Convegno nazionale sulla sordità

Roma. Convegno nazionale sulla sordita’ presso la Camera dei Deputati

L’Associazione Affrontiamo la Sordità Insieme, in collaborazione con il Forum ASI, organizza il Meeting Nazionale sul tema: Affrontiamo la Sordità Insieme a 360°.L’evento si svolgerà a Roma, Venerdì 3 Ottobre 2014, presso la Camera dei Deputati, Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari, in via Campo Marzio 78, con apertura dei lavori alle ore 8,45.
Il Comitato è composto da persone con disabilità uditiva, genitori, famiglie e professionisti del settore, il Meeting vuole fare emergere i successi e le lacune che quotidianamente le persone devono affrontare nel percorso sordità. L’obiettivo è di portare a conoscenza di tutti coloro che sono interessati gli ultimi studi e le novità sul fronte della diagnosi audiologica, dell’intervento riabilitativo, del follow-up e della scuola.
Un’occasione per radunare in un unico consesso medici ed operatori, genitori e pazienti, insegnanti e tecnici, nella convinzione che soltanto un approccio multidisciplinare e completo possa contribuire a raggiungere importanti traguardi per una migliore gestione della sordità.
La sottotitolazione del convegno sarà curata da Culturabile ONLUS.
(fonte: http://blindsight.eu/)

Tablet per inventare

TABLET PER INVENTARE di Umberto Tenuta  CANTO 251 TIC, CODING…

Oddio quanti discorsi strani…

Il povero docente è smarrito, lo avete impaurito…

Ma poi che c’è di strano?

Una cosa non si vuole capire:

Non si insegna, si inventa!

 

L’uomo ha inventato se stesso!

Era un bestione, sul ramo dell’albero grande, là nella foresta, selvaggio tra i selvaggi.

Ma un giorno decise di non essere più selvaggio.

E scese dall’albero.

Ahimé, che problemi!

Non c’erano più i frutti del ramo, e se li doveva cercare di qua e di là, più di là che di qua, perchè là ce ne sono più abbondanti.

La prima scoperta!

Non se la tenne per sé, la comunicò ai suoi fratelli di sangue.

Come non so, ma ci riuscì.

Nacque la comunicazione.

Prima gestuale.

Poi orale.

Infine verbale!

Volare.

Che sogno!

Icaro, le ali si sciolgono al sole.

Wright.

Uomini, si vola!

Si vola, sulla Luna.

Che fatica, le braccia stanche!

Le pale a vento, le pale ad acqua.

Il carbone nelle fosse.

Il gasolio sotto la sabbia.

Ecco Hiroshima!

Guerra e Pace.

Nessuna divinità misericordiosa ha fatto regali all’uomo!

Tutto egli ha inventato.

E niente ha ereditato.

Tutto occorre che egli reinventi, ad ogni generazione.

Tutto il figlio di donna deve reinventare.

Non si trasmette il tesoro umano.

Non si trasmette.

Si reinventa!

<<la scuola è l’ingresso nella vita della ragione.

È, certamente, vita essa stessa, e non mera preparazione alla vita; tuttavia è uno speciale tipo di vita, accuratamente programmato al fine di sfruttare al massimo quegli anni ricchi di possibilità formative che caratterizzano lo sviluppo dell’homo sapiens e che distinguono la specie umana dalle altre>>[1].

La scuola è il luogo della reinvenzione della cultura.

Reinventare la barca a vela.

Reinventare l’alfabeto.

Reinventare il teorema di Pitagora.

Reinventare la poesia.

Reinventare la filosofia.

Reinventare le virtù del corpo e della mente.

Problem solving.

Assieme si inventa meglio.

Io do una cosa a te, tu dai una cosa a me.

Che bello, amici!

Cooperative learning.

Il tablet lo usiamo assieme.

Docenti, non toglietici questa gioia!

Abbiamo usato i piedi e le mani per scoprire.

Ora utilizziamo le TIC.

Il Tablet lo usiamo per scoprire, per inventare.

TABLET per inventare.

Zitta, Maestra!

Lo scopriamo da soli.

Donna Maria, aiutami a fare da sola!

Maestra, aiutami a fare da sola.

TABLET TABLET TABLET

PER INVENTARE!

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in: http://www.edscuola.it/dida.html

[1] BRUNER J. S., Dopo Dewey, Armando, Roma, 1964, p. 17.

Braille e tecnologie assistive

Napoli. Braille e tecnologie assistive: un corso di perfezionamento

È quello promosso presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, cui ci si può iscrivere entro il 15 settembre, iniziativa con la quale si intende rispondere in maniera adeguata alla richiesta di formazione di personale altamente qualificato nell’ambito dei servizi dedicati alle persone con disabilità visive.

Istruzione e protesi per le bambine disabili a Calcutta

da Redattore Sociale del 08-09-2014

Istruzione e protesi per le bambine disabili a Calcutta: al via la campagna

Il progetto ha lo scopo di assicurare sussidi ortopedici e kit scolastici: “Le protesi possono costare 10 volte il guadagno di un nucleo familiare. Ma senza protesi e senza scuola, c’è solo l’emarginazione”.

ROMA. Oltre 700 mila bambine, ragazze e donne con disabilità nella sola Calcutta, più di 2 milioni in tutto lo stato del West Bengala. Numeri importanti, per una condizione che, in India, corrisponde quasi sempre a un’estrema emarginazione. A ricordare questi dati, risalenti al 2010 e quindi probabilmente sottostimati, è la onlus Pangea, che lancia oggi la campagna Back to School Calcutta, iniziativa di sensibilizzazione e raccolta fondi a supporto dell’istruzione delle bimbe disabili degli slum di Calcutta.

