#Maturità2019, aumentano i diplomati con 100 e lode. Il Sud domina il podio

da Il Sole 24 Ore

di Scuola24

Sono disponibili da ieri i primi risultati relativi agli esami di Stato della scuola secondaria di II grado. In base alle rilevazioni effettuate dal Miur, si registra un aumento dei diplomati con 100 e lode: sono l’1,6%, l’anno scorso erano l’1,3%. Diminuiscono complessivamente gli studenti che hanno conseguito un voto superiore a 70/100: sono il 61,7%, rispetto al 64,5% di un anno fa.

Quest’anno, è stato ammesso all’esame il 96,1% dei candidati scrutinati (nel 2018 era stato il 96%). I diplomati finali risultano essere il 99,7%, erano il 99,6% nel 2018.

Se le lodi aumentano, i diplomati con il 100 “secco” sono in leggero calo: sono il 5,6%, nel 2018 erano il 5,7%. Cresce la percentuale dei ragazzi con voto compreso tra 91 e 99, dal 9% al 9,8%. Diminuiscono sensibilmente i voti nella fascia 81-90, dal 19,6% al 16%; calano leggermente i 71-80, dal 28,9% al 28,7%.

In aumento i punteggi al di sotto del 70, il 38,3% rispetto al 35,5% del 2018. I 61-70 sono il 31,4% (erano il 27,7% nel 2018). I 60 scendono dal 7,8% al 6,9%.

Complessivamente, i 100 e lode sono 7.365, in termini assoluti. La regione con il più alto numero assoluto di diplomati con lode è la Campania (1.287), seguita da Puglia (1.225) e Sicilia (817). Guardando al rapporto percentuale tra diplomati con lode e diplomati totali, la percentuale più alta viene registrata in Puglia (3,4%), seguita da Calabria (2,6%) e Umbria (2,4%).

Nei licei le votazioni si confermano mediamente più alte: il 2,5% ha conseguito la lode, il 7,7% ha avuto 100, il 12,3% tra 91 e 99, il 18,5% tra 81 e 90, il 29,2% tra 71 e 80. Tra i licei, è l’indirizzo classico a primeggiare nei risultati al di sopra della fascia tra 80 e 100.

Da oggi gli studenti potranno verificare via web i risultati dei test Invalsi

da Il Sole 24 Ore

di Scuola24

Da oggi, gli studenti maggiorenni che hanno appena terminato l’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo d’istruzione potranno verificare i propri livelli di competenze conseguiti nelle prove Invalsi in Italiano, Matematica e Inglese.

Gli studenti possono accedere alla pagina dedicata nell’area riservata grazie a un codice personale che è stato assegnato loro durante lo svolgimento delle prove, collegandosi al sito
www.invalsiopen.it. Lo ha reso noto l’Invalsi.

Maturità, i 100 e lode al Sud ribaltano i risultati Invalsi

da Corriere della sera

Valentina Santarpia

La maturità appena lasciata alle spalle, quella del latin-greco al classico e del matematica-fisica allo scientifico, disegna un’Italia ribaltata rispetto all’Invalsi: se nei test il Sud faticava e il Nord eccelleva, nei voti di maturità è il Sud a comandare e voti più bassi al Nord.

ROMA Come guardare lo stesso scenario da due punti di vista diversi, e accorgersi che il panorama cambia completamente. Ecco come appare la platea dei 520 mila studenti che si sono appena diplomati quest’anno. Secondo i dati forniti ieri dal ministero dell’Istruzione, il record di 100 e 100 e lode è stato infatti conquistato dalle regioni del Sud: la prima in termini percentuali è la Puglia, con il 3,4% di maturandi che ha conquistato il voto massimo, il 10,8% in totale tra 100 e 100 e lode di tutta Italia. In termini assoluti, parliamo di 1.225 ragazzi e ragazze che hanno meritato il riconoscimento più alto, appena qualcuno in meno rispetto alla Campania, dove 1.287 sono stati i 100 e lode, in percentuale il 2% di tutti gli studenti che hanno affrontato l’esame di Stato. Si piazza benissimo anche la Calabria, con il 2,6%, ovvero con 447 maturi con lode. Confermato un trend che si ripete da qualche anno: come i licei (soprattutto i classici, quasi il 20%) fanno incetta ogni anno dei voti più alti rispetto ai professionali e tecnici, così le regioni del Sud si confermano sul podio dei diplomati più bravi.

