddittorio con il programma col quale siamo stati eletti ed e’ un fatto grave sul piano della democrazia. La maggioranza della Camera approva un ddl inviso alla stragrande maggioranza della scuola”.

Dissidenti anche all’interno dello stesso gruppo dei Democratici. Come Filippo Fossati. “Spiace che non si sia ascoltato il mondo della scuola e fatto dei miglioramenti al testo”, ha detto. “E’ stato tutto compresso in un maxiemendamento. La procedura di assunzione lascia indietro troppi insegnanti, da’ il via libera al finanziamento pubblico attraverso il mecenatismo di chi se lo puo’ permettere, lascia aperto un conflitto pesante con il mondo della scuola”. “Questo ddl – ha concluso Fossati – mette in discussione non la legittimazione di un partito ma l’intera funzione di rappresentanza democratica. Per questo per tenere un filo con quel mondo io e altri colleghi non voteremo questo provvedimento”.

“Chi ha a cuore la scuola pubblica troverà il modo per cancellare questa vergogna e per ridare fiducia ai docenti e agli studenti. OXI alla #buonascuola di Renzi. Cio’ che non aveva finito il centrodestra con la Giannini, l’ha completato il governo oggi”. Così su Twitter il leader di Sel Nichi Vendola, postando la foto che ritrae il cartello mostrato in aula alla Camera dai deputati di Sel con su scritto ‘Oxi alla ‘buona scuola’ di Renzi’ con i colori della bandiera greca, il bianco e il blu.

Critiche anche da Forza Italia: “Questa riforma della scuola è una mescolanza di clientelismo de sinistra, cigiellino, e di velleitarismo liberal, il tutto male assortito”. Così a in una nota Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera. “Le centomila assunzioni – aggiunge – sono un approccio clientelare, perché discriminatorio: questi si’ e quello no. E quindi inaccettabile, darà origine ad un contenzioso infinito”. “Annacquato tutto il resto. Non c’è merito, c’è semplicemente l’occupazione del potere. Noi abbiamo detto di no, no e no. Il nostro no è strato espresso oggi in aula dall’onorevole Palmieri con molta nettezza. Penso che si arriverà anche ad un referendum e noi al referendum voteremo sì, per l’abrogazione di questa cattiva legge”, conclude Brunetta.

“Più qualità, merito, autonomia e responsabilità. Queste le parole chiavi della riforma sulla Buona scuola su cui il gruppo di Area popolare ha espresso con convinzione voto favorevole e che ribadisce il nostro rinnovato impegno per modernizzare il Paese”. E’ quanto dichiara la deputata di Area popolare Rosanna Scopelliti, intervenuta in aula durante le dichiarazioni di voto sul provvedimento. “Si tratta – aggiunge – di una riforma complessiva che ha al suo centro la formazione dei ragazzi, la loro preparazione, il loro bisogno di un corpo docente adeguato e di strutture idonee per garantire un’istruzione di qualita’. Non e’ un provvedimento tampone, come tanti ne sono stati fatti in passato, che si limita a inserire nella scuola nuovo personale docente. Per la prima volta si riconosce la parità scolastica e la libertà di scelta educativa delle famiglie: basta quindi con le divisioni ideologiche tra scuola statale e scuola paritaria”.

Dura la reazione del M5S, nettamente contrario al provvedimento: “Oggi è un giorno tragico per la nostra Repubblica e, in particolare, per le mille anime che formano il mondo della scuola pubblica statale. Le fondamenta del nostro modello di istruzione, definite nella Costituzione attraverso gli articoli 3, 33 e 34 sono state stravolte, indebolite, svilite. Questo orrore, i cittadini devono saperlo e ricordarlo, lo dobbiamo al presidente del Consiglio, al ministro dell’Istruzione, al Pd e a tutti i partiti che hanno dato l’assenso al Ddl istruzione. La scuola del Ddl Istruzione porterà a una sempre maggiore differenza qualitativa tra istituti per ricchi e scuole per poveri. I presidi, che saranno sottoposti al controllo politico del Miur, al contempo saranno liberi di scegliere gli insegnanti in totale autonomia, con il rischio di creare fenomeni di clientelismo. Alle scuole paritarie vengono concessi nuovi, ulteriori, vantaggi mentre le scuole pubbliche, sempre a corto di risorse, crollano a pezzi. Ancora, il capitolo degli insegnanti: Renzi era partito assicurando 150 mila assunzioni. Quelle effettive saranno solo un terzo rispetto a quella cifra e a settembre ci ritroveremo ancora con le supplenze, che il presidente del Consiglio aveva promesso di eliminare. Infine, l’esercito di insegnanti precari tagliati fuori dal provvedimento: è stato completamente dimenticato e abbandonato al suo destino”.