“Una bambina disabile in India è un peso per se stessa e per la famiglia – spiegano i promotori – L’estrema povertà impedisce ai genitori di curare adeguatamente le figlie, che spesso vengono tenute al riparo dalla società sia come forma di protezione, che per senso di vergogna. Il livello di istruzione è bassissimo: sono poche infatti le ragazze con disabilità che possono frequentare la scuola, spesso per mancanza di strutture adeguate, per la scarsità di infrastrutture logistiche che ne facilitino l’accesso, per l’assenza quasi totale di personale di sostegno, e per le enormi difficoltà economiche delle famiglie. Una bambina che nasce disabile, o che sviluppa una forma di disabilità durante la sua vita, è oggetto di scherno se non di veri e propri soprusi e aggressioni. Senza cure mediche, senza istruzione o lavoro e privata della possibilità di emanciparsi dalla propria situazione, ogni bimba disabile è condannata a vivere una vita senza futuro e senza opportunità di sviluppare le proprie capacità, nella povertà più assoluta e nella completa indifferenza della società, che la considera un giocattolo di poco valore”.

Per questo, in occasione della Giornata internazionale dell’alfabetizzazione, che ricorre oggi, Pangea ha pensato di lanciare questa campagna, che consentirà di aiutare una delle bimbe del progetto della onlus, già presente a Calcutta: con una donazione di 25 euro sarà possibile garantire a una bambina un sussidio ortopedico adeguato alle sue esigenze e un kit scolastico base comprensivo di penne, quaderni e di tutta la cancelleria necessaria alla sua frequenza scolastica. “Per una famiglia povera degli slum – spiegano infatti gli organizzatori – è estremamente proibitivo affrontare la spesa per una protesi: quelle destinate a una bambina in fase di crescita possono costare anche oltre 10 volte il guadagno di un nucleo familiare. Ma senza protesi o una sedia a rotelle è quasi impossibile per queste bimbe accedere alle strutture scolastiche e avere una vita sociale. Se non possono muoversi e non possono andare a scuola, il futuro di queste bimbe è segnato dall’emarginazione, dalla povertà e dalla discriminazione”.

ENEL e MIUR: al via le assunzioni di 145 studenti

ENEL e MIUR: al via le assunzioni di 145 studenti

ENEL e MIUR: al via le assunzioni di 145 studenti con il progetto sperimentale di apprendistato scuola – azienda.
I ragazzi di sette istituti tecnici italiani alterneranno la scuola con periodi di formazione teorica e pratica in azienda.

Al via la fase di sperimentazione del programma di formazione in alternanza scuola e lavoro per studenti del quarto e quinto anno degli Istituti tecnici ad indirizzo Tecnologico messo a punto dal Ministero dell’Istruzione, Ministero del Lavoro, Regioni, organizzazioni sindacali ed Enel.

145 ragazzi di sette regioni italiane vengono assunti dal Gruppo Enel con un contratto di apprendistato di alta formazione che viene attivato in concomitanza con l’inizio del quarto anno dell’istituto tecnico. Al termine del quinto anno, con la conclusione del percorso scolastico e il conseguimento del diploma tecnico, tenuto conto della valutazione di merito del percorso effettuato in azienda, è programmata una seconda fase di apprendistato professionalizzante della durata di un anno.

L’idea di avviare il progetto sperimentale nasce dall’esigenza di inserire diplomati nelle posizioni tecnico-operative aziendali evitando periodi lunghi di formazione post diploma.  Di qui il progetto di anticipare l’ingresso degli apprendisti in azienda collaborando con la scuola, al fine di condividere un percorso con contenuti teorici più allineati alle esigenze industriali e con la parte pratica finalizzata a completare la formazione individuale.

“Il rapporto fra mondo della scuola e mondo del lavoro è ormai imprescindibile. Non è un caso se uno dei capitoli del nostro Piano ‘La buona scuola’ abbiamo voluto intitolarlo proprio ‘Fondata sul lavoro’ – sottolinea il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini La scuola deve e può diventare la più efficace politica strutturale contro la disoccupazione. Rafforzare le esperienze concrete di lavoro durante il percorso scolastico sarà uno dei pilastri della nostra azione, a partire da subito come dimostra questa iniziativa. Dobbiamo coinvolgere in questi percorsi gli studenti di tutte le superiori, ma, in particolare, chi sceglie l’istruzione tecnica e professionale. L’apprendistato scuola-azienda è una novità assoluta per il sistema italiano in cui crediamo molto e che sarà valorizzata anche nell’ambito dell’Esame di Stato”.

“Questa è una delle prime esperienza di apprendistato di alta formazione, realizzata in sinergia  tra istituzioni formative e azienda, rivolta agli studenti degli istituti tecnici ed è un grande investimento sulle risorse umane del Paese – afferma Francesco Starace, Amministratore Delegato del Gruppo Enel –Siamo certi di aver individuato ragazzi volenterosi ed entusiasti di vivere questa nuova esperienza che aprirà loro la strada a un percorso professionale di grande soddisfazione. Gli apprendisti infatti potranno entrare in contatto da subito con attrezzature e tecnologie di ultima generazione ricevendo preventivamente  una formazione specifica in materia di sicurezza sul lavoro, un valore che la nostra azienda considera primario”.

