Carrozza: la rivoluzione digitale? “Ineludibile, ma prima facciamo funzionare le scuole”

da TuttoscuolaNews

Carrozza: la rivoluzione digitale? “Ineludibile, ma prima facciamo funzionare le scuole”

Il neo ministro non aveva mancato di criticare poco prima delle elezioni il suo predecessore Francesco Profumo per “un’attività particolarmente intensa che, anziché limitarsi all’ordinaria amministrazione, appare frenetica (…). Questa iperattività unita a un diluvio di decreti ministeriali, appare fuori luogo negli ultimi giorni della campagna elettorale e sembra rispondere a esigenze che non coincidono in pieno con gli interessi delle famiglie e degli studenti. La scuola, l’università, il diritto allo studio sono temi su cui l’Italia si gioca una buona parte del futuro e assumono un valore troppo importante perché la discussione sia affrontata in maniera frettolosa e veloce, senza la necessaria riflessione e l’indispensabile confronto che richiedono. È quindi auspicabile che tali politiche siano elaborate e discusse dal Parlamento e dal Governo che entreranno in carica dopo le elezioni e non da un Ministro che si appresta a concludere il mandato” . Chissà se all’epoca si immaginava di essere proprio lei a raccogliere il testimone di Profumo.

Intervistata da La Stampa, il ministro Carrozza, che certamente conosce bene il mondo dell’università e della ricerca, fa intendere di non essere affatto digiuna delle problematiche della scuola: “Lavorerò certamente per la scuola. Ne conosco i problemi, ho verificato che soprattutto c’è bisogno di investimenti mirati, non solo di risorse usate in modo vago. E’ necessario capire dove e come usarle”. Uno dei suoi obiettivi, spiega, è quello di restituire dignità ai professori: “gli insegnanti svolgono un ruolo importante sul territorio, sono i nostri ambasciatori. Se l’Italia è stata unita è anche grazie ai professori che hanno fatto studiare gli italiani sugli stessi testi”.

Rispetta l’obiettivo della digitalizzazione delle scuole del suo predecessore Francesco Profumo, “un processo ineludibile”, ma “se poi le scuole non funzionano – aggiunge – è inutile pensare alla rivoluzione digitale”.

Carrozza si augura che il nuovo governo dia “attenzione” alla scuola: il ministero dell’Istruzione, della Ricerca e dell’Università, sottolinea, “è fondamentale nel far ripartire le speranze del Paese. Con spirito di servizio metto a disposizione la mia esperienza per convincere gli italiani che l’istruzione e la conoscenza sono pedine fondamentali per la ripresa culturale ed economica dell’Italia. Dobbiamo aiutare i più meritevoli a studiare secondo i dettami della Costituzione, dare fiducia ai ricercatori e offrire nuove motivazioni a tutto il corpo insegnante”.

Basta rattoppi per la scuola. Ora risorse e progetto educativo

da l’Unità

Basta rattoppi per la scuola. Ora risorse e progetto educativo

Benedetto Vertecchi. Con il contributo di tutti Occorre definire Con chiarezza la linea Da seguire:importante organizzare una consultazione nazionale

Molte delle difficoltà che le scuole si trovano oggi ad affrontare sono evidenti, e riguardano le strutture e il funzionamento del sistema. Sono difficoltà che si sono progressivamente accentuate per la crescente penuria di risorse destinate alle spese per il personale, all’edilizia, alle dotazioni didattiche. Ma per capire le ragioni del malessere del sistema scolastico non basta menzionare i tagli nei finanziamenti. Sono venute meno negli anni alcune condizioni morali che, dal raggiungimento dell’Unità nazionale in poi, avevano sostenuto la crescita della scuola e la sua capacità di modificare in una linea di progresso sia le condizioni della vita materiale, sia il profilo culturale del nostro Paese.

UNA NUOVA STAGIONE È urgente porre a disposizione delle scuole le risorse di cui hanno bisogno per svolgere la loro attività, ma è altrettanto urgente elaborare linee di sviluppo capaci di conferire coerenza agli interventi e di perseguire intenti non limitati al tempo breve, ma proiettati nei prossimi decenni, quando i bambini e i ragazzi che ora frequentano le scuole dovranno poter fare affidamento su quanto hanno appreso per affrontare realtà le cui caratteristiche al momento sono estremamente indefinite. La disponibilità di risorse e la capacità di elaborare un progetto educativo a medio e a lungo termine sono premesse ugualmente necessarie per qualificare una nuova stagione di sviluppo per la scuola italiana. Occorre superare la frammentazione degli interventi che in anni recenti ha finito col costituire una costante nel governo della scuola. Si è preteso di intervenire sulla cultura professionale degli insegnanti senza verificare in alcun modo se quella cultura fosse disponibile, si è intervenuti sulle dotazioni seguendo suggestioni marginali, sull’edilizia senza disporre di ipotesi sulle attività che si sarebbero dovute svolgere. Sono esempi di ciò che non va fatto, e nel complesso costituiscono una sorta di utopia negativa che deve essere rovesciata. Con gli insegnanti bisogna ricostruire un rapporto di fiducia che non può fondarsi sui soliti riconoscimenti rituali circa l’essenzialità della funzione che svolgono, ma deve considerare in che modo una professione allo stremo può riacquistare slancio e rilevanza sociale. Non c’è dubbio che nelle scuole occorra promuovere l’innovazione, ma non ha senso ridurla a una questione strumentale, perché occorre rivedere le interpretazioni che collegano i tempi della vita con quelli dell’apprendimento, e c’è bisogno di definire un concetto di utilità adeguato alla rapidità delle condizioni di cambiamento. Nessuno dubita che sia urgente intervenire per qualificare l’edilizia, ma occorre anche stabilire una corrispondenza tra le tipologie di attività che s’intendono promuovere e l’organizzazione degli spazi. C’è anche da chiedersi se non si debba abbandonare l’angusta sovrapposizione tra tempo delle lezioni e tempo del funzionamento per affermare un’idea di scuola capace di qualificare una parte significativa della vita di bambini e ragazzi e, soprattutto, di consentire di compiere esperienze di apprendimento sottratte ai condizionamenti consumisti che oggi finiscono con l’esercitare un’influenza determinante sui loro atteggiamenti e sul definirsi dei loro profili culturali. Quelli accennati sono solo alcuni esempi, ma sufficienti per affermare che non si può intervenire sul sistema scolastico riconcorrendo le emergenze del momento. I rattoppi non hanno altro effetto che quello di aggravare le lacerazioni. Anche se le diverse esigenze richiedono tempi diversi per essere soddisfatte, occorre definire con chiarezza la linea nella quale si vuole procedere. A definire tale linea occorre il contributo di tutti: attraverso una grande consultazione nazionale si potrebbero raccogliere le proposte formulate da cittadini, organizzazioni politiche e sociali, istituzioni culturali. Ma, altrettanto urgente, è avviare subito iniziative che incrementino la conoscenza delle condizioni in cui si pratica l’educazione. Invece di disperdere risorse per rilevare dati dai quali, bene che vada, si ottengono rappresentazioni sfocate di una realtà in movimento, sarebbe preferibile impostare ricerche che possano essere utilizzate per interpretare i cambiamenti che si riscontrano nelle condizioni di sviluppo, nell’acquisizione e nell’uso del linguaggio, nell’assimilazione di valori e atteggiamenti sociali.

