Piano digitale per le scuole già dal prossimo anno scolastico

da Il Sole 24 Ore

Piano digitale per le scuole già dal prossimo anno scolastico

di Alessia Tripodi

Azioni per potenziare la didattica hi-tech e la formazione multimediale di prof e Ata. Nasce il Portale unico della scuola

Subito uno stanziamento da 90 milioni di euro per l’innovazione didattica e la creazione di laboratori territoriali aperti anche di pomeriggio. E un milione di euro per dare vita al Portale unico sulla scuola, un database che conterrà tutti gli Open Data del mondo dell’istruzione e della formazione.
La riforma della «Buona Scuola» preme sull’acceleratore dell’innovazione e con il suo Piano nazionale per la scuola digitale punta a rendere permanenti gli investimenti sul fronte della didattica hi-tech.

Strategia nazionale
Dopo i primi 90 milioni messi in campo da subito, l’investimento su digitale e innovazione diventerà permanente, con 30 milioni all’anno a partire dal 2016.
I fondi saranno utilizzati già a partire dal prossimo anno scolastico per finanziare azioni per lo sviluppo delle competenze anche in collaborazione con università, imprese e associazioni, per il potenziamento degli strumenti didattici per l’innovazione nelle scuole, per la formazione hi-tech di docenti e Ata, per il potenziamento delle infrastrutture di rete e la valorizzazione delle best practice delle scuole. La strategia del Miur comprende anche interventi per l’adozione di e-book e la per diffusione dei testi didattici digitali prodotti autonomamente dagli istituti.
Saranno le scuole a individuare i docenti cui affidare il coordinamento delle attività digitali e a questi prof potrà anche essere affiancato un insegnante «tecnico-pratico».
La riforma offre poi agli istituti scolastici l’opportunità di aprire le loro porte anche al di fuori dell’orario di lezione per la creazione di laboratori territoriali anti dispersione e per la formazione dei giovani non occupati. Progetti che, spiega il testo, potranno avvalersi anche del supporto di imprese, enti pubblici e privati, fondazioni.

Arriva il Portale unico della scuola
Tutto il mondo della scuola e della formazione a portata di clic. Bilanci degli istituti scolastici, Sistema nazionale di valutazione, Anagrafe dell’edilizia scolastica e degli studenti, incarichi di docenza, Piani dell’offerta formativa e curriculum degli studenti: sono queste le informazioni che saranno raccolte – e rese disponibili on line – con il nuovo Portale unico previsto dalla riforma, che permetterà anche di consultare e scaricare la normativa, gli atti e le circolari pubblicate dal Miur.
Il nuovo Portale con gli Open data sarà gestito da Viale Trastevere. Dopo il milione di euro messo in campo da subito per l’attivazione del sito, dal 2016 in poi saranno messi a disposizione 100mila euro l’anno per le spese di gestione e mantenimento.

Istituti, è corsa contro il tempo si rischia una valanga di ricorsi

da Repubblica.it

Istituti, è corsa contro il tempo si rischia una valanga di ricorsi

Già annunciate migliaia di contestazioni di chi chiede l’inserimento nelle graduatorie

ROMA E’ il tempo il nuovo nemico della Buona Scuola. Approvata ieri, dopo mesi di proteste e manifestazioni, ora la riforma rischia di scontrarsi con le scadenze del calendario scolastico, alle quali anche il governo deve sottostare, se vuole che la tanto decantata – e osteggiata – rivoluzione abbia inizio, senza dare adito a ulteriori polemiche. Mentre la politica si prepara a lavorare sui decreti attuativi che dovranno seguire il testo, gli istituti si accingono a sostenere consistenti sforzi per tradurre nella pratica del lavoro giornaliero le innovazioni fissate in carta e inchiostro.
C’è circa un mese per ripensare la gestione sulla base delle risorse in arrivo. A scaglioni. I primi 36mila insegnanti stabilizzati saranno immessi in ruolo entro metà agosto. Altri undicimila a settembre. Fin qui i numeri garantiranno il turn-over, coprendo posti vacanti e disponibili. Il prossimo anno arriveranno ulteriori 55mila insegnanti – stavolta a chiamata diretta – per il cosiddetto organico funzionale. L’urgenza è per le prime nomine, da effettuare nelle prossime settimane. Agli uffici regionali il compito di individuare i docenti per le diverse realtà, sulla base delle vacanze indicate dagli istituti stessi, non necessariamente delle reali esigenze, che saranno prese in esame per la terza fase di assunzioni. La frammentazione delle immissioni in ruolo complica le dinamiche interne alle strutture, ma rischia pure di rendere critica l’applicazione della norma stessa.
LA MOBILITAZIONE
A mandare in tilt il sistema, fino a correre il stavolta a chiamata diretta – per il cosiddetto organico funzionale. L’urgenza è per le prime nomine, da effettuare nelle prossime settimane. Agli uffici regionali il compito di individuare i docenti per le diverse realtà, sulla base delle vacanze indicate dagli istituti stessi, non necessariamente delle reali esigenze, che saranno prese in esame per la terza fase di assunzioni. La frammentazione delle immissioni in ruolo complica le dinamiche interne alle strutture, ma rischia pure di rendere critica l’applicazione della norma stessa.
LA MOBILITAZIONE
A mandare in tilt il sistema, fino a correre il rischio di paralizzarne alcune realtà, saranno migliaia di ricorsi, alcuni già presentati, altri annunciati, dagli insegnanti per chiedere l’inserimento nelle graduatorie o per ottenere la stabilizzazione e il risarcimento dei danni, senza dimenticare coloro che, avendo superato i tre anni consentiti per i contratti a tempo determinato, si vedranno negare le supplenze. E ancora, dagli idonei ai precedenti concorsi che sono rimasti esclusi dalle graduatorie ad esaurimento e da quelli che, per non perdere il ruolo, saranno costretti a trasferirsi in altre regioni. Si stima in circa cinquantamila il numero dei “primi” ricorsi.
A questi si aggiungeranno quelli per assegnazioni e posizioni nell’inevitabile confronto e scontro tra le nomine dei primi e dei secondi assunti, che, paradossalmente, potrebbe privilegiare gli ultimi arrivati, scelti per curriculum. E qui il sospetto del paventato clientelismo, strillato a gran voce dai docenti nelle piazze, rischia di armare numerose cause più o meno motivate. Sono gli stessi presidi a invitare i professori a rivolgersi alla magistratura nel caso di dubbi, fondati si intende. I sindacati dei docenti hanno annunciato per settembre la “Stalingrado della Buona Scuola”. Altro problema rischia di essere quello del merito, almeno nella composizione del Comitato di Valutazione. Gli studenti si rifiutano di dare il voto ai professori e annunciano mobilitazione. Se pure dovessero adottare posizioni più miti, a complicare la questione sarà l’individuazione dei membri esterni. E quando l’abitudine avrà rimesso “in ordine” le scuole, bisognerà affrontare nuovi cambiamenti. Questi primi mesi saranno di transizione, il prossimo anno bisognerà fare i conti con la “vera” riforma.
Valeria Arnaldi

Test invalsi 2015, studenti italiani sempre a due velocità. Immigrati accelerano

da Repubblica.it

Test invalsi 2015, studenti italiani sempre a due velocità. Immigrati accelerano

Il bilancio delle prove che hanno coinvolto oltre due milioni di alunni di elementari e medie. Si ripropone la differenza tra il nord e il sud del Paese. Nei primi anni differenze minime, poi il divario in italiano e matematica aumenta. E l’Invalsi rilancia: “Test personalizzati e al computer”

di SALVO INTRAVAIA

I test Invalsi 2015 descrivono ancora un’Italia a due velocità: le regioni settentrionali con performance dei propri alunni al di sopra della media nazionale e gli alunni delle realtà meridionali che continuano ad arrancare. Ma che in alcune regioni recuperano qualche posizione rispetto all’anno scorso. E, quest’anno, si profila una novità: anche le otto regioni meridionali presentano due velocità: l’estremo Sud  –  Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna  –  che recupera posizioni rispetto all’anno scorso e il Sud più continentale  –  Abruzzo, Molise, Campania e Puglia  –  che dopo la crescita degli anni scorsi fa segnare un passo indietro. Si riduce invece il gap tra italiani e immigrati di II generazione. In generale, mentre gli esiti delle prove Invalsi degli allievi stranieri rimangono distanti da quelli degli studenti autoctoni, emerge una considerevole riduzione del divario per gli stranieri di II generazione, quelli cioè nati nel nostro Paese e che, solitamente, hanno interamente frequentato la scuola in Italia.

Il Rapporto sui test Invalsi somministrati ad oltre 2 milioni e 200mila di quattro classi  –  seconda e quinta elementare, terza media e seconda superiore  –  è stato presentato oggi. Con una difesa della utilità di queste prove e un rilancio dei test che l’Invalsi propone siano realizzate al computer, personalizzate e obbligatorie.

