5 condizioni per una “buona” partenza della riforma

O.d.g. approvato dal Direttivo Nazionale nella seduta del 15 luglio 2015

 

Il Direttivo nazionale dell’Andis, riunito a Bagnoli Irpino (AV)         loc. LACENO il giorno 15 luglio 2015, nel prendere in esame la Legge n. 107 del 13 luglio 2015 concernente la Riforma del sistema di istruzione e formazione,

esprime, da un lato, la propria soddisfazione nel constatare che la scuola riappare al centro del dibattito politico e culturale del Paese dopo anni di disinteresse e di sostanziale abbandono;

registra, d’altro canto, viva preoccupazione per i toni accesi e non sempre obiettivi del dibattito in corso, che rischiano di rendere eccessivamente conflittuale e scarsamente costruttivo il clima delle scuole nel prossimo anno scolastico e nelle fasi decisive di messa in pratica della stessa Legge.

 

Tanto premesso ed entrando essenzialmente nel merito, l’ANDIS

condivide l’idea di scuola come emerge dalle finalità espresse ai commi 1 e 2: studente al centro del processo educativo, metodologia e didattica laboratoriale, inclusione e lotta alla dispersione, scuola come comunità attiva e professionale aperta al territorio, sviluppo del metodo cooperativo nel rispetto della libertà di insegnamento;

ribadisce la propria condivisione rispetto a quella che ritiene l’idea forza della legge: fornire alle Autonomie scolastiche strumenti e risorse per realizzare compiutamente la propria proposta formativa, superando quel profondo vulnus che rendeva l’autonomia la grande incompiuta del nostro sistema formativo.

In questo quadro l’organico funzionale, l’assegnazione di nuove risorse (in misura peraltro ampiamente inferiore a quanto già tolto), la formazione in servizio obbligatoria e permanente e soprattutto l‘attribuzione alle autonomie e ai loro dirigenti di strumenti gestionali più efficaci, costituiscono le condizioni necessarie per quel salto di qualità non più rinviabile del nostro sistema di istruzione e formazione.

La significativa immissione in ruolo del precariato – oltre che risolvere, sia pure parzialmente, un annoso e grave problema sociale e professionale – può anche consentire, se opportunamente gestita, importanti condizioni di stabilità e continuità ad oggi sconosciute alle istituzioni scolastiche.

 

Il Direttivo nazionale, d’altro canto, ravvisa nella nuova legge gravi mancanze e criticità alle quali sarà necessario fornire adeguate risposte in tempi ragionevoli.       In particolare:

  • manca un’articolazione della professionalità docente e del personale amministrativo della scuola in grado di configurare reali possibilità di carriera del personale. Organizzazioni complesse, come sono di fatto le istituzioni scolastiche, non possono non prevedere una leadership intermedia e diffusa in grado di supportare efficacemente il dirigente scolastico nella gestione dei processi;
  • viene differita la riforma degli OO.CC. e della governance dell’Istituzione scolastica e viene ulteriormente rinviata la separazione tra funzioni di indirizzo, di gestione e di proposta/elaborazione tecnico-didattica, da affidare rispettivamente al Consiglio di Istituto, al DS, al Collegio dei docenti;
  • l’istituzione delle reti di scuole, di cui ai commi 70, 71 e 72 della legge, non risolve il problema degli insopportabili carichi burocratici che angustiano dirigenze e segreterie scolastiche; si ritiene che tali reti o centri amministrativi debbano essere costituiti mediante l’assorbimento del personale attualmente in dotazione agli Uffici di Ambito Territoriale che, nel nuovo ordinamento, non hanno più ragione di esistere;
  • non compare nel testo della legge il tema cruciale della valutazione del personale docente ed amministrativo, indispensabile per sviluppare i temi dell’articolazione delle professionalità e quello del merito e della premialità.

 


5 condizioni
per una “buona” partenza della riforma

 

 

Il Direttivo nazionale dell’ANDIS ritiene che la piena attuazione della legge 107/2015 di Riforma della scuola dipenderà dalla soluzione di alcune questioni prioritarie:

 

  1. 1. Dirigenti e docenti devono impegnarsi da subito perché all’interno delle scuole, nel rispetto dei reciproci ruoli, si ripristini un clima di confronto sereno e di collaborazione, superando quei toni esasperati che hanno caratterizzato l’ ultimo periodo dell’anno scolastico.

 

  1. 2. Va emanata un norma transitoria che ripristini la possibilità di esoneri e semiesoneri per i collaboratori vicari per l’anno scol. 2015/2016 e comunque fino all’assegnazione dell’organico dell’autonomia. L’ANDIS segnala che la situazione è oltre modo grave nelle scuole prive di un dirigente scolastico ed affidate in reggenza.

 

  1. 3. L’annullamento del concorso per la dirigenza scolastica in Lombardia, il protrarsi dei contenziosi in alcune regioni, la mancata nomina dei vincitori di concorso in Campania, unitamente al problema delle sedi vacanti, determinerà un numero elevatissimo (circa 2000) di istituzioni scolastiche prive di dirigenti titolari ed affidate in reggenza.

Una situazione di tale criticità vanifica uno degli aspetti più qualificanti della riforma: la progettazione triennale dell’offerta formativa e la stessa formulazione della proposta di organico dell’autonomia.           A tale riguardo l’Andis reclama:

  1. la copertura di tutti i posti vacanti con gli aventi diritto
  2. lo svolgimento del nuovo corso-concorso perché nell’anno scolastico 2016/17 tutte le istituzioni scolastiche abbiano il proprio dirigente titolare.

 

  1. 4. Urge la riapertura del tavolo negoziale per il rinnovo del contratto del comparto scuola anche alla luce della sentenza della Corte Costituzionale.

Nel contempo occorre procedere al rinnovo del CCNL dell’area V, prevedendo per i dirigenti scolastici un trattamento economico adeguato agli accresciuti profili di responsabilità in capo alla dirigenza scolastica.

 

  1. 5. L’ANDIS auspica l’implementazione entro l’anno scolastico 2015/16 di alcune parti qualificanti della riforma, come l’organico dell’ autonomia, anche ricorrendo a forme di sperimentazione.

