Scuola. Il ricatto al Parlamento sulle assunzioni dei precari

Dichiarazione di Mimmo Pantaleo segretario generale FLC CGIL

Una decisione irresponsabile quella assunta dalle forze politiche di maggioranza di non stralciare dal disegno di legge sulla scuola il piano per le assunzioni. Conferma con sconcertante evidenza la volontà di costringere il Parlamento a concludere in tempi strettissimi l’esame del provvedimento. Con questa decisione si lasciano migliaia di precari in una situazione di incertezza e di disperazione ed è a rischio la possibilità di procedere alle stabilizzazioni entro il 1° settembre.

Si tratta di un vero e proprio ricatto al Parlamento per fare approvare senza cambiamenti un cattivo disegno di legge che riporta indietro la scuola pubblica italiana, calpesta i diritti, non garantisce il lavoro a tutti i precari, cancella la contrattazione e prefigura un’organizzazione scolastica autoritaria basata sul potere assoluto dei dirigenti. Le mobilitazioni unitarie dei prossimi giorni, a partire dalla manifestazione nazionale del 18 Aprile a Roma, dimostreranno che il Governo non ha il consenso del Paese né del mondo della scuola su un progetto arretrato che mette in discussione persino la libertà di insegnamento e delle persone.

L’insuccesso scolastico

L’INSUCCESSO SCOLASTICO

di Davide Leccese

Questa è una scuola che oramai non boccia più nessuno; è finita la selezione e la giusta distinzione tra chi riesce e studia e chi non riesce e non studia”

Frasi di questo tenore girano ancora nel mondo della scuola, pronunciate sia dagli addetti ai lavori che dagli estranei. Ma se allarghiamo il campo di visuale e non lo limitiamo ai ristretti esiti dei risultati scolastici (voti, promozione, ecc.), ci accorgiamo che una colpevole generalizzazione del tema e una pericolosa approssimazione stanno producendo – sulla pelle dei giovani studenti – dei marchi dolorosi e sostanzialmente indelebili. Sia gli alunni con esiti positivi che quelli con esiti negativi registrano amarezze – in relazione ai sistemi valutativi della scuola – ritenendoli inadeguati e non rispondenti alle autentiche istanze della loro storia e della loro formazione.

Paradossalmente, a fronte di insuccessi espliciti nella scuola (non promozioni, abbandoni, ripetenze, studio contro-voglia e disamorato), esistono altri insuccessi – forse più diffusi, anche se meno palesi – di chi pure viene promosso, prosegue negli studi, si interessa con qualche passione all’apprendimento. Questi studenti impegnati ricordano malvolentieri come la scuola ha registrato i progressi, ha sanzionato i limiti, ha marchiato i regressi; e il giudizio negativo può anche non interessare la sostanza della decisione, quanto le modalità e gli effetti. Insomma, l’insuccesso attraversa le fibre della scuola e la Riforma dovrà affrontare anche questo delicato argomento, se non vorrà limitarsi all’epidermide del cambiamento.

Partiamo, quindi, dall’ambito dell’insuccesso scolastico che normalmente ha due facce: l’alunno non raggiunge i traguardi prefissati e gli obiettivi definiti (insuccesso personale); la scuola non riesce a far raggiungere quei traguardi e registra perdita di popolazione scolastica, di credibilità funzionale, di identità (insuccesso istituzionale).

La famiglia, primo ambito sociale di riferimento – relazionato, da un lato, all’alunno e, dall’altro, alla scuola – partecipa all’insuccesso o come vittima o addirittura come complice.

Nell’individuazione del gradiente di responsabilità è accertato che queste sono distinte e graduate, ma è raro che l’insuccesso dipenda tutto dall’alunno o tutto dalla scuola perché è facile, invece, che si vadano a sommare le carenze dell’uno e dell’altra.

La scuola, nel momento che registra carenze, esprime di solito il cattivo vezzo di “retrodatare” le cause dell’insuccesso, scaricando i limiti registrati dall’alunno sul livello scolastico precedente o su cause esterne.

Quel che occorre sottolineare immediatamente, nel momento in cui si dovrà sanzionare l’insuccesso scolastico di un giovane, è il cumulo di effetti negativi che la sanzione trascina con sé: i pesanti costi individuali e sociali, il ritardo nell’inserimento nel mondo del lavoro, la declassificazione della qualità della formazione di base e poi professionale (chi “abbandona” gli studi raramente recupera il gap formativo) e, infine, la perdita di spessore qualitativo della formazione scolastica.

Su quest’ultimo aspetto occorrerà spendere qualche riflessione, soprattutto con l’attenzione rivolta a chi propone una “selezione” forte e costante: è sicuramente antidemocratico e profondamente ingiusto che l’alunno venga considerato il terminale unico degli esiti di insuccesso (e quindi paghi “in esclusiva” le conseguenze)

Quali, infatti, le cause concomitanti dell’insuccesso dell’alunno (che manifesta disimpegno nello studio, svogliatezza, non apprendimento degli obiettivi minimi, gravi carenze di conoscenze e di abilità)?

La prima causa è da catalogare come inadeguatezza educativa della scuola e della famiglia, che si sostanzia in una serie di limiti vistosi:

  1. L’insufficiente rapporto scuola-famiglia
  2. L’insufficiente relazionalità scuola-alunno-famiglia
  3. L’insufficiente relazionalità scuola-alunno
  4. L’insufficiente relazionalità scuola-scuola (gradi di scolarità)
  5. Il disinteresse o, all’opposto, lo squilibrato interesse dei familiari nel confronti del vissuto scolastico dei figli
  6. La mancanza di una adeguata e specifica programmazione educativa della scuola che superi l’approccio esclusivamente cognitivo (sovrabbondanza dello studio teorico e privazione di motivazioni complessive, a livello “vitale” dell’esperienza scolastica)
  7. La disattenzione dei docenti verso i percorsi individualizzati di insegnamento
  8. Il permanere della concezione giuridico/formale/assistenziale del diritto allo studio.

Come la comunità scolastica si attrezza per porre un argine all’insuccesso scolastico?

