Matteo Fantasia, umanista e politico

Matteo Fantasia, umanista e politico

di Carlo De Nitti

Il primo marzo 2001, a Cefalonia, in occasione della commemorazione dei caduti della Divisione “Acqui”, il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, rievocava i sentimenti che pervasero tutti i militari italiani, tra i quali egli stesso,  dopo la firma dell’armistizio con gli angloamericani e l’immediata reazione del Reich.

L’angolo della paura

L’angolo della paura

di Vincenzo Andraous

La ragazzina torna a casa a passi veloci dal centro città sfavillante alla periferia meno illuminata, meno controllata, meno interessata a tutelare lo scambio delle merci e delle persone.

Dal marciapiede alla strada da attraversare, dal vicolo stretto allo sterrato per arrivare alla propria abitazione, tutt’intorno negozi chiusi, porte sbarrate, luci inchiodate allo spegnimento,  solo un ristorante aperto lasciato alle spalle.

Pochi metri ancora, il cassonetto è sempre lì al suo posto, bisogna passargli dietro, improvvisamente una sagoma più nera della tenebra, stagliarsi minacciosa, sbarrare il passo, obbligare all’arresto, con la paura a mordere le viscere, afferrarti il cuore.

La giravolta, la fuga a perdifiato, cercando disperatamente un appiglio, una mano amica a trascinarti via dal baratro, è buio, la carreggiata deserta, ma inaspettatamente il miracolo in quel ristoratore ancora aperto, spalancata la porta, catapultarsi dentro, implorare la pietà di un conforto.

Dietro l’angolo non c’è più nessuno, la ragazza viene accompagnata a casa, tutto ritorna tranquillo, tranne il rischio di una violenza che poteva fare davvero male a una donna, indifesa, innocente.

A fare da sentinella resta qualche parola spesa qua e là, un po’ di apprensione sfogata con gli avventori, i vicini di casa, un paio di righe su un giornale, qualche sottolineatura di circostanza, niente di più e niente di meno  per raccontare uno spavento di periferia.

Per una sorta di esorcismo al contrario, voltiamo pagina immediatamente, è materia da contenere sottopelle, non farne un dramma, è un episodio che non ha avuto conclusioni drammatiche, occorre passare avanti, pensare ad altro, il sangue scorrerà domani.

Ma domani sarà senz’altro un momento a cui dedicare più importanza e attenzione, non ci potrà essere dispendio di banalità scontate del pensare, del dire, del fare, perché una giovane donna: tua figlia, mia sorella, nostra madre, poteva essere depredata di ogni bellezza, per una vita intera umiliata e ferita nella propria dignità.

Qualcuno accenna a dire che è accaduto in una zona malandata, popolata da molte persone per bene, ma circondata da tribù di reietti, di ultimi rimasti al palo tra bottiglie vuote a azioni compulsive, altri ripetono che si tratta di una parte della città abbandonata all’incuria.

Forse occorre osare disturbare ogni giorno all’orecchio più ottuso e concluso.

“Qualcuno dice, nessuno dice”, questa è la politica che non educa alla  prevenzione, non aiuta a fare spesa pubblica necessaria per una luce in più, una lampadina di riserva, uno sguardo sensibile mai in doveroso eccesso.

E’ quartiere abbruttito dal disagio, attraversato dal fantasma di una violenza condensata, contratta e proiettata sulle persone corrose dalla povertà, dalla malattia, dalle solitudini armate.

Di fronte a accadimenti così indegnamente miserabili, c’è da chiedersi se si tratta di spinte agite dalla violenza patologica, oppure  non sia anche una sorta di violenza sopita, adagiata tra le macerie di una architettura della sopravvivenza, in un ambiente che appare senza più uscita, e allora non può che degenerare.

La speranza è che quanto successo ieri non si ripeta, e che qualcuno domani non abbia a ricordare che eravamo stati avvertiti.

Cultura valutativa

Cultura valutativa

di Rosalia Garzitto

Nell’ambiente scolastico la valutazione è praticata da diversi anni ma rimane carente la cultura della valutazione: la valutazione è considerata un adempimento imposto, una pratica burocratica, un inciampo,   non uno strumento che facilita la comprensione delle dinamiche in atto.

Diventa quindi prioritario dissipare molti pregiudizi intorno alla valutazione, riconoscere che esiste una cultura della valutazione e considerare preziosa una tale esperienza per i benefici personali e professionali che si possono trarre. Sperimentando un processo partecipativo di valutazione si apprendono gli aspetti della cultura della valutazione e si impara a pensare ed ad agire “in modo valutativo”.
La valutazione diventa una vera e propria attività di formazione, la scuola diventa luogo in cui costruire opportunità formative, “un organizzazione che apprende”: apprende dalla propria esperienza, a partire dalla riflessione sul proprio comportamento; utilizza le conoscenze incorporandole nelle proprie pratiche quotidiane; modifica la propria strategia e le proprie linee di azione in funzione dell’apprendimento avvenuto. Un’organizzazione apprende quando i cambiamenti che giovano alla sua efficacia ed efficienza si producono e restano a disposizione dell’organizzazione stessa, anche quando le persone che compongono quell’organizzazione cambiano e vengono sostituite da altre.

Ma per favorire la creazione e il mantenimento di una cultura condivisa della valutazione è necessario  coinvolgere gli insegnanti lungo tutto l’arco del processo di valutazione: stabilire e mantenere la credibilità del valutatore, interagire per discutere in merito ai collegamenti fra valori ed obiettivi e alle relazioni che esistono tra la definizione dei valori e l’identificazione dei risultati,  per chiarire il significato e l’importanza dei risultati della valutazione, per un confronto sulle decisioni da prendere, per l’attuazione delle alternative proposte, per integrare la valutazione nei processi dell’insegnamento-apprendimento.

La responsabilità, affinché la valutazione venga considerata cultura per l’apprendimento e il miglioramento organizzativo, è,  in misura diversa,  spartita fra dirigenza e insegnanti.

Spetta al dirigente scolastico, come richiamato dalla C.M. del 18 ottobre 2011, (Servizio nazionale di valutazione – Rilevazione degli apprendimenti per l’a,s, 2011/12. Trasmissione direttiva ministeriale e indicazioni operative) e dalla D.M. n. 88 del 3.10.11, la messa in  opera di puntuali e capillari interventi di informazione e formazione finalizzati a diffondere, all’interno della scuola e a favore delle famiglie, una corretta conoscenza delle finalità della rilevazione e del suo svolgimento, in particolare per quanto riguarda: l’oggetto e le modalità della rilevazione, ampiamente evidenziata dalla direttiva; la coerenza con gli obiettivi di apprendimento definiti a livello nazionale; la qualità delle prove, adeguatamente pre-testate e validate con procedure statistico-psicometriche; la necessità, per ottenere dati affidabili, di una corretta somministrazione; l’utilità che riveste per la singola istituzione scolastica il rapporto dei risultati, che permette di apprezzare il valore aggiunto realizzato dalla scuola e di promuovere in modo mitrato le azioni di miglioramento della didattica.

Interventi di informazione e formazione costruiti in tempi e spazi dove lavorare serenamente, con un impegno conoscitivo congruente con la complessità dei cambiamenti in atto nelle nostre scuole e nella società, rivedendo rappresentazioni interiorizzate e convinzioni legate a determinati tempi, a determinati luoghi e diventate verità indiscutibili  e irrinunciabili.

Gli insegnanti devono affrontare qualche responsabilità verso se stessi e verso i propri allievi, soggettivamente mettersi in gioco, interrompere una logica assunta quasi automaticamente, aprirsi a nuove comprensioni che favoriscano prospettive operative nuove, in discontinuità rispetto alle modalità abituali. Non rassegnarsi in una sorte di fatalismo; noi stessi siamo parte delle condizioni di lavoro che  viviamo e accettare di  farsi coinvolgere nel processo della valutazione prelude ad una opportunità  per  imparare nuove cose riguardo ai punti di forza e di debolezza e a possibili direzioni da imprimere nell’agire quotidiano. Il teaching to the test, che può essere una sfortunata conseguenza della valutazione quando gli insegnanti ignorano alcuni aspetti del curricolo per concentrarsi sugli elementi che figurano come indicatori del successo della valutazione,  può anche diventare un mezzo per favorire  un cambiamento  nella metodologia dell’insegnamento-apprendimento.

Mi piace condividere un aneddoto personale che molto mi ha fatto riflettere sulle responsabilità soggettive dell’agire personale. Torino, maggio 2011, convegno internazionale “La sfida della valutazione” indetto dalla Fondazione per la scuola, Compagnia di San Paolo; uno dei relatori, Andreas Schleicher, responsabile divisione indicatori e analisi, direzione per l’istruzione OCSE, tematica dell’intervento: “la valutazione su larga scala degli apprendimenti”. Il relatore presentando i risultati ottenuti da alcuni paesi che hanno partecipato  all’indagine Ocse-Pisa, invita a considerare le modalità di operare delle scuole che riescono ad ottenere  buoni risultati, competenze molto avanzate negli studenti indipendentemente dall’origine sociale, in quanto l’analisi di Pisa si limita a far conoscere i dati, gli elementi predittivi, e non a dare indicazioni operative. Presenta situazioni dove gli insegnanti più bravi insegnano nei contesti più difficili, individua i  fattori di successo nella qualità dell’insegnamento, nella disciplina nelle classi e nella collaborazione con i genitori. Presenta anche  un video sulle scuole in Finlandia, un contesto d’insegnamento molto lontano dalle nostre realtà lavorative. Mi era parso così illuminato nelle sue considerazioni che non ho resistito dalla voglia di chiedergli come noi in Italia, con le nostre risorse, i nostri contesti sociali e politici potevamo operare per garantire migliori performance. Questa in sintesi la risposta: quando gli ingegneri entrarono nelle fabbriche giapponesi a lavorare a fianco degli operai, nacque il toyotismo, un insieme di  idee produttive fondate sull’innovazione organizzativa, sulla qualità totale che portarono alla crescita della produttività. Voi insegnanti, tutti laureati, non siete in grado di decifrare le diverse difficoltà, di  individuare modalità innovative per affrontarle?

Certo che siamo in grado, se, come i colleghi finlandesi, possiamo incontrarci all’interno della scuola in piccoli gruppi, in una prospettiva di lifelong learning, che passa anche attraverso la cultura valutativa.

gennaio 2012

Per una valutazione delle scuole e di chi vi lavora

Per una valutazione delle scuole e di chi vi lavora
Rielaborazione di omonima pubblicazione dell’Autore uscita nel n. 30, annata 2011 di Encyclopaideia (Bononia University Press, Bologna) intorno a una possibile valutazione “di sistema” scientificamente attendibile e condivisibile dalle scuole

di Gabriele Boselli
consigliere CNPI

I paragrafi 13 e 14 della famosa “lettera dell’Europa” al governo italiano (scritta –pare- su bozza del destinatario di allora)  pongono in ulteriore evidenza il problema della valutazione. Sulla stampa scientifica e professionale e sui siti il tema è assai dibattuto  ma forse poco approfondito a livello epistemologico.
Nel contempo, sempre più spesso vengono diffuse dai media sintesi assai negative sul valore della scuola italiana, derivate da ricerche che tengono conto solo degli aspetti più facilmente valutabili del rendimento scolastico, quelli esecutivi, automatici o in cui comunque la capacità di pensiero critico e creativo,  in un’ottica di visione seriale e pseudo-oggettiva dei processi educativi, non ha spazio. Una lettura attenta dei testi originari di simili importanti (che hanno una grossa portata nell’orientamento dell’ opinione pubblica) ricerche di sistema mostra poi una rappresentazione dei fenomeni più complessa ma pochi leggono le ricerche in originale e il danno d’immagine è comunque compiuto.

1. Sostenere la richiesta di valutazione, ma opporre alla prassi mediatica e al “pensiero amministrante”  ufficiale il rigore epistemologico

L’essenziale –è nota la frase di A. De Saint Exupery- “è invisibile agli occhi”. Ma il sistema vive esclusivamente nel visibile e nel tassonomizzabile e ne richiede imperiosamente un qualche simulacro. E’ dunque vero –la retorica politica lo impone- che qualcosa in materia di valutazione occorre fare: ma è necessario che sia fatto disinteressatamente, onestamente, scientificamente Soprattutto scientificamente, tenendo conto della complessità del tema e dell’ipercomplessità dell’epoca, non rinchiudendosi nei confini rituali di quello che Heidegger avrebbe forse additato come pensiero calcolante o amministrante (1)..
La ricerca pedagogica italiana prevalente in materia mi appare bloccata da una quarantina di anni sui lavori di M. Gattullo e B.Vertecchi; il primo, purtroppo, è morto da quindici anni e forse –data la sua matrice bertiniana- avrebbe cambiato idea; il secondo è vivo ma non ha proceduto oltre e i suoi allievi dominano il campo docimologico con i loro dogmatismi. Sarebbe ora di ripartire: l’istanza di scientificità (vedi anche di quegli anni i lavori di De Bartolomeis e della Becchi) potrebbe trovare ora risposte in modelli epistemologici diversi da un galileismo fuori tempo e fuori campo.
La ricerca mondiale sulle scienze dell’educazione ha recepito la lezione husserliana della “Crisi delle scienze europee”. Studi importanti sono ad esempio condotti nell’ambito del Wordl Phenomenolgy Institute di Vancouver diretto da A.T.Tymieniecka; in Italia dal gruppo di Encyclopaideia di Bologna (M.Tarozzi e M.Artoni), dal Centro di fenomenologia e scienze della vita di Macerata  (F.Totaro e D.Verducci), dal Centro italiano di ricerche fenomenologiche di Roma (A.Ales Bello).

(1)    Lo scenario di sociologia della cultura in cui il problema va considerato può essere quello disegnato da Saskia Sassen in un testo del 2006 che una volta sarebbe stato chiamato “fondamentale”: Territorio, autorità, diritti, ora presso Bruno Mondadori, 2008.
La globalizzazione dell’economia indebolisce le tradizioni culturali ed esige in ogni luogo del mondo una uniformità, informaticamente amministrabile, di processi valutativi che costituiscano il vero “programma ineludibile” delle strutture scolastiche. Vengono indebolite e denazionalizzate le teleologie su base filosofica e le prassi valutative intese come tradizioni di atti ermeneutici si perdono nell’embricazione asimmetrica con modelli resi forti (per il potere che li impone) di teaching for testing.