ISEE: aggiornamenti da INPS e Ministero del lavoro

ISEE: aggiornamenti da INPS e Ministero del lavoro

Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e l’INPS il 10 luglio scorso hanno aggiornato il precedente documento diramato il 5 maggio che fornisce le risposte alle domande più frequenti in materia di applicazione delle più recenti disposizioni sull’ISEE, l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente.

I quesiti sono stati raccolti dalla Consulta nazionale dei CAF (Centri di Assistenza Fiscale) che rappresentano il riferimento principale nella redazione della DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) alla base del calcolo dell’ISEE.

Rimandiamo al nostro precedente commento per le risposte già consolidate e presentiamo ora le ulteriori nuove indicazioni di diretto interesse per i nuclei familiari in cui siano presenti persone con disabilità.

Detrazione delle spese per la retta in RSA

Il regolamento ISEE (DPCM 159) prevede la detrazione dall’Indicatore della Situazione Reddituale, solo per le persone non autosufficienti, della eventuale spesa per la retta di ricovero (RSA, Istituto, altro). Nel nuovo documento (quesito FC7_2) Ministero-INPS precisano, il linea con il DPCM, che è detraibile solo l’ammontare della retta per l’ospitalità alberghiera senza le spese per l’assistenza medica specifica (che ricordiamo già deducibili in denuncia dei redditi).

È ininfluente, ai fini della detrazione ISEE, il fatto che la struttura di ricovero sia pubblica o privata o convenzionata.

Detrazione delle spese sanitarie per gli incapienti

Il quesito FC8_12 pone una questione di non poco conto relativa ad una specifica detrazione prevista dal DPCM 159/2013 (art. 4) e cioè: “c) fino ad un massimo di 5.000€, le spese sanitarie per disabili, le spese per l’acquisto di cani guida e le spese sostenute per servizi di interpretariato dai soggetti riconosciuti sordi, indicate in dichiarazione dei redditi tra le spese per le quali spetta la detrazione d’imposta, nonché le spese mediche e di assistenza specifica per i disabili indicate in dichiarazione dei redditi tra le spese e gli oneri per i quali spetta la deduzione dal reddito complessivo;”.

Il problema tecnico – e anche normativo – risiede (come avevamo già riportato in queste colonne, NdR) nel fatto che quelle spese vengono estratte dalle dichiarazioni dei redditi degli interessati. Nel caso gli interessati non siano tenuti a presentare la dichiarazione (bassi redditi o incapienti o privi di reddito imponibile) non possono nemmeno ottenere la detrazione anche delle spese sostenute pur se documentate.

Il quesito pone la questione e chiede come costoro possano detrarre le spese documentate.

Ministero/INPS sono perentori: si detraggono solo le spese che possono essere estratte dalla denuncia dei redditi, confermando una disparità di trattamento che potrebbe generare comprensibili contenziosi.

ISEE ordinario e ridotto

Come noto il DPCM 159/2013 prevede un computo di “favore” per le prestazioni agevolate di natura socio-sanitaria e cioè quelle assicurate nell’ambito di percorsi assistenziali integrati di natura sociosanitaria rivolte a persone con limitazioni dell’autonomia, ovvero altri interventi in favore di queste persone. Vi sono inclusi interventi di sostegno e di aiuto domestico familiare finalizzati a favorire l’autonomia e la permanenza nel proprio domicilio; interventi atti a favorire l’inserimento sociale, inclusi gli interventi di natura economica o di buoni spendibili per l’acquisto di servizi.

In questi casi (se il beneficiario è maggiorenne) il nucleo familiare preso a riferimento, è oltre che il beneficiario, il coniuge, i figli minori di anni 18, nonché i figli maggiorenni. Se questi familiari non sono presenti nel nucleo, ovviamente non vengono computati, come non vengono computati altri familiari che non siano il coniuge o i figli.

Per completezza, se il beneficiario invece è minorenne per l’individuazione della composizione del nucleo familiare ci si riferisce ai genitori anche se non conviventi (e quindi ai loro redditi e patrimoni). Il che appare come una inspiegabile disparità di trattamento.

Quindi per queste prestazioni ci si riferisce all’ISEE sociosanitario (ridotto), per tutte le altre ci si riferisce all’ISEE ordinario (con le precisazioni per quelle relative al diritto allo studio universitario e per quelle di ricovero in istituto, RSA ecc.)

I quesiti N_1 e N_2 confermano che chi dispone solo dell’ISEE ordinario deve richiedere l’ISEE sociosanitario quando richiesto e viceversa, se dispone solo di quello “ridotto” deve richiedere l’ordinario in tutti casi sia previsto.

Per la richiesta di prestazioni socio sanitarie (quesito N_4) da parte di persona disabile o non autosufficiente maggiorenne, in caso si scelga una composizione ristretta del nucleo familiare l’essere a carico fiscalmente dei genitori pur non conviventi è ininfluente.

Modificazione della DSU ISEE

Il quesito V_10 chiede se la DSU possa o debba essere modificata nel caso in cui cambino le condizioni del nucleo di riferimento oppure una persona disabile grave entri in possesso della certificazione che ne attesta la non autosufficienza (con le maggiori franchigie che ne derivano).

Ministero-INPS confermano che tutte le volte che il titolare della DSU deve modificare un dato presente nella precedente DSU, come nei casi presentati, deve presentare una nuova DSU. Se la situazione rispetto alla prima è mutata e obbliga alla presentazione di una nuova DSU nulla vieta di apportare modifiche dei dati auto dichiarati presenti nella prima.

15 luglio 2015

Carlo Giacobini

Direttore responsabile di HandyLex.org

La riforma sulla “buona scuola” è legge

La riforma sulla “buona scuola” è legge (L. 107/15)

di Salvatore Nocera

Dopo tante discussioni e numerosissime contestazioni, finalmente il Parlamento ha definitivamente approvato il 7/7/2015 la nuova Legge di riforma della scuola (Legge 13 luglio 2015, n. 107) voluta dal Presidente del Consiglio Renzi.