Scuola, parla il neo ministro «La Carta sarà la mia guida»

da l’Unità

Scuola, parla il neo ministro «La Carta sarà la mia guida»

Intervista al ministro dell’Istruzione Anna Maria Carrozza | «I primi provvedimenti? Per l’edilizia scolastica».

Andrea Carugati

Pisana come il premier Enrico Letta, anche lei nata a metà degli anni Sessanta, Maria Chiara Carrozza è stata rettore della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa fino all’elezione alla Camera nel febbraio scorso. Laureata nel 1990 in Fisica con una tesi sulle particelle elementari, dottorato in Ingegneria, ha avuto numerose esperienze professionali all’estero e negli ultimi tre anni è stata presidente del Forum Università e ricerca del Pd. Fino alla nomina a ministro dell’Istruzione e dell’Università.
«Conosco da tempo Enrico Letta, la mia attività politica è iniziata nel Forum del Pd», spiega, «ed è coincisa con la segreteria Bersani. È stato lui prima delle elezioni a propormi la candidatura come capolista in Toscana e io ho accettato, con l’idea di lavorare sui temi della ricerca».
Lei ora si trova alla guida di un ministero delicatissimo, su temi che spesso hanno diviso il Paese, e in un governo di grande coalizione.
«La situazione politica è estremamente difficile ed è lo specchio della crisi del Paese. Mi rendo conto della gravità della situazione, per me è una grandissima responsabilità. C’è moltissimo lavoro da fare».
Quali saranno le sue idee-guida nel mondo dell’istruzione?
«La mia guida sono i principi della Costituzione, per nulla invecchiati. A partire dall’aiuto ai capaci e ai meritevoli a raggiungere i più alti livelli nello studio. E poi la centralità degli investimenti nella ricerca scientifica e tecnica. Però bisogna investire nel modo giusto, spesso ci sono stati In Italia sprechi e inefficienze. Vorrei far capire agli italiani che pagano le tasse che investire in istruzione e ricerca è una cosa utile».
Quali sono le sue priorità per gli investimenti?
«La ristrutturazione e la messa a norma degli edifici scolastici. È un problema enorme, e spesso ho visto Comuni che potrebbero investire ma sono bloccati dal Patto di stabilità. Poi vorrei introdurre maggiore efficienza nella valutazione dei progetti di ricerca: bisogna lavorare per meritare quei maggiori investimenti che giustamente si pretendono».
Lei eredita un’università post riforma Gelmini. Come si porrà rispetto a questo?
«Bisogna fare un’analisi seria per capire come è stata attuata la riforma, a volte in modo incompleto e diverso da come era previsto. Ci sono una serie di complicazioni burocratiche che vanno modificate, a partire dal reclutamento dei professori. Il problema principale è questo: non siamo ai livelli europei, c’è un reclutamento inceppato da problemi e ricorsi. Vorrei che l’etica pubblica e la reputazione dei docenti contassero più delle regole burocratiche, sul modello anglosassone. Per combattere la corruzione abbiamo riempito i percorsi di regole, e appesantito ogni processo di infiniti passaggi, senza riuscire neppure a centrare l’obiettivo di azzerare i fenomeni corruttivi. Su questo vorrei ragionare, al di là degli slogan».
Qual è il cambiamento più profondo che vorrebbe imprimere?
«L’istruzione come priorità assoluta per il Paese, conquistare la fiducia degli insegnanti, dei ricercatori, dei professori. Far capire che questo Paese investe su di loro. Bisogna investire in nuovi posti da ricercatori e professori. E i nostri ricercatori devono guadagnare quanto i loro colleghi europei».
Resta il fatto che il suo è uno dei temi più spinosi per un governo di larghe intese. Come intende risolverlo?
«Sono consapevole che saranno necessarie delle mediazioni tra posizioni diverse. Se si parte dall’idea di non distruggersi a vicenda e di fare il bene del Paese si può trovare un modo di lavorare. Vorrei dire basta alle guerre sul passato, cominciamo ad affrontare i problemi di oggi e le soluzioni possibili. Non intendo fare questo lavoro con un approccio ideologico».
Lei si porrà come un’«anti Gelmini»?
«Direi proprio di no. Non mi sono mai definita come anti qualcuno. Sono una persona interessata a far bene un lavoro per il Paese. Questi personalismi, queste divisioni tra il “bene” e il “male” sono un errore. Non sarò ossessionata dalle classifiche di popolarità dei ministri».
Come si pone nel dibattito che si sta rinfocolando tra scuola pubblica e privata?
«La scuola pubblica è la priorità e qui vanno gli investimenti. Questo non significa negare il ruolo della scuola privata».
Questo governo rischia di dividere i gruppi del Pd. Cosa ne pensa?
«Credo che sia necessario ascoltare tutte le opinioni, ma ho sempre ritenuto che in una squadra vadano rispettate le decisioni prese a maggioranza. E così ho fatto nei giorni dell’elezione del Capo dello Stato».
Ritiene giusto parlare di possibili espulsioni per chi non voterà la fiducia?
«Ripeto: sarebbe da irresponsabili non ascoltare le posizioni di tutti. Ma è giusto che ci sia una disciplina. Sulle espulsioni tuttavia sarei molto cauta».
Come definisce il governo che sta nascendo: politico o di emergenza nazionale?
«È un governo che in un momento difficile può prendere decisioni importanti per far ripartire l’Italia e favorire una riscossa civica. Spero che sia un governo di persone che vogliono lavorare insieme per uscire dallo stallo».
Il Pd sarà un sostegno o un ostacolo per il governo?
«Non mi illudo che sarà un rapporto semplice, dovremo essere capaci di parlare con tutto il Parlamento. Le Camere devono ritrovare un ruolo centrale, questo è un Parlamento rinnovato pieno di professionalità e competenze nuove e da valorizzare. Credo che occorra lavorare per metterle in gioco davvero».

