24 ORE: I GENITORI RISPONDONO AI PROFESSORI

24 ORE: I GENITORI RISPONDONO AI PROFESSORI

Contumelie, lettere fiume, sfoghi amari: indubbiamente con la questione delle 24 ore di lezione per i professori abbiamo toccato un nervo scoperto. Senz’altro sono emersi il malessere di tanti professionisti della scuola e i rapporti non sempre idilliaci con le famiglie. State zitti, ci hanno detto alcuni, altri invece hanno chiesto con insistenza una nostra risposta. Soprattutto c’è stato chi ha riconosciuto l’importanza di un dialogo con le famiglie e qualcuno addirittura ci ha chiesto di aprire uno spazio di confronto comune sul tema grande che è la scuola.

Come genitori di AGe Toscana rispondiamo volentieri e necessariamente in modo sintetico, sia per rispetto di chi legge, sia perché il tema è troppo vasto perché si possa dire tutto in una volta sola. Il presupposto da cui ci muoviamo è che la scuola è un bene di tutti e che occorre convogliare lì tutte le risorse disponibili, per il futuro dei nostri giovani e dell’intero Paese. Ecco dunque, per punti:

6 ORE PER LE SUPPLENZE? La nostra proposta è chiara: abbiamo parlato di aggiornamento professionale, di ore di recupero per gli studenti in difficoltà e di interventi di alfabetizzazione degli alunni extracomunitari e anche di laboratori, di corsi di approfondimento e di viaggi d’istruzione. Un’altra grave falla da colmare sarebbe quella delle uscite anticipate, delle entrate in ritardo, dello smistamento degli alunni nelle classi, cioè quello che accade quando un insegnante si ammala e non è possibile chiamare subito il supplente. Sono ore di scuola preziose che i nostri figli perdono senza possibilità di recupero.

Quanto alle supplenze, occorre dire che si tratta di una proposta del Governo e non nostra (la nostra attenzione si è appuntata piuttosto sul taglio di 47,5 milioni di Fondo d’istituto e sul sentirsi offesi dei professori), ma non possiamo nascondere come il rapido avvicendarsi di insegnanti anche per supplenze brevissime o, peggio, dividere le classi o ridurre l’orario di lezione, sia considerato un grave danno per i propri figli anche dagli stessi docenti/supplenti/genitori. Quindi, in nome della qualità dell’insegnamento e con la libera adesione del singolo docente, già presente a scuola, sarebbe possibile garantire una migliore offerta formativa semplicemente aumentando le risorse per le ore eccedenti in sostituzione dei colleghi assenti; questo ovviamente rivolgendosi a tutto il personale docente in servizio, sia temporaneo che a tempo indeterminato.

6 ORE IN PIU’ A PARITA’ DI STIPENDIO? Non abbiamo detto questo, in quanto si tratta di un problema che non è di competenza dei genitori ma del Governo e dei sindacati.

6 ORE PERCHE’? Basta leggere Tuttoscuola Focus per scoprire che il sottosegretario Rossi Doria non esclude affatto l’aumento a 24 ore, solo che adesso i tempi non sono maturi. Siamo infatti sotto elezioni e nessun partito sottoscriverebbe una simile scelta. Però il voto è dietro l’angolo e già si vocifera cosa accadrà poi: perché non approfittarne per fare una seria riflessione sulla scuola?
Alcuni insegnanti che ci hanno scritto hanno fatto alcune proposte interessanti, come ad esempio far emergere il lavoro non immediatamente visibile degli insegnanti, a tutto vantaggio della credibilità dell’intera categoria; qualcuno è stato così sincero da ammettere che ci sono sì insegnanti interamente dediti alla scuola, che lavorano fino a 50 ore alla settimana, ma che non sempre in tutti i casi è così.

CORREGGERE I COMPITI C’è chi di compiti ne corregge davvero tanti e alcuni professori hanno avanzato la proposta di retribuire la correzione dei compiti in proporzione all’impegno.
Alcuni suggeriscono di farlo direttamente a scuola; interessante la motivazione: “Così potrei usare la carta della scuola, il toner della scuola, il telefono della scuola”.

DI TASCA NOSTRA Sono incredibili alcune delle testimonianze che ci sono giunte: pare che alcuni docenti si debbano addirittura pagare il pasto quando accompagnano la classe in gita. E poi materiali, fotocopie, tutto di tasca propria. Numerosi genitori ci hanno riferito qualcosa di simile: qualunque sia la richiesta o la proposta, il ritornello è sempre lo stesso, “Non ci sono i soldi”, anche se poi a saper guardare in certe scuole le risorse ci sono eccome. A questo proposito la nostra posizione come AGe Toscana è molto semplice: le risorse sono lì per essere spese per la didattica e noi continueremo a batterci per questo.

RICEVIMENTO GRATIS Curiosa questa espressione, che ricorre più volte: forse che il ricevimento dei genitori non rientra nella funzione docente? Come si può serenamente affermare che è sufficiente tenere il ricevimento generale una volta a quadrimestre?

CI OFFENDE Questa affermazione ci è veramente spiaciuta e ancor di più che ci si scandalizzi a essere paragonati con le maestre di infanzia e primaria. Chi ha detto che aver a che fare con un bambino autistico o incapace di comprendere la nostra lingua sia più facile che tenere una lezione di latino? e le maestre che insegnano inglese non hanno forse 6 o 7 classi e non debbono forse anche loro preparare le lezioni e correggere i compiti?

L’aspetto di rilievo è che le nostre scuole dell’infanzia e primaria sono un’eccellenza nel mondo. Forse sarebbe opportuno rivalutarne alcuni aspetti, come: i tempi più distesi per l’apprendimento, che non è solo disciplinare; l’ampio spazio dato agli aspetti relazionali e di cittadinanza; la programmazione di team.

Paghiamole di più, queste maestre, perché non è giusto che si sentano di serie B, come esse stesse non esitano a dichiarare. Insieme alla diversità di pedagogia e ai numeri spesso eccessivi, la disparità di trattamento economico e di considerazione sociale fra gli insegnanti dei vari ordini di scuola è uno dei motivi principali per cui tanti istituti comprensivi non decollano e restano meri ‘contenitori vuoti’ (l’espressione non è nostra, sono stati definiti così da numerosi relatori in occasione del convegno a tema organizzato dalla Regione Toscana nell’ottobre scorso).

IL BIDELLO NO Ci pare poco carino, comunque assecondiamo la richiesta di molti professori e paragoniamoli con il Direttore s.g.a. Stipendio di poco superiore a quello dei professori; 36 ore; responsabilità civili, penali e contabili al cui confronto la responsabilità verso gli alunni in gita impallidisce (basti pensare che un certificato rilasciato privo di bollo gli può costare fino a 3.662,31 euro di multa); soddisfazioni professionali ben più limitate che non aiutare giovani vite a formarsi: che dovrebbe dire? Non per fare il conto della serva, ma i professori hanno fra gli stipendi più alti della scuola italiana, straordinari meglio pagati, un orario ridotto che consente loro di organizzare il proprio lavoro in modo flessibile, i mesi estivi liberi soprattutto se non sono impegnati nell’esame di Stato.

Nessuno nega che a casa i professori debbano preparare le lezioni, aggiornarsi, correggere i compiti; che a scuola abbiano, oltre alle ore di lezione, impegni collegiali, commissioni, ricevimento dei genitori (ma questo anche gli altri docenti). Ricordiamo il recente dibattito apparso su alcune riviste scolastiche: è giusto che si contino all’interno delle 40 ore di attività funzionali all’insegnamento, quelle svolte nei periodi di sospensione dell’attività didattica?