Essa contiene numerose novità che continuano a trovare opposizioni nei sindacati, in numerosi docenti e studenti. Indichiamo le principali:

  1. Rafforzamento dell’autonomia scolastica anche con la possibilità nelle scuole secondarie di II grado di inserire nel curriculum materie opzionali .
  2. Piano triennale dell’offerta formativa che viene formulato dal collegio dei docenti sulla base delle indicazioni del Dirigente Scolastico ed approvato dal consiglio d’istituto.
  3. L’organico dell’autonomia comprendente i docenti curricolari e per il sostegno, nonché un organico “funzionale” aggiuntivo per il potenziamento dell’organico dell’autonomia di circa l’8% in più per scuola non impegnati su cattedra. Dall’a.s. 2016/2017 i ruoli saranno regionali e le sedi non saranno più per singola scuola, ma per ambito territoriale inferiore alla provincia.
  4. I nuovi poteri del dirigente scolastico fondamentalmente consistenti nella libertà di chiamare direttamente i docenti nella propria scuola ogni tre anni e di valutarli anche ai fini di assegnare ai migliori un bonus in denaro.
  5. Immissioni in ruolo di oltre 100.000 docenti precari in due anni.
  6. Obbligo di formazione in servizio per tutti i dirigenti ed i docenti superando così la facoltatività di tale aggiornamento. I docenti potranno inoltre usufruire di una tessera da € 500 all’anno per spese relative all’aggiornamento, acquisto libri, visite a musei, ecc.
  7. Nuove possibilità per gli studenti consistenti nell’ampliamento dell’offerta formativa, nell’aumento ed obbligatorietà di ore di alternanza scuola-lavoro nell’ultimo triennio delle scuole superiori (200 ore nei licei e 400 ore negli istituti tecnici e professionali)
  8. Benefici economici per le iscrizioni alle scuole paritarie di € 400 di detrazioni di imposta.
  9. L’edilizia scolastica per la quale sono previsti numerosi interventi e finanziamenti.
  10. La copertura finanziaria di circa 3 miliardi di euro annui.

Per gli alunni con disabilità è importante comma 181 lettera c) in cui si prevede una delega al Governo per l’emanazione di un decreto legislativo sul miglioramento dell’inclusione scolastica che dovrà attenersi ai seguenti principi:

“c) promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità e riconoscimento delle differenti modalità di comunicazione attraverso:

  1. la ridefinizione del ruolo del personale docente di sostegno al fine di favorire l’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, anche attraverso l’istituzione di appositi percorsi di formazione universitaria;
  2. la revisione dei criteri di inserimento nei ruoli per il sostegno didattico, al fine di garantire la continuità del diritto allo studio degli alunni con disabilità, in modo da rendere possibile allo studente di fruire dello stesso insegnante di sostegno per l’intero ordine o grado di istruzione;
  3. l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni scolastiche, sanitarie e sociali, tenuto conto dei diversi livelli di competenza istituzionale;
  4. la previsione di indicatori per l’autovalutazione e la valutazione dell’inclusione scolastica;
  5. la revisione delle modalità e dei criteri relativi alla certificazione, che deve essere volta a individuare le abilità residue al fine di poterle sviluppare attraverso percorsi individuati di concerto con tutti gli specialisti di strutture pubbliche, private o convenzionate che seguono gli alunni riconosciuti disabili ai sensi degli articoli 3 e 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e della legge 8 ottobre 2010, n. 170, che partecipano ai gruppi di lavoro per l’integrazione e l’inclusione o agli incontri informali;
  6. la revisione e la razionalizzazione degli organismi operanti a livello territoriale per il supporto all’inclusione;
  7. la previsione dell’obbligo di formazione iniziale e in servizio per i dirigenti scolastici e per i docenti sugli aspetti pedagogico-didattici e organizzativi dell’integrazione scolastica;
  8. la previsione dell’obbligo di formazione in servizio per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario, rispetto alle specifiche competenze, sull’assistenza di base e sugli aspetti organizzativi ed educativo-relazionali relativi al processo di integrazione scolastica;
  9. la previsione della garanzia dell’istruzione domiciliare per gli alunni che si trovano nelle condizioni di cui all’articolo 12, comma 9, della legge 5 febbraio 1992, n. 104.”

OSSERVAZIONI

Per gli alunni con disabilità le novità maggiori sono contenute nei principi per l’emanazione del decreto delegato di cui all’art. 1 comma 181 lettera c) della nuova legge di riforma.

C’è da augurarsi che l’applicazione pratica di tali principi verrà in buona parte ricavata dai contenuti della Proposta di Legge FISH e FAND Atto Camera n. 2444 che è stata sottoscritta anche dal sottosegretario on. Faraone. Seguiremo con attenzione la formulazione del decreto delegato.

Ci auguriamo che le fortissime contestazioni che hanno seguito tutto l’iter della legge e che ancora sono preannunciati per l’inizio del nuovo anno scolastico, non incidano negativamente sui contenuti del decreto delegato.

Concorso scuola 2016, le novità: solo per abilitati e stop a quiz nozionistici

da Il Fatto Quotidiano

Concorso scuola 2016, le novità: solo per abilitati e stop a quiz nozionistici

L’ordine del giorno approvato dal Parlamento prevede di “escludere la valutazione delle conoscenze nozionistiche e disciplinari già valutate in seguito al conseguimento della laurea e del titolo abilitante”. Attesa per l’uscita del bando del “concorsone” entro il primo dicembre 2015 quando saranno spiegati i dettagli

Riforme: hanno dimenticato gli alunni disabili…

da Il Fatto Quotidiano

Riforme: hanno dimenticato gli alunni disabili…

di

E’ proprio così, la legge Delrio n. 56 dell’aprile 2014 che ridisegna confini e competenze delle amministrazioni locali ha dimenticato i disabili.

In Italia i disabili, ad onor del vero, vengono ricordati dalla politica in genere per praticare docce gelate in favore di telecamere (vedi Renzi la scorsa estate) o per esprimere solidarietà vuota di contenuti come nella recente legge sull’autismo approvata alla Camera.

La confusione riguarda il nuovo assetto normativo, previsto dalla entrata in vigore delle città metropolitane, che ha prodotto una singolare amnesia nel legislatore che ha omesso di trasferire in modo esplicito le mansioni ed i servizi per i disabili delle scuole.

Chi dovrà fornire gli assistenti alla comunicazione, i testi scolastici adattati ai bisogni dei disabili sensoriali, chi si occuperà del trasporto scolastico o dell’assistenza con educatori specializzati sono domande alle quali ad oggi migliaia di famiglie italiane con figli disabili non hanno ricevuto risposta.

