Contratto scuola 2016/2018, si entra nel vivo della contrattazione

da La Tecnica della Scuola

Contratto scuola 2016/2018, si entra nel vivo della contrattazione

Bonus speso in libri, solo un prof su sei

da La Tecnica della Scuola

Bonus speso in libri, solo un prof su sei

Rinnovo del contratto nazionale scuola: verso la chiusura

da Tuttoscuola

Rinnovo del contratto nazionale scuola: verso la chiusura

Il nuovo anno comincia subito con diversi tavoli di trattative e di confronto su più fronti per il personale della scuola.

Mentre per gli statali è stato raggiunto nei giorni scorsi l’accordo per il rinnovo del contratto nazionale, per il comparto scuola i giochi sono ancora aperti.

Dopo uno stallo delle trattative denunciato dai sindacati, poco prima di Natale c’è stato un incontro con il Sottosegretario del Ministero dell’Istruzione, Vito De Filippo, nel corso del quale si è convenuto sull’obiettivo di assicurare il rispetto dell’Accordo del 30 novembre 2016 e fare il punto sui risultati raggiunti con la legge di bilancio.

La delegazione sindacale ha chiesto che le risorse stanziate dalla Buona Scuola per il personale confluiscano nel fondo che la Legge di Bilancio ha previsto per i rinnovi contrattuali.

Le dichiarazioni rilasciate l’ultimo dell’anno dalla ministra Fedeli a “Il Messaggero”, secondo cui ‘il contratto è pronto e i soldi sono in arrivo’ fanno ritenere possibile e imminente l’accordo.

In proposito l’ARAN ha convocato per il pomeriggio di oggi, 2 gennaio, i sindacati per la prosecuzione delle trattative per il rinnovo contrattuale del comparto “Istruzione e Ricerca” relativo al triennio 2016-2018.

Dopo domani, 4 gennaio, il confronto con i sindacati si sposterà al ministero; sarà un confronto politico con un ulteriore approfondimento su diverse questioni, tra cui anche quelle derivanti dalla recente sentenza del Consiglio di Stato sui diplomati magistrali.

Nota 3 gennaio 2018, AOODGCASIS 4

Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca
Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali
Direzione Generale per i contratti, gli acquisti e per i sistemi informativi e la statistica
Servizio Statistico

Ai Dirigenti scolastici delle istituzioni scolastiche statali
e, p.c. Agli Uffici Scolastici per Ambito Territoriale e
Direzioni Generali Regionali
Al Sovrintendente Scolastico per la Regione Valle d’Aosta
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Trento
Ai Referenti Regionali e Provinciali dell’Anagrafe degli Studenti

Nota 3 gennaio 2018, AOODGCASIS 4

Oggetto: Anagrafe Nazionale degli Studenti a.s.2017/2018 – Partizione dedicata agli studenti con disabilità.

Non si gioca con le competenze!

Non si gioca con le competenze!

di Maurizio Tiriticco

L’amico Vittorio Zedda mi esprime il suo accordo sul mio ultimo pezzo “Anno nuovo, scuola nuova?”. E aggiunge:Oltre all’involuzione del sistema, c’è anche il fenomeno del “gattopardismo” scolastico: basta usare le parole nuove, diventate obbligatorie senza averle capite, per cambiare il titolo alle cose vecchie, che neanche più si sanno fare”.

Caro Vittorio! Quando ci si innamora delle mode, occorre sempre, prima, riflettere un po’! Quando poi delle mode ci si innamora solo perché… vanno di moda, allora la cosa è pericolosa! Questo superamento del voto decimale, sul quale sono in linea di massima d’accordo, PERO’ non può dar luogo all’esondazione di parole al vento! Le cosiddette nuove schede di valutazione per l’istruzione obbligatoria del primo e del secondo grado di scuola (primaria e media), molte delle quali sono del tipo “fai da te” – in nome e in forza dell’autonomia delle istituzioni scolastiche – sono spesso esercizi retorici, per non dire aria fritta! Lo so bene! C’è anche il debito che dobbiamo pagare all’Europa, le otto competenze chiave europee di cui alla Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006. Questo documento europeo è lungo, ricco e articolato. Può e deve essere assunto come punto di riferimento, ma non può essere scopiazzato tanto perché “ce lo chiede l’Europa”! Non è così! L’Europa non ci chiede nulla, si limita a dare delle indicazioni di massima!

