Archivi giornalieri: lunedì 17 Febbraio 2014
Maggiorenni per la vita… e per la scuola?
Fnism
Federazione Nazionale Insegnanti
Associazione Professionale Qualificata per la Formazione Docenti D.M.1772000 Prot. N.2382/L/3-23052002
Maggiorenni per la vita… e per la scuola?
Un percorso scolastico e formativo per diplomarsi a 18 anni.
21 febbraio 2014 – ore 15,30 18,30
Aula Magna Liceo Mamiani
ROMA Viale Delle Milizie 30
-‐ Saluto d’apertura
Tiziana Sallusti D.S. Liceo Mamiani
-‐ Introduzione ai lavori
Gigliola Corduas Presidente Fnism
-‐ Appunti per un riordino complessivo del sistema educativo di istruzione e di formazione
Maurizio Tiriticco
-‐ Da dove viene e come cambia la scuola italiana
Orazio Niceforo
-‐ Le ricadute del riordino sugli organici dei docenti, una variabile sottesa al confronto
Massimo Di Menna
-‐ Ingegneria istituzionale o riforme incisive?
Mario Rusconi
Ai partecipanti sarà rilasciato attestato del MIUR
Per informazioni 338 8989432 339 7712691
62° Convegno Nazionale
62° CONVEGNO NAZIONALE
Jesolo – 21-22 febbraio 2014
IPSSAR “Elena Cornaro” via M.L. King – Lido di Jesolo
Un “lavoro” da professionisti
Dirigenti, figure di sistema, docenti
Valutazione, prospettive di carriera, valorizzazione della professionalità
Venerdì 21 febbraio 2014
I sessione (9,30-12,30) : E’ TEMPO DI PROFESSIONISTI!
Interventi di saluto Carmen Sperandeo (Presidente ANDIS VENETO)
Valerio Zoggia (Sindaco di Jesolo)
Gregorio Iannaccone (Presidente Nazionale ANDIS)
Introduzione ai lavori
Rodolfo Janes (Direttivo Nazionale ANDIS)
Roberto Rugolotto (Assessore all’Istruzione – Comune di Jesolo)
- Il capitale professionale come risorsa della scuola
Mario Giacomo Dutto, già Direttore Generale MIUR, saggista
- Leadership e management: un uomo solo al comando?
Angelo Paletta, Facoltà di Economia Università di Bologna
- La professione docente: un discorso “fuori dal coro”
Fiorella Farinelli, Esperta di processi formativi
II sessione (15,30-18,30): DAGLI SCENARI ALLE PROPOSTE OPERATIVE
Workshop 1 Fatti e misfatti della valutazione dei dirigenti
Introduce: Damiano Previtali, Dirigente scolastico, Consulente INVALSI
Coordinano: Francesco Balice (Direttivo Nazionale ANDIS) –
Maria Grazia Ciambellotti (Vice Presidente Consiglio Nazionale ANDIS)
Workshop 2 Una proposta per la valutazione/valorizzazione della professione docente
Introduce: Giancarlo Cerini, dirigente tecnico, socio onorario Andis
Coordinano: Paolo Cosulich (Ufficio di Presidenza Nazionale ANDIS)
Lia Susanna Bonapersona (Presidente ANDIS Venezia)
Workshop 3 l’autovalutazione d’istituto
Introduce: Giorgio Allulli, esperto di politiche formative
Coordinano Vincenzo Petrosino (Direttivo Nazionale ANDIS)
Paola Bortoletto (Presidente ANDIS Treviso)
Workshop 4 Costruire la comunità professionale: formazione, ricerca, innovazione
Introduce: Dino Cristanini, già direttore generale INVALSI
Coordinano Aldo Tropea (Presidente Consiglio Nazionale ANDIS)
Vivina Forgia (Direttivo Nazionale ANDIS)
Sabato 22 febbraio 2014
III^ Sessione: ore 9,30-13,00: IDEE A CONFRONTO
Question time 1: LIBERARE LA PROFESSIONE DOCENTE?
Giuseppe Bagni, Presidente nazionale CIDI
Giorgio Allulli, esperto di politiche formative
Discussant: Renata Rossi (Vicepresidente Nazionale ANDIS)
Question time 2: PER UNA VALUTAZIONE DALLA PARTE DELLA SCUOLA
Dino Cristanini, già direttore generale INVALSI
Maurizio Tiriticco, già dirigente tecnico MIUR, socio onorario Andis
Discussant: Michele Giammatteo (Vicepresidente Nazionale ANDIS)
Conclusioni
Gregorio Iannaccone (Presidente Nazionale ANDIS)
Durante il Convegno sarà presentato e diffuso tra i partecipanti il n. 5, settembre-ottobre 2013, del bimestrale “Rivista dell’istruzione”, interamente dedicato ai problemi della valutazione, curato direttamente da ANDIS e contenente i materiali più significativi del convegno Andis di Bologna 2012: “Valutare, valutarsi…e poi?”
