Quota 96: un’altalena di speranze

Quota 96: un’altalena di speranze

Sin dall’emanazione della riforma Fornero del sistema pensionistico abbiamo sottolineato che tra le ingiustizie causate dalla riforma c’era quella relativa al personale del comparto scuola, per il quale ai fini del computo del servizio prestato vale l’anno scolastico e non quello solare, come recita l’art. 1 del DPR 351/98.

Proprio in questi giorni è in discussione per l’ennesima volta alla commissione lavoro della Camera il testo con gli emendamenti proposti per sanare anche la quota 96.
La FLC CGIL ha da subito evidenziato che un provvedimento legislativo non avrebbe avuto costi elevati, considerato che la platea interessata al riconoscimento dei requisiti pensionistici è di numeri ristretti (circa 4.000).

Come sottolineato più volte nelle notizie sul nostro sito (4 giugno 2013, 5 giugno 2013, 6 settembre 2013, 22 novembre 2013) non soltanto la FLC CGIL ha intrapreso ricorsi legali al Tar, al Consiglio di Stato per conto di coloro che avrebbero avuto i requisiti pensionistici ante riforma Fornero al 31 agosto 2012, ma ha fatto più volte appello al Parlamento perché sanasse una palese ingiustizia. Nel mese di giugno abbiamo scritto alla Ministra Carrozza per chiedere un suo intervento risolutore.

Un duro giudizio politico è stato espresso dalla FLC CGIL anche verso il governo Letta per non aver raccolto ancora in nessun provvedimento legislativo gli emendamenti presentati  più volte in difesa della quota 96, nella convinzione che nessuna risoluzione di natura giudiziaria, facente seguito a ricorsi legali degli interessati, ha dato torto ai ricorrenti e che l’alto numero di precari nel comparto esigono dalla politica un atto di coraggio.

La FLC CGIL considera per tutti i lavoratori e le lavoratrici la riforma Fornero una gabbia dalla quale è difficile uscire. È necessario reintrodurre criteri di flessibilità in uscita, senza penalizzazioni ulteriori rispetto a quelle che già il sistema contributivo comporta.

Reinserimento in GaE

Reinserimento in GaE: il Tribunale di Treviso accoglie i ricorsi ANIEF

 

Il Tribunale di Treviso dà piena conferma a quanto da sempre sostenuto dall’ANIEF: i docenti cancellati per non aver prodotto domanda hanno pieno diritto a essere reinseriti nelle graduatorie a esaurimento successive. Gli avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli ottengono un nuovo successo in favore dei nostri iscritti e la conferma che il MIUR, negando la possibilità di reinserimento in Graduatoria ad Esaurimento ai docenti precedentemente cancellati, viola la normativa speciale di riferimento.

 

Gli Avvocati Anna Rosada e Denis Rosa, cui l’ANIEF ha affidato la tutela dei propri iscritti sul territorio, ottengono dal Giudice del Lavoro di Treviso ordinanza cautelare d’urgenza che riconosce che “la trasformazione delle graduatorie permanenti […] in graduatorie ad esaurimento […] non ha comportato la disapplicazione della disciplina relativa al procedimento amministrativo di inserimento […] in particolare nella parte in cui prevede l’esclusione dalle graduatorie di coloro che non hanno rinnovato la domanda di iscrizione nei termini di legge con la possibilità per questi di essere nuovamente inseriti nelle graduatorie qualora presentino tempestiva domanda per il periodo successivo a quello della precedente esclusione”.

 

Come richiesto dall’ANIEF, infatti, il Giudice riconosce che nonostante l’intervento della nuova normativa che trasforma le graduatorie permanenti in graduatorie a esaurimento “l’esclusione di coloro che non avevano dimostrato interesse per la permanenza nella graduatoria rimane invece disciplinata dalla legge previgente senza che la nuova apporti modifiche al sistema della rinnovazione della domanda” e rileva che “nella specie non esiste alcuna impossibilità di contemporanea applicazione tra la previsione generale del carattere ad esaurimento delle graduatorie e la disposizione che consente il reinserimento in graduatoria di chi già avesse maturato il diritto all’inserimento in graduatoria e ne sia stato cancellato soltanto per non aver presentato tempestiva domanda di aggiornamento” convenendo che “la disposizione di cui all’art. 1 co. 1-bis D.L. n. 97/2004, nel disciplinare l’onere di presentazione della domanda di aggiornamento della posizione in graduatoria e le conseguenze della mancata ottemperanza a tale onere costituisce in realtà norma speciale – per quanto riguarda questo specifico adempimento – rispetto alla norma generale che stabilisce il carattere ad esaurimento delle graduatorie”.

 

Nel caso di specie, infatti, accogliendo pienamente le tesi sostenute dall’ANIEF, il Giudice conferma che “la tardiva presentazione da parte della ricorrente della domanda di aggiornamento della propria posizione nelle graduatorie valide per il bienni 2009/2011 comporta sì la cancellazione dello stesso dalle graduatorie valide per detti anni scolastici, ma non pregiudica il diritto della ricorrente di ottenere – a seguito di domanda a tal fine tempestivamente presentata – il reinserimento nelle graduatorie successive valide a partire dall’anno scolastico 2011/2014” e considera, concludendo, che “le disposizioni contenute nel D.M. n. 42 dell’8 aprile 2009 e del D.M. n. 44 del 2 maggio 2011, nella misura in cui ritenute eventualmente in contrasto con il disposto dell’art. 1 co. 2-bis D.L. 97/2004 non potranno che essere disapplicate, non potendo un decreto ministeriale negare il diritto al reinserimento nelle graduatorie previsto dalla legge”.