E noi (nel 2007 ero ancora in servizio), in occasione dell’innalzamento dell’obbligo di istruzione da otto a dieci anni (legge 26 dicembre 2006, n. 296, art. 1, comma 622), ci preoccupammo di indicare alle scuole quali fossero le competenze da proporre ai nostri alunni, quelle culturali e quelle di cittadinanza. Le competenze culturali erano distinte e declinate lungo quattro assi, penso noti alle scuole: 1) dei linguaggi; 2) matematico; 3) scientifico-tecnologico; 4) storico-sociale. Le competenze chiave dii cittadinanza furono opera del nostro gruppo di lavoro. Sono otto competenze: le prime due afferiscono alla Persona in quanto tale, il Sé; le successive tre afferiscono alla Persona nei suoi rapporti con gli Altri; le ultime tre afferiscono alla Persona nei suoi rapporti con le Cose, o meglio con il fare. Eccole! Copio dal documento ministeriale.

L’elevamento dell’obbligo di istruzione a dieci anni intende favorire il pieno sviluppo della persona nella costruzione del sé, di corrette e significative relazioni con gli altri e di una positiva interazione con la realtà naturale e sociale.

• Imparare ad imparare: organizzare il proprio apprendimento, individuando, scegliendo ed utilizzando varie fonti e varie modalità di informazione e di formazione (formale, non formale ed informale), anche in funzione dei tempi disponibili, delle proprie strategie e del proprio metodo di studio e di lavoro.

• Progettare: elaborare e realizzare progetti riguardanti lo sviluppo delle proprie attività di studio e di lavoro, utilizzando le conoscenze apprese per stabilire obiettivi significativi e realistici e le relative priorità, valutando i vincoli e le possibilità esistenti, definendo strategie di azione e verificando i risultati raggiunti.

• Comunicare o comprendere messaggi di genere diverso (quotidiano, letterario, tecnico, scientifico) e di complessità diversa, trasmessi utilizzando linguaggi diversi (verbale, matematico, scientifico, simbolico, ecc.) mediante diversi supporti (cartacei, informatici e multimediali) o rappresentare eventi, fenomeni, principi, concetti, norme, procedure, atteggiamenti, stati d’animo, emozioni, ecc. utilizzando linguaggi diversi (verbale, matematico, scientifico, simbolico, ecc.) e diverse conoscenze disciplinari, mediante diversi supporti (cartacei, informatici e multimediali).

• Collaborare e partecipare: interagire in gruppo, comprendendo i diversi punti di vista, valorizzando le proprie e le altrui capacità, gestendo la conflittualità, contribuendo all’apprendimento comune ed alla realizzazione delle attività collettive, nel riconoscimento dei diritti fondamentali degli altri.

• Agire in modo autonomo e responsabile: sapersi inserire in modo attivo e consapevole nella vita sociale e far valere al suo interno i propri diritti e bisogni riconoscendo al contempo quelli altrui, le opportunità comuni, i limiti, le regole, le responsabilità.

• Risolvere problemi: affrontare situazioni problematiche costruendo e verificando ipotesi, individuando le fonti e le risorse adeguate, raccogliendo e valutando i dati, proponendo soluzioni utilizzando, secondo il tipo di problema, contenuti e metodi delle diverse discipline.

• Individuare collegamenti e relazioni: individuare e rappresentare, elaborando argomentazioni coerenti, collegamenti e relazioni tra fenomeni, eventi e concetti diversi, anche appartenenti a diversi ambiti disciplinari, e lontani nello spazio e nel tempo, cogliendone la natura sistemica, individuando analogie e differenze, coerenze ed incoerenze, cause ed effetti e la loro natura probabilistica.

• Acquisire ed interpretare l’informazione: acquisire ed interpretare criticamente l’informazione ricevuta nei diversi ambiti ed attraverso diversi strumenti comunicativi, valutandone l’attendibilità e l’utilità, distinguendo fatti e opinioni.

Concludo. Le competenze sopra descritte riguardano l’alunno/a che consegue l’obbligo di istruzione decennale e dovrebbero costituire il riferimento costante degli insegnanti, a partire fin dalla prima classe primaria.