Gli istituti tecnici interessati alla sperimentazione sono: l’ “Avogadro” di Torino, il  “Pacinotti” di Mestre, il “Marconi” di Piacenza, il “Meucci” di Firenze, il “Marconi” di Civitavecchia, il “Gadda-Fermi” di Napoli, il “Giorgi” di Brindisi.

Il progetto  è stato reso possibile dalla cornice normativa  che si è delineata con la legge 128/2013 ( art. 8 bis) e dal successivo  decreto interministeriale attuativo  di giugno 2014 , che ha consentito l’avvio di  un programma sperimentle per gli ultimi due anni delle scuole secondarie di secondo grado con periodi di formazione in Azienda e con la possibilità di stipulare contratti di apprendistato. L’Azienda e le Organizzazioni sindacali degli Elettrici hanno definito gà durante la fase di elaborazione del progetto le regole per dare applicazione al nuovo modello con un innovativo accordo quadro. A luglio 2014 è stato siglato un protocollo di intesa con il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, il Ministero del Lavoro e le Regioni interessate ed Enel, cui hanno fatto seguito le convenzioni tra Enel e i singoli istituti tecnici interessati.

Il percorso si realizza con una flessibilità oraria di 280 ore dei percorsi scolastici , la progettazione congiunta tra insegnanti e formatori Enel dei contenuti, la presenza del tutor scolastico e di quello aziendale, con il compito di seguire costantemente gli studenti nel loro percorso di studio e lavoro. I ragazzi, durante il calendario scolastico, passeranno un giorno a settimana in azienda  e continueranno il lavoro nel periodo estivo.  Le conoscenze e competenze acquisite con l’esperienza lavorativa saranno valorizzate, anche con l’attribuzione di crediti, in relazione all’esame di Stato e certificate ai fini della loro spendibilità nel mondo del lavoro.

Il programma sperimentale mira a conseguire il diploma di istruzione tecnica avendo già maturato un’esperienza di lavoro, presupposto per una successiva qualifica professionale. Enel collocherà inizialmente  gli studenti all’interno delle aree aziendali sia della distribuzione che della produzione di energia elettrica.

Il 10 ottobre sciopero generale

Il 10 ottobre sciopero generale dei lavoratori/trici della scuola insieme agli studenti

Il furbone Renzi promette on-line la sacrosanta assunzione di 150 mila precari. Ma essa non sarà fumo solo se le risorse verranno inserite nella Finanziaria

E il piano-Renzi di precari ne espellerebbe altrettanti, mentre rilancia la scuola dei presidi-padroni, la concorrenza tra docenti ed Ata per qualche spicciolo, la subordinazione alle aziende, la scuola-miseria e la scuola-quiz

Che furboni Renzi e i suoi consiglieri: in 136 pagine hanno riassunto quanto di peggio i governi degli ultimi 20 anni hanno cercato di imporre alla scuola pubblica – incontrando una forte resistenza  – nascondendolo dietro la proposta dell’assunzione di 150 mila precari delle GAE (graduatorie ad esaurimento) entro il 1 settembre 2015. Essa, se realizzata davvero, sarebbe la compensazione doverosa per tanti anni di discriminazioni e aleatorietà di vita di docenti ed Ata e una risposta positiva alle tante lotte dei precari e dei Cobas. Ma perché Renzi non ha fatto approvare dal CdM, annullato all’ultimo momento, l’immissione dei 3-4 miliardi annui necessari nella Finanziaria? Perché non avrebbe avuto via libera da Padoan o da Draghi? Dunque, va imposto il mantenimento della promessa con l’approvazione del CdM e l’introduzione dello stanziamento in Finanziaria.

Ma guai a sottovalutare che sotto il manto della promessa “epocale” le 136 pagine prevedono l’espulsione di molte decine di migliaia di precari che spesso hanno altrettanti anni di lavoro malgrado non siano inseriti nelle GAE e che meritano anche essi l’assunzione e non la beffa di un ulteriore concorso per 40 mila lavoratori/trici e la perdita persino delle supplenze. E poi il piano-Renzi è la “summa” di tante distruttive proposte per scuole-aziende dominate da presidi-padroni, da lotte concorrenziali tra docenti ed Ata per qualche spicciolo in più, da valutazioni-quiz del lavoro docente e delle scuole, da apprendistato nelle imprese invece che istruzione. I presidi assumerebbero direttamente loro (e licenzierebbero) docenti ed Ata dopo una fantomatica “consultazione collegiale”, ed interverrebbero anche sulla carriera e sugli stipendi dei dipendenti. Sotto la logora coperta del presunto “merito”, che nessun governo ha mai spiegato cosa sia, si intende avviare il Sistema di valutazione nazionale che imporrebbe i criteri Invalsiani della scuola-quiz, con l’introduzione del Registro nazionale del personale per conteggiare le sedicenti “abilità” di ognuno/a, fissandole in un Portfolio con i presunti “crediti” sulla cui base i presidi premierebbero i più fedeli. Perché gli scatti di anzianità verrebbero sostituiti da scatti per “merito” che riceverebbe solo il 66% dei “migliori” di ogni scuola (perché il 66%? e se fossero tutti “bravi” o tutti “non-bravi”?) sui quali la parola decisiva l’avrebbe il preside, come un Amministratore delegato alla Marchionne. E a proposito di fabbriche, colpisce gravemente l’obbligo di 200 ore di apprendistato gratuito in azienda per gli studenti delle scuole tecniche e professionali, con perdita di istruzione e riproposizione della divisione classista con i licei; nonché l’accorato appello agli investimenti privati, “potenziando i rapporti con le imprese” ma anche chiedendo il “microcredito” dei cittadini, cioè un ulteriore aumento dei contributi imposti ai genitori per le spese essenziali delle scuola, visto che lo Stato, come fa scrivere Renzi, “non ce la fa” da solo. Infine, per incentivare al massimo la concorrenza tra docenti, si introducono i sedicenti “innovatori naturali”, che invece di insegnare si occuperanno dell’aggiornamento obbligatorio altrui; nonché il “docente mentor”, supervisore della valutazione della scuola e del singolo. E il tutto senza che ci sia un euro in più di finanziamento della scuola, dopo venti anni di tagli indiscriminati, e reiterando il blocco dei contratti a lavoratori/trici che in questi due decenni hanno perso almeno il 30% dello stipendio.