Ancora più paradossale è che questa domanda non ha un destinatario perché la foga del legislatore (lo ricorderanno i lettori: abolizione delle province, riduzione dei parlamentari ma non delle spese militari) a tutt’oggi ha prodotto come conseguenza che oltre 45.000 alunni disabili delle scuole superiori si troveranno dal prossimo mese di settembre sempre più soli.

Ho ricevuto dalla senatrice Laura Bignami l’emendamento in allegato che si propone di riparare a questa assurda involontaria (?) dimenticanza.

Secondo voi succederà qualcosa?

Corsi Its per 1.200 studenti e formazione per 6mila prof: i risultati dei progetti Indire nel Mezzogiorno

da Il Sole 24 Ore

Corsi Its per 1.200 studenti e formazione per 6mila prof: i risultati dei progetti Indire nel Mezzogiorno

di Alessia Tripodi

In occasione dell’inagurazione della sede di Napoli l’istituto ha presentato i dati sulle attività realizzate in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia.

Oltre 50 corsi Its per 1.200 studenti, progetti di formazione per più di 6mila docenti e 2.200 (tra giovani e prof ) coinvolti in iniziative Erasmus. Sono i numeri dell’attività realizzata da Indire in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia e presentati ieri a Napoli in occasione dell’inaugurazione del nucleo territoriale per il Mezzogiorno dell’istituto per ricerca sulla scuola. Il monitoraggio presenta per la prima volta tutte le informazioni non solo sulla diffusione degli istituti tecnici superiori – che l’Indire, su incarico del Miur, monitora attraverso la Banca dati nazionale – e sui programmi Erasmus+, ma anche sulle attività realizzate nell’ambito del Pon 2007-2013.

Istituti tecnici superiori
Secondo i dati Indire, in Italia gli Its sono 75, di cui 5 in Sicilia, 4 in Calabria, 3 in Campania e in Puglia. Dal 2010 a oggi sono stati attivati 357 corsi con 8.141 studenti; nelle regioni Sicilia, Calabria, Campania e Puglia i corsi attivati sono 54 con 1.253 corsisti. I diplomati in tutta Italia sono 2.494, di cui 348 tra Sicilia, Calabria, Campania e Puglia. Attualmente i corsi attivi a livello nazionale sono 204 e sono frequentati da 3.975 studenti. In Sicilia, Calabria, Campania e Puglia i corsi attivi sono 30, frequentati da 552 studenti. Nelle 4 regioni i 30 corsi sono così suddivisi: 3 dell’area dell’Efficienza energetica, 7 dell’area della Mobilità sostenibile, 4 dell’area delle Nuove tecnologie della vita, 8 dell’area delle Nuove tecnologie per il made in Italy, 2 dell’area delle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione, 6 dell’area delle Tecnologie innovative per beni e le attività culturali -Turismo.

Formazione per docenti
Nel corso dell’ultima programmazione europea l’Indire ha realizzato in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia progetti di formazione per conto del Miur finanziati con fondi Ue (Pon Fse 2007/2013 – Competenze per lo sviluppo) rivolti ai docenti della scuola primaria, secondaria di primo grado e del biennio della secondaria di secondo grado. Indire ha elaborato il modello formativo, preparato i tutor, sviluppato la piattaforma di e-learning. I corsi sono stati erogati in presenza, nelle scuole più vicine al luogo di lavoro dei docenti, e online nell’ambiente dedicato. Nel 2009-2013 i progetti hanno formato 6.146 docenti, di cui 2.039 in Campania, 1.683 in Sicilia, 1.616 in Puglia e 808 in Calabria. Solo nell’ultima annualità censita (2012-13) sono state 82 le scuole che hanno ospitato i corsi, con oltre 2mila iscritti (di cui circa la metà in corsi dell’area linguistica) provenienti da 617 scuole diverse. Il 46% dei docenti coinvolto ha un’età compresa tra i 40 e i 50 anni, mentre il 43% tra i 50 e i 60 anni. Sempre su incarico del Miur e con finanziamenti Pon, Indire ha portato avanti l progetto Didatec per agevolare l’integrazione delle tecnologie nella didattica grazie ad un’offerta formativa di oltre 170 contenuti didattici digitali. In totale sono stati formati circa 15 mila docenti, di cui oltre 5 mila dalla Campania, e altrettanti dalla Sicilia, più di 3 mila in Puglia e circa 1.800 in Calabria. A livello provinciale, il dato maggiore riguarda Napoli (2.511 iscritti), seguita dalla provincia di Catania (1.257), Bari (1.086), Palermo (1.035) e Salerno (1.010). In tutte e quattro le regioni, la quota principale degli iscritti ha un’età compresa tra i 45 e i 54 anni.

Erasmus+
Molto alta, spiega Indire, la partecipazione di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia ai gemellaggi elettronici fra scuole eTwinning, che conferma il trend di crescita mostrato a livello italiano. Nel complesso gli insegnanti registrati alla community online sono 7.850 mentre i progetti didattici sono arrivati a 3.886.
Sul fronte dell’università, nell’anno accademico 2013/2014 sono stati circa 4.100 gli studenti delle quattro regioni di riferimento in mobilità Erasmus, di cui 3.285 per studio e 815 per svolgere tirocini in imprese europee. In Meridione gli atenei più attivi sono l’Università degli studi di Napoli Federico II con 788 studenti partiti in Erasmus (6° università italiana per partecipazione), seguita dall’Università degli studi di Palermo con 621 Erasmus in mobilità e dall’ateneo del capoluogo pugliese, l’Università degli studi di Bari Aldo Moro con 440 studenti in uscita. Se si guarda all’accoglienza, Calabria, Puglia, Campania e Sicilia hanno ospitato nei rispettivi atenei 2.236 studenti provenienti da tutta l’Europa.

Progetto Vales
Grazie al progetto finanziato nelle 4 regioni con fondi Pon, l’Indire ha formato 92 esperti che hanno condotto la sperimentazione nelle scuole per potenziare il sistema italiano di valutazione e miglioramento delle performance e allinearlo alle esperienze più avanzate in ambito internazionale. Sono 189 scuole delle regioni del Sud che hanno partecipato a questa attività; di queste 71 sono in Campania, 46 in Puglia, 55 in Sicilia e 17 in Calabria. Questi istituti, spiega Indire, hanno sperimentato le varie fasi – autovalutazione, valutazione esterna e miglioramento – che sono state poi introdotte nel nuovo sistema nazionale di valutazione italiano.