  1. Convincendosi, innanzitutto che l’insuccesso è un incontro mancato tra docente ed alunno le cui conseguenze, alla lunga, le paga non solo l’alunno ma anche il docente che risulterà – se sensibile – frustrato negli esiti “negativi” della sua azione didattica (Chi perde troppe battaglie non potrà dire, alla fine, di aver vinto la guerra!);
  2. Rinunciando alla semplificazione e alla cristallizzazione delle “diversità” sul criterio discriminante dei bravi (meritevoli) e dei somari (colpevoli); criterio basato su scale precostituite e meccaniche di giudizio, ad esclusivo privilegio dei docenti che giudicano, mettono i voti;
  3. Fondando una nuova logica didattica che abbandoni le certezze definitive pedagogiche e si incentri sulla capacità di progettare, evitando che il disagio si concluda con una ripetenza o con un abbandono. Ciò presuppone che tutto il lavoro del docente assuma la caratteristica della ricerca e della sperimentazione, non solo sul piano dei contenuti e dei relativi metodi, ma anche sul piano del sistema complessivo di formazione e di relazione educativa. La didattica, allora, diventa il sempre nuovo e disponibile, come cultura della probabilità, continuamente aperta a creativi itinerari, fondata sull’osservazione e sull’esperienza, con profonda coerenza tra gli obiettivi e i sistemi di valutazione.
  4. Impostando un rigoroso sistema di orientamento che è scolastico se è complessivamente orientamento alla vita, alle sue regole e alle sue prospettive.
  5. Educando i giovani alla positività delle esperienze, sapendo godere del successo non come dato formale – di risposta alle richieste “fredde” degli esiti scolastici, ma come riscontro diretto e personale alla crescita della propria personalità. Il che è come dirsi: “Ce l’ho fatta; sono in gamba; e la scuola me lo dichiara e me lo dimostra!”

Politica scolastica per combattere l’insuccesso formativo

Molti hanno dimenticato (o non hanno mai letto) la risoluzione dei Ministri dell’Istruzione, in sede di Consiglio d’Europa, concernente la lotta contro l’insuccesso scolastico (90/C 27/01) del 14 dicembre 1989.

La sintetizziamo perché riemergano alcuni capisaldi, ancora oggi di scottante attualità:

  • l’aumento del livello generale di formazione è una delle principali condizioni dello sviluppo economico, sociale e culturale, nonché dell’esercizio dell’autentica democrazia e che una buona formazione debba consentire a tutti di accedere all’autonomia e alla pratica della cittadinanza e di trovare gli sbocchi per il proprio inserimento sociale e professionale.

Occorre, quindi:

– approfondire la conoscenza del fenomeno e delle sue cause

– diversificare le strategie e i metodi proposti

– adattare il sistema scolastico

– rafforzare la presa in considerazione, da parte delle scuola, del contesto culturale, sociale, economico

– organizzare la complementarità tra attività scolastica e attività parascolastica, tenendo conto, in particolar modo, dei fattori che influiscono sui risultati scolastici

– attuare o rafforzare la formazione specifica delle persone coinvolte

Incontro con Luigi Ballerini

Incontro con Luigi Ballerini

di Mario Coviello

ballerini1Per la seconda fase del Torneo di Lettura fra dieci scuole in rete della provincia di Potenza, il professor Mario Priore, responsabile della bibliomediateca dell’I.C.di Bella ha scelto “La signorina Euforbia” di Luigi Ballerini, San Paolo editore, 2014.

Lo abbiamo incontrato.

Luigi Ballerini è nato a Sarzana, vicino a La Spezia, e vive a Milano con la moglie Daniela e i loro quattro figli: Anna, Francesco, Michele e Chiara. Medico e psicoanalista, è membro del Consiglio della società Amici del Pensiero, presidente Giacomo B. Contri, alla cui Scuola si è formato. Si ritiene fortunato per l’opportunità che ha di incontrare molti giovani, sia nel suo studio professionale per le consulenze che gli richiedono, sia presso scuole o centri culturali in occasione di incontri con l’autore e corsi di scrittura per ragazzi. Giornalista, è editorialista per Avvenire dove cura anche la rubrica Giovani Sto rie. Collabora ad organizzare gli eventi per i ragazzi al Meeting di Rimini. Il suo ultimo libro è “ Io sono zero”, Il Castoro, 2015, per lettori dai 12 anni.”

“ La Signorina Euforbia” ha vinto il Premio Andersen 2014. Miglior libro 9/12 anni, con questa motivazione: Per aver saputo raccontare uno spaccato di adolescenza ritraendone sapientemente dinamiche e sentimenti.
Per l’abilità narrativa con cui l’autore riesce a intessere una trama scorrevole e divertente, capace di affiancare ai tempi comici l’occasione per riflessioni più profonde.

Il libro racconta di Marta che ha 12 anni e vive sola con il padre insegnante perché la mamma è morta. Di lei si occupa la nonna, ed è proprio in sua compagnia che l’ultimo giorno di scuola si imbatte in una strana pasticceria. La proprietaria è la signorina Euforbia che fa solo pasticcini su misura. Marta – che ha il dono speciale di saper capire se fidarsi di una persona – rimane conquistata da Euforbia e decide di iscriversi al suo corso intensivo di pasticceria , vincendo le resistenze dei suoi. Con lei Matteo in cui Marta non tarda a riconoscere il ragazzo bocciato e scavezzacollo, allievo preferito di suo padre. I due sotto la guida di Euforbia imparano l’arte della pasticceria ma soprattutto a osservare attentamente e domandarsi di che cosa le persone hanno realmente bisogno. La settimana di corso passa in fretta e Marta e Matteo diventano amici. Saranno loro ad aiutare Euforbia a risolvere il problema dello sfratto del negozio ricorrendo proprio al sistema dei pasticcini e con un colpo di scena finale.

Ecco le nostre domande :

“Cosa ci facesse negli anni duemila la Signorina Euforbia era difficile a dirsi. Già il nome suonava di un altro tempo….” è così che il suo romanzo inizia. Euforbia è il nome di “ una piantina verde sconosciuta..” e dalla maestra pasticciera “ nascevano fiori insoliti che solo i veri intenditori sanno riconoscere..” Da subito racconta del buon tempo antico, di un tempo senza fretta nel quale le insegne dei negozi erano dipinte a mano; il tempo delle botteghe minuscole che si demoliscono per costruire supermercati che si chiamano “ cattedrale “
– Perché questa scelta ?

