No slot no droga

No slot no droga

di Vincenzo Andraous

A volte l’insulto più grave, quello che fa più male, è l’insulto all’intelligenza, a quella oppressa e stordita, all’altra accartocciata su se stessa per umiliazione e violenza.

Quando non c’è scampo per la giustizia e l’ingiustizia la fa da padrona, allora è tempo di mettersi a mezzo, di traverso, occorre farlo senza intendimenti sottobanco, mediazioni di accatto, interessi che rapinano il rispetto per se stessi e per gli altri, soprattutto di quanti non sono più in grado di  erigere difesa a un limite che non sia solo quello imposto da una legge, da una regola, un limite che noi riconosciamo e siamo all’altezza di onorare.

Nella vita si può esser anche l’ultimo degli uomini, ma perfino quell’uomo non potrà sfuggire al carico della propria dignità.

Nel mio servizio alla Comunità Casa del Giovane ho la possibilità di incontrare parecchi ragazzi, per quanto nelle mie capacità di contribuire ad accoglierli ed accompagnarli per un pezzo di strada importante.

Luca è un giovane adulto, un bel ragazzone, ma poco consapevole delle proprie potenzialità, assai sbilanciato sul fare meno fatica possibile per arrivare alla meta, tutto teso ad architettare piani strategici per ottenere quanto il proprio desiderio imbizzarrito gli frusta al fianco.

Un ragazzo come tanti altri allo sbaraglio, in famiglia, in classe, in strada, uno dei tanti al palo e poco atteso al rientro a casa.

Un giorno mi chiama sul telefonino: “Vince devo raccontarti una cosa, ho bisogno di parlare con te, vengo domani”. Lì per lì ho pensato: avrà combinato qualche casino,  ne avrà fatta una delle sue, infatti se i guai non lo cercano, è lui ad andare a scomodarli.

Il giorno seguente ci incontriamo, come sempre è tirato a lucido, ma questa volta è più tirato del solito, sembra un foglio di carta posizionato di traverso, non occupa spazio.

“L’altra sera stavo tornando a casa, mentre aspettavo il pulman, tra le dita mi è salita una moneta da due euro, c’era un po’ di tempo, sono entrato in quel bar, l’ho buttata giù, ho pigiato qualche tasto e…….Mi è arrivato addosso per qualche istante un rumore persistente, mi sono ritrovato nelle tasche centonovanta euri, e….. Brava la mia slot mi sono detto”.

Invece di andare a casa, mi sono recato dove gironzolano i plotoni di ragazzi arresi in partenza, quelli come me insomma. Mi sono fatto un bel regalo, ho comprato qualche grammo di coca, qualche bottiglia di birra, e mi sono lasciato naufragare da ogni aspettativa.

Luca è un ragazzo fragile, non gli riesce di inventarsi un piccolo presente, figurarsi un pezzo di futuro, frequenta la comunità qualche ora al giorno per tentare di rialzare la testa, è una fatica immane, un percorso aspro, pieno di sali-scendi, non sempre c’è energia sufficiente per attingere resistenza, per opporsi all’occasione facile di un travestimento, una mimetizzazione, una appropriazione indebita per non risultare inappropriati.

Quella slot con le sue lusinghe, le promesse, le belle bugie, ha reso analfabeta la fatica e i bisogni, il reale intorno, in un attimo ha reso vano il contributo di tanti operatori, ha umiliato il dolore di una famiglia allo stremo, ipnotizzando la necessarietà di una speranza da riempire di contenuti.

Slot che ammicca, che ammalia, che riduce a brandelli quanto quella droga tirata su con ingordigia.

Si tratta di una accoppiata che non fa prigionieri.

Non ci sono tante cose da dire a Luca, che già non sappia, tante liturgie da esplicitare con largo consumo di aggettivi, forse è più consono rammentargli quanto ha detto un mio grande amico scrittore: “ un uomo è ciò che opera, ciò che ha fatto, ciò che ha commesso, se lo dimentica è un bicchiere capovolto sulla tavola, un vuoto chiuso”.

Non dimenticarlo Luca, no slot, no droga.

AA.VV. (a cura di M. Faggioli), Fare didattica nella classe multimediale

faggioliFare didattica nella classe multimediale

Dall’esperienza al modello

Massimo Faggioli (a cura di), con la collaborazione con Università degli Studi di Milano Bicocca, SMART Technologies, Microsoft, Intel, Istituto Comprensivo “Baccio da Montelupo”

Come impattano le nuove tecnologie digitali nel fare scuola?
Quali strumenti usare e quali scelte metodologiche adottare?

In questo volume, che si basa sui risultati di una ricerca promossa dall’INDIRE, in collaborazione con l’università “La Bicocca” di Milano e con il supporto di importanti aziende del settore tecnologico, si danno risposte chiare e documentate a queste domande.

Il libro che nasce dai risultati di un setting tecnologico per lo sviluppo di attività didattiche collaborative, che si è svolto presso l’Istituto Comprensivo di Montelupo Fiorentino (FI). Sono presenti la documentazione dell’esperienza, commenti e riflessioni di docenti di Pedagogia su un modello d’insegnamento adatto ai “nativi digitali”.

Prendendo, infatti, le mosse da un’ampia documentazione dei risultati della ricerca, gli autori propongono un modello operativo per la costruzione della classe tecnologica nella scuola primaria e secondaria di primo grado, associando indicazioni di tipo tecnico a raccomandazioni di natura metodologico-didattica utili a chi vuole affrontare in modo consapevole e globale l’approccio all’uso dei nuovi media nell’ambiente educativo.

http://www.scuola-digitale.it/ardesia-tech/

Massimo Faggioli è direttore scientifico del gruppo pianificazione e controllo dell’Indire.
Si occupa di tecnologie applicate alla didattica fin dagli anni ’80, prima come insegnante di scuola primaria e poi come formatore ed esperto in ambito universitario.
Dal 1995 lavora presso l’Indire, ricoprendo incarichi di coordinamento in progetti di formazione e di ricerca, con una costante attenzione al nesso tra la diffusione delle nuove tecnologie e l’innovazione didattica.