Il convegno intende offrire un contributo propositivo all’elaborazione di una proposta tecnica, di carattere professionale, finalizzata allo sviluppo e alla crescita delle professioni all’interno della scuola, con riferimento ai dirigenti, ai diversi ruoli di responsabilità, al personale docente.
Siamo di fronte ad una domanda di qualificazione e di miglioramento della scuola, pur in uno scenario di risorse non soddisfacenti, che implica un forte investimento sulle “persone” che agiscono nella comunità scolastica come professionisti dotati di autonomia progettuale, di responsabilità, ma accomunati da un forte spirito di cooperazione.
Il rinnovo del prossimo contratto di lavoro, le nuove forme di preparazione e reclutamento dei dirigenti, il discorso sulla valutazione delle diverse professionalità, richiedono idee innovative, coraggiose, aperte al futuro, capaciti di suscitare empatia, fiducia, credibilità della società civile e politica nei confronti dell’impegno dei suoi operatori, premessa per ogni discorso di rilancio della funzione pubblica e democratica della scuola.
Il convegno vuole essere una sede aperta di confronto sulla scuola di oggi, sulle sue criticità e le sue difficoltà, per preparare al meglio la scuola di domani.
Eccellente riuscita del brindisi/presidio
Eccellente andamento del presidio/brindisi organizzato questa mattina dai colleghi e dalle colleghe del Liceo Regina Margherita di Torino con il sostegno della CUB Scuola Università Ricerca
Al fine di denunciare lo spreco di pubblico denaro e l’umiliazione imposta agli insegnanti ai quali viene imposta una visita medica volta al fine di stanare gli alcolizzati i colleghi e le colleghe del Liceo Regina Margherita hanno organizzato una tipica colazione spumeggiante in stile berlinese, il sekt fruhstuc, che prevede una coppa di champagne.
La CUB SUR considera un successo il fatto che l’assemblea sindacale del Regina Margherita abbia assunto la decisione di denunciare in maniera simpatica ed elegante una situazione pazzesca visto che l’istituto, come molti – troppi – altri, ha gravissimi problemi di sicurezza, e si impegna a proseguire la mobilitazione sino al ritiro di questa legge sciagurata.
È necessario che la scuola pubblica abbia risorse per mettere gli edifici in sicurezza, per occuparsi dei reali problemi di salute del personale e cioè lo stress lavoro correlato in paurosa crescita anche a causa della Riforma Fornero.
Per la CUB Scuola Università Ricerca
Cosimo Scarinzi
Un appello dal mondo della scuola
Un appello dal mondo della scuola
Nel mondo della scuola la preoccupazione è fortissima, mentre ancora una volta va in scena il processo delicato e nervoso della costituzione di un nuovo governo.
La scuola è in grave sofferenza. Occorre averne consapevolezza e agire di conseguenza: invertire la tendenza, rinvigorire l’attenzione sociale, dedicare risorse, dare stabilità e valore a un sistema delicatissimo che è stato oggetto negli anni di interventi devastanti ai quali urge porre rimedio.
Lo sanno bene coloro che a scuola lavorano tutti i giorni, lo sanno gli studenti che la frequentano, i genitori che le si affidano per accompagnare la crescita e costruire il futuro dei figli, lo sanno gli attori sociali più consapevoli che senza un’istruzione di qualità garantita a tutti non c’è uscita dalla crisi, né sviluppo democratico per questo Paese.
Occorre che questa consapevolezza cresca, che sulla scuola l’attenzione non solo non si spenga, ma si diffonda, che si traduca in partecipazione della società tutta e in politiche scolastiche efficaci e lungimiranti, bisogna che le scuole, come ganglio vitale del territorio, ritrovino protagonismo e valorizzazione.
Nonostante la crisi di governo, e anzi proprio per chiedere con forza che la scuola non venga considerata come tema di secondaria importanza da una politica occupata a riformulare organigrammi, un nutrito numero di soggetti del mondo della scuola, lancia un messaggio al mondo politico e istituzionale.
Un appello che non va lasciato cadere e che la FLC CGIL sostiene con convinzione.
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Si è svolto a Roma un incontro a cui hanno preso parte i rappresentanti di diverse associazioni professionali e sindacali (ADI, AIMC, ANDIS, CIDI, FINSM, IRSEF-IRFED, LEGAMBIENTE SCUOLA E FORMAZIONE, MCE, PROTEO FARE SAPERE, UCIIM, appartenenti al Forum nazionale delle associazioni professionali dei docenti e dirigenti scolastici, FEDERAZIONE DEGLI STUDENTI, MOVIMENTO STUDENTI DI AZIONE CATTOLICA, RETE DEGLI STUDENTI MEDI, UNIONE DEGLI STUDENTI, appartenenti al Forum nazionale delle associazioni studentesche, AGE e CGD appartenenti al Forum nazionale delle associazioni dei genitori, CISL Scuola e FLC CGIL). Oggetto dell’incontro uno scambio di opinioni e valutazioni sul preannunciato avvio, da parte del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, di una consultazione propedeutica ad una Costituente sulle problematiche scolastiche.