Questo comporta per noi fenomenologi il dover assumere una posizione teoretica di contrasto alla macchina dei test “oggettivi”. Stimolati anche dal vedere che stanno arrivando nelle professioni e nella scuola gli studenti a suo tempo selezionati per l’accesso alle facoltà con questa pratica: bravi quando si tratta di compilare stampati o di esercitare pensiero conforme e replicante ma di rado brillanti in tutte quelle attività in cui occorre capacità critica, attenzione a tutto campo, fantasia, inventiva. Operatori selezionati con metodologie oggettivistiche opereranno allo stesso modo perfezionando il ciclo. E dirigenti scolastici e ispettori “convergenti”, selezionati prevalentemente su test, restringeranno l’orizzonte di senso della scuola allineandolo e conformandolo all’attualità del sistema globalizzato. Posizione vincente nella cronaca ma perdente nella storia poichè l’Europa e l’Italia in particolare possono invece puntare solo sull’innovazione e la creatività per avere un buon futuro.
Le ricerche accennate, come tutte quelle di derivazione IEA, sono comunque da prendere in considerazione in quanto indicative dei loro presumibili effetti nel condizionamento dell’opinione; occorre d’altra parte  esservi attenti in quanto sono spesso ricche anche di dati utili a valutare quella parte delle attività scolastiche in cui viene posto in atto il pensiero convergente e immediatamente operativo.

Dal nostro punto di vista una valutazione “oggettiva” delle scuole e di chi vi lavora che pretendesse di avere valore complessivo appare implausibile (Bertolini, “Una valutazione possibile”, La Nuova Italia, 1999). Se la valutazione del personale scolastico e delle scuole non ha adeguata struttura epistemologica, se la committenza non è interessata alla verità ma alla produzione di materiale per argomentazioni persuasive, la valutazione diviene uno strumento di pura gestione del potere: se sei una scuola, ti valuto  per l’efficacia della rappresentazione che –a suon di test e di slides- sai rendere credibile nel pubblico; se sei un insegnante o un dirigente  ti valuto non per quel che sai e sai fare ma per il lustro che deriva dalla tua presenza e per l’obbedienza che mi presti. Se persegui valori diversi da quelli che mi sono utili non considero i dati che li riguardano.
Continuando il lavoro di “Una valutazione possibile” (cit.), credo occorra proseguire con rinnovata lena nella costruzione secondo il metodo fenomenologico di una teoria della valutazione generativa di pratiche rigorose di ricerca.
Il tentativo ha anche rilevanza politica: se non vi è un modello di valutazione scientificamente fondato (oltre che generalmente rispettato, se non condiviso, dalla comunità degli studiosi e dei docenti) valutare diviene altrimenti un’arma contro la libertà d’insegnamento e la libertà di pensiero e di espressione.  Una retorica di sostegno, dunque e le valutazioni saranno non atti scientifici ma pratiche di affermazione del Potere.
Il tentativo può essere allora quello di elaborare scenari ed elementi progettuali per una teoria della valutazione che consenta di produrre non fatti politici (ricerche da cui trarre plausibilmente documenti da portare sui media a suffragio di interessi) ma atti veritativi. Cercheremo di indicare esplicitamente i principi del metodo d’indagine e i processi configurativi, induttivi e deduttivi di costruzione teoretica e attuazione pratica. Per mettere il tutto a disposizione di chi proverà a valutare insegnanti, dirigenti e scuole o di chi sentirà il bisogno di strumenti per difendersi da valutazioni fondate su modelli di scientificità e pratiche percepiti da chi lavora nelle scuole come alieni o aventi scopi meramente propagandistici (2).

(2) Anche il discorso che si va sempre più affermando sui grandi media in ordine alla “premiazione del merito” è in questo senso assai scivoloso: funzionale al potere in quanto incrina quel poco che resta dello spirito di corpo, consegnando isolati i singoli docenti nelle mani del valutatore. La prassi “meritocratica” impedirà a docenti e dirigenti  –messi in concorrenza/conflitto tra loro- di portare attenzione alle condizioni generali in cui la scuola è stata costretta.  Li disincentiverà da quell’impegno sui grandi temi filosofici e politici che potrebbe contrastare lo spaccio dell’ ideologia prevalente.

2. Il potenziale “pericoloso” della ricerca fenomenologica

La valutazione delle scuole e di chi vi lavora su matrice sistemica e globalizzata uniforma a una razionalità “post-imperiale” la preziosa pluralità delle culture tradizionali e potrebbe indebolire gravemente le capacità di pensiero critico. La fenomenologia invece nasce -con Cartesio prima ancora di Kant e Husserl (Husserl, Meditazioni cartesiane)- come dottrina di critica delle manifestazioni, del modo in cui la realtà viene proposta come evidente verità consegnandola di fatto come oggetto in mano ai suoi celebranti (i chierici) per imporla ai destinatari (i laici). Avversa allo scetticismo (il disperare sulla possibilità di perseguire il vero) inizia tuttavia (ma non si ferma) con il dubbio radicale, con il sospetto. Come ogni teoria critica, la fenomenologia si libera il più possibile dalle preesistenti pratiche configurative di masse di dati; non per respingere questi ultimi o rinunciare a cercarne altri ma per scomporli, decostruirne le strutture, ricomporli alla luce di principi diversi e intersoggettivamente accreditati di analisi e di riconfigurazione. Non mira a verità presentabili come ipostatiche, incontrovertibili (quelle introdotte da proposizioni come “questo è il dato”,” è chiaro che”, “bisogna riconoscere….” o “bisogna prender atto che”, “è oggettivo che” etc.), ma a manifestare nel caso nostro rappresentazioni della realtà delle scuole nell’intimo quanto dichiarato  convincimento che questa non è accessibile in sè e per sè  ma si possono costruire plausibili narrazioni di valore del suo manifestarsi alla comunità dei ricercatori, degli insegnanti, degli studenti, dei genitori, del pubblico. Che detiene un “diritto al confronto con la realtà” quotidianamente negato dal sistema informativo globale.
Si protrà allora indagare sui limiti dell’oggettività, sul come fare emergere il valore delle produzioni dei soggetti e delle relazioni intersoggettuali, sulle possibilità di un valutare ordinato su costellazioni assiologiche e non su valute (standards riconosciuti di allineamento).

3- Princìpi di un possibile risorgimento assiologico

3.1  Singolarità del volgersi e sviluppi nell’intersoggettualità

Valutare la scuola e chi vi lavora (si faccia parte o no del campo valutato) significa, prima che altro, volgersi (volgere sé ..) a ciò che appare, altro dall’io/noi ma da noi stessi rappresentato. E’ atto costitutivamente espressivo del soggetto valutante, pur se in-teso ad altro. Niente di ciò che (senza trucchi) appare è mera parvenza; niente di ciò che appare è pura verità. Sempre si attua come rappresentazione di un soggetto (individuale, societario o istituzionale) costituito intorno a un oggetto, o meglio a un argomento. Meglio scrivere “argomento” perchè solo questo, in quanto ha luogo nel discorso, può essere investigato; non l’oggetto in sé e per sé che è e rimarrà sempre altro, anche quando l’altro siamo noi stessi.

3.2  Inobiettivabilità delle risultanze

Qualità e quantità del lavoro si possono rappresentare attraverso un processo dialogante e dialettico, ma inobiettivabile senza tradimento dell’oggetto e dello stesso soggetto, di proiezione all’esterno, di confronto tra vari punti di vista. Inobiettivabile nel senso che l’oggetto in sé muta di continuo, oppone alla stabilità degli strumenti ricognitivi la fluidità del suo offrirsi in forme sempre nuove; non è coglibile per ciò che è ma per il suo essere-nel-campo, in un contesto in cui il gioco dei valori è innestato nell’insieme vivente degli attori e dei valutatori. L’oggetto è essenzialmente una produzione della soggettualità degli attori, oltre che, come abbiamo scritto, in qualche misura un “precipitato” dei loro interessi.

3.3  Serialità dei processi, prevedibilità  dei risultati

In ogni campo, i risultati di una ricerca sono spesso (a volte in gran parte) il prodotto dei presupposti metodologici e dei modelli quanti/qualitativi espliciti e impliciti. Le impostazioni della ricerca determinano gli esiti. Quel che in una piccola ricerca è una frequente eventualità, in una ricerca che richieda grossi finanziamenti e apparati stabili (es. PISA, INVALSI) occorre che i risultati siano, se non utili, almeno compatibili con il sistema. E gli interessi deontologicamente mal controllati uccidono la verità del valore (autenticità e autorevolezza dell’attribuzione del valore), se mai questa esista.

3.4 Nella scuola ci sono solo soggetti, ma possono essere reificati

Si tratta dunque, a mio avviso, di costruire una valutazione non appiattita sugli stereotipi di ricognizione/interpretazione degli eventi che possono conseguire alla seriabilità delle procedure di ricerca, delle pratiche di elaborazione, di pubblicizzazione (3). Nel caso nostro si tratta di porsi in opera con il particolare profilo che questa ricerca può assumere essendo fenomenologia in atto, atto (non fatto, ovvero evento determinato da strutture precostituite) di una scienza speciale e non specialistica, per storia, campo, concetto di metodo.
Nella scuola questo significa anche far assumere ai valutati un ruolo attivo nel disegno dei  processi e nei metodi di valutazione. Secondo un valutazione fenomenologicamente impostata, entro l’area delle scienze dell’uomo, non ci sono oggetti, solo soggetti. E l’intersoggettività esclude approcci oggettivistici come di soggettivismo chiuso, concilia i termini dell’atto valutativo.

3.5  Atti di fenomenologia del vivente

Se le grandi e costose ricerche di sistema sono investimenti finalizzati della committenza publica e privata (sappiamo che ormai la differenza è minima, data l’ampia privatizzazione sostanziale del pubblico v. Sassen 2006/8) anche le ricerche libere non possono pretendere di essere meri rispecchiamenti di valori intrinseci all’oggetto. Per quanto seriamente si lavori, valutare è errare, sia nel senso di percorrere sentieri che spesso non portano da nessuna parte, sia nel senso di sbagliare: nemmeno una libera comunità di ricercatori senza padrone o committente (un padrone a tempo determinato) può pensare di giungere al vero, di valutare non quel che le appare, ma ciò che è.  Sta comunque entro un orizzonte di valori, una rete di aspettative che fan sì che niente sia meno evidente dell’evidenza e che l’evidenza sia solo quella visibile dalla propria finestra.
Anche la ricerca più onesta –se ha dignità e diritto di essere orgogliosa- deve conservare umiltà: non considererà mai i suoi risultati universali e necessari, tantomeno “oggettivi”. Potrà mirare a risultanze dichiaratamente relative e plausibili, almeno in potenza intersoggettualmente accettabili. L’interpretazione fenomenologica del mondo degli eventi non è -scriveva Piero Bertolini- oggettivistica né ingenuanente soggettivistica, ma ‘relazionistica’, relativizzante senza essere relativistica (nel senso che non rinuncia ad mettere in opera scale di valore. Comprendere è anche sapere di essere com-presi.

4. Sui rituali di raccolta dati

Consapevole della mondanità del suo accadere, il valutare fenomenologicamente orientato rispetta (con agilità) la deontologia ufficiale e le regole del gioco della comunità scientifica anche se stabilite secondo altri approcci teorici e sostenute da interessi differenti e diversi. Ma ove eticamente necessario e legalmente corretto le elude. Una di queste regole “mondane” prescrive ad esempio che si lavori a raccogliere grandi masse di dati, impressionanti volumi di informazioni “neutre”. Questo va fatto ma criticamente, tenendo conto di curvature che mi paiono ovvie, seppur disconosciute dalla teoria prevalente:
a) individuare i dati da ricercare e selezionare quelli da prendere in considerazione significa aver scritto buona parte delle conclusioni;
b) l’aumento della massa di dati accresce simmetricamente la loro utilizzabilità per le conclusioni più disparate; nelle grandi ricerche di sistema i dati vengono solitamente raccolti sino a che raggiungono una vettrice di risposta accettabile per la committenza;
e) maggiori sono i mezzi e il “peso” della raccolta, più la ricerca apparirà “scientifica” e  convincente;
c) uguali regole di trattamento di solito confermano i risultati già acquisiti (per questo a volte le conclusioni che ne risultano sono analoghe e le generalizzazioni ripetibili); regole diverse anche su una stessa base di dati producono risultati diversi.

5. Innovare le regole è rinnovare la valutazione e i suoi esiti

Per ciò nella prospettiva fenomenologica delineata si pensa e da subito si opera anche secondo regole innovative. La valutazione degli insegnanti e delle scuole potrà essere atto di una scienza
-non mortificante, non amministrativa del dato secondo regole globali consolidate e standardizzate in cui l’omaggiato oggetto di fatto scompare; sarà una ricerca pensante il vivente, l’esistente concreto;
-avrà come meta la valutazione dell’esperienza (di ciò per cui si è passati attraverso, non la massa di conferma dei giudizi/pregiudizi );
-non tenderà ad affermare che quel che si vede è ed è assolutamente reale e tutto finisce nel constatare;
– sarà una valutazione narrativa, consapevole delle propria storicità, concreta;
-si sforzerà di essere pratica, “utile” non solo alla committenza ma anche agli attori del servizio scolastico, in particolare agli alunni;
– non avrà come suo scopo principale lo stilar classifiche, l’archiviare e il giudizioso amministrare eventi, ma conoscere una regione del mondo della vita sociale e aiutare chi vi si avventura.
Peraltro la scienza in opera non dovrebbe essere più insieme di atti di appropriazione o di induzione di dipendenze dal proprio potere; non dovrebbe cercar di porre ciò che si vede come ciò che sta sopra la mutevole intelligenza umana del fluire dei fenomeni e delle loro rappresentazioni codificate. Niente sta; niente è più sopra, tutto è dentro il flusso e noi pure.