Però, questa attenzione doverosa e legittima – noi tutti siamo Europei – non può e non deve sostituire quelle conoscenze, abilità e competenze, relative alle discipline di studio che i nostri alunni sono tenuti a raggiungere via via nel percorso di studi obbligatori. In altri termini! Ottima cosa avere superato le pagelle! Ma, se le schede non ci fanno comprendere se il nostro/a alunno/a sa fare tre per tre o infilare un predicato dopo un soggetto, temo proprio che questa nostra scuola non vada da nessuna parte!

Grazie Vittorio, se sei giunto fin qui!!!

Contratto, Fedeli: “Trattative entrano nel vivo”

Contratto, Fedeli: “Trattative entrano nel vivo. Risorse ci sono, chiudere presto rinnovo. Investimenti sulla filiera della conoscenza determinanti per futuro delle nuove generazioni”

(Martedì, 02 gennaio 2018) Dopo la firma del contratto del comparto “Funzioni centrali”, sono riprese oggi all’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (ARAN) le trattative con le Organizzazioni sindacali per la firma del rinnovo del contratto del comparto “Istruzione e Ricerca”, bloccato da circa otto anni. L’obiettivo è chiudere in tempi rapidi: il calendario dei prossimi incontri è già fissato. Giovedì 4 gennaio si terrà la prossima riunione.

Sono interessati dal rinnovo oltre un milione di dipendenti della Scuola, 53.000 delle Università (esclusi le e i docenti universitari), 24.000 degli Enti di ricerca e 9.500 dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM).

“Dopo la prima riunione, che ha sancito l’apertura del tavolo contrattuale, con l’incontro di oggi con le Organizzazioni sindacali entriamo nel vivo della trattativa per il rinnovo del contratto, di comparto e dell’area dirigenziale, del settore ‘Istruzione e Ricerca’ – sottolinea la Ministra Valeria Fedeli -. Stiamo accelerando, puntiamo a sottoscriverlo in tempi rapidi: le risorse ci sono, nella legge di bilancio sono stati fatti importanti stanziamenti. Il rinnovo è una questione di giustizia, un atto doveroso nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche delle nuove generazioni. Rilanciare i settori della conoscenza con investimenti specifici, a partire dalle risorse per la valorizzazione di chi lavora nella filiera della conoscenza, significa impegnarsi per garantire un futuro di qualità alle nostre giovani e ai nostri giovani”.

“Il rinnovo del contratto – prosegue la Ministra – avverrà nella cornice dell’intesa del 30 novembre 2016, alla luce degli accordi che questa reca, e in attuazione dell’Atto di indirizzo, trasmesso nel mese di ottobre all’ARAN. Non possiamo attendere oltre: si tratta di un necessario riconoscimento professionale ed economico a queste lavoratrici e a questi lavoratori, un riconoscimento che concorre a incrementare la qualità formativa offerta alle studentesse e agli studenti, fine ultimo di ogni nostra azione. Andiamo avanti celermente, in un clima di confronto franco, di trasparenza, alla ricerca di una utile mediazione per il rinnovo di un contratto che è molto atteso dal mondo della Scuola, dell’Università, dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica e della Ricerca”.

2018, le scadenze del mese di gennaio: dalle iscrizioni agli Esami di Stato

da La Tecnica della Scuola

2018, le scadenze del mese di gennaio: dalle iscrizioni agli Esami di Stato

Presidi all’attacco: siamo insoddisfatti, nessuna equiparazione con altri dirigenti

da La Tecnica della Scuola

Presidi all’attacco: siamo insoddisfatti, nessuna equiparazione con altri dirigenti

Nuove regole 2018 riguardanti visite fiscali per il personale scolastico

da La Tecnica della Scuola

Nuove regole 2018 riguardanti visite fiscali per il personale scolastico

GAE e diplomati magistrali: Fedeli cerca la quadratura del cerchio

da Tuttoscuola

GAE e diplomati magistrali: Fedeli cerca la quadratura del cerchio 

Nell’ultima intervista del 2017, rilasciata a “Il Messaggero”, la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, ha accettato di parlare di tutti i problemi ‘caldi’ del suo breve mandato: dagli errori di chi, prima di lei, ha gestito la Buona Scuola (la mancanza del confronto e della condivisione) alla chiusura del contratto degli insegnanti (già pronto con i soldi in arrivo).

La Ministra parla anche del ‘fattaccio’ della sentenza del Consiglio di Stato che ha estromesso i diplomati magistrali dalle GAE e fornisce alcune interessanti precisazioni.