 

Per questi motivi il Giudice “ordina al Ministero convenuto il reinserimento della ricorrente nella graduatoria ad esaurimento” per la classe di concorso d’interesse. L’ANIEF ha da sempre sostenuto che i docenti precedentemente inseriti nelle graduatorie a esaurimento hanno pieno diritto, perché così prescritto dalla normativa, al reinserimento all’atto del successivo aggiornamento delle graduatorie. Il MIUR si è sempre ostinato, con i periodici decreti ministeriali di aggiornamento, a voler negare questo diritto. Il nostro sindacato ha avuto nuovamente ragione e dimostrato ancora una volta di sapere come tutelare i diritti dei docenti precari illegittimamente violati dal MIUR.

Cinque nuove immissioni in ruolo a Catania

MIUR travolto a Catania: cinque nuove immissioni in ruolo grazie ai ricorsi pettine ANIEF

 

L’ANIEF travolge il MIUR presso il Tribunale di Catania: il Giudice del Lavoro dichiara il pieno diritto all’immissione in ruolo sin dal 1° settembre 2009 di altri cinque docenti che si erano affidati al nostro sindacato per la tutela dei propri diritti. Gli Avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli ottengono nuovamente ragione in tribunale e la condanna del MIUR al pagamento di 7.850 Euro per le spese di lite per aver perseverato nel voler mantenere “in coda” e non “a pettine” i nostri iscritti continuando a negare loro il diritto alla stipula di un contratto a tempo indeterminato dalle graduatorie 2009/2011.

 

L’Avvocato Antonino Chiarenza, che con perizia si occupa della tutela di parte degli iscritti ANIEF sul territorio, ottiene dal Giudice del Lavoro di Catania ben cinque sentenze in cui viene riconosciuto, come da sempre sostenuto dal nostro sindacato, che la collocazione “in coda” nelle graduatorie 2009/2011 era palesemente illegittima perché contraria ai dettami costituzionali e che incontrovertibilmente “l’amministrazione resistente, con decorrenza settembre 2009, ha immesso in ruolo numerosi docenti con punteggio inferiore a quello vantato dal ricorrente”. In accoglimento di tutte le richieste proposte dal nostro legale, dunque, il Giudice accoglie i ricorsi e “dichiara il diritto di parte ricorrente all’assunzione a tempo indeterminato sin dall’1.9.2009”. Con queste cinque condanne, inoltre, il MIUR dovrà pagare anche un totale di 7.850 Euro di spese di giudizio.

 

Sono tanti i docenti catanesi che si sono affidati con fiducia all’ANIEF e alla grande esperienza dei suoi legali sul territorio per la tutela dei propri diritti; il nostro sindacato, dopo aver consolidato con i fatti le proprie ragioni anche presso questo tribunale, esprime piena soddisfazione per i risultati finora ottenuti con la certezza che a breve tutti i propri iscritti potranno finalmente vedersi riconosciuta l’agognata immissione in ruolo che il MIUR, illegittimamente, ha continuato a negare loro.

Legalizziamo la nostra ipocrisia

Legalizziamo la nostra ipocrisia

di Vincenzo Androus

Insomma quando il gioco si fa duro ognuno spara a destra e a manca senza badare troppo a chi colpisce, quel che conta è fare muovere le pedine in un senso o nell’altro, se poi ci va di mezzo un giovane, risulterà una sofferenza accettabile.

Effettivamente non sempre accade che chi fa uso di sostanze sia destinato a rovinarsi, a morire, a uccidere, non sempre la vita diventa un vicolo cieco.

Alle mie obiezioni sulla legalizzazione qualcuno risponde così: non sempre, solo qualche volta, c’è il ferito, il morto, il botto e il silenzio.

Forse bisognerebbe farci i conti con quel ”qualche volta”, con quelle vite dimezzate, azzoppate, disperate, annullate, scomparse, per una svista, non certamente causata da un eccesso di zuccheri.

Possiamo metterla giù come meglio crediamo e vogliamo, ma legalizzare non toglierà mercato alle mafie, non farà diminuire le utenze, la pratica del minor danno-sballo non risulterà politica risolutrice.

Ciò che domani sarà mercato istituzionale, consegnerà percentuali importanti di principi attivi, guadagni e sfruttamento dei più deboli e fragili, a un altro mercato parallelo, ben più efficace e provvisto di alternative comode, a pronta consegna.

Salute, vita umana, dignità, responsabilità, capacità di fare delle scelte, di avere soprattutto delle scelte, stanno diventando concime per fintamente nuove ideologie, le quali negano diritti fondamentali ai più giovani, ai più esposti, dentro una società di adolescenti al palo, in attesa di varcare la soglia del vicolo cieco, perché di cecità giovanile si tratta, quindi occorre fare i conti con il  Dna di ogni nuova generazione.