Noi abbiamo fatto mere constatazioni, non espresso giudizi. Abbiamo evidenziato le contraddizioni dei politici, che decidono sulla scuola senza conoscerla e tagliano con indifferenza 47,5 milioni di euro dal Fondo d’istituto. Siamo rimasti feriti da tante brutte parole che ci sono state rivolte e che avrebbero potuto essere evitate.

I VOSTRI SINDACATI Ci dispiace, ma l’accusa di essere schierati politicamente siamo costretti a rinviarla al mittente. Noi curiamo gli interessi di genitori e alunni, per cui da buoni toscani chiediamo conto ai potenti di ciò che a nostro avviso non va. Basta avere la pazienza di scorrere i nostri interventi e si capisce che di responsabili della pubblica istruzione ne abbiamo risparmiati pochi o nessuno: dalla Moratti a Fioroni, dalla Gelmini all’assessore toscano Targetti.

Buon ultimo il ministro Francesco Profumo, che a febbraio ebbe la cattiva idea di festeggiare il decennale del Forum Nazionale dei Genitori sottovoce e a porte chiuse. Nell’occasione registrammo le sue belle parole a proposito della partecipazione dei genitori a scuola e adesso gli chiediamo: Caro Ministro, quando pensa di celebrare la Giornata Europea dei Genitori e della Scuola 2012? si sbrighi per favore, siamo a dicembre…

MA VOI DOVE ERAVATE? Ecco, questo è veramente curioso: sono anni che ci battiamo per una scuola migliore, di qualità, e quasi sempre ci siamo trovati soli. La battaglia per il contributo volontario detraibile e interamente destinato alle attività didattiche l’abbiamo portata avanti per anni e se nel marzo scorso è finalmente uscita la circolare ministeriale 312, che sanciva per la prima volta tutto questo, molto si deve a tante nostre prese di posizione.

Come sappiamo, non si può parlare di miglioramento dell’offerta formativa se non ci sono risorse e cioè senza fondo d’istituto e contributo volontario dei genitori. Pochi giorni fa abbiamo protestato per il taglio del fondo d’istituto; più volte in passato siamo dovuti intervenire per difendere il contributo volontario dagli utilizzi più impropri: dalla tassa sui rifiuti al pagamento degli stipendi, dalle visite fiscali al mancato versamento da parte dello Stato dei crediti vantati dalle scuole.

Abbiamo denunciato gli eccessivi tagli della “riforma Gelmini” quando ancora eravamo in tempo per raddrizzare il tiro, ben due anni prima che i docenti salissero sui tetti dei Provveditorati per protestare; ci siamo battuti contro i mega-istituti comprensivi, le classi pollaio, i tagli, gli accorpamenti selvaggi, le ditte di pulizia che non puliscono; abbiamo raccolto 5000 firme contro la riforma degli organi collegiali e ottenuto il reintegro dei rappresentanti di classe e che gli esterni non abbiano diritto di voto: a noi domandate dove eravamo?

INSEGNO LA NETIQUETTE E LA ESIGO, MA LA VOSTRA ARROGANZA E IMPUDENZA MERITANO ALMENO QUESTO Non abbiamo studiato pedagogia, però una cosa la sappiamo: togliere arbitrariamente la qualifica di soggetto di diritti ad altri esseri umani è la radice di tutte le violenze. Non c’è bisogno di scomodare il popolo ebreo e l’olocausto, basta vedere cosa succede negli stadi quando il tifoso della parte avversa smette di essere una persona e diventa un’etichetta: lo juventino, il romanista, il laziale…

Ben volentieri ci apriamo al confronto e senz’altro pubblicheremo sul nostro sito www.agetoscana.it tutti coloro che vorranno intervenire in modo costruttivo per ragionare insieme di scuola. Basta scrivere a info@agetoscana.it per essere pubblicati.

Abbiamo urgenza di una proposta articolata che valorizzi tutte le risorse disponibili e garantisca il successo formativo dei nostri giovani.

Insieme, come cittadini, dobbiamo dire ai nostri governanti che la scuola è strategica per il futuro del Paese e che da questa complessa revisione del sistema Italia impostaci dalla crisi dovranno uscire le risorse per valorizzarla e rilanciarla. Serve la considerazione sociale, ma non basta: occorre rimboccarsi le maniche insieme, superare le divisioni e dare alla scuola le risorse per volare.

PS In questo momento i nostri soci e amici di AGe Argentario stanno aiutando la gente di Maremma che ha perso tutto a causa dell’alluvione a risollevarsi dal fango e dalla disperazione. Poiché come noto fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce, riportiamo qui il nostro appello a dare un contributo, anche piccolo, di solidarietà. Come già lo scorso anno ad Aulla, gli aiuti raccolti saranno consegnati fino all’ultimo euro immediatamente nelle mani delle famiglie in difficoltà. Tutte le spese saranno a carico della nostra Associazione. Grazie.

Rsu: elezioni suppletive

Rsu: elezioni suppletive, appello del presidente dell’Anief

In seguito alla firma dell’ipotesi di contratto per il rinnovo delle RSU nelle scuole interessate dai processi di dimensionamento siglato il 22 Novembre 2012 presso l’ARAN, come previsto dall’art.1 comma 4, si dovrà procedere a nuove elezioni solo nel caso in cui la RSU dovesse essere inferiore a due unità. Segnala a rsu@anief.net se la tua scuola sarà sede di elezioni suppletive.

Il presidente dell’Anief Marcello Pacifico invita RSU, soci e tutto il personale della scuola a segnalare, inviando un’e-mail all’indirizzo rsu@anief.net, se nella propria istituzione scolastica di servizio si svolgeranno le elezioni suppletive al fine di consentirci la presentazione di liste Anief.

L’Anief ha tutta l’intenzione di confermarsi come sesta sigla sindacale non solo come numero di deleghe ma anche come preferenze tra i lavoratori della scuola.

Nelle scuole dove si voterà nei prossimi giorni si potrà, quindi, confermare questa nuova scelta di campo aiutandoci in questa nuova tornata elettorale.

L’Anief, dal canto suo, ha già richiesto al Miur di ricevere l’elenco delle scuole in cui si svolgeranno le elezioni delle RSU.

Finalmente, dopo venti anni, nella scuola si comincia a percepire un’alternativa ai sindacati tradizionali di potere o di base. La scelta di non connotare ideologicamente il nuovo sindacato, ma di orientarlo alla tutela dei diritti attraverso il sapiente ricorso alla magistratura, oggi risulta non soltanto apprezzata dai colleghi ma vincente in un momento in cui la contrattazione è bloccata. L’esperienza maturata nelle aule parlamentari e giudiziarie alla fine rende merito alla fiducia prestata da migliaia di lavoratori della scuola che rivendicano, grazie al sindacato, il diritto a essere nuovamente protagonisti del Paese.

RIGETTATO IL RICORSO “BONUS SEI PUNTI SSIS”

RIGETTATO IL RICORSO “BONUS SEI PUNTI SSIS”: LA GIUSTIZIA TRIONFA!

PESANTE LA CONDANNA PER IL DOCENTE CHE VOLEVA “SCAVALCARE” I COLLEGHI.

Il 29 u.s. il Giudice del Lavoro di Udine si è definitivamente pronunciata in merito al primo ricorso sottoposto al Suo giudizio e avente ad oggetto l’annosa questione del riconoscimento di un ulteriore “bonus” di 6 punti in favore dei ricorrenti “sissini”.

Nel predetto procedimento, ho avuto il privilegio di costituirmi in difesa di alcuni controinteressati, assumendo una linea difensiva che inevitabilmente mirava a tutelare i diritti e le posizioni in graduatoria dei precari storici e di tutti quei docenti rispettosi delle “normali regole di scorrimento” delle graduatorie.