Personale di ruolo, occhio alle graduatorie d’istituto

da Tecnica della Scuola

Personale di ruolo, occhio alle graduatorie d’istituto
di A.G.
Con i primi giorni di maggio si esaurisce in molti casi il tempo per fare ricorso in caso di posizionamento errato (per il mancato riconoscimento di titoli o servizi). Ignorare questo passaggio potrebbe costare molto caro, perché si rischia di entrare nel vortice della mobilità coatta. Che alla luce della spending review della scorsa estate potrebbe tradursi non solo nel trasferimento ma anche nello spostamento coatto in altri comparti pubblici. E non solo…
Con l’avvento del mese di maggio, per il personale di ruolo dichiarato dai dirigenti scolastici soprannumerario sarà già il momento dei resoconti. Come già rilevato da questa testata giornalistica, gli istituti avrebbero dovuto realizzare entro il 24 aprile scorso le graduatorie d’istituto suddivise per tipologia di ruoli. E tra i docenti anche per classi di concorso. Considerano che il tempo per presentare ricorso scade è di soli 10 giorni dalla pubblicazione delle graduatorie occorre prestare la massima attenzione.
Per molti, certo, si tratta di un’operazione ininfluente. Ma per decine di migliaia di dipendenti potrebbe invece decretare il motivo alla base di un trasferimento coatto. Che, sulla base della spending review approvata la scorsa estate, potrebbe tradursi, in casi limite, anche in uno spostamento di ruolo (nello stesso Miur, come in un altro comparto della pubblica amministrazione) e in linea teorica (se non vi sono proprio possibilità di impiego alternativo, laddove coesistano scarsità di posti vacanti e limitatezza del titolo di studio spendibile) addirittura al licenziamento (dopo due anni di non ricollocazione).
È bene, quindi, che il personale interessato rivolga la massima attenzione a questo appuntamento. Ancora di più nelle scuole dove la pubblicazione delle graduatorie non è stata ancora realizzata. In questi casi, infatti, la condizione di soprannumerarietà potrebbe manifestarsi a ridosso del termine dell’anno scolastico. Quando l’attenzione, soprattutto per i docenti, è spostata sulle tante scadenze professionali da rispettare e sugli scrutini finali. Col risultato di ritrovarsi inseriti in graduatorie imposte d’ufficio. Giuste o sbagliate che siano.
Detto che dalla loro correttezza potrebbe anche dipendere l’esito della mobilità volontaria – trasferimento, utilizzazione o assegnazione provvisoria – , vale la pena ricordare che le graduatorie interne agli istituti riguarderanno anche tutti quelli cosiddetti “dimensionati”. Ovvero quelli che nel corso dell’estate verranno meno per non aver rispettato i limiti minimo di iscritti imposti sempre dalla “stretta” dal Governo Monti.
Soprattutto in quest’ultimo caso, il personale interessato farebbe bene a chiedere conforto ai sindacati. A tal proposito segnaliamo le indicazioni fornite dall’Anief, che riassumono l’ampia casistica di titolo o servizi che possono non essere riconosciuti dagli istituti: il sindacato autonomo ricorda che “tutti coloro che hanno richiesto il riconoscimento dei titoli non valutati o valutati solo parzialmente dal CCNI (abilitazione SSIS, titolo Supervisore o Tutor Tfa, diploma SSIS anche di sostegno, il servizio pre-ruolo al pari di quello prestato dopo la nomina, il servizio militare prestato non in costanza di nomina, il servizio prestato in qualità di presidente o commissario interno/esterno agli esami di maturità dopo l’a.s. 2000/2001) e che non lo hanno ottenuto, dovranno presentare reclamo, quindi – in caso di mancato accoglimento dello stesso – richiesta di tentativo di conciliazione”.

Fatto il Ministro al Miur ora è il turno di Viceministro e Sottosegretario

da Tecnica della Scuola

Fatto il Ministro al Miur ora è il turno di Viceministro e Sottosegretario
di Aldo Domenico Ficara
Dopo la nomina al Miur del neo Ministro Maria Chiara Carrozza, tra qualche giorno sarà il turno delle nomine di viceministro e sottosegretario di Stato. Per comprendere meglio i meccanismi di nomina è bene sapere cosa rappresentano queste figure di Governo.
I sottosegretari servono a coadiuvare i ministri nelle loro attività, esercitando i compiti che sono loro delegati. Non partecipano alle riunioni del Consiglio dei Ministri, ma possono intervenire alle sedute delle Camere e delle Commissioni parlamentari, per sostenere la discussione in conformità alle direttive del Ministro e rispondere a interrogazioni e interpellanze. La nomina arriva tramite decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio, di concerto con il Ministro con cui il sottosegretario dovrà collaborare, sentito il Consiglio dei Ministri. Secondo la legge n. 81 del 2001 (che modifica l’art. 10 della legge n. 400 del 23 agosto 1988), non possono essere nominati viceministri più di dieci sottosegretari, se vengono loro conferite deleghe relative all’intera area di competenza di una o più strutture dipartimentali ovvero di più direzioni generali. I viceministri possono essere invitati dal Presidente del Consiglio in Cdm, senza diritto di voto, per riferire su questioni legate alla materia loro delegata. Infine, la cosiddetta legge Bassanini fissava a 12 il numero di Ministri, ma successive leggi hanno nuovamente aumentato il numero, infatti, con la Finanziaria del 2008 si è definito in 60 persone il numero massimo di componenti del governo, comprendendo Ministri, viceministri e sottosegretari

Il Ds non può pretendere dal docente carichi di lavoro giornalieri superiori alle 8 ore

da Tecnica della Scuola

Il Ds non può pretendere dal docente carichi di lavoro giornalieri superiori alle 8 ore
di Lucio Ficara
Succede spesso che i carichi di lavoro dei docenti superino il limite delle otto ore giornaliere. Ovviamente non parliamo del lavoro che i docenti si portano a casa, ma piuttosto degli impegni scolastici successivi all’orario di lezione, tra cui i consigli di classe, i collegi dei docenti e i colloqui con le famiglie.
Infatti può capitare che dopo una mattinata di cinque ore continuative di lezione, un docente si trovi ad affrontare 5 ore di consigli di classe, oppure 4 ore di collegio dei docenti o ancora 6 ore di colloqui con i genitori. Esistono casi, fatti notare da alcuni docenti, che dopo una mattinata piena, di lezioni svolte in classe, si trovano a dovere affrontare, nel caso di scuole secondarie di secondo grado, i colloqui del biennio, predisposti dalle ore 14 alle ore 17, e di seguito quelli del triennio dalle ore 17 alle ore 20.  In questo ultimo caso, se si facesse il conto delle ore giornaliere, che un docente sia del biennio che del triennio, svolgerebbe, si arriverebbe a conteggiarne addirittura 11 ore di lavoro giornaliero. Ma tutto questo è legittimo? Come si può difendere il docente sottoposto a questi carichi eccessivi di lavoro giornaliero? Per dare una risposta a questi interrogativi, bisogna ricordare che, il contratto collettivo nazionale di lavoro della scuola non specifica per i docenti un limite massimo di orario di lavoro giornaliero, mentre lo stabilisce, in 9 ore giornaliere, per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario.  Questo comunque non significa che il dirigente scolastico può pretendere dal docente carichi di lavoro giornalieri superiori alle 8 ore. Infatti questo limite massimo delle otto ore di lavoro giornaliero è stato ribadito da alcune sentenze della Corte di Cassazione, come per esempio la sentenza n. 15419 del 4 dicembre 2000. D’altronde è scritto nella nostra Costituzione, precisamente all’art. 36, comma 2, in cui si dispone che la durata massima della giornata lavorativa è fissata dalla legge. È importante fissare l’attenzione sul fatto che nella nostra Costituzione si parla di durata massima giornaliera e non di durata settimanale. Ma quale è la legge che parla della durata massima giornaliera lavorativa? Si tratta del Regio decreto legge n. 692 del 1923, che stabilisce l’orario massimo di lavoro in 8 ore giornaliere. Il superamento dell’orario normale è ammesso per non più di due ore giornaliere, determinandosi in tale ipotesi il cosiddetto “straordinario legale” che, ai sensi dell’art. 2108 del Codice civile va retribuito in misura maggiorata di almeno il 10% rispetto al lavoro ordinario.  È utile sapere anche che per i docenti l’orario massimo di lavoro giornaliero deve essere fissato, ai sensi dell’art. 10 comma 4 della legge 297/94, dai criteri definiti dal consiglio d’istituto e dai pareri espressi dal collegio dei docenti come previsto sempre dalla legge 297/94 all’art. 7, comma 2, lettera b. Bisogna anche dire che l’organizzazione dell’orario di lavoro e quindi anche la questione dell’orario massimo di lavoro giornaliero rientra nella contrattazione d’istituto ai sensi dell’art. 6, comma 2, lettera h, del Ccnl 2006-2009. A tale proposito i dirigenti scolastici, dal loro punto di vista, contestano le norme su citate, sostenendo due cose: la prima è che, la durata massima giornaliera è stata superata da norme più recenti che parlano di durata massima settimanale dell’orario di servizio e quindi non si parla più dell’orario massimo giornaliero, la seconda è che, sull’organizzazione del lavoro e quindi anche sull’orario di servizio giornaliero è il dirigente scolastico che decide, come previsto, a loro modo di vedere, dalla legge n. 150/2009, e non è materia contrattuale d’Istituto ai sensi dell’art.6 comma 2 lettera h del CCNL 2006-2009.  Rimane sempre ineludibile e oggettivamente incontestabile, il fatto che, all’art. 36 della nostra Costituzione è scritto quanto segue: “la durata massima della giornata lavorativa è fissata dalla legge dello Stato”. Per cui rimane dimostrato che il Ds non può pretendere dal docente carichi di lavoro giornalieri superiori alle 8 ore.

