I genitori dei ragazzi disabili vincono la battaglia per riavere gli educatori a scuola

da Superabile

I genitori dei ragazzi disabili vincono la battaglia per riavere gli educatori a scuola

Dopo mesi di contestazioni a colpi di petizioni e fiaccolate a Parma i “Genitori infuriati” hanno ottenuto il ripristino del bando. “Siamo molto contente del risultato. Ora vigileremo che le cose vengano fatte seriamente”

PARMA – Alla fine hanno vinto i disabili. Si è conclusa il 21 aprile, in un consiglio comunale rovente, la lunga battaglia che a Parma ha visto impegnate in prima linea le mamme dei ragazzi disabili in difesa dell’integrazione scolastica per i propri figli. Il nuovo bando ancora non c’è, ma la decisione di mantenere in vita il servizio è stata votata all’unanimità dai consiglieri comunali. Un braccio di ferro durato diversi mesi tra l’Amministrazione comunale da un lato, che a novembre scorso aveva deciso di sospendere il bando per l’assegnazione del servizio, e le famiglie del comitato “Genitori infuriati” e i 160 educatori dall’altro.
Una decisione che, se fosse rimasta tale, avrebbe portato le scuole a fare a meno, dal prossimo anno, degli educatori e costretto i genitori a dover portare a casa i propri figli prima della fine delle lezioni. A causa della riduzione delle ore in cui è presente l’insegnante di sostegno. Il risultato del voto è che il nuovo bando garantirà la copertura del servizio per i prossimi due anni, assicurando così ai ragazzi il sostegno necessario che hanno ricevuto fino a oggi. Oltre ai disabili, però, a vedere qualche certezza per il proprio futuro sono anche i 160 educatori delle cooperative che in questo modo hanno ottenuto di poter mantenere il loro posto e continuare a fare il proprio lavoro. Il loro compito, infatti, è di assistere i ragazzi durante le diverse attività e di aiutarli a interagire con i compagni di classe, integrando così il proprio lavoro con quello degli insegnanti. “Siamo molto contente del risultato per noi e per gli educatori – racconta Monica Saccani del comitato Genitori Infuriati – ora però ci toccherà capire che tipo di bando faranno e cosa ci sarà dentro”. Un risultato frutto di mesi di trattative e contestazioni, in cui si sono scambiate accuse d’incomprensione da entrambe le parti. Ma che alla fine ha portato a salvare sia il servizio nelle scuole che quello dei centri estivi. “Anche quest’anno per quattro settimane potremmo mandare i nostri figli in un centro”.

Una battaglia iniziata il giorno dopo la decisione dell’amministrazione comunale di cancellare il bando, già assegnato, per il servizio. La scelta ha sorpreso i genitori che alla notizia che i propri figli si potessero ritrovare in classe con degli insegnanti non adatti a seguirli, li ha spinti a organizzarsi per chiedere al sindaco Federico Pizzarotti di rivedere la propria decisione. “All’inizio eravamo solo quattro mamme che avevano creato un gruppo facebook e che urlavano sotto il Comune in difesa di un diritto – racconta Saccani -. Poi lentamente siamo crescite e oggi siamo un comitato”.

A sostenere la battaglia di queste mamme si sono schierate anche le associazioni dei disabili, i sindacati e le scuole e dopo una petizione e una fiaccolata che ha coinvolto più di mille cittadini di Parma qualcosa ha cominciato a scalfire la granitica certezza del Comune di dover tagliare l’integrazione scolastica per arrivare alla fine a una soluzione che garantisse ai ragazzi disabili l’aiuto necessario. (Dino Collazzo)

Sono 55.661 gli audiolibri del Centro nazionale del libro parlato

da Redattore sociale

Sono 55.661 gli audiolibri del Centro nazionale del libro parlato

Migliaia le persone che ne usufruiscono, tramite i centri di distribuzione o scaricandoli dal sito web. I ciechi e gli ipovedenti leggono libri tre volte di più rispetto a chi non ha problemi di vista

ROMA – Sono in totale 55.661 gli audiolibri del Centro nazionale del libro parlato gestito dall’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti. Un numero in progress: c’è sempre nuova richiesta e i libri vengono pubblicati di continuo, richiesti sia da parte delle persone che hanno necessità di letture di narrativa o saggistica, sia di persone che ne hanno bisogno per studio.
Fra chi si rivolge ai centri di distribuzione e i download dal sito, sono “svariate migliaia”, secondo le stime dell’Unione, i ciechi e gli ipovedenti che ne fanno richiesta.

Da un’indagine condotta due anni fa per conto dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti e dell’Associazione italiana editori (Aie), in collaborazione con la Cnudd (Conferenza nazionale universitaria dei delegati per la disabilità) su un campione di 1.505 persone (la più estesa mai condotta tra i Paesi Europei), è emerso che i ciechi e gli ipovedenti leggono libri tre volte di più rispetto a chi ci vede bene e che i formati digitali (txt, doc e pdf) sono sempre più spesso i preferiti, rispetto a Braille e testo a caratteri ingranditi, in particolare dalla fasce dei più giovani (18-34 anni ma anche 35-50 anni).
Per procurarsi libri accessibili prediligono librerie (nel 41,7% dei casi), il web (20,5%), prestiti da biblioteche specializzate (30,7%) o scambi tra amici. (ep)

Estensione sciopero nazionale 5 maggio 2015

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
AOOUFGAB – Ufficio del Gabinetto
REGISTRO UFFICIALE
Prot. n. 11973 – 24/04/20 15 – USCITA

Ai Direttori Generali Uffici Scolastici Regionali
Loro Sedi

Oggetto: Comparto Scuola – Sciopero nazionale 5 maggio 2015 – COBAS – Comitati di Base della Scuola: Estensione sciopero nazionale a tutto il personale della scuola.