Una tendenza che stride con i risultati degli Invalsi, i test standardizzati per misurare il livello di preparazione degli alunni in italiano, matematica e inglese, somministrati agli stessi studenti appena un paio di mesi prima rispetto all’esame di maturità. Solo oggi sarà possibile scoprire le performance individuali collegandosi al sito www.invalsiopen.it e digitando il codice personale. Ma intanto il 10 luglio sono state pubblicate le sintesi dell’Istituto di valutazione, che mettono proprio quelle stesse regioni del Sud — che oggi festeggiano — agli ultimi posti delle classifiche. Per capirci: nelle regioni del Nord l’insufficienza grave nelle prove di italiano è quasi fisiologica al di sotto del 10%, mentre in quelle del Sud sfiora il 20% in Puglia e Molise e supera il 25 in Calabria: «In quest’ultima regione è come se uno studente su quattro non fosse andato a Scuola», spiegava il responsabile nazionale dei test Roberto Ricci.

In matematica non va meglio: ci sono regioni come Calabria, Campania e Sicilia dove il 60% dei ragazzi non ha raggiunto le competenze minime richieste dai programmi. Al contrario di regioni come Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia dove tre studenti su quattro hanno raggiunto gli obiettivi. Stesso copione per l’inglese, dove Calabria, Sicilia, Campania, Basilicata, Sardegna, Molise, trascinano verso il basso la classifica italiana per l’alto numero di studenti che non raggiunge il livello B1. A differenza degli studenti delle regioni del Nord. Che però, all’esame di maturità crollano nelle valutazioni finali.

La percentuale più bassa di 100 e lode, la cosiddetta maglia nera, se la prende la Lombardia, con un magro 0,7% (l’anno scorso era lo 0,6%), seguita da Piemonte e Trentino Alto Adige (0,9%), senza considerare la Valle d’Aosta dove nessuno dei maturandi è riuscito a ottenere l’alloro. Anche andando a considerare le fasce di voto più basse, la contraddizione non sfuma: gli studenti del Sud, calabresi in testa, per tre quarti vengono licenziati dalla maturità con voti sopra il 70 senza però avere raggiunto quel livello di cittadinanza consapevole che la Costituzione imporrebbe a tutte le scuole di garantire, visto che più della metà di loro non è in grado di capire un testo di argomento astratto.

Voti gonfiati? Performance differenti? Valutazioni su criteri non omogenei? Rosetta Greco, direttrice scolastica del liceo Linares Licata (Agrigento), dove 7 alunni su 14 hanno ottenuto 100, e 4 anche la lode, chiosa: «Cinque anni valgono più di un test».

Blocco trasferimenti fino a 7 anni, quanto prevede la nuova bozza sull’autonomia

da Orizzontescuola

di Anselmo Penna

Le regioni non potranno più assumere i docenti, ma potranno porre dei paletti sulla mobilità dei docenti neoassunti. Molte le competenze sull’Istruzione che sono state modificate all’ultimo tavolo

Fino a 7 anni di stop

Le regioni, secondo quanto prevede l’ultima bozza per l’attuazione dell’autonomia differenziata, avranno facoltà di chiedere al Ministero di alzare gli anni di blocco della mobilità per i docenti neoassunti. Le indicazioni saranno inserite nei bandi di concorso. Ricordiamo che allo stato attuale gli anni di blocco sono 5. Una concessione fatta a Lombardia e Veneto per affrontare il fenomeno della carenza degli insegnanti e il rientro dei docenti emigrati nelle proprie terre.

No ad aumenti stipendiali

Un progetto, quello delle regioni del Nord, che resta, però, monco. Infatti, Lombardia e Veneto avevano chiesto anche di poter integrare lo stipendio dei docenti regionali con una contrattazione integrativa. Lo scopo era di rendere più allettante la permanenza da parte dei docenti emigrati in cerca di lavoro e consentire loro di controbilanciare il sacrificio con stipendi più elevati. progetto che non ha trovato il beneplacito di tutta la maggioranza.

Concorsi restano nazionali

Come già anticipato dalla nostra redazione, salta anche il progetto di tali regioni di bandire concorsi regionali. I concorsi resteranno banditi a livello nazionale, dal Ministero dell’istruzione.