Mattarella non ferma la protesta della scuola

da il manifesto  

Mattarella non ferma la protesta della scuola

 

di Roberto Ciccarelli

“La buona scuola”. Il Quirinale firma, la riforma è legge. Il movimento rilancia: sciopero generale in autunno. Manifestazioni già dal primo giorno di scuola. A settembre assemblea sul referendum abrogativo: «Sarà una battaglia generale, culturale e di civiltà»

 

Scio­peri della fame, appelli, peti­zioni, migliaia di let­tere, richie­ste di incon­tro da parte di Sel, della Lega Nord e dell’ex giu­dice Fer­di­nando Impo­si­mato. Tutto inu­tile. Com’era pre­ve­di­bile il pre­si­dente della Repub­blica Ser­gio Mat­ta­rella non ha ascol­tato nes­suno e lunedì sera ha fir­mato la riforma Renzi-Giannini sulla scuola. La riforma più odiata che ha pro­dotto il movi­mento di con­te­sta­zione più vasto nella società ita­liana dai tempi della riforma Gel­mini è legge.

«Gli ana­li­sti dice­vano che la riforma della scuola era morta – ha com­men­tato stiz­zito il pre­si­dente del Con­si­glio Mat­teo Renzi — Nel giro di due mesi abbiamo por­tato a casa la legge come stiamo per por­tare a casa la riforma della Pub­blica ammi­ni­stra­zione. Noi que­sto Paese lo cam­biamo, piac­cia o non piac­cia». La mini­stra dell’Istruzione Ste­fa­nia Gian­nini sostiene di potere «dimo­strare nei fatti, con un dia­logo aperto e costante con la scuola e la società italiana».

Per dare l’idea del clima che il governo si ritro­verà a set­tem­bre, basta leg­gere que­sta rispo­sta: «Le scuole da set­tem­bre saranno un pro­blema per il Governo Renzi — garan­ti­scono gli stu­denti della Rete della Cono­scenza e l’UdS — Boi­cot­te­remo i dispo­si­tivi di valu­ta­zione, cree­remo nuovi organi di par­te­ci­pa­zione per bloc­care l’applicazione della riforma».

Sul ver­sante poli­tico i par­la­men­tari 5 Stelle si sono detti «addo­lo­rati» per la firma di Mat­ta­rella su un prov­ve­di­mento «con diversi pro­fili di inco­sti­tu­zio­na­lità che sman­tella la scuola pub­blica ita­liana e prende il peg­gio del mondo azien­da­li­stico». Sono scat­tate le pro­ce­dure per avviare le assun­zioni che por­te­ranno in cat­te­dra nei pros­simi due anni poco più di 100mila docenti e 60mila con il pros­simo con­corso a cat­te­dra che sarà varato entro il 2015.

Tra i punti più con­te­stati della riforma c’è la «chia­mata diretta» dei docenti da parte dei «presidi-manager». Avverà dagli «ambiti ter­ri­to­riali» dove con­flui­ranno i docenti sopran­nu­me­rari e quelli in mobi­lita a par­tire non da quest’anno, ma dal pros­simo, il 2016/17. Que­sto signi­fica che gli assunti da set­tem­bre, attra­verso varie fasi fino a novem­bre 2015, non rien­tre­ranno nella riforma voluta da Renzi. Saranno gli assunti dal 2016/17 a rien­trare in que­sto mec­ca­ni­smo. Entro giu­gno del 2016, gli uffici sco­la­stici regio­nali defi­ni­ranno il peri­me­tro degli «albi ter­ri­to­riali» a livello «sub-provinciale». In seguito, i presidi-manager sce­glie­ranno i docenti in base alle migliaia di cur­ri­cula e for­mu­le­ranno le pro­po­ste di lavoro alla luce delle candidature.

In un’elaborazione della Flc-Cgil sono stati descritti i nume­rosi punti oscuri della legge. Secondo il sin­da­cato viene lesa la libertà di inse­gna­mento che sarà con­di­zio­nata dalle scelte dei diri­genti; si creerà una dispa­rità inco­sti­tu­zio­nale di trat­ta­mento tra docenti repu­tati «bravi» e meri­te­voli di un aumento di sti­pen­dio; sulla base dello stesso mec­ca­ni­smo di valu­ta­zione arbi­tra­ria le scuole saranno clas­si­fi­cate in «buone» e non «buone»; lesa, infine, la capa­cità nego­ziale dei sin­da­cati e l’imparzialità della pub­blica ammi­ni­stra­zione.
In que­ste ore il movi­mento della scuola non sem­bra risen­tire del down poli­tico e psi­co­lo­gico che tra­volse quello uni­ver­si­ta­rio dopo la firma della legge Gel­mini nel 2010 da parte di Napo­li­tano. Si mostra anzi più bat­ta­gliero che mai. Gli inse­gnanti che per otto giorni hanno fatto uno scio­pero della fame e orga­niz­zato un pre­si­dio per­ma­nente in via XXIV mag­gio a Roma lo hanno inter­rotto in attesa di ripren­dere la con­te­sta­zione all’inizio dell’anno scolastico.

Dome­nica scorsa, sem­pre a Roma, si è svolta un’assemblea nazio­nale tra i sog­getti orga­niz­zati del movi­mento. È emersa que­sta agenda per set­tem­bre: assem­blea delle Rsu l’11 set­tem­bre a Roma; il primo giorno di scuola in tutte le regioni ci saranno due ore di assem­blea sin­da­cale e alle ore 13 una mani­fe­sta­zione pro­vin­ciale; le Rsu e i sin­da­cati saranno sol­le­ci­tati a indire il blocco delle atti­vità aggiun­tive dei docenti e del per­so­nale Ata. Il 23 set­tem­bre sarà orga­niz­zata la «notte bianca per la scuola pub­blica» in tutte le città. A tutti i sin­da­cati, in maniera uni­ta­ria, è stato chie­sto di indire una o più mani­fe­sta­zioni locali in attesa di un nuovo scio­pero gene­rale della scuola. In gene­rale si è fatto appello alla «disob­be­dienza civile den­tro le scuole» e a rifiu­tare di eleg­gere i mem­bri del comi­tato di valu­ta­zione che dovranno affian­care i pre­sidi mana­ger nella loro impresa di tra­sfor­mare le scuole in aziende.