Mi piaceva mettere Euforbia in una situazione atemporale, come segno dell’universalità e permanenza di ciò in cui crede: rispetto dei ragazzi, stima per il loro pensiero, passione per il proprio lavoro

La pasticceria di Euforbia ha un bancone completamente vuoto e solo una scritta “ a mano di inchiostro verde….Dalla Signorina Euforbia: pasticcini su misura..” e l’imbarazzo di Marta, la protagonista della sua storia, e soprattutto di sua nonna, è grande quando Euforbia “…magrissima ( nonostante trafficasse tutto il giorno con panna, cioccolato e creme ) …molto alta..occhi grandi,capelli rossi…propone il pasticcino potrebbe-venirmi-una –buona-idea il più indicato nelle situazioni di incertezza…

-Il primo maggio si apre l’Expo a Milano dedicato a cibo e vita, imperversano sui canali televisivi e sul web cuochi e vivande a tutte le ore del giorno e della notte e Lei racconta già dal 2014 di “ dolci su misura “. Cosa vuole suggerire ai suoi lettori ?

ballerini2L’approccio di Euforbia è da boutique, non da grande catena. Lei personalizza, considera ogni persona che entra nel suo negozio unica. Proprio lei, maestra di ricette, non ne ha di preconfezionate, prima viene l’incontro e l’ascolto, poi la preparazione guidata da ciò che le piace e ritiene opportuno. Euforbia guarda al singolo, non al gruppo o alla massa.

E parliamo di Marta “Tatina” per il papà professore. Marta che ha perso la madre in un incidente stradale e che deve tenere a bada una nonna “gendarme”, tanto cara, ma tanto ingombrante. Marta ha appena finito la scuola e deve impiegare il suo tempo libero ed Euforbia è la risposta. Marta cresce, scopre se stessa, diventa più sicura preparando i dolci con Euforbia che le dà del lei e la rispetta, la ascolta, la incoraggia. Cresce usando le mani, scoprendo odori, sapori, creando dolci. Vediamo i nostri adolescenti “attaccati” ai cellulari e al computer, nel suo libro solo un i-pod per ascoltare musica e un cellulare che fa foto provvidenziali.

-Perché questa scelta ?

La conoscenza è sempre via esperienza. E si fa col corpo, soprattutto da bambini. Vedo sempre più bambini, anche molto piccoli, “disegnare” sui tablet. Eppure non è disegnare quello. Il primato non può andare solo alla vista e al tatto, peraltro ridotto in maniera parziale. Colorare significa stringere in mano una matita, un pastello a cera, calibrare la pressione così da non rompere il foglio, sporcarsi le dita, annusare i colori… Non solo tablet e vrituale, quindi. Nel mio ultimo libro, dedicato agli adolescenti “Io sono zero, appena uscito per Il Castoro, tratto proprio il tema del virtuale e del reale, affermando che quest’ultimo è mille volte più soddisfacente. È un tema che mi sta molto a cuore, frequentando i ragazzi. Occorre recuperare il valore del corpo, animato dal pensiero, nel suo rapporto con il reale.

Con Marta Matteo, bocciato a scuola, ribelle abituato solo ai divieti e alle sconfitte. Preparando i dolci di Euforbia Matteo acquista sicurezza, risolve situazioni difficili e non balbetta più.

Lo scrittore e psicologo Ballerini con Matteo che cosa ha voluto suggerire ai docenti che bocciano (“….professori da chiudere nello sgabuzzino delle scope e buttar via la chiave…”), ai genitori che non sanno come comportarsi con i figli adolescenti e ribelli?

A nessun ragazzo piace andare male a scuola. Noi a volte ci limitiamo a correggere i comportamenti senza indagare su cosa li mantiene. Le difficoltà scolastiche spesso hanno origine al di fuori della scuola, l’impegno scolastico non è che un punto di applicazione. Non si parte mai dalle macerie, si riparte solo dai successi. Per ogni ragazzo in difficoltà occorre trovare un punto di ripartenza, che magari è lontano da ciò che desideriamo secondo i nostri schemi.

Alla scuola di Euforbia con il grembiule con il proprio nome ricamato a mano   si impara “ a fare le cose con più cura…senza la maledetta fretta….perchè tutto è un delicato equilibrio di consistenza, volumi,proporzioni,sapori…” Si apprende che”…. la buona idea è quella non costretta in rigidi schemi ma capace di trasformarsi, modificarsi e prendere la forma che meglio si addice alla situazione…”

-Negli incontri con i suoi lettori nelle scuole e nelle librerie con il suo libro vuole forse suggerire ai genitori e ai docenti cosa sono veramente e come si possono insegnare “ le competenze” di cui si fa un gran parlare da qualche anno..?

In qualche incontro fra insegnanti mi sono sorpreso nel vederli accapigliarsi su competenze e conoscenze. Non riesco pertanto a entrare in questo dibattito, credo di non averne le… competenze! So però che l’apprendere è un prendere vero e proprio. Lo vediamo nel bambino piccolo, che sta bene: è capace di fare man bassa del reale. Per prendere qualcosa però devo avere idea di cosa me ne posso fare. Ecco a scuola talora manca questa prospettiva, il sapere sembra fine a se stesso, privo di nessi con il reale.

“ La realtà va sempre riconosciuta e abbracciata perché e più grande e più forte di noi…” e Marta, anche grazie al padre professore che “ la porta sempre con sé a scuola” e all’amicizia di Matteo finalmente si perdona per aver bisticciato con la madre l’ultima volta che l’ha vista. Ed Euforbia decide che può aprire una nuova pasticceria da qualche altra parte perché quello che la rende speciale sono i suoi giovani allievi che ci portano dentro ….” i desideri, la passione..i sogni..” . E Matteo decide di non mollare…

-Dottor Ballerini con il suo libro ci suggerisce che per tutti “ arriva il momento di ricominciare ?

Propongo che si può sempre ripartire, che non esiste precondizione che ci costringa all’infelicità. In ogni momento possiamo recuperare: gli insuccessi non sono fallimenti e gli accadimenti tristi non dicono l’ultima parola, a meno che noi non gliela facciamo dire chiudendoci in una posizione melanconica.

-Un’ultima domanda: con quattro figli, la professione di psicoanalista che lo assorbe perché ha bisogno di continuare a scrivere così bene libri per ragazzi e non solo ?    

Lo faccio perché mi piace. Noi scrittori per ragazzi non diventiamo né famosi né ricchi, ma abbiamo una straordinaria opportunità: incontrare i nostri lettori, nelle scuole, in libreria, in biblioteca, nei festival. È un’esperienza di ricchezza cui solo uno stolto rinuncerebbe. E non ho intenzione di farlo.