Si comunica che i COBAS – Comitati di Base della Scuola -con nota 48/2015 del 23 aprile 2015 hanno precisato quanto segue: “preso atto dell ‘estensione – da parte di CGIL, CISL, UIL, SNALS e GILDA, in data 20.4.2015 – a tutto il personale della scuola, di ogni ordine e grado, dello sciopero del 5 maggio, già dai Cobas indetto in data 12.1.2015 per il personale delle scuole elementari e dell ‘ infanzia, estendono anche essi lo sciopero dell’intera giornata a tutto il personale della scuola, docente, dirigente ed ata, di ogni ordine e grado, in Italia e all’estero”.
L’ azione di sciopero in questione interessa il servizio pubblico essenziale “istruzione” di cui all’art. 1 della legge 12 giugno 1990, n. 146 e successive modifiche ed integrazioni e alle norme pattizie definite ai sensi dell’art. 2 della legge medesima, pertanto il diritto di sciopero va esercitato in osservanza delle regole e delle procedure fissate dalla citata normativa.
Le SS.LL., ai sensi dell’art. 2, comma 6 , della legge suindicata sono invitate ad attivare, con la massima urgenza, la procedura relativa alla comunicazione dello sciopero alle istituzioni scolastiche e, per loro mezzo alle famiglie ed agli alunni, ed assicurare durante l’astensione le prestazioni relative ai servizi pubblici essenziali cosi’ come individuati dalla normativa citata che prevede, tra l’altro, all ‘ art. 5, che le amministrazioni “sono tenute a rendere pubblico tempestivamente il numero dei lavoratori che hanno partecipato allo sciopero, la durata dello stesso e la misura delle trattenute effettuate per la relativa partecipazione”.
Dette informazioni dovranno essere acquisite attraverso il portale SIDI, sotto il menù “I tuoi servizi”, nell ‘area “Rilevazioni”, accedendo all ‘ apposito link “Rilevazione scioperi” e compilando tutti i campi della sezione con i seguenti dati :
il numero dei lavoratori dipendenti in servizio;
il numero dei dipendenti aderenti allo sciopero anche se negativo;
il numero dei dipendenti assenti per altri motivi :
ammontare delle retribuzioni trattenute.
Si pregano le SS.LL. di invitare i Dirigenti Scolastici ad ottemperare a quanto sopra esposto, tenendo conto che i dati devono essere inseriti nel più breve tempo possibile.

IL VICE CAPO DI GABINETTO
dott. Rocco Pinneri

PRIMA GIORNATA DI SCIOPERO CONTRO IL DDL COSIDDETTO “LA BUONA SCUOLA”

PRIMA GIORNATA DI SCIOPERO CONTRO IL DDL COSIDDETTO “LA BUONA SCUOLA”.

Oggi, 24 aprile 2015 i lavoratori della scuola si sono mobilitati contro il ddl Renzi conosciuto come “la buona scuola”, aderendo allo sciopero indetto dalla CUB-SUR e da altri sindacati. Sottolineiamo che si è mossa la parte più consapevole della categoria, quella che già a partire dal documento “la buona scuola” del settembre 2014 aveva individuato in esso un organico piano reazionario, teso a stravolgere la scuola pubblica e a mutarne la natura; perciò troviamo incomprensibile che qualche sindacato di base abbia inteso distinguersi e non partecipare.

Consideriamo lo sciopero odierno il primo passo di una battaglia che dovrà continuare sino al ritiro del ddl e al contemporaneo scorporo dei provvedimenti di assunzione per i precari su tutti i posti disponibili, anche in organico di fatto. Pensiamo infatti che il ddl in questione non sia emendabile a causa del suo impianto fortemente regressivo, autoritario, aziendalista e perciò molto lontano da quello che dovrebbe essere una scuola davvero buona, collaborativa e in grado di formare coscienze critiche: una scuola che segua l’art. 3 della nostra Costituzione e quindi rimuova le diseguaglianze invece di accentuarle come si propone di fare il governo Renzi.

Ribadiamo la necessità che qualunque intervento sulla scuola tenga conto della reale condizione di chi fa la scuola: al di là dei falsi annunci di Renzi noi pretendiamo scuole che siano davvero belle, sicure e accoglienti per il personale e gli studenti; rivendichiamo inoltre salari adeguati alla media europea e protestiamo per un blocco stipendiale che dura ormai dall’anno 2007.

Con lo sciopero di oggi apriamo la prima crepa nel muro di bugie sulle quali il premier ha costruito consenso attorno alle sue proposte. Si tratta ora di allargare questa crepa e noi faremo la nostra parte in ogni futura mobilitazione. Invitiamo tutto il personale ad agire scuola per scuola e a far crescere la mobilitazione coinvolgendo anche studenti e famiglie. Ricordiamo che i prossimi appuntamenti sono lo sciopero contro le ridicole prove Invalsi (uno dei tasselli fondamentali della scuola competitiva disegnata nel ddl Renzi) nei giorni 5, 9, 12 maggio e che, in particolare, il 5 maggio sarà l’occasione per mostrare la forza del nostro dissenso facendo chiudere tutte le scuole.

NESSUN CEDIMENTO SINCHE’ NON RAGGIUNGEREMO I NOSTRI OBIETTIVI: IL RITIRO DEL DDL E LA FORMULAZIONE DI UN PIANO STRAORDINARIO DI ASSUNZIONE DEI COLLEGHI PRECARI SU TUTTI I POSTI DISPONIBILI!

CUB S-U-R
Il coordinatore nazionale
Cosimo Scarinzi

Consegnato il Premio Scafidi per le buone pratiche nella scuola

Consegnato il Premio Scafidi per le buone pratiche nella scuola
Cittadinanzattiva promuove una raccolta firme per l’Anagrafe della edilizia scolastica

Centouno scuole impegnate sui temi della sicurezza e della cittadinanza attiva, due istituti premiati e cinque menzioni speciali. Sono questi i risultati della nona edizione del Premio “Vito Scafidi” per le Buone pratiche a scuola promosso da Cittadinanzattiva e la cui cerimonia ufficiale di premiazione si è svolta a Torino presso l’IIS Avogadro. E sempre nel capoluogo piemontese è visitabile fino al 26 aprile in Piazza Castello l’installazione in legno “La mia scuola è”.
Cittadinanzattiva lancia una raccolta firme per i cittadini per chiedere l’immediata pubblicazione della Anagrafe dell’edilizia scolastica che il Ministero dell’Istruzione ha nuovamente rinviato a data da definirsi. E ancora sette proposte sulla scuola.