Le maestre diplomate costituiscono un tema antico “che tocca a noi risolvere. Il 4 abbiamo una una riunione e vedremo”, dice la Fedeli. Poi aggiunge una nota rassicurante: “La sentenza non ha effetti immediati sulle situazioni giuridiche soggettive dei docenti diplomati. La decisione serve per uniformare i giudizi di vari Consigli in vista delle future sentenze”.

L’intervistatore la incalza: “Quindi ora ogni singola maestra non laureata dovrà attendere una pronuncia che di fatto la metterà fuori?”. La risposta della ministra continua ad essere abbastanza rassicurante. Infatti precisa: “Ci saranno giudizi di merito su ogni singolo caso che dovranno uniformarsi alla recente pronuncia” Poi fa presente che il Miur nel frattempo non è rimasto con le mani in mano.

“Nell’attesa – aggiunge – il mio Ministero il 27 dicembre ha istruito una nota per l’Avvocatura dello Stato per avere un’interpretazione sulla sentenza del Consiglio di Stato che si esprima anche sulle situazioni già consolidate. Vogliamo sapere come la sentenza agisce sul pregresso e come agisce su tutti gli effetti dei singoli”.

Non si può dire che la Ministra non ce la metta tutta, ma questa intricata questione, complicata anche dai laureati (contro interessati) che scalpitano, richiede una quadratura del cerchio difficile, molto difficile da trovare.

Concorso DS, i docenti meridionali all’assalto della dirigenza scolastica

da Tuttoscuola

Concorso DS, i docenti meridionali all’assalto della dirigenza scolastica

Il Miur ha reso noti i dati delle domande per il concorso DS presentate entro le ore 14.00 del 29 dicembre scorso, precisandone in dettaglio la quantificazione per ogni regione.

Delle 35.044 domande utilmente inoltrate (ma ce ne sono state altre 4.220 presentate ma non accolte che probabilmente per effetto di qualche ricorso al TAR andranno ad aggiungersi a quelle ufficiali) ben 19.358, pari al 55,4%, vengono da docenti meridionali, tra cui 6.227 dalla Campania, 4.964 dalla Sicilia e 3.316 dalla Puglia.

I docenti delle regioni settentrionali che hanno inoltrato domanda di partecipazione al concorso sono soltanto 9.089, pari al 25,9%.

Dalle regioni centrali i restanti 6.557 aspiranti, pari al 18,7%.

Sarà interessante vedere se le stesse percentuali di candidati verranno confermate nella preselezione della prossima primavera, quando, attraverso i 100 quesiti della prova di preselezione, verranno ammessi agli scritti soltanto 8.700 candidati.

Non vi è dubbio che, per il momento, i docenti meridionali hanno posto una consistente ipoteca sui 2.425 posti di dirigente scolastico messi a concorso. Un concorso che, a differenza di quello precedente, non è regionale, ma nazionale e che potrebbe, pertanto, assegnare i vincitori anche lontani dalla regione in cui prestano attualmente servizio come docenti.

Iscrizioni scuola media 2018: tempi e modalità, ammissione e tutto quello che c’è da sapere

da Tuttoscuola

Iscrizioni scuola media 2018: tempi e modalità, ammissione e tutto quello che c’è da sapere

Le iscrizioni alle scuole statali di ogni ordine e grado si effettuano dal 16 gennaio 2018 al 6 febbraio 2018.
Le iscrizioni si effettuano on line, secondo modalità definite dalla circolare ministeriale pubblicata dal Miur nelle scorse settimane, per tutte le classi iniziali della scuola secondaria di I grado, secondaria di secondo grado e scuola primaria.
Per gli alunni in fase di preadozione, l’iscrizione non viene effettuata on line ma è effettuata dalla famiglia affidataria direttamente presso l’istituzione scolastica prescelta.
Oltre alle scuole statali, le iscrizioni alle classi iniziali dei corsi di studio delle istituzioni scolastiche paritarie si effettuano on line esclusivamente per le scuole paritarie che aderiscono alla modalità telematica, in quanto la loro partecipazione al sistema “Iscrizioni on line” è facoltativa.

Iscrizioni scuola media 2018: cosa bisogna fare per attivare l’iscrizione on line?