Stop a regionalizzazione curriculi, si ad alternanza scuola-lavoro

Le regioni, inoltre, non potranno intervenire sul curriculo scolastico. E’ anche vero che si trattava di una richiesta evitabile, dato che esiste già da tempo la possibilità dell’utilizzo delle quote di autonomia. Mano libera, invece, per l’alternanza scuola-lavoro. Mentre il Governo centrale ha tagliato i fondi e le ore a livello nazionale, si darà possibilità alle regioni di potenziare i percorsi autonomamente.

Concorso dirigenti scolastici, graduatoria attesa venerdì 26. Sindacati al Miur domani 23

da Orizzontescuola

di redazione

Dopo la sospensiva concessa dal Consiglio di Stato, il concorso per dirigente scolastico si avvia ormai alle battute finali. Si attende infatti la pubblicazione della graduatoria nazionale e della successiva assunzione in ruolo dei nuovi dirigenti.

Questa settimana sarà importante, in quanto martedì 23 luglio i sindacati saranno al Miur per un’informativa sull’approvazione della graduatoria e sulle modalità di assunzione e il 26 luglio, secondo quanto riferisce Udir, potrebbe essere pubblicata la graduatoria.

Graduatoria

La graduatoria, come detto sopra, potrebbe essere pubblicata il 26 luglio. D’altra parte siamo già in ritardo rispetto alla tempistica indicata dal Ministero nel ricorso che ha portato alla sospensiva della sentenza di annullamento da parte del TAR, sulla base della quale la graduatoria doveva essere stilata entro il 15 luglio.

Assunzioni

Le  assunzioni avverranno su base nazionale e, come leggiamo nel bando di concorso, si seguirà la procedura di seguito riportata:

  • i vincitori esprimono le preferenze;
  • segue l’assegnazione ai ruoli regionali sulla base dell’ordine di graduatoria e delle preferenze espresse dai vincitori stessi all’atto dello scorrimento della graduatoria, nel limite dei posti vacanti e disponibili ciascun anno e in ciascun USR
  • il competente USR invita i vincitori a sottoscrivere il contratto individuale di lavoro a tempo indeterminato previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro relativo alla dirigenza scolastica. Nell’assegnazione della sede di servizio, il competente USR si atterra’ a quanto disposto dagli articoli 21 e 33, commi 5, 6 e 7, della legge 104/1992, ossia alle precedenze previste dalla predetta legge.

Il Miur, nel corso dell’incontro del 23 luglio, dovrebbe illustrare la procedura tramite la quale i candidati esprimeranno le preferenze e come avverranno assegnati ai vari USR.

Ricordiamo che il Ministero ha chiesto al MEF l’autorizzazione all’assunzione per circa 1.980 posti.

Immissioni in ruolo, già 64.149 posti vuoti. Anni per svuotare le graduatorie, il piano Bussetti

da Orizzontescuola

di redazione

Prendono il via questa settimana le immissioni in ruolo a.s. 2019/20. Il Miur ha fornito le istruzioni ai sindacati e ai Dirigenti degli USR  e in settimana pubblicherà la distribuzione del contingente per province e classi di concorso.

I posti vuoti ci sono, soprattutto per la scuola secondaria.

Infografica La Stampa

Per le graduatorie invece ci sono problemi. Alcune del concorso docenti abilitati 2018 per la scuola secondaria non sono state ancora pubblicate, alcune del concorso infanzia e primaria 2016 sono ancora piene ma le assunzioni autorizzate non le scalfiranno più di tanto.

Non c’è incontro tra domanda e offerta. Oltre al fatto che dei posti vuoti, solo una parte sarà data alle assunzioni. I posti di Quota 100 saranno destinati invece ad assegnazioni provvisorie/utilizzazioni e poi supplenze fino al 31 agosto 2020.

Anni per svuotare le graduatorie

Il Coordinamento Nazionale Docenti Abilitati ha individuato una media di 25 anni per lo svuotamento di alcune delle graduatorie del concorso secondaria abilitati 2018.

Salvo Intravaia su Repubblica rilancia: per infanzia e primaria in Sicilia neanche tra 60 anni.

Il piano Bussetti

I posti vuoti non assegnati nelle immissioni in ruolo si tradurranno in supplenze. Una piaga che colpisce la scuola in tutti i suoi aspetti, dal lavoro delle segreterie, alla didattica, alla inevitabile delusione per i docenti coinvolti.