Anche e soprattutto con l’ottusità  politica, etica, morale, di quanti dovrebbero ergersi in piedi, non in quanto rigoristi, ma perché in tutta coscienza e nel rispetto degli altri, non intendono fare da rampa di lancio, da spazio neutro, da finestra cui rimanere a guardare, ingrossando le fila di una indifferenza sociale che non salverà vite umane, non maturerà individui disacerbati, non aiuterà a fare i compiti per conoscere i propri limiti.

Campagne, slogan e manifesti, contro questo e contro quello, adesso occorrerà farne anche contro la Maria, la Giovanna, la Elisa, sarà necessario ferirsi e lacerarsi ancora di più: auto sequestrate, patenti ritirate, pendenze penali, lavoro pubblica utilità, gambe tranciate, corpi in scadenza, assenze eterne che divengono ulteriori presenze costanti.

Qualcuno proporrà, come accade sempre, altri interventi di ripiego, cercheranno di tranquillizzarci sostenendo che i minori non potranno accedere a questo nuovo supermercato dello sballo, ma noi sappiamo bene che potranno ugualmente riempirsi gli zainetti di fumo e erba, infatti c’è sempre chi scalpita e si presta alla festa prossima.

La droga non è normale quanto un bicchiere di vino, la droga non fa bene, uno spinello “aiuta” a lenire “terapeuticamente” il dolore insopportabile a chi è costretto a letto da un male terribile, ma non rende lucidi coloro che sono protagonisti attivi della propria vita e del proprio benessere, responsabili di se stessi e degli altri, come libertà insegna a ognuno.

Uno spinello è sufficiente a pensare, sbagliando, di essere a mezz’aria, sopra e sotto il tuo problema, dentro un’esistenza mai sotto osservazione, subita come una condizione di inferiorità.

Legalizzare la roba non renderà meno duro il linguaggio del mondo, meno feroce l’ansia e lo stress per l’ignoto che ci attende,  è puerile giustificarne l’uso (e l’eventuale abuso ) per risolvere il sovraffollamento carcerario causato dalla severità di alcune leggi di contrasto allo spaccio di sostanze.

Ho l’impressione ci sia davvero urgenza a mettersi di traverso a fronte di dichiarazioni semplicistiche, c’è bisogno di non dare mai le spalle a zone buie come queste, perché sono volti e maschere della stessa identica tragedia, che incombe, non s’allontana, e non sarà la legalizzazione a domare una violenza insita in ogni responsabilità negata.

CORSI DI SPECIALIZZAZIONE PER LE ATTIVITA’ DI SOSTEGNO

CORSI DI SPECIALIZZAZIONE PER LE ATTIVITA’ DI SOSTEGNO

 

 

AVVISO CRONOPROGRAMMA CORSI ATTIVITA’ DI SOSTEGNO

Per sostenere le prove preselettive per l’ accesso ai corsi di specializzazione per il sostegno i candidati si dovranno presentare per le operazioni di appello e identificazione presso i locali, nei giorni e negli orari stabiliti di seguito:

– Corso di specializzazione per le attività di sostegno per la Scuola dell’Infanzia :

     Mercoledì 26 Febbraio 2014 ore 8:30 presso l’ ingresso F Polididattico 

     Universitario Ed. 19 – Viale delle Scienze – Palermo   

     N. Partecipanti :343                                          Posti messi a bando: 50 

 

 

 

 

– Corso di specializzazione per le attività di sostegno per la Scuola Sec. di II grado :

   Mercoledì 26 Febbraio 2014 ore 13:30 presso l’ ingresso F del Polididattico 

    Universitario Ed. 19 – Viale delle Scienze – Palermo 

    N. Partecipanti :288                                        Posti messi a bando : 50

 

 

 

 

– Corso di specializzazione per le attività di sostegno per la Scuola Primaria:

  Giovedì 27 Febbraio 2014 ore 8:30 presso gli ingressi D ed F del Polididattico

  Universitario Ed. 19 – Viale delle Scienze – Palermo

  N. Partecipanti :492                                          Posti messi a bando : 100

 

 

 

 

– Corso di specializzazione per le attività di sostegno per la Scuola Secondaria di I grado:

 

 Giovedì 27 Febbraio 2014 ore 13:30 presso l’ ingresso F del Polididattico

 Universitario Ed. 19 – Viale delle Scienze – Palermo

 N. Partecipanti :150                                                       Posti messi a bando : 100

 

 

Ciascun candidato dovrà presentarsi munito di un documento di identità in corso di validità e di una copia del Mav pagato per l’ accesso alle prove . Coloro che si presenteranno senza documenti, con documenti non validi o scaduti non saranno ammessi alla prova.

 

Si comunica inoltre che durante la prova i candidati non possono:

 

         comunicare fra loro verbalmente o per iscritto, ovvero mettersi in relazione con altri, salvo che con i componenti della Commissione Giudicatrice; 

         introdurre in aula appunti manoscritti, testi di qualunque specie, calcolatrici, vocabolari, telefoni cellulari, palmari o altra strumentazione similare e quant’altro venga comunicato prima dell’inizio della prova; 

 

Si ricorda infine che le prove saranno soggette ad annullamento da parte della Commissione di esame, qualora riportino la firma  o segni idonei a fungere da elemento di riconoscimento del candidato.