Il 29 u.s., previa discussione delle parti,  è stata decisa la causa in oggetto, mediante lettura del dispositivo in udienza: l’Ill.mo Giudice ha respinto le richieste della parte ricorrente, dando ragione e tutelando i controinteressati da me assistiti.

Tale risultato mi soddisfa molto perché rappresenta una pronuncia molto importante per i docenti che ho rappresentato e perché questa sentenza, per la seconda volta in Italia, respinge le istanze formulate dalla parte ricorrente, tese ad ottenere il riconoscimento di un “bonus” di 6 punti per i soli sissini ricorrenti. La soddisfazione è ancor più grande per me, poiché in simili contenziosi il MIUR in passato è sempre stato soccombente innanzi al TAR e continua ad esserlo tuttora innanzi ad alcuni Giudici del Lavoro investiti della questione.

Mi preme evidenziare, inoltre, che in giudizio si è riusciti ad ottenere anche la condanna alle spese della ricorrente, la quale è stata condannata al pagamento delle spese di lite per un totale di oltre 3.500,00 euro (tremilacinquecento).

Umanamente mi dispiace vedere una lavoratrice condannata al pagamento di una somma così elevata, ma probabilmente tale condanna potrà fungere da “monito” per tanti altri docenti che in questi giorni sono  “sollecitati” a ricorrere da alcune organizzazioni e/o ricorsifici con l’illusione di poter “superare” in graduatoria i loro colleghi.

D’altronde,  se la ricorrente avesse ottenuto l’accoglimento delle sue istanze,  tutti gli altri docenti sarebbero stati “scavalcati” ingiustamente e pregiudicati nei loro diritti. Si sarebbe alimentata così una drammatica “guerra tra poveri”; parimenti, in caso di accoglimento delle istanze di parte ricorrente, quasi certamente, sarebbe stata condannata ingiustamente anche l’Amministrazione, dunque, l’intera collettività, che si trova costretta a subire “tagli” al bilancio anche per coprire ingiuste spese giudiziarie.

Da parte mia, come difensore mi sono limitato a rappresentare in giudizio le mie tesi e le mie convinzioni, è stato il  Giudice che, applicando il diritto ha permesso alla Giustizia di  trionfare!

Avv. Antonio Gabrieli

Si apre la trattativa con l’ARAN

CAPDI & LSM N° 29 DEL 2 DICEMBRE 2012

Dopo l’Atto di Indirizzo del MIUR si apre la trattativa con l’ARAN su scatti di anzianità e tutto il resto: finchè non vedremo trasformarsi le buone intenzioni in atti scritti  continua il blocco delle attività sportive scolastiche

Dopo lo scampato pericolo (previsto in finanziaria 2013) dell’aumento dell’orario di insegnamento di 6 ore la settimana per tagliare spezzoni e supplenze (con taglio però di 47,5 milioni al fondo per il miglioramento dell’offerta formativa) e l’atto di Indirizzo del Miur finalizzato al pagamento degli scatti di anzianità per gli anni 2011 e 2012,  le risorse disponibili al MOF (che è il Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, su cui si effettua la contrattazione integrativa di istituto) per l’anno 2012/2013 previste per circa 1300 milioni di euro, dovrebbero essere tagliate per una percentuale che va dal 25 al 30% (dati sindacali).

Dentro queste disponibilità ci sono anche le risorse per le Attività complementari di Educazione fisica (circa 60.600.000 euro nell’a.s. 2011/2012) che quindi dovrebbero risentire di tali tagli se questi saranno lineari su tutte le partite di finanziamento alle scuole: FIS, funzioni strumentali, ore eccedenti sostituzione colleghi assenti, attività complementari di EF,  aree a rischio, incarichi ATA e varie…

Il Miur, per dichiarazione  del Capo Dipartimento Letizia Stellacci, sia alla Gazzetta dello sport – nell’articolo di Valerio Piccioni del 27 novembre, (in allegato) che all’incontro con i coordinatori gli uffici di EMFS del 28 novembre, sostiene che i fondi per l’Educazione fisica, previsti nell’Atto di indirizzo del Miur, (formulato con 6 mesi di ritardo!) rientrano tra le voci giudicate “incomprimibili”. E quindi che non dovrebbero risentire dei tagli.
Vedremo!
Per il momento però finchè non leggeremo trasformarsi le buone intenzioni in atti scritti  continua il blocco delle attività professionali non obbligatorie che anzi si sta allargando e sempre più numerose sono le scuole, i colleghi di EF e le associazioni che dichiarano il blocco di tutte le attività sportive organizzando incontri e assemblee con formulazione di documenti da ultimo quello di Vicenza, Verona, Arezzo

La protesta è avvenuta anche alle finali nazionali GSS di Roma dove molti colleghi pur avendo accompagnato i loro studenti alla manifestazione (che altrimenti sarebbero stati  sostituiti da altri colleghi anche di altre discipline e scuole, come previsto dal Regolamento – ma chi l’ha scritto?!!) hanno discusso con i dirigenti del Miur presenti alle gare e letto e sottoscritto un documento (vedi allegato con firme in www.capdi.it ) che nella parte finale dichiara:

Che pur aderendo all’iniziativa nazionale di sospensione di tutte le attività professionali non obbligatorie compresa la preparazione e partecipazione ai GSS, hanno deciso, per senso di responsabilità e per non danneggiare i propri studenti (che sarebbero stati accompagnati in ogni caso da docenti di altre discipline o di altre scuole) e le loro famiglie, di partecipare alle finali nazionali,

Voci sindacali indicano nella prossima settimana l’inizio della trattativa con l’Aran per la definizione complessiva delle risorse alle varie partite, dagli scatti di anzianità a tutto il resto. La definizione della trattativa dovrebbe liberare le risorse per la successiva intesa Miur/OOSS sui criteri e le modalità di attribuzione alle scuole  delle risorse contrattuali per l’a.s. 2012/2013.

Solidarietà ai Dirigenti Scolastici

Solidarietà ai Dirigenti Scolastici

di Beatrice Mezzina

Tra novembre e dicembre, ogni anno, con puntualità e con qualsiasi governo o politica scolastica, appare la malattia esantematica degli studenti, l’autogestione e l’occupazione, meglio con due k: ai ragazzini delle scuole medie brillano gli occhi quando visitano le scuole superiori e chiedono ai loro compagni più grandi se faranno l’okkupazione l’anno successivo, gli studenti sono eletti negli organi collegiali se nel loro programma c’è l’esplicito riferimento a queste manifestazioni, insomma un rito, con punte di minore o maggiore virulenza in rapporto alla situazione politica e sociale.

Tanto che alcuni anni fa ho proposto che l’autogestione si formalizzasse, insomma si prevedesse uno spazio e un tempo per gli studenti, autogestito, destinato a quello che gli studenti chiedono con forza, di parlare tra loro, di approfondire alcuni temi, di sottrarsi almeno semel in anno alla cappa di una scuola che sentono stretta, vecchia, anch’essa con immutabili riti e incombenze.

Che poi gli studenti non abbiano molte consapevolezze, che siano pochi quelli che effettivamente sappiano quello di cui parlano, che i migliori si stanchino e abbiano cocenti disillusioni nel guidare la massa, fa parte delle cose, non inficia questa aspirazione all’essere, alla consapevolezza, all’aggregazione, di cui è necessario tener conto.