Il punto di vista del neo-ministro dell’economia sulla scuola italiana

da Tecnica della Scuola

Il punto di vista del neo-ministro dell’economia sulla scuola italiana
di R.P.
Più volte, nel suo ruolo di direttore generale di Bankitalia, Saccomani era intervenuto sul tema dell’istruzione per evidenziare che il divario fra nord e sud è il problema maggiore del nostro sistema educativo. Fra le prime misure potrebbe esserci forse un piano di interventi per l’edilizia scolastica al sud.
Da alcuni anni il peso del Ministero dell’economia nelle scelte di politica scolastica è progressivamente aumentato.
Per questo motivo, può essere utile conoscere un po’ il pensiero del neo-ministro Fabrizio Saccomanni in materia di istruzione. Uno dei suoi interventi più organici sulla questione risale al giugno del 2010 quando parlò a Potenza in occasione della presentazione del rapporto “L’economia della Basilicata” curato dalla sede regionale di Bankitalia. “Il potenziale di crescita di un’economia di trasformazione come quella italiana – affermava Saccomanni –
dipende in ultima analisi dal capitale umano. L’istruzione accresce il capitale sociale, carente soprattutto nel Mezzogiorno, e riduce la probabilità di lavorare nei settori sommersi dell’economia, più ampi nel Mezzogiorno”. Senza dimenticare il tema della cittadinanza (“Una buona educazione civica si associa con il rispetto della legalità, precondizione irrinunciabile per lo sviluppo economico e per il vivere civile”) e quello della scuola digitale (“La diffusione delle nuove tecnologie richiede un continuo apprendimento, non solo per far avanzare la frontiera della conoscenza, ma anche per avvantaggiarsi delle conoscenze prodotte da altri”). Il futuro Ministro entrava poi un po’ più nel merito della questione e dichiarava: “Nel nostro paese l’obiettivo di un’istruzione di qualità non è stato raggiunto; i divari tra Nord e Sud restano elevati”. I dati che forniti all’epoca da Saccomanni non sono molto diversi da quelli di oggi: “Appare inferiore nel Mezzogiorno la quota della popolazione in possesso di titoli di studio elevati (diploma e laurea). Guardando alla popolazione tra 25 e 64 anni di età, i diplomati erano nel 2009 pari al 33,7 per cento nel Mezzogiorno, contro il 42,4 per cento del Centro Nord; i laureati il 12,6 per cento, contro il 15,5 nel resto del paese”. “Ma – sottolineava il futuro Ministro – l’aspetto più preoccupante attiene agli aspetti “qualitativi” dei divari. La scuola, soprattutto al Sud, piuttosto che ridurre sembra ampliare i divari tra studenti derivanti dal background familiare e dai fattori di contesto”. E poi una osservazione che di recente è stata confermata anche dal Censis: “Le differenze di risultati tra le aree del paese non sono immediatamente riconducibili alla quantità di risorse spese annualmente. La spesa per istruzione è erogata dal governo centrale seguendo regole omogenee sul territorio nazionale; le risorse finanziarie correnti non sono inferiori al resto del paese. È invece peggiore nel Mezzogiorno la qualità delle dotazioni di infrastrutture scolastiche”.
Se gli atti saranno conseguenti all’analisi dovremmo aspettarci interventi significativi per tentare di ridurre il divario sud-nord. Una prima misura potrebbe riguardare proprio l’edilizia scolastica anche se non mancano i dubbi sulla effettiva possibilità di realizzare un piano di interventi a causa dei vincoli di spese previsti dal patto di stabilità.

Nota 29 aprile 2013, Prot. n. AOODGPER 4118

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Direzione Generale per il personale scolastico

Ufficio IV

 

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali

LORO SEDI

 

Oggetto: Organico di diritto e mobilità personale docente della scuola dell’infanzia e primaria. Chiusura funzioni. A.s. 2013/14.

 

A causa delle numerose segnalazioni, pervenute da parte degli Uffici scolastici regionali circa le difficoltà incontrate nello svolgimento delle attività necessarie per le operazioni propedeutiche alla mobilità entro i tempi stabiliti, si informano gli Uffici territorialmente competenti che il termine ultimo di comunicazione al SIDI delle domande di mobilità e dei posti disponibili relativamente al personale docente della scuola dell’infanzia e primaria, indicato nell’O.M. n. 9 del 13.3.2013, è prorogato al 3 maggio 2013.

 

IL DIRETTORE GENERALE

f.to Luciano Chiappetta

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 99

Gazzetta Ufficiale

Serie Generale
n. 99 del 29-4-2013

Sommario

DECRETI PRESIDENZIALI

 


DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 8 marzo 2013


Adeguamento stipendiale e indennita’ del personale di magistratura e
equiparati. (13A03790)

 

 

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DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 26 aprile 2013


Differimento per l’anno 2013, del termine per la presentazione delle
dichiarazioni modello 730/2013 ai sostituti d’imposta. (13A03885)

 

 

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DECRETI, DELIBERE E ORDINANZE MINISTERIALI

MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE

 


DECRETO 8 aprile 2013


Indicazione del prezzo medio dei buoni ordinari del Tesoro a 186
giorni, relativi all’emissione del 28 marzo 2013. (13A03789)

 

 

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DECRETO 17 aprile 2013


Ripartizione delle risorse da assegnare per l’anno 2012 per le
finalita’ di cui alla legge 21 novembre 2000, n. 353, per lo
svolgimento da parte delle Regioni e delle provincie Autonome di
Trento e Bolzano delle funzioni conferite ai fini della conservazione
e della difesa dagli incendi del patrimonio boschivo nazionale.
(13A03755)

 

 

Pag. 3

 

 

 


DECRETO 17 aprile 2013


Accertamento dell’operazione di acquisto di titoli di Stato a valere
sul fondo ammortamento, effettuata mediante asta competitiva.
(13A03779)

 

 

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MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA

 


DECRETO 21 gennaio 2013


Modifica di progetti autonomi gia’ ammessi al finanziamento del Fondo
per le agevolazioni alla ricerca. (13A03749)

 

 

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MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

 


DECRETO 15 aprile 2013


Modifica al decreto 14 gennaio 2013 recante le disposizioni per la
rilevazione della produzione di latte di bufala in attuazione
dell’articolo 7 della legge 3 febbraio 2011, n. 4. (13A03783)

 

 

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MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 


DECRETO 8 marzo 2013


Liquidazione coatta amministrativa della «Solaria societa’
cooperativa – in liquidazione», in Castiglione delle Stiviere e
nomina del commissario liquidatore. (13A03716)

 

 

Pag. 11

 

 

 