All’elementare, le differenze tra le performance nelle diverse regioni sono sempre meno evidenti. Anche se la rilevazione odierna conferma anche un altro aspetto già delineato nelle edizioni precedenti del rapporto: le differenze di prestazioni in Italiano e Matematica si accentuano maledettamente avanzando con le classi frequentate. Dalla seconda elementare alla seconda classe della scuola superiore, dove gli scarti tra le diverse regioni si fanno imbarazzanti. E dal rapporto emerge anche la vera dimensione della protesta dei genitori che quest’anno hanno boicottato le prove Invalsi per dire No alla Buona scuola di Renzi che viene approvata oggi alla Camera. In Sicilia, Campania, Puglia e Sardegna, l’Invalsi avverte che “la partecipazione alla rilevazione 2015 è inferiore al 75 per cento delle classi campionate”.
All’elementare, quattro regioni meridionali  –  Abbruzzo, Molise, Campania e Puglia  –  peggiorano le proprie performance. L’anno scorso, in seconda elementare, i rispettivi bambini avevano totalizzato in Italiano 200 punti, in linea con la media nazionale che è proprio di 200 punti per tutti i livelli scolastici. Mentre quest’anno scendono a 196 punti. Trend che si presenta inverso per le altre quattro regioni meridionali: che da 196 punti passano a 198. Forbice che si allarga in matematica e che mantiene lo stesso andamento anche in quinta elementare. Mentre le regioni dell’Italia centrale e settentrionale mantengono gli stessi livelli di 12 mesi fa o li migliorano addirittura.

Un trend che si arresta passando alla scuola media, dove le differenze tra i vari ambiti della Penisola restano praticamente invariati rispetto all’anno scorso. Con differenze fra alcune regioni piuttosto evidenti. Come i 28 punti in Italiano che separano i ragazzini di terza media siciliani e i compagni liguri o i 33 punti di scarto che separano i giovanissimi calabresi e friulani in Matematica. Situazione che permane anche al superiore, dove le distanze tra le regioni sembrano quasi incolmabili. Ma l’Invalsi, dopo avere denunciato la cronica carenza di personale, rilancia le prove in cinque mosse. Nei prossimi anni è prevista “la somministrazione delle prove per via informatica a partire dalla scuola secondaria di secondo grado”.

Ma anche “il rafforzamento delle prove come parte del Sistema nazionale di valutazione e come strumenti per promuovere la conoscenza e il miglioramento del sistema scolastico nazionale”, “l’ampliamento degli ambiti di rilevazione e dei livelli scolastici indagati” e “l’ulteriore rafforzamento del legame tra le prove e gli obiettivi e i traguardi posti dalle Indicazioni nazionali e dalle Linee guide”. In futuro potrebbero spuntare le prove in lingua Inglese e un ultimo step di prove all’ultimo anno della scuola superiore. I tecnici dell’Invalsi sono al lavoro su quest’ultimo obiettivo ormai da qualche anno perché l’obiettivo è quello di sondare le conoscenze dei nostri alunni all’inizio al termine di ogni segmento d’istruzione.

Gli studenti italiani vanno ancora a velocità diverse

da La Stampa

Gli studenti italiani vanno ancora a velocità diverse

A confermalrlo è il Rapporto sulle Rilevazioni nazionali degli apprendimenti 2014-2015 presentato dall’Invalsi

L’Italia continua a marciare a velocità diverse: gli studenti del Centro-Nord mostrano risultati migliori rispetto ai compagni del Centro-Sud. La conferma arriva dal Rapporto sulle Rilevazioni nazionali degli apprendimenti 2014-2015 presentato dall’Invalsi nella sede del Ministero dell’Istruzione.

Anche nel 2015, soprattutto per l’Italiano, si osserva la tendenza positiva delle regioni del Nord e delle Marche, il peggioramento dei risultati del Centro (Marche escluse) nella scuola secondaria di secondo grado.

Per la Matematica i risultati di quest’anno tendono a rafforzare il trend già emerso negli anni passati, ossia la polarizzazione delle differenze negli esiti a tutto vantaggio delle regioni settentrionali e delle Marche e a svantaggio di quelle meridionali.

Inoltre nel Mezzogiorno la variabilità dei risultati è molto elevata anche tra scuole e tra classi: ciò si registra già nel primo ciclo d’istruzione, con un impatto preoccupante sull’equità del sistema educativo di queste aree del Paese.

Per quel che riguarda le comeptenze il problema di matematica lo risolvono pure, ma poi non riescono a spiegare come sono giunti alla soluzione. Ugualmente per l’italiano: gli allievi mostrano difficoltà ad affrontare testi espositivi, argomentativi e discontinui, ossia meno praticati nella quotidianità dell’attività scolastica.

Si riduce infine il gap tra italiani e immigrati di II generazione. In generale, mentre gli esiti delle prove Invalsi degli allievi stranieri rimangono distanti da quelli degli studenti autoctoni, emerge una considerevole riduzione del divario per gli stranieri di II generazione, quelli cioè nati nel nostro Paese e che, solitamente, hanno interamente frequentato la scuola in Italia.

«Questo dato – ha spiegato il responsabile Area Prove dell’Invalsi, Roberto Ricci – dimostra che la nostra scuola riesce a fare un efficace recupero perequativo».

La Buona Scuola aiuterà i ragazzi?

da Corriere della sera

La Buona Scuola aiuterà i ragazzi?

Analisi di una riforma controversa

Orsola Riva

Quando, a settembre dell’anno scorso, il presidente del Consiglio Matteo Renzi lanciò il suo progetto di riforma del sistema di istruzione con una consultazione aperta a tutti, la Buona Scuola sapeva davvero di buono. Come non rallegrarsi tutti, a partire dalle famiglie, che dopo anni di tagli pesantissimi (dal 2007 al 2012 nessun settore della Pubblica amministrazione ha dato tanto quanto la scuola: fuori un insegnante su dieci, un’emorragia da oltre 75 mila prof), finalmente un governo invertisse la rotta tornando a scommettere sul capitale umano? Come non festeggiare l’immissione in ruolo di 100 mila supplenti altrimenti condannati alla lotteria delle assegnazioni a scuole ogni anno diverse, con una pesante ricaduta sugli apprendimenti dei nostri ragazzi? Eppure ieri erano davvero in pochi a festeggiare in Aula e soprattutto fuori. Contrarie le opposizioni, assenti 24 deputati pd (ma quella è una partita politica che poco ha a che fare con la scuola), sulle barricate sindacati, docenti e studenti che già promettono un autunno caldissimo di ricorsi in tribunale, scioperi e occupazioni. Che cosa è successo da settembre a oggi se anche Renzi è stato costretto a fare autocritica e a riconoscere che ci dev’essere stato un difetto di comunicazione? Principalmente due cose: in primo luogo il governo non si è reso conto che per sanare un’ingiustizia ne creava un’altra. Stabilizzare tutti e solo i precari storici (che da anni giacevano nei gironi infernali delle graduatorie provinciali tanto da avere nel frattempo rinunciato a insegnare), significava tagliare fuori altre decine di migliaia di supplenti delle graduatorie di istituto che invece, giorno dopo giorno, danno un contributo fondamentale al funzionamento delle nostre scuole.

Poi, e qui forse ha prevalso davvero un difetto di comunicazione, c’è stata l’invenzione della figura del preside-manager o preside-sindaco, subito ribattezzato da sindacati e insegnanti preside-sceriffo (addirittura preside-faraone per i più immaginifici). A lui, in una prima versione del Ddl poi corretta in seguito alle proteste, era attribuito potere di vita o di morte sui prof: lui li assumeva, lui li licenziava, lui li premiava a proprio insindacabile giudizio. Poi si è corsi ai ripari spiegando che no, non avrebbe deciso tutto da solo: che tutte queste decisioni sarebbero state prese d’accordo con gli organi collegiali della scuola, insegnanti, genitori e perfino studenti. E qui di nuovo i professori sono insorti: ma siamo matti? farci giudicare dagli studenti? Non bastano già i continui falli di reazione dei genitori, sempre pronti a intervenire in difesa dei figli? Il fatto è che ormai si era rotto il meccanismo di fiducia fra le parti necessario per portare avanti quel processo di valutazione di cui pure la scuola italiana avrebbe tanto bisogno. Lo sciopero unitario dello scorso 5 maggio che ha portato in piazza quasi 700 mila docenti, è un capolavoro al contrario del governo, che è riuscito a ricompattare tutte le sigle facendo saltare la linea di demarcazione fino a quel momento nettissima fra responsabili e contrari a tutti i costi. Non a caso il movimento di opposizione alla Buona Scuola ha tracimato in un boicottaggio senza precedenti delle prove Invalsi che, dopo anni di false partenze e barricate, faticosamente stavano diventando una consuetudine tutto sommato accettata nelle nostre scuole.

Ma la cosa più grave è che nel braccio di ferro fra governo da un parte e sindacati, professori e studenti dall’altra, ci si è completamente dimenticati della sola cosa che davvero importasse: i ragazzi e i loro bisogni. Anche le ultime rilevazioni Invalsi confermano impietosamente il quadro di un Paese profondamente diviso: con i ragazzi settentrionali che rivaleggiano con i campioni del Nord Europa e quelli del Sud condannati a competere con i coetanei kazakhi. E mentre la Buona Scuola promette di potenziare, anche con buone intenzioni e buone ragioni, Arte, Musica e Discipline Motorie (per non parlare delle lingue e del digitale), i nostri figli continuano ad arrancare in Matematica e in Italiano. E i sette insegnanti in più che il ddl promette a ogni scuola rischiano di non essere quelli giusti per recuperare il gap dal momento che, solo per fare un esempio, i prof di matematica alle medie (ovvero proprio in quel segmento nel quale inizia ad allargarsi la forbice fra Nord e Sud per poi consolidarsi inesorabilmente alle superiori) scarseggiano nelle graduatorie provinciali. O più precisamente: abbondano al Sud (record a Napoli, con 241 docenti iscritti – dati 2014 – segue Catania con 190 e Palermo con 165) e sono quasi esaurite al Nord (1 iscritto a Asti, Cremona e Mantova, 19 a Torino, 31 a Milano).