Il piano Bussetti contempla al momento tre concorsi, al quale potrebbe aggiungersi ancora quello straordinario bis per diplomati magistrale e laureati in Scienze della formazione primaria con un solo anno di servizio.

  1. concorso ordinario infanzia e primaria. Il bando  è atteso questa settimana
  2. concorso straordinario secondaria I e II grado. riservato a docenti con 3 annualità di servizio negli ultimi otto anni nella scuola statale. 24.000 posti Requisiti e prove
  3. concorso ordinario per laureati 24 CFU, abilitati, docenti con 3 anni di servizio, ITP. 25.000 posti

Obiettivo: graduatorie pronte per l’assunzione dal 1° settembre 2020.

Decreto pronto, atteso nei prossimi Consigli dei Ministri.

Nello stesso decreto ci sarà anche il PAS, Percorso Abilitante Straordinario

Concorso infanzia e primaria, sindacati al Miur il 30 luglio. Informativa sul bando

da Orizzontescuola

di redazione

Concorso infanzia e primaria: il bando è ormai imminente. FLCGIL, CISL, UIL, SNALS e Gilda sono stati convocati il 30 luglio per l’informativa sul bando.

16.959 posti autorizzati

In Gazzetta Ufficiale pubblicata l’autorizzazione da parte del Presidente del Consiglio dei posti per l’avvio del concorso a cattedra per Infanzia e Primaria.

Si tratta di:

  • 10.624 per l’anno scolastico 2020/2021
  •  6.335 per l’anno scolastico 2021/2022.

Bando imminente

Tutto pronto, ci comunicano le nostre fonti ministeriali per l’avvio del concorso. Il bando è pronto e dovrà soltanto essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale

Si tratta, ricordiamo, di uno dei tre concorsi programmati dal Ministero. Siamo in attesa, infatti, di un concorso straordinario per i docenti con 36 mesi di servizio e di uno ordinario. Entrambi per assumere docenti della secondaria di I e II grado.

Chi potrà partecipare al concorso per Infanzia e Primaria

I requisiti di accesso sono i seguenti

Corso di preparazione Concorso a cattedra ordinario Infanzia e Primaria

  1. laurea in Scienze della formazione primaria
  2. diploma magistrale  con  valore  di  abilitazione  e  diploma sperimentale a indirizzo linguistico, conseguiti presso gli  istituti magistrali, o analogo titolo di abilitazione conseguito all’estero  e riconosciuto in Italia ai sensi della normativa vigente,  conseguiti, comunque, entro l’anno scolastico 2001/2002.
  3. analogo titolo conseguito all’estero e riconosciuto dal miur

Per i posti di sostegno è necessario essere in possesso, oltre ad uno dei titoli suddetti, del titolo di specializzazione sul sostegno conseguito  ai  sensi  della  normativa vigente o di analogo titolo di specializzazione conseguito all’estero e riconosciuto in Italia ai sensi della normativa vigente.

Sono  ammessi  con  riserva  coloro  che,   avendo   conseguito all’estero i titoli di cui alle lettere a) e b) del comma 1 e di  cui al comma 2,  abbiano  comunque  presentato  la  relativa  domanda  di riconoscimento alla Direzione generale per gli ordinamenti scolastici

Stipendio luglio, giorno 23 soldi nel conto con aumento

da Orizzontescuola

di redazione

Stipendio luglio: nell’area personale di NoiPA il personale della scuola con contratto a tempo indeterminato o supplenza al 31 agosto può consultare il cedolino.

La novità di luglio è l’aumento dell’indennità di vacanza contrattuale, che sarà erogata fino all’approvazione del nuovo contratto e di nuovi aumenti stipendiali.

Da aprile l’indennità viene erogata sulla base della fascia stipendiale alla quale si appartiene.

N.B. La somma di luglio non si aggiunge a quella di aprile, ma la sostituisce.

Tabella aumenti

Rimborso Irpef

Luglio è solitamente anche il mese in cui viene rimborsata l’Irpef qualora il 730 sia a credito. Data la possibilità di presentare la dichiarazione fino al 23 luglio, naturalmente il rimborso o meno dipenderà dalla singola situazione.

Emissione competenze accessorie

Non sono invece in pagamento gli incarichi svolti nell’a.s. 2018/19 (ad es. coordinatore e segretario nei consigli di classe) e retribuiti con il fondo di istituto.