Il sei set­tem­bre a Bolo­gna ci sarà un incon­tro nazio­nale per valu­tare l’opportunità di un «refe­ren­dum abro­ga­tivo» della «Buona scuola». Rispetto a ini­zia­tive ana­lo­ghe, annun­ciate o pra­ti­cate, da Lan­dini o da Civati, il movi­mento è al momento molto freddo. Dif­fi­cile rac­co­gliere firme a scuole chiuse. Sivuole man­te­nere un pro­filo auto­nomo e, allo stesso tempo, tra­sfor­mare il refe­ren­dum in una «bat­ta­glia gene­rale, cul­tu­rale e di civiltà».

Riforma, ecco lo scadenzario sulle operazioni da attuare: per le più importanti ci sono 18 mesi di tempo

da La Tecnica della Scuola

Riforma, ecco lo scadenzario sulle operazioni da attuare: per le più importanti ci sono 18 mesi di tempo

La maggior parte saranno svolte dal Miur, ma toccherà anche alle scuole farsene carico: come per la realizzazione del Pof (entro ottobre). Diversi adempimenti non hanno per ora limiti temporali di attuazione. E per i discussi decreti delegati – come la nuova formazione iniziale e immissione in ruolo dei prof, la riforma del sostegno, la valutazione e certificazione delle competenze – c’è tempo sino al 1° gennaio 2017.

Dopo le schede tecniche sulle novità principali della riforma, arriva un utile scadenzario sugli adempimenti che dovranno essere attuati nelle prossime settimane o nei futuri mesi. A formularli – riassumendoli in un’unica tabella contenente la scadenza per l’attuazione dell’adempimento, l’oggetto, chi lo dovrà adottare e il comma di riferimento contenuto nel disegno di legge approvato in via definitiva alla Camera lo scorso 9 luglio – è stata la Uil Scuola.

La maggior parte delle operazioni dovranno essere svolte direttamente dal ministero dell’Istruzione, attraverso anche i decreti di attuazione ministeriale, ma in alcuni casi toccherà anche alle scuole farsene carico: come a proposito della predisposizione del piano triennale dell’offerta formativa ed anche dell’eventuale revisione annuale (da concludersi entro ottobre 2015). Anche gli Uffici scolastici regionali saranno coinvolti: ad esempio per la costituzione delle reti di scuole (in questo caso entro il 30 giugno 2016).

Una curiosità: per il “monitoraggio annuale dei percorsi e delle attività di ampliamento dell’offerta formativa dei centri di istruzione per gli adulti”, la riforma non ha previsto scadenze. E lo stesso dicasi per “il Portale unico dei dati della scuola”. E pure per il “decreto con modalità per la gestione del credito d’imposta per le “erogazioni liberali” alle scuole”. Come anche per l’“emanazione del decreto relativo a termini e modalità di individuazione degli interventi di adeguamento strutturale e antisismico delle scuole”.

Per quanto riguarda, invece, l’emanazione di una lunga serie di decreti delegati, che prevedono l’assenso di diversi enti e istituzioni coinvolte, i tempi sono fissati ma decisamente lunghi: per tutti al massimo 18 mesi. Vanno adottati, in pratica, entro il 1° gennaio 2017. Si tratta dell’introduzione del “nuovo testo unico dell’istruzione”; della “formazione iniziale e immissione in ruolo dei docenti”; della “promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità”; della “revisione dei percorsi dell’istruzione professionale”; dell’“istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni”; della “garanzia dell’effettività del diritto allo studio su tutto il territorio nazionale”; della “promozione e diffusione della cultura umanistica, valorizzazione del patrimonio e della produzione culturali, musicali, teatrali, coreutici e cinematografici”; della “revisione, riordino e adeguamento della normativa in materia di istituzioni e iniziative scolastiche italiane all’estero”; nonché, infine, dell’“adeguamento della normativa in materia di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti, nonché degli esami di Stato”.

Riforma, Renzi e Giannini all’unisono: noi questo Paese lo cambiamo, piaccia o non piaccia

da La Tecnica della Scuola

Riforma, Renzi e Giannini all’unisono: noi questo Paese lo cambiamo, piaccia o non piaccia

Il premier: rispetto le critiche e gli errori che abbiamo fatto, ma è un dato certo che con questa legge avremo più autonomia per le scuole, merito e valutazione per gli insegnanti. Ora tocca alla PA. Il ministro: si si chiude un capitolo che è quello legislativo, importante per i tempi che siamo riusciti a rispettare, e se ne apre un altro.

Dai vertici del Governo e del ministero dell’Istruzione arrivano dichiarazioni entusiaste per la firma apposta poche ore fa dal Capo dello Stato al testo di riforma della scuola.

“Gli analisti dicevano che la riforma della scuola era morta. Nel giro di due mesi abbiamo portato a casa la legge, come stiamo per portare a casa la riforma della Pa. Noi questo Paese lo cambiamo, piaccia o non piaccia”, ha detto il premier Matteo Renzi in un’intervista a ’47-35 Parallelo Italia’, che è stata registrata venerdì scorso e sarà in onda su Raitre la sera di martedì 14 luglio.

“Io rispetto le critiche e gli errori che abbiamo fatto”, però è un dato certo che con la riforma avremo maggiore “autonomia per le scuole, più merito e più valutazione per gli insegnanti, più insegnanti”, ha proseguito Renzi.

E ancora: “l’ho detto nell’Eurosummit della settimana scorsa: abbiamo centinaia di migliaia di persone in piazza, una volta per la scuola, una volta per il Jobs Act, per la Pa. Perché? Perché le riforme scontentano le persone, non sono la magica chiave per accontentare tutti. Cambiare è un principio che va sempre bene quando c’è bisogno di fare i proclami politici, quando puoi qualcuno cambia non tutti sono contenti. Le rendite di posizione valgono per tutti e il cambiamento fa paura”, dice ancora il premier.

Anche da Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, trapela “grande soddisfazione” per la firma della Legge che riforma la scuola: voglio mandare, ha detto il titolare del Miur all’Ansa, “un ringraziamento sentito sul piano istituzionale nei confronti del presidente della Repubblica Mattarella”, a margine di un seminario svolto a Palazzo Madama.