E così a settembre si preannuncia il caos: decine di migliaia di docenti accetteranno naturalmente il ruolo anche fuori dalla propria provincia perché al posto fisso non si può dire di no. Ma, trattandosi nella maggioranza dei casi di donne di mezza età, è naturale che, passato il primo anno di prova con i suoi 180 giorni di presenze obbligatorie, cercheranno di trovare il modo per tornare a casa. E nel frattempo si moltiplicheranno i certificati di malattia. E mentre a una metà degli assunti verrà assegnata una cattedra (fra posti vacanti e disponibili e turnover si parla di circa 45 mila prof), tutti gli altri (circa 55 mila) entreranno a far parte di quell’organico dell’autonomia che, nelle intenzioni, è destinato al compito sacrosanto di potenziare l’offerta formativa, ma in questa prima fase rischia di servire soprattutto a tappare i buchi. Maestre delle elementari verranno mandate a fare supplenze alle medie e viceversa. Con un danno materiale evidente per bambini e ragazzi (nel primo caso rischiano di mancare le competenze didattiche e nel secondo quelle pedagogiche). E un danno morale per i malcapitati prof che si troveranno ancor più delegittimati del solito davanti alla classe. Per Per non parlare dei poveri presidi che in molti casi già si trovano a gestire tre o quattro scuole diverse più quelle in reggenza e sulle cui spalle verrà rovesciato il rebus di far coincidere i bisogni della scuola con il capitale umano messo a disposizione da questa tornata di assunzioni.

Ma poiché ormai la Buona Scuola è legge, conviene pensare positivo. E riconoscere che, pur con tutte le sue imperfezioni, il Ddl renziano rappresenta un investimento sul futuro senza precedenti (1 miliardo nel 2015, tre a regime). E rimboccarsi le maniche per farlo funzionare in modo che, a regime, anche se ci vorranno anni, esso serva davvero a dare gambe a quell’autonomia scolastica che è legge ormai da più di quindici anni, ma è rimasta lettera morta anche per la cronica mancanza di mezzi (fin troppo facile ricordare, come ha fatto oggi l’onorevole pd Simona Malpezzi di fronte alle proteste dell’opposizione, che almeno con i soldi in più messi dal governo i genitori non dovranno più portare la carta igienica a scuola). Si tratta, insomma, di scommettere sulle ambizioni più alte di questo Ddl che vorrebbe ripensare la scuola non più solo come centro di erogazione di lezioni frontali ma come luogo di confronto e miglioramento continuo dove il preside, forte della sua squadra di docenti, scommette per esempio sul potenziamento dello spagnolo (che è ormai diventato la seconda lingua più parlata del mondo), destina alcuni prof al recupero degli studenti in difficoltà e altri all’orientamento scolastico facendo da ponte fra scuola e lavoro e scuola e università. Al governo a questo punto l’onere, nella fase di scrittura del testo unico e delle deleghe, di migliorare il disegno di legge per farlo davvero camminare, se non volare. Come ha detto saggiamente l’ex ministro Luigi Berlinguer, padre della legge sull’autonomia: «Facile tirar fuori l’olio dall’ulivo. Questa è piuttosto una legge olivastro, ci vuole la testa dura. Mettiamo alla prova questo testo. Diamo l’opportunità di verificarlo alle associazioni e ai docenti. Se in itinere emergessero nodi o l’intero impianto che non va, si può sempre modificare».

“Buona Scuola” la riforma è legge ma il Pd si spacca bagarre in aula

da Il Messaggero

“Buona Scuola” la riforma è legge ma il Pd si spacca bagarre in aula

Via libera: solo 277 sì, 173 no. Quattro forzisti vicini a Verdini votano con la maggioranza. Tra i dem, 24 assenti e 5 contrari

ROMA

Sono 277 i sì della Camera con cui diventa legge la controversa riforma della scuola. Esattamente cento in più dei 173 no e 4 astenuti, ma lontani dalla maggioranza assoluta di Montecitorio. La più evidente causa del non vistoso risultato per ”La Buona Scuola“ è la spaccatura del gruppo del Pd che ha visto cinque deputati dem votare contro e 24, tra cui Bersani, Cuperlo e Speranza non prendere parte al voto. Per il no, naturalmente, anche gli ex pd Civati e Fassina. Al contrario, quattro sì sono venuti dall’opposizione per mano di altrettanti deputati azzurri vicini al senatore di FI Denis Verdini.
Ma a fronte del contenuto e quasi malinconico dissenso di quanti nel Pd hanno votato no, come Alfredo D’Attorre, o si sono astenuti, i deputati leghisti e pentastellati scatenano una bagarre in aula. I primi esibendo cartelli con scritto ”giù le mani dai bambini“, in riferimento alle teorie gender viste come fumo negli occhi dai seguaci di Matteo Salvini, e non solo. Inutili i richiami all’ordine del presidente Roberto Giachetti e quindi espulsione del capogruppo del Carroccio Fedriga e sospensione della seduta. I deputati M5S, invece, vanno avanti per tutto il tempo a loro disposizione, e oltre, leggendo in coro gli articoli 3, 33 e 34 che la Costituzione dedica alla scuola. Costituzione che, secondo i seguaci di Grillo, «è stata stravolta in una giornata tragica per la Repubblica e la scuola». A contorno, i deputati di Sel mostrano vistosi cartelli con i colori della Grecia e l’OXI del recente vittorioso referendum. In vista, nei programmi del Carroccio e dei 5Stelle, il ricorso a un referendum abrogativo della Buona Scuola, ipotesi caldeggiata anche dal capogruppo di FI Renato Brunetta.
Giornata movimentata, dunque, che però non sembra influire sull’umore del premier Matteo Renzi che, a votazione conclusa, twitta soddisfatto: «Centomila assunzioni, più merito, più autonomia. La buona scuola è legge». Compiacimento, per aver messo a dimora un leggendo in coro gli articoli 3, 33 e 34 che la Costituzione dedica alla scuola. Costituzione che, secondo i seguaci di Grillo, «è stata stravolta in una giornata tragica per la Repubblica e la scuola». A contorno, i deputati di Sel mostrano vistosi cartelli con i colori della Grecia e l’OXI del recente vittorioso referendum. In vista, nei programmi del Carroccio e dei 5Stelle, il ricorso a un referendum abrogativo della Buona Scuola, ipotesi caldeggiata anche dal capogruppo di FI Renato Brunetta.
Giornata movimentata, dunque, che però non sembra influire sull’umore del premier Matteo Renzi che, a votazione conclusa, twitta soddisfatto: «Centomila assunzioni, più merito, più autonomia. La buona scuola è legge». Compiacimento, per aver messo a dimora un tassello importante della sua agenda di governo, che continua con il «ringraziamento a una maggioranza straordinaria che fa proseguire l’Italia nel più grande sforzo di riforme strutturali della storia repubblicana».
«GOVERNI IRRESPONSABILI»

Soddisfatta anche la ministra Giannini che, quasi a voler andare incontro a quanti protestavano vivacemente dentro l’aula e sulla piazza di Montecitorio contro la sua riforma, sottolineava che la riforma è «solo l’atto iniziale di un nuovo protagonismo della scuola» e che, dal momento che «non c’è una legge perfetta» sarà possibile «correggere punti deboli». Assicurazioni, da parte del ministro dell’Istruzione, anche sulla regolarità dell’inizio del prossimo anno scolastico, nonostante il problema, in via di soluzione, di «un precariato costruito da decenni di governi irresponsabili».
Molte le novità a cui studenti e prof si troveranno davanti al suono, a settembre, della prima campanella. I ragazzi troveranno ad attenderli un numero accresciuto di insegnanti man mano che verranno assunti i centomila precari. I Piani dell’offerta normativa, nel quadro di un’accentuata autonomia degli istituti, prevedono il potenziamento degli insegnamenti linguistici, di arte, musica, economia, diritto. Importante il capitolo che La Buona Scuola prevede per i ragazzi dell’ultimo triennio delle superiori con 400 ore di alternanza scuola-lavoro. Aumenteranno i poteri dei presidi soprattutto per la chiamata degli insegnanti, mentre un fondo di 200 milioni sarà destinato ai docenti più meritevoli e 500 euro annui sono stanziati per l’aggiornamento professionale di ciascun insegnante.
Tuttavia, lo stesso ”pacchetto“ di provvedimenti apprezzato da governo e maggioranza incontra sempre l’ostinata resistenza di studenti e sindacati che, non essendo riusciti, con le loro proteste di piazza, a fermare la riforma in Parlamento, sembrano sperare di poterla almeno frenare nelle scuole. E così, mentre tutte le sigle Cgil, Cisl, Uil, Snals, Cobas e Gilda annunciano mobilitazione scuola per scuola alla ripresa autunnale, soprattutto contro i «presidi sceriffi», le organizzazioni studentesche, da parte loro, sembrano adottare come slogan la parola «sabotaggio» promettendo: «A settembre renderemo le scuole ingovernabili».
Mario Stanganelli

La Buona Scuola nelle schede del Miur

da tuttoscuola.com

La Buona Scuola nelle schede del Miur

Subito dopo l’approvazione definitiva della legge di riforma l’ufficio stampa del Miur ha diffuso una nota contenente una breve sintesi del provvedimento e una serie di schede sui punti caratterizzanti della legge.