Innanzitutto i genitori devono registrarsi, accedendo al servizio “Iscrizioni on line”, disponibile sul portale del MIUR (www.istruzione.it), utilizzando le credenziali fornite tramite la registrazione.

Coloro che sono in possesso di un’identità digitale (SPID) possono accedere al servizio utilizzando le credenziali del proprio gestore.

Dalle ore 9:00 del 9 gennaio 2018 è possibile avviare la fase della registrazione sul sito web www.iscrizioni.istruzione.itL’iscrizione vera e propria viene dopo la registrazione.

All’atto dell’iscrizione, i genitori rendono le informazioni relative all’alunno per il quale è richiesta l’iscrizione (codice fiscale, nome e cognome, data di nascita, residenza, etc.) ed esprimono le loro preferenze in merito all’offerta formativa proposta dalla scuola prescelta.

Le segreterie delle scuole offrono un servizio di supporto alle famiglie prive di strumentazione informatica.

I genitori possono presentare una sola domanda di iscrizione, ma possono anche indicare una seconda o terza scuola a cui indirizzare la domanda nel caso in cui l’istituzione di prima scelta non abbia disponibilità di posti.

Il sistema di iscrizioni on line comunica di aver inoltrato la domanda di iscrizione verso gli istituti scolastici indicati in subordine. L’accoglimento della domanda di iscrizione da parte di una delle istituzioni scolastiche indicate nel modulo on line rende inefficaci le altre opzioni.

Le domande di iscrizione on line possono essere presentate dalle ore 8:00 del 16 gennaio 2018 alle ore 20:00 del 6 febbraio 2018.

Il sistema “Iscrizioni on line” avvisa in tempo reale, a mezzo posta elettronica, dell’avvenuta registrazione o delle variazioni di stato della domanda. I genitori possono comunque seguire l’iter della domanda inoltrata attraverso una funzione web.

Attenzione! Dopo la scadenza del termine finale del 6 febbraio 2018, per eccezionali motivi debitamente documentati, la domanda di iscrizione può essere presentata direttamente alla scuola prescelta, tenendo informato il competente Ufficio scolastico territoriale, che, in ipotesi di motivato diniego da parte della scuola e sentiti i genitori, provvede a indirizzare la richiesta verso altra istituzione scolastica.

Iscrizioni scuola media 2018: l’ammissione

In caso di eccedenza del numero di domande in base ai posti disponibili, la precedenza di iscrizione tiene conto dei criteri stabiliti da ogni scuola e resi pubblici prima del termine delle iscrizioni con affissione all’albo della scuola, con pubblicazione sul sito web dell’istituzione scolastica e, per le iscrizioni on line, in apposita sezione del modulo di iscrizione opportunamente personalizzato dalla scuola.
Non può essere data priorità alle domande di iscrizione in ragione della data di invio delle stesse.
Anche con riferimento agli istituti comprensivi, non sono previste iscrizioni d’ufficio e deve essere utilizzata la procedura di iscrizione on line. Resta inteso che alunne e alunni provenienti dalle scuole primarie dello stesso istituto comprensivo hanno la precedenza rispetto a quelli provenienti da altri istituti.
Per l’iscrizione alle prime classi a indirizzo musicale, i genitori barrano l’apposita casella del modulo di domanda di iscrizione on line. Le istituzioni scolastiche organizzano la prova orientativo-attitudinale in tempi utili per consentire ai genitori, nel caso di carenza di posti disponibili, di presentare una nuova domanda di iscrizione, eventualmente anche ad altra scuola, entro il 6 febbraio 2018 e comunque non oltre quindici giorni dopo tale data.
Al fine di garantire l’assolvimento dell’obbligo di istruzione, i genitori che intendono avvalersi dell’istruzione parentale presentano comunicazione preventiva direttamente alla scuola del territorio di residenza, dimostrando di possedere le competenze tecniche e i mezzi materiali per provvedere all’istruzione dell’alunno.
Sulla base di tale dichiarazione, il dirigente dell’istituzione scolastica prende atto che l’assolvimento dell’obbligo di istruzione viene effettuato mediante l’istruzione parentale, comunicando altresì ai genitori che, annualmente, l’alunno dovrà sostenere il prescritto esame di idoneità.
Per gli alunni regolarmente iscritti che attualmente frequentano la scuola i genitori non devono ripresentare domanda di iscrizione, in quanto – fatta salva diversa decisione delle famiglie – la loro iscrizione è confermata d’ufficio.