Carrozza: vicenda istituto di Nola molto grave. Presto norme più restrittive contro diplomifici

Carrozza: vicenda istituto di Nola molto grave. Presto norme più restrittive contro diplomifici

“La vicenda dell’istituto paritario “Luca Pacioli” di Nola è molto grave. Si tratta di un episodio inaccettabile che getta discredito sull’impegno serio e quotidiano delle nostre istituzioni scolastiche. Auspico che si faccia presto piena luce sul caso, sul quale il Ministero e l’Ufficio scolastico regionale stanno facendo approfondite verifiche”. Lo dichiara il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza.

“Intendo inoltre rivedere la normativa che disciplina questi istituti, prevedendo un regime diverso, più restrittivo, che tuteli meglio l’interesse dei nostri studenti e della nostra scuola”, ha aggiunto il Ministro.

L’AMMINISTRAZIONE SCOLASTICA DEVE RAFFORZARE I CONTROLLI

Scuole private in Campania ancora nella bufera

L’AMMINISTRAZIONE SCOLASTICA DEVE RAFFORZARE I CONTROLLI

Negli ultimi mesi, anche in questi giorni, alcune scuole private della nostra regione sono assurte alla cronaca nazionale a causa di inchieste giudiziarie, che periodicamente vengono avviate, su pesanti irregolarità di gestione.

La storia delle scuole private in Campania non può essere scritta dalla sola Magistratura, che svolge il suo compito, quello della repressione dei reati, per cui le va indirizzato il ringraziamento delle Istituzioni e dei cittadini democratici.

Vi sono, però, altri pezzi dello Stato ai quali compete il ruolo necessario a prevenire quei reati, il malaffare, la violazione delle regole. È necessario che i controlli, le verifiche, la vigilanza che spettano all’Amministrazione scolastica siano rafforzati e attuati con rigore.

Tutto ciò è obbligatorio per il rispetto delle norme dello Stato italiano, ma anche per il rafforzamento della qualità dell’offerta formativa, che è incompatibile con la semplice vendita del titolo di studio, la tutela delle scuole private “corrette”, la difesa dei lavoratori, docenti e amministrativi, tecnici, ausiliari.

In questi “diplomifici” da cancellare vengono violate le regole, soprattutto quelle riguardanti il lavoro: i diritti dei lavoratori sono completamente ignorati e calpestati.

Perciò è necessario un impegno eccezionale degli Organi dello Stato per rivedere le autorizzazioni concesse, nella massima trasparenza, con il coinvolgimento, ognuna per le sue competenze, delle parti sociali, le associazioni dei datori di lavoro e le organizzazioni dei lavoratori.

L’Italia che investe poco su scuola e formazione

da l’Unità

L’Italia che investe poco su scuola e formazione

Ilrapporto annuale Ocse «Education at a Glange» punta il dito contro le scarse risorse cheil nostro Stato destina all’educazione

BENEDETTO VERTECCHI

P er molti anni la pubblicazione di Education at a Glance (il rapporto annuale che l’Ocse dedica all’educazione) è stata l’occasione che ha consentito a troppi improvvisati soloni, e ad esperti ancora più improvvisati, di tuonare contro gli sprechi di pubblico denaro che sarebbero propri del modo di funzionamento delle nostre scuole. Per altri versi, era sempre l’Ocse a segnalare, tramite i rapporti periodici relativi alle rilevazioni Pisa (Programme for International Student Assessment) che i risultati mediamente conseguiti nelle prove di apprendimento avevano raggiunto livelli petroliferi, che ci vedevano solidamente attestati nelle posizioni di coda per quel che riguardava aspetti qualificanti del profilo culturale, come la capacità di comprensione della lettura, le competenze matematiche e quelle scientifiche. L’effetto combinato dei rilievi critici presenti in Education at a Glance e dei bollettini di Caporetto costituiti dai volumi di presentazione e commento dei dati Pisa è stato di offrire la parvenza di un fondamento di ricerca alle scelte malthusiane di politica scolastica che hanno caratterizzato i governi che si sono succeduti dall’inizio del secolo. In pratica, la scuola è stata accusata di dilapidare risorse senza assicurare al Paese la qualità attesa nell’educazione di bambini e ragazzi (ricordo che le rilevazioni Pisa riguardano i quindicenni scolarizzati: danno perciò un’idea riassuntiva del repertorio di cultura che si osserva alla fine dell’istruzione obbligatoria). L’edizione 2013 (che può essere scaricata all’indirizzo www.oecd. org), pur conservando un’impostazione teorica per la quale le scelte educative sono considerate subalterne rispetto a quelle economiche, giunge a conclusioni abbastanza diverse. Non solo non si rilevano più gli sprechi ravvisabili nelle condizioni di funzionamento in precedenza oggetto di più severa attenzione (per esempio, il numero complessivo degli insegnanti o il numero degli allievi per classe), ma si segnala la limitatezza delle risorse che caratterizza l’impegno pubblico per l’educazione.