SINTESI

“Un’offerta formativa più ricca e flessibile per gli studenti. Un piano straordinario di assunzioni per oltre 100.000 insegnanti. Risorse stabili per la formazione e la valorizzazione dei docenti. Investimenti ad hoc per laboratori e digitale.

Sono alcuni dei punti qualificanti del provvedimento ‘La Buona Scuola’, che mette al centro l’autonomia scolastica dando gli strumenti finanziari e operativi ai dirigenti per poterla realizzare. Le scuole avranno più risorse economiche: viene raddoppiato il loro Fondo di funzionamento. Ma anche più risorse umane: ogni istituto avrà in media 7 docenti in più per realizzare i propri progetti e per l’arricchimento dell’offerta formativa.

La legge prevede un finanziamento aggiuntivo di 3 miliardi a regime sul capitolo istruzione e un piano di assunzioni per la copertura delle cattedre vacanti e il potenziamento della didattica. I concorsi per gli insegnanti tornano ad essere banditi regolarmente: il primo sarà indetto entro il prossimo 1 dicembre.

Per gli studenti è prevista un’offerta formativa più ricca che guarda alla tradizione (più Musica e Arte), ma anche al futuro (più Lingue, competenze digitali, Economia). Le scuole superiori potranno attivare materie opzionali per rispondere meglio alle esigenze educative dei ragazzi. L’alternanza scuola-lavoro sarà garantita a tutti nell’ultimo triennio delle scuole superiori, licei compresi, si potrà fare anche all’estero e nelle istituzioni culturali. Grazie ad un finanziamento ad hoc, sarà attivato un Piano nazionale per la scuola digitale, con risorse per la didattica e la formazione dei docenti.

L’intera comunità scolastica sarà coinvolta nell’elaborazione del Piano dell’offerta formativa, il documento costitutivo dell’identità culturale e progettuale di ogni istituto. Continua l’investimento dello Stato sull’edilizia scolastica, con fondi per gli interventi di manutenzione, ma anche per la costruzione di strutture innovative”.

SCHEDE

AUTONOMIA E PIANO TRIENNALE

Le scuole, grazie al piano di assunzioni, a partire da settembre avranno un organico potenziato, l’organico dell’autonomia, per coprire le cattedre oggi vacanti e garantire la continuità didattica, rispondere alle nuove esigenze educative, organizzative e progettuali, potenziare l’offerta formativa, combattere la dispersione scolastica, rendere la scuola più inclusiva. Le scuole, d’ora in poi, potranno indicare allo Stato il fabbisogno di docenti e strumenti per attuare il loro progetto educativo. Lo faranno attraversi i Piani dell’offerta formativa (POF) che diventano triennali per dare più continuità al progetto didattico. I Piani saranno elaborati dal Collegio dei docenti, sulla base di indirizzi definiti dal dirigente scolastico, per essere poi approvati dal Consiglio di circolo o d’Istituto dove sono rappresentate anche le famiglie e, alle superiori, gli studenti. Viene raddoppiato il Fondo di funzionamento delle scuole che passa dai 111 milioni attuali ad oltre 200, con uno stanziamento di 126 milioni in più all’anno. Risorse che servono per tutte le spese correnti, dal materiale per la didattica al toner per le stampanti e che da quest’anno saranno erogate in tempi più certi. Le istituzioni scolastiche, nei periodi di sospensione dell’attività didattica, in collaborazione con famiglie, realtà associative e del terzo settore potranno organizzare attività educative, ricreative e culturali nei loro spazi. Potranno poi costituirsi in Reti per la gestione del personale e delle pratiche burocratiche. Un passaggio, quest’ultimo, che alleggerirà il carico amministrativo che grava sul singolo istituto.

ASSUNZIONI

Il provvedimento dà il via libera ad un Piano straordinario di assunzioni per l’anno scolastico 2015/2016 per coprire le cattedre vacanti e creare il nuovo organico dell’autonomia che darà alla scuola l’8% di docenti in più, una media di 7 insegnanti aggiuntivi per ciascun istituto. Oltre 100.000 docenti saranno dunque assunti quest’anno attingendo dalle Graduatorie ad esaurimento e dalle Graduatorie di merito (concorsi). Poi i concorsi torneranno ad essere banditi regolarmente ogni tre anni: il primo bando è previsto entro il prossimo 1° dicembre, saranno valorizzati i titoli dei candidati e il servizio prestato da chi ha già insegnato.

DIRIGENTE SCOASTICO LEADER EDUCATIVO

I dirigenti scolastici diventano leader educativi: meno burocrazia e più attenzione all’organizzazione della vita scolastica. Dovranno essere i promotori del Piano dell’offerta formativa e avranno la possibilità, a partire dal 2016, di mettere in campo la loro squadra individuando, sui posti che si liberano ogni anno, i docenti con il curriculum più adatto a realizzare il progetto formativo del loro istituto. L’individuazione dei docenti da parte dei presidi avverrà all’interno di ambiti territoriali predisposti dagli Uffici Scolastici Regionali. È lo Stato, e non il dirigente scolastico, ad assumere. Solo dopo l’assunzione, gli insegnanti vengono chiamati dalle scuole sulla base dell’offerta che vogliono garantire agli studenti. Le operazioni avverranno in modo trasparente: i presidi renderanno pubbliche tutte le informazioni relative agli incarichi conferiti. I dirigenti scolastici potranno ridurre il numero di alunni per classe per evitare il fenomeno delle aule-pollaio utilizzando l’organico a disposizione. Il dirigente potrà promuovere iniziative sull’orientamento e per la valorizzazione delle eccellenze. L’operato dei capi di istituto sarà sottoposto a valutazione. Il risultato influirà sulla loro retribuzione aggiuntiva.

ORIENTAMENTO AL FUTURO

L’offerta formativa sarà declinata in base alle esigenze degli studenti e coerente con la necessità di orientarli al futuro. Con la Buona Scuola ci sarà il potenziamento delle competenze linguistiche: l’Italiano per gli studenti stranieri e l’Inglese per tutti (anche con materie generaliste insegnate in lingua). Vengono potenziate poi: Arte, Musica, Diritto, Economia, Discipline motorie. Viene dato più spazio all’educazione ai corretti stili di vita, alla cittadinanza attiva, all’educazione ambientale, e si guarda al domani attraverso lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti (pensiero computazionale, utilizzo critico e consapevole dei social network e dei media). Alle superiori, il curriculum diventa flessibile: le scuole attiveranno materie opzionali in risposta alle esigenze dei loro ragazzi. Le competenze maturate dagli studenti, anche in ambito extra scolastico (volontariato, attività sportive, culturali, musicali), saranno raccolte in un apposito curriculum digitale che conterrà informazioni utili per l’orientamento e l’inserimento nel mondo del lavoro.

SCUOLA-LAVORO, LABORATORI E DIGITALE

Almeno 400 ore nell’ultimo triennio dei tecnici e dei professionali e 200 in quello dei licei. L’alternanza scuola-lavoro esce dall’occasionalità e diventa strutturale grazie ad uno stanziamento di 100 milioni all’anno. Si farà in azienda, ma anche in enti pubblici, musei e si potrà fare anche d’estate e all’estero. Sarà predisposta una Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza. I ragazzi potranno esprimere una valutazione sull’efficacia dei percorsi effettuati. Sarà istituito un Registro nazionale in cui saranno raccolti enti e imprese disponibili a svolgere i percorsi. Per rendere coerente la formazione con l’orientamento al futuro, una parte dei fondi che lo Stato stanzia per gli Istituti tecnici superiori sarà legata (per il 30%) agli esiti dei diplomati nel mondo del lavoro. Altri 90 milioni vengono stanziati subito per l’innovazione didattica e la creazione di laboratori territoriali, aperti anche di pomeriggio, per orientare i giovani al lavoro e da utilizzare come strumento di contrasto alla dispersione. Sul digitale e l’innovazione l’investimento diventa permanente: dopo i primi 90 milioni, ce ne saranno altri 30 all’anno a partire dal 2016.

LA CARD PER L’AGGIORNAMENTO DEI DOCENTI

Arriva la Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione dei docenti, un voucher di 500 euro all’anno da utilizzare per l’aggiornamento professionale attraverso l’acquisto di libri, testi, strumenti digitali, iscrizione a corsi, ingressi a mostre ed eventi culturali. La formazione in servizio diventa obbligatoria e coerente con il Piano triennale dell’offerta formativa della scuola e con le priorità indicate dal Ministero. Viene finanziata per la prima volta con uno stanziamento strutturale: 40 milioni di euro all’anno.

UN FONDO DI 200 MILIONI PER VALORIZZARE I DOCENTI

Viene istituito un fondo da 200 milioni all’anno per la valorizzazione del merito del personale docente. La distribuzione alle scuole terrà conto dei territori con maggiori criticità educative. Ogni anno il dirigente scolastico assegnerà i fondi ai docenti tenendo conto dei criteri stabiliti, in base a linee guida nazionali, da un apposito nucleo di valutazione composto da: dirigente (presiede), tre docenti, due genitori (dall’infanzia alle medie) oppure un genitore e uno studente (alle superiori), un componente esterno individuato dall’Ufficio scolastico regionale.  