I video delle scuole e i comunicati stampa della Giornata sono disponibili al seguente link

http://www.cittadinanzattiva.it/primo-piano/scuola/7559-le-due-facce-della-scuola-italiana-in-mostra-a-torino.html

25 APRILE 70^ ANNIVERSARIO DALLA LIBERAZIONE/LA MEMORIA IL FUTURO DI TUTTI

RETE STUDENTI E UDU: 25 APRILE 70^ ANNIVERSARIO DALLA LIBERAZIONE/LA MEMORIA IL FUTURO DI TUTTI

Domani 25 Aprile come Rete degli Studenti Medi e Unione degli Universitari, insieme ad ANPI e SPI, saremo nelle piazze italiane, nelle nostre scuole ed università con centinaia di iniziative per il 70^ anniversario della Liberazione non solo per ricordare e festeggiare ma per dire che la memoria è il futuro di tutti, per dire che la resistenza è un valore imprescindibile che non ha tempo o generazione.

Alberto Irone, portavoce Rete degli Studenti Medi, dichiara “Domani, 25 Aprile saremo nelle piazze, nelle scuole e nelle università con centinaia di iniziative per festeggiare la liberazione dal fascismo del nostro Paese. Siamo convinti che il 25 Aprile non debba essere solo una data sul calendario da celebrare. I valori della resistenza, infatti, non hanno tempo e dovremmo farne tesoro ogni giorno dell’anno perché la memoria è il futuro di tutti e solo così una società più equa, inclusiva, solidale potrà essere possibile.”

Gianluca Scuccimarra, coordinatore dell’Unione degli Universitari, conclude “E’ necessario, in un momento come questo, in cui la solidarietà tra persone e la capacità di inclusione talvolta è totalmente assente,  ripartire da quei valori della Resistenza posti a fondamento della democrazia e dell’uguaglianza. La memoria ha un ruolo fondamentale per il futuro di tutti: non dimenticare non significa solo non commettere gli errori del passato, ma significa soprattutto costruire un Paese diverso, di tutti e per tutti. Per questo domani 25 aprile come ogni anno l’Unione degli Universitari e la Rete degli Studenti Medi nelle centinaia di iniziative in tutta Italia faranno della Memoria il futuro di tutti. ”

Passi avanti per Martuscelli di Napoli

Scuola, Ugl:
“Passi avanti per Martuscelli di Napoli”
“Oggi il Miur ha dato disposizione all’Ufficio Scolastico Regionale per la Campania di formulare risposte al quesito relativo alla mobilità dei lavoratori dell’Istituto Martuscelli di Napoli: finalmente è stato ottenuto quello che chiedevamo da tempo, ovvero un intervento delle istituzioni”.
Così, in una nota congiunta, il segretario confederale dell’Ugl,Ornella Petillo, il segretario generale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, e il segretario provinciale Ugl Scuoladi Napoli, Eliana Troise.
“Oltre alla risposta, che sarà trasmessa al dipartimento della Funzione Pubblica – si prosegue nella nota -, sarà convocato un tavolo tecnico sul mancato pagamento degli stipendi ai lavoratori”.
“Si tratta di importanti passi avanti – si aggiunge – nella direzione di una soluzione condivisa. Per parte nostra, continueremo a stare al fianco dei lavoratori per fare in modo che la loro voce venga ascoltata, e faremo il possibile affinché ci sia un futuro per un istituto che fornisce un servizio sociale importante quale l’assistenza ai ragazzi non vedenti ed ipovedenti con pluriminorazione”.
“Il primo maggio – si conclude – saremo in piazza proprio a Napoli, nell’area di Bagnoli, per ricordare al governo che realtà importanti che si trovano nel Mezzogiorno, come l’istituto Martuscelli, non devono essere abbandonate a se stesse ma hanno bisogno di rilancio e di interventi concreti”.

Memory Safe

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Memory Safe
Al via il bando di concorso per promuovere la cultura della sicurezza nelle scuole

Venerdì 24 aprile, ore 10
Sede Indire – Firenze, via M. Buonarroti 10

Conferenza stampa di presentazione del progetto “Memory Safe” e del relativo bando di concorso per finanziare progetti che promuovono e diffondono la cultura della sicurezza nelle scuole. Alla conferenza interverranno: Davide Faraone, Sottosegretario di Stato del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca; Cristina Giachi, Vicesindaca e Assessora all’Educazione del Comune di Firenze.

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Sicurezza nella scuola: 4 milioni per la cultura della prevenzione
Indire avvia il bando di concorso di Memory Safe
Faraone: «Il progetto è nella direzione del ddl Buona scuola»

La cultura della sicurezza e della prevenzione entra direttamente nella scuola italiana grazie a Memory Safe, iniziativa promossa da Indire in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, grazie a un investimento di 4 milioni di euro finanziato dal Ministero del Lavoro.

Il 24 aprile apre il bando di concorso che, dopo la valutazione di una commissione di esperti, prevede l’assegnazione di contributi (fino a un massimo di 100 mila euro ciascuno) agli Istituti scolastici pubblici e legalmente riconosciuti di ogni ordine e grado per progetti relativi a due ambiti specifici: il primo riguarda la creazione e l’utilizzo di strumenti didattici innovativi sul tema della sicurezza; il secondo è relativo alla progettazione e la realizzazione di strumenti di formazione che permettano il dialogo tra scuola e mondo del lavoro.

Per partecipare, gli istituti scolastici devono essere collegati a soggetti con comprovata esperienza in materia di salute e sicurezza sul lavoro. I progetti dovranno essere attuati entro il 30 giugno 2016 e in modo chiaro ed innovativo dovranno declinare nella didattica le tematiche della cultura della salute e della sicurezza.

La presentazione delle proposte potrà avvenire compilando l’apposito modulo on line all’indirizzo http://www.indire.it/bandi/memorysafe. In una fase successiva, i risultati dei progetti finanziati saranno pubblicati nel portale di Memory Safe. Il materiale condiviso potrà così entrare a far parte della didattica dei docenti, direttamente coinvolti nei progetti o interessati ai contenuti.