L’approccio fenomenologico non sarà mera applicazione dei codici di ricerca ordinari ma -ribadisco- fenomenologia in atto, addensamento di esperienza pura che si costituisce in scienza attraverso l’epochizzazione, la sospensione del giudizio, la riduzione e altre pratiche metodologiche singolari.
Epochizzazione-_Mettere tra parentesi (non: ignorare, rimuovere, cancellare) ogni pre-giudizio sull’ oggetto osservato e sul contesto di ricerca, ogni sistema compiuto e, fin dove possibile date le circostanze operative, ogni convenzione. Dirigerci con il più leggero dei fardelli, alleggerito di ogni struttura precostituita, verso la qualità (il “qual essere”) e l’attualità di ciò che è nella direzione del nostro (che sia proprio nostro) guardare.
Riduzione fenomenologica- Alla messa in parentesi dovrebbe conseguire la possibilità di un’esperienza pura, di puri atti di conoscenza. Attingere al mondo della vita con un minimo di rappresentazioni a un’esistenza non coperta da teorie implicite sull’esistenza e sulla pratica professionale, a valori emergenti non dalle modalità della ricerca ma, almeno in parte, da ciò verso cui siamo intenzionalmente volti.
Momenti
Cercherà di essere atto scientifico in quanto attività intellettuale (ma non intellettualistica) che  parte dall’attività pratica e vi approda, seguendo una prassi di scienza come:
immersione nell’esperienza – il racconto è autentico se il narratore non è un corpo estraneo, ha davvero con-vissuto l’esperienza di cui tratta e non si è limitato a far compilare dei questionari; è onesto se aperto a riferire tutto quel che gli risulta;
distanziamento il semplice aver vissuto non significa aver colto il valore del vissuto, distanziarsi non significa indossare il camice dell’osservatore asettico, come si trattasse di valutare dei semplici reperti biologici ma decentrarsi, connettersi con più ampi mondi vitali e istituzionali;
concettualizzazione degli approcci e nelle metodologie elaborative singolari: per permettere la comunicazione forme e metodi devono essere oltre che reinventati, riconcettualizzati ovvero teoreticamente rifondati e chiaramente esplicitati; vi devono essere forme relativamente stabili di connessione dei fenomeni osservati ad altri;
discussione allargata in ogni fase, con ritorni regolari nell’esperienza;
revisione teoretica, ripartenze frequenti verso mete non prepensate, gratuitamente individuate e perseguite.
Una valutazione fenomenologica delle scuole e dei docenti saprà offrire conforto (abbiamo bisogno di pensare a un qualche tipo di fondazione, a dei presupposti della ragion valutante, per quanto universalmente indimostrabili) e far procedere a generalizzazioni, sorprendere precarie ma illuminanti regolarità nel mondo dei fenomeni, nel complesso del loro apparire.

6. La curvatura fenomenologica

La docimologia prevalente, centrata sulle esigenze della committenza, tende a classificare, cioè a ordinare/archiviare secondo criteri che rispondono direttamente o indirettamente alle esigenze del gruppo di ricerca nel suo rapporto con la committenza. E’ strumento partigiano. Il termine intenzionale è mero oggetto, non ha gravità, non influisce sulle forme della ricerca e questa procede linearmente, indifferente a ciò di cui tratta. Linearità di riduzione delle irregolarità del mondo alla retta che intercorre fra l’interesse del committente e l’immagine a priori che gli serve, attraversando campi di valutazione avvertiti come estranei.
Invece, la protensione verso l’oggetto costitutiva del procedere fenomenologico non è allineante e troverà attuazione nella particolarità della curvatura fenomenologica (flessione/torsione dell’immagine inerente sia alla sua base “reale” che all’ampiezza e alla velocità dei suoi mutamenti/spostamenti entro il campo totale), indotta dal campo e dal termine dell’argomento.  Fare fenomenologia è anche qui condurre una indagine sulle strutture mobili produttive delle manifestazioni del reale che ci interpellano, non lasciandoci indifferenti come se osservassimo strutture geologiche.  La scienza prende sempre parte alle dinamiche mondane, deve solo avere l’onestà di non dissimularlo.
Potrà così essere configurazione trasparentemente pro-duttiva di eventi: ogni valutazione fonda la progettazione successiva). Sarà pensiero in atto che non si fabbrica e non si replica ma che si prova (individualmente) e si costruisce continuamente (si edifica insieme, come ogni scienza) nel silenzio e nel rumore dei mondi vitali, tra le cose date, le pratiche di ricerca obbligate e le vie nuove che si apriranno.
La pedagogia come scienza filosofica (nel caso nostro fenomenologica) è peraltro protesa all’impensato, all’imprevisto, allo scomodo, a quanto l’establishment economico e politico glocal, con le sue soffocanti reti di interesse- talvolta non è più in grado nemmeno di immaginare. La retorica del potere veicolata dalla ricerca docimologica ufficiale è lineare solo in riferimento a se stessa ma essenzialmente non ha rispetto di ciò che osserva; di fatto spesso copre, curva e altera.
La ricerca fenomenologica mette in crisi l’immagine propagandistica, la incrina come struttura rappresentativa dell’ esistente e con ciò apre al futuro, scopre e innova. Accetta e a sua volta induce a curvature (non torsionali), in modo autentico e trasparente. Atto puro, libero, atto di una scienza consapevolmente ed esplicitamente anche politica, può accogliere il nuovo, sostenerlo con la sua potenza euristica e trasformatrice proprio perché onestamente interessata (da inter-esse).

Commissioni e Gruppi di lavoro negli Istituti Comprensivi

Commissioni e Gruppi di lavoro negli Istituti Comprensivi

di Marisa Bracaloni

Incarichi commissioni e/o gruppi di lavoro/referenti
Per esplicitare in chiave progettuale ed operativa le linee programmatiche del Collegio dei Docenti  ogni anno vengono individuati i  gruppi di lavoro e commissioni, costituiti da docenti di tutte le scuole dell’Istituto.

Le Commissioni e i Gruppi di lavoro si riuniscono per auto-convocazione o su convocazione del Dirigente Scolastico e di ogni seduta viene redatto il verbale delle operazioni.

Sia le Commissioni che i Gruppi di lavoro vengo costituiti  sulla base della disponibilità individuale e vengono deliberati nel “Collegio unitario”, in ogni caso esse hanno un alto valore associativo , favoriscono la conoscenza di tutte le componenti dell’Istituto Comprensivo e  facilitano le relazioni e la collaborazione tra docenti.

COMMISSIONI

Le commissioni sono costituite da docenti di scuola dell’infanzia, primaria e secondaria ; ne è responsabile la “Funzione strumentale” o un docente referente e si occupano di particolari aspetti correlati al P.O.F. Ad esse viene affidato un incarico specifico da assolvere. Hanno di solito carattere permanente .

Compiti specifici:
– individuare bisogni e problemi relativi al proprio settore;
– analizzare strategie per affrontare/risolvere le problematiche emerse;
– predisporre materiale;
– presentare al Collegio proposte.

Ciascun referente/responsabile in sede collegiale, illustra all’assemblea, in fase di progettazione prima e verifica poi:
– finalità
– obiettivi
– strategie d’intervento
– risultati

Referenti e coordinatori
I docenti referenti e coordinatori svolgono i compiti di seguito elencati:
– Coordinano progettazione, realizzazione, valutazione e documentazione degli ambiti per i quali sono stati nominati
– Convocano, entro il limite di ore che vengono annualmente assegnate in sede di contrattazione di istituto, i componenti della  commissione cui sono preposti
– Verbalizzano gli incontri e registrano le presenze.

Componenti gruppi di lavoro
I docenti componenti di gruppi di lavoro svolgono i compiti di seguito elencati:
– Partecipano attivamente alla progettazione, realizzazione, valutazione e documentazione degli ambiti per i quali sono stati nominati
– Presenziano agli incontri che vengono stabiliti
– Per i docenti referenti e/o coordinatori e per quelli che fanno parte delle commissioni è previsto un riconoscimento economico dal “Fondo d’istituto”.

Commissioni relative alle attività delle funzioni strumentali
Gruppo Area 1 – Gestione POF: aggiorna annualmente il piano dell’offerta formativa e si occupa della progettazione e redazione del “Piano dell’Offerta Formativa” ed è presieduto e coordinato dalla Figura Strumentale Area n. 1;
Gruppo Area 2 – Autovalutazione d’Istituto, Progetto Qualità e Documentazione: si occupa dello studio e dell’attuazione del modello di autovalutazione delle attività di istituto;
Gruppo Area 3 e Area 5 – Continuità/Orientamento – Nuovo obbligo: si occupa, in generale, dei problemi attinenti la continuità tra i diversi ordini di scuola (Scuola Primaria/Scuola Secondaria di 1° grado e Scuola Secondaria di 1° grado/Scuola Secondaria di 2° grado);
Gruppo Area 4 – Attività Multimediale e sussidi didattici: si occupa dell’impiego delle nuove tecnologie multimediali nella didattica e dei sussidi didattici;
Gruppo Area 6 – Coordinamento e gestione degli aspetti educativi e didattici relativi al sostegno e al disagio scolastico: si occupa del coordinamento delle attività di integrazione degli allievi diversamente abili e di prevenzione del disagio scolastico e corsi di recupero.

COMMISSIONI

“Commissione istruttoria funzioni strumentali”: esamina le candidature per F.S.; ha funzione deliberante in presenza  di singole candidature, ha funzione proponente in caso di più candidature per la stessa funzione strumentale.

“Continuità con la scuola dell’infanzia”: ha il compito di approfondire le tematiche relative agli interventi educativi e formativi, alle competenze necessarie per un positivo inserimento nella scuola primaria, al passaggio di informazioni sugli alunni, all’elaborazione di unità didattiche comuni.

“Continuità primaria/secondaria” : ha il compito di elaborare progetti comuni, di monitorare l’iter scolastico degli alunni, di favorire il passaggio di informazioni, anche con la secondaria di 2° grado.

“Orientamento”:  programma e coordina tutte le iniziative di orientamento necessarie per portare l’alunno ad una maggiore conoscenza delle proprie potenzialità, attitudini e interessi.

“Autovalutazione di Istituto e percorsi di miglioramento”: propone  attività volte al miglioramento dell’organizzazione e dei servizi, predispone “Documenti di Autovalutazione” e di “Progetti di Miglioramento”, partecipando anche a Premi e selezioni italiane ed europee.

“Valutazione” Compiti: Prendere visione degli strumenti in uso nell’Istituto in relazione alla valutazione degli alunni e procedere alla loro modifica e/o integrazione (legenda giudizi, legenda voti, modelli per la registrazione degli esiti degli apprendimenti in ingresso, in itinere, a conclusione dell’anno scolastico). Pianificare la raccolta e la documentazione storica degli esiti della valutazione per effettuare, a distanza, confronti ed analisi in merito ai processi.

“Continuità” Compiti: Pianificare momenti di incontro, programmazione, collaborazione e scambio fra i tre ordini di scuola, al fine di realizzare interventi unitari e coerenti che abbiano lo scopo di favorire, nello studente, un percorso di apprendimento completo, armonioso e sereno .Predispone  il curricolo verticale anche attraverso il confronto sui metodi e stili di insegnamento e apprendimento dei tre segmenti formativi.

“Handicap” Compiti: Presiede  alla programmazione generale dell’integrazione scolastica nella scuola e collaborare alle iniziative educative e di integrazione previste dal Piano educativo individualizzato (legge 104/1992, art. 15, comma 2) dei singoli alunni.

“ Attività Multimediale e sussidi didattici”: si occupa dell’impiego delle nuove tecnologie multimediali nella didattica e dei sussidi didattici

“Coordinamento e gestione degli aspetti educativi e didattici relativi al sostegno e al disagio scolastico”: si occupa del coordinamento delle attività di integrazione degli allievi diversamente abili e di prevenzione del disagio scolastico e corsi di recupero.

“Intercultura: inserimento alunni stranieri, mediatori culturali”: progetta percorsi necessari per migliorare l’integrazione degli alunni stranieri da inserire o già inseriti nei diversi plessi, promuove progetti  a  carattere interculturale, predispone l’applicazione del l protocollo di accoglienza.

“Aggiornamento”: si occupa  di svolgere un’indagine ed un’ analisi dei bisogni formative dei docenti :progetta e realizza progetti formativi . Svolge il monitoraggio  per  la valutazione di percorsi formativi; fa la rendicontazione.

“Orario”: organizza  l’orario annuale delle attività curriculari. Organizza le sostituzioni in caso di assenza del personale docente.

“Commissione elettorale”: coordina le attività di organizzazione  per le elezioni dei rappresentanti  degli organi collegiali.

“Commissione alla sicurezza”: sovrintende  e vigila sull’osservanza delle disposizioni in materia di salute  e sicurezza. Collabora con gli esperti alla valutazione dei rischi. Segnala al dirigente scolastico la presenza dei fattori di rischio e, nell’attesa di interventi, adotta tutte le misure cautelative temporanee necessarie per limitare il più possibile la situazione di rischio.

“Commissione  per il turismo: visite guidate e viaggi di istruzione”: redige e revisiona il regolamento per i viaggi di istruzione  e le visite guidate : organizza itinerari  e prende contatti  con le strutture di accoglienza : organizza il piano delle visite annuali.

“Tecnlogica”: coordina i laboratori tecnologici facendo anche l’inventario degli strumenti.

“Gestione sito web”: organizza il materiale da pubblicare sul sito, gestisce il sito web, si occupa dell’acquisto ,gestione e manutenzione  delle apparecchiature informatiche e multimediali.

“Regolamento di istituto”: redige e revisiona il regolamento di istituto, il patto di corresponsabilità e stabilisce le sanzioni.

GRUPPI DI LAVORO

Anche i  Gruppi di lavoro sono costituiti dai docenti dei tre ordini di scuola o da docenti di un solo ordine,hanno il compito di elaborare  ricerche su tematiche di studio e collaborare alla realizzazione di progetti trovando soluzioni adeguate.

“Accoglienza”:  propone attività di raccordo e  la costruzione di unità didattiche.

“Educare al piacere della lettura”: ha il compito di predisporre percorsi di educazione alla lettura e di coordinare la diffusione della lettura stessa nei plessi.

“Educare al piacere della Musica”: ha il compito di promuovere l’attuazione del Curricolo di Istituto attraverso l’aggiornamento e il confronto tra i vari docenti di musica e di stimolare la partecipazione attiva degli alunni all’esperienza della musica come espressione e comunicazione condivisa fra i vari plessi.

“Metodo di studio”: partendo dal curricolo già sviluppato in precedenza, ha il compito di elaborare percorsi didattici riferiti a più discipline rispettivamente per la primaria  e per la secondaria .

“Integrazione degli alunni disabili”: il gruppo, costituito da tutti i docenti di sostegno dell’Istituto e coordinato dal servizio psicopedagogico, ha il compito di confrontarsi sulle modalità e sulle strategie efficaci di integrazione, sui percorsi differenziati, sulla documentazione necessaria rispetto al percorso di apprendimento.

GLH o  GLIC: a norma della L. 104/92 e del D.P.R. 24-02-94, si occupa specificamente degli alunni disabili; è costituito pertanto da tutti i  docenti di sostegno e  dagli insegnanti coordinatori delle classi con alunni diversamente abili. Redige il profilo dinamico funzionale  e il piano educativo individualizzato.
Programma gli interventi in relazione  ai bisogni rilevati  anche con riferimento agli esami finali di valutazione, nel rispetto delle norme vigenti.
Assicura la verifica del piano e l’efficacia del progetto individualizzato.
Predispone la scheda di verifica finale riguardo gli interventi attuati durante l’anno scolastico.

“Educazione ambientale”: elabora  percorsi di educazione scientifica in senso lato, sotto forma di curricolo integrato, in collegamento con le esperienze in atto nella scuola.