I partecipanti, pur esprimendo un arco molto vasto e articolato di posizioni, hanno condiviso la necessità e l’importanza di azioni che possano restituire “voce” alla scuola attraverso un attivo coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, individuando in particolare nelle istituzioni scolastiche un fondamentale punto di incontro per un confronto aperto al territorio. Hanno altresì espresso l’auspicio che eventuali iniziative di consultazione e ascolto siano legate a una chiara definizione di obiettivi, tempi, modalità e strumenti, in modo tale da favorire un reale e costruttivo coinvolgimento di cui devono essere protagonisti anche i soggetti sociali che sotto diversi profili esprimono una significativa rappresentanza del mondo della scuola, costituendo già essi stessi, contesti importanti e significativi di sintesi, di ascolto, riflessione e proposta.
La situazione politica in divenire lascia comunque immutata l’esigenza che si apra, da parte di chi assumerà responsabilità di governo, una fase di ampio e coinvolgente confronto con l’obiettivo di rilanciare, a partire da un forte riconoscimento del ruolo e dell’azione che svolgono tutte le componenti della comunità scolastica, un prospettiva di forte rilancio e valorizzazione del sistema di istruzione e formazione pubblica come risorsa strategica per il Paese.
LA RIFORMA FORNERO COLPISCE ANCORA: IN PENSIONE SOLO 17MILA DOCENTI E ATA, NEL 2007 ERANO IL TRIPLO
da IMGPress
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La battaglia dei filosofi: «Un errore cancellare lo studio del pensiero»
da Corriere della Sera
Giovanni Reale: «Prevale l’idea che il sapere derivi solo da scienza e tecnologia»
La battaglia dei filosofi: «Un errore cancellare lo studio del pensiero»
La materia eliminata dai corsi di laurea in Pedagogia e Scienze dell’Educazione. L’insegnamento nei licei ridotto di un anno
ROMA – La filosofia è in pericolo. Scuola e università sembrano avviate verso un processo di espulsione della materia: la sperimentazione di un ciclo abbreviato di quattro anni potrebbe portare alla perdita di un anno di insegnamento (due invece di tre) nei licei, mentre in alcuni corsi di laurea, come Pedagogia e Scienze dell’Educazione, la filosofia è uscita dalle tabelle disciplinari. Decisioni che possono rientrare in quell’attacco all’umanesimo che alcuni intellettuali di varia estrazione denunciano, come hanno fatto Alberto Asor Rosa, Ernesto Galli Della Loggia e Roberto Esposito qualche mese fa con un appello congiunto pubblicato dalla rivista «Il Mulino».
La filosofia dunque sembra essere la prima vittima, ma i filosofi non ci stanno. «È l’errore più grave che si possa fare – commenta Giovanni Reale, filosofo cattolico -. Qualche volta ho sentito pronunciare da alcuni giovani le stesse cose che evidentemente pensa chi propone questi progetti: la filosofia si occupa di problemi astratti che non hanno a che fare con la vita, che appesantiscono la mente. Prevale l’idea che il sapere derivi dalla scienza e che la tecnologia risolva tutti i problemi. Eppure Popper e gli epistemologi hanno spiegato che la scienza per definizione non può avere idee universali e necessarie, ma coerenti con un paradigma dominante in quel preciso momento. La bellezza della filosofia è di poter contenere anche sistemi opposti, perché le nostre idee non sono definitive».
Reale guarda anche all’estero: «In Francia e Spagna, dove l’hanno quasi eliminata dai licei, se ne sono pentiti. In Germania non c’è la possibilità di un livello intermedio di conoscenza. Un filosofo come Gadamer è capito molto meglio in Italia che in Germania. Una volta mi disse che quando veniva qui si sentiva come in un santuario: tutti quei ragazzi che andavano a sentirlo avevano strumenti di comprensione che in nessun altro Paese avevano».
Anche Giulio Giorello pensa «tutto il male possibile» dell’idea di ridimensionare l’insegnamento della filosofia. «Ma non per difendere la categoria – spiega -. Non penso ai filosofi come professionisti della parola o del pensiero, ma la filosofia è il respiro della mente, Hannah Arendt la definiva “la vita della mente”. Si può farne a meno, ma allora si deve respirare solo con il corpo. Come diceva Vladimir Jankélévitch si può vivere senza filosofia, ma molto male. La riflessione su se stessi e la meditazione sul nostro posto nel modo, quella che si chiama la “libertà filosofica” fa paura agli esponenti della cappa burocratica che mira a normalizzare il pensiero e vuole farci diventare tutti dei mestieranti mediocri».
Gianni Vattimo, che ha insegnato filosofia teoretica a Torino per 25 anni, si sofferma sull’idea di togliere l’insegnamento della materia nei corsi di laurea di Pedagogia e Scienza dell’Educazione: «È un passo verso la disumanizzazione. In generale i Paesi in cui non si insegna la filosofia sono i peggiori. Toglierla dai corsi di laurea in cui si dovrebbe “insegnare come si insegna” è un pessimo segnale. Se penso che si studia la decimologia, la scienza di come si danno i voti, allora preferisco che si studi Gentile». Secondo il teorico del pensiero debole una formazione puramente funzionale alla produzione è da buttare: «Ci ritroveremo una generazione di piccoli produttori legati a saperi specifici che poi velocemente tramontano. C’è invece una formazione che è tanto più significativa quanto più slegata all’uso delle macchine».