V. Roghi, La lettera sovversiva

Leggere don Milani

di Bijoy M. Trentin

Nell’anno del cinquantesimo anniversario della morte di don Lorenzo Milani (LM, 1923-1967) e della pubblicazione di Lettera a una professoressa (LP), sono stati vari i volumi pubblicati su di lui e sui suoi scritti, oltre all’edizione in due tomi, nei Meridiani Mondadori, di Tutte le opere (OO), diretta da Alberto Melloni e curata da Federico Ruozzi, Anna Carfora, Valentina Oldano, Sergio Tanzarella. Tra gli studi, risalta, senza dubbio, quello della storica Vanessa Roghi, La lettera sovversiva. Da don Milani a De Mauro, il potere delle parole (RO), pubblicato dagli Editori Laterza: è la storia a tutto tondo di LP, di quale ne sia stato l’iter generativo e quale ne sia stata la ricezione nel tempo. Con profondità filologica e acribia archeologica, Roghi, negli intrecci della storia della cultura, dell’educazione e dell’istruzione, individua le tappe, le motivazioni e le finalità che hanno condotto alla composizione e alla pubblicazione di LP e vaglia gli usi e abusi che, mediante le molteplici letture, ne sono stati fatti (capitoli: 1. Se la storia non si fosse buttata contro; 2. Barbiana, Vicchio, Italia; 3. Vho e dintorni; 4. Il dibattito sulla lingua; 5. Un canto di fede nella scuola: Lettera a una professoressa; 6. Il libretto rosso di una generazione; 7. La scuola buona; 8. Nel mondo; 9. Santo santino impostore, o del «donmilanismo»).

Appena esce (poco piú di un mese prima della morte del suo autore), il piccolo libro «viene accolto dai linguisti come un prontuario di indicazioni pratiche per una pedagogia linguistica moderna. Dai professori come un vademecum per una scuola alternativa. Dagli studenti come un viatico per la rivoluzione» (RO 115). Roghi analizza e decostruisce le interpretazioni formatesi da súbito e quelle stratificatesi nel tempo degli scritti e della persona di LM, comprese quelle che lo santificano o lo demonizzano, recuperando il senso originario e autentico dell’opera milaniana, non evitando di metterne in evidenza l’attualità, per ciò che concerne l’attenzione alla forza oppressiva o liberatrice della parola, al diritto di ognuno di imparare, all’istituzione e ai compiti della scuola, che molto ha fatto per l’istruzione e la democratizzazione del Paese, ma che davvero molto ancora deve fare (si pensi alla dispersione scolastica, al mancato raggiungimento del successo formativo, e non solo scolastico, per tutti e ciascuno). Nel processo educativo, è considerato fondativo e decisivo il potere trasformativo delle parole: lo «sguardo illuministico [di don Milani] sulla forza dell’educazione è qualcosa che scuote in profondo l’anima, fa riflettere, si pone come un macigno sulle coscienze di chi pensa che la parola sia qualcosa da dare e non da far conquistare» (RO 30).

«Lettera a una professoressa non è altro che la messa in atto di un metodo di ricerca e lavoro che consiste nell’osservare le cose e dare loro un nome. L’inchiesta sociale è rivoluzionaria» (RO 137). Il recupero dell’aderenza tra verba e res, praticato con rigore fin dall’inizio, come mostrano anche le Esperienze pastorali (1958), è continua ricerca in grado di mettere in discussione le disuguaglianze culturali e sociali, senza sconto alcuno: lo slancio utopico non è sterile ascesi, ma tenace tentativo di eliminazione delle ingiustizie che vengono perpetrate nei confronti dei piú indifesi, degli esclusi, di chi non ha mezzi linguistici sufficienti a far fronte ai soprusi dell’affermazione delle disparità. «[…] Il giorno che avremo sfondata insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta [un attivista del PCI], non ti fidar di me, quel giorno ti tradirò. Quel giorno io non resterò lí con te. Io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocifisso. Quando tu non avrai piú fame né sete, ricordatene Pipetta, quel giorno io ti tradirò. Quel giorno finalmente potrò cantare l’unico grido di vittoria degna d’un sacerdote di Cristo: “Beati i… fame e sete”» (Lettera a Pipetta, OO II.148). Cosí, nel 1950, LM chiarisce che la sua personale missione non potrà dirsi mai conclusa, nella piena conoscenza e consapevolezza delle contraddizioni del mondo.