ZITTITI I SOLONI Non è un caso che alla pubblicazione del rapporto 2013 abbia fatto riscontro un silenzio inconsueto da parte dei soloni prima menzionati, e che, al contrario, certi rilievi critici siano stati colti e apprezzati proprio da quanti, in precedenza, rifiutavano associazioni troppo semplici tra i dati relativi al funzionamento e quelli descrittivi dei risultati. Non è un buon segnale quello che deriva da un confronto che si sviluppa sulla conformità o meno dei dati rispetto alle scelte contingenti di politica scolastica, perché quella che emerge è solo la povertà delle interpretazioni. Purtroppo, è quel che accade in Italia. Non c’è stato quell’impegno per lo sviluppo della ricerca educativa interna che avrebbe consentito sia di far corrispondere il governo del sistema a ipotesi di sviluppo sostenute dalla conoscenza dei fenomeni, sia di trarre reale vantaggio dalla partecipazione alle rilevazioni e alle comparazioni internazionali. È quindi accaduto, e continua ad accadere, che quel poco di elementi descrittivi sul funzionamento del sistema e sui risultati dell’attività provengano da progetti che rispondono a logiche piuttosto diverse da quelle che il nostro sistema scolastico dovrebbe perseguire. Sono, infatti, soprattutto logiche tese a porre in evidenza le ricadute in tempi brevi dell’attività educativa, mentre il nostro sistema scolastico, al pari di molti altri, è soprattutto orientato (o, almeno, lo era) a favorire nei processi educativi la comune acquisizione dei repertori culturali necessari per caratterizzare il profilo dei cittadini nell’intero corso della vita. All’enfasi posta sui risultati a breve termine si oppone l’impegno a favorire processi di adattamento che continuino a dispiegarsi nel corso della vita. L’aridità di una cultura immiserita dalla rincorsa di un’utilità immediata finisce col sopraffare la possibilità di sviluppare un disegno educativo volto ad accrescere la comprensione. Bisogna superare la tendenza al manicheismo che il più delle volte si manifesta quando si affrontano questioni educative. I rapporti dell’Ocse non sono, in sé, portatori d’interpretazioni, non importa se positive o negative, ma sono occasioni per avviare una riflessione sostenuta soprattutto da considerazioni che si riferiscono ad aspetti specifici del funzionamento e della cultura delle nostre scuole. Per esempio: si potrebbe osservare che i livelli degli apprendimenti scientifici sono migliori quando gli allievi hanno maggiori opportunità di verificare tramite pratiche di laboratorio (reale, non virtuale!) ciò che loro si propone di apprendere. In Italia, è raro che ciò accada. Anzi, in troppe scuole le dotazioni esistenti sono state dismesse. SCELTEIDEOLOGICHE È difficile negare che si sia trattato di una scelta ideologica: non c’era ragione per affermare che i vecchi laboratori (che potevano essere aggiornati) dovessero essere sostituiti da soluzioni alle quali si riconoscevano qualità didattiche non dimostrate, ma accreditate per l’alone di modernizzazione che le circondava. È evidente che se ci fosse stata una ricerca interna di qualche dignità non si sarebbe stati esposti, come si continua a essere, al condizionamento esercitato da ideologie antagoniste della cultura dell’educazione. E si avrebbero elementi per cogliere la continuità tra l’evoluzione in atto nel nostro sistema educativo e quella che parallelamente si riscontra altrove.

Il Miur chiarisce sul compenso ai commissari interni negli esami di Stato

da Tecnica della Scuola

Il Miur chiarisce sul compenso ai commissari interni negli esami di Stato
di Aldo Domenico Ficara
Fermo restando che le normativa di riferimento per gli esami di Stato è quella del Decreto interministeriale 24 maggio 2007 e della nota prot. n. 7054 del 2 luglio 2007 della Direzione Generale per gli ordinamenti scolastici, il Miur fornisce i seguenti 3 chiarimenti:
Determinazione del compenso da attribuire ai commissari interni Con riferimento all’articolo 3, comma 1, del citato decreto interministeriale, si precisa che al commissario interno spetta un unico compenso forfetario qualora operi su un’unica commissione. Viene attribuito un ulteriore compenso aggiuntivo solo nel caso in cui il commissario interno operi su più commissioni. Gli altri due chiarimenti sono riferiti ai tempi di percorrenza e agli esami preliminari: Tempi di percorrenza Si conferma quanto disposto dall’articolo 1, comma 2, del decreto interministeriale in merito alla individuazione dei tempi di percorrenza per l’attribuzione delle quote di compenso di cui al quadro B della Tabella 1. In ogni caso, non assumono alcuna rilevanza né i mezzi effettivamente utilizzati per l’espletamento dell’incarico, né le spese effettivamente sostenute (spese di viaggio, vitto, pernottamento, ecc.), dovendosi fare riferimento esclusivo ai tempi di percorrenza come individuati dal decreto interministeriale. Esami preliminari Non è previsto alcun compenso per l’effettuazione degli esami preliminari ai candidati esterni presso le istituzioni scolastiche paritarie.