“Siamo consapevoli – ha aggiunto Giannini – che si chiude un capitolo che è quello legislativo, importante per i tempi che siamo riusciti a rispettare anche per la velocità di questo passaggio, e se ne apre un altro. Guardo con consapevolezza l’enorme lavoro che ci aspetta, ma anche con la fiducia che riusciremo a dimostrare nei fatti, con un dialogo aperto e costante con la scuola e la società italiana, come questo disegno di legge porti delle opportunità”, ha concluso il ministro.

In lieve aumento l’organico dei Dirigenti scolastici a.s. 2015/2016

da La Tecnica della Scuola

In lieve aumento l’organico dei Dirigenti scolastici a.s. 2015/2016

L.L.

Diminuiscono le scuole sottodimensionate, mentre resta alto il numero di reggenze, sebbene si sia ancora in attesa di conoscere l’esisto dei vari contenziosi, sui quali la Buona Scuola dovrebbe mettere la parola fine

È stato inviato alla Corte dei conti per la registrazione il D.M. n. 466 del 6 luglio 2015, riguardante l’organico dei dirigenti scolastici per l’anno 2015-2016.

I posti previsti per il prossimo anno scolastico sono 8.123, inclusi i 14 dirigenti delle scuole di lingua slovena, con un aumento di 29 posti rispetto all’anno precedente. Le scuole sottodimensionate sono diminuite da 475 (2014-2015) a 385 (2015-2016), mentre resta alto il numero delle reggenze che nel 2015-2016 si attesterà intorno a 1.740.

Si è però ancora in attesa di sapere cosa accadrà ai Dirigenti campani vincitori dell’ultimo concorso e di conoscere l’esito dei contenziosi in atto, tra cui quello dei DS lombardi, sui quali dovrebbe intervenire la Buona Scuola.

Al decreto è allegata la seguente tabella di ripartizione regionale.

Organici DS

Magie della riforma: l’organico di fatto esce dalla porta e rientra dalla finestra

da La Tecnica della Scuola

Magie della riforma: l’organico di fatto esce dalla porta e rientra dalla finestra

Secondo un approfondimento del testo della Uil Scuola, il provvedimento in via pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale creerà un precariato strutturale: per garantire la copertura dei posti di insegnamento necessari.

La Uil Scuola sta esaminando con attenzione i singoli provvedimenti contenuti nel disegno di legge del Governo. Insieme alle schede tematiche, sta producendo degli approfondimenti, alla luce di quanto dispone il testo di riforma: in questa occasione si è soffermata sul comma n. 69. Scorrendo il quale, si scopre, per il sindacato guidato da Massimo Di Menna, che “l’organico di fatto esce dalla porta e rientra dalla finestra”.

“Il risultato è evidente: il Governo istituzionalizza il precariato, che diventa strutturale, per coprire  le materie previste dagli ordinamenti”, tira corto la Uil Scuola.

Il comma  69 della riforma (le parti in grassetto sono quelle su cui si è soffermato il sindacato Confederale). 

All’esclusivo scopo di far fronte ad esigenze di personale ulteriori rispetto a quelle soddisfatte dall’organico dell’autonomia come definite dalla presente legge, a decorrere dall’anno scolastico 2016/2017, ad esclusione dei posti di sostegno in deroga, nel caso di rilevazione delle inderogabili necessità previste e disciplinate, in relazione ai vigenti ordinamenti didattici, dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, è costituito annualmente con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, un ulteriore contingente di posti non facenti parte dell’organico dell’autonomia né disponibili, per il personale a tempo indeterminato, per operazioni di mobilità o assunzioni in ruolo.

A tali necessità si provvede secondo le modalità, i criteri e i parametri previsti dal citato decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81. Alla copertura di tali posti si provvede a valere sulle graduatorie di personale aspirante alla stipula di contratti a tempo determinato previste dalla normativa vigente ovvero mediante l’impiego di personale a tempo indeterminato con provvedimenti aventi efficacia limitatamente ad un solo anno scolastico. All’attuazione del presente comma si provvede nei limiti delle risorse disponibili annualmente nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca indicate nel decreto ministeriale di cui al primo periodo, fermo restando quanto previsto dall’articolo 64, comma 6, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.

Sul caso esoneri e semiesoneri vicari interviene ANP

da La Tecnica della Scuola

Sul caso esoneri e semiesoneri vicari interviene ANP

Mentre gli organici di fatto si stanno delineando e fra qualche giorno saranno pronti e rimandati alle singole scuola dagli uffici scolastici provinciali, degli esoneri o semiesoneri dei vicari non si trova corrispondenza.

In buona sostanza a oggi gli uffici scolastici provinciali non sono autorizzati a esonerare dal servizio i vicari delle scuole, anche se si dovesse trattare di scuola assegnata ad un dirigente scolastico reggente.

È stata inviata oggi al Ministro Giannini e al capo di gabinetto del Miur, dott. Fusacchia, una lettera del Presidente dell’ANP, Giorgio Rembado, che chiede una soluzione tempestiva alla questione dell’esonero dei vicari. Rembado asserisce che i problema nasce dalla contraddizione emergente dal contenuto della legge di stabilità n. 190 del 2014 con il nuovo intervento normativo in materia di istruzione.

La legge di stabilità, infatti spiega il responsabile dell’Associazione nazionale Presidi, prevede l’abolizione dell’esonero per i collaboratori del dirigente in “considerazione dell’attuazione dell’organico dell’autonomia”. La buona scuola, però, se da una parte sposta al 2016-2017 la costituzione di questo organico funzionale, prevede, dall’altra, che i docenti da assegnare alle istituzioni scolastiche, oltre quelli destinati a coprire le cattedre vacanti, siano assunti solo nell’ultima fase delle operazioni. Si rischia, quindi, di avviare l’anno scolastico senza copertura degli esoneri. Le scuole stanno predisponendo in questi giorni il piano per l’avvio del prossimo anno scolastico e devono poter definire da subito gli assetti organizzativi. Fondamentale, tra questi, la certezza circa l’esonero dei vicari come sostenuto nella lettera riportata di seguito.

