Appello per il ministero in difesa della geografia

Organici 2014/15: ad insegnare Geografia negli istituti tecnici e professionali saranno i docenti della classe 39/A
Dall’a.s. 2014/15 è inserita un’ora di “geografia generale ed economica” nelle prime classi degli Istituti tecnici e professionali in cui non sia già prevista. Il Miur – riferisce la UIL – ha informato le organizzazioni sindacali sulle proposte di modifica e intergrazione delle tabelle degli organici, tra cui l’insegnamento della geografia, assegnato alla classe di concorso 39/A.

La novità è contenuta nel DL Istruzione, trasformato in Legge 128/2013 ” 13,2 milioni (3,3 per il 2014 e 9,9 per il 2015) per potenziare l’insegnamento della geografia generale ed economica . Un’ora in più negli istituti tecnici e professionali al biennio iniziale”

Una novità accolta con favore dai docenti, ovviamente. I posti che saranno necessari per coprire il fabbisogno non saranno tanti, circa 287.

Appello in difesa dell’insegnamento della Geografia Economica
Il passaggio a regime del riordino della Secondaria di Secondo grado introdotta dal Ministro Gelmini nell’anno scolastico 2010-11 ha determinato un duplice effetto negativo sull’insegnamento della Geografia Economica negli istituti di questo grado di istruzione.
In primis si è verificata una drastica contrazione a causa dell’eliminazione dell’insegnamento della disciplina dagli Istituti  Tecnici Nautici, dai Professionali e dagli Alberghieri.
In secondo luogo  negli istituti tecnici commerciali la materia  è stata sia ridimensionata come quadro orario (passando da 8 a 6 ore settimanali), che depotenziata come valore  formativo (a causa dello spostamento dal triennio al biennio).
Come ulteriore penalizzazione si è verificata, negli ultimi 4 anni, una cospicua assegnazione di ore di insegnamento  della Geografia Economica ( CLASSE DI CONCORSO A039) a docenti della classe di concorso A060, non abilitati all’insegnamento della stessa e pertanto privi delle indispensabili specifiche  competenze
Tale indebita assegnazione ha prodotto i seguenti  effetti  negativi:
•    un abbassamento della qualità dell’insegnamento  e dell’offerta formativa a danno degli studenti
•    un cospicuo taglio delle cattedre a danno degli insegnanti di ruolo della A039
•    l’espulsione dall’insegnamento dei precari della A039 dotati di abilitazione e quindi delle necessarie competenze.
I sottoscritti chiedono pertanto che le ore di geografia siano assegnate esclusivamente ai docenti specialisti della classe A039, anche alla luce dell’accertata inesistenza di insegnanti  in esubero  su base provinciale della classe A060, abrogandone il carattere di atipicità mediante una nota ministeriale chiara e apposita.
La geografia per specificità proprie è lo strumento di analisi delle infinite relazioni che governano la realtà globalizzata e che interconnettono  i vari territori e i rapporti fra attività umane e peculiarità ambientali, per cui, come ogni altra disciplina, deve essere insegnata solamente da docenti preparati e specialisti, quali sono gli abilitati nella A039, in grado di garantirne una adeguata acquisizione delle competenze.

Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati

Siamo docenti specialisti di Geografia Economica (classe di concorso A039)
che hanno deciso di autorganizzarsi per tutelare il valore della disciplina, intesa come strumento fondamentale per la comprensione ed interpretazione delle dinamiche economiche, sociali e geopolitiche delle realtà locali e del mondo globalizzato.
Abbiamo deciso di unirci per contrastare le politiche ministeriali che negli ultimi due decenni hanno pesantemente penalizzato l’insegnamento della materia, riducendo il monte ore settimanale delle superiori e svilendone le potenzialità formative.
La  nostra attività prioritaria ha riguardato sin dall’inizio la tutela della dignità della disciplina, la difesa dei posti di lavoro degli insegnanti, precari e di ruolo, specialisti della classe AO39 e il diritto degli studenti ad una elevata qualità dell’offerta formativa, anche in questa complessa ed importante disciplina.
La nostra azione sindacale è stata dettata dall’esigenza di contrastare l’illegittima pratica di attribuire ad insegnanti di altre classi di concorso, sprovvisti di specifica
abilitazione all’insegnamento, parte delle poche ore riservate alla nostra materia, che dovrebbero essere, invece, assegnate esclusivamente ai docenti della A039.
Negli ultimi mesi abbiamo messo in cantiere iniziative di carattere didattico-culturale riguardanti sia tematiche regionali di stringente attualità, come nel caso del Brasile, del Cile e della Siria, sia analisi di processi evolutivi di realtà statuali del Sud del mondo, come quello di Cuba. Particolare attenzione è stata anche rivolta alle dinamiche economico-finanziare relative al caso della Germania ed al suo ruolo egemone nell’area dell’Euro.
Per il mese di marzo è  previsto un incontro col Prof. Michele Nobile,  sul tema della crisi economica mondiale e sui riflessi che essa ha determinato in campo sociale e della rappresentanza democratica.  Nel mese di Aprile verrà  infine organizzata una lezione relativa all’applicazione delle tecniche informatiche nelle metodologie di indagine geografica, tenuta dal Prof. Manlio Dinucci.
Seppure il nostro gruppo sia nato in Toscana, il Giga è impegnato nell’aggregazione del maggior numero possibile di insegnanti su tutto il territorio nazionale, a sostegno sia dell’attività sindacale, che di quella divulgativa delle tematiche geografiche.
Al fine di diffondere ad una platea di più vaste dimensioni le nostre iniziative abbiamo ritenuto di istituire collaborazioni con organismi impegnati sui temi della cooperazione internazionale, dei rapporti tra il Nord e il Sud del pianeta e su questioni sociali ed economiche. Per questo motivo abbiamo predisposto un programma di incontri in collaborazione con varie associazioni per l’elaborazione di modelli interpretativi di realtà regionali e per la diffusione della cultura geografica.
Consci dell’insostituibile valenza formativa rivestita dalla  Geografia Economica, lanciamo un appello per un convinto sostegno per la tutela della sua dignità disciplinare e per il mantenimento di un adeguato livello qualitativo di insegnamento delle tematiche da essa affrontate, affinché le nuove generazioni non siano private di fondamentali strumenti interpretativi della complessa società odierna e del ruolo di cittadini consapevoli.

Disabili, battaglia .Si’ del Tar di Catania ad un certo numero di ore nelle scuole

da La Sicilia del 26-02-2014

Disabili, battaglia .Si’ del Tar di Catania ad un certo numero di ore nelle scuole

ENNA. I tre segretari della Flc Cgil Angela Accascina, della Uil scuola Michele Sollami, della Gilda Fina Riccobbene sono abbastanza soddisfatti per le prime sentenze positive che arrivano dal Tar Catania. I giudici catanesi hanno riconosciuto il diritto agli studenti diversamente abili ad avere assicurato il giusto numero di ore indicato nelle diagnosi funzionali di ciascuno.
Flc, Uil e Gilda si sono rivolti all’avvocato Maurizio Di Pietro per avviare, con il coinvolgimento delle famiglie, una vertenza unitaria così importante per il territorio della provincia di Enna. Ventidue sono stati i ricorsi depositati dall’Avv. Di Pietro presso il Tar di Catania e hanno riguardato le scuole di ogni ordine e grado di Enna, Aidone, Piazza Armerina, Pietraperzia, Regalbuto, Troina, Villarosa. Sono otto i ricorsi già vinti. Tra la fine di febbraio ed i primi di marzo le prossime sentenze. Accascina, Sollami e Riccobene ribadiscono che è fondamentale continuare uniti questa battaglia di civiltà e dichiarano: «I ricorsi vinti rappresentano una doppia vittoria per il riconoscimento dei diritti dei più deboli che lo Stato non garantisce più e per la restituzione dei posti di lavoro ingiustamente tagliati che arriveranno in Provincia. Ci auguriamo di riuscire a vincere, sempre senza alcun costo per le famiglie, anche i rimanenti ricorsi che riguardano non solo i diversamente abili, che hanno riconosciuta una disabilità grave (art. 3 comma 3) ma anche i cinque diversamente abili che hanno riconosciuta una disabilità lieve (art. 3 comma 1). A costoro infatti, che potrebbero essere recuperabili con il supporto di adeguate ore di sostegno, a causa dei tagli sono state riconosciute poche ore davvero irrisorie. In caso di esito negativo, non esiteremo ad andare in appello». (f. g.)