Critica anche Rifondazione Comunista: “La vergogna è compiuta! Una maggioranza indegna di deputati nominati, servi di un governo arrogante e incolto, ha approvato una legge che umilia la scuola pubblica -ha dichiarato Luca Cangemi. Il grande sciopero del 5 maggio, la contestazione dei test INVALSI, lo sciopero degli scrutini, le piazze occupate dal popolo della scuola sono state il segno che c’è stata una risposta grande a questo tentativo di azzerare l’istruzione  pubblica nel nostro paese, di trasformarla in un luogo di affari e servilismo. Questo movimento di lotta ha certamente perso una battaglia importante, ma la forza delle sue ragioni rimane intatta. Torneremo a mobilitarci, useremo ogni strumento a partire dal referendum, contrasteremo la controriforma istituto per istituto. Il governo che ha imposto questa legge è nemico della scuola e del paese, la sua caduta è una necessità. La scuola deve essere e sarà al centro di una grande mobilitazione sociale per ottenere quest’obiettivo”.

“Oggi è stato approvato un ddl in cui finalmente si pone fine al vecchio sistema di reclutamento basato sulle graduatorie ad esaurimento e si afferma un principio costituzionale: alla scuola si accede per concorso. Nel testo sono presenti molti principi introdotti dai governi Berlusconi: il potenziamento dell’alternanza scuola-lavoro, la parità scolastica, il curriculum dello studente, gli ITS, le reti di scuola nella governance territoriale, la possibilità del Dirigente Scolastico di individuare i docenti più adatti ai bisogni formativi degli studenti. Nelle nostre scuole c’è bisogno di serietà e di un vero sistema di valutazione che migliori la qualità della formazione dei nostri studenti”. Così in una nota la deputata e responsabile scuola e università di Forza Italia, Elena Centemero.

La riforma della scuola è legge

da tuttoscuola.com

La riforma della scuola è legge

L’aula della Camera, in terza lettura, ha dato il via libera definitivo alla riforma del sistema scolastico del governo Renzi, con 277 sì, 173 no e 4 astenuti.

A favore hanno votato Pd, Area popolare (cioè Ncd e Udc), Scelta civica, Cd-Ppi, Psi, Minoranze linguistiche.

Contrari M5s, Forza Italia, Lega, Sel, gli ex del M5S, Fratelli d’Italia, e alcuni Dem in dissenso dal loro gruppo.

E tante le proteste sia fuori ad opera dei sindacati, sia dentro l’aula. Il leghista Fedriga è estato espulso per il cartello “Giù le mani dai bambini”, i 5 Stelle hanno letto in coro e in piedi la Costituzione, Sel ha esposto cartelli che richiamavano il no al referendum in Grecia. Ma il Ministro dell’istruzione Stefania Giannini è soddisfatta: AUDIO.

Il testo prevede, tra le altre cose, l’assunzione in due fasi di 100mila docenti, lo stanziamento di 200 milioni da usare dal 2016 per premiare i professori. I presidi potranno ricorrere alla chiamata diretta. Viene inoltre potenziato il meccanismo dell’alternanza scuola-lavoro

Approvazione ddl atto di distruzione

Scuola: Mascolo (Ugl),
approvazione ddl atto di distruzione
(dall’Agenzia ANSA)
“Ha ragione il ministro Giannini: l’approvazione del ddl Scuola da parte della Camera e’ l’ ‘atto iniziale’, ma della distruzione della scuola pubblica italiana”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo.
“Ignorando le legittime proteste del personale della scuola ed evitando il confronto con le parti sociali, il governo si assume la responsabilita’ di aver sponsorizzato un provvedimento unilaterale e pieno di forzature, in spregio dei valori democratici e della liberta’ di insegnamento dei nostri docenti. Suonano come un bluff anche le promesse di dare battaglia politica in Parlamento formulate da tanti esponenti della classe politica. Con il provvedimento – prosegue Mascolo – poteri discrezionali e di valutazione sono assegnati in modo spregiudicato senza chiarire chi controllera’ il controllore e quindi rischiando, in assenza di regole precise, di generare inutili contenziosi. Le immissioni in ruolo tanto decantate dal premier sono il risultato dell’intervento della Corte europea; gli investimenti sono inesistenti e i veri sprechi continuano a non essere tagliati, mentre si risparmia sulle spalle di lavoratrici e lavoratori con il mancato rinnovo del contratto di categoria. Continueremo a mettere in campo tutte le iniziative possibili – conclude il sindacalista – per ostacolare un cammino che sta conducendo la scuola pubblica italiana verso il baratro”.