Le risorse, verosimilmente, saranno nella disponibilità delle scuole entro la prima metà di agosto

N.B. Ciascuna di queste tre situazioni è molto soggettiva, per cui non ci stupiremmo se qualche docente non trovasse in busta paga a luglio variazioni sensibili. A volte infatti le addizionali comunali/regionali sono più alte rispetto a eventuali incrementi.

Assegnazioni provvisorie, destinazione entro il 31 agosto. Graduatorie e modello reclamo

da Orizzontescuola

di redazione

Il 20 luglio scorso, sono scaduti i termini per la presentazione delle domande di assegnazione provvisoria e utilizzazione per l’a.s. 2019/20.

Cosa fare nel caso in cui si riscontrino degli errori nella valutazione della domanda presentata? Entro quando si conoscerà l’esito del movimento?

Reclami

Una volta presentate le domande, gli Uffici scolastici provinciali stileranno le relative graduatorie riportanti punteggi ed eventuali precedenze degli interessati.

Nel caso in cui si riscontrino degli errori nella valutazione della domanda, è possibile presentare reclamo avverso la graduatoria redatta dall’USP di competenza.

Nello specifico, il reclamo può riguardare:

  • l’attribuzione del punteggio
  • il riconoscimento di eventuali diritti di precedenza

Il reclamo va presentato entro 5 giorni dalla pubblicazione o notifica dell’atto. L’USP esamina i reclami, con l’adozione degli eventuali provvedimenti correttivi degli atti contestati, entro i successivi 10 giorni.

Le decisioni sui reclami sono atti definitivi.

Scarica il modello di reclamo

Esiti

I docenti interessati conosceranno l’esito dell’istanza presentata entro il 31 agosto 2019, come dispone l’articolo 9, comma 6, del CCNI 2019/22:

Tutte le operazioni di utilizzazione e assegnazione provvisoria devono improrogabilmente essere effettuate entro il 31 agosto dell’anno scolastico di riferimento nel triennio di vigenza del presente contratto.

Gli Uffici scolastici provinciali pubblicheranno i bollettini con tutti i movimenti (utilizzazioni e assegnazioni provvisorie) predisposti.

Gli interessati riceveranno una mail all’indirizzo di posta elettronica indicato su Istanze Online e potranno visualizzare l’esito sul predetto portale, accedendo a: “Altri servizi” -> “Mobilità in organico di fatto – personale docente”.

Maturità 2019: diminuiscono i diplomati con 70, in aumento le lodi, in lieve calo i 100

da La Tecnica della Scuola

Nella Maturità 2019, risultano in aumento i diplomati con 100 e lode (si passa dall’1,3% all’1,6%, in totale sono 7.365), mentre sono in lieve calo i 100 (sono il 5,6%, nel 2018 erano il 5,7%). Diminuiscono anche gli studenti che hanno conseguito un voto superiore a 70/100: sono il 61,7%, rispetto al 64,5% di un anno fa. E diminuiscono sensibilmente i voti nella fascia 81-90, dal 19,6% al 16%.

Questi sono alcuni dei dati riportati nel documento che riporta i primi risultati degli Esami di Stato conclusivi del II ciclo.

Di seguito ecco altri dati:

  • è stato ammesso all’Esame il 96,1% dei candidati scrutinati (nel 2018 era stato il 96)
  • i diplomati finali risultano essere il 99,7%, erano il 99,6% nel 2018
  • cresce la percentuale dei ragazzi con voto compreso tra 91 e 99, dal 9% al 9,8%
  • calano leggermente i 71-80, dal 28,9% al 28,7%
  • in aumento i punteggi al di sotto del 70, il 38,3% rispetto al 35,5% del 2018
  • i 61-70 sono il 31,4% (erano il 27,7% nel 2018)
  • i 60 scendono dal 7,8% al 6,9%.

Per quanto riguarda la distribuzione territoriale delle lodi, la Regione con il più alto numero è la Campania (1.287), seguita da Puglia (1.225) e Sicilia (817).

Guardando invece al percorso di studi, nei Licei le votazioni si confermano mediamente più alte: il 2,5% ha conseguito la lode, il 7,7% ha avuto 100, il 12,3% tra 91 e 99, il 18,5% tra 81 e 90, il 29,2% tra 71 e 80. Tra i  Licei, è l’indirizzo Classico a primeggiare nei risultati al di sopra della fascia tra 80 e 100.