Passato il momento cruciale, l’esantema nella fase acuta finisce con l’avvicinarsi del Natale, tutto come prima, si riprendono le vecchie regole della scuola, anzi peggio perché incombono le valutazioni trimestrali o quadrimestrali, insomma si deve tornare all’ordine. Gli studenti abbandonano i temi della protesta e insieme con gli insegnanti più sensibili non proseguono in un lavoro metodico e critico nella propositiva affermazione di alcuni mutamenti da tutti sentiti ineludibili, nel costringere chi si occupa di scuola e soprattutto i decisori politici a riprendere globalmente le questioni, a fare passi seri di trasformazione.

Del resto i partiti sono in altre faccende affaccendati, i luoghi di discussione e di proposta sono sempre più ristretti. Dove trovano gli studenti i luoghi di formazione politica e di confronto?

Quest’anno la situazione è apparsa subito molto più complessa del solito. Le proteste degli insegnanti contro il Ministro Profumo, sospese dalla maggior parte dei sindacati dopo l’eliminazione della proposta infausta di aumentare unilateralmente l’orario degli insegnanti, il clima di ribellione nelle scuole, i Collegi che deliberavano impropriamente su argomenti non deliberabili, hanno posto molte micce, tra cui anche la speranza di un patto tra studenti e insegnanti per porre all’opinione pubblica le questioni della scuola.

Tutto questo in un clima generale di sfiducia, non solo per gli scarsi finanziamenti alle scuole, per la situazione edilizia sempre pesante, per l’ ostilità alla proposta di riforma degli Organi Collegiali; c’è altro credo, e di più, una consapevolezza di fondo e ribollente della crisi generale che tocca i giovani, il lavoro, le famiglie stesse, di cui gli studenti fortemente e giustamente risentono, di cui sono spesso portatori.

Il figlio quindicenne di una brava signora che si occupa di un anziano di famiglia ha chiesto il permesso alla madre di allontanarsi di notte per occupare la scuola ponendo questa motivazione: se non facciamo sentire la nostra voce, il prossimo anno pagherai tante tasse per la frequenza. Non sai che c’è un attacco alla scuola pubblica? La madre mi domandava se fosse veramente così.

Ragazzino intelligente, indigente ma con telefonino alla moda, che poneva una questione nodale e che avrebbe bisogno di risposte.

In questo clima, anche quando sono state ritirate le proteste degli insegnanti, è stato tardi per riprendere gli studenti, ormai in fibrillazione, e per ridurli a più miti consigli.

Ancora una volta il calvario dei Presidi da far tremare le vene e i polsi: trattative estenuanti con gli studenti per cercare di scongiurare le occupazioni, sempre pericolose e al limite della legalità; appostamenti di notte nelle scuole di qualche preside coraggioso con qualche insegnante e ATA di buona volontà, avuto sentore dell’assalto notturno degli studenti; tentativi di saltare qualche cancello già chiuso da parte di qualche preside più atletico; contrattazione con gli studenti asserragliati per consentire l’ingresso nelle scuole del personale di segreteria che ha bisogno di mantenere gli impegni di lavoro a fine anno; discussioni con i genitori, preoccupati dell’incidenza delle assenze sulla validità dell’anno scolastico; il rapportarsi con la stampa e con un’opinione pubblica che parla di scuola e ne giudica il comportamento in questi momenti di difficoltà. Il tutto cercando di non perdere l’autorevolezza e di non compromettere un rapporto con gli studenti spesso ben costruito, che è importante per il resto dell’anno e che comunque è necessario conservare.

In questi momenti difficili, con insegnanti tra il preoccupato, il defilato e la speranza di palingenesi affidata agli studenti, con crisi di emulazione tra gli studenti (ormai con i cellulari comunicano in tempo reale) e sentimenti di inferiorità se non si procede al’occupazione, i Presidi sono soli ancora una volta: non si è visto nessuna tra le Istituzioni che si occupano di scuola che discutesse con gli studenti. Non si sono viste le Province cui gli studenti chiedono strutture e manutenzioni decenti, silenti gli USR se non per chiedere notizie ai presidi sulle ragioni delle proteste, lontani partiti e sindacati.

I giornalisti invece in prima fila, puntuali nel diffondere bollettini di guerra, interviste agli studenti, genitori tra il preoccupato e il compenetrato sostegno, qualche vecchio sessantottino ormai con l’età da nonno cui brillano ancora gli occhi per la “crescita” dei giovani, qualche signora con furtive vettovaglie, anche una bella parmigiana agli occupanti, cuore di mamma.

Insomma un calvario.

I Presidi sono sotto giudizio, “minacciosi” se ricordano agli studenti le proprie responsabilità, “deboli” se non riescono a fermare le occupazioni e se qualche volta perdono le staffe, e succede ai presidi più valorosi e impegnati, sono anche passibili di indagini e denunce tra deliqui di studentesse e recriminazioni di genitori.

Cosa si svolge dentro le scuole durante le occupazioni perde progressivamente di interesse di fronte alla cronaca del rituale.

Molte scuole dove presidi e docenti si sono sempre dichiarati disponibili con i loro ragazzi a un dialogo costruttivo, alla ricerca di nuove forme di protesta che si trasformino in occasioni propositive e che non ledano gli interessi di nessuno, non fanno più testo.

Poi si sente qualche proposta interessante – al di là del greve testo dovuto al momento – come quella degli studenti della Rete della conoscenza, insomma quelli più consapevoli e “politicizzati”: oltre all’auspicio di costruire una scuola e una società differenti, chiedono di “scardinare dal basso una didattica frontale e autoritaria nel merito e nel metodo, una valutazione utilizzata come strumento di repressione per un modo diverso di stare a scuola”.

Insomma squilli di tromba di fortissimo clangore che toccano nodi tremendi per la riflessione sulla scuola, da discutere con argomenti di nervi e sangue.

Come risponderanno le campane della scuola tutta dopo che l’imminenza delle feste farà regredire la malattia esantematica? Risponderanno le Istituzioni, si penserà a una politica scolastica seria che tenga conto di quanto se pur confusamente e arrogantemente emerge dalle contestazioni? Si rifletterà sulle regole di partecipazione degli studenti in un percorso di seria riflessione?

Ho paura che proseguirà tutto come prima.

Ci rivedremo quindi il prossimo anno. In autunno.

Lettera a Fazio

Di seguito la mail da inviare alla trasmissione “Che tempo che fa” con le domande che ci piacerebbe Fazio porgesse al ministro Profumo da parte nostra.

Gentile Fabio Fazio,

un gruppo di facebook che raccoglie quasi 2000 docenti italiani (http://www.facebook.com/groups/docentincazzati/), in prosecuzione dello scambio epistolare avviato con la sua trasmissione a seguito della puntata di domenica 25 novembre (presente il Primo ministro Mario Monti), le chiede di sottoporre al Ministro F. Profumo la seguente “lista” (genere da lei molto frequentato):

1. Ministro Profumo, con proposte come quella -contenuta in maniera irrituale nella legge di stabilità varata dall’esecutivo- di aumentare di 6 ore a parità di salario il lavoro in aula dei docenti della secondaria (com’è noto, materia di contrattazione e non riservata alla legge), non pensa di aver contribuito alla scarsa considerazione sociale della classe docente e quindi di aver danneggiato il ruolo dell’istruzione pubblica?

2. Non crede che con questo precedente in futuro altre leggi possano imporre aumenti di ore di lavoro settimanali anche ad altre categorie, trasformando di fatto i contratti collettivi in carta straccia?

3. Ministro Profumo, lo sa che ogni eventuale futuro innalzamento delle ore di lezione frontale produrrebbe un aumento insostenibile di ore di lavoro non frontale (destinate a correzione dei compiti, preparazione delle lezioni, programmazione, colloqui con i genitori, riunioni collegiali, esami di fine anno) dato che a ogni ora di lezione frontale corrisponde una certa quota di lavoro che i docenti svolgono al di fuori dell’aula scolastica?