IL PARLAMENTO APPROVA IL DDL “BUONA SCUOLA” INCURANTE DEL GENERALE DISSENSO

IL PARLAMENTO APPROVA IL DDL “BUONA SCUOLA” INCURANTE DEL GENERALE DISSENSO
Nigi: “Forti dubbi in merito alla costituzionalità della legge.
In ogni caso, la mobilitazione continuerà per tutto il prossimo anno scolastico”

Roma, 9 luglio.  “E’ una vergogna che governo e parlamento abbiano dato vita a questa legge ignorando la voce della vera e unica buona scuola, quella che, tra mille difficoltà, ha finora salvaguardato l’istruzione e la formazione nel nostro paese” ha dichiarato il segretario generale dello Snals-Confsal, Marco Paolo Nigi .
“L’opposizione al testo proposto non è nata da aspetti categoriali e corporativi, ma ha unito in una protesta dalle dimensioni mai viste prima personale della scuola (docenti, ATA, di ruolo e non di ruolo e dei dirigenti scolastici), studenti, famiglie e lo stesso mondo accademico”.

“Oltre ai più che noti e condivisi motivi di dissenso, consideriamo particolarmente gravi :
ü  il conferimento di deleghe al governo su temi che riguardano l’intero universo scolastico. Argomenti di questa rilevanza non possono essere trattati per delega; e ancor più grave è che l’emanazione degli atti venga fatta senza neppure ascoltare il parere dell’organo collegiale della scuola, il CSPI. Si è deciso di  agire unilaterale rifiutando di fatto il confronto. In ogni caso, non era mai successo che provvedimenti contenenti deleghe passassero con il voto di fiducia di un ramo del Parlamento!
ü  il mancato avvio del rinnovo contrattuale, del cui blocco la recente sentenza della Corte Costituzionale, ottenuta su ricorsi patrocinati dalla CONFSAL, ha proclamato l’incostituzionalità”.

“Resiste ancora un sottile filo di speranza. L’auspicio è che il Presidente della Repubblica proceda a un’attenta verifica della legge sotto il profilo della costituzionalità prima di promulgarla con la propria firma”.
Nigi ha concluso: “Di certo, lo SNALS-CONFSAL, oltre ad assumere tutte le possibili iniziative sul piano giudiziario, non verrà meno all’impegno di lotta preso con la scuola militante. La mobilitazione continuerà mettendo a rischio non solo il regolare inizio dell’anno scolastico ma anche il suo intero andamento, fino a quando non verranno corretti i principali motivi di dissenso, correzioni che potranno o essere inserite in un successivo provvedimento legislativo o essere accolte con la sottoscrizione del rinnovo del CCNL”.