PRESIDIO 16 Aprile 2015

Il DDL “La Buona Scuola” trasformerà le scuole italiane in vere e proprie aziende, gestite da presidi-manager liberi di assumere e licenziare i docenti e condizionare la didattica, mentre gli organi collegiali saranno svuotati di ogni potere decisionale e verrà cancellata la libertà d’insegnamento e di conseguenza il diritto allo studio.
Gli studenti, invece di studiare e formarsi, saranno sfruttati in attività di apprendistato gratuito presso imprese private.
Il sistema dell’istruzione pubblica sarà asservito agli interessi dei privati: avremo scuole per ricchi e scuole per poveri. Tutto il personale della scuola, in un nuovo Jobs act, verrà precarizzato a tempo indeterminato con l’ introduzione di albi territoriali, incarichi triennali e un sistema di reclutamento a forte rischio di clientelismo che comporterà la disoccupazione per migliaia di docenti precari che lavorano nella scuola da anni attraverso le Gae e le Gi che verranno cancellate, ma anche per gli insegnanti di ruolo.
Chiediamo a gran voce il ritiro del ddl Buona Scuola e invitiamo tutti a partecipare al
PRESIDIO
SOTTO LA SEDE DEL PD
Giovedi 16 aprile
dalle ore 15 in via Masserano 6/a, Torino
NO ALLA BUONA SCUOLA DI RENZI!
NO ALLA SCUOLA AZIENDA!!!
NO AL PRESIDE manager!!!

Coordinamento Contro La Buona Scuola Torino
per contatti e adesioni : coord.controlabuonascuola.to@gmail.com

Aderiscono: COBAS, CUB, USB, Gruppo Docenti Dap, Insegnanti arrabbiati, Movimento Docenti precari contro la Buona Scuola

Mobilitazioni in ​altre città​:

VERSO LO SCIOPERO GENERALE DEL 24 APRILE

NAPOLI: PRESIDIO CONTRO IL DDL DEL PD Mercoledì 15 APRILE Piazza Carità

MILANO:  PRESIDIO CONTRO IL DDL DEL PD via pergolesi 8

PALERMO: ASSEMBLEA CITTADINA Venerdì 17 aprile alle ore 16.00 Palazzo Cefalà

FERRARA: ASSEMBLEA 14 APRILE alle 18.00 via Scienze 24

ROMA: PRESIDIO CONTRO IL DDL DEL PD mercoledì 15 aprile ore 15 piazza san silvestro

REGGIO EMILIA: ASSEMBLEA venerdì 17 aprile ore 17 via sante vincenzi 10

LAMEZIA TERME: CONVEGNO Sabato 18 aprile alle ore 9.00 Sala dell’ex Consiglio Comunale di Sambiase in Piazza Diaz

BOLOGNA: ASSEMBLEA CITTADINA Venerdì 17 aprile alle ore 17.00 Piazza del Nettuno

CATANIA: PRESIDIO SOTTO LA SEDE DELLA RAI Giovedì alle 16.00 via Passo Gravina 158

TORINO: PRESIDIO CONTRO IL DDL DEL PD 16 aprile ore 16 via Masserano 6

CESENA: ASSEMBLEA 15 aprile ore 17 via Battisti 57

Crollo in una scuola appena ristrutturata

da Il Sole 24 Ore

Crollo in una scuola appena ristrutturata

di Domenico Palmiotti

Era un normale giorno di lezione, con i bambini di 7 anni nei banchi e la maestra alla lavagna a spiegare. Ma a metà mattinata accade l’inferno in seconda E: due-tre metri quadrati di intonaco si staccano dal soffitto, dove si apre uno squarcio profondo, e blocchi pesanti di calcinacci investono gli alunni. Due bambini sui 15 presenti nell’aula restano feriti alla testa, anche se non in modo grave, mentre un’insegnante scivola sull’intonaco e si frattura il malleolo.

Poteva trasformarsi in tragedia quanto accaduto ieri nella scuola «Enrico Pessina» di Ostuni. Alla fine, fortunatamente, il bilancio registra solo lievi ferite per i due bambini (prognosi tra i 10 e i 15 giorni) e l’insegnante, ma restano, e non vanno sottovalutati, la paura dei piccoli alunni, la tensione dei genitori e, soprattutto, un inquietante interrogativo al quale si dovrà cercare di dare risposta nelle prossime ore: come è potuto accadere. Sì, perchè la scuola «Pessina», costruita alla fine degli anni ’30, che oggi accoglie 687 bambini (462 alle elementari e 225 alle materne), è rimasta chiusa per 4 anni dalla fine del 2010 per lavori di ristrutturazione. Un intervento che, nel tempo, aveva visto avvicendarsi più imprese con una spesa che da una previsione iniziale di 1,3 milioni era poi salita a oltre 2 milioni. Si era messo mano a intonaci, solai, impianti, rivestimenti, infissi, usando tutti i canali finanziari possibili: bilancio comunale, fondi Cipe, edilizia scolastica, risorse Pon-Fesr.

La scuola, dislocata su 4.770 metri quadrati, era stata re-inaugurata lo scorso 7 gennaio, alla ripresa delle lezioni dopo la pausa per le feste di fine anno. Tutto era stato rimesso a nuovo ma ieri quel distacco di pezzi di intonaco solleva forti dubbi su come sono stati effettuati i lavori all’edificio della «Pessina». La Procura di Brindisi ha intanto sequestrato l’intero immobile, i Vigili del fuoco prelevato campioni di intonaco e di altri materiali crollati per compiere gli accertamenti tecnici, mentre il sindaco di Ostuni, Gianfranco Coppola, ha stabilito con un’ordinanza lo stop delle lezioni sino a data da destinarsi. La Polizia ha già interrogato la dirigente scolastica, Stella Mingolla, e su disposizione del sostituto procuratore Pierpaolo Montinaro ha anche sequestrato la documentazione relativa alla gara d’appalto e ai lavori nella scuola.

«La ristrutturazione è stata fatta come sempre dagli enti locali, ma ciò non ci esime come Governo a verificare se ci sono responsabilità e se sì, che siano pagate», commenta il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini.«La messa in sicurezza delle scuole in tutta Italia è una grande questione che deve interrogare il Governo e la politica. Chiedo che si faccia piena luce su questa vicenda», afferma il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.Per saperne di più oggi alle 16 il sottosegretario Davide Faraone, sarà a Ostuni.