DECRETO 8 marzo 2013


Liquidazione coatta amministrativa della «Pronto Assistenza Servizi
Ospedalieri societa’ cooperativa sociale», in Milano e nomina del
commissario liquidatore. (13A03717)

 

 

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DECRETO 8 marzo 2013


Liquidazione coatta amministrativa della «P.I.T.F. societa’
cooperativa», in Milano e nomina del commissario liquidatore.
(13A03718)

 

 

Pag. 12

 

 

 


DECRETO 29 marzo 2013


Modifica al decreto ministeriale 19 maggio 2008, come modificato dai
decreti ministeriali 23 luglio 2009 e 25 ottobre 2011, di
riconoscimento dell’Azienda Speciale della Camera di Commercio di
Asti per la promozione e per la regolazione del mercato come
organismo notificato ai sensi dell’articolo 9 del decreto legislativo
2 febbraio 2007, n. 22. (13A03725)

 

 

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DECRETI E DELIBERE DI ALTRE AUTORITA’

AGENZIA DEL DEMANIO

 


DECRETO 22 aprile 2013


Determinazione dei canoni di gestione aeroportuali per il triennio
2013-2015. (13A03756)

 

 

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AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO

 


DETERMINA 9 aprile 2013


Regime di rimborsabilita’ e prezzo del medicinale per uso umano
«Buccolam». (Determina n. 376/2013). (13A03571)

 

 

Pag. 15

 

 

 


DETERMINA 9 aprile 2013


Regime di rimborsabilita’ e prezzo del medicinale per uso umano
«Irbesartan Hydroclorothiazide Zentiva». (Determina n. 374/2013).
(13A03572)

 

 

Pag. 20

 

 

 


DETERMINA 9 aprile 2013


Classificazione del medicinale «Constella» (linaclotide), ai sensi
dell’art. 8, comma 10, della legge 24 dicembre 1993, n. 537.
(Determina n. 375/2013). (13A03575)

 

 

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DETERMINA 9 aprile 2013


Riclassificazione del medicinale «Acido Zoledronico Sandoz» (acido
zoledronico), ai sensi dell’art. 8, comma 10, della legge 24 dicembre
1993, n. 537. (Determina n. 370/2013). (13A03576)

 

 

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DETERMINA 9 aprile 2013


Riclassificazione del medicinale «Octanorm» (immunoglobulina umana),
ai sensi dell’art. 8, comma 10, della legge 24 dicembre 1993, n. 537.
(Determina n. 372/2013). (13A03577)

 

 

Pag. 26

 

 

 


DETERMINA 15 aprile 2013


Istituzione della NOTA AIFA n. 93. (Determina n. 395/2013).
(13A03573)

 

 

Pag. 28

 

 

PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO ALTO ADIGE

 


DECRETO 3 aprile 2013


Scioglimento per atto dell’autorita’ della «Amatia societa’
cooperativa», in Malles, frazione Mazia 18, ai sensi dell’articolo
2545-septiesdecies del codice civile. (13A03726)

 

 

Pag. 32

 

 

ESTRATTI, SUNTI E COMUNICATI

AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO

 


COMUNICATO


Parere favorevole alla rimborsabilita’ per la nuova indicazione del
medicinale «Lantus». (13A03574)

 

 

Pag. 32

 

 

CAMERA DI COMMERCIO, INDUSTRIA, ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI CASERTA

 


COMUNICATO


Provvedimenti concernenti i marchi di identificazione dei metalli
preziosi (13A03715)

 

 

Pag. 32

 

 

CAMERA DI COMMERCIO, INDUSTRIA, ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI CUNEO

 


COMUNICATO


Provvedimenti concernenti i marchi di identificazione dei metalli
preziosi (13A03752)

 

 

Pag. 34

 

 

CAMERA DI COMMERCIO, INDUSTRIA, ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI PALERMO

 


COMUNICATO


Provvedimenti concernenti i marchi di identificazione dei metalli
preziosi (13A03753)

 

 

Pag. 34

 

 

 


COMUNICATO


Provvedimenti concernenti i marchi di identificazione dei metalli
preziosi (13A03754)

 

 

Pag. 34

 

 

MINISTERO DELL’INTERNO – COMITATO DI COORDINAMENTO PER L’ALTA SORVEGLIANZA DELLE GRANDI OPERE

 


COMUNICATO


Terza Edizione delle Linee Guida antimafia di cui all’articolo 5-bis,
comma 4, del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74, convertito, con
modificazioni, dalla legge 1° agosto 2012, n. 122, recante
«Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi
sismici che hanno interessato il territorio delle province di
Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, il 20 e il
29 maggio 2012.». Deliberazione dell’11 marzo 2013. (13A03781)

 

 

Pag. 34

 

 

MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE

 


COMUNICATO


Cambi di riferimento rilevati a titolo indicativo del giorno 17
aprile 2013 (13A03792)

 

 

Pag. 36

 

 

 


COMUNICATO


Cambi di riferimento rilevati a titolo indicativo del giorno 18
aprile 2013 (13A03793)

 

 

Pag. 36

 

 

 


COMUNICATO


Cambi di riferimento rilevati a titolo indicativo del giorno 19
aprile 2013 (13A03794)

 

 

Pag. 37

 

 

 


COMUNICATO


Cambi di riferimento rilevati a titolo indicativo del giorno 22
aprile 2013 (13A03795)

 

 

Pag. 37

 

 

MINISTERO DELLA DIFESA

 


COMUNICATO


Decreto interdirettoriale di sclassifica per la dismissione
definitiva degli alloggi di servizio non piu’ funzionali ai fini
istituzionali delle Forze armate. (13A03728)

 

 

Pag. 38

 

 

MINISTERO DELLA SALUTE

 


COMUNICATO


Modificazione dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Vetamplius» 750 mg/g, polvere per
soluzione orale per polli da carne e tacchini. (13A03710)

 

 

Pag. 38

 

 

 


COMUNICATO


Modificazione dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Phenoxypen WSP» 325 mg/g polvere per
soluzione orale per polli. (13A03711)

 

 

Pag. 39

 

 

 


COMUNICATO


Modificazione dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Cobactan LA» 7,5% sospensione
iniettabile. (13A03712)

 

 

Pag. 39

 

 

 


COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
veterinario «Otimectin» 1 mg/g. (13A03713)

 

 

Pag. 39

 

 

 


COMUNICATO


Modificazione dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Lincomicina» 11% Chemifarma, polvere
per soluzione orale per suini. (13A03714)

 

 

Pag. 39

 

 

MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI

 


COMUNICATO


Sostituzione del componente CIDEC nella Speciale commissione
«Esercenti Attivita’ Commerciale» del Comitato INPS di Salerno.
(13A03784)

 

 

Pag. 40

 

 

 


COMUNICATO


Sostituzione componenti della Commissione provinciale di
Conciliazione per le controversie individuali di Lavoro di Salerno.
(13A03785)

 

 

Pag. 40

 

 

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 


COMUNICATO


Accreditamento della societa’ a responsabilita’ limitata «Uniter» per
l’esercizio provvisorio per l’attivita’ di Agenzia per le imprese di
cui al punto 4, lettera a) dell’allegato al decreto del Presidente
della Repubblica 9 luglio 2010, n. 159. (13A03727)

 

 

Pag. 40

 

 

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

 