EDILIZIA INNOVATIVA 

Il ddl prevede un bando (300 i milioni a disposizione) per la costruzione di scuole altamente innovative dal punto di vista architettonico, impiantistico, tecnologico. Scuole ‘green’ e caratterizzate da nuovi ambienti di apprendimento digitali. L’Osservatorio per l’edilizia scolastica, istituito presso il Miur, coordinerà strategie e risorse per gli interventi e promuoverà la cultura della sicurezza. È previsto un investimento di ulteriori 200 milioni per i mutui agevolati per la costruzione e la ristrutturazione delle scuole. Vengono recuperate risorse precedentemente non spese da investire sulla sicurezza degli edifici. Stanziati inoltre 40 milioni per finanziare indagini diagnostiche sui controsoffitti degli istituti. Viene istituita la Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole.

TRASPARENZA

Il ddl prevede la creazione di un Portale unico dei dati della scuola con la pubblicazione di tutte le informazioni relative al sistema di istruzione: bilanci degli istituti, Anagrafe dell’edilizia, Piani dell’offerta formativa, dati dell’Osservatorio tecnologico, curriculum vitae degli insegnanti, incarichi di docenza. Uno strumento di trasparenza nei confronti dei cittadini e di responsabilizzazione degli istituti.

SCHOOL BONUS E DETRAZIONI PARITARIE

Con lo school bonus, chi farà donazioni a favore delle scuole per la costruzione di nuovi edifici, per la manutenzione, per la promozione di progetti dedicati all’occupabilità degli studenti, avrà un beneficio fiscale (credito di imposta al 65%) in sede di dichiarazione dei redditi. È previsto un limite massimo di 100.000 euro per le donazioni. Cambia l’approccio all’investimento sulla scuola: ogni cittadino viene incentivato a contribuire al miglioramento del sistema. È previsto un fondo di perequazione, per evitare disparità fra istituti, pari al 10% dell’ammontare delle erogazioni totali. Scatta la detraibilità delle spese sostenute dalle famiglie i cui figli frequentano una scuola paritaria.

DELEGHE

Il provvedimento assegna poi la delega al Governo a legiferare in diversi ambiti fra cui la formazione in ingresso dei docenti, il diritto allo studio, il riordino delle norme in materia di scuola, la promozione dell’inclusione scolastica, le modalità di assunzione e formazione dei dirigenti scolastici, la creazione di un sistema integrato di educazione e di istruzione 0-6 anni. Sarà potenziata la Carta dello Studente che diventerà uno strumento per l’accesso a servizi dedicati.

Per ulteriori informazioni: 

Gli investimenti previsti ne ‘La Buona Scuola’

http://www.slideshare.net/miursocial/gli-investimenti-25giugno

La Buona Scuola in 12 punti:

http://www.istruzione.it/comunicati/DDL_LaBuonaScuola_Senato.html

Rapporto Invalsi 2015, poche sorprese

da tuttoscuola.com

Rapporto Invalsi 2015, poche sorprese

Assenti il ministro Giannini e il sottosegretario Faraone per impegni parlamentari (si votava l’approvazione definitiva della ‘Buona Scuola’) è toccato al direttore generale degli ordinamenti e della valutazione, Carmela Palumbo, fare gli onori di casa questa mattina alla presentazione del Rapporto Invalsi sulle prove di apprendimento del 2015, svoltasi nella sala della Comunicazione del Miur.

Le prove sono terminate appena 20 giorni fa con l’ultima, quella sostenuta dagli studenti di terza media impegnati nell’esame di licenza, e non è senza orgoglio che i responsabili dell’Invalsi – il presidente Annamaria Ajello, il direttore generale Paolo Mazzoli e il responsabile delle prove Roberto Ricci – hanno potuto illustrare ai numerosi presenti (funzionari del Miur, direttori regionali, collaboratori dell’Invalsi, autori delle prove, giornalisti) il Rapporto, realizzato con notevole tempestività raccogliendo ed esaminando i dati delle non poche classi inserite nel campione, 6.655.

Poche le novità, per la verità, rispetto all’anno scorso. Il quadro generale ha confermato il forte divario Nord-Sud non solo per quanto riguarda le performance degli studenti in Italiano e Matematica (divario che cresce con l’età e il grado di scuola frequentato dagli studenti) ma anche con riferimento – e la cosa è stata segnalata con preoccupazione – alle resistenze verso le prove e al fenomeno del cheating (copiature), entrambi più rilevanti man mano che si scende da Nord a Sud.

Questo significa che proprio in alcune delle Regioni che avrebbero più bisogno di conoscere la realtà e le carenze delle proprie scuole (Calabria, Sicilia, Campania, cui quest’anno si è aggiunto il Molise, e a sorpresa anche Puglia; molto bene invece le Marche) viene rifiutato uno strumento che tale maggiore conoscenza potrebbe assicurare.

Sul sito dell’Invalsi è possibile consultare e scaricare il Rapporto 2015 e altri materiali relativi alle prove. Sull’argomento Tuttoscuola tornerà in modo approfondito nella prossima Newsletter.

Per una scuola a dimensione europea

Per una scuola a dimensione europea

di Maurizio Tiriticco

 

A Napoli abbiamo vissuto una “due giorni” di grande interesse e di grande combattività. Con nutrite rappresentanze degli istituti scolastici partenopei abbiamo unanimemente condiviso la nostra profonda preoccupazione per il voto della Camera in favore della cosiddetta Buona scuola. Il che significa essenzialmente due cose: a) che la battaglia contro la legge e i decreti che seguiranno non finisce oggi, ma continuerà in tutte le sedi in cui potrà e dovrà essere condotta; b) che, comunque, a settembre ci dovremo misurare con i provvedimenti che il Miur e le amministrazioni periferiche assumeranno per rendere attuativo un processo riformatore che, per la portata che intende assumere, non potrà concludersi in tempi brevi. A meno che una lotta più dura non porti a soluzioni diverse.

Pertanto, dovremo insieme ricercare e trovare spazi di manovra per contrastare il disegno che intende costruire un sistema di istruzione che nulla ha a che vedere con i principi costituzionali e con le finalità che da sempre la nostra scuola e i suoi operatori hanno perseguito. I dirigenti scolastici e gli insegnanti hanno vinto concorsi non solo in forza delle loro competenze professionali, ma anche e soprattutto in virtù di quell’impegno civile che la Costituzione affida a tutti gli uomini e le donne del nostro “Sistema educativo di istruzione e formazione” (come recitano le leggi di riforma 30/2000 e 53/2003). Si veda anche l’impegno che deriva dalla Carta costituzionale e dalla stessa Autonomia delle istituzioni scolastiche, tenute a garantire a ciascun cittadino/alunno di realizzare quel suo personale “successo formativo” (dpr 275/99, art. 1), perché possa vivere e operare in una società che non si può e non si deve permettere di selezionare e premiare i cosiddetti migliori ed emarginare i cosiddetti peggiori.

La scuola cosiddetta di classe l’abbiamo già battuta fin dal varo dei Decreti Delegati del 1974 per dare forza e prospettive certe alla scuola della Costituzione del 1948. E in questa direzione andavano anche i Nuovi programmi della scuola media del ’79, quelli della scuola elementare dell’85 e gli Orientamenti per la scuola materna del ’91. Purtroppo, troppa acqua è passata sotto i ponti, e oggi viviamo in un mondo in cui questi “modelli” di scuola sono acqua passata, un limite a un certo modello di sviluppo. I processi di globalizzazione sono gestiti da ristrette minoranze transnazionali che considerano il lavoro dei più uno strumento di ricchezza per pochi. E questo alla faccia della cosiddetta Società della Conoscenza! In effetti, l’ignoranza dei più è la migliore garanzia per la ricchezza dei pochi. La Buona scuola, targata purtroppo PD, costituisce per il nostro Paese un segmento operativo di un processo che purtroppo viene da lontano e mira altrettanto lontano. In tale scenario, la lotta contro la Buona scuola non è una battaglia solo per la scuola, ma anche per una società di uomini – e di donne – che siano sempre più – grazie anche alla scuola – autenticamente liberi ed eguali.

Per queste complesse ragioni, Il NO alla Buona scuola coincide in larga misura con il NO del popolo greco ai ricatti dei banchieri che oggi fanno il buono e il cattivo tempo nell’Unione europea: che non è più quella per cui hanno dato l’anima uomini della statura di Alcide De Gasperi, Ernesto Rossi, Altiero Spinelli, Eugenio Colorni, Konrad Adenauer, Robert Shuman, Jean Monnet, Paul Henri Spaak, e tanti altri di cui non ho memoria. Per questo insieme di ragioni, la lotta contro la Buona scuola coincide con la lotta per l’Europa, quella Vera e che non deve tradire le sue origini, quella del primo trattato firmato a Roma nel lontano 1957, con cui sei Paesi, quelli che maggiormente avevano sofferto nella seconda guerra mondiale, dettero vita alla Comunità Economica Europea. Ne nacque una tradizione che oggi l’Unione europea di 28 Paesi sembra avere dimenticato.

E non è un caso che nella Buona scuola manchi ogni riferimento serio alla Dimensione Europea che oggi dovrebbe, anzi deve avere, l’Educazione. Non è un caso che le competenze di Cittadinanza, di cui alla Raccomandazione europea del 12 dicembre 2006, e le competenze culturali, di cui all’European Qualification Framework del 23 aprile 2008, siano pressoché ignorate dalle finalità e dagli obiettivi che il nostro Sistema di istruzione e formazione dovrebbe, invece, perseguire. Proprio in questi giorni si sta consumando il rituale di un esame di Stato che distribuisce punteggi a iosa, ma che non certifica ancora competenze! Anche se previste fin dalla legge istitutiva, la 425 del lontano 1997. E i nostri giovani, il mondo del lavoro, l’Europa stessa possono, anzi debbono attendere! Fino a quando?