 

 NOTA BENE: Si ricorda che, ai sensi del punto 4 dell’Art.5 del Bando n. 4103/2013 relativo all’ammissione ai corsi di specializzazione per le attività di sostegno, la pubblicazione del calendario delle prove preselettive ha valore di notifica a tutti gli effetti nei confronti dei candidati.

 

E’ stato pubblicato il 16 Dicembre 2013 il Bando relativo alle modalità di ammissione ai percorsi di formazione per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno A.A. 2013-2014 che include il seguente Allegato:

 

Allegato 1: titoli valutabili

 

Scarica il Bando comprensivo dell’Allegato in formato PDF

 

Termine dell’ iscrizione ai test d’ accesso : dal 16 Dicembre 2013 al 16 Gennaio 2014

Modalità d’ iscrizione: on line tramite portale studenti

Numero dei posti attributi dal Mi.U.R.: 300

Numero dei percorsi : 4

 

SI COMUNICA CHE LA DOMANDA DI PARTECIPAZIONE AL CONCORSO PER LA SPECIALIZZAZIONE ALLE ATTIVITA’ DI  SOSTEGNO VIENE COMPLETATA ALL’ATTO DEL PAGAMENTO DEL MAV . PERTANTO NON E’ NECESSARIO PRESENTARE ALCUNA DOCUMENTAZIONE PRESSO GLI SPORTELLI DELLE SEGRETERIE STUDENTI O TRAMITE POSTA CERTIFICATA O POSTA ELETTRONICA

 

nota ministeriale prot.n.13190 del 06/12/2013 relativa ai docenti in possesso di diploma magistrale conseguito entro l’a.s. 2001/2002

 

nota ministeriale prot.n.13390 del 11/12/2013 relativa ad ulteriori chiarimenti per la partecipazione ai corsi di specializzazione per il sostegno

 

D.M. 30 SETTEMBRE 2011 “Criteri e modalità per lo svolgimento dei corsi per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno”

 

FAQ

 

 

 

PERCORSI ABILITANTI SPECIALI (PAS)

 

Si comunica che l’ Ateneo di Palermo ha inserito l’offerta dei pas nella banca dati ministeriale entro il termine previsto del 9 dicembre 2013 e rimane in attesa di indicazioni da parte del Ministero

Scuola e Parlamento

Mercoledì scorso ero a Vico Equense, al congresso regionale della Campania dell’ANDIS.
Un bel dibattito, tra gente di scuola appassionata, corretta, abituata a  discutere, a far valere le ragioni proprie e a considerare quelle degli altri.
Mi sono addormentato sereno e soddisfatto, per aver dato un piccolissimo contributo alla scuola ed all’Italia.
Al risveglio guardo inusualmente la TV, si parla della gazzarra in Parlamento. Un autorevole esponente politico paragona la Camera dei Deputati ad una classe di scuola superiore. L’interlocutore, direttore di un famoso settimanale, lo corregge assimilando la Camera ad una sezione di scuola dell’infanzia.
Mi guardai allo specchio per leggere sul mio stesso viso l’incredulo stupore e le rughe dell’offesa per tanta superficialità e stupidità, ritrovando tanti dirigenti scolastici e tantissimi docenti (delle scuole di ogni ordine e grado, come si diceva una volta) convinti che, se le aule scolastiche fossero così, nessun genitore si prenderebbe la briga di mandarvi qualche figlio.
I bambini della scuola dell’infanzia paragonati a deputati maleducati danno veramente il senso di come stiamo cadendo in basso e come sia importante porre un freno razionale ad espressioni e comportamenti irriguardosi e spregiudicati.
Un augurio al Parlamento lo vogliamo fare con tutto il cuore: torni ad essere simile alla classe più bella d’Italia, sia un esempio positivo!
Scriverebbe la legge più bella, che tutti saremmo felici di osservare, prima ancora della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Gregorio Iannaccone
Presidente Nazionale ANDIS

Le scuole non spendono tutti i soldi erogati dallo Stato

da Repubblica.it

Le scuole non spendono tutti i soldi erogati dallo Stato

Nel 2012/2013 sono rimasti non utilizzati 217 milioni su 889 destinati al Miglioramento dell’offerta formativa. La sorprendente scoperta è stata fatta quasi per caso, cercando le risorse per gli scatti stipendiali degli insegnanti. Dibattito aperto sull’utilizzo di quei fondi

Scuole italiane con i bilanci in rosso? Macché, gli istituti nostrani non riescono a spendere ogni anno un quarto delle risorse erogate dallo stato. Circa 200 milioni di euro che dirigenti scolastici e organi collegiali della scuola potrebbero utilizzare per migliorare l’offerta formativa, per incentivare la pratica sportiva e per i corsi di recupero a favore degli studenti delle superiori, le cui famiglie hanno difficoltà a rivolgersi ai professori privati. Ma secondo i presidi, se le scuole fanno fatica a spendere tutti i fondi stanziati per il Mof (il Miglioramento dell’offerta formativa) è colpa del ministero che accredita le somme con ritardi enormi.