La bocciatura dell’alunno non è una punizione, ma solo una valutazione

da Il Sole 24 Ore

La bocciatura dell’alunno non è una punizione, ma solo una valutazione

di Andrea Alberto Moramarco

Il giudizio di non ammissione alla classe successiva si basa sulla mera constatazione da parte del Consiglio di classe che lo studente non possiede una sufficiente preparazione per poter progredire nel suo percorso scolastico e non sottende, né può sottendere, degli intenti punitivi nei confronti dell’alunno. Lo ha ribadito il Tar Lazio con la sentenza 4473/2015 che ha rigettato il ricorso presentato dalla madre di un’alunna a seguito della mancata ammissione della figlia alla quarta classe di un istituto superiore.
La vicenda
La ragazza non era stata ammessa alla classe successiva per tre gravi insufficienze riportate a giugno e non recuperate a settembre. La studentessa era stata costretta ad assentarsi da scuola per una forma grave di anoressia e, dopo essere rientrata, secondo la madre, non era stata adeguatamente seguita dal corpo docente, né supportata dall’amministrazione scolastica, malgrado fosse affetta da Bes (disturbi specifici di apprendimento). Inoltre, la madre lamentava il fatto che nessuna comunicazione sull’andamento scolastico negativo della figlia le fosse stato comunicato, come invece obbligatoriamente previsto per l’amministrazione scolastica. E, infine, la madre della ragazza sosteneva che le insufficienze della figlia fossero in realtà state determinate da uno stato di «malessere psicofisico» generato dalla sua malattia, ma anche dal «corpo docente scolastico che è stato distante e poco attento alla ragazza sia dal punto di vista scolastico che umano».
Le motivazioni
Per il Tar il ricorso non può essere accolto. I giudici ritengono infondate le censure dedotte dal genitore dell’alunna bocciata e dichiaratamente affermano di non volersi discostare dal consolidato orientamento per il quale «l’eventuale mancata attivazione delle attività di recupero o degli oneri di informazione circa l’andamento scolastico non vizia il giudizio di non ammissione alla classe successiva, tenuto conto che esso si basa esclusivamente – senza che ad esso possa riconnettersi alcun intento “punitivo” – sulla constatazione oggettiva dell’insufficiente preparazione dello studente e sul grado di maturazione personale dello stesso».
E, inoltre, i giudici ricordano che la valutazione espressa dal Consiglio di classe è frutto di un apprezzamento discrezionale di carattere tecnico-didattico che in quanto tale non è sindacabile dal giudice amministrativo. Pertanto, la mancata ammissione di uno studente alla classe superiore non può essere sindacata nel merito perché tale decisione trova ragionevole ed esaustiva motivazione nella obiettiva impossibilità di un recupero dell’alunno in ragione delle carenze riscontrate nella sua preparazione complessiva.

Contro il cyberbullismo tagliano il nastro le linee guida ministeriali

da Il Sole 24 Ore

Contro il cyberbullismo tagliano il nastro le linee guida ministeriali

di Nicola Barone

Pronte le linee guida ministeriali contro il cyberbullismo. Le direttive di orientamento destinate a tutte le scuole italiane prevedono una riorganizzazione della governance con il «trasferimento delle funzioni in capo agli osservatori regionali ai centri territoriali di supporto», che diventeranno la “casa” in cui potranno confluire tutte le organizzazioni impegnate nel contrasto del fenomeno. «Non bisogna più lasciare soli ma mettere a sistema gli studenti, le famiglie, la scuola», ha commentato il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini presentando ufficialmente il decalogo. «Non è una pillola che cura nell’immediato né una bacchetta magica, ma uno strumento con risorse pari a 2 milioni di euro che permetterà di fare passi avanti».

Colmato un vuoto di indirizzo
Dopo nove anni di elaborazione arriva un corpus rivolto da un lato agli studenti, i quali devono acquisire la consapevolezza di avere davanti a loro «un’autostrada» e che per «usarla con sicurezza e coscienza devono avere una patente». E dall’altro alle famiglie, a cui tocca di « collaborare e non creare un rapporto di ostilità verso la scuola». Dirigenti e insegnanti rappresentano secondo l’ispirazione del Miur i «motori della svolta» e, per questo, «hanno bisogno di una preparazione adeguata visti i temi delicati».

Formazione ad hoc per gli insegnanti
Le scuole saranno inoltre chiamate a realizzare interventi mirati alla prevenzione del bullismo, offrire lezioni di web sicuro all’interno di specifici moduli didattici da inserire nel piano dell’offerta formativa e aggiornare il regolamento scolastico con una sezione dedicata all’uso di smartphone e computer. Prevista anche la formazione degli insegnanti sia sul piano psico-pedagogico sia sulle nuove tecnologie. «In questo momento la politica italiana sta andando a una velocità paragonabile a quella della rete – ha concluso Giannini – da domani c’è un ddl in discussione in Parlamento che è la cornice politica e culturale in cui si inserisce» il contrasto al bullismo.

In aumento le segnalazioni a Telefono Azzurro
Il 14% delle richieste d’aiuto trattate da Telefono Azzurro nel biennio 2013-2014 riguarda casi di bullismo, con un trend in crescita di oltre il 5% rispetto al periodo precedente. Questo il dato diffuso oggi dall’associazione, in prima linea per i casi di violenza sui minori e di bambini scomparsi. Contro il fenomeno del bullismo – che secondo Telefono Azzurro in tutte le sue forme colpisce il 35% dei ragazzi nelle scuole italiane – l’associazione promuove proprio in questi giorni la Campagna “Fiori d’Azzurro” e sabato 18 e domenica 19 aprile sarà presente in 2.300 piazze italiane per rompere il silenzio che circonda le vittime e supportare le attività della sua helpline.

Olimpiadi d’italiano, Giannini: “La nostra lingua è strumento d’identità”

da La Stampa

Olimpiadi d’italiano, Giannini: “La nostra lingua è strumento d’identità”

Assgante nel medaglie ai 12 vincitori tra i quasi 25.000 partecipanti

Nel weekend sono stati assegnati, a Firenze, i premi per le Olimpiadi della Lingua Italiana, manifestazione organizzata dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca giunta alla sua quinta edizione.

 

A salire sul palco, i dodici studenti che hanno mostrato la migliore capacità di scrittura, di sintesi, di comprensione del testo e una conoscenza approfondita della struttura della nostra lingua nelle diverse sezioni della competizione. Alla prova hanno partecipato 84 studenti provenienti da tutta Italia e dalle scuole italiane all’estero (4).