Tuttavia bisogna aggiungere, per completezza d’informazione, che la legge di stabilità abroga di fatto l’art.459 del testo unico della scuola, e che non è competenza del Miur risolvere la questione, che invece potrebbe essere risolta con un decreto legge d’urgenza, proposto dal Consiglio dei Ministri. Ma siamo ormai vicini alle ferie anche per il Parlamento e per il governo, e crediamo difficile, anche se non impossibile, che a questo punto si possa attuare qualche rimedio. Inoltre ci piace fare notare, non per piaggeria, ma come dato di fatto che La Tecnica della Scuola, ben prima dell’Associazione nazionale Presidi, aveva chiesto al Miur, il 25 giugno 2015, di provvedere a risolvere il problema dell’esonero dei vicari.

Mattarella firma la legge ‘Buona Scuola’, ma la protesta non si ferma

da La Tecnica della Scuola

Mattarella firma la legge ‘Buona Scuola’, ma la protesta non si ferma

Docenti e studenti compatti nella protesta contro la legge di riforma della scuola.

La protesta del mondo della scuola non si ferma nemmeno dopo la firma, sul provvedimento approvato dalla Camera, da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il gruppo ‘L’esercito dei docenti’ non si ferma e continua lo sciopero della fame. Pronta anche la raccolta firme per l’abrogazione della legge tramite referendum.

Anche gli studenti protestano e criticano la scelta di Mattarella di firmare la legge:  “Le scuole da settembre saranno un problema per il Governo Renzi” – scrivono in una nota Rete della Conoscenza e l’UdS – “Boicotteremo i dispositivi di valutazione, creeremo nuovi organi di partecipazione per bloccare l’applicazione della riforma, costruiremo proposte alternative da mettere in pratica scuola per scuola, evidenzieremo in diverse forme le mancanze strutturali della scuola pubblica italiana e continueremo a riempire le piazze con i lavoratori e i precari”

Sindacati, la “triade” trova l’accordo solo su riforma della scuola, legge Fornero e contratti fermi

da La Tecnica della Scuola

Sindacati, la “triade” trova l’accordo solo su riforma della scuola, legge Fornero e contratti fermi

Dopo tre anni e mezzo sono tornate ad incontrarsi le segreterie di Cgil, Cisl e Uil: hanno subito chiesto un incontro al ministro Poletti per affrontare il tema della flessibilità nel passaggio dal lavoro alla pensione, in modo da anticipare le uscite senza grandi penalizzazioni. Volontà comune anche sui rinnovi contrattuali, ma le posizioni sul modello (valore della contrattazione e tipi di incrementi) sono ancora lontane.

Dopo tre anni e mezzo si sono quindi tornate ad incontrare le segreterie di Cgil, Cisl e Uil. L’occasione è stata l’approvazione della “detestata” riforma della scuola, ma dall’incontro, avvenuto il 14 luglio a Roma, sembrerebbe essere scaturito un patto unitario che va oltre il comparto dell’Istruzione pubblica. Anche se su non pochi punti l’intesa è ancora lontana dal compiersi.

L’incontro, scrive l’Ansa, si è svolto in “uno spazio comune voluto con forza da Barbagallo, che, fin dal suo insediamento, ha dedicato una location nella sede Uil proprio a questo tipo di riunioni, nella speranza che l’attività sindacale ritrovasse compattezza. Il capitolo più delicato da affrontare era quello dei contratti”.

Sono diversi i punti critici affrontati, nel corso di una riunione fiume, durante oltre 5 ore, durante la quale tutti e 24 i segretari, con le conclusioni affidate ai tre leader. Il primo nodo da sciogliere non poteva non essere quello dell’innalzamento eccessivo dell’asticella per accedere alle pensioni, voluto dal duo Monti-Fornero: la “triade” ha quindi chiesto un incontro al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, per affrontare il tema della flessibilità nel passaggio dal lavoro alla pensione, in modo da anticipare le uscite senza grandi penalizzazioni sugli assegni. ”E’ il momento che il ministro Poletti ci convochi”, ha detto la leader Cisl, Annamaria Furlan. Sulle pensioni “chiediamo la convocazione di un tavolo perché “non si può continuare con proposte spot. Da tempo chiediamo al Governo di incontrarlo – ha spiegato Susanna Camusso, a capo della Cgil – ma ci sono rinvii. Alla ripresa eserciteremo maggiore pressing, con le modalità che decideremo, affinché la discussione si apra”.

L’incontro della “triade” sindacale, è servito a ribadire che la partita dei rinnovi contrattuali non è allungabile, come vorrebbe forse il Governo, a tempi migliori. ”Se Confindustria ha intenzione di bloccare la stagione contrattuale se lo dimentichi”, ha tagliato corto ancora la Camusso. “Siamo per portare a casa i contratti aperti in questa stagione – ha spiegato il segretario Uil, Carmelo Barbagallo – ma dobbiamo approfondire le vicende sul modello contrattuale, dove ci sono posizioni ancora da dover sintetizzare”. Sul modello da chiedere, quindi, Cgil, Cisl e Uil non sembrano ancora avere le idee comuni.

E’ un tema su cui preme la Cisl. Sul modello contrattuale – spiega Furlan – “non esiste una posizione unitaria, ma c’è la volontà di continuare il confronto”. “Importante – aggiunge – è il rinnovo dei contratti” dei singoli comparti, ma “il sindacato deve essere protagonista nella proposta sul cambio di modello”.

Sul tema che continua a dividere i sindacato, spiega Askanews, Camusso ha aggiunto che “abbiamo discusso di tante cose e non solo di modello contrattuale. Abbiamo confermato che le piattaforme in essere devono avere regolare svolgimento per i rinnovi dei contratti nel privato e nel pubblico. La discussione tra noi continuerà, ma non interferirà sulla stagione dei rinnovi. Abbiamo opinioni diverse. Continua un cantiere aperto tra noi che produrrà delle proposte quando ci sarà una sintesi unitaria”.

Le variabili in gioco sono tante, dal valore della contrattazione aziendale al parametro di riferimenti a cui agganciare gli incrementi (inflazione, produttività). In tutto ciò c’è anche da sbrogliare la matassa della rappresentanza sindacale, su cui l’intesa è stata già fatta e sottoscritta ma ora deve essere applicata e i nodi da sciogliere sono ancora diversi.