Il problema dei corsi di recupero estivi: non ci sono per tutte le materie

da Tecnica della Scuola

Il problema dei corsi di recupero estivi: non ci sono per tutte le materie
di A.G.
L’ordinanza Ministeriale 92/2007, art. 2, introdotta dall’ex ministro Fioroni, che prevedeva che tutte le scuole attivassero obbligatoriamente i corsi di recupero, quest’anno non è stata rinnovata. Risultato: uno studente su tre è costretto alle tradizionali ripetizioni private.
“Il Consiglio di Classe ha sospeso il giudizio nei confronti di suo figlio nella/e seguente/i materia/e…. Pertanto dovrà provvedere a colmare il debito scolastico riscontrato e a presentarsi alla verifica prevista il giorno….”. Sono centinaia di migliaia le famiglie che nei giorni scorsi hanno ricevuto una lettera di questo genere. Costringendo in alcuni casi a rivedere il piano ferie e le vacanze programmate da tempo. In alcune scuole superiori, infatti, la verifica si svolge tra la metà e la fine di luglio. E gli studenti che mancano a quell’appuntamento, salvo motivazioni gravi, vengono automaticamente respinti.
Il problema però non è solo quello. C’è anche quello dei corsi di recupero estivi. Molti istituti superiori li organizzano. Ma non per tutte le materie. Tanto è vero che da una ricerca di Skuola.net, che ha intervistato circa 700 studenti alle prese con il recupero dei debiti scolastici, “due studenti su tre hanno affermato che nella propria scuola i corsi riguardano solo alcune materie, mentre sono uno su quattro quelli che dispongono di un’offerta limitata”.
Va anche detto che circa il 90% degli studenti con debito ha dichiarato che nella propria scuola sono stati attivati . Ciò nonostante le scuole non abbiano più l’obbligo di attivare i corsi di recupero: infatti, l’ordinanza Ministeriale 92/2007, art. 2, più comunemente conosciuta come Ordinanza Fioroni, che prevedeva che tutte le scuole attivassero obbligatoriamente i corsi di recupero, quest’anno non è stata rinnovata.
C’è poi il problema della qualità dei corsi: solo una parte degli studenti dal giudizio sospeso sembrano apprezzare l’opportunità offerta dalle scuole. Tanto è vero che meno del 50% degli allievi tenta il recupero del debito affidandosi al solo corso di recupero. Invece, per circa il 30% questi da soli non sono sufficienti e gli affiancheranno le ripetizioni private..
I corsi in alcune scuole (una su tre) hanno già preso il via, ma sembra che la maggioranza dei corsi organizzati dalle scuole si concentrino a luglio. Con verifica finale immediata o rimandata a fine agosto. In alcuni casi ad inizio settembre.

Molte le questioni spinose sul tavolo del Ministro

da Tecnica della Scuola

Molte le questioni spinose sul tavolo del Ministro
di Lucio Ficara
I problemi che attendono una soluzione sono davvero parecchi: il blocco del concorso per dirigenti in Lombardia, Toscana e Campania ma anche il regolamente sulle classi di concorso. Per non parlare poi della “grana” delle immissioni in ruolo.
Tra i possibili anatemi che potrebbero colpire l’apprezzabile equilibrismo del ministro dell’istruzione Carrozza, ci sono diverse questioni spinose ed ancora irrisolte, ereditate dalla passata gestione del Miur di Francesco Profumo.  Una di queste questioni è il concorso a cattedra, voluto tenacemente dall’ex ministro dell’istruzione contro il parere dei sindacati, che si sarebbe dovuto concludere in tutt’Italia prima dell’avvio del nuovo anno scolastico, e che ora rischia concretamente una conclusione a macchia di leopardo. Per cui ci saranno regioni in cui si arriverà al termine regolare delle procedure concorsuali, in tempo per le assunzioni del nuovo anno scolastico, altre regioni come ad esempio Toscana e Piemonte, dove tutto è rallentato a causa dell’assenza dei commissari d’esame, altre regioni ancora dove l’esito della conclusione delle procedure concorsuali è assolutamente incerto.  Tuttavia il ministro Carrozza ha manifestato l’intenzione di procedere con le assunzioni in ruolo nelle regioni dove le procedure concorsuali saranno terminate, congelandole per le regioni dove il concorso non si è concluso.  Si ricorda che le assunzioni previste per l’anno scolastico 2013/2014, sono 15.000 di cui 12mila insegnanti e 3mila Ata. Quindi per quanto riguarda i docenti si parla di 12mila immissioni di ruolo, di cui 6mila vincitori del concorso pubblico.  Un’altra questione spinosa che sta producendo contestazioni e focolai di protesta è la cattiva notizia del taglio delle cattedre di sostegno, che preoccupa moltissimo migliaia di docenti e i genitori degli alunni disabili.  Un’altra questione non ancora risolta è quella della mancanza di dirigenti scolastici, soprattutto in regioni come la Lombardia, Campania e Toscana, dove almeno una scuola su 3 è priva di un dirigente scolastico titolare.  Ancora irrisolta la vicenda dei docenti inidonei e Itp per cui sono ancora vigenti i commi 13, 14 e 15 del D.L. n. 95/2012 che obbligherebbero questo personale a transitare nei ruoli Ata.  Si aspetta che il ministro riesca a risolvere questa situazione con una legge volta ad abrogare tali commi.  Si parla anche, in queste ore, di un intervento di taglio della spesa pubblica, da parte del ministro Saccomanni, anche sulla scuola.  Si parla di un intervento sui posti in deroga all’organico di diritto, del personale Ata, di un ritocco dei parametri per l’esonero del collaboratori dei dirigenti scolastici, di un ulteriore razionalizzazione dei fondi per l’avviamento alla pratica sportiva, di un risparmio di risorse sui contingenti dei docenti all’estero e sui distacchi per chi si occupa dei compiti sull’attuazione dell’autonomia scolastica. Oltre la razionalizzazione della spesa del settore scuola alla ripresa del nuovo anno scolastico, ci saranno altre questioni spinose sul tavolo del ministro Carrozza. Ci sarà l’annoso e difficile regolamento sull’accorpamento delle classi di concorso, che rischia di deludere tutti e di non accontentare nessuno e l’altro problematico punto sulla riforma degli organi collegiali, che il governo delle larghe intese ha tutto l’interesse di approvare con il consenso trasversale di buona parte del parlamento.  Il percorso che attende il ministro Carrozza non è di quelli facili, serve buon senso e responsabilità, ma soprattutto una grande condivisione dei problemi con tutti i sindacati, per evitare scossoni che potrebbero fare perdere il necessario equilibrio.