Per tutto questo insieme di ragioni, sempre in attesa di un riordino dei curricoli – che sempre meno rispondono alle esigenze culturali e lavorative del mondo contemporaneo – e della stessa didattica, in larga misura ancora legata al modello di sempre, lezione/compito/interrogazione/voto, non possiamo non denunciare con forza la vuotezza contenutistica, sotto il profilo curricolare e didattico, della Buona scuola.

La questione dei curricoli e della didattica costituisce un insieme di urgenze vive e concrete che non vengono minimamente affrontate! Perché? Per la semplice ragione che le finalità della Buona scuola sono altre: creare un sistema di istruzione in cui siano ricercati, promossi e gratificati i cosiddetti Migliori. E gli altri? Colpa loro se non ce la fanno! Un discorso che, con una scuola che si ispirasse all’articolo 3 della Costituzione, pensavamo TUTTI di avere liquidato per sempre! Ma così non è! E non sarà! Fino a quando?

Valore legale dei titoli di studio

VALORE LEGALE DEI TITOLI DI STUDIO ABOLIZIONE di Umberto Tenuta

CANTO 495 Abolire il valore legale dei titoli di studio è la più grande riforma che si possa fare della scuola.

Ma l’abolizione del valore legale dei titoli di studio significa che essi non hanno più alcun valore da qualunque scuola o università siano rilasciati.

Ciò che conta sono le doti acquisite, in termini di atteggiamenti, di capacità e di conoscenze.

 

Valutare in base agli Atenei è un ulteriore e peggiore incentivo alla competizione, la quale è la caratteristica fondamentale di una scuola e di una società liberale, in nettissimo contrasto con la Costituzione italiana del 1948.

Da piccolo cantore di periferia, lo canterò fino a perdere l’ultimo dei miei cinque lettori.

Una società democratica è costituita da uomini liberi e ricchi di virtù, uomini che abbiano raggiunto il successo formativo, così come previsto dall’art.1 (Natura e scopi dell’autonomia delle istituzioni scolastiche) del D.P.R. 8.3.1999, n.275:

<<…2. L’autonomia delle istituzioni scolastiche …si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento>>.

Di questo nella liberale BUONASCUOLA non si fa cenno alcuno.

La scuola liberale è funzionale ad una società piramidale.

In una scuola liberale mica dei figli dei contadini si vuole fare degli spostati, come lamentava il Parroco di Barbiana.

La Società liberale è una piramide, mica un cilindro!

Ergo, la scuola perde i suoi alunni, a mano a mano che arriva ai piani superiori.

Mica tutti arrivano alla pienezza della loro umanizzazione!

Qualcuno, come oggi è assai ben noto, rimane mezzo animale.

Bè, Signori, che volete?

Mica volete chiudere le carceri e utilizzarle come abitazioni per gli immigrati?

Non tutti i figli di donna hanno diritto alla loro piena, integrale ed originale umanizzazione.

Ci sono i dotati, i mezzi dotati, gli zero dotati.

A chi non lo sapesse ancora dico che è questa la filosofia alla quale si ispira la BUONASCUOLA.

Ma state tranquilli!

Io non vi abbandonerò,

Sono ormai rassegnato a cantare nel deserto!

 

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Eredità dei figli dell’uomo

EREDITà DEI FIGLI DELL’UOMO di Umberto Tenuta

CANTO 494 Solo i figli dell’uomo possono ereditare le conoscenze, le capacità e gli atteggiamenti (cultura) acquisiti dai loro genitori.

È questa capacità che ha consentito agli uomini di accumulare la loro cultura nel lungo cammino dei millenni.

I figli sono nani sulle spalle dei giganti, come dicevano gli Umanisti.

E poiché l’eredità culturale non si divide in parti ma si trasmette eguale a tutti i figli, ogni nuovo nato può farsi erede di tutti gli uomini che sono stati sulla faccia della terra.

La singolare natura dell’uomo rende possibile ad ogni figlio di donna di ereditare le esperienze di tutti gli essere che sono stati sulla faccia della Terra.

Insomma, basta che io lo voglia e mi approprio della poesia di Saffo, della storia di Erodoto, della prestanza di Achille, della matematica di Pitagora, della poesia dantesca, della scienza baconiana…

È questa la grandezza dell’uomo!

Poter contare sulle proprie esperienze e sulle esperienze di tutti coloro che sono stati sulla faccia della terra, senza limite alcuno!

I tuo atteggiamenti, i tuoi gesti, le tue parole posso farli miei.

E così quelli dei circa sette miliardi di esseri umani che vivono sulla faccia della Terra.

E così quelli dei circa cento miliardi di esseri umani che sono finora vissuti sulla faccia della terra.

Quale enorme patrimonio culturale a disposizione di ogni figlio di donna dei nostri giorni!

Io mi approprio della destrezza di Achille, della furbizia di Ulisse, della retorica di Cicerone, dello spirito di avventura di Vasco De Gama, del metodo baconiano, della poetica leopardiana, dello spirito scientifico einsteniano…

Ah, se lo potessi, della cristianità di Papa Francesco!

Homo sum: nihil humani a me alienum puto[1].

E che cosa è l’educazione?

L’aiuto a fare tutto questo!

Maestri, aiutate i vostri alunni a fare da soli.

Maestra, aiutami a fare da sola! (M. Montessori).

Maestri, siate novelli Anacreonte, sì che i vostri alunni possano innamorarsi della Poesia.

Maestri, siate novelli Euclidi, sì che i vostri alunni possano innamorarsi della Matematica.

Maestri, siate novelli Vasco Da Gama, sì che i vostri allievi possano innamorarsi della Geografia.

Maestri, siate novelli Immanuel, sì che i vostri allievi possano innamorarsi della filosofia…

Essere maestri significa essere abili guide degli alunni a scoprire gli antenati di cui farsi eredi.

A me il destino non assegnò un abito.

Gli abiti me li scelgo tutti io.

Est unusquisque faber ipsae suae fortunae” [2]

Ahi, quanta fatica!

Ma che gioia grande, ineguagliabile gioia, poter dire: io mi sono fatto da solo!

Io sono libero!

Io sono un uomo!

 

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[1] Publio Terenzio Alfio, Heautontimoroumenos, v. 77 (Il punitore di se stesso, I, 1, 25).

[2] Ognuno è artefice del proprio destino ( Appio Claudio Cieco ‘Epistulae ad Caesarem senem de re publica’ [I,1,1.])

Kalantos anziché Kalosantos

KALANTOS anziché KALOSANTOS di Umberto Tenuta

CANTO 493 Nel Canto 492 avevamo proposto KALOSANTOS.

Forse è più suggestivo KALANTOS (Contrazione di KALOS e ANTHOS, FIORE DEL BELLO)

 

KALANTOS forse è più suggestivo di KALOSANTOS.

I fiori (ANTOS) del BELLO (kalòs): antologia delle cose belle.

Ciò che importa è la raccolta delle cose belle da tenere sempre presenti.

L’amore del bello è forse il sentimento più diffuso.

È bello il primo segno della maternità che si scorge nel corpo di una donna.

È bella una donna che attende un bambino.

A quella creatura attesa tutti si inchinano.

E tutti si preparano alla sua venuta.

Creatura bella!

È bello anche il giaciglio nel quale nascerà.

Nasce, e lo vestono di bello.

Tutti ne decantano la bellezza.

Ogni scarrafone è bello a mamma soja.

È bella ogni cosa che impara.

È bella ogni cosa che guarda.

È bello il mondo che gli si squaderna davanti.

È bello che egli si nutra di bellezza.

O mamme, nutrite il vostro bimbo di cose belle.

O maestre, nutrite il vostro alunno di cose belle.

O società, nutri il tuo bimbo di cose belle.

Solo cose belle!

Uomini, fate che i bimbi vedano sempre cose belle.

Che la loro bocca si riempia sempre di cose belle!

Che i loro occhi vedano solo cose belle!

Che le loro orecchie ascoltino solo cose belle.

Che le loro mani tocchino solo cose belle.

Che il loro naso odori solo cose belle.

Che il loro smartphone registri solo cose belle.

Lo stormir delle foglie.

Il cinguettio degli uccelli.

Il cri cri dei grilli.

Lo sbocciare dei primi fiori.

L’apparir del primo sole.

L’affacciarsi della prima luna.

Il primo BRAVO della maestra!

Il primo Amore della loro vita!

 

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Nota 10 luglio 2015, Prot.n. 4502

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione
Ufficio II
“Welfare dello Studente, partecipazione scolastica, dispersione e orientamento”

 

Ai Dirigenti Ambiti Territoriali Provinciali

Dirigenti Scolastici degli Istituti Scolastici secondari di II grado

e p.c.