Quella che a prima vista sembra una boutade dei detrattori della scuola pubblica è invece la gelida verità che emerge dai numeri nudi e crudi. E’ stata la Cisl scuola ad accorgersi della strana anomalia che interessa l’istruzione statale italiana. Della questione, sembra, ci si è accorti per caso, durante la ricerca delle possibili fonti di finanziamento per gli scatti stipendiali dei docenti, col contratto scaduto da quasi cinque anni e con gli automatismi retributivi bloccati per legge. Francesco Scrima, a capo della Cisl scuola, mette le mani avanti. “I dati sulle economie delle scuole – spiega – non possono essere usati per dire che non ci sono problemi di risorse; resta in generale uno stato di grave insufficienza”.

Anche se poi è costretto ad ammettere che “può accadere, e i dati ce lo dicono, che in qualche caso non venga speso quello che è stato assegnato”. E bacchetta dirigenti scolastici e insegnanti: “Questo non va bene, le risorse vanno utilizzate, non accumulate”. I dati forniti dal sindacato sono piuttosto eloquenti. A fronte di 889 milioni di euro assegnati nel 2012/2013 alle scuole per il cosiddetto Mof, gli oltre 8mila istituti sparsi in tutta la penisola sono riusciti a spenderne appena 672. Al 30 settembre del 2013 – cioè quando si è di fatto passati all’esercizio relativo all’anno successivo – ben 217 milioni di euro risultano ancora come giacenze: soldi non spesi, insomma.

“Una parte delle somme – spiega Gregorio Iannaccone, presidente dell’Associazione nazionale dirigenti scolastici (Andis) – potrebbe essere impegnata ma non spesa. E’ comunque possibile che rimangano economie dovute al fatto che le somme erogate dal ministero arrivano con enorme ritardo e le scuole, presidi e consigli d’istituto,  sono prudenti nell’impegnare cifre che di fatto non conoscono”.

Salta all’occhio che non risultano spese quasi la metà, il 46 per cento, delle somme destinate alla pratica sportiva e alle cosiddette ore eccedenti: quelle che servono per la sostituzione degli insegnanti assenti per uno o pochi giorni, che non prevedono il coinvolgimento di un supplente. In molti casi, alle superiori, le classi vengono lasciate senza docente oppure vengono fatte entrare dopo o congedate in anticipo sulla fine delle lezioni. Di fatto, ore di lezione saltate.

Un altro dato è quello del non speso sui corsi di recupero per gli studenti che già nel primo quadrimestre mostrano difficoltà in una o più discipline o vengono rimandati a settembre. Nel 2012/2013 vennero stanziati 174 milioni che fanno parte del Fondo d’istituto, pari a 688 milioni di euro. “Sappiamo che le scuole non li spendono per intero”, continua Scrima. E dire che, stando ai dati forniti dall’Istat, le famiglie italiane hanno sempre meno soldi da destinare alle lezioni private per i figli. In poco più di un decennio lo stanziamento famigliare per gli insegnanti privati è sceso da 162 euro all’anno per famiglia a 117: meno 27,5 per cento.

E con tutta probabilità le somme non spese andranno a pagare gli scatti stipendiali bloccati dai governi precedenti. Ma il leader della Cisl scuola ci tiene a precisare che “utilizzando queste risorse per pagare gli scatti di anzianità non si stanno tagliando le attività rivolte agli alunni”. Visto che per pagare gli aumenti dei docenti si preleverebbero risorse non utilizzate. Ma i presidi non ci stanno.”Non se ne parla neppure. Queste cifre possono essere sempre spese per attività con ricaduta sugli alunni negli anni successivi, utilizzarle significherebbe tagliare l’offerta formativa”.

Esodati della scuola, soluzione vicina: approvato ddl Pd-Cinque Stelle

da Il Fatto Quotidiano

Esodati della scuola, soluzione vicina: approvato ddl Pd-Cinque Stelle

I cosiddetti “Quota 96” sono circa 4mila e sono rimasti spiazzati da un errore della riforma Fornero sul calcolo della data della pensione. Ora il provvedimento approvato in Commissione cultura alla Camera trova la copertura finanziaria. Con l’Ok del Bilancio diventerebbe definitivo

di Lorenzo Vendemiale

L’odissea dei Quota 96, i cosiddetti “esodati della scuola”, potrebbe essere vicina alla conclusione. Si tratta delle migliaia di insegnanti, bloccati più di un anno fa dalla Riforma Fornero che ne cancellò i diritti acquisiti. Adesso una proposta di legge portata avanti da Pd e Movimento 5 Stelle potrebbe restituire loro l’agognata pensione: il testo individua platea dei beneficiari e copertura finanziaria, e in settimana è stato approvato dalla Commissione Cultura alla Camera. Manca solo l’ok del Bilancio perché diventi legge.