4. Ministro Profumo, Lei, ministro dell’istruzione di questo Paese, come si è sentito quando il premier in questa stessa sede ha definito indistintamente i docenti, di cui conosce bene le condizioni di lavoro, “conservatori”, “corporativisti” e “strumentalizzatori” degli studenti in protesta?

5. Ministro Profumo , Obama ritiene forte l’America non per il suo esercito, ma per la sua scuola: il ‘governo dei professori’, in Italia, condivide quest’idea? E, se è così, perché non ha invertito la tendenza degli ultimi governi, tagliando le spese militari e lasciando invariato lo stanziamento per l’istruzione pubblica?

6. Ministro Profumo, nella lettera che ha inviato ai docenti e agli studenti prima dello sciopero del 24 novembre Lei ha detto di non aver mai condiviso l’impianto del Ddl 953 (ex Aprea), allora perché non si è mai pronunciato contro il disegno di legge nelle sedi competenti?

7. Ministro Profumo, si fa un gran parlare di digitalizzazione, di tablet, di LIM , ma lei sa che le scuole ‘reali’ -in cui alcuni nuovi strumenti sono arrivati in maniera insufficiente, non omogenea né pianificata e senza specifica formazione- stanno assistendo ad un processo di ‘dematerializzazione’ che nulla ha a che vedere con l’informatica, visto che mancano ‘materie prime’ come la carta per le fotocopie (che, quindi, molti docenti devono gestire a proprie spese) e sussidi didattici indispensabili?

8. Ministro Profumo, è consapevole del fatto che (almeno nella fascia dell’obbligo) gli insegnanti -spesso senza alcun aiuto né economico né strutturale- stanno affrontando da anni e da soli il difficile compito di alfabetizzare ragazzi stranieri (il cui numero supera quasi sempre il tetto fissato dalla legge) provenienti da tutti i continenti e che sono in aumento esponenziale gli alunni con disabilità nonché DSA (certificato e non certificato), per cui la programmazione didattica e di conseguenza il lavoro in classe è via via più complesso (mentre dal 2008 gli interventi di Riordino dei cicli hanno eliminato le compresenze)?

9. Ministro Profumo, Lei ritiene davvero di migliorare il servizio scolastico agli studenti, offrendo con il nuovo Concorso (fondato su quiz di dubbia aderenza alle reali esigenze didattiche ) la possibilità di entrare in ruolo a persone che non hanno mai insegnato anziché a precari super qualificati con molti anni di esperienza?

10. Ministro Profumo, quanto costerà il Concorso e quanti docenti realmente otterranno una cattedra, considerata la progressiva contrazione degli organici in vista dell’aumento dell’orario di insegnamento e della riduzione del corso di studi da lei prospettati?

11. Ministro Profumo, Lei è a conoscenza del fatto che le graduatorie sono stracolme di docenti specializzati nell’insegnamento e che la maggior parte di essi hanno meno di 35 anni?

12. Ministro Profumo, è forse ancora allo studio il progetto di ridurre a 4 gli anni curriculari delle superiori, che comporterebbe un’ulteriore, grave falcidia delle cattedre e un impoverimento insostenibile per l’offerta formativa della scuola secondaria di secondo grado?

13. Ministro Profumo, Lei, oltre ad essere Ministro dell’Istruzione, è stato anche rettore del politecnico di Torino e presidente del CNR: è abituato, quindi, a lavorare con le eccellenze nel mondo dell’istruzione. Quelle eccellenze si sono nella maggior parte formate a partire dalla scuola pubblica. Le è mai capitato di fare un’esperienza di insegnamento in una classe di un istituto superiore di una qualsiasi periferia di questo nostro bel Paese? Ha idea di quanti sono gli alunni in un’aula? Di quali sono le strutture reali? E’ a conoscenza del fatto che con l’aumento degli allievi per classe dovuto ai tagli e con la presenza giornaliera di studenti in sovrannumero perché, in caso di assenze del personale docente, vengono ‘smistati’ per mancanza di supplenti (ciò succede anche ai bambini delle primarie), quasi nessuna scuola pubblica può rispettare le norme di sicurezza, né garantire effettivamente il diritto allo studio, specialmente ai ragazzi con difficoltà?

Gentile Fazio,
gli elenchi, come gli esami, non finiscono mai: il tempo, però, anche ‘quello che fa’, è una risorsa finita, quindi ci fermiamo qui. Scelga pure lei le domande da sottoporre al ministro, se lo ritiene, se, come sappiamo, il tempo è poco. Sono tutte vitali per la nostra professione e per il futuro della scuola pubblica statale. Speriamo fiduciosi che la sua risposta non lasci ‘il tempo che trova’ e che nella prossima occasione di un dibattito sulla scuola voglia ospitare nella trasmissione anche un insegnante.

2000 proff forse inca…lzanti, certo inca…lzati
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Il lavoro di noi prof? Ecco il calcolo: 1.759 ore all’anno

da Corriere della Sera

Il lavoro di noi prof?
Ecco il calcolo: 1.759 ore all’anno

C’era una volta la scuola della mattina.
Quella delle insegnanti part-time, che dopo il lavoro hanno tempo per sé. C’era, una volta, la scuola delle vacanze. Delle prof mamme che partono a giugno coi pupi e a settembre ritornano, si ricomincia. C’era ancora, una volta, la scuola dei ruoli. Dove il maestro è maestro, l’alunno è l’alunno, e il genitore è la mamma, o il papà.

 

C’era. Oggi non più. Oggi, la scuola è complessa. E non per i compiti da correggere, o le lezioni da preparare: quelli c’erano anche «una volta». Oggi, a scuola, si creano i progetti, tanti progetti. Oggi, alle medie, sei a scuola tutto giugno, e dal primo settembre. Tante vacanze? Sì, ma lavori di più.

Quando? I sabati e le domeniche, per esempio. Tuo marito ti guarda basito, e solo allora capisce. Protesta, ma dài usciamo. No, non si può: sono un’insegnante… se lunedì non riporto i temi, poi chi li sente? Vai a prendere i figli all’asilo? La paghi la sera: è mezzanotte, e lavori ancora. Lui, tuo marito, a chiamarti non ci prova più. Ma possibile? Le persone normali, a quest’ora…

Già. Le persone normali. Il punto è che noi, normali, non siamo. Diversamente anomali. Trattati come liberi professionisti, pagati come operai. Educatori o, all’occorrenza, baby-sitter. Mamme, papà, zii o anche nonni, se la famiglia manca. Burocrati, vigili, segretari. Psicologi, tuttologi, ignoranti. Secondo i punti di vista. Che vanno sempre bene, perché la scuola è uno di quegli argomenti di cui pochi sanno, ma tutti parlano. Come il calcio. E allora, quasi quasi, ne parliamo anche noi. Ci siamo presi la libertà di scrivere qualche numero. Abbiamo calcolato… quanto lavora un prof.