Provincia Perugia, Presentato il vademecum “Diversa-mente scuola”

da Tuttoggi.info

Provincia Perugia, Presentato il vademecum “Diversa-mente scuola”

Prove di vera integrazione tra i banchi di scuola/ Un progetto rivolto alle famiglie di ragazzi disabili/ Zampa: “Un punto fermo nelle politiche sociali”

La scuola come luogo di integrazione per eccellenza; punto di incontro ideale tra cosiddetti normodotati e disabili; ambiente in cui si sperimenta una reale inclusione. Ciò è possibile e lo hanno dimostrato questa mattina le testimonianze portate in Sala del Consiglio provinciale da alcuni studenti dell’Iis “Cavour-Marconi-Pascal” e del Liceo “Pieralli” di Perugia che, in occasione della presentazione del vademecum “Diversa-mente Scuola”, hanno riferito di come attraverso lo sport, la musica, i laboratori, la semplice, ma non scontata attenzione all’altro, giovani come Luca, Elisa, Andrea, Chiara, Maria Rita, e tanti altri ragazzi diversamente abili hanno potuto esercitare pienamente tra i banchi scolastici il loro diritto di cittadinanza.

Pensato come promemoria per i principali adempimenti necessari e propedeutici per l’inclusione sociale degli alunni con disabilità, il vademecum “Diversa-mente Scuola” è l’atto finale di un percorso avviato nel 2011 su proposta della consigliera provinciale delegata ai progetti di inclusione, Laura Zampa, al fine di mettere a disposizione delle famiglie ogni possibile informazione atta a garantire la tutela dei diritti dei figli. Un opuscolo informativo dunque, “piccolo segno – come dichiarato dalla stessa Zampa – rivolto alle famiglie, ma anche un punto fermo rispetto alle politiche per la promozione di una cultura di inclusione sociale”. Del resto, come registrato questa mattina da Carla Casciari, assessore regionale alle Politiche e Programmi Sociali, “la disabilità a scuola è ancora un fattore troppo discriminante”.

“Siamo in un momento difficile – ha proseguito Casciari – ma è in circostanze come questa che si possono costruire modelli nuovi, più razionali e improntati alla solidarietà”. A sottolineare l’utilità dell’opuscolo è stata Donatella Porzi, assessore provinciale alle Attività Culturali e Sociali, che lo ha definito un prezioso punto di riferimento per districarsi tra le innumerevoli articolazioni del sistema burocratico e legislativo italiano. Rinvolgendosi poi alla platea Porzi ha fatto osservare quanto preziosa sia l’esperienza dei docenti, “veri e propri registi da cui le istituzioni possono trarre molti insegnamenti”. “Punto di partenza e al contempo di arrivo”, è stato giudicato il vademecum da Rita Zampolini dell’ANCI Umbria, per la quale lo strumento dà l’opportunità di cogliere al meglio quanto le famiglie hanno a propria disposizione. Alla presentazione ha preso parte anche Sergio Zinni, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio Spoleto (soggetto che ha contribuito alla stampa), esprimendo parole di apprezzamento per la chiarezza e la sinteticità con cui è stato scritto. Per Raffaele Goretti presidente dell’Osservatorio regionale Persone con Disabilità, si tratta di una sorta di “cavallo di Troia”, in quanto “occasione per entrare dentro le coscienze”; un “messaggio di civiltà e rispetto nei confronti di persone che hanno tutto il diritto di diventare artefici del proprio destino”. “Dobbiamo trovare una normalità nelle persone con disabilità – ha aggiunto – e tutte le istituzioni devono impegnarsi per avviare azioni di inclusione nel rispetto delle norme a partire dalla Convenzione Onu”.