Ma a che cosa serve la filosofia? Vattimo scherza, ma non troppo: «Serve a non farsi dirigere nella visione del mondo soltanto dalle canzonette. È una messa in ordine delle idee sulla vita e su noi stessi. Husserl diceva che studiare la filosofia è come fare di professione l’essere umano». Alzi la mano chi non ne ha bisogno.
Cristina Taglietti
Contributi scolastici,boom di denunce
da La Stampa
Contributi scolastici,boom di denunce
Raddoppiate in un anno le segnalazioni di abusi da parte degli istituti. “Colpa dei tagliall’offerta formativa”
Flavia Amabile
Era tutto già scritto, ma ora che è febbraio e tempo di iscrizioni c’è anche la conferma. Chi pagherà il salvataggio degli scatti dei professori non saranno il Ministero dell’Economia né quello dell’Istruzione. Saranno i genitori, tanto per cambiare. Rispetto allo scorso anno sono quasi raddoppiate le denunce di abusi nelle richieste di contributi scolastici da parte delle scuole. Perché, alla fine della complessa trattativa non priva di ripercussioni politiche per il governo Letta che allora era in carica, a restare con il cerino acceso in mano sono genitori e studenti. Si taglierà il Mof, il capitolo relativo al Miglioramento dell’Offerta Formativa, quello che permette alle scuole di organizzare le attività extrascolastiche e di avere un po’ di respiro nei conti. Quel respiro da qualche anno è sempre più corto, e quest’anno ancora di più. Per trovare risorse le scuole possono soltanto rivolgersi a chi le frequenta. Al Ministero dell’Istruzione sono in aumento le segnalazioni di casi di istituti che pretendono contributi che dovrebbero essere volontari come obbligatori per frequentare i corsi di quella che una volta era la scuola dell’obbligo pluri-garantita dalla Costituzione. È un lento scivolamento all’indietro dei diritti in corso da alcuni anni. IlMinistero ha chiarito da tempo la propria contrarietà rispetto a queste richieste con la circolare Stellacci: chi si iscrive ha il dovere di pagare solo una tassa erariale ed una tassa di frequenza, pari a circa 20 euro. Tutto quello che eccede questacifra può essere chiesto ma è del tutto volontario, i genitori possono rifiutarsi di pagarlo, in particolare nella scuola dell’obbligo. I contributi non potranno essere utilizzati per il funzionamento amministrativo delle scuole, è possibile chiedere solo un contributo per i laboratori ma deve essere del tutto congruo. Del tutto ingiustificate le richieste di aumenti anche perché – spiegano ancora dal ministero – quest’anno il Fondo di Funzionamento è rimasto stabile e si è cercato di lasciare invariati anche i fondi per i corsi di recupero (che però negli anni scorsi erano già stati fortemente ridotti). Ma tante scuole hanno fatto finta di nulla. Sono quasi raddoppiate le segnalazioni di abusi arrivate al sito Skuola.net rispetto allo scorso anno. Al professionale Marco Gavio Apicio di Anzio, senza alcun pudore, scrivono nel Patto di Corresponsabilità consegnato ai genitori che chi non pagherà la quota di 150 euro l’anno per il biennio e di 200 euro sarà iscritto con riserva. All’Ipsia di Battipaglia, denuncia un genitore, chiedono 100 euro per ogni anno, compresi i primi due che fanno parte dell’istruzione obbligatoria. All’alberghiero «Scappi» di Castel San Pietro Terme arrivano fino a 210 euro. Al tecnico industriale di Catanzaro chiedono 120 euro , chi non paga non viene iscritto, denuncia una madre. Allo scientifico Tassoni di Modena considerano come spese obbligatorie quelle per fotocopie che invece riguardano l’attività didattica. E per quel che riguarda i corsi di recupero, da Bologna a Ceccano, sono in tanti gli istituti che chiamano gli studenti più bravi a tenerli. «Ci stanno strozzando», sostiene un dirigente scolastico che preferisce restare, però, anonimo. Quanto costano alle famiglie i contributi scolastici volontari? «Non esistono stime precise – spiega Daniele Grassucci , responsabile comunicazione di Skuola.net – ma é possibile comunque effettuarle. Dalle oltre 700 segnalazioni di irregolarità arrivate negli ultimi tre anni, si può evincere che alle superiori nellamaggior parte dei casi non si richiede meno di 60 euro, con punte di 200 ai professionali o ai tecnici. Questa cifra moltiplicata per 2.580.007 alunni iscritti, secondo i dati ministeriali del 2013/2014, fa la cifra non trascurabile di 155 milioni di euro. Ripercorrendo lo stesso ragionamento per le scuole medie, dove é difficile pagare meno di 25 euro, é possibile ipotizzare un incasso da parte dei 1.671.375 studenti delle medie pari a 42 milioni di euro. Certo non tutti pagano, ma quei pochi che non lo fanno sono sottoposti a minacce di vario tipo».