GRUPPI DISCIPLINARI: Unità di lavoro collegiale che offrono ai Consigli di classe-interclasse le competenze tecniche didattico-educative attraverso la progettazione del curricolo esplicito e delle unità di apprendimento. Sono costituiti da insegnanti delle medesime discipline, con lo scopo di delineare il pacchetto formativo caratterizzante di una disciplina in maniera omogenea per le classi parallele (curricolo esplicito); ogni Gruppo ha, su indicazione del Dirigente, un docente referente della disciplina, che coordina i lavori e ne riferisce al Capo di Istituto.
Attività dei gruppi
–    programmare, per quanto possibile, l’azione didattica e disciplinare per corsi e classi parallele;
–    definire le scansioni temporali dei moduli e delle unità didattiche, gli obiettivi minimi da raggiungere per ciascun livello, gli strumenti da adoperare per la verifica e la valutazione;
–    predisporre  test di ingresso che ciascun docente potrà  adattare alle proprie specifiche realtà .

Nota 5 gennaio 2012, Prot. n. 26

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione

Uff. VI

 

 

Ai Direttori Generali

degli Uffici Scolastici Regionali

LORO SEDI

 

Al Dirigente Generale

del Dipartimento Istruzione

per la Provincia di TRENTO

 

All’Intendente Scolastico

per la Scuola in lingua italiana

BOLZANO

 

All’Intendente Scolastico

per la Scuola in lingua ladina

BOLZANO

 

All’Intendente Scolastico

per la Scuola in lingua tedesca

BOLZANO

 

Al Sovrintendente agli Studi

per la Regione Autonoma della Valle d’Aosta

 

Oggetto: Protocollo d’intesa MIUR-AICS. Concorso fotografico Colori, persone e luoghi dello sport. A.S. 2011/2012.

 

Si comunica che, nell’ambito delle attività previste dal protocollo d’intesa stipulato nel 2009 tra questo Ministero e l’AICS, l’Associazione Italiana Cultura e Sport bandisce la sezione scolastica del concorso fotografico “COLORI, PERSONE E LUOGHI DELLO SPORT” riservata agli studenti del secondo ciclo d’istruzione.

L’accordo citato ha il fine di promuovere progettazioni congiunte per diffondere la cultura motoria e sportiva quale fattore strategico di partecipazione alla vita sociale, strumento di tolleranza, elemento di stimolo per l’accettazione delle differenze e veicolo d’inclusione sociale.

In sintonia con le Indicazioni della Comunità Europea che ribadiscono come lo sport costituisca uno strumento privilegiato di ogni politica educativa, “COLORI, PERSONE E LUOGHI DELLO SPORT” rappresenta un’occasione di sensibilizzazione sul valore formativo della pratica sportiva in favore degli alunni, delle loro famiglie e del personale scolastico, sottolineando l’importanza di una scuola aperta al territorio e all’organismo culturale e sociale che in esso operano.

In tale quadro di riferimento, l’iniziativa concorsuale e’ parte di un più ampio progetto comprensivo di eventi che saranno rivolti anche alle scuole autonome e ai circoli provinciali dell’AICS per rievocare, nel 50° anniversario della sua fondazione, le tappe salienti dell’impegno civile e culturale profuso dall’Associazione negli ambiti della promozione sportiva e sociale.

Tutte le indicazioni riguardanti le modalità di partecipazione, gratuita, al concorso sono riportate nel regolamento e disponibili sul sito www.coloripersoneeluoghidellosport.it.

La valutazione delle opere pervenute avverrà in due fasi, regionale e nazionale, a seguito di una procedura di votazione on line secondo le indicazioni riportate nel citato sito.

Le opere finaliste che abbiano superato la prima fase di valutazione saranno esaminate da una Commissione nazionale, istituita presso la Presidenza dell’Associazione Italiana Cultura e Sport sita in Via Barberini, 68 Roma, che proclamerà l’opera vincitrice.

L’AICS, nel rispetto dell’autonomia organizzativa e didattica delle istituzioni scolastiche, potrà offrire la necessaria collaborazione per favorire la partecipazione all’iniziativa concorsuale. Allo scopo, si avvarrà delle proprie strutture periferiche che, su richiesta, daranno supporto alle scuole aderenti all’iniziativa stessa.

In considerazione del significato culturale del concorso, si invitano le SS. LL. a voler diffondere nelle scuole del secondo ciclo d’istruzione la presente nota.

Si confida nella consueta collaborazione.

 

Firmato IL DIRIGENTE

Antonio CUTOLO

———————–

 

COLORI, PERSONE E LUOGHI DELLO SPORT

Bando di concorso

A.S. 2011-12

 

Nell’ambito delle attività previste dal protocollo d’intesa stipulato nell’aprile del 2009 con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, l’ASSOCIAZIONE ITALIANA CULTURA E SPORT (AICS) bandisce la sezione scolastica del concorso fotografico COLORI, PERSONE E LUOGHI DELLO SPORT.

Regolamento del concorso

Art.1

Finalità

L’iniziativa ha la finalità di offrire un’occasione di riflessione sul significato culturale e formativo dello sport favorendo l’apertura della Scuola agli organismi culturali e sociali che operano nel territorio.

Art.2

Destinatari

Il concorso é riservato agli studenti del secondo ciclo d’Istruzione. Sono candidati al premio finale gli alunni di una stessa classe che, in gruppo, abbiano affrontato in maniera originale e significativa il tema della cultura motoria e sportiva quale veicolo di crescita sociale e civile .

Art.3

Tematiche

Il concorso richiede lo scatto e l’invio di fotografie che ritraggano: persone impegnate in attività motorie e sportive; luoghi deputati allo sport, in qualsiasi contesto ambientale; eventi sportivi di apprezzabile rilevanza etica.

Le immagini potranno essere riferite sia a sport di squadra che individuali e riguardare atleti professionisti o amatori delle diverse discipline sportive.

Le opere dovranno essere frutto anche dell’originalità e dell’autonomia creativa dei partecipanti e non alludere a contenuti palesemente offensivi, in particolare nei confronti di aspetti religiosi, razziali e sessuali.

Art.4

Tipologia delle opere

Tutte le fotografie presentate dovranno essere inedite e non essere mai state pubblicate precedentemente.

Ai sensi della vigente normativa in materia di privacy, l’invio di immagini presuppone che il copyright ad esse relativo e l’autorizzazione al loro utilizzo da parte dei soggetti eventualmente raffigurati – siano essi volti di persone, di bambini o altri soggetti – venga acquisito dagli autori, sollevando gli enti organizzatori da ogni eventuale conseguenza, inclusa la richiesta di danni morali e materiali.

Art.5

Termini per la partecipazione

Il concorso avrà inizio dalle ore 9.00 del 16 gennaio 2012 e le fotografie potranno essere inviate fino al 3 marzo 2012.

L’organizzazione declina ogni responsabilità per i problemi tecnici, gli errori, le cancellazioni, il mancato funzionamento delle linee di comunicazione che dovessero presentarsi nella trasmissione delle fotografie.

Art.6

Modalità di partecipazione

La partecipazione al concorso è gratuita e avviene tramite il caricamento delle immagini fotografiche, in formato digitale e con dimensione massima di 4 MB, sul sito www.coloripersoneeluoghidellosport.it. La documentazione relativa all’iniziativa concorsuale è accessibile anche dalla homepage del sito nazionale www.aics.it.

Per poter concorrere, sono obbligatorie: la registrazione, la compilazione di tutti i campi del form on line e la piena accettazione del regolamento.

Ogni classe partecipante potrà inviare un numero massimo di due opere realizzate in bianco e nero o a colori.

Non sono ammessi fotomontaggi, doppie esposizioni, solarizzazioni, filtri digitali o ritocchi digitali, salvo lievi correzioni di colore, contrasto o esposizione.

Le opere pervenute verranno pubblicate direttamente sul sito riportando in chiaro i dati inseriti al momento della registrazione, comprensivi del titolo e della descrizione (facoltativa) dell’opera.

Art.7

Votazione e Selezione delle opere in concorso

Le foto caricate sul sito saranno sottoposte al giudizio della giuria composta da tutti gli utenti regolarmente registrati e votanti sul sito dedicato www.coloripersoneeluoghidellosport.it .

La votazione sarà possibile dopo aver effettuato la registrazione e autenticazione, utilizzando un solo username per esprimere un massimo di 10 (dieci) voti complessivi fino alla scadenza del concorso.

L’utente votante non potrà votare la fotografia di cui sia autore.

Alla selezione effettuata della giuria tecnica verranno ammesse esclusivamente le foto, tra tutte le votate dalla giuria popolare, che abbiano ottenuto un minimo di 100 (cento) voti. Tali opere accederanno alla sezione del concorso denominata “classificati”.

Nel caso in cui uno stesso autore raggiunga i 100 (cento) voti con 2 (due) fotografie, verrà premiata solo la fotografia che avrà ottenuto il più alto consenso della giuria tecnica. In caso di ex aequo, l’AICS Nazionale procederà alla selezione dell’opera tramite sorteggio.

Art. 8

Fase di valutazione regionale

Il concorso si svolgerà in due fasi: regionale e nazionale.

Una prima selezione, infatti, sarà effettuata dalle singole commissioni giudicatrici istituite presso le sedi regionali dell’AICS. Esse saranno formate da un rappresentante AICS, un rappresentante dell’Ufficio Scolastico Regionale e un esperto in arti visive.

In tale fase, saranno individuate tre opere vincitrici ma solo la prima classificata accederà, di diritto, alla fase nazionale di valutazione.

I premi in palio per i vincitori della fase regionale sono: per la 1° opera classificata: 1 telecamera; per la 2° opera classificata: 1 macchina fotografica; per la 3° opera classificata: 1 stampante.

Tutti i partecipanti al concorso riceveranno invito a mezzo e-mail con comunicazione della data e della sede di premiazione delle opere vincitrici.

Art. 9

Fase di valutazione nazionale

La commissione nazionale di valutazione sarà istituita presso la sede nazionale dell’Associazione sita in via Barberini, 68 – Roma. Essa sarà composta da due rappresentanti dell’AICS, due rappresentanti del MIUR, un giornalista e un esperto in arti visive che, collegialmente, individueranno l’unica opera vincitrice a livello nazionale.

I premi in palio per la classe sono: un buono di € 1.000,00 diretto all’Istituto scolastico di appartenenza; l’ospitalità per una delegazione di studenti (max 6 studenti + 1 accompagnatore) presso il villaggio GETUR di Lignano Sabbiadoro per presenziare alla cerimonia di premiazione finale.

Tutti i partecipanti al concorso riceveranno invito a mezzo e-mail con comunicazione della data e della sede di premiazione delle opere vincitrici.

Art.10

Cerimonia di Premiazione

La premiazione degli autori dell’opera vincitrice avverrà nell’ambito di una conferenza europea in occasione dell’evento SPORTINFIORE, che si svolgerà a Lignano Sabbiadoro dal 22 al 25 Aprile 2012.

Art. 11

Disposizioni finali

Il giudizio di entrambe le commissioni di valutazione è insindacabile e terrà conto dell’attinenza delle opere al tema oggetto di concorso, della creatività ed originalità di espressione degli autori, dell’impatto comunicativo e della qualità estetica del prodotto finale.

La partecipazione al concorso implica la conoscenza e l’incondizionata accettazione delle norme contenute nel presente regolamento; il mancato rispetto anche di un solo punto di esso sarà motivo di esclusione.

Gli autori e le autrici delle fotografie depositate per partecipare al concorso cedono all’AICS il diritto di diffonderle e/o pubblicarle in formato cartaceo o digitale, anche attraverso le proprie strutture periferiche.

Per quanto non esplicitamente previsto dal regolamento e per eventuali controversie, ogni competenza è demandata alla commissione nazionale giudicatrice del concorso.

Art.12

Informativa sulla privacy

In ottemperanza di quanto stabilito dal Dlgs 196/2003, la partecipazione al concorso comporta, da parte dell’Autore, l’autorizzazione al trattamento e all’utilizzazione, anche con mezzi informatici, dei dati personali e da parte dell’Ente Organizzatore sia per lo svolgimento degli adempimenti inerenti l’iniziativa che per informazioni relative ai risultati della procedura e/o per future attività.

Continuità: normativa, basi teoriche e progetti

CONTINUITA’
Normativa, basi teoriche e progetti

di Marisa Bracaloni

E’ numerosa la normativa di riferimento che prevede la continuità fra ordini di scuola. Significative le premesse ai Programmi Ministeriali della scuola elementare del 1985 e della scuola media del 1979 che indicano, come condizione per assicurare ai ragazzi il raggiungimento delle finalità dell’istruzione obbligatoria, la continuità del processo evolutivo.

L’INVALSI con i Progetti Pilota iniziali e con le prove somministrate agli esami di idoneità in seguito, ha evidenziato, già da qualche anno, il grosso problema della valutazione delle competenze per monitorare gli apprendimenti nel passaggio da un ordine di scuola e l’altro.

La Legge Delega n. 53/2003 della Riforma della scuola ha adottato inoltre il portfolio come strumento significativo del percorso scolastico e formativo del ragazzo per documentarne e certificarne le competenze. Ciò significa che è indispensabile un raccordo fra ordini di scuola affinché il percorso si sviluppi in modo armonico.

La necessità di un impegno non parziale ma concorde nel progettare il percorso dei ragazzi si evince anche dal Decreto Legislativo n.59/2004 nel “Profilo educativo, culturale e professionale dello studente (PECUP)
alla fine del primo ciclo di istruzione”.

Le più recenti “Indicazioni per il curricolo”, D.M. del 31/07/2007 e successiva direttiva ministeriale n.68 del 03/08/2007, del ministro Fioroni, fissano inoltre, nelle diverse aree disciplinari, i traguardi per lo sviluppo delle competenze da tenere costantemente all’orizzonte, articolati secondo una logica curricolare.

I diversi ordini di scuola si attivano pertanto per garantire un processo evolutivo unitario, con uno sviluppo coerente, in cui gli obiettivi sono intesi in senso longitudinale e sono visti in evoluzione. Per questo il processo deve prevedere una logica di sviluppo in cui l’obiettivo raggiunto (come, a quale livello), è premessa e base per individuare l’obiettivo da raggiungere successivamente.

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FINALITA’

La “matrice cognitiva”

David Ausubel scrive: “Se dovessi condensare in un unico principio l’intera psicologia dell’ educazione direi che il fattore più importante che influenza l’apprendimento sono le conoscenze che lo studente già possiede. (La “matrice cognitiva”: nota dello scrivente). Accertatele e comportatevi in conformità nel vostro insegnamento”.

Perciò gli insegnanti devono cercare di innestare ed ancorare il proprio lavoro su quanto è stato già fatto, anche se in modo carente, tenendo conto delle conoscenze e competenze che gli alunni hanno già acquisito, anche fuori della scuola, della loro “matrice cognitiva”, valorizzandole, e delle eventuali lacune, cercando di colmarle.