Ce ne è abbastanza per raccogliere la proposta degli studenti che hanno già convocato il loro sciopero nazionale, indicendo come COBAS per il 10 ottobre anche lo sciopero generale di tutti i lavoratori/trici della scuola e facendo appello a docenti ed Ata, genitori, associazioni e  sindacati per confluire unitariamente nello sciopero e nelle manifestazioni provinciali o regionali che si svolgeranno in difesa della scuola pubblica e dei suoi protagonisti.

Vogliamo l’immediata convocazione di un CdM che si impegni, con risorse da stanziare in Finanziaria, a garantire l’assunzione dei 150 mila precari GAE; e nello stesso tempo richiediamo l’assunzione anche di tutti i precari che, pur non essendo nelle GAE, lavorano da anni ed hanno acquisito analoghi diritti al lavoro stabile. Manifesteremo contro il blocco dei contratti e la cancellazione degli scatti di anzianità; contro le assunzioni dirette da parte dei presidi-manager e il potere assoluto che si vuole loro attribuire; contro i quiz Invalsi su cui valutare il presunto “merito”, il Registro personale, gli scatti solo al 66% del personale, gli “innovatori naturali” e il docente “mentor”; contro l’obbligo dell’apprendistato in azienda; e per massicci investimenti nella scuola pubblica, un aumento immediato di 300 euro netti mensili per docenti ed Ata, come parziale recupero per quanto perso in questi anni,l’immediato pensionamento dei Quota 96.

Piero Bernocchi  portavoce nazionale COBAS

Scuola e inclusione: verso una nuova legge

Scuola e inclusione: verso una nuova legge

Proprio nei giorni in cui viene lanciata una grande sfida di riforma della scuola italiana, compie un ulteriore e decisivo passo in avanti la proposta di legge sull’inclusione scolastica delle persone con disabilità.

Il Presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap ne ha presentato gli elementi essenziali e lo stato di avanzamento durante la Festa dell’Unità di Orvieto.

Il testo predisposto da tempo dalle associazioni per migliorare la qualità dell’inclusione scolastica è stato presentato al Ministero, ulteriormente corretto e raffinato, quindi è approdato a Montecitorio dove alcuni parlamentari l’hanno sottoscritto e depositato agli atti. È in via di pubblicazione proprio in questi giorni.

Le disposizioni che la proposta prevede potrebbero favorire la continuità didattica, oggi frenata dal diffuso precariato, creando degli appositi ruoli per i docenti per il sostegno. Vi si ribadisce anche l’obbligo di riduzione del numero di alunni per classe e del numero di alunni con disabilità nella stessa classe. Ed ancora: l’obbligo di formazione iniziale ed in servizio dei docenti sulle didattiche inclusive, cioè quelle che consentono davvero di migliorare l’efficacia didattica nei confronti delle persone con disabilità o con bisogni educativi speciali.

“La proposta delle associazioni, ormai risorsa anche per un dibattito parlamentare, è quanto mai attuale. Esprimiamo un forte apprezzamento per l’attenzione raccolta. Fra tutti spicca l’interessamento diretto del Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini che su questi temi si è dimostrata particolarmente disponibile. – annota Falabella – Non nascondiamo che la nostra aspettativa migliore risiede nella speranza che la proposta venga adottata direttamente dal Governo imprimendo una accelerazione e una svolta determinanti all’iter di approvazione.”

Scuola buona a valutare anche i docenti

SCUOLA BUONA A VALUTARE ANCHE I DOCENTI di Umberto Tenuta

CANTO 250

<<Nella proposta del governo c’è… anche la promessa di valutare la qualità degli insegnanti e di premiare economicamente i migliori. Idea strepitosa!

<<Ma c’è un problema: con quali criteri si stabilirà la qualità dell’insegnante e chi lo farà? Il preside?

Gli studenti? I genitori? O le famose aziende che entreranno nel progetto formativo? Per quel poco di esperienza dell’insegnamento che ho, direi che la misurazione del valore di un insegnante è una delle cose più difficili che esistano, un’impresa ai limiti dell’impossibile>>

(Giorgio Simonelli, Blog de IlFattoQuotidiano.it, 4 settembre 2014)

 

Nei precedenti CANTI abbiamo già affrontato questo problema.

Ma ci ritorniamo.

Ci preme troppo!

Sembra che un famoso Filosofo meridionale, chiamato a Napoli per essere esaminato al fine dell’assegnazione della cattedra universitaria, abbia esclamato: <<Ma chi c’è a Napoli che possa esaminare Bertrando Spaventa?>>.

Non so quanti docenti diranno la stessa cosa.

Ricordo solo che all’offerta di un bel gruzzolo di euro fatta da Luigi Berlinguer seguirono le sue dimissioni da ministro della pubblica istruzione.