IeFP: prove di secondo canale
da TuttoscuolaNews
IeFP: prove di secondo canale
Il numero degli iscritti ai corsi di Istruzione e Formazione Professionale ha superato quota 300 mila nell’anno formativo 2012-13, registrando un forte incremento (+18%) rispetto all’anno precedente, come rileva l’Isfol nell’ultimo monitoraggio relativo al sistema dell’IeFP, effettuato per conto del Ministero del Lavoro in collaborazione con quello dell’istruzione.
Il balzo avanti è dovuto, stando ai dati diffusi nei giorni scorsi, all’accresciuto numero di giovani che si sono iscritti agli istituti professionali, cioè alle scuole, aumentati da 120 a 162mila, cui vanno aggiunti gli iscritti ai centri accreditati di istruzione e formazione professionale, passati da 125 a 128 mila.
Per quanto riguarda il primo anno, 45mila sono stati i giovani che si sono iscritti presso i centri (39%), 70mila quelli che hanno scelto le scuole in regime di sussidiarietà. È prevalsa quindi la scelta della scuola malgrado la sua maggiore selettività (solo il 45,6% consegue la qualifica, contro il 68% degli iscritti ai centri accreditati).
Da notare che il 46% dei nuovi iscritti alla filiera IeFP (centri accreditati) ha 14 anni, e ha quindi fatto questa scelta direttamente dopo la terza media. Gli altri provengono invece in buona parte da precedenti insuccessi scolastici. Gli iscritti di nazionalità straniera ai corsi IeFP sono il 15,5%.
Ai dati relativi ai percorsi IeFP andrebbero poi aggiunti quelli riguardanti gli alunni degli istituti professionali non in regime di sussidiarietà, che sono un po’ calati negli ultimi anni ma che insieme agli altri di questa filiera (alunni dei corsi in sussidiarietà più alunni dei centri accreditati) costituiscono una massa di iscritti che va ben oltre il 20% della leva d’età.
In Lombardia, dove questa scelta è più frequente, e considerando anche gli istituti tecnici (per i quali però il discorso dovrebbe essere più approfondito), il sistema IP-IeFP-IT esprime una massa critica sufficiente per parlare di un canale competitivo con quello liceale. In poche altre Regioni del Nord ci si avvicina a questo maggiore equilibrio tra i due macrocanali. Nel resto d’Italia e soprattutto al Sud e nelle Isole la gerarchizzazione è molto più forte, e il punto più debole è costituito dai corsi di IeFP (quando ci sono) e da una parte consistente degli istituti professionali.
All’IeFP è dedicato uno speciale di 20 pagine nel numero di febbraio del mensile Tuttoscuola. Un vero e proprio check up su questo importante segmento del sistema formativo, con dati, analisi, esperienze e l’intervento dei maggiori esperti del settore.
Pensioni, a settembre andranno via in 17mila. Ma c’è poco da gioire
da Tecnica della Scuola
Pensioni, a settembre andranno via in 17mila. Ma c’è poco da gioire | ||
di A.G. | ||
Rispetto al 2013 si registra un incremento del 23%, ma nel 2012 se ne andarono quasi il doppio di docenti e Ata. E nel 2007 il triplo. L’Anief torna a chiedere una deroga per i dipendenti della scuola rispetto alla “stretta” imposta con la riforma Fornero: il Governo Monti ha creato un meccanismo infernale, che entro qualche anno produrrà una quantità industriale di insegnanti ultra 60enni stanchi e demotivati. | ||
Per la scuola quello di febbraio è il mese di cui si parla già di pensionamenti. Sono quelli che prenderanno corpo sei mesi dopo. E quest’anno si registra, a quanto risulta a “Repubblica.it”, il 23% in più di addii al servizio rispetto a quello passato: il settembre scorso andarono in pensione 10.860 insegnanti e 3.662 amministrativi, tecnici e ausiliari. Nell’estate del 2014 toccherà a 13.380 insegnante (2.520 in più) e 3.697 Ata (appena 35 in più).
Se si guarda al passato recente l’incremento, in effetti, c’è stato. Se invece si va a confrontare il dato degli attuali pensionamenti con quelli in po’ più indietro c’è poco da gioire. Solo due anni fa, nel 2012, se ne erano andati in oltre 30 mila. Se poi si va indietro cinque anni prima, il gap diventa enorme. Facendo crescere i rimpianti, per un turn over ormai sempre più ridotto.
“Per comprendere la modesta portata dei pensionamenti concessi da Viale Trastevere – sostiene l’Anief – basta prendere come riferimento quelli che si realizzarono nel 2007, quando furono più di 51mila le cessazioni di servizio dei dipendenti della scuola: praticamente il triplo di quelle che si concretizzeranno quest’anno. Si tratta di numeri eloquenti. Che dimostrano quello che l’Anief sostiene da quando è stata approvata la riforma Fornero attraverso il decreto legge n. 201, del 6 dicembre 2011, convertito con la legge n. 214 del 22 dicembre 2011: la scuola italiana doveva adottare la riforma pensionistica in modo graduale”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, è la conferma che “la scuola necessita di una deroga rispetto alle nuove norme che regolano l’uscita dal mondo del lavoro: il Parlamento italiano, durante il Governo Monti, ha creato un meccanismo infernale che entro qualche anno produrrà una quantità industriale di insegnanti ultra 60enni. Pensiamo, per un attimo alle maestre della materna, che si occupano di bambini di 3-4 anni. Come si fa a parlare di scuola di qualità in queste condizioni?”.