I sindacati a Carrozza: basta indugi, è l’ora di battere i pugni sul tavolo!

da Tecnica della Scuola

I sindacati a Carrozza: basta indugi, è l’ora di battere i pugni sul tavolo!
di Alessandro Giuliani
Nel corso del primo incontro con il nuovo Ministro, i rappresentanti dei lavoratori vanno subito al dunque: urgono maggiori risorse, stabilità degli organici, sburocratizzazione e sostegno all’autonomia, mantenimento degli scatti di anzianità, interventi correttivi sulla legge Fornero, avvio dei Tfa, la conferma del piano di assunzioni, sblocco del contratto. Il responsabile del Miur non si scompone: confronto proficuo e costruttivo. Ma ora viene il bello…
Basta tagli, basti indugi, basta con le promesse. È il concetto di fondo che i sindacati più rappresentativi hanno espresso al ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, nel corso del primo incontro, tenuto al Miur il 1° luglio. La qualità della scuola deve essere un punto centrale per il Governo, hanno spiegato i rappresentanti dei lavoratori. Sottolineando al ministro che è giunto il momento di attuare interventi concreti da prendere con estrema celerità.
“Servono – ha osservato il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna – maggiori risorse e un riequilibrio nel rapporto spesa per istruzione/spesa pubblica per riportarlo agli standard dei Paesi europei più sviluppati. Serve anche la stabilità degli organici e del personale e la sburocratizzazione e sostegno all’autonomia scolastica”.
Al ministro Carrozza, i sindacati hanno sollecitato le circa 5.300 immissioni in ruolo del personale Ata dell’anno appena terminato, messe in stand by in attesa dell’evoluzione normativa sui docenti inidonei. Hanno poi chiesto che con l’avvio dell’anno scolastico si porti a termine il piano di assunzioni approvato nel 2011, l’attivazione dei tirocini formativi riservati, organico stabile e pluriennale, interventi correttivi sulla legge Fornero. Una norma, quest’ultima, ha sottolineato Di Menna, “particolarmente iniqua per il personale della scuola”.
“Si faccia attenzione – ha sottolineato poi il segretario generale della Uil Scuola – a rispettare i tempi delle scuole. Sono proposte concrete e fattibili, decisioni – ha aggiunto – che il ministro e il Governo devono prendere subito. Davvero concreto deve essere il riconoscimento del valore del lavoro che si svolge nelle scuole”. Per la Uil Scuola il ministro “deve battere i pugni sul tavolo ed evitare che l’ulteriore blocco del contratto e delle retribuzioni rimanga come un macigno a impedire ogni buona intenzione”.
I sindacati reputano inaccettabile, quindi, una discussione contrattuale che sia limitata alla parte normativa. “Abbiamo espresso la nostra indisponibilità a occuparci del contratto se ci si limita soltanto all’aspetto normativo senza considerare il capitolo stipendi”, ha detto il coordinatore della Gilda degli insegnanti, Rino Di Meglio.

I sindacalisti si sono anche soffermati sulla copertura degli scatti di anzianità, da adottare a tutti i costi, per il terzo anno consecutivo, malgrado il blocco per tutto il pubblico impiego. Sempre il leader della Gilda ha sottolineato il grave vulnus rappresentato da questa incertezza: “abbiamo chiesto l’immediata certificazione dei risparmi destinati a finanziare le progressioni di carriera 2012 e – prosegue Di Meglio – Carrozza ha dichiarato che l’operazione sta partendo. La condizione economica e morale degli insegnanti è diventata ormai intollerabile e, se la questione degli scatti non troverà una rapida soluzione, – assicura il coordinatore nazionale della Gilda – a settembre saremo pronti a dare battaglia per difendere i diritti dei docenti”. Per quanto riguarda i precari, la Gilda ha invitato il Ministro a non favorire una guerra tra poveri e a liberare le risorse per le immissioni in ruolo su tutti i posti disponibili. “Guardare all’Europa – afferma il leader della Gilda – significa anche rivedere il nostro sistema di reclutamento che è il più complicato e lungo e produce gli stipendi più bassi”. Il sindacato ha inoltre posto l’accento sulla necessità di semplificare la normativa, istituendo una piattaforma informatica unica per le scuole “in grado di realizzare la totale trasparenza sulla spesa relativa alla contrattazione integrativa e sul sistema di nomina dei precari”. In conclusione, i sindacati hanno chiesto efficaci soluzioni su questi punti: completamento delle assunzioni previste dal piano triennale, a partire dalle nomine del personale a.t.a. per l’a.s. 2012/13; scatti di anzianità 2012; normativa su docenti inidonei; pensionamento “quota 96”; reclutamento. “Su questi argomenti – ha spiegato il leader della Cisl Scuola, Francesco Scrima, la Ministra ha confermato gli impegni già dichiarati nella replica al Parlamento ed ha assicurato una riconvocazione per fornire risposte precise”. Deluso il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, secondo cui dal Ministro “non sono stati presi impegni concreti. Per la Flc il tempo delle parole è scaduto”. Anche per Pantaleo è prioritario “dare una risposta all’emergenza salariale dei lavoratori. Non ci sembra che il blocco dei contratti fino al 2015 e il congelamento degli scatti di anzianità vadano in questa direzione. L’immobilismo che rileviamo nelle ultime settimane dalla nomina del nuovo governo non può protrarsi oltre: ci attendiamo risposte, impegni certi e un confronto vero con il sindacato”. Le richieste dei sindacati non devono aver sorpreso il ministro Carrozza. Che ha parlato di “un primo incontro proficuo e costruttivo”. E poi ha aggiunto: “ho voluto ribadire il mio impegno affinché la scuola e l’istruzione siano temi centrali nell’agenda del governo. Con i primi provvedimenti dell’esecutivo abbiamo già registrato un’ inversione di tendenza, ma sono consapevole della necessità di proseguire su questo cammino, come ho avuto modo di sottolineare nelle linee guida presentate nell’audizione congiunta delle Commissioni Istruzione di Camera e Senato”, ha affermato il Ministro. “A questo primo incontro – ha concluso Carrozza – ne seguiranno a breve degli altri per approfondire le tematiche emerse oggi e per avviare un confronto serio e costruttivo che abbia al centro la valorizzazione della scuola”. Resta ora da vedere cosa accadrà nei prossimi giorni. Quando si entrerà nel merito delle singole questioni. Su cui pesano, come un macigno, la scarsità di fondi a disposizione e lo spauracchio di una seconda spending review. Già dopodomani è in programma un nuovo incontro sui Tfa speciali: i sindacati chiedono all’unisono di includere fra le tre annualità utili anche quella dell’a.