Il Sottosegretario di Stato del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Davide Faraone, intervenuto oggi a Firenze alla presentazione del bando, dichiara: «Sicurezza nelle scuole e forte sinergia tra queste e il mondo del lavoro: il progetto Memory Safe va nella stessa direzione presa da questo governo con il ddl “La Buona Scuola”. Pensiamo alla scuola – prosegue il Sottosegretario – non solo come parte integrante della società ma come società essa stessa. Questo vuol dire abbattere i muri tra scuola, università, ricerca e mondo del lavoro. Questo vuol dire che sulla scuola, se vogliamo un futuro di crescita, dobbiamo investire: più risorse economiche, più risorse umane, riconoscimento del merito. Abbiamo messo un segno “più” davanti alla scuola e non torniamo indietro. Vogliamo che dalla scuola escano cittadini consapevoli, educati in ambienti sicuri e preparati al loro futuro. Perché dal loro futuro dipende lo sviluppo del nostro Paese».

Presente alla conferenza la vicesindaca e assessora all’educazione del Comune di Firenze, Cristina Giachi, che afferma: «La cultura non si cambia da un giorno all’altro, ecco perché è importante partire dai più piccoli. L’attivazione di azioni coordinate con le scuole contribuirà ad educare le giovani generazioni sul tema della sicurezza ben prima della loro entrata nel mondo del lavoro. Memory Safe è un’iniziativa che può orientarsi verso un pubblico ampio: coinvolgendo gli studenti si raggiungeranno anche le loro famiglie e così l’effetto moltiplicatore nella società di un progetto per le scuole potrà davvero avere una valenza significativa perché, non dimentichiamolo, gli studenti di oggi sono i lavoratori e gli imprenditori di domani».

Il Direttore Generale di Indire, Flaminio Galli, conclude: «L’Istituto conferma il suo ruolo centrale per la scuola italiana avviando un’iniziativa di grande impatto. Memory Safe ha il pregio di promuovere la crescita e la diffusione della cultura della prevenzione direttamente tra gli studenti, tra i giovani che saranno i cittadini e lavoratori di domani. È uno sforzo concreto e lungimirante che comporta in prospettiva una riduzione degli incidenti sul lavoro grazie ad una crescita consapevole in materia di cultura della sicurezza che si sviluppa durante il ciclo di istruzione. Inoltre, all’aggiornamento delle competenze dei docenti sul tema della prevenzione si accompagna un potenziale aumento delle assunzioni dei giovani neodiplomati da parte delle imprese. Con Memory Safe – aggiunge Galli – Indire diventa punto di riferimento in tema di sicurezza nel mondo dell’educazione, mettendo a sistema la gestione informatica dei progetti oltre a supportare le scuole con la partecipazione attiva di un gruppo di esperti».

Per informazioni:
www.indire.it/memorysafe


 

Il progetto

Contesto di riferimento e obiettivi del progetto

La prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali rappresenta un obiettivo centrale per l’Italia, solo che si considerino i sempre troppo elevati (per quanto in costante calo negli ultimi anni) indici infortunistici e, soprattutto, i drammi umani e familiari che sono legati alla persona che si infortuna o si ammala a causa del lavoro.

Negli ultimi anni si sono succeduti gli interventi legislativi in materia tanto che, soprattutto con il decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e le sue successive modifiche e integrazioni, anche noto come “testo unico” di salute e sicurezza sul lavoro, ben può dirsi che l’Italia abbia una regolamentazione antinfortunistica completa e pienamente coerente con le direttive dell’Unione europea in materia.

Il “testo unico” attribuisce, in particolare, rilevanza strategica alla diffusione nelle scuole di ogni ordine e grado di conoscenze ed esperienze legate alla salute e sicurezza sul lavoro, sul presupposto che solo una generale crescita culturale dei cittadini (a partire, quindi, dagli studenti, lavoratori del futuro) possa portare a migliorare la condivisione delle regole della prevenzione da parte di tutti e, di conseguenza, a favorirne una completa ed efficace applicazione in ogni luogo di lavoro. In sostanza la legge chiede con forza di promuovere la “cultura della sicurezza” prima ancora che le misure di prevenzione e protezione in senso stretto, perché l’indifferenza, la superficialità e la non curanza di cui sono vittima spesso i lavoratori e gli adulti in generale, sono un problema innanzitutto di tipo culturale e, solo in un momento successivo, di tipo tecnico-specialistico.

Di conseguenza, il progetto “Memory Safe” punta innanzitutto alla ricognizione e disseminazione delle buone pratiche in tema di cultura della sicurezza, realizzate in ambito educativo nel decennio scorso e che meritano di essere valorizzate e portate a conoscenza dei docenti e degli operatori della salute e sicurezza sul lavoro. I materiali relativi a tali esperienze verranno, in particolare, selezionati e collocati in un’area dedicata della piattaforma informatica dell’INDIRE; ciò darà la possibilità ai docenti, in qualità di ricercatori, di attingere materiale prezioso da tale archivio integrando le proprie conoscenze in materia e potendo trarre ispirazione per attività didattiche dirette a fare in modo che i giovani studenti possano in futuro diventare lavoratori attivi e consapevoli.

La conoscenza e la diffusione di tali informazioni permetterà di indirizzare in modo efficace – tenendo conto di quanto già fatto e, quindi, di come migliorare ancora le iniziative promozionali – le attività del futuro. Infatti gli istituti scolastici, i docenti gli studenti saranno promotori di prossime azioni, realizzate anche tenendo conto di quanto già realizzato. Solo al termine della approfondita analisi di quanto il mondo della scuola ha già fatto per la diffusione della cultura della salute e sicurezza sul lavoro verrà, infatti, predisposto e pubblicato il bando per il finanziamento delle iniziative del futuro, che costituisce la fase successiva del progetto.