La parola, a cui viene riconosciuta una centralità essenziale ed esistenziale, può essere utilizzata per cambiare il mondo, nel quale ognuno può comprendere gli altri e farsi comprendere: «Io sono sicuro che la differenza fra il mio figliolo e il vostro non è nella quantità né nella qualità del tesoro chiuso dentro la mente e il cuore, ma in qualcosa che è sulla soglia fra il dentro e il fuori, anzi è la soglia stessa: la Parola» (Giovani di montagna e giovani di città. Lettera di un parroco su uno dei problemi fondamentali del nostro tempo, «Giornale del Mattino» 20/05/1956, OO I.1011). Il potenziale democratico che la lingua può attuare si esplica in un principio di uguaglianza: «[…] è solo la lingua che fa eguali. Eguale è chi sa esprimersi e intende l’espressione altrui. Che sia ricco o povero importa meno. Basta che parli» (LP, OO I.761). «Il senso della Lettera non è poter parlare di tutto, bensí poter parlare, alla pari, con tutti» (RO 147). Dunque, per abbattere le disuguaglianze, «serve […] un’educazione linguistica come vera e propria lotta di classe per chi gli ostacoli “se li porta dentro”» (RO 21): soprattutto tra gli anni ’50 e ’70, «parlare di lingua significa fare politica» (RO 84), significa, in un contesto di trasformazioni sociali, schierandosi, ideare e proporre tipi di società differenti, o confermando i divari socio-culturali o intendendo sopprimerli. La modalità con cui LM affronta la questione linguistica è eminentemente politica (LP è, per i genitori, «un invito a organizzarsi» [OO I.685]), è «il rifiuto dell’esclusione dal linguaggio e il rifiuto del linguaggio escludente» (Melloni in OO I.LXI), e, in quanto questione politica, è quindi risolvibile, rifuggendo da riduzioni paternalistiche: «i poveri non hanno bisogno dei signori. I signori ai poveri possono dare una cosa sola: la lingua cioè il mezzo di espressione. Lo sanno da sé i poveri cosa dovranno scrivere quando sapranno scrivere» (Lettera a Nadia Neri, 07/01/1966, OO II.1222).

Quando LM sale a Barbiana per la prima volta (7 dicembre 1954), non vi è nemmeno una strada vera e propria, ma solo una mulattiera, che si percorre, di certo, non agilmente. Non è questo a scoraggiare il Priore («la grandezza d’una vita non si misura dalla grandezza del luogo in cui s’è svolta, ma da tutt’altre cose» [lettera alla madre del 28/12/1954, OO II.326]), che ha come principale preoccupazione quella di avviare la scuola per i «piccoli montanari»: «del resto anche il far scuola produce strade» (lettera all’amico Meucci, 2/3/1955, OO II.350). L’esperienza pedagogica di LM non è esportabile, non è riducibile a ricette didattiche. Ma è tutta la Scuola di Barbiana (LM con i suoi otto ragazzi), in LP, a enucleare un principio pedagogico fondamentale e regolativo, scarno e applicabile, pur nella sua formulazione paradossale e iperbolica: «la pedagogia così com’è io la leverei. Ma non ne son sicuro. Forse se ne faceste di più si scoprirebbe che ha qualcosa da dirci. Poi forse si scoprirà che ha da dirci una cosa sola. Che i ragazzi son tutti diversi, son diversi i momenti storici e ogni momento dello stesso ragazzo, son diversi i paesi, gli ambienti, le famiglie. Allora di tutto il libro basterebbe una paginetta che dicesse questo e il resto si potrebbe buttar via» (OO I.780-1). È dall’immersione nel mondo del prossimo emarginato ed escluso e dalla presa in carica della cura dell’altro che emerge e si impone chiaramente la direzione da seguire: «il cuore della Lettera a una professoressa giace qui, in questa infinita fiducia nella possibilità, nella capacità degli insegnanti di andare oltre l’esperienza, delle cose viste nelle strade, nelle case, nei boschi, trasformandola in conoscenza. Ma andare oltre non significa negare, ignorare cancellare. Significa fare tesoro di ciò che si vede, di ciò che si sa» (RO 97).