In mancanza di una modifica alle norme pensionistiche, il sindacato ritiene indispensabile dare la possibilità a chi ha svolto 25-30 anni di insegnamento di rimanere in servizio con ruoli alternativi a quelli della didattica frontale: un ocente con tanta esperienza alle spalle dovrebbe avere l’opportunità di attuare compiti diversificati.
“I docenti alle soglie della pensione – continua Pacifico – potrebbero essere impiegati come tutor, formatori o supervisori dei giovani docenti. Oppure come orientatore per gli studenti. Sono delle soluzioni, già praticate con fortuna in diversi Paesi, che permetterebbero ai docenti rimasti in servizio, loro malgrado, di poter mettere a disposizione la tanta esperienza accumulata negli anni a favore dei colleghi inesperti. Ma anche degli alunni, fornendogli quella assistenza in fase di scelta dei nuovi corsi, che risulterebbe decisiva per abbattere quell’abbandono scolastico che in Italia è cinque punti percentuali sopra la media Ue. Si darebbe infine di nuovo respiro al turn over”.
Quelle dell’Anief rimangono però delle proposte. Che molti addetti ai lavori condivideranno. La realtà però è ben’altra. E più si va avanti, più salgono il coefficiente relativo all’aspettativa di vita e l’età minima di pensionamento delle donne. Che nella scuola rappresentano oltre l’80% del personale. Se tanto mi dà tanto…
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Il Governo Renzi e l’agenda Monti sulla scuola potranno convivere?
da Tecnica della Scuola
Il Governo Renzi e l’agenda Monti sulla scuola potranno convivere? | ||
di Lucio Ficara | ||
In campagna elettorale la responsabile scuola del PD Francesca Puglisi aveva espresso giudizi severi sulle proposte di Monti e del suo movimento. Ma in politica, come si sa, tutto è possibile. | ||
Mentre Matteo Renzi, prossimo premier incaricato dal “Quirinale” a formare un Governo di legislatura, sta preparando accuratamente la sua lista dei Ministri, oltre ad esercitarci a pronosticare quale sarà il prossimo Ministro dell’istruzione, noi ci domandiamo molto più tecnicamente a quale area politica apparterrà il nuovo responsabile del Miur. La guida del Ministero di viale Trastevere continuerà a restare nelle mani del partito democratico o verrà ceduto ad un’altra area politica? Questa è la domanda principale che dovrebbe interessarci, a prescindere dai nomi che invece fanno parte del caratteristico totoministri. D’altronde il futuro Governo Renzi si reggerà, e potrà durare nel tempo, grazie al supporto di alcuni senatori del Nuovo Centro Destra, di Scelta Civica, dei Popolari per l’Italia di Mario Mauro. In buona sostanza questo significa che per riuscire a mettere in piedi un governo in grado di reggere il mare mosso della situazione politica italiana, Renzi sarà costretto, obtorto collo, ad accontentare le richieste degli alleati Ncd, Scelta Civica e delle altre piccole forze che hanno dichiarato di appoggiarlo in questa funambolica decisione di sostituire l’ormai dimissionario Governo Letta. Ecco quindi spuntare, più che concreta, la pista che darebbe a capo del Miur un esponente di Scelta Civica. Il nome scritto nell’agenda di Renzi è quello della senatrice Stefania Giannini segretario di Scelta Civica. Se così fosse la scuola verrebbe assegnata ad un’esponente del partito di Monti, principale ispiratore del provvedimento che avrebbe portato a 24 ore settimanali, a parità di salario, il servizio degli insegnanti delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Questo ci dà molto da pensare, rispetto a quelli che potrebbero essere le linee guida che ispireranno la conduzione del Miur nei prossimi anni. È utile ricordare cosa diceva al riguardo, durante la campagna elettorale che ha nominato questo Parlamento, l’allora responsabile scuola del PD Francesca Puglisi: “L’Agenda Monti sulla Scuola va indietro nel tempo”. E poi proseguiva convinta: ”Quelle di Monti non sono favole, peggio: sono furbizie, blandizie per far dimenticare che il Miur targato Profumo non si è discostato di un millimetro dal Miur targato Gelmini con tagli all’istruzione e umiliazione ai docenti”. In quella campagna elettorale la Puglisi non ha risparmiato il partito di Scelta Civica, asserendo che dal novembre 2011 con lo spread a 578, si è passati dai fannulloni e inculcatori di Berlusconi, a “conservatori” e “corporativi” di Monti. Oggi, come è probabile, il Miur potrebbe essere assegnato proprio ad un esponente di Scelta Civica, le cui credenziali, sono state esposte da Francesca Puglisi. A questo punto è lecito porsi una domanda e porla soprattutto a Renzi, che è chiamato a scegliere: “Il prossimo Governo Renzi e l’agenda Monti sulla scuola potranno convivere senza problemi?” Renzi è ancora in tempo a fare scelte politiche diverse e assegnare la casella del Ministero dell’istruzione a chi la scuola non la considera corporativa, conservatrice e soprattutto non maggiorerà i carichi di lavoro degli insegnanti che sono già troppo pesanti. |
Si cancella la filosofia dalla scuola?