Gradualità e continuità dinamica

Come si afferma nella C.M. n° 339/92, la continuità non è “né uniformità né mancanza di cambiamento; essa consiste piuttosto nel considerare il percorso formativo secondo una logica di sviluppo coerente, che valorizzi le competenze già acquisite dall’alunno e riconosca la specificità e la pari dignità educativa di ciascuna scuola.”

Essa perciò può e deve comprendere anche cambiamenti, diversità e novità originali, fermento di idee e innovazioni significative, valorizzando la creatività sia degli alunni che degli insegnanti, nell’ambito però di “un processo unitario di sviluppo, che si consegue attraverso la continuità dinamica dei contenuti e delle metodologie”, in modo che ”la progressione dei processi di apprendimento e di maturazione dell’ alunno non abbia a subire sollecitazioni innaturali (il troppo difficile) e compressioni artificiose” (il troppo facile).
(Ennio Monachesi)

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I Progetti delle scuole

LA CONTINUITÀ EDUCATIVA

Garantire il diritto del bambino ad un percorso formativo completo che ne assicuri la centralità nell’azione educativa, trova i necessari presupposti nella continuità educativa. Il progetto vuole quindi supportare la formazione di base, valorizzando le competenze che un alunno ha già acquisito e riconoscendo le specificità di ogni ordine di scuola, pur individuandone la diversità dei ruoli e delle funzioni.

Settembre: Incontro tra docenti classi terminali e classi iniziali di ogni grado per:
1. scambio di informazioni/osservazioni specie in presenza di situazioni problematiche;
2. formazioni classi;
3. test ingresso;

Novembre: Incontri per concordare attività di laboratorio:
1. tema
2. criteri
3. modalità
n° 2 incontri

Dicembre
Modulo 1: due  incontri nelle attività curriculari (inizio e avvio progetto), circle-time presentazione del progetto;
1. incontro tra docenti per la presentazione classi;
2. visita guidata all’interno dell’istituto;
3. intervista agli alunni delle classi prime del grado successivo.

Gennaio
Modulo 2: gennaio-maggio  (2 volte al mese)  un giorno che i docenti saranno in servizio prima dell’inizio delle attività di laboratorio saranno previste attività di presentazione e conoscenza dei nuovi ambienti e nuovi docenti;  sono dedicate a queste attività 4 giorni:
1. attività laboratoriale
2. gli alunni di 5 anni della scuola dell’infanzia partecipano alle attività didattiche proposte dall’insegnante (progetto) delle future classi prime della scuola primaria, gli alunni delle V° della scuola primaria partecipano a delle attività didattica dei docenti delle classi I della sc. Sec. di I grado.
Le attività da proporre saranno decise dai docenti che, come da orario, saranno in servizio nel giorno in cui si svolgeranno tali incontri e visite

Maggio
1. Incontro tra le classi terminali e iniziali di ogni grado scolastico, in tale incontro i docenti nelle classi terminali faranno un report sulle competenze finali acquisite dagli alunni;
2. distribuire griglie di verifica-valutazione relative a progetti verticali;
3. distribuire schede di monitoraggio per docenti e alunni

Giugno: Individuazione e scelta tema per progetti “Accoglienza” e “Continuità”

Finalità:

  • favorire un sereno inserimento nelle classi del nuovo ordine di scuola
  • realizzare un raccordo e uno sviluppo prospettico tra i vari ordini di scuola in termini di continuità di obiettivi didattici ed educativi
  • continuità di metodologie di insegnamento/apprendimento (Continuità docente)

Obiettivi formativi:

  • Creare per gli alunni un curriculum che permetta un’acquisizione di competenze che sia graduale e progressiva
  • Promuovere l’agio e prevenire il disagio a scuola
  • Individuare nella presenza di un’insegnante di grado diverso una continuità per la conoscenza di altre figure docenti.

REALIZZAZIONE DEL PROGETTO SCUOLA DELL’INFANZIA-SCUOLA PRIMARIA-SCUOLA MEDIA

Modello organizzativo:

  • gruppi misti di bambini della scuola dell’infanzia e primaria impegnati in attività di laboratorio
  • gruppi misti di alunni della scuola primaria e secondaria impegnati in attività da sviluppare in più ambiti disciplinari,attraverso l’esame di un argomento specifico

Tempi di attuazione:il numero degli incontri sarà compatibilmente all’organizzazione e alle situazioni contingenti degli stessi. Si può prevede un primo modulo operativo nel mese dicembre (accoglienza) e un secondo tra i mesi di gennaio e maggio

Obiettivi specifici

  •   Sviluppare attività di ascolto
  •   Favorire l’ascolto attivo e stimolare la comprensione e la partecipazione attiva
  •   Favorire l’interazione con gli altri, mediante attività di cooperazione (circle-time, cooperative-learning…), in laboratori
  •   Avvicinare l’alunno alla conoscenza di altri strumenti di lavoro (laboratorio multimediale)

Risorse disponibili:

  •   professionali interne: insegnanti dell’istituto.
  •   materiali occorrenti: quello già in dotazione della scuola

Risultati attesi:

  • interesse per i contenuti proposti e partecipazione attiva (per gli alunni)
  • svolgimento delle attività in un contesto laboratoriale e di interdisciplinarità (per gli alunni)
  • collaborazione con gruppi non appartenenti alla sezione o alla classe
  • condivisione di regole (per gli alunni)
  • atteggiamento di fiducia da parte degli alunni nel rapportarsi con insegnanti nuove
  • arricchimento professionale per le insegnanti al fine di elaborare nuove strategie necessarie per un “buon raccordo” tra diversi ordini di scuole.

PROPOSTE PER LO SVOLGIMENTO DELLE ATTIVITA’

In riferimento ai moduli operativi di cui sopra le proposte si possono riassumere nei seguenti punti:

1° modulo (dicembre): “accoglienza” degli alunni della scuola primaria agli alunni della scuola dell’infanzia. Gli incontri potranno essere caratterizzati da giochi di conoscenza tra gli alunni e dell’ambiente scolastico. “Accoglienza” degli alunni della scuola secondaria I grado agli alunni della scuola primaria.
2° modulo (da gennaio a maggio): si propone di svolgere attività laboratoriale:

  • esempio giornalino su carta riciclata su: gli antichi sapori
  • mostra finale di prodotti tipici con cartelloni attraverso la costituzione di laboratori: grafico-pittorico (laboratorio immagine), lettura-drammatizzazione, psicomotorio, lingua straniera e informatica. E di altre discipline interessate al progetto.

Verrà consegnata scheda di sintesi per progettare le attività dei plessi, nella sede d’incontro dei gruppi operativi.

I TEMPI E I MODI DELLA COLLABORAZIONE TRA GLI ORDINI DI SCUOLA

1) Continuità ed accoglienza (raccordo pedagogico- curricolare-organizzativo)
Classi ponte: sezioni 5 anni con classi prima primaria
Ultimo anno scuola primaria con classi prime medie.
Incontri nei mesi di novembre – dicembre tra gli insegnanti delle classi ponte per la ricerca e la definizione d’aree tematiche sulle quali progettare gli interventi di continuità.
Attività preparatorie gestite dagli insegnanti in stretta relazione con la programmazione educativa e didattica delle singole scuole.
A partire da dicembre, realizzazione delle attività preparate e concordate, con i gruppi misti di alunni (appartenenti alle classi ponte); tali gruppi potranno essere gestiti alternativamente dagli insegnanti dei due ordini di scuole.
Documentazione dell’attività svolta: schede di sintesi del progetto e scheda di autovalutazione

2) La trasmissione e lo scambio di informazioni tra una scuola, e l’altra al fine (principalmente) della formazione delle classi prime, con le seguenti fasi operative:

A) Colloquio a fine anno scolastico, fine maggio/giugno, tra insegnanti di scuola primaria, insegnanti di scuola media e infanzia, per raccogliere e fornire informazioni sui singoli alunni, sui possibili raggruppamenti, onde formare classi prime eterogenee in maniera equa
B) Colloqui tra insegnanti delle classi prime ed insegnanti delle classi di provenienza entro il primo mese di scuola al fine di raccogliere informazioni sugli alunni erano abituati, prima dell’ingresso nel nuovo ordine di scuola.

3) Attività di orientamento: la commissione continuità provvederà e curerà la progettazione di attività di accoglienza per i genitori degli alunni che frequenteranno le classi prime.

4)Attività e metodologia: prevede la realizzazione operativa delle varie esperienze progettuali con momenti di incontri fra docenti ed alunni appartenenti alle classi degli anni-ponte:

  • Progetto “accoglienza”: progetto dell’ istituto inteso come offerta educativa strutturata per dare continuità all’esperienza di vita del bambino da attuarsi all’inizio dell’anno scolastico e da proseguire come percorso e momento di “socializzazione-di crescita-di valorizzazione delle diversità” degli alunni e delle rispettive famiglie
  • Progetto “continuità”: inteso come momento mediatore di continuità con la funzione di presentazione del bambino, di risposta al suo bisogno di sicurezza, di avvio alle prime attività nella scuola primaria e scuola secondaria I grado, con contenuto di tipo emotivo-affettivo-relazionale e di valorizzazione delle esperienze pregresse;
  • coinvolge i docenti di scuola dell’infanzia (che lo realizzano con i bambini) e i docenti delle classi prime,
  • coinvolge i docenti delle classi quinte della scuola primaria, con le insegnanti delle prime della scuola secondaria I grado.
  • Documento di valutazione degli alunni.

Verifica e Valutazione

  • La verifica dei progetti e della loro applicazione sarà realizzata sui prodotti ottenuti, in veste cartacea, creativa o multimediale, sull’efficacia e sull’interesse suscitato negli alunni impegnati.
  • Modalità di valutazione

L’insegnante verificherà in itinere e alla fine i risultati raggiunti mediante un questionario di monitoraggio.

“Continuità’ Orizzontale”
Per favorire una maggior apertura della scuola alle famiglie, creare spazi di condivisione e nuovi canali di comunicazione ed incontro, per promuovere un’interazione tra la scuola ed i servizi presenti sul territorio, sono previsti, oltre agli incontri programmati (assemblee, colloqui individuali, consigli d’interclasse ed intersezione):

  • coinvolgimento di operatori esterni alla scuola in attività collegate ai Progetti
  • attivazione nei plessi delle scuole per l’infanzia di varie iniziative per promuovere un maggior coinvolgimento delle famiglie:

Regolamento di istituto, organigramma, decalogo per i genitori della scuola dell’infanzia, bacheca con materiale informativo, cartello pedagogico-didattico, cartellone esplicativo sull’impianto organizzativo della scuola, mostre di fine anno ecc.

  • nell’ambito del Progetto accoglienza, incontro nel mese di maggio, con i genitori degli alunni nuovi iscritti per presentare il progetto stesso, l’impianto organizzativo della scuola, offrire informazioni anche pratiche e favorire una prima reciproca conoscenza ed un sereno inserimento dei bambini, alleviando ansie e tensioni.

Istituto Comprensivo di Marrubiu
Progetto Continuità tra la Scuola dell’Infanzia e la Scuola Primaria

MOMENTI CARDINE DEL PROGETTO CONTINUITA’

  •   Incontro tra i bambini in uscita della scuola dell’infanzia e gli alunni delle classi prime della primaria. L’incontro ha lo scopo di aprire una finestra sulla nuova realtà scolastica in cui fra qualche mese i bambini di 5/6 anni saranno immersi, cercando di diminuire la tensione che inevitabilmente viene determinata da ogni passaggio.
  •   Incontro tra i bambini in uscita della scuola dell’infanzia e gli alunni delle classi quinte della primaria per conoscere spazi, personale e organizzazione della scuola primaria.
  •   Attività didattiche in comune tra gli alunni delle classi ponte.

PROGETTIAMO L’ INCONTRO CON I BAMBINI DELLE PRIME
L’attività nella scuola dell’infanzia ha avuto inizio il giorno precedente l’incontro, con la progettazione da parte dei bambini di alcuni aspetti della festa.
I bambini hanno deciso insieme come strutturare gli spazi e addobbare l’aula, inoltre hanno formulato alcune domande da porre ai compagni e alle maestre della primaria.
Abbiamo deciso di trasformare l’aula così: appendiamo i palloncini e le bandierine, mettiamo i brillantini nei mobili e le cose da mangiare sui tavoli.

SONO ARRIVATI A SCUOLA I BAMBINI DELLE PRIME
L’arrivo delle classi prime nella scuola dell’infanzia è stato vissuto con trepidazione ed entusiasmo.
L’incontro ha permesso ai bambini di comprendere meglio come sia strutturata la giornata scolastica nelle classi prime, quali siano le regole da rispettare e le attività da svolgere.
Stiamo appendendo bandierine e palloncini in aula prima che arrivino i bambini di prima.
Stiamo preparando il cartellone da appendere alla porta con scritto “Benvenuti bambini delle prime”
Siamo seduti in aula insieme ai bambini delle prime e alle maestre, loro ci spiegano tutte le cose della prima.
Un bambina di prima ci sta facendo vedere i libri che ha nello zaino
Stiamo facendo la merenda insieme
Stiamo regalando ai bambini delle prime un cuore di carta che abbiamo fatto

SIAMO ANDATI NELLA SCUOLA ELEMENTARE
Il secondo incontro è avvenuto nei locali della scuola primaria e ha visto coinvolti i bambini in uscita dell’infanzia e le classi quinte. Fulcro dell’incontro è stata l’attività svolta da alcuni alunni delle quinte che in qualità di tutor hanno spiegato ai compagni più piccoli l’organizzazione scolastica, mostrato spazi e presentato personale.
Un bambino di quinta ci stava aspettando per accompagnarci nella sua classe.
Siamo con la Dirigente e con una bambina, loro ci spiegano le cose della scuola.
Il bambino di quinta ci sta portando a vedere la scuola primaria, ci sono tante classi e c’è anche l’ascensore.
Nella scuola c’è una palestra molto grande e dentro ci sono dei bambini stanno facendo un percorso.
Abbiamo conosciuto una signora che ordina i giocattoli
Quando stavamo andando via i bambini della scuola media ci hanno salutato dalle finestre

LAVORIAMO INSIEME CON I BAMBINI DELLA PRIMA
I bambini delle classi ponte si sono incontrati nella scuola primaria dove hanno ricevuto una lettera scritta da un personaggio fantastico (uno gnomo) che chiedeva loro aiuto per annullare un incantesimo (la scomparsa del bosco ad opera di una strega).
I bambini hanno quindi operato per aiutare lo gnomo seguendo le indicazioni da lui stesso date. Ciò ha determinato la realizzazione del progetto di un bosco su alcuni cartelloni (i bambini dei due ordini di scuola hanno operato congiuntamente), la predisposizione dei diversi elementi dello stesso (i bambini dei due ordini di scuola hanno operato separatamente) e la strutturazione di un grande pannello con il bosco (i bambini dei due ordini di scuola hanno operato congiuntamente).
Il pannello è stato fotografato e la foto inviata allo gnomo.
Al termine del percorso intrapreso i bambini della scuola primaria hanno ricevuto una lettera di ringraziamento da parte dello gnomo mentre per i bambini della scuola dell’infanzia lo gnomo ha preparato delle bacchette magiche da utilizzare al momento dell’ingresso in prima nel prossimo settembre (attività di accoglienza).
Insieme ai bambini delle prime abbiamo deciso di aiutare gnomo Martino a costruire un bosco per far sparire l’incantesimo della strega, prima lo abbiamo disegnato nei cartelloni con le matite (il progetto), poi lo abbiamo fatto molto più bello con i pennelli e le tempere.
I bambini della prima hanno preparato il cielo, l’erba e gli animali e noi abbiamo fatto gli alberi, i fiori e un bellissimo sole giallo e poi abbiamo incollato tutto.
Nel bosco ci sono gufi, scoiattoli, farfalle, uccelli, alberi e tanti fiori giganti e colorati.
Ed ecco il bosco che abbiamo preparato, speriamo che allo gnomo vada bene !!!!
La maestra lo deve fotografare e poi deve spedire la foto allo gnomo per farla vedere alla strega cattiva. Se va bene, l’incantesimo sparirà e gli gnomi riavranno il loro bosco vero.
Il bosco che abbiamo fatto andava molto bene e l’incantesimo della strega è sparito. Gnomo Martino per ringraziarci ci ha regalato delle bacchette magiche, le abbiamo trovate sotto il grande albero della scuola dell’infanzia. Ci ha anche scritto che dobbiamo portarle in prima e appenderle intorno alla porta dell’aula.