Maturità 2019: cresce il numero di promossi. Pubblicati i risultati

da Tuttoscuola

Disponibili da oggi i primi risultati relativi agli Esami di Stato della Scuola secondaria di II grado. In base alle rilevazioni effettuate dal MIUR, si registra un aumento dei diplomati con 100 e lode: sono l’1,6%, l’anno scorso erano l’1,3%. Diminuiscono complessivamente gli studenti che hanno conseguito un voto superiore a 70/100: sono il 61,7%, rispetto al 64,5% di un anno fa. Lo fa sapere il MIUR con la diffusione di un comunicato che riportiamo di seguito.

Quest’anno, è stato ammesso all’Esame il 96,1% dei candidati scrutinati (nel 2018 era stato il 96%). I diplomati finali risultano essere il 99,7%, erano il 99,6% nel 2018.

Se le lodi aumentano, i diplomati con il 100 ‘secco’ sono in leggero calo: sono il 5,6%, nel 2018 erano il 5,7%. Cresce la percentuale dei ragazzi con voto compreso tra 91 e 99, dal 9% al 9,8%. Diminuiscono sensibilmente i voti nella fascia 81-90, dal 19,6% al 16%; calano leggermente i 71-80, dal 28,9% al 28,7%.

In aumento i punteggi al di sotto del 70, il 38,3% rispetto al 35,5% del 2018. I 61-70 sono il 31,4% (erano il 27,7% nel 2018). I 60 scendono dal 7,8% al 6,9%.

Complessivamente, i 100 e lode sono 7.365,  in termini assoluti. La Regione con il più alto numero assoluto di diplomati con lode è la Campania (1.287), seguita da Puglia (1.225) e Sicilia (817). Guardando al rapporto percentuale tra diplomati con lode e diplomati totali, la percentuale più alta viene registrata in Puglia (3,4%), seguita da Calabria (2,6%) e Umbria (2,4%) (in allegato la tabella completa).

Nei Licei le votazioni si confermano mediamente più alte: il 2,5% ha conseguito la lode, il 7,7% ha avuto 100, il 12,3% tra 91 e 99, il 18,5% tra 81 e 90, il 29,2% tra 71 e 80. Tra i  Licei, è l’indirizzo Classico a primeggiare nei risultati al di sopra della fascia tra 80 e 100.

Concorso Infanzia e Primaria: convocati i sindacati per informativa su bando

da Tuttoscuola

Concorso infanzia e primaria: si attende il bando che sembra ormai essere davvero imminente.  FLC GIL, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS e Gilda sono stati infatti convocati il 30 luglio per l’informativa sul bando.

Intanto lo scorso 19 luglio è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri con l’autorizzazione del MIUR all’avvio delle procedure di reclutamento dei docenti: 16.959 posti per la scuola dell’infanzia e primaria.‬ Di questi 10.624 per l’anno scolastico 2020/2021 e 6.335 per l’anno scolastico 2021/2022. Bussetti: “A breve pubblicheremo il bando”.

Nel decreto infatti si legge che “Il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca è autorizzato, ai sensi dell’art. 35, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, ad avviare, per il biennio scolastico 2020/2022, procedure concorsuali per il reclutamento, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili, di 16.959 posti di personale docente della scuola dell’infanzia e primaria, di cui 10.624 per l’anno scolastico 2020/20216.335 per l’anno scolastico 2021/2022.    Ai fini delle assunzioni del personale di cui al comma 1 restano ferme le procedure di autorizzazione previste dall’art. 39, commi 3 e 3-bis, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, nell’ambito dei posti effettivamente vacanti e disponibili. Il presente decreto, previa registrazione da parte della Corte dei conti, sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana“.

“Autorizzato il reclutamento di 16.959 nuovi insegnanti per le scuole dell’infanzia e primaria. A breve pubblicheremo il bando. Il nostro impegno continua, il nostro lavoro per la scuola non si ferma!”. Così commenta il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, utilizzando su Facebook l’hashtag #dalleparoleaifatti.

Tra poco quindi avremo il bando concorso infanzia e primaria. Ma quando?