COMUNICATO


Istituzione del Comitato dei garanti per la supervisione sull’uso dei
fondi raccolti da operatori di telefonia mobile e fissa in favore
delle popolazioni delle regioni Liguria e Toscana e della provincia
di Messina, colpite da eccezionali eventi calamitosi. (13A03782)

 

 

Pag. 40

 

 

REGIONE TOSCANA

 


COMUNICATO


Approvazione ordinanza n. 2 del 7 marzo 2013 (13A03750)

 

 

Pag. 41

 

 

 


COMUNICATO


Approvazione ordinanza n. 3 del 7 marzo 2013 (13A03751)

 

 

Pag. 41

 

 

RETTIFICHE

 


ERRATA-CORRIGE


Comunicato relativo alla delibera 3 agosto 2012 del Comitato
interministeriale per la programmazione economica recante: «Programma
delle infrastrutture strategiche (legge n. 443/2001). Autostrada A 12
Livorno – Civitavecchia. Tratta Tarquinia – San Pietro In Palazzi
(Cecina) lotti 2, 3, 5A, 6B (CUP F36G05000260008) Approvazione
progetto definitivo. (Delibera n. 85/2012)». (Delibera pubblicata
nella Gazzetta Ufficiale – serie generale – n. 300 del 27 dicembre
2012). (13A03780)

 

 

Pag. 41

 

 

 

Nota 29 aprile 2013, Prot. n. 2732

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI

p.c. Al Responsabile del progetto IDIFO 4
prof.ssa Marisa Michelini
Università di Udine

Nota 29 aprile 2013, Prot. n. 2732

OGGETTO: Scuola estiva di Fisica Moderna per studenti di scuole secondarie di 2° grado. Università di Udine, 22 – 27 luglio 2013. Trasmissione bando.

La ministra robotica e gli indovinelli Invalsi

La ministra robotica e gli indovinelli Invalsi
Gli scioperi di maggio contro la scuola-quiz e la scuola-miseria

Cara ministra Carrozza, innanzitutto complimenti per la rapidissima carriera politica, appena ieri capolista del PD in Toscana, evitando primarie e guerre per bande; e oggi già ministra della (Pubblica, speriamo) Istruzione.
Ma ancor più congratulazioni per la sua biografia professionale “picomirandolesca”. Scienziata di fisica nucleare, bio-ingegnera (noi femminilizziamo i titoli) robotica e meccatronica, esperta di domo-robotica e neuro-robotica, risparmio energetico, biotecnologie e biomeccatronica; e in più rettora di Scuola superiore e supervisora di dottorandi e ricercatori, nonché conferenziera globale. Di fronte a tanta scienza, ogni dubbio sulla sua nomina dovrebbe sparire.
Eppure un interrogativo ci è venuto in mente: ma di scuola-scuola, delle materne, elementari, medie e superiori, delle condizioni di lavoro e di studio negli istituti, di precari e inidonei, docenti ed Ata, quanto ne sa al momento?
E per stare alla stretta attualità, come si concilia la ministra robotica con gli indovinelli Invalsi, con il Sistema di (s)valutazione, con la scuola-quiz e la scuola-miseria, triste realtà che si apre davanti a milioni di giovani, al di fuori dei “fasti” del modello Sant’Anna?
E cosa ne pensa della farsa che dal 7 al 16 maggio si ripeterà nelle nostre tormentate scuole con i quiz Invalsi, divenuti metri di misura della qualità dell’istruzione?
E contro cui – oltre ad altri temi – abbiamo convocato uno sciopero di tre giorni (il 7 alle elementari, il 14 alle medie e il 16 alle superiori) di tutto il personale della scuola?
Qualora non fosse in materia  preparata come nella enorme gamma di sue competenze, la inviteremmo a leggere l’Appello (vedi www.cobas-scuola.it) che abbiamo lanciato contro la scuola-quiz e che ha raccolto già molte migliaia di firme di docenti di scuola e Università, uomini e donne della cultura e delle arti – tra i/le quali Pietro Barcellona, Cesare Bermani, Marina Boscaino, Maria Grazia Campari, Luciano Canfora, Donatella Della Porta, Giorgio Israel, Romano Luperini, Moni Ovadia, Riccardo Petrella, Salvatore Settis e Guido Visconti.
Nell’Appello si sottolinea che “i quiz standardizzati avviliscono il ruolo dei docenti e della didattica, abbassando gravemente la qualità della scuola” e che “l’inserimento di queste prove, come valutazione dell’efficacia della scuola, spinge i docenti ad abdicare alla loro primaria funzione intellettuale e a piegarsi all’addestramento ai quiz”. L’Appello invita a lottare contro i test Invalsi perché annullano “le soggettività coinvolte nell’atto pedagogico: ad uno studente privo di pensiero critico corrisponde un docente ‘tabulatore’ sempre più lontano dall’autonomia e dalla libertà d’insegnamento”; e perché “l’impostazione standardizzata è assolutamente inadeguata a rilevare il grado di preparazione di uno studente e di un docente, né tanto meno dell’efficacia di una scuola”. L’Appello sottolinea gli interessi di un apparato economico esterno “non interessato a che la scuola miri alla formazione complessiva dei futuri cittadini, ma che vuole che addestri una forza lavoro con competenze generiche e flessibili, capace di adattarsi alla precarietà endemica nel mondo del lavoro”. “Pertanto – conclude l’Appello – chiediamo ai docenti, agli studenti e a tutti i cittadini interessati alla scuola pubblica di aiutarci a fermare la scuola-quiz, il Sistema di (s)valutazione, l’uso di indovinelli per imporre una scuola-miseria, degradata e impoverita per lasciare il posto alla scuola privata e alla mercificazione dell’istruzione e della cultura”. Ci piacerebbe che firmasse anche lei l’Appello, ma forse pretendiamo troppo in così poco tempo.
Però, potremmo approfittare dei due sit-in che terremo davanti al suo Ministero il 7 e il 16 maggio per confrontarci su questi temi e sugli altri argomenti per cui lo sciopero (il primo convocato con il nuovo governo) è indetto e cioè:
– la restituzione a docenti ed Ata del salario rubato con il blocco dei contratti e degli scatti di anzianità;
– l’annullamento della deportazione dei docenti “inidonei” e dell’espulsione degli Ata precari;
– l’assunzione  dei precari su tutti i posti disponibili;
– il rifiuto delle prove selettive per entrare a scuola e delle classi-pollaio;
– la restituzione nella scuola del diritto di assemblea e di contrattazione per tutti/e.
Sperando di poterla incontrare presto, le auguriamo di essere inclusa nei prossimi mesi tra i rarissimi politici e politiche di cui si possa dire che hanno lavorato per la difesa e il miglioramento dell’istruzione pubblica.

Piero Bernocchi   portavoce nazionale Cobas

Il buon governo

Il buon governo
la saggezza del “nonno”, l’intelligenza del “nipote”

di Maurizio Tiriticco

Investire in istruzione, in ricerca, in cultura significa investire sui cervelli, che sono l’acciaio e il carbone della società della conoscenza. E’ un impegno, è un dovere, a fronte di chi sostiene che con la cultura non si mangia. Nulla di più idiota! Maria Chiara Carrozza è una garanzia! Il mio augurio, il mio sostegno, il mio impegno!

 

Il mio ultimo pezzo del 25 aprile sui test e sui reattivi terminava così: “Voglio sperare che il nuovo ministro faccia un po’ di chiarezza sui compiti dell’Invalsi e sui limiti ‘oggettivi’ delle prove ‘imposte’ alle scuole! Ormai sono anni che mi auguro la nomina di un ministro di alto profilo, all’altezza di una situazione difficile e complessa! Ma non sono mai ascoltato!!! Vogliamo sperare? Mah!!!”