Per Decimo Granelli, presidente dell’Associazione Peter Pan, il significato dell’iniziativa travalica il vademecum stesso in quanto è un messaggio rivolte alla famiglie che spesso si sentono sole e rischiano di cadere nella rassegnazione. Di necessità di “una formazione generalizzata, che non riguardi solo gli insegnanti specializzati di sostegno” ha parlato Laura Arcangeli, delegata rettorale alla disabilità dell’Università degli Studi di Perugia, per la quale “integrazione e inclusione sono processi sociali dove tutti giocano un ruolo da attori”. “Fondamentale è far crescere persone che abbiano interiorizzato il concetto di parità”, è stato il pensiero espresso da Maria Lauretta Burini responsabile area didattica e servizi allo studente dell’Università per Stranieri, mentre Rita Stoppini docente delegata Rettorale per la Disabilità dell’Università per Stranieri ha richiamato l’attenzione sull’importanza di saper includere anche gli stranieri per i quali le difficoltà sono ancora più evidenti. Ha assistito alla presentazione dell’opuscolo anche il presidente del Comitato regionale paralimpico Francesco Emanuele che ha fatto notare come lo sport integrato sia nato proprio in Umbria.

“Diversa-mente scuola”, frutto di un lavoro interistituzionale, è stato curato da Stefania Gatti e Ivana Lorenzetti. Può essere consultato sul portale della Provincia di Perugia, mentre la versione cartacea è a disposizione presso gli sportelli polifunzionali dell’Ente (urprov@provincia.perugia.it, numero verde 800013474).

Boom download App italiana per chi soffre di autismo

Wall Street Italia del 26-02-2014

Boom download App italiana per chi soffre di autismo

Inventata in Italia, è stata scaricata da 2217 persone. Fornisce strumenti didattico-formativi-
terapeutici utili a cura e terapia.

ROMA. Innovazione, cura della salute e servizio alle persone/famiglie, territorio: tutto insieme, qui. Bello, vero? Ed è un successo internazionale! Parliamo di Tools4autism, una app giunta a 2217 download, di cui il 42% in Italia e il resto, quasi il 60 quindi, dall’estero, che nasce da una brillante ed efficace collaborazione tra Asl Cuneo 1, di cui fa parte il C.A.S.A. (Centro per l’autismo e sindrome di Asperger di Mondovi’), CSP, centro di ricerca partecipato dalla Regione Piemonte, e la Fondazione ASPHI, impegnata da anni nella diffusione dell’Ict a sostegno dell’handicap. La app Tools4autism, disponibile sulla piattaforma googleplay, fornisce una serie di strumenti didattico-formativi-terapeutici utili a perseguire l’autonomia e l’indipendenza di persone autistiche, o anche alla loro cura e terapia. Si possono, ad esempio, creare le ‘storie sociali’ ovvero percorsi virtuali che attraverso immagini e figure – significativamente più efficaci delle parole con i soggetti che vivono queste difficoltà – indichi ai pazienti autistici come comportarsi in situazioni quotidiane diverse, dal prepararsi la colazione all’igiene personale. Così da acquisire nuove autonomie grazie all’usabilità e portabilità di un tablet multitouch. Tools4Autism è parte del più ampio progetto Touch4Autism – t4A – nato proprio per valorizzare le qualità della tecnologia multitouch a vantaggio dei pazienti autistici, grazie all’introduzione di una piattaforma web che permette ai medici attualmente coinvolti nella sperimentazione, di registrare i percorsi formativi e condividerli con la comunità scientifica di riferimento: un contributo importante, quindi, alla vita quotidiana ma anche alla ricerca per migliorare le conoscenze e le soluzioni di questi casi. La app (andoid) è disponibile gratuitamente per chiunque sia interessato al supporto quotidiano, alla didattica e alla formazione su questa tipologia di problemi. Il progetto è sviluppato con il sostegno delle Fondazione Specchio dei Tempi, CRT e Cassa di Risparmio di Cuneo.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Quotidiano Piemontese – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente. (WSI)