 

A premiare i vincitori, il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi che ha espresso «orgoglio per i numeri di una manifestazione che cresce ogni anno e dimostra grande qualità della scuola italiana».

 

Soddisfazione per la grande partecipazione (a tutte le varie fasi di selezione hanno aderito quasi 25.000 studenti, 24.920, circa diecimila in più rispetto alla precedente edizione) è stata espressa anche dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. «Le Olimpiadi di italiano non sono semplicemente una gara di competenza linguistica, ma la testimonianza di come la nostra scuola sia consapevole del fatto che la lingua è il principale strumento di espressione della nostra identità ed è strumento di uguaglianza, come diceva Don Milani», ha detto il ministro nel video messaggio inviato per la premiazione.

 

Questi i nomi dei vincitori.

Podio sezione Senior Italia

1- Giulia Fabiani Liceo G. Prati, Trento

2- Alessandro Iacovetta Isis Majorana-Fascitelli, Isernia

3- Simone Francescangeli Liceo Socrate, Roma

Podio sezione Junior Italia

1- Lorenzo Dutto Liceo Peano-Pellico, Cuneo

2- Barbara Balcon Liceo Calasanzio, Carcare (Sv)

3- Simone Corbo Liceo Galilei, Potenza

Triennio estero Senior

1 – Carolina Quadrado Bastos Liceo della Scuola statale italiana di Madrid

Triennio estero Junior

1 – Piero Alberti Scuola europea di Frankfurt am Main

Istituti Professionali Junior

1 – Emily Zannotti Ipsaa S. Salvati, Monteroberto (An)

Istituti Professionali Senior

1- Corinne Pistritto IIS A. Moncada Lentini (Sr)

Istituti Tecnici Junior

1- Lucrezia Pacorini Isis D’Annunzio Fabiani, Gorizia

Istituti Tecnici senior

1- Gianni Antonelli Itis Vallauri, Velletri (Roma)

Scritto nel Dna se si è svogliati a scuola

da La Stampa

Scritto nel Dna se si è svogliati a scuola

La motivazione allo studio dipende da fattori ereditari almeno per il 40-50%

Se un bambino è svogliato a scuola è anche `colpa´ del Dna che ha ereditato dai genitori, ovvero la genetica conta moltissimo nella motivazione individuale allo studio, per cui alcuni bambini e ragazzi possono essere di natura più motivati a studiare, rispetto ad altri, indipendentemente dalla bravura dei professori e dall’aiuto di mamma e papà coi compiti a casa.

 

Lo rivela una ricerca su ben 13 mila coppie di gemelli identici e non, pubblicata sulla rivista Personality and Individual Differences.

 

Non significa che insegnanti e genitori non debbano mettere impegno per motivare bambini e ragazzi allo studio, coinvolgerli e interessarli, spiega uno degli autori del lavoro Stephen Petrill della Ohio State University, ma che la motivazione allo studio è un fenomeno ben più complesso che va oltre il semplice incoraggiamento e dipende molto da fattori genetici ereditari, cioè è per molti versi una caratteristica innata.

 

Questo lavoro è un classico studio su gemelli identici e gemelli non identici per pesare il ruolo di geni e fattori ambientali (stimoli esterni, scuola, influenze familiari e amicizie etc) su una certa caratteristica, in questo caso la motivazione allo studio. I gemelli coinvolti (dai 9 ai 16 anni di età) sono di sei paesi diversi con sei differenti sistemi di istruzione (Germania, Usa, Gran Bretagna, Canada, Giappone e Russia).

 

Gli esperti hanno studiato con vari test psicologici il grado di partecipazione, motivazione allo studio o al contrario la svogliatezza di ciascuno e visto che di solito i gemelli identici – che hanno identico Dna – condividono la motivazione allo studio o, al contrario, la svogliatezza; non così i gemelli diversi che hanno Dna simile ma non uguale. Da questa indagine i ricercatori hanno dedotto che la motivazione allo studio dipende da fattori ereditari almeno per il 40-50% e che quindi l’ambiente non ha un ruolo forte come si è creduto finora.

“Stavamo incollando le schede: è venuto tutto giù all’improvviso, mi hanno trascinato per le braccia…”

da La Tecnica della Scuola

“Stavamo incollando le schede: è venuto tutto giù all’improvviso, mi hanno trascinato per le braccia…”

Il racconto di uno degli alunni rimasti feriti a seguito del cedimento del controsoffitto della II E della scuola primaria “Pessina” di Ostuni, dove stavano facendo le prime moltiplicazioni della loro vita: improvvisamente, un pezzo di intonaco dal diametro di cinque metri e dallo spessore di tre centimetri è piombato su di loro.

Forniamo ai nostri lettori, il lancio di agenzia Ansa contenente la testimonianza di uno degli alunni rimasti feriti, e della madre, a seguito del cedimento del controsoffitto della II E della scuola primaria “Pessina” di Ostuni, dove i bambini stavano facendo lezione.

 

La tuta bianca, indossata per l’ora di ginnastica, sporca di sangue. Occhi grandi e scuri, lo spavento ancora impresso sul volto, smorzato, ricordando i fatti vissuti poco prima, da un accenno di sorriso per il pericolo scampato: “Stavamo facendo matematica, è venuto tutto giù all’improvviso, ho avuto paura”. Luca ha otto anni, è uscito alle 15 dal pronto soccorso di Ostuni, tenuto per mano da mamma Patrizia e da papà Giovanni che lo hanno poi accompagnato a Brindisi per le visite specialistiche consigliate dai dottori. Un ometto, ancora dolorante, ma consapevole di essersi lasciato alle spalle una tragedia sfiorata. La testa fasciata con una garza, i cerotti a coprire i punti di sutura. E il nasino livido per una frattura che probabilmente necessiterà ulteriori cure. Luca sedeva al suo posto, in seconda fila, in II E, una delle classi di bimbi che fanno il tempo pieno all’istituto elementare “Pessina” di Ostuni.

Ha ricordato quei momenti concitati: “Mi hanno trascinato per le braccia nel corridoio, poi lì ho aspettato l’ambulanza. C’era anche il mio compagno”, l’altro alunno ferito nella scuola frequentata in tutto da 687 bimbi, tra elementari e materne. “Gli altri – racconta Luca – hanno gridato”. I genitori di Luca si sono detti “allibiti”. Sono stati chiamati dalla segreteria della scuola appena dopo il crollo. I calcinacci erano ancora lì, sui banchi, tra gli zaini e i diari. Le ambulanze già partite per il vicino nosocomio.