Direttori Generali Uffici Scolastici Regionali

Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Bolzano
Bolzano

Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Trento
Trento

Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca
Bolzano

Intendente Scolastico per la Scuola Località Ladine
Bolzano

Sovrintendente degli studi per la Regione Valle D’Aosta
Aosta

 

OGGETTO: A Scuola di OpenCoesione 2015/16

Si comunica che nel prossimo mese di settembre sarà lanciata con apposito bando l’edizione per l’a.s. 2015-2016 dell’iniziativa “A Scuola di OpenCoesione” (ASOC) (www.ascuoladiopencoesione.it). L’iniziativa è finalizzata a promuovere in tutti gli istituti d’istruzione secondaria superiore principi di cittadinanza attiva e consapevole attraverso attività di monitoraggio civico dei finanziamenti pubblici tramite l’utilizzo di Open Data, tecniche di Data Journalism e impiego di innovative tecnologie di informazione e comunicazione.

 

L’edizione per l’a.s. 2014-2015 del progetto, come indicato nella circolare n. 5761 del 10 Ottobre 2014, ha coinvolto 86 istituti di istruzione secondaria situati su tutto il territorio nazionale, oltre 2.000 studenti e 90 docenti che hanno anche concorso all’assegnazione di un viaggio premio a Bruxelles per visitare le istituzioni europee. Le classi che si sono classificate nelle prime dieci posizioni hanno presentato al Forum PA a Roma lo scorso maggio i risultati delle attività di analisi e monitoraggio sui progetti finanziati sul proprio territorio con le risorse pubbliche delle politiche di sviluppo e coesione: LINK a #ASOC15 AWARDS.

 

A Scuola di OpenCoesione

L’iniziativa A Scuola di OpenCoesione propone in un unico programma didattico educazione civica, acquisizione di competenze digitali, statistiche e di data journalism, nonché competenze trasversali quali sviluppo di senso critico, problem-solving, lavoro di gruppo e abilità interpersonali e comunicative, integrandole con i contenuti delle materie ordinarie di studio. Gli studenti sono chiamati a condurre vere e proprie investigazioni giornalistiche e ricerche analitiche a partire dai dati e dalle informazioni sugli interventi finanziati dalle politiche di coesione nel proprio territorio (disponibili sul portale www.opencoesione.gov.it), comunicandone i risultati e coinvolgendo attivamente la cittadinanza locale.

 

Partnership

L’iniziativa “A Scuola di OpenCoesione”, nata nel 2013 nell’ambito di un Accordo tra il Miur e il Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica (oggi in trasformazione nell’Agenzia per la Coesione Territoriale e nel Dipartimento per le Politiche di Coesione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri), beneficia inoltre di un protocollo d’Intesa siglato con la Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, per il coinvolgimento della rete di centri informativi Europe Direct (europa.eu/europedirect/index_it.htm) a supporto delle scuole partecipanti. Il progetto vede inoltre il coinvolgimento di associazioni selezionate per collaborare attivamente con le scuole sui temi affrontati nelle ricerche degli studenti (dai trasporti, all’inclusione sociale, dall’ambiente all’occupazione, dall’agenda digitale a cultura e turismo) o su temi trasversali quali la trasparenza e il riutilizzo di dati aperti. Tali soggetti potranno sostenere le scuole nello sviluppo delle attività di “A Scuola di OpenCoesione”, attraverso i propri esperti e affiancare i docenti nel percorso didattico.

Nell’allegato al presente avviso (A Scuola di OpenCoesione – Vademecum di progetto) sono illustrate in dettaglio le caratteristiche del progetto.

Sul sito www.ascuoladiopencoesione.it dirigenti scolastici e docenti potranno accedere ad ulteriori informazioni sull’iniziativa ed esprimere il loro interesse iscrivendosi alla mailing list dedicata, tramite cui ricevere, via posta elettronica, aggiornamenti e notizie anche sulla selezione degli istituti scolastici per l’anno scolastico 2015-2016. Per ulteriori informazioni è possibile scrivere all’indirizzo: ascuoladiopencoesione@dps.gov.it.

In considerazione della sua rilevanza educativa e culturale dell’iniziativa in oggetto, si pregano le SS.LL. di assicurare la massima diffusione e pubblicizzazione dell’iniziativa A Scuola di OpenCoesione presso le lstituzioni Scolastiche dei territori di specifica competenza.

Si ringrazia per la collaborazione.

IL DIRIGENTE
F.to Giuseppe PIERRO


ASOC Vademecum 2015/2016

Nota 10 luglio 2015, AOODGPER 20299

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
Direzione Generale Personale della Scuola

Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI

OGGETTO: Assunzioni a tempo indeterminato del personale docente per l’anno scolastico 2015/16. Istruzioni operative finalizzate alle nomine in ruolo ai sensi dell’ art. 39, comma 3, della legge 27 dicembre 1997, n. 449 per effetto delle cessazioni del personale docente (Turn-over).

Con il D.M. n. 470 del 7 luglio 2015 in corso di registrazione, è assegnato un contingente di nomine in ruolo pari a 36.627 unità di personale docente, di cui 14.747 riservato alla copertura dei posti di sostegno agli alunni con disabilità, da autorizzare con le procedure previste dall’art. 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449 ai fini della stipula dei contratti a tempo indeterminato per l’anno scolastico 2015/2016.
Si allegano, alla presente nota, le tabelle analitiche che evidenziano, per ciascuna provincia, la ripartizione – rispettivamente, per la scuola dell’infanzia, per la scuola primaria, per la scuola secondaria di primo e secondo grado, per il sostegno – del numero massimo di assunzioni da effettuare, nonché le istruzioni operative in ordine alle modalità di conferimento delle nomine per il personale docente (allegato A).
La tabella contiene, inoltre, la ripartizione degli specifici contingenti di assunzioni da effettuare nell’ ambito delle province per le singole classi di concorso e, relativamente ai posti di sostegno, la ripartizione tra i diversi ordini di scuola nonché, per la scuola secondaria di secondo grado, tra le diverse aree disciplinari del personale docente.
Al personale beneficiario dei contratti a tempo indeterminato sarà assegnata, per l’anno scolastico 2015/16, la sede provvisoria di servizio utilizzando, ovviamente, tutte quelle a tal fine disponibili sino alla conclusione del medesimo anno scolastico. Il numero di contratti a tempo indeterminato, invece, resta, comunque, subordinato alla effettiva vacanza e disponibilità del corrispondente numero di posti nell’ organico di diritto provinciale. La sede definitiva verrà attribuita secondo i criteri e le modalità da determinare con il contratto sulla mobilità relativo all’anno scolastico 2016/2017.
Si rammenta la prioritaria utilizzazione del personale in esubero prima di procedere alle nomine di cui all’ oggetto, in applicazione dei criteri di cui al Decreto Legge n. 95/2012, convertito con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012 n. 135 ed in particolare di quanto disposto dall’ ipotesi di CCNI sulle utilizzazioni del personale scolastico.
Le assunzioni sui posti di sostegno saranno disposte sotto condizione di accertamento della regolarità formale e sostanziale del titolo di specializzazione.
In linea con quanto previsto nel D.M., anche nelle istruzioni operative non è piu contemplata la possibilità di effettuare eventuali compensazioni tra le classi di concorso, in quanto i posti non utilizzati saranno destinati alle operazioni di nomina delle successive fasi.
Si richiama l’attenzione sull’urgenza delle operazioni soprarichiamate.
Relativamente alle nomine in ruolo per il personale educativo, con successiva nota saranno fomite apposite istruzioni operative.
Per garantire la massima trasparenza delle operazioni, si prega di dare opportuna pubblicità ai contingenti da assegnare alle assunzioni ed adeguata informativa alle OO.SS.

Il Direttore Generale
Maria Maddalena Novelli


 

Allegati:
– Allegato A (Istruzioni operative – Personale docente)
Tabella analitica dei contingenti del personale docente
Decreto Ministeriale 7 luglio 2015, n. 470


Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione

Allegato A

ISTRUZIONI OPERATIVE

finalizzate alle nomine in ruolo ai sensi dell’art. 39, comma 3, della legge 27 dicembre 1997, n. 449 per effetto delle cessazioni del personale docente (Turn-over).

 

PERSONALE DOCENTE

A.1      La consistenza complessiva delle assunzioni realizzabili a livello provinciale è stata fissata direttamente dal Ministero e comunicata, tramite il Sistema Informativo, agli Uffici scolastici periferici.
Il contingente è stato calcolato su tutti i posti censiti dal sistema informativo e vacanti e disponibili dopo le operazioni di mobilità. Si è poi provveduto a distribuire tale consistenza, compresi i posti di sostegno, tra i diversi ruoli, posti e classi di concorso ed aree disciplinari, fornendo agli stessi Uffici il rispettivo numero massimo di assunzioni effettuabili.
Si procederà alle nuove assunzioni solo dopo aver concluso tutte le operazioni di utilizzazione e di assegnazione provvisoria previste dalla normativa vigente.

A.2      Le graduatorie valide per le assunzioni a tempo indeterminato sono quelle relative al concorso per esami e titoli indetto con D.D.G. 24 settembre 2012 n. 82 e, per le classi di concorso non bandite, quelle relative alle graduatorie dei concorsi precedenti, nonché quelle relative alle graduatorie ad esaurimento di cui all’art. 1, comma 605, lett. c) della legge 27 dicembre 2006, n.296. I posti disponibili vanno ripartiti al 50% tra le due diverse graduatorie, senza possibilità di recupero dei posti eventualmente assegnati alle graduatorie ad esaurimento negli anni precedenti.