Che l’attuale Ministra non aspiri ad altro sono fatti Suoi.

Quel che mi spaventa è che le serie sportive A, B, C arrivino anche nelle scuole.

Docenti di serie A, docenti di serie B, e forse anche di serie C.

Nihil novi sub sole.

Non abbiamo forse nelle nostre scuole gli alunni dotati e gli alunni non dotati, gli alunni con le medaglie sul petto e gli alunni senza medaglie, gli alunni in mostra ai primi banchi e gli alunni nascosti agli ultimi banchi, gli alunni promossi e gli alunni non promossi?

Repetita juvant!

La scuola riproduce la società, fatta di classi sociali sulla base delle doti genetiche.

È Madre Natura che così vuole.

È −per i credenti− il Buon Dio che fa nascere i dotati nelle case dei Dottori!

Chi volete che ricordi il grido di Don Milani ripetuto qualche mese fa in Piazza San Pietro: il Buon Dio non fa di questi scherzi, non fa nascere i dotati nelle case dei ricchi!

Ma, ammesso pure che Dirigenti ed Enti qualificati sappiano classificare i docenti in meritevoli e non meritevoli, due cose mi preoccupano in particolare.

La CATTIVA RIFORMA non ha rinnovato i metodi didattici.

Parla ancora di insegnanti e non di Maestri.

Insegnanti che nulla possono insegnare.

<<Non si è mai insegnanti! Nessuno insegna, per fortuna degli esseri umani! Ci sono maestri, ma non insegnanti: gli esseri umani non sono insegnati, come le lavagne di ardesia e le LIM. Gli esseri umani apprendono utilizzando gli stimoli che vengono loro dal mondo interiore ed esterno>> (Umberto Tenuta).

E pertanto, nella scuola degli insegnanti, resteranno gli alunni dotati e gli alunni non dotati moriranno.

Non morirà la mortalità scolastica.

Si lotterà fino all’ultimo sangue per la medaglia di bronzo.

Guerre fratricide tra giovani figli di donne.

Spettacoli orrendi ai nostri occhi, ai nostri giorni, anche domani!

Io non sono pessimista come Giorgio Gramellini.

Qualcuno dimenticherà Luca: «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato» (Luca 6,37).

Qualcuno giudicherà,.

Non importa chi e non importa come.

E nella scuola resteranno anche i docenti e i dirigenti giudicati non meritevoli.

Solo che saranno etichettati.

Orribili dictu, i non meritevoli saranno riconosciuti e mantenuti nella scuola.

Il MIUR li riconoscerà non meritevoli e li lascerà nelle aule.

Ma, allora, perchè si fanno i concorsi, se poi i bocciati insegneranno?

Ed a chi insegneranno?

Pares cum paribus!

I dotati con i meritevoli.

Gli studenti non dotati con i docenti non meritevoli.

Ieri, oggi e domani.

Altro che cambiar verso!

Qui c’è il senso unico.

Don Milani non c’è.

C’è Gianni!

 

 

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Una riforma dettata sempre e solo da una logica di tagli

In questi giorni di avvio del nuovo anno scolastico, il Governo annuncia una riforma dettata sempre e solo da una logica di tagli che limiterebbe e condizionerebbe definitivamente l’istruzione pubblica in Italia. La nostra presenza nelle scuole e le numerose segnalazioni pervenuteci testimoniano la preoccupante diffusione proprio nella scuola di prassi di illegalità in tutta la Sicilia:

  • classi in cui viene sforato il tetto massimo dei 2 alunni disabili presenti;
  • classi in cui viene sforato il tetto massimo degli alunni complessivi presenti;
  • alunni disabili che non si vedono riconosciuto il numero di ore di sostegno previsto dalla normativa.

I COBAS Scuola della Sicilia denunciano queste situazioni abnormi che rendono poco sicure le scuole e ledono i diritti all’istruzione a tutti gli alunni e, in particolare, agli alunni disabili e diffidano l’Amministrazione scolastica regionale e provinciale (vedi allegato) al rispetto della legge sui seguenti punti:

1) il numero di alunni per classe deve essere quello disposto dalla normativa e rapportato, secondo le norme di sicurezza, alla capienza dell’aula;
2) in presenza di alunni con handicap (due al massimo) il numero totale di alunni della classe deve essere al massimo di 20/22;
3) gli alunni con handicap devono poter usufruire dell’insegnante di sostegno per il numero di ore settimanali previste dalla legge; in caso contrario, le famiglie possono fare ricorso al TAR, come avvenuto negli scorsi anni in cui il MIUR è stato condannato per migliaia di questi casi (solo nella provincia di Palermo più di mille ricorsi vinti dai genitori di alunni disabili).

Per raggiungere livelli di efficienza e qualità, la scuola italiana, gli alunni, le famiglie hanno bisogno del lavoro di molti più insegnanti e di maggiori risorse rispetto a quelli voluti dai governi recenti e previsti dai vaghi e umilianti progetti di riforma.

Su questi temi continueremo a vigilare e a lanciare mobilitazioni dei lavoratori della scuola, dei genitori e dei cittadini tutti affinché cessi lo stato di illegalità che il MIUR continua a perpetrare. Un appuntamento importante sarò il prossimo 10 ottobre, giorno in cui il movimento degli studenti ha indetto uno sciopero contro le politiche scolastiche del governo Renzi. I Cobas Scuola, condividendo i motivi della protesta, hanno proclamato per il 10 ottobre lo sciopero generale nazionale della scuola e si rivolgono ai docenti e agli ATA, ai genitori, alle associazioni e alle forze sindacali perché in quella data, in tutta Italia, si svolgano manifestazioni unitarie per riaffermare la centralità della scuola pubblica. Per ribadire che la scuola, come dice la Costituzione, deve essere ‘luogo di democrazia’ e contribuire a rimettere in discussione le diseguaglianze sociali, per rifiutare le attuali politiche scolastiche, per difendere la scuola pubblica, qualificata e di massa.