Rossana Bruzzone Maria Antonia Capizzi

Ancora ambiguità di Monti sulla scuola: ma qual è l’obiettivo?

da Tecnica della Scuola

Ancora ambiguità di Monti sulla scuola: ma qual è l’obiettivo?
di Anna Maria Bellesia
Monti ci dica finalmente e con onestà intellettuale il vero obiettivo del suo Governo per la scuola, senza giri di parole, senza espedienti retorici per confondere gli italiani, e soprattutto smettendola di colpevolizzare i docenti. Il mondo della scuola è disposto ad una “sana evoluzione”, ma vuole sapere prima in che direzione va il cambiamento.
Il presidente Monti oggi a Verona torna a parlare di scuola, ambiguamente. Si dice disposto ad “ascoltare le istanze del mondo della scuola a patto che siano fatte in maniera costruttiva, senza strumentalizzazioni e senza corporativismo”. Il che significa ripetere la convinzione di avere a che fare con un mondo caratterizzato dal corporativismo e che si lascia andare a ciniche strumentalizzazioni. È stato inutile finora ricordagli che i veri corporativismi in questo Paese son ben altri, troppo forti evidentemente per scalfirli. Meglio prendersela con i più deboli.
Monti torna a bollare come “difesa di interessi di breve periodo” le reazioni del corpo docente all’incremento di lavoro, imposto per legge e senza contropartita stipendiale. Una manovra equivalente a tagliare gli stipendi, il vero obiettivo nei riguardi di tutta la Pubblica Amministrazione. Il resto consiste nel tagliare posti di lavoro, già quantificati in 24mila nelle amministrazioni centrali, lasciare a casa i precari, mettere in mobilità i lavoratori, e da ultimo licenziare. La ministra Fornero lo va dicendo da mesi. Nel privato si licenzia, e nel pubblico bisogna poterlo fare ugualmente, “per non fare discriminazioni” è la sua tesi, condivisa dal Governo. Questo è il concetto “tecnico” di equità.
Aggiunge poi Monti: “Mettersi in discussione è alla base di ogni sana evoluzione demografica: tutti devono mettersi in discussione. Lavoriamo tutti per uno stesso obiettivo”.
Ecco vorremmo tanto sapere qual è questo obiettivo in vista di una “sana evoluzione”, che noi consideriamo più socio-economica che demografica.
Troppo facile dire a parole “vogliamo una scuola più efficiente, più moderna, che sappia rispondere alla sfida del presente”. Il mondo della scuola, per condividere gli obiettivi di cambiamento, vuole sapere in che direzione va il cambiamento.
Serve una visione chiara e chiaramente comunicata di quale scuola vogliamo nel futuro, come intendiamo investire se la riteniamo una priorità, e quale ruolo assegnare agli insegnanti come artefici del cambiamento.
La scuola digitale è una bandierina per le allodole. Le tecnologie IC sono un mezzo di rinnovamento, non sono lo scopo. La scuola non si rinnova con computer e LIM inseriti in ambienti inadeguati, non solo dal punto di vista della sicurezza, ma privi di ogni minimo confort: dagli spazi agli arredamenti, sedie e servizi igienici compresi.
Serve anche spiegare quale rinnovamento ci si può attendere da un corpo docente oltre la cinquantina, in gran parte prossimo alla sessantina, a cui sono state cambiate di punto in bianco le regole per l’accesso alla pensione (mentre i diritti acquisiti dei veri privilegiati non si toccano!).
Il governo Monti ha eseguito così bene i suoi compiti verso l’Europa che adesso abbiamo l’età pensionabile più alta d’Europa! Fra qualche anno avremo docenti di 65-66-67 anni in prima elementare, o prima media, o prima di un istituto professionale, con 25-30 alunni per classe, altissime percentuali di stranieri, alunni con handicap, alunni con Dsa.
Niente turnover. I precari invecchiano anche loro prima dell’immissione in ruolo. Neppure il recente concorso per 11.500 nuovi docenti porterà a un accenno di ricambio generazionale.
Come fa un docente di 50-60 “immigrato digitale”, pur con tutta la buona volontà di aggiornarsi in proprio (la formazione in servizio è l’ultima ruota di un carro sgangherato) a stare al passo con i tempi di fronte ad una generazione di “nativi digitali”?
Monti ci dica finalmente e con onestà intellettuale il vero obiettivo del suo Governo per la scuola, senza giri di parole, senza espedienti retorici per confondere gli italiani, e soprattutto smettendola di colpevolizzare una categoria che in questi anni ha mandato avanti comunque, con buona volontà e impegno, un sistema di istruzione ormai sull’orlo della distruzione, grazie all’opera dei politici e tecnici che abbiamo avuto.

L’attribuzione del permesso breve per il docente è subordinato alla possibilità di sostituirlo

da Tecnica della Scuola

L’attribuzione del permesso breve per il docente è subordinato alla possibilità di sostituirlo
di Lucio Ficara
Spesso capita sentire docenti che si lamentano per il fatto di non aver avuto attribuito il permesso breve richiesto e documentato. Per questo motivo vogliamo fare chiarezza sulla questione dell’attribuzione dei permessi brevi per i docenti e sugli obblighi dei dirigenti ad attribuirlo o a dover, loro malgrado, decidere di non attribuirlo
È tutto scritto chiaramente nell’art. 16 del vigente contratto collettivo di lavoro della scuola. Incominciamo con il dire che il permesso breve viene attribuito dal DS, compatibilmente alle esigenze di servizio, e se la domanda è richiesta per esigenze personali.
Tale permesso, che per il docente non può avere una durata superiore alla metà dell’orario di servizio giornaliero individuale e in ogni caso non può superare mai le 2 ore giornaliere, è subordinato, soltanto per i docenti, alla possibilità di avere docenti a disposizione per garantire la sostituzione.
Questo è scritto nel comma 5 dell’art. 16, è rappresenta, con tutta evidenza, il motivo principale per cui un DS può non attribuire la fruizione del permesso breve richiesto. L’art. 16 sui permessi brevi, non parla di concessione del permesso breve da parte del dirigente scolastico, ma utilizza il verbo attribuzione.
L’attribuzione è subordinata ad oggettivi e plausibili esigenze di servizio, che obbligano il DS a prendere la decisione di attribuire o non attribuire il permesso al docente che ne fa legittima richiesta. In caso di attribuzione di tale permesso il docente, dovrà recuperare, le ore di permesso attribuitegli, entro i 60 giorni lavorativi successivi (per cui le feste interrompono il conteggio dei due mesi), il dipendente è tenuto a recuperare le ore non lavorate in una o più soluzioni in relazione alle esigenze di servizio.
Il recupero da parte del personale docente avverrà prioritariamente con riferimento alle supplenze o allo svolgimento di interventi didattici integrativi, con precedenza nella classe dove avrebbe dovuto prestare servizio il docente in permesso.
Il comma 4 dell’art. 16 del CCNL 2006-2009, afferma che nel caso in cui non sia possibile il recupero per un problema imputabile al dipendente, l’Amministrazione provvede a trattenere una somma pari alla retribuzione spettante al dipendente stesso per il numero di ore non recuperate.
Si ricorda che il docente può chiedere in un anno, al massimo lo stesso numero di ore che svolge settimanalmente nella scuola. Il permesso breve è richiedibile sia dal personale a tempo indeterminato e sia a tempo determinato, che godono, in questo caso, degli stessi diritti.
Il DS che dovesse decidere di non attribuire il permesso, dovrà motivare la sua decisione, spiegando il particolare motivo di esigenza di servizio che ha determinato la non attribuzione del permesso.