CONSIDERAZIONI DELLE INSEGNANTI
Al termine del percorso di continuità intrapreso con la scuola primaria i bambini dell’ultimo anno dell’infanzia hanno mostrato di conoscere meglio spazi, personale e organizzazione della nuova scuola che li attende a settembre. Tutti si sono mostrati meno preoccupati per l’esperienza scolastica che stanno andando ad affrontare e molti ne sono letteralmente entusiasti.
Le attività proposte, ricche e articolate, si sono rivelate funzionali a quella che è la finalità principale di qualunque progetto di continuità ossia il favorire lo star bene a scuola e prevenire il disagio.

Nota 3 gennaio 2012, Prot. MIURAOODGOS n. 12

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e per l’Autonomia Scolastica

– Ufficio II –

 

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali

LORO SEDI

Al Sovrintendente agli Studi per la Regione Autonoma della Valle d’Aosta

Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia Autonoma di Bolzano

Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia Autonoma di Trento

All’Intendente Scolastico per le scuole delle località ladine di Bolzano

All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca

 

Oggetto: I Edizione CERTAMEN LEONIANUM

 

L’Associazione degli Ex-Alunni del Liceo Leoniano “MONS. BELLOLI” e il Liceo classico “LEONIANO” di Anagni (FR), hanno indetto, per l’anno scolastico 2011/2012, la I EDIZIONE del “CERTAMEN LEONIANUM” che si svolgerà il giorno 27 aprile 2012 presso la sede del COLLEGIO LEONIANO, Via Calzatora 50-Anagni (FR).

In allegato il Bando del Certamen e il relativo Regolamento, in cui sono indicate le modalità di iscrizione e di svolgimento della prova, i premi per i vincitori, il programma della manifestazione, nonché il modulo di iscrizione.

Termine per l’invio delle iscrizioni: 15 marzo 2012.

 

IL DIRIGENTE

Antonio Lo Bello

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Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE PER IL LAZIO
SCUOLA CATTOLICA PARITARIA
COLLEGIO LEONIANO (SOLO LICEO)
P.ZA DANTE, 5
03012 ANAGNI (FR)

1° Certamen Leonianum
Bando e Regolamento

L’Associazione degli Ex-Alunni del Liceo Leoniano “Mons. Belloli” e il Liceo Classico “Leoniano” di Anagni (FR) indicono per i giorni 27-28-29 Aprile 2012 il 1° “Certamen Leonianum”, riservato agli alunni delle ultime e penultime classi dei Licei Classici, Scientifici, Linguistici, Socio-Psico-Pedagogici.
Il Certamen è intitolato alla memoria del Vescovo Emerito della Diocesi di Anagni-Alatri, Mons. Luigi Belloli, fondatore del nostro Istituto.
Un’occasione per ricordare la sua illustre personalità, che ha saputo individuare nell’educazione la più grande sfida a cui è chiamata la chiesa e la società tutta:
“Ma in quegli anni la cosa che più chiedevo alla scuola era quale fosse il vero senso della vita; volevo sapere perché si vive, quale ne è il destino, volevo conoscere in quale contesto generale si muovesse la mia esistenza, in altre parole quale visione del mondo la guidasse (i tedeschi direbbero weltanschauung). Più tardi trovai un’autorevole conferma di questo mio sentimento nelle seguenti parole del grande Einstein, che pure lui si poneva il problema del senso della vita: “Qual è il senso della nostra vita, qual è il senso di tutti i viventi? Dare una risposta a questa domanda significa essere religiosi. Tu chiedi: ha assolutamente senso porre questa domanda? Io rispondo: chi percepisce la propria vita e la vita dei suoi simili come priva di senso, non solo è infelice, ma non è affatto in grado di vivere”.
La vita assomiglia a un fiume che, pur trovando nel suo percorso innumerevoli ostacoli, arriva al mare come attratto dalla forza del suo destino. Così la vita incontra nel suo corso fatiche, incertezze, fallimenti, speranze deluse, sofferenze, imprevisti. Come potrebbe superarli senza la speranza di camminare verso una meta trascendente e felice?
Le mie scuole avevano una visione della vita, quella cristiana, e sollecitavano la ricerca di valori coerenti con essa. Ho così potuto maturare e rinsaldare quella fede, che già possedevo”
(Luigi Belloli, Vescovo emerito di Anagni-Alatri)

Regolamento
ART. 1) La prova consisterà nella traduzione dal latino di un passo tratto dalle opere di Sant’Agostino o di Seneca (Epistulae ad Lucilium, le Consolationes, De tranquillitate animi), offrendo così agli studenti un’importante occasione di riflessione sull’esistenza e sul suo significato, in linea con le parole del nostro Vescovo emerito sopra riportate. La traduzione dovrà essere corredata da un breve commento in italiano sugli aspetti linguistici, stilistici e storico-letterari del passo.
ART. 2) Ogni scuola potrà partecipare al Certamen con non più di 2 alunni, accompagnati da un docente se minorenni. Esigenze di carattere organizzativo impongono di limitare il numero dei partecipanti a non più di 60 studenti (1). L’Associazione degli Ex-Alunni provvederà alla restituzione delle quote di iscrizione per tutti gli alunni non ammessi al Certamen. Per l’ammissione si terrà conto della data di ricezione delle domande. Il termine per la presentazione delle domande di iscrizione è fissato improrogabilmente al 15 marzo 2012. Le domande inviate oltre tale termine potranno essere accettate solo se ci sarà disponibilità di posti. Per le domande potrà essere utilizzato il modello allegato al bando.
Ogni scuola dovrà versare una quota di iscrizione di € 50,00 a favore della “Scuola Cattolica Paritaria” tramite bonifico bancario Intestato a SCUOLA CATTOLICA PARITARIA-Codice IBAN: IT23X0834474290000001846260 (importante causale: Iscrizione Certamen Leonianum), quale contributo alle spese della manifestazione. La ricevuta dell’avvenuto versamento dovrà essere allegata alla domanda di partecipazione ed inviata tramite raccomandata all’Associazione Ex-Alunni presso il Liceo Classico “Leoniano”, Piazza Dante 5, 03012 Anagni (FR) oppure tramite fax al numero 0775-733520.
ART. 3) Sono a carico dell’Associazione Ex-Alunni Liceo Leoniano “Mons. Belloli” le spese di soggiorno dei primi 10 studenti iscritti al certamen (e dei relativi docenti accompagnatori) provenienti da Licei non laziali. Per tutti gli altri studenti e accompagnatori è prevista una convenzione per il soggiorno presso “Villa Leonina” (Anagni (FR)-via Calzatora 50) con una spesa complessiva di 100,00 € a persona (da versare eventualmente, dopo la pubblicazione dell’elenco degli studenti ammessi, con la stessa modalità prevista per la quota di iscrizione). Le spese di viaggio sono a carico degli studenti e dei docenti partecipanti.
A partire dalla chiusura dei termini l’elenco dei concorrenti ammessi sarà reperibile sul sito della scuola (www.leoniano.it), dove sarà possibile anche informarsi sulla composizione della commissione e sul programma dettagliato della manifestazione.
ART. 4) La gara avrà luogo ad Anagni (FR) presso il Collegio Leoniano il giorno 27 aprile 2012 alle ore 8:30. La prova ha la durata di 6 ore. Agli studenti è consentito solo l’uso del dizionario di latino. Le modalità delle prove sono quelle dei pubblici concorsi.
Gli studenti partecipanti saranno ammessi alla gara solo se muniti di valido documento di riconoscimento.
ART. 5) La commissione giudicatrice sarà composta da docenti di Latino e Greco dei Licei, anche a riposo, e presieduta da un docente universitario. A nessun titolo, potranno far parte della commissione docenti che attualmente insegnino in Istituti frequentati dagli alunni partecipanti. La commissione giudicatrice, a suo insindacabile giudizio, valuta gli elaborati e stila l’elenco per l’attribuzione dei premi messi in palio:
1° premio: € 700,00
2° premio: € 400,00
3° premio: € 300,00
Inoltre, la commissione potrà attribuire delle menzioni di merito.
ART. 6) Tutti i partecipanti al Certamen, alla fine della prova, riceveranno un attestato di partecipazione che potrà essere valutato dai singoli Istituti ai fini del credito formativo. La cerimonia di premiazione avrà luogo domenica 29 aprile 2012. Saranno organizzate conferenze e visite guidate durante lo svolgimento del Certamen.
ART. 7) I dati e le immagini degli agonisti verranno utilizzati per tutte le attività connesse alla manifestazione nel rispetto della Legge sulla Privacy n. 196/2003.
Per informazioni e chiarimenti contattare il Presidente dell’Associazione Ex-Alunni, Gabriele Russo Russo (cell. 346-0146423, e-mail: gab.russorusso@gmail.com) o il Prof. Massimo Fruscella (cell. 333-5034159, e-mail: omero.cicero@libero.it) oppure rivolgersi al Liceo Classico “Leoniano” (tel. 0775-739057).
Il regolamento, il calendario della manifestazione e notizie utili (indicazioni per il raggiungimento della sede dell’evento) saranno disponibili sul sito della scuola (www.leoniano.it). Si allega al presente bando un programma di massima dell’evento.
Il Dirigente Scolastico
Prof.ssa Maria Pia Ippoliti
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1 Il Liceo si riserva la possibilità di ammettere un numero superiore di alunni, laddove si verificasse di partecipare al Certamen senza usufruire dell’alloggio.

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Programma del 1° Certamen “Leonianum”
Giovedì 26 aprile 2012
Ore 17,00 arrivi
Ore 19,00 saluto delle autorità cittadine e scolastiche
Venerdì 27 aprile 2012
Ore 8,30 svolgimento della prova
In mattinata per i docenti accompagnatori Conferenza presso la sede del Liceo Classico “Leoniano”
Ore 17,00 visita alla città di Anagni
Ore 21,00 concerto della Corale di Anagni…
Sabato 28 aprile 2012
Visita guidata a Roma (Fori Imperiali, Fontana di Trevi, Piazza di Spagna, Piazza del Popolo…)
Domenica 29 aprile 2012
Ore 10,00 cerimonia di premiazione
Ore 12,00 saluti

ALLEGATO B: MODULO di ISCRIZIONE AL CERTAMEN LEONIANUM

AL DIRIGENTE SCOLASTICO del LICEO CLASSICO “LEONIANO”
Piazza Dante 5
03012 ANAGNI (FR)
fax 0775733520 e-mail: leoniano@inwind.it
DENOMINAZIONE SCUOLA ……………………………………………………………………..
INDIRIZZO ………………………………………………………………………………………….
TEL ………… /……………………………….. FAX ………… /………………….. E-MAIL………………
Codice meccanografico……………………………….
Si chiede l’iscrizione al CERTAMEN LEONIANUM I EDIZIONE dello studenti/degli studenti sotto indicato/i:
COGNOME …………………………………………………. NOME………………………………………..
nato/a a………………………………………………il…………………………………………
Classe ………….. Sezione …………..
COGNOME …………………………………………………. NOME………………………………………..
nato/a a………………………………………………il…………………………………………
Classe ………….. Sezione …………..
DOCENTE DESIGNATO QUALE ACCOMPAGNATORE:
COGNOME………………………………………………… NOME……………………………………
DISCIPLINA D’INSEGNAMENTO ………………………………………………
LUOGO DI NASCITA ……………………………………… DATA DI NASCITA ……………………..
TEL. ………../…………………..
RICHIEDONO PRENOTAZIONE STRUTTURA CONVENZIONATO/A si no
Si dichiara che la loro copertura assicurativa è a carico dell’Istituto di appartenenza dello/degli studenti.
Data _______________ IL DIRIGENTE SCOLASTICO

Il Collegio Unitario dei Docenti negli Istituti Comprensivi

Il Collegio Unitario dei Docenti negli Istituti Comprensivi

di Marisa Bracaloni

 

FINALITA’

Il decennio di autonomia scolastica dei Comprensivi  ha permesso all’interno di ciascun istituto un proficuo confronto tra insegnanti appartenenti ad  ordini di scuola diversi e ha creato i presupposti per l’elaborazione di un curricolo di studi unitario e  verticale. Questo ha consentito di mettere al centro del percorso formativo l’alunno e garantire attenzione e qualità nella didattica. In particolare il  collegio dei docenti  mira a costruire un percorso virtuoso dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di I grado al fine di accompagnare gli alunni nella crescita, conoscendo, a livello didattico, quello che era stato appreso prima e quello che sarebbe stato  appreso dopo. Anche la formazione dei docenti e la pratica di metodologie didattiche condivise sono entrate in gioco per costituire un continuum formativo, patrimonio comune caratterizzante ciascuna autonomia scolastica.

Il collegio dei docenti favorisce   la conoscenza reciproca  e la condivisione di obiettivi quali strumenti indispensabili per  dare  unitarietà all’istituto comprensivo.

L’obiettivo principale dell’Organo Collegiale  è infatti quello di costruire e condividere un percorso capace di accogliere il bambino di tre anni e di accompagnarlo lungo un cammino, il più possibile lineare ed armonico, fino alle soglie dell’adolescenza.