La situazione dei Quota 96 è uno dei tanti pasticci dall’ultima riforma delle pensioni. Che ha commesso l’errore, in questo caso, di non considerare la specificità del mondo della scuola, dove l’unità di misura è l’anno scolastico e non quello solare. Anche per il personale della scuola, invece, la Fornero ha fissato il termine al 31 dicembre 2011 (fine dell’anno solare) e non al 31 agosto 2012 (fine dell’anno scolastico). E così quei docenti che avrebbero maturato i requisiti (la quota 96, appunto, da raggiungere sommando età anagrafica e contributiva) a fine anno, e che avevano già presentato domanda sono rimasti bloccati in servizio. La svista è stata riconosciuta da più parti, ma lo scorso settembre i “quotisti” sono rimasti esclusi dal Decreto legge sulla scuola, per ragioni fondamentalmente economiche.

Da allora si è mosso qualcosa in Parlamento. Il Pd ha depositato un disegno di legge a firma della deputata Manuela Ghizzoni, che segue da tempo la questione. Un altro, in parallelo, è stato presentato da Maria Marzana del Movimento 5 stelle. I due ddl, simili fra loro, sono diventati un nuovo testo unificato che dovrebbe finalmente risolvere la questione. Innanzitutto circoscrivendo la platea dei beneficiari: saranno 4mila i soggetti a cui verrà riconosciuta la possibilità di accedere al trattamento. Finisce così la guerra di cifre (e di nervi) andata avanti a lungo su quanti fossero effettivamente i Quota 96: 3mila, sosteneva il Miur; 9mila, ribattevano le stime attuariali dell’Inps (facendo così lievitare il valore potenziale del provvedimento). Un censimento condotto dal Ministero ha permesso di stabilire un numero certo. “Un passo fondamentale per poter ragionare su dati concreti e trovare le coperture”, afferma Ghizzoni.

E questo è appunto l’altro merito del testo. Individua i soldi con cui mandare in pensione i quotisti: 35 milioni nel 2014, poi circa 107 milioni in media ogni anno tra il 2015 e il 2017, quando il trattamento andrà a pieno regime; da ricavare principalmente dal fondo generale per gli esodati aperto dalla finanziaria per il 2013. Ci sono anche delle scadenze temporali e procedurali: le domande vanno presentate entro maggio 2014; saranno registrate dall’Inps secondo un ordine progressivo e accettate fino al raggiungimento del limite prefissato. Una condizione ribadita anche dalla Commissione Cultura (con la raccomandazione che l’ordine sia redatto in base alla somma dell’età anagrafica e contributiva) al momento del parere favorevole.

Adesso a dividere i Quota 96 dalla pensione resta solo la Commissione Bilancio. Non una pura formalità, perché fino ad oggi lo stop è sempre arrivato dal Ministero dell’Economia (e in particolare dalla Ragioneria di Stato). “Ma stavolta la situazione è diversa”, si dice sicura Ghizzoni. “Il testo tiene conto delle obiezioni sollevate in passato. Ci sono le coperture, non c’è motivo per respingerlo”. Il ddl potrebbe essere incardinato già in settimana. Per l’inizio della discussione bisognerà aspettare un po’, ma si punta ad un’approvazione lampo, direttamente in Commissione con procedimento decentrato. “Anche perché il termine di scadenza è fissato a maggio: dobbiamo fare presto per dare il tempo a tutti di presentare domanda”, conclude Ghizzoni. Per i Quota 96 la pensione negata non è mai stata così vicina.

Senza la cultura informatica non bastano le tecnologie

da Il Fatto Quotidiano

Senza la cultura informatica non bastano le tecnologie

di Enrico Nardelli

Il ministro dell’Istruzione Carrozza ha recentemente dichiarato che nella scuola non serve introdurre ore specifiche nelle quali insegnare le tecnologie digitali, dal momento che esse sono un mezzo di cui tutte le materie devono avvalersi, come fu il libro a stampa per il sistema scolastico dell’Ottocento. Ha inoltre aggiunto che il problema dell’educazione digitale riguarda tutti i cittadini e non solo gli studenti.

I bambini che entrano oggi in prima elementare sono già alfabetizzati nel mondo digitale, tant’è che Marc Prensky ha coniato per loro più di dieci anni fa il termine “nativi digitali“. Gli aspetti tecnologico-strumentali della rivoluzione digitale sono effettivamente pervasivi e trasversali. Non riesco quindi a scandalizzarmi per queste parole della Carrozza, anche perché troppo spesso nella scuola l’educazione digitale è declinata come semplice apprendimento strumentale, con guasti irreparabili sui futuri orientamenti degli studenti.

Ci sono però aspetti culturali che sarebbe gravissimo trascurare.

Le tecnologie digitali hanno infatti negli ultimi venti anni invaso la società come conseguenza della rivoluzione informatica, che sintetizza e assomma due delle maggiori rivoluzioni del passato, quella della stampa e quella industriale.

L’invenzione nel quindicesimo secolo della stampa a caratteri mobili ha provocato una rivoluzione nella società perché la produzione più veloce e più economica dei testi ha reso possibile portare la conoscenza in ogni luogo e renderla accessibile a tutti. La replicabilità del testo ha implicato la replicabilità della conoscenza in esso contenuta a distanza di tempo e di spazio: non è stato più necessario essere in un certo luogo in un certo momento per poter apprendere.