Novità in tema di certificazioni sanitarie

da Tecnica della Scuola

Novità in tema di certificazioni sanitarie
di L.L.
Aboliti i certificati di sana e robusta costituzione e di idoneità all’assunzione
Il cd. decreto “del fare” (D.L. n. 69 del 21 giugno 2013, pubblicato in della S.O. n. 50/L alla G.U. n. 144) riporta all’art. 42 alcune disposizioni di interesse per il mondo del lavoro.
L’articolo in questione si intitola “Soppressione certificazioni sanitarie” e prevede due abolizioni importanti: al comma 1, punto a), viene soppresso l’obbligo di presentare il certificato di sana e robusta costituzione, mentre al punto b) l’abolizione del certificato di idoneità per l’assunzione.
Il tutto limitatamente alle lavorazioni non a rischio e fermi restando gli obblighi di certificazione previsti dal T.U. sulla sicurezza, decreto legislativo decreto legislativo 9 aprile 2008. n. 81 e successive modificazioni.

“Abbissiamo” i Bes

da Tecnica della Scuola

“Abbissiamo” i Bes
di Giuseppe Adernò
L’inclusione è un traguardo e la scuola è la palestra in grado per farlo raggiungere.
La recente circolare ministeriale del 27 giugno, sul Piano Annuale per l’Inclusività, a firma del capo dipartimento del Ministero, Lucrezia Stellacci, fa chiarezza sulla controversa questione dei Bisogni educativi speciali (Bes) nuova sigla che si aggiunge alle molteplici formule che caratterizzano il linguaggio specifico del mondo scolastico.
Sembra proprio che il prossimo anno scolastico “dovrà essere utilizzato per sperimentare e monitorare procedure, metodologie e pratiche anche organizzative” si legge nella circolare e quindi occorre lavorare per “Abbissare i Bes”, espressione che in lingua siciliana vuol dire: “sistemare, dare ordine, organizzare”, e c’è un anno di tempo per fare chiarezza sulla didattica dell’inclusività, operando in convergenza con i docenti di sostegno.
Da altri fronti: sindacali e di contestazioni, viene pronunciata, invece, un’altra espressione: “Inabissiamo i Bes”, quasi per farli sprofondare in un profondo abisso, legandoli ad un grosso macigno per non farli riemergere.
Leggendo le note e i comunicati riguardanti le delibere dei collegi dei docenti di diverse scuole, si evince il disagio e la difficoltà di dare attuazione ad una coerenza azione d’inclusività che, di fatto, nella scuola c’è sempre stata, almeno come intenzionalità educativa. Quando i docenti organizzano la classe per fasce di livelli e quando pianificano degli interventi di recupero e di sostegno o quando pianificano interventi didattici personalizzati e individualizzati, non fanno altro che trovare una risposta ai bisogni educativi degli studenti che sono tutti “speciali” nella loro singolarità e unicità.
Nulla di nuovo o di trascendente, quindi, in una scuola che, attenta all’alunno-persona, risponde ai bisogni del singolo e nel gruppo classe, dove il docente-educatore è capace di “saper guardare tutti ed osservare ciascuno”.Tutti gli alunni, handicappati o non, certificati o non, sono “bisognosi di particolari attenzioni” e la scuola risponde ai bisogni di ciascuno aiutandoli a crescere, ad esercitare abilità, ad acquisire competenze per essere, durante e dopo la scuola veri “cittadini” attivi e responsabili.
La circolare del 6 marzo 2013, in attuazione della direttiva del 27 dicembre 2012 ha suggerito alle scuole di costituire un gruppo di lavoro per l’inclusione (in sigla GLI) il quale svolge, sulla carta, le seguenti funzioni: rilevazione dei Bes presenti nella scuola; raccolta e documentazione degli interventi didattico-educativi posti in essere anche in funzione di azioni di apprendimento organizzativo in rete tra scuole e/o in rapporto con azioni strategiche dell’Amministrazione; focus/confronto sui casi, consulenza e supporto ai colleghi sulle strategie/metodologie di gestione delle classi; rilevazione, monitoraggio e valutazione del livello d’inclusività della scuola; raccolta e coordinamento delle proposte formulate dai singoli GLH Operativi sulla base delle effettive esigenze; elaborazione di una proposta di Piano Annuale per l’Inclusività riferito a tutti gli alunni con Bes, da redigere al termine di ogni anno scolastico (entro il mese di giugno).
Troppi sono i compiti previsti e ritenendo che bisognasse metterli in atto tutti ed in breve tempo sorge spontanea la domanda: Con quali soldi? Con quale compenso aggiuntivo, giacché il Fondo d’Istituto è stato notevolmente decurtato? Come programmare i bisogni per le classi prime se non si conoscono gli alunni?
Nella recente circolare del 27 giugno si chiarisce il significato ed il valore da assegnare al Piano annuale dell’inclusività” (in sigla: Pai) che fa parte integrante del Pof in quanto descrive e fotografa la realtà dei “bisogni” della comunità scolastica, ai quali il Piano dell’offerta formativa dovrà dare puntuale risposta.