Questo è, dunque, ciò che “Memory Safe” si propone di raggiungere: raccogliere e valorizzare le esperienze didattiche più significative in tema di cultura della sicurezza e condividere questo patrimonio come fonte di ispirazione per nuove iniziative mirate, dalla creazione di ulteriori strumenti didattici interattivi sino alla trattazione in modo trasversale della cultura della sicurezza nelle unità didattiche curriculari, attraverso il coinvolgimento dei docenti, degli alunni e degli esperti della sicurezza. Il progetto sarà anche spunto per proposte che consentiranno una correlazione diretta con il mondo del lavoro: da una parte, infatti, i docenti degli istituti tecnici e professionali saranno chiamati a sviluppare iniziative in grado di preparare i discenti a conoscere ed approfondire la figura professionale del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione in azienda, con benefici concreti per l’inserimento al lavoro; dall’altra, i giovani saranno incentivati a partecipare attivamente a tutte le fasi del processo di gestione del rischio all’interno del proprio istituto scolastico.

Obiettivi

In termini più discorsivi, il progetto tende a generare una migliore consapevolezza nei docenti e, di conseguenza, negli studenti (futuri lavoratori) della rilevanza dei temi della prevenzione dei pericoli e dei danni, con potenziale effetto di riduzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. Inoltre, esso persegue l’aumento del numero delle assunzioni dei giovani neodiplomati degli istituti tecnici da parte delle imprese, grazie ai percorsi didattici per la preparazione a svolgere il ruolo di Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione in azienda.

Memory-safe si propone in questa prima fase di raccogliere e  valorizzare le esperienze didattiche (“buone pratiche”) più significative realizzate dalle scuole di ogni ordine e grado in tema di cultura della sicurezza, proprio perché “la sicurezza” è una competenza trasversale che si apprende lungo tutto il percorso di vita ma è importante che sia appresa ed esercitata sin dalla prima infanzia.

L’obiettivo di Memory Safe è di condividere questo patrimonio informativo come fonte di ispirazione per nuove iniziative: dalla creazione di ulteriori strumenti didattici interattivi sino alla trattazione in modo trasversale della cultura prevenzionale nelle attività didattiche curricolari attraverso il coinvolgimento dei docenti, degli alunni e degli esperti.

Il progetto è  finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ed è realizzato dall’INDIRE, l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Didattica. Patecipano il Ministero della Istruzione , dell’Uninversità e della Ricerca  e le parti sociali.

Ddl Buona scuola, docenti e sindacati in piazza: flash mob di lumini e corteo

da Il Fatto Quotidiano

Ddl Buona scuola, docenti e sindacati in piazza: flash mob di lumini e corteo

Nella serata di giovedì centinaia di insegnanti si presenteranno in molti ritrovi in tutta Italia vestiti di nero e alle 20.30 accenderanno un lumino rosso di quelli da cimitero restando immobili per cinque minuti, “per mostrare la lenta agonia della scuola pubblica”. Venerdì a Roma manifestazione: “Presidio davanti al Parlamento e al Miur”

Sciopero del 5 maggio, a rischio le prove Invalsi alle elementari

da Corriere.it

Sciopero del 5 maggio, a rischio le prove Invalsi alle elementari

La data della protesta coincide con i test nella II e IV classe alle elementari: a rischio il lavoro di mesi e la possibilità di valutare gli studenti più giovani

Valentina Santarpia

La data dello sciopero del 5 maggio non sarebbe stata scelta a caso: perché la protesta organizzata dai docenti contro il disegno di legge di riforma della scuola coincide proprio con il giorno prestabilito per la prima prova Invalsi dell’anno, quella prevista nelle scuole primarie. I test somministrati agli studenti di II e IV classe delle scuole elementari potrebbero saltare per via dello sciopero: un’occasione mancata per la valutazione del livello di preparazione dei nostri studenti, nonché un’enorme perdita di lavoro per tutti i ricercatori e professori che preparano i testi delle prove per mesi.

Insegnanti scatenati sul web

A porsi il problema sono gli stessi professori, che sui diversi blog e gruppi creati su Facebook si chiedono come comportarsi in occasione dello sciopero. C’è chi, vinto dallo scrupolo, propone di non astenersi per far sì che le prove si svolgano regolarmente. Chi propone di anticipare al preside che parteciperà alla protesta in modo da riprogrammare in anticipo una data alternativa per l’Invalsi. Chi invece considera l’occasione giusta per far valere le proprie ragioni, comunicando solo la mattina stessa, o non comunicando affatto, l’assenza causa sciopero, facendo quindi partire la macchina Invalsi e costringendo poi i dirigenti scolastici a bloccarla per manca di insegnanti disponibili a distribuire i test e sorvegliare gli studenti. La «linea dura» è quella più forte, quella che tende a considerare l’opportunità di far sentire più forte la propria voce. Tecnicamente, le prove Invalsi non possono essere rinviate, se non con adeguata e preventiva comunicazione. Il ministero dell’Istruzione potrebbe intervenire d’urgenza per scongiurare l’ipotesi di far saltare l’appuntamento, ma finora non ha fatto nessun passo. Forse confidando nel potere della lettera di Renzi ai prof, che ha scritto loro:«Non scioperate».

Valentina Santarpia

«Progetto dei 300 giorni», strumento didattico efficace per i ragazzi autistici

da Il Sole 24 Ore

«Progetto dei 300 giorni», strumento didattico efficace per i ragazzi autistici

di Maria Piera Ceci

Luca, 16 anni, ogni volta che per strada vedeva un cane saltava in braccio alla prima persona che gli capitava a tiro, oppure scappava in mezzo alla strada, senza controllare che non passassero auto. Un comportamento pericoloso che andava assolutamente corretto. Ma non è facile modificare questo genere di comportamenti in ragazzi autistici come Luca. Eppure la scuola è riuscita ad insegnargli a controllarsi. Questo grazie ad un progetto voluto dall’Ufficio scolastico regionale dell’Emilia Romagna e dalla Fondazione Agnelli, illustrato in un volume dal titolo “Il Progetto dei 300 giorni. Autismo in adolescenza tra ricerca e sperimentazione”, edito da Erickson.