Lorenzo Perrona
Cobas scuola di Siracusa

Down to Italy. Stranieri con disabilità in Italia

Down to Italy. Stranieri con disabilità in Italia

E’ stato pubblicato ed è disponibile il nuovo quaderno AIPD n. 23 “Down-to-Italy. Stranieri con disabilità in Italia“, realizzato nell’ambito del progetto “Easy Info. Sapere è potere“, promosso da AIPD e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ai sensi della legge 383/2000.
E’ rivolto agli stranieri con sindrome di Down e loro familiari che vivono in Italia e per questo motivo al suo interno si trovano informazioni di loro interesse specifico.

Dai precari ai meriti rivoluzione tra i banchi tutto in dodici mosse

da Repubblica.it

Dai precari ai meriti rivoluzione tra i banchi tutto in dodici mosse

IL PIANO DEL GOVERNO È AMBIZIOSO: CAMBIARE IN UN ANNO. E SI PUNTA ANCHE AI FONDI PRIVATI: CITTADINI, FONDAZIONI, IMPRESE SARANNO STIMOLATI A INVESTIRE ATTRAVERSO INCENTIVI FISCALI E SEMPLIFICAZIONI

Walter Galbiati

Milano

Dodici mesi per rivoluzionare la scuola e dodici punti per farlo. La presentazione con tanto di videomessaggio è arrivata la scorsa settimana direttamente dal premier Matteo Renzi: «Propongo che per un anno tutta Italia — destra, sinistra, nord, sud — discuta di come insieme vogliamo rifare la scuola, perché non la può rifare Renzi o il ministro: o la rifà una comunità o sarà l’ennesima riforma calata dall’alto». L’impegno è di andare dal 15 settembre al 15 novembre di scuola in scuola a raccogliere le opinioni per poi iniziare a legiferare nel 2015. «Scriveteci, criticateci, diteci la vostra» ha chiesto Renzi nel suo videomessaggio al quale è stato allegato un programma in sei capitoli e dodici punti che traccia le linee guida del nuovo intervento. Il modello è lo sblocca scuola con il coinvolgimento di presidi, docenti, amministrativi e studenti, già all’opera per individuare le 100 procedure burocratiche più gravose per la scuola e abolirle tutte. Il primo ambizioso obiettivo è di eliminare i precari con un piano straordinario per assumere 150 mila docenti a settembre 2015 e chiudere le graduatorie a esaurimento. Dal 2016 si entrerà solo per concorso, aprendo di fatto le porte della scuola a 40 mila giovani qualificati da assumere entro il 2019. Mai più quindi liste d’attesa che in genere durano decenni e nemmeno supplenze in modo da garantire alle scuole un team stabile di docenti per coprire cattedre vacanti, tempo pieno e vuoti, dando agli studenti la continuità didattica a cui hanno diritto. I professori poi potranno finalmente fare carriera, grazie alle loro qualità, alle valutazioni a cui si sottoporranno e al merito. Ogni tre anni, secondo i calcoli del governo, due professori su tre avranno in busta paga 60 euro netti al mese in più attraverso una carriera che premierà qualità del lavoro in classe, formazione e contributo al miglioramento della scuola. Dal 2015 ogni scuola pubblicherà il proprio Rapporto di Autovalutazione e un progetto di miglioramento. Per raggiungere gli obiettivi e crescere, il corpo docente sarà sottoposto a una formazione continua obbligatoria mettendo al centro coloro i quali fanno innovazione attraverso lo scambio fra pari. La scuola non sarà più un luogo inaccessibile, ma una scatola di vetro: dal 2015 i dati di ogni istituto (budget, valutazione, progetti finanziati), un registro nazionale dei docenti per aiutare i presidi a migliorare la propria squadra e l’offerta formativa saranno pubblicati in rete. La scuola digitale avrà bisogno di piani di co-investimento se vuole portare in tutte le scuole Internet a banda larga veloce e il wifi. Con i servizi digitali non solo si aumenterà la trasparenza, ma diminuiranno i costi. Nel campo delle materie didattiche Renzi ha rinverdito un detto latino buono per ogni stagione: “cultura in corpore sano”. Questa volta il progetto punta a portare la musica e lo sport nella scuola primaria e più storia dell’arte nelle secondarie, per scommettere sui punti di forza del-l’Italia. E Renzi, spesso in imbarazzo nei contesti internazionali per il suo inglese, ha rincarato la dose. «Ci vuole l’insegnamento dell’inglese come lingua madre per evitare di parlarlo come lo parlo io: è un ‘globish’ più che un english». Il rafforzamento del piano formativo per le lingue straniere partirà dai sei anni e sarà affiancato già nella scuola primaria da un programma per ampliare le competenze digitali: coding e pensiero computazionale. Nelle secondarie, invece, si avvierà il piano «Digital Makers» e lo studio dei principi dell’Economia. La scuola si dovrà avvicinare alle richieste del mercato del lavoro, ma anche il lavoro si avvicinerà alla scuola. L’alternanza scuola-lavoro sarà obbligatoria negli ultimi tre anni degli istituti tecnici e professionali per almeno 200 ore l’anno, si punterà sull’estensione dell’impresa didattica e al potenziamento delle esperienze di apprendistato sperimentale. Per compiere tutti questi passi serviranno le necessarie coperture finanziarie. Il Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa (Mof) sarà legato agli obiettivi di miglioramento delle scuole, ma il governo è alla ricerca anche di fondi privati: cittadini, fondazioni, imprese saranno stimolati a investire attraverso incentivi fiscali e semplificazioni burocratiche. Quanto al piano, un decreto legge in consiglio dei Ministri a fine anno, tra dicembre e gennaio 2015 e la legge di stabilità copriranno le risorse necessarie (3 miliardi) per l’assunzione dei 150mila docenti, chiudendo le graduatorie, e i provvedimenti più urgenti previsti dalle linee guida. Le altre novità invece viaggeranno da sole. L’alternanza scuola lavoro sarà obbligatoria negli ultimi tre anni degli istituti tecnici e professionali per almeno 200 ore l’anno, si punterà sull’estensione dell’impresa didattica