Nel tempo i Comprensivi sono  riusciti a realizzare progetti che prevedono modalità e strumenti di lavoro comuni e a rendere più ampia ed efficace l’ offerta formativa.

Il Collegio dei Docenti é composto da tutti i docenti in servizio presso l’istituto , é presieduto dal Dirigente Scolastico ed ha il compito di definire e valutare l’offerta formativa.

 

COMPITI E REGOLE DI FUNZIONAMENTO

Il Collegio dei docenti è  convocato:

  • unitariamente su argomenti comuni,
  • per settori, con funzione preparatoria su argomenti specifici di ciascun ordine, che devono comunque essere riportati nel Collegio Unitario per la necessaria deliberazione.

Negli istituti comprensivi (costituiti da scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di I° grado) il Collegio viene convocato per sezioni quando siano da valutare problematiche specifiche di uno dei settori scolastici compresi in questa nuova istituzione ed in tal caso le relative deliberazioni hanno valenza circoscritta agli stessi ambiti settoriali .Ovviamente la programmazione di ciascuna sezione deve essere formulata in maniera coerente con il Piano dell’Offerta Formativa elaborato dal Collegio plenario dei docenti, ed  assicurare  la continuità tra i diversi settori di istruzione, con riguardo anche alle attività di sostegno agli alunni diversamente abili. Sono peraltro di competenza dell’intero Collegio dei docenti, a titolo esemplificativo, le iniziative in materia di orientamento scolastico e quelle di sperimentazione degli ordinamenti e delle strutture o che, comunque, coinvolgano classi appartenenti a ordini diversi di scuole.

Il Collegio dei docenti, nell’esercizio dei poteri di auto organizzazione che gli sono propri, può articolarsi in commissioni o gruppi di lavoro ai quali sono affidati, in linea permanente e temporanea, compiti istruttori o di analisi preliminare degli aspetti e delle incidenze dei problemi più complessi che è tenuto ad esaminare (programmazione didattica ed educativa, sperimentazione, orientamento, formazione in servizio, …). Tali commissioni o gruppi di lavoro hanno soltanto una funzione preparatoria delle deliberazioni conclusive di esclusiva competenza dell’intero Collegio dei docenti.

Le competenze del collegio docenti sono stabilite dal Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297 “Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione”.

 

Collegio unitario dei Docenti

  • ha potere deliberante in materia di funzionamento didattico dell’ Istituto Comprensivo; in particolare cura la programmazione dell’azione educativa anche al fine di adeguare, nell’ambito degli ordinamenti della scuola stabiliti dallo Stato, i programmi di insegnamento alle specifiche esigenze ambientali e di favorire il coordinamento interdisciplinare. Il Collegio esercita tale potere nel rispetto della libertà garantita a ciascun insegnante;
  • formula proposte al Dirigente Scolastico per la formazione e la composizione delle classi e l’assegnazione ad esse dei docenti, per la formulazione dell’orario delle lezioni e per lo svolgimento delle altre attività scolastiche, tenuto conto dei criteri generali indicati dal Consiglio di Istituto;
  • valuta periodicamente l’andamento complessivo dell’azione didattica per verificarne l’efficacia in rapporto agli orientamenti e agli obiettivi programmati, proponendo, ove necessario, opportune misure per il miglioramento dell’attività scolastica;
  • provvede all’adozione dei libri di testo, sentiti i Consigli di Classe e di Interclasse e, nei limiti delle disponibilità finanziarie indicate dal Consiglio di Istituto, alla scelta dei sussidi didattici;
  • adotta e promuove nell’ambito delle proprie competenze iniziative di sperimentazione;
  • promuove iniziative di aggiornamento dei docenti dell’Istituto Comprensivo;
  • elegge, al suo interno, i docenti che fanno parte del Comitato per la Valutazione del servizio del personale insegnante;
  • delibera, ai fini della valutazione degli alunni, la suddivisione dell’anno scolastico in due o tre periodi;
  • formula proposte al Capo di Istituto in merito alla definizione del Calendario degli scrutini e degli esami;
  • programma ed attua le iniziative per il sostegno degli alunni portatori di handicap, esamina, allo scopo di individuare i mezzi per ogni possibile recupero, i casi di scarso profitto o di irregolare comportamento degli alunni dopo aver sentito i docenti della classe e gli specialistiche operano in modo continuativo nella scuola.

Appare opportuno privilegiare i momenti di collegialità unitaria , al fine di favorire una estesa conoscenza degli aspetti di funzionamento e delle attività che investono i diversi ordini di scuola, nell’ottica della gestione unitaria delle scelte, degli orientamenti progettuali e delle risorse dell’Istituto.

Generalmente i collegi unitari avvengono in queste date:

01 sett. , 10 sett. , 27 ott. , 15 dic. , 23 febb. , 30 marzo , 11 mag. , 30 giu.

Totale 16 ore

………………………

La convocazione del Collegio dei Docenti deve essere disposta con congruo preavviso non inferiore a cinque giorni, esclusi i festivi e le domeniche rispetto alla data delle riunioni. In caso di urgenza i tempi di preavviso possono essere ridotti, ma non inferiori a ventiquattro ore. L’avviso, in questo caso, può avvenire telefonicamente o via mail.

Nella convocazione, oltre all’o.d.g., che deve sempre prevedere la voce varie ed eventuali, deve essere indicata la sede, l’ora di inizio e l’ora entro cui saranno conclusi i lavori.

Per alcune questioni esso sarà riunito nella totalità delle sue sezioni, mentre per altre, riferite alla singola scuola e/o ordine, il dirigente scolastico riunirà separatamente le diverse sezioni.

Il Collegio dei Docenti è convocato dal Dirigente Scolastico, nel rispetto del tetto fissato dalla programmazione annuale delle quaranta ore fissate dal CCNL e in relazione alle scadenze indicate dal Ministero. Il Dirigente Scolastico, inoltre, convoca il Collegio dei Docenti quando almeno un terzo dei suoi componenti ne faccia richiesta scritta e motivata.

L’ ordine del giorno degli argomenti da sottoporre al Collegio è determinato dal Dirigente Scolastico, sentiti i collaboratori.

Eventuali punti da inserire all’o.d.g. possono essere richiesti da un terzo dei componenti del Collegio dei Docenti,prima della data di convocazione del collegio stesso.

Ciascun docente può chiedere l’inserimento di eventuali punti all’o.d.g. di una successiva convocazione. La richiesta viene approvata o respinta dal Collegio.

All’inizio della seduta possono essere proposte modifiche alla successione degli argomenti all’o.d.g. dal Presidente o da almeno il 10% dei docenti.

 

Varie ed eventuali

Le varie ed eventuali possono essere oggetto di discussione, ma non di votazione. Gli argomenti possono essere proposti dal Presidente o dai docenti. La discussione di tali argomenti non può andare oltre i termini di tempo prefissati, a meno che il Collegio decida diversamente.

 

Verifica del numero legale

Ad apertura di seduta il Presidente verifica l’esistenza del numero legale e, qualora tale numero non sia raggiunto, ne fa fare atto verbale e il Collegio si ritiene convocato per il prossimo giorno non festivo, alla stessa ora.

 

Verbale delle riunioni

Il verbale del Collegio viene redatto, a turno, da uno dei collaboratori del Dirigente Scolastico. Il verbale viene letto all’inizio di ogni seduta o messo a disposizione degli interessati almeno cinque  giorni prima  dell’approvazione. si intende per letto, a meno che anche un solo docente ne richieda la lettura in tutto o in parte.

E’ concessa la parola solo per proporre rettifiche o chiarimenti. Nel formulare le proposte di rettifica non è ammesso rientrare in alcun modo nella discussione del merito dell’argomento. Il Presidente interpella il Collegio per conoscere se vi siano opposizioni alla rettifica proposta.

Se nessuno chiede di intervenire la proposta si intende approvata. Se vengono manifestate contrarietà sono ammessi interventi uno a favore e uno contrario alla proposta, ciascuno per non più di tre minuti.

Dopo tali interventi il Presidente pone in votazione, per alzata di mano, le proposte di rettifica e l’approvazione del verbale stesso. Il testo approvato diventa l’unico atto pubblico del Collegio.

 

Andamento dei lavori

Il Presidente provvede al buon andamento dei lavori del Collegio, mette in discussione gli argomenti all’o.d.g., ne può proporre la sospensione o il rinvio, concede la parola a chi la chiede nell’ordine nel quale sono state fatte le richieste d’intervento; regola la discussione, indice le votazioni e ne proclama l’esito.

Il docente che desidera che il suo intervento sia verbalizzato, deve farne richiesta prima dell’intervento stesso.

Qualora l’andamento della discussione e la natura degli emendamenti richiedano una sostanziale rielaborazione o una nuova stesura della proposta di deliberazione, il Presidente invita il relatore a redigerla e a sottoporla all’approvazione del Collegio.

Eventuali emendamenti devono essere votati prima della proposta medesima.

Gli emendamenti, che possono essere soppressivi, modificativi e aggiuntivi, devono essere presentati per iscritto e votati singolarmente.

Prima dell’inizio delle operazioni di voto, il presidente comunica al Collegio l’esatto numero dei presenti.

Le votazioni si effettuano di regola per alzata di mano. In caso di votazioni dubbie si procede per appello nominale. Il presidente è tenuto a dichiarare il proprio voto o l’astensione, in caso di parità prevale il voto del presidente.

E’ necessaria la votazione per scrutinio segreto, mediante schede, quando si faccia questione di persone.

Lo spoglio delle schede e la verifica dei voti sono espletati da tre docenti nominati dal Presidente.

Per le votazioni a scrutinio segreto relative all’elezione dei membri degli organi del Collegio (es. membri del Comitato di valutazione), ogni docente può esprimere preferenze sino ad un massimo di due terzi dei componenti da eleggere. Sono proclamati eletti coloro che ottengono il maggior numero di voti; a parità di voti, è proclamato eletto il più anziano d’età.

 

Deliberazioni

Le deliberazioni del Collegio, salvo i casi per i quali disposizione di legge e del presente regolamento prescrivano diversamente, sono adottate su testo scritto a maggioranza assoluta dei voti validamente espressi; non si considerano tali le astensioni e, nelle votazioni a scrutinio segreto, le schede bianche o nulle.

Nelle votazioni palesi, in caso di parità, prevale il voto del Presidente.

 

Chiusura dei lavori

La seduta non può essere chiusa prima che il Collegio abbia deliberato su tutti gli argomenti posti all’o.d.g.; tuttavia, su proposta del presidente o della maggioranza del Collegio, la riunione può essere sospesa e aggiornata solo nel caso in cui sia stato esaurito il tempo della durata dei lavori previsto nella convocazione.

Il collegio, sulla base dell’atto di indirizzo del consiglio di istituto, tenuto conto anche delle proposte e dei pareri formulati dagli altri organismi collegiali,dalle associazioni di genitori e dalle Amministrazioni locali, elabora il PIANO DELL’OFFERTA FORMATIVA entro la fine del mese di giugno in modo che nella prima decade di settembre possa essere sottoposto all’adozione del consiglio.

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A titolo esplicativo si possono leggere alcune delibere sul sito

http://www.scuolamedialanafermi.it/verbali_organi_collegiali.htm

Per un made in Italy dell’istruzione

Per un made in Italy dell’istruzione

Mentre il governo in carica si affanna per riportarci almeno a galla, noi della scuola non sappiamo quale sia il nostro destino e quello delle nostre fatiche per reggere l’impatto del tempo tiranno in cui viviamo.

Eppure a qualcuno di noi piace ancora pensare a un futuro auspicabile nel quale sarà possibile insegnare e apprendere nel rispetto di ogni singolarità, umanità. Un rispetto che tenga conto dei volti delle persone che ci guarderanno dai banchi, nei corridoi spogli, nelle aule, nei laboratori. Ecco, mi piacerebbe che quando si scrive o ragiona di scuola, lo si facesse senza definire per categorie la cosiddetta utenza: i giovani, le famiglie, i disabili, gli stranieri…mi piacerebbe che si decidesse di “vedere” le persone e le loro infinite modalità di approccio all’esistente, al sapere, al quotidiano vivere.

La scuola dovrebbe essere tenuta al riparo da ciò che si definisce con il termine “pubblico” e da ciò che le manovre finanziarie ritengono di dover fare per ridimensionare, tagliare, diminuire anziché aumentare. E non importa che altre nazioni sappiano risparmiare, perché è proprio questa l’ora in cui non si dovrebbe risparmiare sull’istruzione, ma pensare alla sua dimensione espansiva. Le persone sono chiamate a fare sacrifici. Eppure perfino per reggere i sacrifici ci vuole una solida base culturale costruita con sapienza ed equilibrio.

E questo saper reggere non si impara dall’oggi al domani. Si apprende strada facendo con l’attitudine al lavoro di squadra, alla riflessione, con l’amore per il bello che si oppone al bello imposto dai consumi.

Perfino per incassare senza reagire con violenza a una manovra finanziaria durissima ci vuole una scuola che alleni in modo colto e arguto all’argomentazione, all’ironia, alla critica, al pensiero divergente.

Questa scuola non c’è da nessuna parte, né in Germania, né in America, né In Francia… e…neppure in Italia.

Ma in Italia ci potrebbe essere eccome: si pensi ai secoli di cultura, arte, bellezze, creatività che abbiamo alle spalle. Abbiamo mai veramente tenuto in seria considerazione ciò che siamo stati, le nostre origini? Ogni governo che si è succeduto, ogni ministro della pubblica istruzione non  ha incentrato il proprio lavoro sul patrimonio e sulla storia specificamente italiana. Nessuno. Ci si è limitati  a costruire programmi, Indicazioni, a trovare obiettivi e finalità per formare un cittadino al passo coi tempi contestuali guardando sempre a modelli esterofili.

Eppure non è così che si crea qualcosa che vada a sostenere la peculiarità italiana e la sua esigenza di far emergere la propria diversità in Europa.

Dovremmo pensare a una scuola media e superiore che in continuità con gli ordini che le precedono puntino in particolare (in forma strutturale e non come un qualche progetto sperimentale avulso dal lavoro ordinario e quotidiano) a valorizzare il patrimonio e a usare le materie in modo assolutamente finalizzato a sviluppare reti di esse: fra matematica e arte, fra lingua e matematica, fra storia e arte, fra geografia (andrebbe potenziata) e turismo, fra turismo e arte, fra lingua straniera e letterature, fra educazione tecnica e arte, fra geometria e architetture, fra lingua italiana e latina, fra latino e filosofia, fra filosofia, arte,  ambiente, scienze naturali e natura in senso lato.