A.3 Qualora i vincitori del concorso del DDG 82/2012 siano in numero inferiore rispetto al 50% dei posti assegnati al concorso gli stessi verranno assegnati agli idonei secondo quanto indicato al periodo successivo.
Si ricorda il DM n. 356 del 23 maggio 2014, con il quale è stato disposto che i candidati inseriti a pieno titolo nelle graduatorie del concorso ordinario di cui al DDG n. 82/2012, ma non collocati in posizione utile da risultare vincitori, hanno titolo, a partire dall’anno scolastico 2014/15 ed in presenza di disponibilità di posti, ad essere nominati in ruolo.

A.4      Ove il numero dei posti disponibili, dopo aver effettuato i previsti recuperi relativi alle precedenti operazioni di assunzione per l’a.s. 2014/2015, ovviamente nei soli casi in cui i tali recuperi siano necessari per il rispetto della normativa vigente, risulti dispari, l’unità eccedente viene assegnata alla graduatoria penalizzata nella precedente tornata di nomine e qualora non vi siano state penalizzazioni alle graduatorie del Concorsi ordinario.

A.5 Le assunzioni in ruolo, nel rigoroso rispetto dei contingenti assegnati, non possono essere in numero superiore al totale dei posti vacanti e disponibili. L’assegnazione della sede provvisoria ai neo assunti può essere effettuata anche sui posti disponibili fino al 30 giugno qualora gli stessi siano stati lasciati liberi da personale di ruolo utilizzato o in assegnazione provvisoria su posti vacanti e disponibili al 31 agosto della medesima provincia.

A.6      Per quanto riguarda le nomine da effettuare su graduatorie di merito relative a concorsi svolti su base regionale, il sistema delle precedenze di cui alla Legge 104/1992 (art. 21, art. 33 comma 6 e art. 33 commi 5 e 7) non opera riguardo alla scelta della provincia.

A.7      La scelta della sede provvisoria a livello provinciale è assegnata prioritariamente al personale che si trova nelle condizioni previste, nell’ordine, dall’art. 21, e dall’art. 33 comma 6 e dall’art. 33 commi 5 e 7 della legge 104/92. La precedenza viene riconosciuta alle condizioni previste dal vigente contratto nazionale integrativo sulla mobilità del personale di ruolo.

A.8      Per la definizione delle quote di riserva si richiamano le disposizioni contenute negli articoli 3 e .18 della legge 12 marzo 1999, n. 68 e nella C.M. 248 del 7 novembre 2000.
Circa le assunzioni a favore del personale avente titolo alla riserva di posti iscritto nelle graduatorie ad esaurimento, si richiamano le sentenze della Corte di Cassazione, sezioni unite, n. 4110 del 22/02/2007 e sezione Lavoro, n.19030 dell’11 settembre 2007, secondo cui la graduatoria ad esaurimento deve essere considerata, ai fini della copertura dei posti riservati ai sensi della legge 68/99, come graduatoria unica. Si richiama, inoltre, l’attenzione delle SS.LL. sull’obbligo di applicare alle assunzioni del personale scolastico, la normativa di cui all’art. 3, comma 123, della legge 244/07 che assimila, ai fini del collocamento obbligatorio, gli orfani o, in alternativa, il coniuge superstite, di coloro che siano morti per fatto di lavoro, ovvero siano deceduti a causa dell’aggravarsi delle mutilazioni o infermità che hanno dato luogo a trattamento di rendita da infortunio sul lavoro, alle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata di cui all’art.1, comma 2, della legge 407/98.

A.9      Per quanto concerne l’assegnazione su posti di sostegno, ripartiti a metà tra i vincitori dei concorsi ordinari e i docenti inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, in possesso del titolo di specializzazione, saranno utilizzati i rispettivi elenchi. Per la scuola secondaria di II grado, tali elenchi includono i docenti inseriti nelle graduatorie concorsuali, relative alle classi di concorso rientranti nelle singole aree disciplinari, di cui all’art. 4 del D.M. 26 aprile 1993 n. 132, secondo i punteggi e le precedenze delle graduatorie di origine . Nella scuola secondaria di I grado tutte le classi di concorso sono inserite in un’unica area disciplinare.

A.10    Il personale in possesso del titolo di specializzazione sul sostegno conseguito nei corsi speciali riservati di cui all’art. 3 del D.M. 21/05, nonché il personale di cui all’art.1, comma 2, lettere a), b) e c) dello stesso D.M. (docenti in possesso del titolo di specializzazione per il sostegno, che sono stati ammessi ai corsi in quanto hanno prestato 360 gg. di servizio sul sostegno) è obbligato a stipulare, ai sensi dell’art.7, comma 9, del D.M.21/05, contratto a tempo indeterminato e determinato con priorità su posto di sostegno, secondo quanto specificato ai successivi punti A.13 e A.14, 2° cpv..

A.11    Nel caso di nomine su posti di sostegno da effettuare nella scuola secondaria sulla base di elenchi in cui confluiscano più classi di concorso, e per cui debbano essere utilizzate graduatorie di merito anche di diversi concorsi per titoli ed esami, considerata la disomogeneità delle graduatorie e la complessità dei relativi adempimenti, si ritiene si debba procedere con la formulazione di un unico elenco graduato dei docenti in possesso del titolo di specializzazione conseguito entro la data di scadenza della presentazione della domanda di partecipazione ai rispettivi concorsi. Nel suddetto elenco, compilato a cura dei Direttori Regionali, sono collocati, nel rispetto del punteggio conseguito nell’ultimo concorso utile, i candidati dei precedenti concorsi ordinari, banditi nell’anno 1990 (i cui candidati possono aspirare solo ai posti e alle cattedre della provincia nella cui graduatoria sono inseriti) e nell’anno 1999, previo depennamento degli aspiranti appartenenti alle classi di concorso bandite con il D.D.G. 24 settembre 2012 n. 82.

A.12    Per quanto riguarda le assunzioni per la classe 77/A – strumento musicale nella scuola media – dopo aver assicurato le assunzioni in relazione alle effettive disponibilità a tutti i docenti presenti in seconda fascia (ex prima fascia), le eventuali residue disponibilità sono ripartite, nell’ordine, tra i docenti inseriti in terza fascia (ex seconda fascia) e in fascia aggiuntiva di cui al D.M. 53/2012.

A.13    L’accettazione o la rinuncia nell’ambito del medesimo anno scolastico di una proposta di assunzione a tempo indeterminato su posto di sostegno consentono di accettare nello stesso anno scolastico e nella stessa provincia successiva proposta per altri insegnamenti di posto comune sulla base della medesima o altra graduatoria, salvo quanto previsto dal precedente punto A.10 e dal successivo A.14, 2° cpv., per i candidati vincolati alla nomina prioritaria su posto di sostegno.

A.14    L’accettazione di una proposta di assunzione a tempo indeterminato in una provincia consente, nello stesso anno scolastico, di accettare un’eventuale altra proposta a tempo indeterminato per altra classe di concorso, posto o per una diversa tipologia di posto (posto comune/sostegno) nella medesima provincia ovvero in altra provincia anche per lo stesso insegnamento per coloro che hanno titolo ad essere inclusi in due province. (es: presenza di candidati sia in GAE di una provincia, che in graduatoria di concorso di altra provincia)
I candidati vincolati alla nomina prioritaria su posto di sostegno, di cui al precedente punto A.13, non possono esercitare la successiva opzione dell’accettazione della nomina su posto comune, per insegnamenti collegati ad abilitazioni conseguite ex D.M. 21/05.

A. 15    Si ricorda l’obbligo che, entro tre giorni dalla stipula del contratto a tempo indeterminato, devono essere attivate, da parte dell’Ufficio Scolastico Territoriale competente, tutte le necessarie operazioni relative al controllo della regolarità dell’attuale punteggio di graduatoria nel rispetto di quanto previsto dall’art. 15 della legge n. 183/2011, in materia di autocertificazioni.

A.16    Per il personale docente destinatario di nomina su posto di sostegno relativo a qualsiasi ordine e grado di scuola permane l’obbligo di permanenza quinquennale su tale tipologia di posto.

A.17    E’ possibile stipulare, avendone i requisiti e le condizioni, contratti in regime di part-time, secondo quanto previsto dalla legge 183/2010 .

A.18    Sul contingente di posti destinati alle assunzioni in ruolo nelle scuole speciali per minorati della vista e dell’udito può essere nominato solo il personale inserito nelle corrispondenti graduatorie ad esaurimento, che dovrà permanere per almeno cinque anni su tale tipologia di posto (art.7, del D.M. 42 dell’8 aprile 2009).

A.19    Nelle sezioni di scuola dell’infanzia o nelle classi di scuola primaria che attuano la didattica differenziata Montessori, può essere nominato solo il personale in possesso del titolo di specializzazione nella specifica metodologia didattica.

A.20    Le immissioni in ruolo della scuola primaria devono essere effettuate attingendo dalla graduatoria generale e secondo la posizione nella stessa occupata, anche se riferite a posti di specialista di lingua inglese.
Pertanto, all’atto della individuazione e della accettazione della nomina i docenti immessi in ruolo nella scuola primaria dovranno rilasciare apposita dichiarazione in merito al possesso dei requisiti per l’insegnamento della lingua inglese. Nell’ipotesi di dichiarazione negativa, al candidato viene notificato, contestualmente, l’obbligo di partecipazione al primo corso utile di formazione per l’insegnamento della lingua inglese. Quanto sopra deve essere notificato anche al dirigente scolastico che amministrerà il docente per l’a.s. 2015/16.