Il Pai, si legge nella circolare, è un “atto interno della scuola autonoma” e “non va inteso come un ulteriore adempimento burocratico, bensì come strumento che possa contribuire ad accrescere la consapevolezza dell’intera comunità educante sulla centralità e la trasversalità dei processi inclusivi in relazione alla qualità dei risultati educativi”.Così inteso, il Piano annuale dell’inclusione non va confuso o interpretato come un esercizio compilativo, né come “documento” da produrre, né tanto meno diventa il “piano formativo per gli alunni con bisogni educativi speciali”, ma è lo “strumento” per una progettazione dell’offerta formativa in senso “inclusivo” e quindi un’opportunità, quasi una finestra aperta verso una didattica innovativa, attenta ai bisogni di ciascuno nel realizzare gli obiettivi comuni, sollecitando in tal modo una fattiva interazione tra il docente di sostegno e i docenti curriculari di classe in un’operativa azione convergente in vista dell’effettiva integrazione degli alunni disabili o con difficoltà nel gruppo classe, così da poter crescere e camminare insieme.
Qualche tempo fa in una scuola che vantava la fama di essere “di eccellenza” c’era una scritta (ideale): “In questa scuola non ci sono handicappati, né figli di portinaie”, quasi ad indicare la tipologia di utenza e la selezione che veniva operata per le iscrizioni. Quale cultura d’inclusione veniva operata con quella mentalità?
Oggi la scuola, che opera in una società multietnica e multiculturale, non può operare differenze e discriminazioni, ma nel dare a ciascuno secondo i propri bisogni, deve essere scuola aperta e pronta a saper gestire in maniera efficace e nell’ottica del miglioramento, attraverso l’insegnamento e la didattica curriculare anche i “bisogni speciali”.
Ecco quindi la possibilità e l’occasione per riflettere sulla gestione delle classi composte in “maniera equieterogenea”, così da poter attivare la didattica cooperativa, per classi aperte, per moduli organizzativi che superano le barriere delle classi e avvantaggiano la didattica attraverso la formazione di piccoli gruppi anche omogenei, in relazione ai bisogni di ciascuno.
Il Ministero e la Direzione Generale per lo Studente, nella proposta di sollecitare le scuole a mettere in atto specifici e dettagliati “piani annuali per l’inclusività” ha inteso inoltre favorire la socializzazione della best-pratics, quale modello e stimolo di progetti operativi che hanno prodotto efficaci miglioramenti nella didattica e nel rendimento scolastico degli alunni. L’invio della documentazione all’indirizzo: dgstudente.direttoregenerale@istruzione.it avrà, appunto, tale scopo e costituisce un servizio per la crescita della scuola italiana, puntando sulla sinergia di tutti.
La circolare precisa inoltre che la richiesta dell’organico dei docenti di sostegno non è direttamente collegata alla redazione del Pai, ma segue le procedure e le modalità definite dalle singole Direzioni scolastiche regionali.
In quest’operazione documentativa dei Bes, infatti, alcuni docenti, i più maliziosi e i più oppositivi, hanno letto una strategia ministeriale finalizzata alla riduzione dei docenti di sostegno e quindi rifiutano in toto le attenzioni verso gli alunni con “particolari bisogni”; altri auspicano che con tale dichiarazione di Bes possano aumentare i posti di lavoro, magari con personale specializzato per attività didattiche alternative; altri ancora evidenziano un sovraccarico di lavoro per i docenti curriculari, per i quali gli alunni “difficili” o “particolari” sono stati finora un peso da portare avanti ed ora che sono elencati o “schedati” assumono una connotazione specifica per i quali si attendono aiuti, sostegni e risorse aggiuntive.
Il docente, invece che osserva, studia e guida l’intero gruppo classe, in maniera educativa e quindi segue ed è attento ai ritmi di apprendimento di ciascuno, trova nei Bes il riconoscimento di una classificazione che non modifica il suo agire didattico, ma lo conforta nella strada della personalizzazione dell’insegnamento e quindi con accogliente positività per il bene dei suoi alunni ne carpisce tutti i vantaggi e i benefici. Con questi presupposti si può affermare che “il bicchiere è quasi pieno” ed occorre attivare strategie e percorsi alternativi alla didattica tradizionale, supportati, se possibile, da personale esterno aggiuntivo, e mediante l’attivazione di laboratori operativi e finalizzati ad un apprendimento efficace.
La presenza di una figura aggiuntiva di educatore, animatore, esperto di relazione e di comunicazione, potrebbe essere di grande aiuto nella vita della classe per la soluzione di alcuni problemi che rimangono spesso irrisolti e nel tempo, si atrofizzano nella negatività.
Se questi interventi ministeriali aiutano e sostengono la professionalità del docente proiettandola verso una migliore prestazione ed una più elevata qualità di insegnamento, certamente gli studenti delle scuole italiane ne avranno un grande beneficio e la qualità della didattica potrà competere e dialogare con le scuole d’Europa.

Incontro Carrozza-sindacati, delusione solo dalla Flc-Cgil

da tuttoscuola.com

Incontro Carrozza-sindacati, delusione solo dalla Flc-Cgil

Dopo le anticipazioni di Uil Scuola e Gilda degli Insegnanti, è  giunto anche il commento del ministro dell’Istruzione, dell’Università e  della Ricerca Maria Chiara Carrozza sull’incontro odierno con i  sindacati della scuola, definito come “un primo incontro proficuo e  costruttivo”.