da Tecnica della Scuola
Si cancella la filosofia dalla scuola? | ||
di P.A. | ||
Si teme che abbreviando il ciclo delle superiori si potrebbe perdere un anno di insegnamento di filosofia nei licei, mentre in alcuni corsi di laurea, come Pedagogia e Scienze dell’Educazione, la filosofia è uscita dalle tabelle disciplinari | ||
Scrive Giovanni Reale, filosofo cattolico: “È l’errore più grave che si possa fare. Qualche volta ho sentito pronunciare da alcuni giovani le stesse cose che evidentemente pensa chi propone questi progetti: la filosofia si occupa di problemi astratti che non hanno a che fare con la vita, che appesantiscono la mente. Prevale l’idea che il sapere derivi dalla scienza e che la tecnologia risolva tutti i problemi. Eppure Popper e gli epistemologi hanno spiegato che la scienza per definizione non può avere idee universali e necessarie, ma coerenti con un paradigma dominante in quel preciso momento. La bellezza della filosofia è di poter contenere anche sistemi opposti, perché le nostre idee non sono definitive”. “In Francia e Spagna, dove l’hanno quasi eliminata dai licei, se ne sono pentiti. In Germania non c’è la possibilità di un livello intermedio di conoscenza. Un filosofo come Gadamer è capito molto meglio in Italia che in Germania. Una volta mi disse che quando veniva qui si sentiva come in un santuario: tutti quei ragazzi che andavano a sentirlo avevano strumenti di comprensione che in nessun altro Paese avevano”. Per Gianni Vattimo, che ha insegnato filosofia teoretica a Torino, togliere l’insegnamento della filosofia nei corsi di laurea di Pedagogia e Scienza dell’Educazione: “È un passo verso la disumanizzazione. In generale i Paesi in cui non si insegna la filosofia sono i peggiori. Toglierla dai corsi di laurea in cui si dovrebbe “insegnare come si insegna” è un pessimo segnale. Se penso che si studia la decimologia, la scienza di come si danno i voti, allora preferisco che si studi Gentile. Ci ritroveremo una generazione di piccoli produttori legati a saperi specifici che poi velocemente tramontano. C’è invece una formazione che è tanto più significativa quanto più slegata all’uso delle macchine”. |
Fare scuola è semplice semplice
Fare scuola è semplice semplice
di Umberto Tenuta
Fare scuola è semplice semplice.
Io ti do le palline colorate e tu le riponi nei bicchieri dello stesso colore.
Abbiamo imparato i colori!
Io ti do le figure geometriche e tu le poni nei vassoi della stessa forma.
Abbiamo imparato le forme geometriche!
Io creo una frase e tu trova le parole che non cambiano.
Abbiamo imparato le parti variabili e le parti invariabili del discorso!
Il docente tace, gli studenti, in gruppi di tre/cinque, ricercano, scoprono, costruiscono i loro saperi ed imparano come si impara, per continuare ad imparare lungo tutto il cammino della loro vita.
Provare a farlo anche voi, o Maestre, o Maestri, in ogni ordine e grado di scuola, e poi, per favore, fatemi sapere: utenuta@alice.it
Rassegna Stampa 17 febbraio 2014
Circolare Funzione Pubblica 17 febbraio 2014, n. 2
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA
Circolare 17 febbraio 2014, n. 2/2014
Decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito, con modificazioni nella legge 30 ottobre 2013, n. 125 - «Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni» - articolo 4, comma 16-bis - assenze per visite, terapie, prestazioni specialistiche ed esami diagnostici. (14A02939)
(GU n.85 del 11-4-2014)
Vigente al: 11-4-2014
Alle amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001 Con legge n. 125 del 30 ottobre 2013, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 255 del 30 ottobre 2013, e' stato convertito in legge con modifiche il decreto-legge n. 101 del 31 agosto 2013, recante «Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni». La legge di conversione, modificando il citato decreto-legge, introduce una disposizione in materia di assenze per malattia dei pubblici dipendenti al fine di contrastare il fenomeno dell'assenteismo nelle amministrazioni. In particolare, l'art. 4, comma 16-bis, del decreto, in vigore dal 31 ottobre 2013, ha novellato il comma 5-ter dell'art. 55-septies del d.lgs. n. 165 del 30 marzo 2001, sulle assenze per visite, terapie, prestazioni specialistiche ed esami diagnostici dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, mentre resta invariato il regime della giustificazione dell'assenza di cui al comma 1 del medesimo articolo. Al fine di assicurare l'interpretazione omogenea della norma, considerato altresi' che alcune amministrazioni hanno chiesto chiarimenti circa la sua portata, si ritiene necessario fornire i seguenti indirizzi applicativi. Il citato art. 55-septies, comma 5-ter, del d.lgs. 165 del 2001, come novellato, prevede Che «Nel caso in cui l'assenza per malattia abbia luogo per l'espletamento di visite, terapie, prestazioni