Ebbene! Oggi penso di avere una buona ragione per sperare, e non solo per il ministro Carrozza, persona di alto profilo, ma per l’intera compagine ministeriale in cui figurano volti nuovi, persone giovani e tante donne! Anche una nera!!! E’ la fine di Borghezio! E mi sono anche dimenticato di andare a verificare quanti fossero del Pd e quanti del Pdl! Sembra che, finalmente un nome, una esperienza, una volontà personali contino più di una sigla! Deve essere così! Oggi abbiamo più bisogno di persone che di sigle di partiti che hanno fatto il loro tempo! Non che io non creda ai partiti! Tutt’altro! Sono il sale della democrazia! Ma, quando un partito si arrocca su se stesso ed è incapace di intercettare la “volontà popolare”, come si suol dire, allora è la crisi! Sarebbe proprio ora che si giunga a un Pd che sia la Sinistra e a un Pdl che sia la Destra, liberi il primo dai retaggi funesti della Bolognina, il secondo dai processi di Berlusconi e delle sue amazzoni, la Santanchè in testa! Non dico di un Fini, ormai a villeggiare a Montercarlo!

Che sia veramente una svolta? Voglio sperarlo! Anzi voglio crederlo! E, se domani lo spread scende, vuol dire che i mercati – governati da quegli invisibili signori che segnano le sorti del pianeta – ci danno fiducia! Voglio essere ottimista, dopo una decennale altalena di ministri Miur con cui abbiamo finito con il mettere in crisi la nostra scuola, proprio dopo averla denominata con parole importanti “Sistema educativo di istruzione e formazione” e avere assunto l’impegno di non lasciare nessuno fuori di esso fino ai 18 anni di età! Impegni alti! Finora mai mantenuti! Costretti da un lato dal “merito”, dall’altro dall’“inclusione”! Come se non fossimo capaci – e fino oggi non lo siamo stati – di costruire un Sistema di istruzione e formazione che sia in grado di includere tutti e di renderli altrettanto meritevoli! Ciascuno per quello che può: unicuique suum! Utopia? Forse, ma, se non si persegue l’utopia, non si raggiunge neanche l’utile! L’“omnia omnibus omnino” di Comenio non può non essere la divisa e il fine della società che ama denominarsi della conoscenza! Anche e soprattutto perché, se non si investe in conoscenza, oggi in un’Europa ormai sempre più stretta da Paesi emergenti, dalla Cina al Brasile, ogni partita è persa.

Conoscenza, ricerca, beni culturali – i nostri sono tra i primi al mondo – possono essere moneta sonante se in questi settori si sa investire, anche e soprattutto in tempi medio-lunghi! So che non è facile intercettare fin da ora le risorse che servono alla scuola, ma il nuovo ministro sa bene che occorre guardare lontano, anche se i passi che si compiono all’inizio saranno ancora piccoli. Tra gli insegnamenti di Morin sui compiti dell’istruzione nelle società complesse, due mi sembrano importanti, e che il ministro conosce bene: a) insegnare a cogliere le relazioni che corrono tra le parti e il tutto in un mondo complesso; b) insegnare a navigare in un oceano di incertezze attraverso arcipelaghi di certezze.

Se questi sono i principi fondanti delle finalità della scuola, possono anche esserlo per una nuova politica scolastica: che non sia succube del ministro dell’economia e che cominci a restituire alla scuola, giorno dopo giorno, quella credibilità che anni di incuria e disimpegno hanno offuscato. Mi aspetto alcuni segnali, alcuni piccoli passi, ma che vadano nella direzione giusta!

Tornando al mio ultimo pezzo su test e reattivi, non oserei chiedere al nuovo ministro di bloccare l’imminente tornado delle prove Invalsi che si abbatterà sulle scuole: la macchina è ormai in moto. Ma è necessario avviare una seria discussione con le scuole in primo luogo su che cosa sia e come debba essere condotta una valutazione di sistema, che sia non solo condivisa, ma anche richiesta da dirigenti, insegnanti alunni, genitori, cittadini. Perché siamo tutti interessati a una scuola che, nella società della conoscenza, funzioni, e bene! Ma che, in primo luogo, dopo anni di tagli, sia messa in grado di funzionare: le risorse impegnate oggi sono la ricchezza di domani!

Che la nostra scuola, passo dopo passo, divenga quello che deve essere! Un sistema di istruzione e formazione di tutti e per tutti! Dell’inclusione e del merito!

Auguri di buon lavoro al nuovo ministro

Auguri di buon lavoro al nuovo ministro

A Maria Chiara Carrozza le congratulazioni e l’augurio di proficuo lavoro da parte della CISL Scuola. Il nostro auspicio è che un governo con tratti significativi di novità si dimostri nuovo anche nell’attenzione che darà ai temi del l’istruzione e della formazione.

Chiediamo da tempo che le politiche scolastiche ritrovino la dovuta centralità nell’azione di governo, che siano assunte in una logica di investimento in conoscenza, indispensabile per innalzare la competitività del paese e rilanciarne la crescita. Più attenzione alla scuola, dunque, e adeguate risorse: questo serve oggi al paese, questo indichiamo come obiettivo al nuovo ministro e al nuovo governo.

La CISL Scuola rappresenta larga parte dei lavoratori del settore; per essi chiede da tempo una più alta considerazione e una valorizzazione adeguata della loro professionalità. Da troppo tempo, invece, scelte sbagliate e una malintesa razionalizzazione dei costi ne hanno aggravato le condizioni di lavoro, lasciando per intero sulle loro spalle il peso di un servizio così importante per le famiglie e per l’intera società.

Col nuovo ministro e il nuovo governo saremo, come sempre, interlocutori attenti e disponibili al confronto, determinati nelle rivendicazioni ma pronti ad assumerci, a partire dalle sedi contrattuali di cui riteniamo urgente una piena riattivazione, la responsabilità delle scelte necessarie per sostenere obiettivi di valorizzazione e di accresciuta qualità della scuola pubblica italiana.

Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola

E’ nato un nuovo Ministro…

E’ nato un nuovo Ministro…

allora partiamo da qui: Il magistrato e il narcotrafficante: “Da bambini giocavamo assieme”.

Ebbene, non ho più tanta voglia di dedicarmi al tema della valutazione che mi ha coinvolto in tanti anni di “resistenza” ai voti, alle differenziazioni in base al tanto evocato “merito”…Eppure, quando ho letto l’atricolo sopra linkato, per l’ennesima volta è scattata in me la molla, la solita molla, per molti fastidiosa come una zanzara.

Tante volte ho scritto che non si tratta di essere buonisti, teneri e materni. Tante volte, troppe volte.

Si tratta invece di comprendere che proprio al contrario di ciò che molti sostengono, i migliori risultati si ottengono con un insegnamento e un aggiornamento che rifuggano dall’apparire, dai punteggi, dal tempo speso per visionare slide sull’Invalsi, per ascoltare i nuovi profeti del digitale, per elucubrare su termini in voga quali competenze, produzione, smart school, verifiche, obiettivi, traguardi prescrittivi, ecc…

E ancora una volta sosterrò che nulla può portare alla guerra contro la dispersione se non un’attenzione totale ai soggetti, a una reale personalizzazione fatta di gesti, parole e collaborazione in relazione e in apprendimento, e non di piani scritti e poi lasciati morti sulla carta.