Ho voluto ribadire il mio impegno affinché la scuola e l’istruzione  siano temi centrali nell’agenda del governo. Con i primi provvedimenti  dell’esecutivo abbiamo già registrato un’inversione di tendenza, ma sono  consapevole della necessità di proseguire su questo cammino, come ho  avuto modo di sottolineare nelle linee guida presentate nell’audizione  congiunta delle Commissioni Istruzione di Camera  e Senato”, ha  affermato il Ministro.

A questo primo incontro – ha concluso Carrozza – ne seguiranno a  breve degli altri per approfondire le tematiche emerse oggi e per  avviare un confronto serio e costruttivo che abbia al centro la  valorizzazione della scuola”.

Anche il segretario generale della Cisl Scuola Francesco Scrima, ha commentato l’incontro odierno con il ministro, di cui ha apprezzato “la franchezza”.

Scrima ha ricordato però come resti “lungo l’elenco delle questioni  ancora aperte, rappresentate da tutte le sigle sindacali e su cui è  urgente individuare efficaci soluzioni: completamento delle assunzioni  previste dal piano triennale, a partire dalle nomine del personale  a.t.a. per l’a.s. 2012/13; scatti di anzianità 2012; normativa su  docenti inidonei; pensionamento “quota 96”; reclutamento”.

Di tutt’altro tenore il commento del segretario generale della  Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, per il quale “l’incontro di oggi con la   Ministra Carrozza è stato deludente”.

Pur apprezzando la buona volontà e disponibilità che la Ministra ha  dimostrato – ha scritto in una nota Pantaleo –, non sono stati presi  impegni concreti. Per le Flc il tempo delle parole è scaduto, la scuola  ha bisogno di fatti a fronte di pressanti emergenze: immissioni in ruolo  docenti e Ata, inidonei, organico funzionale, scuola dell’infanzia,  regolamento sulla valutazione, seconde posizioni Ata …. per citare solo  alcuni dei temi portati all’attenzione della Ministra. Infine il  contratto. La Flc ha chiarito che è indisponibile a confronti solo sulla  parte normativa: la valorizzazione professionale dei lavoratori della  scuola parte dal dare una risposta all’emergenza salariale dei  lavoratori. Non ci sembra che il blocco dei contratti fino al 2015 e il  congelamento degli scatti di anzianità vadano in questa direzione”.

Consiglio nazionale geologi: una scuola su due non è agibile

da tuttoscuola.com

Consiglio nazionale geologi: una scuola su due non è agibile

Quasi una scuola su due non ha il certificato di agibilità. Molte scuole italiane sono state costruite prima del 1974, anno in cui sono entrate in vigore le norme antisismiche e addirittura alcuni edifici sono stati costruiti prima del 1900. Nel dettaglio sono 27.920 gli edifici scolastici che ricadono in aree ad elevato rischio sismico, di cui 4.856 in Sicilia, 4.608 in Campania, 3.130 in Calabria (tutte), 2.864 in Toscana, 2.521 nel Lazio. La strada intrapresa dal Governo con il ‘decreto del Fare’ è giusta: le scuole vanno messe in sicurezza”. Lo ha affermato Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei geologi (Cng), in una dichiarazione ripresa dall’agenzia Dire.

Molti edifici scolastici necessiterebbero di manutenzione urgente – ha proseguito Graziano – con un sud Italia ed isole maggiori che hanno un patrimonio edilizio scolastico sostanzialmente vecchio. Seppure oggi rileviamo una accresciuta attenzione nei confronti della sicurezza delle scuole, c’è ancora molto da fare”.

Riunione Miur-sindacati, al centro gli stipendi degli insegnanti

da tuttoscuola.com

Riunione Miur-sindacati, al centro gli stipendi degli insegnanti
Rinviata al 3 luglio la discussione sui Tfa speciali

Oggi si è svolto il previsto incontro tra il il ministro dell’  Istruzione  Maria Chiara Carrozza e i sindacati della scuola. Ne dà  notizia in comunicato la Uil Scuola, precisando che la richiesta è  quella di dare centralità al tema della qualità della scuola.

Il rilancio della scuola deve, secondo il segretario generale della Uil Scuola Massimo Di Menna, avvenire attraverso “interventi concreti che è necessario prendere immediatamente”,  ossia maggiori risorse e un riequilibrio nel rapporto spesa per  istruzione/spesa pubblica per riportarlo agli standard dei Paesi europei  più sviluppati; stabilizzazione degli organici e del personale e  sburocratizzazione e sostegno all’autonomia scolastica.

La Uil  Scuola ha anche dato conto delle richieste effettuate: “Gli  scatti di anzianità per il 3° anno; immissioni in ruolo del personale  Ata e, a settembre, attuazione del piano di assunzioni per il terzo  anno, l’attivazione dei tirocini formativi riservati, organico stabile e  pluriennale, interventi correttivi sulla legge Fornero, particolarmente  iniqua per il personale della scuola”.

Circa gli aspetti contrattuali, entra maggiormente nel merito un  secondo comunicato della Gilda degli Insegnanti, il cui coordinatore  nazionale, Rino Di Meglio, spiega: “Per quanto riguarda la dignità degli  insegnanti, che il ministro Carrozza ha detto di voler restituire ai  docenti italiani, abbiamo espresso la nostra indisponibilità a occuparci  del contratto se ci si limita soltanto all’aspetto normativo senza  considerare il capitolo stipendi”. Sul fronte economico, la Gilda ha  sottolineato il grave vulnus rappresentato dagli scatti di anzianità:  “Abbiamo chiesto l’immediata certificazione dei risparmi destinati a  finanziare le progressioni di carriera 2012 e Carrozza ha dichiarato che  l’operazione sta partendo”.

La partita forse più spinosa e controversa, ossia quella dei Tfa  speciali, però sembra essere stata rinviata al prossimo 3 luglio, data  per la quale le organizzazioni sindacali sono state convocate per un  nuovo incontro.