Tullio De Mauro: Italia analfabeta e il paradosso della conoscenza

da Tecnica della Scuola

Tullio De Mauro: Italia analfabeta e il paradosso della conoscenza
Il linguista, e già ministro dell’istruzione dal 2000 al 2001, lancia l’allarme incultura. Secondo l’accademico della Crusca, intervistato dalla rivista “Il Mulino” in edicola lunedì con altri articoli sulla scuola, soltanto il 20 per cento degli italiani sa orientarsi nella società contemporanea. Ma c’è anche un paradosso: più dati abbiamo per capire più cresce il disinteresse e l’abulia
E il paradosso tutto italiano è il seguente, secondo De Mauro: “Innanzitutto sulla nostra vita associata il livello di incultura della popolazione adulta pesa enormemente. È un livello della cui pochezza non ci rendiamo conto perché la scuola ha lavorato per portare nuove generazioni a livelli alti di istruzione, perlomeno formale – cifre mai viste in questo Paese, al 75, all’80% di diplomati. Nonostante gli ammonimenti di molti demografi, ma anche di economisti come Sylos Labini (…), noi ci immaginiamo che quell’alta percentuale di persone che hanno proseguito oltre la scuola media e sono arrivati al diploma sia proiettabile sulla società nel suo complesso. Non è così”.
“È nel 1995 che accade qualcosa di nuovo dal punto di vista dell’acquisizione dei dati. Prima di allora avevamo a disposizione solo ipotesi e congetture sullo stato delle effettive competenze degli adulti, al di là dei livelli formali di istruzione. Ora possiamo contare su due indagini comparative internazionali, osservative, sui livelli di alfabetizzazione degli adulti; dall’anno prossimo dovremmo avere ogni tre anni i dati del programma Ocse sui livelli di alfabetizzazione. A costo di apparire troppo enfatico, devo dire che già adesso però il quadro è drammatico”.
Anzi “i dati che vengono fuori per il nostro Paese possono essere definiti catastrofici. Queste indagini vengono condotte osservando il comportamento dinanzi a sei questionari graduati e vedendo come gli interpellati rispondono, se rispondono, a richieste di esibire capacità di lettura e comprensione, scrittura e calcolo. È interessante notare che in tutti i Paesi ci sono fenomeni di regressione in età adulta rispetto ai livelli formali, e questo del resto è il motivo per cui l’Ocse ha sposato questa indagine. Questo – oramai bisogna rassegnarsi – è un dato fisiologico.”
Infatti, dice De Mauro, “Quanto greco, per chi lo ha studiato per cinque anni brillantemente, rimane dopo vent’anni? Nulla o quasi, se non si continua a sfogliare qualche libro in greco ogni tanto. Fenomeni di regresso appartengono alla fisiologia, entro certi limiti naturalmente. Ma noi siamo alla patologia (…) I nostri dati sono impressionanti. Un 5% della popolazione adulta in età di lavoro – quindi non vecchietti e vecchiette, ma persone tra i 14 e i 65 anni – non è in grado di accedere neppure alla lettura dei questionari perché gli manca la capacità di verificare il valore delle lettere che ha sotto il naso. Poi c’è un altro 38% che identifica il valore delle lettere ma non legge. E già siamo oltre il 40%. Si aggiunge ancora un altro 33% che invece legge il questionario al primo livello; e al secondo livello, dove le frasi si complicano un pò, si perde e si smarrisce: è la fascia definita pudicamente ”a rischio di analfabetismo”.
“Si tratta di persone che non riescono a prendere un giornale o a leggere un avviso al pubblico – anche se è scritto bene, cosa tutta da vedere e verificare. E così siamo ai tre quarti della popolazione…”
“Resta un quarto neppure della popolazione (il 30%) su cui la seconda delle due indagini infierisce, introducendo domande più complesse, di problem solving, cioè di capacità di utilizzazione delle capacità alfanumeriche dinanzi a problemi inediti. Così facendo, si arriva alla conclusione che solo il 20% della popolazione adulta italiana è in grado di orientarsi nella società contemporanea: nella vita della società contemporanea, non nei suoi problemi, beninteso”.
Tuttavia anche si comparano i nostri dati con tre grandi Paesi europei, come Francia, Inghilterra e Germania “resta il fatto che siamo al di sotto di qualsiasi standard. Tra i Paesi considerati, bisogna arrivare allo Stato del Nuevo Léon, in Messico, per trovarne uno più malmesso di noi. Con i dati Ocse dell’anno venturo avremo un quadro comparativo molto più articolato e vario: per ora siamo al penultimo posto nella graduatoria » e non tra i paesi ricchi “fra tutti i Paesi studiati. Da questi dati emergono chiaramente sacche di regressione verso l’analfabetismo. Questo perché, per quanto le scuole possano lavorare, i livelli di competenze delle famiglie e più in generale della società adulta si riflettono massicciamente sull’andamento scolastico dei figli. Quindi riuscire a comprendere quanto sia rilevante il problema della scarsa competenza alfanumerica degli adulti significa anche capire quanto la nostra scuola lavora, per così dire, in salita. L’insegnante che cerca di occuparsi del ragazzino o della ragazzina che viene da una famiglia in cui mai sono entrati un libro o un giornale fa una fatica spaventosa; così la scuola deve svolgere un compito immane. Negli altri Paesi esistono degli eccellenti sistemi di educazione permanente. Da noi siamo a zero. Insieme a Saverio Avveduto e ad altri che, come capitava a me, avevano particolarmente a cuore questo tema, riuscimmo a persuadere Luigi Berlinguer a introdurre nella legge di riorganizzazione del sistema pubblico dell’istruzione un articolo in cui si diceva che l’istruzione permanente degli adulti doveva esserne parte integrante. Purtroppo però questo articolo è poi rimasto lettera morta”.

Monti: pronto al confronto, ma senza strumentalizzazioni

da Tecnica della Scuola

Monti: pronto al confronto, ma senza strumentalizzazioni
”Sono pronto, insieme al ministro Profumo, ad ascoltare le istanze del mondo della scuola”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Mario Monti, a Verona, che ha posto però una condizione: ”A patto che il confronto avvenga in modo costruttivo, senza strumentalizzazioni e senza corporativismi”
”La polemica dei giorni scorsi da parte di alcune organizzazioni degli insegnanti nei miei confronti, era fondamentalmente motivata, lo dico serenamente, dalla difesa di interessi di breve periodo”.
Il premier ha aggiunto di sentirsi ”pronto insieme al ministro Profumo ad ascoltare le istanze del mondo della scuola a patto che siano fatte in maniera costruttiva, senza strumentalizzazioni e senza corporativismo”.
”Mettersi in discussione è alla base di ogni sana evoluzione demografica: tutti devono mettersi in discussione. Gli insegnanti, i professori, sono i nostri maestri, la base prima, insostituibile, per la nostra crescita e del loro impegno quotidiano la nostra società ha assolutamente bisogno. Non c’è un ‘noi governo’ e un ‘voi insegnanti-studenti’. Ma lavoriamo tutti per uno stesso obiettivo”. Il premier ha concluso: ”Tutti vogliamo una scuola più efficiente, più moderna, che sappia rispondere alla sfida del presente.
Stiamo lavorando per avere per esempio una scuola digitale anche e soprattutto per le scuole del mezzogiorno”.