Ma la personalizzazione va pensata tenendo in massima considerazione il soggetto dentro la collettività nella quale vive. Infatti non ha senso nella scuola fingere che le relazioni fra pari siano ininfluenti all’apprendimento e alla costruzione della propria personalità. L’insegnante se ne accorge in ogni istante: le bambine e i bambini si guardano l’un  l’altro per chiedere approvazione, stima, fiducia, sorrisi, ai compagni più che all’adulto, il quale viene sì visto  come colui che sa e che dispensa approvazione o disapprovazione in termini numerici, ma non entra a far parte dell’anima che chiede di essere riconosciuta dai propri pari. E qui sta il punto ancora inesplorato della riuscita o meno dell’opera d’istruzione-formazione che spetta alla scuola e cioè la serena determinazione dell’insegnante a imparare in itinere a gestire i conflitti e le gioie di un gruppo non sottovalutando alcun apporto dei singoli. Scontato? No, mi sembra proprio ci sia la necessità di ripeterlo visto come vanno le cose e come sono scritte le leggi che richiamano la scuola a farsi comunità, ma poi costringono insegnanti e alunni a sottoporsi al tormentone dei risultati da verificare e giudicare immantinente, a spendersi per scrivere improbabili curricoli. La botte piena e la moglie ubriaca. Certo che la pedagogia della lumaca, quella della categoria delle possibilità, quella conversazionale ne hanno ancora di grida da levare alte e forti affinchè possano venire prese in considerazione. Ma non dispero, non si sa mai che il vento cambi, anche perché prima o poi qualcuno di buon senso dovrà pure accorgersi che il vento per ora ha fatto disastri se consideriamo il dato dell’analfabetismo di ritorno italiano in continuo aumento e la situazione di degrado culturale delle periferie (per la verità ormai anche dei centri storici) delle grandi città.

La tendenza a individualizzare e “personalizzare” facendo sconti, presupponendo una mancanza di capacità del soggetto, è sempre in agguato: ci si accorge di ciò quando leggendo fascicoli personali di alunni provenienti da altre scuole ci si imbatte in frasi il cui succo è: “non comprende…, quindi è stato affiancato da…in spazi e tempi a lui dedicati”. Ecco, la famosa parola “accoglienza”, che ormai non si sente più nominare nei diversi scritti di esperti scolastici, andrebbe invece riesumata e riempita di significato, di azioni atte a renderla efficace nel tempo. Accogliere nel senso di inglobare nella classe, accogliere nel senso di scambiarsi apprendimenti nella quotidianità, accolgliere nel senso di stare tutti insieme, non in tempi e spazi dedicati, a sconfiggere la paura di non riuscire e di non saper comunicare vissuti e opinioni, accogliere nel senso di affrontare cooperativamente i nodi più imbrogliati dell’apprendimento, accogliere nel senso di fare in modo che nessuno si senta inferiore anche fuori dalla scuola, aiutando i ragazzi a tessere nel tempo reti di protezione fra loro, reti molto più utili che non l’interventismo dell’adulto che tutto vuole organizzare e offrire…

Se l’insegnante, che è, comunque sia fatto e comunque la pensi, l’anziano di riferimento, colui che ha fatto esperienza e conosce la sua disciplina, studia i propri alunni per conoscerli e non per giudicarli, compie un atto formidabile di valutazione, l’unica possibile a scuola, quella che lo fa sentire partecipe di un dialogo bidirezionale, nel quale anche l’alunno  può studiarlo e rimandare a lui, senza paura e vergogna, la sua valutazione, i suoi dubbi, le sue fobie, la sua fragilità, le sue scoperte, le domande, ecc.

E’ un lavoro lento da cominciare dalla scuola dell’infanzia e da continuare fino all’università. Sì, fino all’università. Nessuno sorrida, perché la questione è molto seria: le aule delle facoltà sono colme di ragazzi e ragazze che hanno perso la bussola del proprio io molti anni prima, che hanno vissuto fra mille difficoltà familiari, oppure ricevendo input educativi di segno opposto: da un lato il permissivismo e dall’altro la pretesa che gli adulti hanno di esigere da loro competenze di alto livello, capacità di sacrificarsi e di tenuta nello studio.

Quando si legge la letteratura contemporanea su ciò che servirebbe alla scuola, si viene respinti senza se e senza ma: ritorno al numero chiuso nelle iscrizioni, introduzione di graduatorie ad exscludendum per entrare addirittura alle superiori, test d’ingresso selettivi, test attitudinali perfino a ragazzini di 13 anni, continuo richiamo alle prove Invalsi e alla loro validità per migliorare l’autovalutazione delle scuole… Ebbene tutto ciò che si legge è un invito a fare esattamente il contrario dopo aver visto a cosa portano tali “novità”: scalette di voti che non spiegano nulla, libretti di esercizi, somministrazione di prove prima di quella “vera”, quella dell’Invalsi, un battere e ribattere su alcuni argomenti per allenare come si fosse in un campo di calcio!

Non c’è che dire: tra le classi, le scuole sgarrupate, gli insegnanti ridotti a meri esecutori senza fantasia quando di ruolo, invisibili quando precari, e le direttive ministeriali sempre cadute dall’alto, con i ministri insensibili ad ascoltare e a vedere le peculiarità dei diversi ordini di scuola, c’è proprio incomunicabilità nonostante siamo nell’era della comunicazione!

carrozzaHo appena sentito che al Ministero dell’Istruzione c’è Maria Chiara Carrozza che un giorno disse che se fosse stato in suo potere avrebbe stravolto l’università e la ricerca, ebbene spero tanto che stravolga la scuola a cominciare da quella di base nel senso di un abbandono dei tecnicismi, dei test, delle esclusioni, dei voti, del rendere conto burocraticamente di ogni respiro delle attività. Auguro ai nostri alunni e alunne che possano avere tempi distesi di apprendimento, lunghe pause per lavorare sul sé, sulla lingua per esprimersi, per ragionare sulle scoperte matematiche, lasciando spazio al narrare, argomentare, alla lettura, alla creatività…una scuola come laboratorio di pensiero e azione, senza anticipazioni, senza forzature imposte dall’esterno. Una scuola così presuppone fiducia e valorizzazione dei docenti finalmente considerati depositari di esperienze, di strategie e la sospensione di tutte le direttive che hanno imprigionato e bloccato ricerche, pratiche positive e immissioni in ruolo dei precari.

E per favore si cancelli la riforma che ha imposto il “maestro unico”, ha impedito la diffusione del tempo pieno su tutto il territorio, ha distrutto i moduli nella primaria, ha sacrificato le compresenze in nome dei risparmi sulle supplenze non certo in nome dell’attenzione e la cura agli alunni. Gli insegnanti elementari si sono ritrovati fra le mani una scuola completamente svuotata, impoverita in ogni senso possibile e contemporaneamente caricata di assurdità pedagogiche come i voti, l’Invalsi, l’eliminazione di programmi nazionali, della Storia Moderna, classi con numeri spropositati di alunni anche in presenza di portatori di qualche disagio o disabilità, tagli sul sostegno…

Se le economie dello Stato soffrono, si cerchi almeno di risparmiare su capitoli del ministero inutili alla nascita di una scuola equa: troppe spese superflue sono state fatte senza pensare all’essenziale e cioè alla cura per la vita delle persone.

Claudia Fanti