 “Via libera a concorsi per 16.959 posti di personale docente della scuola dell’infanzia e primaria, di cui 10.624 per l’anno scolastico 2020/2021 e 6.335 per l’anno scolastico 2021/2022”. Poche ore prima delle votazioni europee del 26 maggio scorso, il ministro per la Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, comunicava di avere firmato, per la parte di sua competenza, il decreto interministeriale del concorso ordinario di infanzia e primaria. Nelle stesse ore il ministro Bussetti le faceva eco dalla Sicilia, annunciando il bando entro qualche settimana per colmare anche i vuoti dei posti di sostegno nei due settori. A elezioni concluse lo stesso ministro comunicava che entro l’estate sarebbe uscito il bando. E anche in queste ultime ore Viale Trastevere sembra far intendere che la pubblicazione del bando concorso scuola 2019 infanzia e primaria dovrebbe avvenire a breve.
Ma dagli annunci preelettorali sono trascorsi quasi due mesi, un tempo più che sufficiente per ottenere il concerto del MEF, cioè l’autorizzazione a bandire il concorso scuola 2019, assicurando la copertura dei posti previsti dal bando. Senza l’ok del ministro Tria, il concorso scuola per quei 17 mila posti e per gli altri 50 mila annunciati dal ministro Bussetti non può partire.

Ma il ministro dell’Economia e Finanze, Giovanni Tria, in questi giorni ha ben altro a cui pensare e, per uscire dal capestro dell’Unione Europea, è sicuramente alla ricerca di risparmi e di tagli, anziché di nuovi impegni di spesa.

Potrebbe essere questa la ragione vera del ritardo di pubblicazione del bando che trascinerebbe nelle spese altri 17 mila posti per il parallelo reclutamento (50%) degli iscritti alle graduatorie ad esaurimento.

I concorsi costano e di questi tempi di problematiche finanziarie quel costo potrebbe diventare un lusso per le esauste casse statali.

Diplomati magistrali: Corte di Cassazione conferma la Plenaria del Consiglio di Stato

da Tuttoscuola

L’abuso di potere giurisdizionale da parte dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato non sussiste. È quanto hanno ritenuto i giudici della Corte di Cassazione che, a sezioni unite ha dichiarato inammissibile il ricorso dei diplomati magistrali contro la sentenza dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato.

Lo scorso febbraio l’Adunanza plenaria del Consiglio con due sentenze gemelle, la n.4 e n.5 del 2019, ribadiva i principi già enunciati nel 2017 confermando che “il possesso del solo diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002 non costituisce titolo sufficiente per l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento del personale docente ed educativo”.

Ricordiamo che la sentenza ha effetto su migliaia di diplomati magistrali, ma non sull’intera platea. Non sono inclusi i docenti con sentenze passato in giudicato. Non sono interessati nemmeno i soggetti le cui sentenze del Tar abbiano superato i sei mesi di tempo per l’impugnazione.

Autonomia differenziata. Gli insegnanti restano dipendenti statali

da Tuttoscuola

Alla fine della scorsa settimana le cronache hanno riferito in coro, con variazioni minime, che “l’articolo 12, che consentiva l’assunzione diretta di personale docente e non docente” da parte delle Regioni interessate all’autonomia differenziata,“è stato soppresso”, salvo che per un punto marginale, la possibilità per la Regione di prolungare fino a 7 anni l’obbligo di permanenza per i docenti in arrivo per concorso o trasferimento.

Quale fosse esattamente il contenuto di tale articolo 12 non è stato però possibile stabilirlo perché il testo base di cui faceva parte, redatto verosimilmente da Erika Stefani, ministra leghista degli Affari Regionali e dell’Autonomia del governo Conte, non è stato reso noto. È probabile che l’articolo 12 abbia provato a fondere in un unico testo le disposizioni in materia di istruzione contenute nelle bozze di Intesa sottoscritte nella precedente legislatura (governo Gentiloni) dalle regioni Lombardia e Veneto, ma se e come la ministra Stefani abbia proceduto all’unificazione di due normative per molti aspetti non coincidenti (quella della Lombardia appare anche più ‘autonomista’ di quella del Veneto) resta per ora un mistero.

Quello che hanno detto sbrigativamente i media è che l’articolo fantasma è stato bocciato per l’opposizione convergente del presidente Conte e del vicepresidente Di Maio, e in assenza dell’altro vicepresidente Salvini. Al quale i due governatori leghisti della Lombardia e del Veneto hanno subito fatto sapere che “Così io non firmo” (Fontana) e che “se sull’istruzione (la bozza) è come mi dicono, non la firmerò mai” (Zaia). Diversa la posizione del presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini: “mi pare che il Governo stia riconoscendo, nei fatti, che il nostro progetto può diventare il punto di equilibrio per tutti. Che l’istruzione sia e debba rimanere un servizio nazionale, con insegnanti assunti e stipendiati dallo Stato, ma che le Regioni possano e debbano concorrere pienamente alla programmazione dei fabbisogni sia per gli organici che per l’edilizia scolastica, è esattamente la nostra proposta, avanzata per rafforzare la scuola, senza intaccare la sua funzione nazionale”.