Registro di classe e registro personale: la Corte di cassazione li separa

da Tecnica della Scuola

Registro di classe e registro personale: la Corte di cassazione li separa
di Aldo Domenico Ficara
La Corte di Cassazione con la sentenza n. 208196 del 1997 ha chiarito in modo definitivo la natura e le differenze tra registro di classe e registro personale.
Secondo questa sentenza il registro di classe è un atto pubblico “in quanto posto in essere dal pubblico ufficiale nell’esercizio della sua pubblica attività e destinato a fornire la prova di fatti giuridicamente rilevanti, costitutivi di diritti e obblighi attraverso la quotidiana annotazione della presenza”. Viceversa il registro personale attraverso il quale il docente raccogliere le annotazioni sul processo di apprendimento degli alunni, è un documento utile nelle operazioni del consiglio di classe in sede di espressione di scrutinio.
Sempre la Corte di Cassazione a tal proposito afferma: “La mancanza di tale registro renderà forse più complicato lo scrutinio finale, ma non può in alcun modo impedirlo o invalidarlo, essendo il docente tenuto a formulare i suoi giudizi, indipendentemente dalle eventuali annotazioni sul registro. E ciò è tanto più vero se si considera che il docente è tenuto a formulare un giudizio globale sul processo formativo dell’alunno e non sulle singole prove, cosicché l’annotazione più o meno completa riportata nella singola prova non appare assolutamente rilevante. La scorretta tenuta del giornale del professore potrà eventualmente esporre l’insegnante a nota di demerito e ad un giudizio disciplinare, ma non potrà incidere sulla validità della valutazione finale dell’alunno”. Per quanto detto il controllo materiale del registro di classe da parte di un’organizzazione scolastica deve essere superiore a quello del registro personale di un docente.
Però le abitudini e le consuetudini di alcune scuole registrano il fatto che i registri personali sono custoditi negli appositi cassetti (chiusi a chiave) in sala insegnanti, mentre i registri di classe a volte vengono lasciati incustoditi nelle aule di riferimento.

Risparmi di sistema: quali sono le cifre?

da Tecnica della Scuola

Risparmi di sistema: quali sono le cifre?
di R.P.
La risposta arriverà il 5 dicembre quando è prevista in Commissione Cultura della Camera l’audizione della Ragioneria Generale dello Stato che dovrà fornire i dati ufficiali e definitivi.
E’ prevista per il prossimo 5 dicembre in Commissione Cultura della Camera una audizione di rappresentanti della Ragioneria Generale dello Stato sulla destinazione al settore scolastico delle risorse conseguenti ai risparmi derivanti dall’applicazione dell’articolo 64 della legge 133/08.
L’appuntamento si presenta particolarmente significativo perché proprio nelle ultime settimane i dati forniti dal Ministero dell’Economia sono stati oggetto di polemiche e prese di posizione da parte sindacale.
Dovrebbe così aver termine il “balletto dei numeri” che ha un po’ caratterizzato (e condizionato) anche la trattativa Governo-sindacati sulla questione del riconoscimento degli scatti stipendiali.
Ad ogni modo è molto probabile che i dati che fornirà la Ragioneria dello Stato non potranno essere diversi da quelli inseriti nell’atto di indirizzo che il Governo ha trasmesso all’Aran.
Se così non fosse le polemiche potrebbero moltiplicarsi con effetti del tutto imprevedibili sull’andamento della trattativa che peraltro, è bene precisarlo, non è ancora stata formalmente avviata.
Il confronto che si è avuto finora, infatti, ha coinvolto solamente il Governo mentre la vera trattativa è quella che si svilupperà fra Aran e sindacati.

FUTURE HORIZON OF QUANTUM ART AND AUGMENTED REALITY

QAGI/EGOCREANET will co-organize the following Conference with the Endorsement of the Province of Florence

FUTURE HORIZON OF QUANTUM ART AND AUGMENTED REALITY

Firenze, December 14th, 2012 Venue c/o sala Pistelli – Province of Florence

via Cavour 1, Firenze – www.palazzo-medici.it

The objective of the conference is to strengthen and enhance the commitment of QAGI in promoting the ECO-ECONOMY and to launch world wide the project:

Quantum Art and AUGMENTED REALITY

in achronym: Q.AR.te = Quantum A/R for territorial marketing

Q.AR.te project–idea will be a start–up, oriented to join both innovative project linking research in art innovation and companies to the use of “Augmented Reality “ to strengthen the partnership between Science and Art Communities in Internet and in improving the world wide artistic promotion of ECO-ECONOMY.

The Committee Members of the “Future Horizons of Quantum Art and Augmented Reality” conference will invite a select group of artists/scientists to respond to both the topics and to present a paper and/or to show artist performances.

Committees:

Paolo Manzelli

egocreanet2012@gmail.com

mobile: +39.335.6760004 Roberto Denti

roder53@gmail.com

Daniela Biganzoli

daniela.biganzoli@gmail.com

Giuliana Guazzaroni

giuliana.guazzaroni@gmail.com

Luca Mattesini, I2T3 Onlus

luca.mattesini@i2t3.unifi.it

The Project “Q.AR.te” Territorial or Tematics Start Up Program is designed by QAGI/EGOCREANET for living a cultural contribution to EUROPE 2020.

The mission of “Q.AR.te” will be focused on societal challenges through facilitating strategic international cooperation, in various territorial–cultural locations, to advance in global society innovation. Actions of the Quantum Art Movement (QAGI) will respond to:

  1. a)  to overcoming the economic crisis, to invest in future creativity and innovation growth in art, science and technology in order to improve the world wide knowledge society
  2. b)  strengthening the Quantum Art culture dissemination through Augmented Reality, and to addressing peoples’ concerns about changing their livelihoods, to better quality of life and environment in order to enhance a global ECO- ECONOMY strategy.
  3. c)  networking activities of “Q.AR.te” project will be centered in developing “Quantum Art & AR” entangled performances focused on science & Society Thematic for sharing social change, creativity and innovation all over the world.

The program of the Conference

OPENING: Prof. Marco Bellandi, vice chancellor Knowledge Transfer of Florence University LECTURERS:

FUTURE HORIZON OF QUANTUM ART AND AUGMENTED REALITY

December 14, 2012 – Florence

morning: 9.00÷13.00 afternoon: 15.00÷18.00

Roberto Denti, Chen Xu, Li Jin: “Il ruolo Internazionale dell’Arte Quantistica” – “The International role of Quantum Art.

Li Jin: “Catturare l’energia dell’anima, per far brillare la verità nell’arte” – “Capturing the energy of soul, to make the truth in art shine”

Trettnak Wolfgang: “Arte quantistica ed oggetti luminescenti” – “Lumen, luminis” performance.

Massimo Pregnolato: “L’espressione poetica quantistica” – “The quantum poetic expression”

Alberto D’Atanasio: “Il simbolo come porta della conoscenza” – “The symbol as a door of knowledge”

Fabio Bottaini: “Ecto Musica” – “Ecto Music”

Daniela Biganzoli: “Quantum Art come scintilla del cambiamento” – “Quantum Art as a spark for change”

Piero Antonio Bernabei: “Vecchi e nuovi orizzonti” – “Old and new horizons” performance
Giuliana Guazzaroni: “Conoscere la realtà aumentata in un contesto innovativo, economico e sociale nuovo” – “Getting to know augmented reality in a new and innovative economic and social context”

Alessandro Seri: “La cultura come volano dell’economia di un territorio” – “Culture as a driver of the economy of a territory”

Marcello De Luca: “Design, arte quantistica e realtà aumentata” – “Design, quantum art and augmented reality”

Pier Luigi Albini: aesthetic”

“Exploring a new

“Esplorazioni per

un’estetica nuova” –

Paolo Manzelli: “Q.AR.te – Nuovi orizzonti dell’Arte Quantistica e della sua disseminazione in realtà aumentata” – “Q.AR.t – Quantum Art new horizons and its dissemination in augmented reality”

The Conference will be held in the prestigious antique hall “Luca Pistelli” located in Palazzo Medici Riccardi (via Cavour 1, Florence), headquarters of the Province of Florence.

Languages of the conference: English and Italian

FREE ENTRANCE

PARTNERS:
Adam Accademia Delle Arti Macerata

www.adamaccademia.it

ARTE e SCIENZA

www.steppa.net/html/scienza_arte/scienza_arte.htm

Wolfgang Trettknak

www.trettnak.com/index.php?setlang=en

MDN Mediterranea Design Network

www.designmdn.com

TG-Dragon Sculpture & Painting Gallery, Suzhou

baike.baidu.com/view/3347112.htm