La sperimentazione
E’ durata infatti un anno e mezzo scolastico la sperimentazione che ha coinvolto 27 scuole dell’Emilia Romagna, 36 ragazzi autistici nati nel 1996, 54 insegnanti di sostegno, spesso affiancati da almeno un educatore per allievo.
Il progetto si è fondato sul Ttap (Teacch transition assessment profile) un innovativo protocollo valutativo, a partire dal programma statunitense Teacch (Treatment and education of autistic and related communication-handicapped children), che consente di valutare il ragazzo durante tutto il percorso scolastico e permette di aiutarli a traghettarsi nella vita adulta. Molta importanza viene data infatti alla conquista della maggiore autonomia possibile.

Gli obiettivi
«L’esigenza nasce dalla difficoltà rilevata da insegnanti ed educatori ad impostare un intervento a livello educativo mirato per persone adolescenti con autismo che frequentano la scuola secondaria di secondo grado e soprattutto dall’esigenza di impostarli in prospettiva dell’età adulta» – spiega a Scuola 24 Maurizio Arduino, responsabile del Centro autismo e sindrome di Asperger della Asl Cn1 e direttore scientifico del “Progetto 300 giorni”. «Ad esempio lavorare sulla lettura su cui si è lavorato per i dieci anni precedenti a scuola con scarsi risultati potrebbe non essere un obiettivo prevalente, come per esempio che la persona sia in grado di stare seduti ad un tavolo, rispettare le regole del contesto, sapersi vestire. Il programma è partito da una valutazione in base alla quale sono stati tarati gli obiettivi educativi personalizzati, da perseguire con metodologie precise che gli insegnanti hanno dovuto apprendere con un corso di formazione. Quindi ragazzi ed insegnanti sono stati seguiti durante tutto il percorso e alla fine è stato valutato il raggiungimento degli obiettivi. La stragrande maggioranza degli obiettivi è stata raggiunta, anche se in alcuni casi parzialmente. Qualcuno per esempio potrebbe aver imparato a vestirsi, senza sapersi però allacciare le scarpe o abbottonare la camicia. In altri casi si è insegnato ai ragazzi a chiedere di andare in bagno senza parlare, ma mostrando un’immagine. In altri casi si è insegnato a svolgere un lavoro in autonomia, come bagnare i fiori o copiare una relazione al computer».

Il percorso di Luca
Fra coloro che hanno partecipato al progetto c’è anche Maurizio Primavera, insegnante di sostegno dell’Iis «Ipc Manfredi – Itc Tanari» di Bologna, che da dieci anni lavora con i ragazzi autistici. E’ stato lui a seguire Luca. Dapprima ha lavorato sulla valutazione del caso seguendo il metodo Ttap. Insieme ai genitori ha valutato il caso specifico e fissato gli obiettivi da raggiungere. Poi hanno inserito gli obiettivi nel Pei (il Piano educativo individualizzato). Anzichè scrivere cose generiche come si fa di solito, hanno scritto che Luca avrebbe dovuto essere in grado di migliorare le abilità sociali, quindi salutare quando avesse incontrato una persona senza stritolare la mano, oppure riuscire a lavorare per un quarto d’ora per poi chiedere di riposare quando era stanco. Piccole cose, ma che gli avrebbero permesso di diventare più autonomo.
«A scuola abbiamo affiancato alle istruzioni verbali delle immagini in cui veniva rappresentata l’attività che volevamo facesse, scomposta in piccole azioni e disegnata o mostrata in foto. – racconta Maurizio Primavera – Anche per fargli passare la paura eccessiva dei cani abbiamo usato questo metodo, che è poi il metodo della Storia sociale, ed ha funzionato. Ora quando vede un cane si ferma, esita, ma non scappa, riesce a controllarsi».
Un piccolo passo avanti nella crescita di Luca che gli consente di avere un comportamento più adeguato.
«E’ stato faticoso, soprattutto quando c’è stato da monitorare l’attività, ma le soddisfazioni sono state tante. La prima sicuramente per il fatto che Luca ha imparato a fare cose che non credevamo sarebbe riuscito a fare. E poi c’è la soddisfazione professionale, perchè ho acquisito un bagaglio di conoscenze di cui colpevolmente non sentivo la necessità, ma che mi aiuterà anche nelle prossime esperienze con i ragazzi autistici. Nel futuro c’è il progetto da parte dell’Ufficio scolastico regionale per poter usare il metodo anche in autonomia, senza essere seguiti dalle educatrici. E per l’anno prossimo, soldi permettendo, si farà della formazione più approfondita sull’autismo e come gestirlo a scuola».

Istituti agrari, il Miur attiva il sesto anno di specializzazione per «Enotecnico»

da Il Sole 24 Ore

Istituti agrari, il Miur attiva il sesto anno di specializzazione per «Enotecnico»

di Claudio Tucci

Un altro tassello della riforma Gelmini diventa operativo. A giugno giunge a completamento il primo ciclo quinquennale dei nuovi percorsi ordinamentali dell’istruzione tecnica, che per quanto riguarda gli istituti agrari specializzati per la viticoltura e l’enologia comprendono anche un sesto anno ai fini del conseguimento della specializzazione di «Enotecnico». E quindi, dall’anno scolastico 2015-2016 troverà attuazione anche questa disposizione, con la partenza della prima annualità della specializzazione di enotecnico secondo il modello riformato dalla normativa del 2010.

Lo ricordauna circolare del ministero dell’Istruzione , che fornisce prime indicazioni operative in merito all’attivazione e al funzionamento di questi corsi annuali. Intanto, il Miur ricorda come l’attivazione del sesto anno di specializzazione non è consentita «per un numero di classi/corsi che non siano già funzionanti nell’a.s. 2009-2010». In presenza quindi di nuove richieste di attivazione del corso in questione «occorre valutare attentamente tale possibilità in relazione alla quota di organico complessiva destinata a tale scopo». Per attivare il corso annuale poi «costituisce requisito la presenza di specifica azienda agraria dotata anche delle strutture per la trasformazione enologica e dei reparti di analisi e controllo».