Secondo il premier Conte, solo “un nodo politico è rimasto, quello dei Beni culturali”, che sarà affrontato in una “riunione a breve”. Sul resto, come in parte riconosce anche la Stefani, si è andati avanti (“Su sanità, ambiente, sviluppo economico sono state accolte le richieste delle Regioni”). Caso mai l’ostacolo più grosso è quello dell’autonomia finanziaria: “L’autonomia funziona se c’è quella finanziaria”, e su questo “non accetteremo nessun compromesso”.

Insomma, se la mediazione di Conte riesce la Lega, o meglio Matteo Salvini, si troverà a dover decidere se mandare avanti le Intese trangugiando la sconfitta sull’istruzione o avallare il rifiuto di Fontana e Zaia di sottoscriverle, magari per farne il leit motivdi una campagna elettorale. Se deciderà in questo secondo senso vorrà dire che punta sulle elezioni a breve termine.

Istruzione e formazione professionale: due percorsi che rischiano di contrapporsi

da Tuttoscuola

Istruzione e formazione professionale (IFP), una nuova formulazione comparsa nel titolo quinto della Costituzione approvato nel 2001, che non voleva solo aggiornare l’istruzione artigiana e professionale comparsa nella prima edizione del dettato costituzionale, ma che cerca di riassumere in quella congiunzione due aspetti istituzionali, uno statale e l’altro regionale. Il dibattito di quegli anni si era orientato alla loro unificazione pensando ad un sistema molto spostato sul mondo del lavoro con le caratteristiche dei territori e quindi di competenza regionale, lasciando a livello nazionale i licei e gli istituti tecnici come riferimento della grande impresa.

Con l’elevazione dell’obbligo scolastico a sedici anni fu introdotto anche quello formativo per la formazione professionale (FP), con una qualifica triennale ed un diploma al quarto anno, mentre gli istituti statali, portati a cinque anni, rimasero legati al sistema scolastico nazionale lasciando che la suddetta formula costituzionale fosse attribuita soltanto ai percorsi  regionali.

Ciascuno di questi canali ebbe una propria regolamentazione in termini di profili professionali ed una storia diversa. In alcune regioni si tentò l’esperienza di integrazione fra le scuole ed i centri  di formazione, ma i due sistemi non hanno retto all’intreccio dei rispettivi ordinamenti, il che ha sottoposto alunni e personale ad un inutile stress burocratico, e quindi si preferì operare sui raccordi, sia per quanto riguardava i passaggi degli studenti, sia per la presenza di corsi regionali negli istituti statali a loro volta accreditati dalle stesse regioni.

Dovevano essere stipulati accordi con gli USR per attivare percorsi così detti sussidiari in modo da portare ad una qualifica triennale in istituti quinquennali, che prevedevano durata, articolazione, obiettivi degli stessi, nonché le modalità per l’effettuazione delle prove finali in merito alle competenze acquisite in contesti anche non formali ed informali ed il riconoscimento dei crediti spendibili nei suddetti sistemi, ma anche nel mondo del lavoro, per il quale si definivano le modalità di alternanza e della formazione in apprendistato. Dopo il primo ciclo di istruzione si poteva accedere direttamente all’IFP ed al predetto apprendistato e questi valgono anche come assolvimento dell’obbligo di istruzione.

Il canale regionale quadriennale (qualifica + diploma professionale) iniziò a sperimentare per iniziativa del ministero del lavoro il “sistema duale”, affidando l’intera gestione dei percorsi a centri regionali selezionati, al fine di consolidare detti centri che nel Paese hanno una presenza molto frammentata. Una tale sperimentazione ancora in atto voleva promuovere il nuovo apprendistato, realizzare percorsi di alternanza scuola–lavoro di 400 ore al posto delle 210 previste per gli istituti professionali (IP), far maturare crediti per l’ingresso negli istituti di formazione tecnica superiore (IFTS) di uno o due anni, attivare percorsi per i disabili e laboratori di recupero per i disoccupati.