La scuola annunciata di Matteo Renzi

da TuttoscuolaNews

La scuola annunciata di Matteo Renzi

La scorsa settimana ci chiedevamo se a determinare il rinvio del varo delle ‘Linee guida’ sulla scuola fosse stata davvero l’eccessiva pesantezza dell’ordine del giorno del Consiglio dei ministri del 29 agosto (giustizia e ‘sbloccaItalia’ oltre alla scuola) oppure il desiderio di Matteo Renzi di assicurare al Piano sulla ‘Buona scuola’ la massima risonanza mediatica.

Per come sono andate le cose il 3 settembre non c’è dubbio che la risposta giusta fosse la seconda, e che il protagonista della giornata sia stato il presidente del Consiglio, non il suo ministro dell’istruzione. Le linee della scuola come la vorrebbe Renzi sono indicate nei 12 punti nei quali si articola il documento governativo sulla scuola, pubblicati nel sito passodopopasso.italia.it. La prima domanda è se, al di là della affermata – indubbiamente con forza – centralità della scuola e dei suoi insegnanti, quelli indicati nel documento siano obiettivi realistici o semplici dichiarazioni di priorità, insomma annunci.

Renzi ha autoironicamente detto di considerarsi immune dal vizio dell’annuncite, ma per ora la sua è una scuola per l’appunto solo annunciata, come d’altra parte era inevitabile che fosse essendo stata concentrata in un unico piano triennale una rilevante quantità di obiettivi ambiziosi. Iniziamo passandone rapidamente in rassegna nella news successiva i soli titoli, indicando in modo altrettanto sintetico il grado di difficoltà (bassa-media-elevata) che a nostro avviso comporta il loro conseguimento.

Principio n. 1: scuola volàno dello sviluppo

da TuttoscuolaNews

Principio n. 1:  scuola volàno dello sviluppo

Non possiamo sapere come andrà a finire questa avventura del patto educativo della “Buona Scuola”, ma non si può dire che non sia un atto di coraggio politico. In tempi di crisi economica, di recessione e di deflazione, di blocco confermato del contratto nazionale per tutti i dipendenti pubblici (compresi quelli del comparto scuola), investire sulla scuola è certamente una sfida, al di là degli indubbi limiti che presenta il progetto o che emergeranno.

E non è per niente scontato che il patto educativo venga capito e condiviso dalla maggioranza dei cittadini italiani. Eppure, mai come questa volta la rivoluzione che si annuncia per la scuola è portatrice di speranza che va ben oltre l’ambito dell’istruzione e travalica i limiti e le criticità del progetto.

Investire sulla scuola vuol dire investire sul capitale umano, vera risorsa per lo sviluppo sociale ed economico di un Paese. Il fatto che un Governo lo metta per iscritto con proposte concrete di cambiamento è un buon punto di inizio, una premessa indispensabile quanto non sufficiente. Se l’investimento sarà qualitativamente buono, ne vedremo gli effetti in tempi medio-lunghi.

Nel frattempo, nell’interesse di tutti, conviene non rimanere nel comodo e improduttivo ruolo di semplice spettatore e concorrere invece al dibattito sul piano, anche con il semplice apporto di un sì o di un no.

L’azienda in classe

da la Repubblica

L’azienda in classe

Più stagisti, meno disoccupati. Cade l’ultimo tabù nelle aule italiane. I privati entrano a pieno diritto nella formazione dei ragazzi: riaprono laboratori abbandonati, offrono esperienze. In cambio ottengono sgravi e contatti con la futura forza lavoro Ma è polemica: si rischia di inquinare il sapere