Iscrizioni entro il 31 luglio
Le iscrizioni a tali corsi annuali, ricorda ancora il Miur, per l’a.s. 2015-2016 dovranno essere fatte entro il 31 luglio. Possono richiedere l’iscrizione i diplomati degli istituti tecnici del settore tecnologico a indirizzo «Agraria, agroalimentare e agroindustria, articolazione Viticoltura ed enologia. La valutazione degli apprendimenti dovrà avvenire sulla base di almeno tre verifiche disciplinari o multidisciplinari. Sono ammessi alla verifica finale gli studenti che hanno frequentato il corso annuale e riportato, per ciascuna disciplina, una votazione non inferiore a sei decimi.

Istruzione, cresce il divario Nord-Sud. Nel Mezzogiorno «Neet» oltre il 30%

da Il Sole 24 Ore

Istruzione, cresce il divario Nord-Sud. Nel Mezzogiorno «Neet» oltre il 30%

di Alessia Tripodi

I dati del rapporto UrBes 2015 sul benessere delle città italiane presentato da Anci e Istat

Tassi record di giovani che non studiano e non lavorano (Neet) nel Mezzogiorno, che registra anche un tasso di diplomati nettamente inferiore a quello del Nord. Lo rivela il secondo rapporto UrBes sul livello di benessere delle città italiane presentato ieri a Roma da Istat e Anci.

I numeri
Secondo i dati, a livello nazionale il 57% della popolazione ha completato almeno la scuola secondaria di secondaria grado nel 2011e il 23,2% dei 30-34enni ha raggiunto il traguardo della laurea. Tranne che nella partecipazione alla scuola dell’infanzia, dice il rapporto, per tutti gli indicatori si registra un netto svantaggio del Mezzogiorno rispetto al Nord e al Centro. La quota di diplomati è del 51,4% nel Mezzogiorno rispetto al 63,1% del Centro e al 60% del Nord. Allo stesso modo, la quota di persone di 30-34 anni che hanno conseguito un titolo universitario è del 26,4% al Centro, del 23,9% nel Nord e solo del 20,5% nel Mezzogiorno. Il divario più forte si riscontra però per la quota di giovani che non studiano e non lavorano (Neet) che si attesta, nel 2011, al 31,4% nel Mezzogiorno rispetto al 15,2% del Nord e al 19,2% del Centro.
Nel dettaglio delle città, la quota di diplomati è superiore al 66% a Genova, Milano, Bologna e Roma, mentre è inferiore al 50% a Napoli e Palermo. Se si considerano i laureati di 30-34 anni, tutte le città metropolitane del Nord e del Centro presentano valori più elevati di quelle del Mezzogiorno, con una differenza superiore ai 14 punti tra Palermo (17,6%) e Milano (32%). Tuttavia, conclude il rapporto, tra le altre città meridionali aderenti al progetto vi sono casi anche molto positivi: Potenza e Catanzaro hanno valori più elevati di molte città del Nord e del Centro.

la quota di diplomati è superiore al 66% a Genova, Milano, Bologna e Roma mentre è inferiore al 50% a Napoli e Palermo, mentre il tasso dei Neet è del 31,4% nel Mezzogiorno contro il 15,2% del Nord.
A livello nazionale, il 57% della popolazione ha completato almeno la scuola secondaria di secondo grado nel 2011 e il 23,2% dei 30-34enni ha raggiunto il traguardo della laurea. Tranne che nella partecipazione alla scuola dell’infanzia, sottolinea il rapporto, per tutti gli indicatori il Mezzogiorno è in netto svantaggio rispetto al Nord e al Centro. La quota di
diplomati è del 51,4% nel Mezzogiorno rispetto al 63,1% del Centro e
al 60% del Nord. Analogamente la quota di persone di 30-34 anni che
hanno conseguito un titolo universitario è del 26,4% al Centro, del
23,9% nel Nord e solo del 20,5% nel Mezzogiorno.
Il divario più forte si riscontra però per la quota di giovani che non
studiano e non lavorano (Neet) che si attesta, nel 2011, al 31,4% nel
Mezzogiorno rispetto al 15,2% del Nord e al 19,2% del Centro. Se si
considerano i laureati di 30-34 anni tutte le città metropolitane del
Nord e del Centro presentano valori più elevati di quelle del
Mezzogiorno, con una differenza superiore ai 14 punti tra Palermo
(17,6%) e Milano (32%). Ma ci sono anche casi molto positivi come
Potenza e Catanzaro che hanno valori più elevati di molte città del
Nord e del Centro.
(Sci/AdnKronos)
23-APR-15 16:17
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A livello nazionale, il 57% della popolazione ha completato almeno la scuola secondaria di II grado nel 2011e il 23,2% dei 30-34enni ha conseguito un titolo universitario. Tranne che nella partecipazione alla scuola dell’infanzia, per tutti gli indicatori si registra un netto svantaggio del Mezzogiorno rispetto al Nord e al Centro. La quota di diplomati è del 51,4% nel Mezzogiorno rispetto al 63,1% del Centro e al 60% del Nord. Analogamente la quota di persone di 30-34 anni che hanno conseguito un titolo universitario è del 26,4% al Centro, del 23,9% nel Nord e solo del 20,5% nel Mezzogiorno. Il divario più forte si riscontra però per la quota di giovani che non studiano e non lavorano (Neet) che si attesta, nel 2011, al 31,4% nel Mezzogiorno rispetto al 15,2% del Nord e al 19,2% del Centro.
Nel dettaglio delle città, la quota di diplomati è superiore al 66% a Genova, Milano, Bologna e Roma mentre è inferiore al 50% a Napoli e Palermo. Se si considerano i laureati di 30-34 anni tutte le città metropolitane del Nord e del Centro presentano valori più elevati di quelle del Mezzogiorno, con una differenza superiore ai 14 punti tra Palermo (17,6%) e Milano (32%); tuttavia, tra le altre città meridionali aderenti al progetto vi sono casi anche molto positivi: Potenza e Catanzaro hanno valori più elevati di molte città del Nord e del Centro.