Una legge in chiaro-scuro

Una legge in chiaro-scuro

Il Parlamento ha definitivamente approvato la legge sulla “Buona scuola”
Ne è passata di acqua sotto i ponti dal Documento ‘La buona scuola’ del 3 settembre 2014 fino al testo
di Legge ‘Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione’ approvato oggi. Volendo, a questo
punto, esprimere un giudizio complessivo su questi mesi di dibattito e sul testo di legge approvato, il
criterio di giudizio rimane: se lo scopo della scuola è aiutare i ragazzi a diventare veramente persone
libere e responsabili, quanto questa preoccupazione ha determinato il confronto di questi mesi e
sostanzia le scelte contenute nel testo di legge? Quali spazi e strumenti la nuova legge introduce affinché
il fine della scuola sia più facilmente raggiungibile? In che modo è rilanciata la responsabilità dei soggetti
che fanno scuola?
L’impressione è che in questi mesi il confronto si sia in realtà consumato sulla difesa di posizioni
corporative, di diritti acquisiti e prerogative da salvaguardare, condizionato dalla paura di funzioni
ritenute troppo forti. L’intervento delle parti sindacali, un’opinione pubblica condizionata da altri scopi e
contrapposizioni partitiche hanno impedito che nel dibattito emergesse un’idea di scuola. Il testo
approvato sembra mancare di un respiro ideale e culturale capace di restituire un’immagine di reale
autonomia e, quindi, di introdurre semplici spazi e chiari strumenti di protagonismo dei soggetti chiamati
ad interpretarla: famiglie e studenti, docenti e dirigenti, realtà territoriali…
Resta un provvedimento con luci ed ombre
I passi utili
Esistono nel testo di legge alcuni punti qualificanti per una scuola più funzionale al suo scopo. Aver
rifocalizzato il tema dell’autonomia scolastica e rimesso a tema la valutazione di dirigenti e docenti, una
maggiore attenzione al percorso formativo dei ragazzi, la detraibilità delle spese scolastiche e
investimenti consistenti dopo anni di tagli costituiscono i passi iniziali di un cambiamento possibile per la
scuola italiana.
Per lo studente
L’introduzione del curriculum dello studente, con la possibilità di personalizzare il piano di studi
tramite le discipline opzionali, e il potenziamento dell’alternanza scuola-lavoro, sia a livello finanziario
che in termini di percorsi, identifica una scuola più flessibile e con maggiore attenzione alle esigenze di
famiglie e territorio.
Per gli insegnanti
La legge prevede l’organico dell’autonomia, ovvero un certo numero di docenti assegnati alle scuole
per il potenziamento dell’insegnamento curricolare: occasione per offrire una proposta formativa
davvero più rispondente ai bisogni dei ragazzi.
È previsto un investimento innovativo sulla responsabilità professionale dell’insegnante: 500 euro
annuali della Carta elettronica del docente statale per la formazione personale.
La stabilizzazione dei docenti precari realizza l’aspettativa di stabilità per tanti insegnanti e la
possibilità per gli studenti di veder garantita la continuità didattica.
Senz’altro positivi sono l’intento di superare definitivamente l’annosa questione delle graduatorie ad
esaurimento e la previsione del reclutamento statale solo mediante concorso.
Per un sistema non autoreferenziale
Torna nel dibattito il tema della valutazione, sia a livello di sistema che delle persone che in esso
operano. Sebbene solo abbozzato e poi stralciato nei risvolti applicativi, il tema della valutazione viene
finalmente sdoganato da una serie di veti ideologici che da tempo bloccano tutto il nostro sistema di
istruzione.
Il sistema degli ambiti territoriali offre ai dirigenti e alle scuole la possibilità di inserire nel proprio
organico nuovi docenti non in base a rigide e astratte graduatorie, ma creando l’incontro tra Piano
dell’Offerta Formativa e competenze specifiche degli insegnanti. Cade così l’autoreferenzialità di un
sistema fondato prevalentemente sulle problematiche occupazionali per tornare allo scopo
fondamentale della scuola: l’educazione e la formazione dello studente
Per le famiglie
Una novità importante è costituita dalla detraibilità delle spese sostenute dalle famiglie per la
frequenza scolastica anche presso le scuole paritarie: si riconosce finalmente il principio che la spesa per
l’istruzione è un investimento delle famiglie per il futuro del Paese. La misura prevista per tale detrazione
è al momento poco più che simbolica (76 euro ad alunno), ma lo strumento introdotto può essere
particolarmente significativo, se potenziato, per sostenere la libertà di scelta della famiglia.
Promesse mancate?
Lo slancio di scelte innovative, pur presenti nelle intenzioni della Buona scuola, per promuovere ‘una
risposta semplice a problemi complessi’ si è perso in parte strada facendo. Un testo di legge appesantito
da procedure, vincoli e imprecisioni che ne rendono più farraginosa l’applicazione, mentre si attendevano
semplificazione e maggior libertà di azione. Per rendercene conto basta una rapida ricognizione delle
promesse mancate.
Autonomia scolastica e governance
L’autonomia scolastica ne esce ridimensionata: la gestione delle scuole pur risultando più ampia sotto
il profilo organizzativo è sottoposta al rischio di maggior centralismo.
Cancellando le deleghe per la riforma degli organi collegiali, della governance e dell’ampliamento delle
competenze delle scuole si rinuncia ad un significativo passo verso una compiuta autonomia.
Docenti
Scompare l’ipotesi di una progressione economica basata sul merito e non solo sull’anzianità,
sostituita da un bonus annuale di piccole dimensioni (200 milioni).
Diminuiscono le immissioni in ruolo previste e salta quindi l’ipotesi iniziale di chiudere da subito tutte
le graduatorie a esaurimento.
La formazione in servizio dei docenti diventa giustamente obbligatoria, ma viene definita
prevalentemente a livello centrale.
Dirigenti scolastici
Sembra confermata la paura di affidare la responsabilità a chi dirige scuole. “Il timoniere è essenziale:
al dirigente scolastico va data la possibilità di organizzare meglio il lavoro all’interno della scuola, di
guidare il piano di miglioramento, di concordare le sfide con il territorio e con gli altri attori sociali
dell’area vasta che sostiene l’istituto” (Documento la Buona scuola – 3 settembre 2014): un auspicio
tradotto in una serie di nuove incombenze per i dirigenti scolastici vincolate a prassi decisionali basate su
organismi di rappresentanza ormai obsoleti.
Autonomia e responsabilità
Gran parte delle previsioni di questa nuova legge riguardano esclusivamente la scuola statale e
contribuiscono ad alimentare la confusione tra norme ordinamentali (valide per tutto il sistema) e
disposizioni organizzative (relative solo alle scuole statali). Una maggiore autonomia delle scuole statali
darebbe prevalenza al ruolo regolatore dello Stato e favorirebbe il cammino verso una reale parità
scolastica.
C’è da auspicare, ora, che i decreti e le circolari applicative della legge definiscano ciò che non è
chiaro, senza porre ulteriori vincoli, e che tutta l’amministrazione operi con determinazione e celerità per
un ‘buon’ avvio del prossimo anno scolastico.
Si chiude una fase di riforme annunciate. Ora ad essere chiamata in causa, più di prima, è la
responsabilità dei soggetti – dirigenti, docenti, famiglie, realtà sociali – di interpretare ed utilizzare in
maniera intelligente le nuove norme nella prospettiva di un cambiamento di sostanza e non di facciata.
Una soggettività che, abbandonati i lamenti e le pregiudiziali, contribuisca – senza demandare il
cambiamento alle “buone” leggi – a far diventare sempre di più le scuole luoghi di libertà educativa per
affrontare le sfide formative e dell’innovazione: qui sta il principio di un autentico cambiamento.
Soggetti responsabili di autonomie, nei fatti. Per il bene dei bambini e dei ragazzi.