Dovremmo pensare a qualcosa di spiazzante che includa il valore che diamo quasi soltanto noi in Europa alla persona, qualsiasi siano le sue potenzialità, per mostrare all’Europa che c’è un’Italia che collabora con i propri specifici apporti, ma non subisce le peculiarità altrui. Un’Italia competitiva sul piano della cultura è quello che un governo dovrebbe costruire utilizzando ogni precario, ogni educatore, ogni docente anziano disponibile, ogni professionalità a disposizione, ma anche liberando, in modo assolutamente gratuito, l’accesso per le scuole ai musei, ai monumenti, a qualsiasi opportunità offra l’ambiente intorno. Proprio nel momento in cui la crisi si fa più pesante, si dovrebbe spendere per mostrare ai propri cittadini che non si viene meno alla tutela della cultura dei figli di tutti. Proprio in questo momento,  più grande dovrebbe essere lo sforzo affinché le scuole di ogni ordine e grado non venissero ridimensionate, bensì incentivate, anche economicamente,  per inventare nuove strade, nuovi percorsi culturali e metodologici al fine di reagire al degrado e alla disperazione dei suicidi (mi riferisco agli ultimi tragici avvenimenti umani di cui siamo stati impotenti spettatori).

Insegnare a diventare maestri di se stessi ad ogni persona con la quale ogni insegnante viene a contatto dovrebbe essere lo scopo di qualunque ricerca pedagogica, ma anche di scelte ministeriali, affinché  ciascuna persona possa trovare dentro di sé la forza e le energie per dare qualcosa di prezioso alla società tutta. Ecco, insegnare a diventare maestra/o di se sessi è la sfida più grande e utile per ognuno e per la collettività.

Per realizzare questo, è chiaro che  ogni ordine di scuola deve fare la propria parte abbandonando proprio gli idoli contemporanei della meritocrazia, andando verso una dinamica di classe e di istituto che apra la propria visone e con ampio respiro dia l’accesso alle proposte culturali che emergono sia dagli stessi alunni, sia dal mondo esterno dei media, dei quotidiani, dei musei, di Internet, ecc… Occorre che compiti in classe, interrogazioni e voti siano la parte minore dell’insegnamento, che venga ridimensionato il loro ruolo a favore della pedagogia conversazionale, della pedagogia della ricerca sul campo, della ricerca-azione, della scoperta in luogo della trasmissione, dell’accesso ai libri e alle biblioteche, in luogo del libro di testo che pure può servire come base da cui partire. Occorre che alunni e alunne possano usufruire durante la giornata extrascolastica di laboratori di lingua straniera, teatrale, scientifica, artistica (nel senso più ampio: musica, danza, scultura, artigianato…)…come e quando lo desiderano. Occorre che la scuola venga data alle mani dei giovani nella gestione di laboratori e idee da sperimentare e da proporre. Occorre che si capovolga il sistema: che ogni alunno/a senta la responsabilità del proprio apprendimento, che si renda conto che le potenzialità, lo stile, le modalità dell’apprendere e della costruzione del proprio futuro  sono nelle sue mani. Occorre che gli insegnanti prendano atto di essere sapienti mediatori, accompagnatori, esploratori della realtà mutevole insieme con gli alunni e le alunne. La lezione frontale, che pure è utilissima per coordinare e informare, va superata, così come la rigida scansione alle medie e alle superiori di orari,  materie ognuna a se stante, ognuna con il suo rituale di spiegazioni e verifiche, di compiti a casa il più delle volte non eseguiti o mal eseguiti. Occorre risolvere la questione annosa del tempo tiranno in favore di una didattica che punti sull’approfondimento e non sulla fretta e sulla quantità. In particolare bisogna evitare la canalizzazione precoce verso un mercato che restringerebbe le possibilità del singolo di autoconoscere le proprie tendenze e potenzialità nei vari campi del sapere e del saper fare.

Le generazioni a confronto non si devono fronteggiare, bensì incontrare sul piano delle diverse competenze, anche se con responsabilità distinte.

Occorre oggi più di prima che il Ministro si accorga che il problema della dispersione non si affronta richiamando all’uso della tecnologia che pure è utilissima, bensì con l’incentivare le attività che vedono insegnanti e alunni lavorare senza i lacci e i laccioli delle continue verifiche e dei punteggi. Occorre che si renda conto che le personalità degli alunni all’uscita dalla scuola elementare entrano in conflitto con un modo di concepire la scuola da parte degli adulti che è in contrasto con il loro desiderio di autonomia, di espressione, di creatività, di porre domande e ottenere risposte alla cui formulazione essi possano partecipare. Lo studio oggi è dinamico, fluido, in movimento. Oggi, la scuola può introdurre a qualsiasi mondo del sapere, in maniera più immediata con l’utilizzo sapiente di Internet. Poi può chiamare al rigore nell’apprendimento accompagnando i ragazzi e le ragazze a un lavoro di studio sulle tematiche scaturite in molteplici modi che coinvolgano essi stessi alla cooperazione e alla solidarietà fra i diversi stili di apprendimento e le differenti aspirazioni sia nella produzione di riflessioni personali, sia nella produzione di materiali, sia nell’organizzare forum, conferenze, scambi di vedute, aperture verso il mondo esterno con esperti in ogni campo. Si pensi ad esempio a un interscambio tra gli studi dei ricercatori dei dipartimenti di facoltà con quelli di giovani studenti delle superiori motivati ad arricchire le proprie conoscenze in ogni ambito.

Ma non basterebbe fornire di un tablet ogni banco! Assolutamente non basterebbe, se l’operazione non fosse accompagnata da un incentivare l’allontanamento dalla concezione che vede la scuola ingessata in rigidi sistemi di valutazione, i quali per loro natura impongono giudizi e voti a breve termine. Volere una scuola italiana, in stile storicamente italiano invece vuol dire renderla simile alle botteghe artigiane nelle quali l’apprendista si misura con la materia e con l’esperienza dei vecchi maestri per poi rielaborare, ricreare, arricchire di valore aggiunto con il lavoro gomito a gomito con il maestro e con i maestri di altre botteghe in una catena di magisteri che costantemente si rinnovano.

Occorre non temere di spendere affinché le classi siano gruppi numericamente ridotti, non di livello, bensì classi comunità nelle quali gli inclusi possano essere di stimolo gli uni agli altri nel rispetto delle diverse abilità, capacità e ruoli che i gruppi stessi si danno.

01 gennaio 2012

Claudia Fanti

R. Romero, La sindrome di Rasputin

Ancora possibile l’uomo

di Antonio Stanca

 

Abile nella costruzione, sicuro nell’espressione, profondo nei significati è stato lo scrittore argentino Ricardo Romero nel romanzo La sindrome di Rasputin, un’opera di duecentodiciotto pagine che recentemente è stata pubblicata in Italia dalla casa editrice Sellerio di Palermo nella serie “La memoria”. Romero la scrisse in lingua spagnola nel 2008 quando aveva trentadue anni ed era l’autore di altre opere narrative quali il romanzo Nessuna parte del 2003 e l’antologia di racconti Tante notti, se necessario dello stesso anno. Nel 2010 scrisse un altro romanzo, Ballerini da fine del mondo, e attualmente dirige a Buenos Aires , dove vive, la rivista letteraria Oliver e collane di pubblicazioni.

La sindrome di Rasputin è la sua opera più nota ed è stata variamente valutata dalla critica fino ad essere ritenuta di difficile interpretazione. Molte e diverse sono in essa le situazioni che si verificano, molti i personaggi che si susseguono, molte le verità che ognuno di essi fa emergere. Leggendo si assiste ad una continua rivelazione, si compie una continua scoperta e sospesi si rimane e in attesa di conoscere i motivi di quanto accade. Solo alla fine questi si mostreranno e faranno sembrare l’opera un romanzo giallo se durante il lungo percorso compiuto dai suoi tre principali protagonisti, nella Buenos Aires che celebra il bicentenario dell’Indipendenza, non si risalisse dalla loro vicenda privata agli infiniti casi di un’intera umanità condannata a vivere nella periferia di una città così vasta e varia come la capitale argentina, se tramite la loro  esperienza particolare non si cercassero verità superiori, se mediante loro non si tendesse a tutti.

Per molto c’è posto nel romanzo, per molta storia, per molta vita ed anche per l’umorismo, per riferimenti culturali, artistici di diversa provenienza e questo non lo fa rientrare in un genere specifico poiché di molti è espressione. Sarà stata questa ampiezza a rendere La sindrome di Rasputin un’opera difficile per la critica, sarà stata la capacità di Romero di accogliere tanto e costruirlo a far sfuggire l’opera alle catalogazioni di sempre, a trasformarla in una novità nell’ambito della letteratura sudamericana in lingua spagnola.

Muove lo scrittore da un evento occorso in uno dei bassifondi di Buenos Aires dove vivono, lavorano, si sono ritrovati, sono diventati amici Abelev, Maglier e il giovane Myshkin. A farli incontrare è stata la loro condizione di emarginazione, di solitudine, alla quale li aveva portati anche la sindrome di Tourette, cioè i tic motori e verbali dai quali sono  affetti. Tutti svolgono lavori notturni, non hanno particolari aspirazioni, si accontentano di poco ma quando, improvvisamente, Abelev finisce in ospedale poiché gravemente contuso a causa di una caduta dal dodicesimo piano del palazzo dove lavora come guardiano notturno, la vita degli altri due comprenderà oltre alle ore di lavoro anche il tempo necessario per indagare, per cercare di scoprire i motivi della caduta dal momento che non credono ad un’azione suicida come si vuol far intendere. Sapranno che Abelev era stato gettato giù da mani sconosciute, dalle mani che in quel palazzo avevano commesso un omicidio ed ora volevano trasferire la colpa ad Abelev mostrandolo come pentito e disposto ad espiare tramite il suicidio. Altre volte, in ospedale, quelle mani tenteranno di ucciderlo e spaventati da ciò i due amici inizieranno una lunga indagine che supererà quella condotta dalla polizia e li porterà a scoprire tutto un mondo segreto, malfamato, violento, tutta una vita clandestina che avviene nei sobborghi di Buenos Aires e che rappresenta un aspetto necessario della città. I due indagatori s’imbatteranno in situazioni strane, assurde,  grottesche,  pericolose, assisteranno a molti colpi di scena, si troveranno in ambienti depravati dove regole di vita sono la povertà, la miseria, il sesso, la droga, l’odio, la violenza, la morte. Ma tra tanto disastro la loro posizione sarà quella degli eroi positivi, di chi ancora ha conservato intatti i valori della morale, della coscienza e per essi vive e agisce, per essi vuole la verità. Con il male è stato chiamato a confrontarsi il loro bene e ne è uscito vittorioso. Finirà il romanzo come era iniziato, con i tre amici alle prese con i  problemi quotidiani, con l’umorismo che mai li aveva abbandonati. Erano sopravvissuti alla tragedia, erano riusciti a salvarsi, è questa l’aspirazione maggiore in simili posti. «Sopravvivere. Alla lunga era questo il più irrefrenabile tic». Oltre al corpo avevano salvato lo spirito, avevano mostrato che pur in un posto divenuto falso è possibile recuperare, ricostruire la verità, che pur tra tanti bruti si può vivere da uomini.

Un messaggio diventa quello di Romero tanto più importante se si considerano i tempi nei quali è stato espresso.

1 gennaio Certificati e dichiarazioni sostitutive

Dal 1° gennaio 2012 entra in vigore (salvo quanto previsto dall’articolo 33, commi 7, 9, 29, 31, 35 e 36) la legge 12 novembre 2011, n. 183.

Fra le altre nuove norme in vigore quelle relative a certificati e dichiarazioni sostitutive (art. 15).

Art. 15, c. 1, Legge 183/11:

Al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, recante il testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all’articolo 40 la rubrica è sostituita dalla seguente: «40. (L) Certificati» e sono premessi i seguenti commi:
«01. Le certificazioni rilasciate dalla pubblica amministrazione in ordine a stati, qualità personali e fatti sono valide e utilizzabili solo nei rapporti tra privati. Nei rapporti con gli organi della pubblica amministrazione e i gestori di pubblici servizi i certificati e gli atti di notorietà sono sempre sostituiti dalle dichiarazioni di cui agli articoli 46 e 47.
02. Sulle certificazioni da produrre ai soggetti privati è apposta, a pena di nullità, la dicitura: “Il presente certificato non può essere prodotto agli organi della pubblica amministrazione o ai privati gestori di pubblici servizi“»;
b) all’articolo 41, il comma 2 è abrogato;
c) all’articolo 43, il comma 1 è sostituito dal seguente:
«1. Le amministrazioni pubbliche e i gestori di pubblici servizi sono tenuti ad acquisire d’ufficio le informazioni oggetto delle dichiarazioni sostitutive di cui agli articoli 46 e 47, nonché tutti i dati e i documenti che siano in possesso delle pubbliche amministrazioni, previa indicazione, da parte dell’interessato, degli elementi indispensabili per il reperimento delle informazioni o dei dati richiesti, ovvero ad accettare la dichiarazione sostitutiva prodotta dall’interessato (L)»;
d) nel capo III, sezione III, dopo l’articolo 44 è aggiunto il seguente:
«Art. 44-bis. (L) – (Acquisizione d’ufficio di informazioni) – 1. Le informazioni relative alla regolarità contributiva sono acquisite d’ufficio, ovvero controllate ai sensi dell’articolo 71, dalle pubbliche amministrazioni procedenti, nel rispetto della specifica normativa di settore»;
e) l’articolo 72 è sostituito dal seguente:
«Art. 72. (L) – (Responsabilità in materia di accertamento d’ufficio e di esecuzione dei controlli). –
1.
Ai fini dell’accertamento d’ufficio di cui all’articolo 43, dei controlli di cui all’articolo 71 e della predisposizione delle convenzioni quadro di cui all’articolo 58 del codice dell’amminisrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, le amministrazioni certificanti individuano un ufficio responsabile per tutte le attività volte a gestire, garantire e verificare la trasmissione dei dati o l’accesso diretto agli stessi da parte delle amministrazioni procedenti.
2. Le amministrazioni certificanti, per il tramite dell’ufficio di cui al comma 1, individuano e rendono note, attraverso la pubblicazione sul sito istituzionale dell’amministrazione, le misure organizzative adottate per l’efficiente, efficace e tempestiva acquisizione d’ufficio dei dati e per l’effettuazione dei controlli medesimi, nonché le modalità per la loro esecuzione.
3. La mancata risposta alle richieste di controllo entro trenta giorni costituisce violazione dei doveri d’ufficio e viene in ogni caso presa in considerazione ai fini della misurazione e della valutazione della performance individuale dei responsabili dell’omissione»;
f) all’articolo 74, comma 2:
1) la lettera a) è sostituita dalla seguente:
«a) la richiesta e l’accettazione di certificati o di atti di notorietà (L)»;
2) è aggiunta la seguente lettera:
«c-bis) il rilascio di certificati non conformi a quanto previsto all’articolo 40, comma 02 (L)».