Nel giro di due secoli e mezzo, quasi ottocento milioni di libri stampati in Europa hanno messo in moto un irreversibile processo di evoluzione sociale. La conoscenza scientifica, rivoluzionata dal metodo galileiano, proprio grazie alla stampa si diffonde in tutta l’Europa e costituisce uno dei fattori abilitanti della successiva rivoluzione, quella industriale.

Questa, avviatasi nel Settecento è stata altrettanto dirompente: la disponibilità di macchine ha in questo caso reso replicabile il lavoro fisico delle persone. Le braccia umane non sono più necessarie perché la macchina opera al loro posto. L’evoluzione ed il progresso della società umana si sono ulteriormente accelerati grazie alla possibilità di produrre oggetti fisici più velocemente e più efficacemente, per non parlare delle conseguenze in termini di trasporto di persone e cose.

La rivoluzione della stampa aveva dato una marcia in più all’umanità sul piano immateriale dell’informazione, la rivoluzione industriale ha fatto altrettanto per la sfera materiale.

I cambiamenti che la rivoluzione informatica ha messo in moto nel corso del Novecento sono di portata ancora maggiore, perché si tratta di una rivoluzione che incide sul piano cognitivo. Essa sarà probabilmente ancora più incisiva delle altre due, dal momento che offre la possibilità di replicare non più soltanto la conoscenza statica dei libri e la forza fisica di persone e animali, ma quella “conoscenza in azione” che è il vero motore dello sviluppo e del progresso.

Col termine “conoscenza in azione” intendo quel sapere che non è soltanto una rappresentazione statica di fatti e relazioni ma un processo dinamico e interattivo di elaborazione e di scambio dati tra soggetto e realtà. Grazie alla rivoluzione informatica, questa “conoscenza in azione” viene riprodotta e diffusa sotto forma di programmi software, che possono poi essere adattati, combinati e modificati a seconda di specifiche esigenze locali. Gli sviluppi di questa rivoluzione sono ancora più impetuosi di quelli scatenati dalle due precedenti, come dimostrano ciò che accade nel settore del “free software” e il continuo fiorire di società start-up focalizzate sull’informatica.

La società contemporanea, grazie all’automazione di molti aspetti informativo-cognitivi del lavoro umano, si sta quindi trasformando in una “società dei servizi”, che sarebbero impensabili senza le tecnologie digitali. D’altro canto questa meccanizzazione degli aspetti cognitivi pone diverse problematiche di cui ho discusso altrove: ecco la presentazione ed il testo dell’intervento.

Però, senza una vera comprensione delle fondamenta culturali e scientifiche della disciplina informatica, che è alla base delle tecnologie digitali, rischiamo – soprattutto in Italia – di essere consumatori passivi ed ignari di tali servizi e tecnologie, invece che soggetti consapevoli di tutti gli aspetti in gioco ed attori attivamente partecipi del loro sviluppo.

Non è un caso che qualche anno fa, in un convegno significativamente denominato “Informatica: Cultura e Società”, si sosteneva l’importanza di dare più spazio alla cultura informatica nella scuola e nella società italiane.

Carrozza: le iscrizioni ‘on line’ non creeranno problemi

da Tecnica della Scuola

Carrozza: le iscrizioni ‘on line’ non creeranno problemi
di A.G.
Il Ministro: alle pre-registrazioni si sono già iscritti alcuni utenti, confidiamo che tutto vada bene. Non deve essere più considerato un evento eccezionale, ma diventare come quando paghiamo il canone tv su Internet o il bollo auto. Poi annuncia novità sulle borse universitarie: il diritto allo studio è un’emergenza, vanno riattivati i livelli essenziali e per farlo riapriremo il tavolo tecnico tra Regioni, studenti e Miur.
Il Ministro continua ad esaltare le iscrizioni on line:  parlando con i giornalisti a Firenze – al termine di un vertice sul tema con la vicepresidente della Regione con delega alla scuola Stella Targetti, il sottosegretario Gabriele Toccafondi, la senatrice del Pd Rosa Maria Di Giorgi e l’assessore all’università del comune di Firenze Cristina Giachi – il ministro Maria Chiara Carrozza ha detto che le scelte della prima classe media e superiore via internet ”non creeranno problemi: con la possibilità di pre-registrazioni si sono già iscritti alcuni utenti e noi confidiamo che tutto vada bene”.
Si partirà lunedì 3 e poi si andrà avanti, senza soste, per tutto il mese di febbraio. Sempre rigorosamente on liner: ”Penso che questo non sia un evento eccezionale – ha aggiunto Carrozza – come paghiamo il canone tv su Internet o il bollo auto, così dobbiamo fare con quanto riguarda la scuola. Questo fa parte dell’agenda digitale del nostro paese. Ho provato personalmente a fare l’iscrizione, mi è riuscito, credetemi, non è niente di particolare”.
Il Ministro non sembra sentirsi nemmeno sfiorata dalla recente indagine Eurispes sul forte ritardo della digitalizzazione scolastica italiana, con appena 5 euro di investimento a studente e un gap di 15 anni rispetto alla Gran Bretagna. Né delle critiche, ad iniziare da quella che mancherebbe “una visione strategica e complessiva dell’intera operazione”. Ma Carrozza non ha parlato solo di scuola. ”Il tema del diritto allo studio è un’emergenza: è urgente ricominciare a parlare di come riattivarne i livelli essenziali nel nostro Paese, e per farlo riapriremo il tavolo tecnico tra Regioni, studenti universitari e Ministero” interrotto nel marzo 2013. ”I temi sul piatto – ha concluso Carrozza – saranno borse di studio, criteri della loro assegnazione e parametri dei livelli delle prestazioni offerte agli studenti”.