Il coding per capire che tecnologie e scienze sono cose da ragazze

da Il Sole 24 Ore

Il coding per capire che tecnologie e scienze sono cose da ragazze

Che ci sia ancora un forte gap tra ragazzi e ragazze nella formazione scientifica e tecnologica in tutto il mondo è cosa risaputa, e anche un recente report dell’Ocse lo ha evidenziato, sottolineando come le differenze di genere nell’istruzione alla fine creino grosse diversità nell’opportunità e nelle scelte professionali.

Il problema è ovviamente sentito anche in Italia, che per di più ha un livello più basso nella formazione scientifica, a partire dalla scuola secondaria: anche da noi il gap di preparazione ha effetto sulla scelte universitarie e professionali successive. Tanto che alcune università hanno avviato progetti specifici per invogliare le ragazze a proseguire sulla strada della scienza.

Allora forse è meglio iniziare con il coding fin dalla giovane età. In occasione della giornata mondiale Girls in Ict Day, che si è celebrata ieri, è stata lanciata la nuova edizione di “Girls code it better”, progetto mirato ad avvicinare le giovanissime alla tecnologie con un approccio pratico e divertente: dal programare al costruire, magari usando una stampante 3D, per scoprire che la tecnologia permette di realizzare la propria creatività e fantasia coniugandola all’innovazione. Ma soprattutto giocandosi una opportunità per il proprio futuro.

Il progetto è promosso da Maw – Men at Work che si rivolge alle studentesse delle scuole medie, offrendo la possibilità di imparare a usare il computer, programmare, progettare e disegnare con strumenti digitali. Ma anche di realizzare nuovi oggetti entrando nei FabLab per produrli direttamente con stampanti 3D. Tutto avviene sotto la guida di un insegnante e di un maker, che coinvolgono le ragazze in un percorso di 45 ore.

Le 150 ragazze che hanno partecipato all’edizione precedente di Girls code it better hanno scatenato la creatività: dallo zainetto con pannello solare per ricaricare lo smartphone al bidone “intelligente” per riciclare correttamente gli avanzi e i rifiuti della mensa scolastica, dalla campagna video online contro il bullismo alla coperta interattiva che accede con QR Code a una app sul tema della multiculturalità – creata con l’aiuto dei compagni provenienti da paesi stranieri – hanno provato di persona che la tecnologia è assolutamente una “cosa da ragazze”.

”Coco torna a scuola” un nuovo fumetto sul diabete dei bambini

da La Stampa

”Coco torna a scuola” un nuovo fumetto sul diabete dei bambini

Distribuito da maggio nei reparti pediatrici di 94 scuole e da settembre nelle scuole con incontri educazionali

La scimmietta COco “torna a scuola”. In estate ha scoperto di soffrire di diabete e di avere bisogno di iniezioni di insulina, e non vede l’ora di dire ai compagni che i bambini diabetici sono uguali agli altri: possono giocare, mangiare, fare sport e andare in gita, e come tutti i coetanei devono ricordare che esagerare a tavola fa male alla salute. È il messaggio della nuova campagna educazionale per sconfiggere i pregiudizi che ancora rischiano di discriminare i bimbi colpiti dal diabete di tipo 1, attraverso il fumetto Lilly Disney ”Coco torna a scuola”, da maggio a disposizione dei diabetologi pediatri di 94 ospedali italiani.

L’iniziativa, presentata a Milano, segue il successo della prima edizione che ha debuttato dal settembre 2013 al marzo scorso con il fumetto ”Coco e la festa di Pippo”. Anche in questo caso la campagna è promossa da Agdi (Coordinamento Associazioni italiane giovani con diabete), patrocinata da Diabete Italia e realizzata con la collaborazione della Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica-Siedp e il contributo non condizionato di Eli Lilly.

Oltre alla distribuzione del fumetto negli ospedali, da settembre a dicembre 2015 sono in programma incontri educazionali nelle scuole primarie di Torino, Verona, Ancona, Palermo e Cagliari. I bambini, con il supporto di un diabetologo pediatra e un’animatrice, seguiranno un percorso ludico-didattico che prevede la lettura del fumetto, i commenti dei medici e le domande di alunni, genitori e insegnanti. Nelle stesse scuole si svolgeranno momenti di confronto tra medico e insegnanti, per migliorare la gestione del bimbo con diabete a scuola.

Per informazioni è disponibile il numero verde 800-117678, e per seguire le attività e gli eventi della campagna si può cliccare su www.lilly.it e www.facebook.com/diabete.a.colori.

«Credo che utilizzare il fumetto per educare al diabete giovanile i più piccoli sia una scelta efficace, coinvolgente e di grande attrattività – commenta Speranzina Ferraro, responsabile nazionale della Scuola in ospedale a domicilio del ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca – È noto quanto significativo sia l’apprendimento che utilizza i linguaggi più vicini e più cari ai bambini, e il fumetto è certamente uno di questi».

Concorda Paola Pisanti, già presidente Commissione nazionale diabete del ministero della Salute: «Il fumetto è un ottimo strumento di conoscenza del diabete in età evolutiva nei vari aspetti per i vari interlocutori, con un linguaggio più vicino al paziente e alla sua famiglia. Utile anche alle istituzioni come campagna divulgativa della patologia».

“Coco torna a scuola” racconta con immagini e dialoghi semplici e divertenti cos’è il diabete di tipo 1 e il ruolo dell’insulina. Spiega come i bambini con diabete possano giocare e mangiare insieme ai loro amici, stando attenti alle dosi e misurandosi la quantità di zuccheri nel sangue. Infine, lancia messaggi di salute a tutti più piccoli.

Secondo i dati Siedp sono 18 mila in tutta Italia i bambini con diabete di tipo 1, che comunque grazie alle terapie e a uno stile di vita corretto possono condurre una vita praticamente normale. Il diabete infantile è in continuo aumento: i nuovi casi sono raddoppiati in 15 anni.

Sempre più numerosi anche i baby-italiani in sovrappeso: l’Italia – avvertono gli esperti – ha il più alto tasso europeo di obesità infantile, fattore di rischio per il diabete di tipo 2 un tempo definito “adulto”.