Anche una maestra è rimasta ferita per soccorrere i piccoli alunni. E’ scivolata e si è rotta una gamba. L’insegnante che invece era in aula, si trovava vicino alla lavagna quando un pezzo di intonaco dal diametro di cinque metri e dallo spessore di tre centimetri è piombato sui 15 grembiulini alle prese con le prime moltiplicazioni della loro vita.

“Stavamo incollando delle schede con il per” dice Luca, per far comprendere di che tipo di attività si stessero occupando. Aveva varcato per la prima volta la soglia della sua “nuova scuola” a gennaio scorso. L’edificio che ospita l’istituto “Pessina” era rimasto chiuso per anni, per i lavori di ristrutturazione che lo avevano interessato. “E’ stato uno spavento terribile – commenta mamma Patrizia, che stenta a parlare – sono cose che non dovrebbero accadere in una scuola, specie se è stata appena ristrutturata e da poco riaperta”.

Crollo di Ostuni, Giannini: da #labuonascuola 40 mln per i controlli. Grillo e Vendola: inaccettabile

da La Tecnica della Scuola

Crollo di Ostuni, Giannini: da #labuonascuola 40 mln per i controlli. Grillo e Vendola: inaccettabile

Il ministro sul cedimento di un controsoffitto della scuola ‘Pessina’: la ristrutturazione è stata fatta come sempre dagli enti locali, ma ciò non ci esime come governo a vedere se ci sono responsabilità; è l’ennesima riprova della necessità di quello che stiamo facendo; l’anagrafe dell’edilizia sarà pronta tra pochissimo. L’ex comico: crolla tutto, ma aumentano le tasse. Il Governatore pugliese: è inaccettabile, un crimine nei confronti dei bambini.

Sul crollo di un controsoffitto della scuola primaria ‘Pessina’ di Ostuni, che ha provocato il ferimento di due bambini di 7 anni e di una docente, sono “in corso tutte le verifiche, in ddl #labuonascuola 40 mln per controlli su controsoffitti”. A dirlo è il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, in un tweet su Miur social,

Qualche ora prima, a margine di un incontro sul tema del cyberbullismo, il ministro aveva detto che “stiamo cercando di vedere e verificare cosa è successo e perché. Questo è il dovere come sempre puntuale che ci mette a fianco della scuola, del dirigente, delle famiglie dei due bambini che purtroppo sono rimasti leggermente feriti”.

Commentando l’opera di manutenzione della scuola pugliese, terminata solo pochi mesi fa, il ministro Giannini ha ribadito: “stiamo cercando di capire perché e come. In altri casi non c’è stato il bisogno di fare questo primo atto perché la vetustà degli immobili giustificava l’accaduto. In questo caso invece dobbiamo capire come mai è successo. La ristrutturazione è stata fatta come sempre dagli enti locali, ma ciò non ci esime come governo a vedere se ci sono responsabilità e se sì che siano pagate”.

Per Giannini, il crollo di Ostuni, “è l’ennesima riprova della necessità di quello che stiamo facendo”, cioè “il piano sull’edilizia, il controllo sistematico dei contro soffitti e degli intonaci, che sono spesso quella parte fragile soggetta a questi problemi, e soprattutto l’anagrafe dell’edilizia, che sarà pronta tra pochissimo”.

Intanto, però, troppe scuole continuano a dare pericolosi segni di cedimento. E l’opposizione politica lo evidenzia. “Crollato il pilone in Sicilia, crollata una strada in Sardegna, oggi crolla il soffitto di una scuola sulla testa dei bambini che facevano lezione. Crolla tutto, ma aumentano le tasse”, si legge in un ‘post’ nel blog di Beppe Grillo, proprio a commento del crollo del controsoffitto avvenuto nella scuola primaria ‘Pessina’.

Ancora più duro è Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia: “tutto questo è inaccettabile, chiedo si faccia piena luce su questa vicenda e che i responsabili di quello che appare come un crimine nei confronti dei bambini siano assicurati rapidamente alla giustizia”, ha detto il leader di Sel.

Vendola se ha parlato rispondendo a domande che gli venivano fatte a proposito del crollo che si è verificato nella scuola pugliese. “La messa in sicurezza delle scuole in tutta Italia – ha aggiunto Vendola – è una grande questione che deve interrogare ed interpellare il governo e la politica, ma ad Ostuni si è sfiorata una strage. Le notizie che ci danno gli amministratori locali è che si tratta di una scuola che è stata recentemente sottoposta a lavori e consegnata. Una edificazione nuova insomma. Questo rende particolarmente insopportabile quanto è accaduto, il rischio che hanno corso i bambini e le ferite che due hanno riportato”, conclude il governatore della Puglia.

#riformabuonascuola, il 24 aprile sciopero e manifestazione dei sindacati “alternativi”

da La Tecnica della Scuola

#riformabuonascuola, il 24 aprile sciopero e manifestazione dei sindacati “alternativi”

A confermare l’iniziativa, voluta anche da Anief e USB, è Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas: il ddl Renzi è inemendabile, illude, ma non rispetta, il diritto dei precari alla stabilizzazione, mentre distrugge lo stato giuridico e retributivo dei docenti e di tutto il personale. Ci saranno pure CUB, SLAI COBAS, AUTOCONVOCATI, USI e tante Rsu.

“Il disegno di legge sulla Scuola di Renzi è inemendabile: illude, ma non rispetta, il diritto dei precari alla stabilizzazione, mentre distrugge lo stato giuridico e retributivo dei docenti e di tutto il personale dell’istruzione pubblica”. A dirlo è Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas, che conferma lo sciopero del 24 aprile proclamato assieme ad Anief e USB.

“Abbiamo proclamato insieme un grande sciopero generale della scuola, con manifestazione nazionale per il 24 Aprile, da piazza della Repubblica, con inizio alle ore 10. Nel fronte unitario del sindacalismo alternativo – spiega ancora d’Errico – si sono uniti CUB, SLAI COBAS, AUTOCONVOCATI, USI. Ma sono numerosissime le RSU elette ai primi di marzo che, al di la delle sigle nelle cui liste si sono presentate, stanno aderendo a questo sciopero.  Appelli alla partecipazione piovono da intere scuole di ogni provincia: sono in preparazione decine di pullman”.