Corrado Zunino

​LA scuola italiana si fa azienda. La riforma di governo, “La Buona scuola” appena sfornata, chiede alle imprese di pagare una fetta d’istruzione pubblica. Per ricostruire, un esempio, i laboratori degli istituti tecnici ormai musei della storia industriale fin qui insegnata. Le aziende vanno oltre. Sono pronte a offrire agli istituti superiori i loro ingegneri come professori, i fisici come tutor. Le teacher companies per ora si accontentano di avere ragazzi formati e subito produttivi, non più pulcini con gli occhi sgranati in azienda davanti a un tornio, una stampante in 3D. L’ultimo tabù — “scuola pubblica e finanziata dallo Stato”, che prima di essere un totem è stato un principio che ha retto l’istituzione da prima di Giovanni Gentile — ora viene attaccato dal governo di Matteo Renzi. Rischia di essere abbattuto, visto l’impegno. Delle 126 pagine che riformeranno la trasmissione del sapere da qui a luglio 2016, ventuno sono dedicate alla spinta del sistema scolastico verso l’occupazione lavorativa e, tra queste, il capitolo
6.2 è dettagliato tutto ai finanziamenti privati.
Scrivono i tecnici del ministero dell’Istruzione: «Le risorse pubbliche non saranno mai sufficienti a colmare le esigenze di investimenti nella nostra scuola, la più grande e preziosa rete pubblica del paese». Oggi il sapere italiano costa allo Stato 55 miliardi l’anno. «Nella scuola come nella ricerca sommare risorse pubbliche a interventi dei privati è l’unico modo per tornare a competere ». Quindi, «non c’è nulla da temere dall’idea che, a certe condizioni, risorse private possano contribuire a trasformare la scuola in un vero investimento collettivo ».
Il sottosegretario Gabriele Toccafondi, delega alla scuola-lavoro, dice: «Siamo partiti da un dato semplice e tragico: in Italia l’abbandono scolastico raggiunge negli istituti tecnici punte del 30 per cento. La questione del lavoro, con il 43% di disoccupati giovani, è centrale per spiegare l’emorragia in classe. In Italia fatichiamo a mandare in azienda per quattro settimane i ragazzi al penultimo anno degli istituti tecnici. Partiremo con duecento ore di tirocinio l’anno, nelle ultime tre stagioni. Costerà cento milioni. Ci vuole, poi, un Piano Marshall dei laboratori. Oggi sono chiusi, non ci sono tecnici per farli funzionare. Nei primi due anni i ragazzi dei tecnici non ci si avvicinano. Frequentare un alberghiero, un agrario, un meccanico senza fare laboratorio è inutile. Ci sono 300 milioni di euro per i laboratori e serve l’aiuto, anche economico, delle imprese private».
Il governo, e il sottosegretario Toccafondi, guardano alla Germania dove un diplomato tecnico entra subito in fabbrica a 2.500 euro il mese, ma prima hanno esplorato una realtà che funziona anche da noi: i 65 Istituti tecnici superiori italiani (gli Its fondati dalla legge Gelmini) già offrono a 5.500 diplomati un biennio di specializzazione pre-produttiva.
successo: il 75% di chi arriva in fondo trova un lavoro coerente e a tempo indeterminato in pochi mesi, contro una media italiana del 60%. Qui, istituti meccanici, agroalimentari, nautici, metà delle ore di insegnamento in classe è affidata a prof prestati dall’industria, un terzo delle lezioni devono essere di tirocinio attivo. Avamposti di quel che potrà diventare la scuola italiana in un futuro ravvicinato, gli Its sono governati da una fondazione con aziende e camere di commercio a fianco di ministeri ed enti locali. Negli Its dove si insegna la tecnologia del mare i costosi simulatori di navigazione sono dati in concessione dalle compagnie.
A fine luglio la legge Carrozza, che ha fatto partire gli stage in azienda, è diventata operativa. E tra dieci giorni sette scuole da
Nord a Sud offriranno all’Enel classi sperimentali dove ogni tre settimane di insegnamento frontale ce ne sarà una quarta trascorsa in azienda. Il governo Renzi vuole arrivare al primo settembre 2015 con una fila di aziende medio-piccole, enti pubblici, realtà no profit e artigianali (le scuole bottega) pronte a ospitare migliaia di scolari: oggi sono meno dell’un per cento le imprese che offrono stage. Gli undici milioni di euro stanziati nel 2014 per l’alternanza scuola-lavoro diventeranno cento milioni e gli stage sul lavoro, a cui parteciperanno i prof, saranno obbligatori. Già. Ora le imprese faticano a trovare competenze nell’industria elettronica e informatica, diplomati commerciali e tecnici nei settori del legno, del mobile, dell’arredamento. Il 40% della disoccupazione in Italia non dipende dal ciclo economico, ma dalla distanza tra domanda e offerta.
C’è chi il sistema duale tedesco (scuola e lavoro) l’ha già importato. Il prossimo 21 settembre 48 ragazzi del biennio finale di due istituti tecnici di Bologna si specializzeranno a scuola, pagati 600 euro al mese dalla Volkswagen. La Ducati, di suo, ha aperto il laboratorio di fisica interno all’azienda (Borgo Panigale) alle ultime classi delle scuole superiori e ai primi due anni di università. Gratis. Ma il piano Renzi-Reggi va oltre, vuole “apertamente incentivare” l’investimento privato. “Per le scuole deve essere facilissimo ricevere risorse”. Gli istituti di istruzione superiore e i professionali potranno commercializzare servizi e prodotti utilizzando i ricavi per investimenti sull’attività didattica. Al settore privato, inoltre, “va offerto un pacchetto di vantaggi graduali”. Ci si ispira al sistema anglosassone, in via di sperimentazione tra l’altro al ministero dei Beni culturali (“Art bonus”). Approda nel sistema lo “School bonus”: cittadini, associazioni e imprese che investiranno nella scuola avranno sconti fiscali. Servirà a prolungare in estate l’apertura delle sedi scolastiche. Lo “School guarantee”, invece, premierà l’investimento che crea occupazione giovanile. Ancora, il governo spinge sul microfinanziamento diffuso a favore della scuola: “Lo Stato metterà a disposizione fino a 5 milioni: per ogni euro messo dai cittadini, lo Stato ne metterà un altro”. Infine, le obbligazioni a impatto sociale, i “Social impact bonds”, contro la dispersione scolastica.