specialistiche od esami diagnostici il permesso e' giustificato mediante la presentazione di attestazione, anche in ordine all'orario, rilasciata dal medico o dalla struttura, anche privati, che hanno svolto la visita o la prestazione o trasmesse da questi ultimi mediante posta elettronica.». A seguito dell'entrata in vigore della novella, per l'effettuazione di visite, terapie, prestazioni specialistiche od esami diagnostici il dipendente deve fruire dei permessi per documentati motivi personali, secondo la disciplina dei CCNL, o di istituti contrattuali similari o alternativi (come i permessi brevi o la banca delle ore ). La giustificazione dell'assenza, ove cio' sia richiesto per la fruizione dell'istituto (es.: permessi per documentati motivi personali), avviene mediante attestazione redatta dal medico o dal personale amministrativo della struttura pubblica o privata che ha erogato la prestazione (attestazione di presenza). L'attestazione di presenza e' consegnata al dipendente per il successivo inoltro all'amministrazione di appartenenza oppure trasmessa direttamente a quest'ultima per via telematica a cura del medico o della struttura. Nel caso di trasmissione telematica, la mail dovra' contenere il file scansionato in formato PDF dell'attestazione. Dall'attestazione debbano risultare la qualifica e la sottoscrizione del soggetto che la redige, l'indicazione del medico e/o della struttura presso cui si e' svolta la visita o la prestazione, il giorno, l'orario di entrata e di uscita del dipendente dalla struttura sanitaria erogante la prestazione. Al riguardo, va chiarito che l'attestazione di presenza non e' una certificazione di malattia e, pertanto, essa non deve recare l'indicazione della diagnosi. Inoltre, al fine di evitare la comunicazione impropria di dati personali, l'attestazione non deve indicare il tipo di prestazione somministrata. Per il caso di concomitanza tra l'espletamento di visite specialistiche, l'effettuazione di terapie od esami diagnostici e la situazione di incapacita' lavorativa, trovano applicazione le ordinarie regole sulla giustificazione dell'assenza per malattia; in questa ipotesi, il medico (individuato in base a quanto previsto dall'art. 55-septies, comma 1, del d.lgs. n. 165 del 2001 e dalla circolare n. 7 del 2008, par. 1) redige la relativa attestazione di malattia che viene comunicata all'amministrazione secondo le consuete modalita' (circolari nn. 1 e 2 DFP/DDI/ del 2010) e, in caso di controllo medico legale, l'assenza dal domicilio dovra' essere giustificata mediante la produzione all'amministrazione, da parte del dipendente, dell'attestazione di presenza presso la struttura sanitaria (salva l'avvenuta trasmissione telematica ad opera del medico o della struttura stessa). Come di regola, il ricorso all'istituto dell'assenza per malattia comporta la conseguente applicazione della disciplina legale e contrattuale in ordine al trattamento giuridico ed economico. Nel caso di dipendenti che, a causa delle patologie sofferte, debbono sottoporsi periodicamente, anche per lunghi periodi, a terapie comportanti incapacita' al lavoro, a fini di semplificazione si ritiene che possa essere sufficiente anche un'unica certificazione (che, per queste ipotesi, potra' essere cartacea) del medico curante che attesti la necessita' di trattamenti sanitari ricorrenti comportanti incapacita' lavorativa, secondo cicli o un calendario stabilito dal medico. Gli interessati dovranno produrre tale certificazione all'amministrazione prima dell'inizio della terapia, fornendo il calendario previsto. A tale certificazione dovranno poi far seguito le singole attestazioni di presenza - redatte e trasmesse come sopra indicato - dalle quali risulti l'effettuazione delle terapie nelle singole giornate. In questi casi l'attestazione di presenza dovra' contenere anche l'indicazione che la prestazione e' somministrata nell'ambito del ciclo o calendario di terapia prescritto dal medico curante. Si rammenta infine che l'attestazione di presenza puo' anche essere documentata mediante dichiarazione sostitutiva di atto notorio (per un modello di dichiarazione si veda l'allegato) redatta ai sensi del combinato disposto degli artt. 47 e 38 del d.P.R. n. 445 del 2000. Rimane fermo in tal caso che le amministrazioni dovranno richiedere dichiarazioni dettagliate e circostanziate; le stesse dovranno inoltre attivare i necessari controlli sul loro contenuto ai sensi dell'art. 71 del citato decreto, provvedendo alla segnalazione all'autorita' giudiziaria penale e procedendo per l'accertamento della responsabilita' disciplinare nel caso di dichiarazioni mendaci (art. 76 d.P.R. n. 445 del 2000). Roma, 17 febbraio 2014 Il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione: D'Alia Registrato alla Corte dei conti il 19 marzo 2014, n. 787
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