Il sindacalista Unicobas si scaglia quindi contro “l’immobilismo di CGIL, CISL, UIL, SNALS e Gilda, che si limitano ad un ridicolo blocco degli straordinari e  delle attività aggiuntive dal 9 al 18 Aprile (sabato e domenica compresi): ha fatto comprendere alla categoria che la sordità di queste sigle all’appello unitario che lanciammo già il 20 Marzo equivale alla connivenza, a fronte del più pesante attacco mai sferrato allo stato giuridico ed alla dignità dei docenti, nonché – conclude d’Errico – alla libertà d’insegnamento”.

I Sindacati chiedono un incontro al Miur sulle posizioni economiche Ata

da La Tecnica della Scuola

I Sindacati chiedono un incontro al Miur sulle posizioni economiche Ata

L.L.

Con una richiesta unitaria, le OO.SS. del comparto scuola chiedono di risolvere le questioni legate al mancato pagamento di quanto dovuto dal 2011 al 2015

Le Organizzazioni sindacali del comparto scuola FLC CGIL, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals-Confsal e Gilda hanno inviato al Miur una richiesta unitaria d’incontro urgente per affrontare in via risolutiva le gravi questioni retributive legate al mancato pagamento delle posizioni economiche, che l’Amministrazione si era impegnata a definire col MEF.

Infatti, risultano ancora non liquidate le posizioni economiche che riguardano prestazioni svolte dal personale ATA negli anni 2011/2012, 2012/2013, 2013/2014 ed ora anche 2014/2015.

A tale proposito si ricorda che, per i mesi intercorrenti tra il 1 settembre 2014 e il 31 dicembre 2014, non coperti dall’Intesa del 7 agosto 2014 all’Aran, la copertura economica è stata affidata, di massima, alla contrattazione d’Istituto. La legge di Stabilità 2015 ha previsto il ripristino del beneficio a partire dal 1 gennaio 2015.

Oltre alla questione delle posizioni economiche, i Sindacati hanno sollecitato il Ministero a sistemare le problematiche riguardanti l’applicazione difforme da parte di alcune Ragionerie provinciali degli istituti contrattuali riguardanti l’art. 59 e la durata dei contratti per le ore eccedenti prestate in classi collaterali ed altre casistiche ancora da definire.

#riformabuonascuola le proposte dei grillini

da La Tecnica della Scuola

#riformabuonascuola le proposte dei grillini

Questa che inizia sarà una settimana cruciale per il Ddl scuola che inizierà ad essere discusso in commissione Cultura. E il M5S appare subito sul piede di guerra. Silvia Chimienti è chiara: i grillini porranno subito le loro condizioni che riguardano proprio alcuni punti cruciali del provvedimento.

Innanzitutto l’immediato stralcio delle assunzioni in un altro provvedimento e stralcio delle 14 deleghe al governo dal Ddl; poi un altro punto chiave, quello delle assunzioni. Secondo il M5S il piano assunzionale deve diventare più lungo, deve essere basato sul fabbisogno e già da quest’anno bisogna assumere anche da II fascia.

Poi sarà la volta, per la Chimienti, di una lunga serie di No: NO agli albi territoriali e alla chiamata diretta; NO ai superpoteri del dirigente in campo didattico e di premialità dei docenti; e soprattutto NO all’abolizione Gae e GI (neppure la III fascia senza prima aver fatto un censimento e aver dato la possibilità di abilitarsi ed essere assunto a chi ha 36 mesi di servizio).

Non resta che seguire i lavori e vedere quante di queste proposte grilline saranno recepite.

 

Il bullismo è anche femmina: 1 su 3 è donna

da La Tecnica della Scuola

Il bullismo è anche femmina: 1 su 3 è donna

Su 15.268 ragazzi intervistati dal portale Skuola.net per la campagna educativa itinerante “Una vita da social” della Polizia Postale e delle Comunicazioni, ben 1 su 3 si è dichiarato vittima di episodi di bullismo. La fascia d’età più esposta si conferma quella compresa tra i 14 ed i 17 anni, dove i “bullizzati” sono quasi 2 su 5
Questi sono alcuni dati della ricerca svolta dal portale per conto della Polizia di Stato, che certifica anche la crescita di bulli in rosa: 1 vittima su 3 denuncia la presenza femminile tra gli aggressori. Dalla ricerca emerge anche che i bulli agiscono soprattutto in gruppo (nel 72% dei casi) e tendono a preferire vittime dello stesso sesso. A dispetto delle notizie di cronaca degli ultimi tempi, il bullismo continua a svilupparsi soprattutto offline: l’87% delle vittime è stato infatti preso di mira esclusivamente o prevalentemente nella vita reale. Episodi di bullismo online colpiscono invece in misura maggiore rispetto alla media le femmine rispetto ai maschi, ma anche gli intervistati nella fascia d’età compresa tra gli 11 ed i 13 anni. Dai dati emerge una certa difficoltà per le vittime a parlare degli atti di bullismo subiti: 1 su 3 non ne parla con nessuno. Il motivo è soprattutto la vergogna (30%) seguito dall’esigenza provata di farsi giustizia da soli (24%), anche se sono soprattutto i maschi ad ammettere di essersi “vendicati” nei confronti del bullo. Fra i 14 ed i 17 anni cresce la percentuale di vittime nel silenzio, mentre tra gli 11 ed i 13 anni si registra una maggiore propensione a confidarsi con gli adulti di riferimento (genitori, professori, ecc) . In media il 42% delle vittime di bullismo si confida con i genitori. Neanche chi ha assistito ad atti di bullismo ama parlarne. Uno su 4 è rimasto in silenzio. Il motivo, confessa il 44% , di questa “omertà” è molto semplice: “mi hanno insegnato a farmi i fatti miei”. I dati in nostro possesso – dichiara Antonio Apruzzese, Direttore del servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni – e la nostra esperienza nelle scuole a diretto contatto con gli studenti, confermano ancora di più quanto il fenomeno sia diffuso tra i minori. Diventa sempre più preoccupante – continua Apruzzese – il bullismo al femminile che vede coinvolte sempre più minori in gravi episodi di violenza ai danni di coetanee. L’unica arma veramente efficace – conclude Apruzzese – è un’incisiva campagna di sensibilizzazione e prevenzione per i ragazzi e di formazione informazione per insegnanti e genitori che, spesso sottovalutano il problema.