Razionalizzato il ministero dell’istruzione

da Tecnica della Scuola

Razionalizzato il ministero dell’istruzione
In attuazione di quanto disposto dal decreto legge in materia di revisione della spesa pubblica, il Consiglio dei ministri ha approvato due primi regolamenti per la riorganizzazione dei ministeri dell’Istruzione e della Salute
La Presidenza del Consiglio, sottolineando che “ciascun ministero ha operato una scelta improntata alla razionalizzazione e alla diminuzione della spesa, compiendo autonome scelte organizzative coerenti e compatibili con le esigenze delle proprie funzioni ma con il comune obiettivo di spending review dettato dal decreto legge”.  Per quanto riguarda il ministero dell’Istruzione ha soppresso sette posti di dirigente di prima fascia, mentre la nuova dotazione organica dei posti non dirigenziali passa da 7.034 posti a 5.978 unità, con una contrazione di 1.056 posti corrispondenti ad un risparmio di circa 35 milioni.

Q96. Si aspetta la decisione del Parlamento. Senza false illusioni

da Tecnica della Scuola

Q96. Si aspetta la decisione del Parlamento. Senza false illusioni
di Giovanni Sicali
Approvato all’unanimità il testo di legge unificato che recupera parte di coloro che hanno maturato i requisiti per la pensione prima della legge Fornero. Ma ancora permangono incertezze sulle norme in attesa di un chiarimento dell’Inps.
1. E’ stato approvato all’unanimità dalla VII Commissione della Camera dei deputati (Cultura, scienza e istruzione) il testo di legge unificato sui c. d. “Quota 96”, ovvero di quanti hanno maturato – nell’a.s. 2011/2012 – i requisiti vigenti ante-Fornero. Il testo nasce dall’unione delle proposte di Manuela Ghizzoni (PD) e di Maria Marzana (M5S) e cerca di trovare una soluzione attraverso la correzione della tempistica tenendo conto dell’anno scolastico e non dell’anno solare. E’ scritto che tutte le domande devono pervenire entro il 31 maggio 2014 e saranno esaminate dall’INPS per poi procedere alla compilazione di un elenco, sulla base di un criterio progressivo risultante dalla somma dell’età anagrafica e dell’anzianità contributiva (vantate dai singoli richiedenti alla data del 31/12/2012), fino al raggiungimento del limite di 4.000 beneficiari. Oltre tale numero, l’Inps non prenderà in esame ulteriori domande di pensionamento. La copertura finanziaria va attinta dal Fondo istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali come previsto dalla legge di Stabilità 2013 a favore dei lavoratori c.d. esodati. C’è però uno scoglio importante da superare, e non sarà facile: ottenere l’assenso della Commissione Bilancio e del Governo. 2. Un’altra buona notizia può riguardare ancora i Quota 96. Grazie all’art. 11 bis del D.L. 102/2013 convertito in Legge 124/2013, come riporta anche il Miur in una circolare ufficiale (n. 481), i lavoratori che nel 2011 si trovavano in congedo straordinario (per motivi di salute o per assistere un parente) o avevano fruito della Legge 104, potranno andare in pensione con i requisiti pre Fornero a partire dal 1° settembre 2014. Complessivamente saranno circa 2.500 i lavoratori che fruiranno di questa possibilità e al comparto scuola ne sarà riservata una quota tra il 15 e il 20%. La scadenza per l’invio della domanda online di accesso al pensionamento è il 26 febbraio 2014, destinata alle direzioni territoriali del Ministero del Lavoro e successivamente (in cartaceo) tramite l’amministrazione scolastica, secondo le modalità indicate nella Circolare N. 44/2013. La pensione secondo la regola della quota 96 potrebbe scattare a partire dal prossimo 1° settembre 2014, a patto che entro il prossimo 27 dicembre il lavoratore rientri nei requisiti anagrafici e contributivi. Non è chiaro se, per quanto riguarda il requisito della Quota 96 è valida fino al 2014, oppure se a partire dal 1/1/2013 debba essere Quota 97, come era previsto dalla normativa ante-Fornero. Si rende necessario su questo punto un chiarimento dell’INPS. Si ricorda infine che la quota si raggiunge sommando anzianità ed età in anni mesi e giorni, senza arrotondamenti, ma occorrono i minimi di: 60 e 35 per quota 96, oppure 61 più 3 mesi (di aspettativa di vita) e 35 di contributi per quota 97. (Cfr. la nota operativa Inpdap n.27 del 21/7/2011, dall’1/1/2013).