Alla scuola del Preside Califfo rispondiamo con la mobilitazione dei lavoratori della scuola

Con pervicacia degna di miglior causa il governo ha fatto votare al Parlamento il DDL Renzi Giannini sulla scuola in una versione che mantiene tutti gli aspetti negativi del testo originario.
L’opposizione delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola, degli studenti e delle famiglie manifestatasi con scioperi partecipatissimi, manifestazioni, iniziative sul territorio è stata trattata da un governo arrogante che risponde solo ai gruppi di potere economico che lo sostengono come un intralcio da liquidare sprezzantemente.
La scuola del Preside Califfo che il governo pretende di imporre dovrà ora fare i conti con la scuola reale, con la volontà delle donne e degli uomini che la fanno vivere col loro lavoro quotidiano di difendere il carattere collegiale e cooperativo dell’istruzione e la natura pubblica dell’istruzione.

La CUB Scuola Università Ricerca prepara la mobilitazione di settembre che dovrà svolgersi

scuola per scuola con l’organizzazione dell’iniziativa delle colleghe e dei colleghi nei collegi docenti, nelle assemblee sindacali, nelle mille iniziative che sapremo organizzare

a livello generale, con la lotta per investimenti nella scuola pubblica, forti aumenti retributivi e per una scuola di qualità.

Per la CUB Scuola Università Ricerca
Il Coordinatore Nazionale
Cosimo Scarinzi

APPROVATA LA BUONA SCUOLA CONTRO GLI STUDENTI

RETE STUDENTI: APPROVATA LA BUONA SCUOLA CONTRO GLI STUDENTI / GLI STUDENTI SI MOBILITERANNO DAL PRIMO GIORNO DI SCUOLA

Poco fa è stata approvata la Buona Scuola alla Camera, è quindi diventata legge. E’ stata approvata pur con tutte le proteste e le mobilitazioni che questo progetto ha scatenato in tutto il mondo della scuola. Gli studenti sono pronti a scendere in piazza e a mobilitarsi fino a quando non verrà cambiato radicalmente.

Dichiata Alberto Irone, portavoce nazionale Rete Studenti Medi: “Non possiamo permettere che la scuola pubblica venga distrutta e smantellata pezzo dopo pezzo. Fin da settembre abbiamo contestato il provvedimento e portato avanti le nostre proposte, come molti altri soggetti di riferimento del mondo della scuola, senza essere stati ascoltati minimamente. Dopo il 10 ottobre, prima data di mobilitazione autunnale studentesca, fino ad arrivare alla grandissima manifestazione del 05 maggio in cui tutto il mondo della scuola è sceso in piazza per contrastare questo provvedimento. ”

Conclude il portavoce: “Dopo l’approvazione di oggi rilanciamo ancora una volta grandi mobilitazioni degli studenti fino a quando le cose non cambieranno. A partire dal primo giorno di scuola, che sarà solo la data iniziale di un autunno denso di mobilitazioni studentesche. Gli studenti non accetteranno una scuola azienda, antidemocratica, privatizzata ed escludente piuttosto che inclusiva. Non ci fermeremo fino a quando la scuola non sarà buona per davvero.”