PAS – Ricorso per i requisiti di accesso degli esclusi

PAS – Ricorso per i requisiti di accesso degli esclusi: la parola passa al Consiglio di Stato

 

Il TAR Lazio, dopo mesi di rinvii, si pronuncia nel fumus, seppur in sede cautelare, e conferma i criteri stabiliti dal regolamento modificato. Per il sindacato, tuttavia, continuano a contraddire tutta la giurisprudenza e legislazione precedente. Pertanto, sono state inviate a tutti i ricorrenti le istruzioni per l’appello, in vista della decisione che verrà presa all’indomani della prima Camera di Consiglio dai giudici di Palazzo Spada, il prossimo 4 marzo.

 

Sono migliaia i ricorrenti esclusi dal D.D.G. 58/2013 in attesa di ottenere il via libera per partecipare ai Percorsi Abilitanti Speciali. Negli scorsi mesi, a parte il primo ricorso pilota accolto in sede cautelare per un docente di ruolo e alcuni decreti monocratici accolti per singoli ricorrenti, abbiamo dovuto registrare l’indisponibilità del TAR Lazio alla concessione di misure cautelari, ripetutamente richieste dai legali del sindacato.

 

La parola adesso passa al Consiglio di Stato che, nell’udienza del prossimo 4 marzo, dovrà decidere se autorizzare o meno l’immediata partecipazione dei primi ricorrenti appellati ai corsi abilitanti. Per questo motivo, ANIEF ha inviato a tutti gli interessati le istruzioni e il mandato per costituirsi in appello, nel caso sia ribaltata la decisione cautelare assunta dai giudici amministrativi in primo grado. Chi non dovesse averle ricevute, deve immediatamente inviare una mail a appello.pas@anief.net specificando cognome e nome, indirizzo mail e recapiti telefonici, numero di ruolo del proprio ricorso.

Scuola, il piano Renzi-Giannini. Ma partono le proteste su bonus maturità e scatti dei prof

da Repubblica.it

Scuola, il piano Renzi-Giannini. Ma partono le proteste su bonus maturità e scatti dei prof

Un piano straordinario di interventi sugli edifici scolastici, merito degli insegnanti, scatti stipendiali e scuole paritarie. Ma su due delle prime proposte nasce la polemica 

di SALVO INTRAVAIA

ROMA – Renzi riparte dalla scuola. Nel discorso di ieri in occasione del voto di fiducia al Senato il neo premier ha più volte citato la scuola come punto di partenza di un Paese in estrema difficoltà. “Ma come? – si chiede retoricamente Renzi – Di fronte alla crisi economica parti dalle scuole? Sì: di fronte alla crisi economica non puoi non partire dalle scuole”. Non sarà certo la contabilità delle parole a dare l’idea dell’importanza di un settore, ma il fatto che nell’intervento il presidente del Consiglio ha pronunciato per ben 13 volte la parola “scuola” e 7 volte la parola “insegnanti” un significato lo avrà. Anche la nuova inquilina di viale Trastevere, Stefania Giannini, non ha aspettato più di tanto a spiegare ai giornali come la pensa sulle più importanti questioni sul tappeto riguardanti la scuola. 

Sono ancora linee guida, come quelle enunciate in alcune interviste dal neoministro Giannini. Accolte con grande attenzione ma già con due nervosismi già emersi: quelli dei sindacati dei docenti sulla ipotesi del ministro di toccare gli scatti di anzianità, e quelli che iniziano ad arrivare dal mondo degli studenti per l’ipotesi di reintrodurre il bonus-maturità finito in una delle clamorose figuracce del governo Letta.  

Precari. Renzi ha le idee chiare sul ruolo dell’istruzione, forse perché la moglie Agnese conosce bene quel purgatorio dantesco che è il precariato della scuola. “Metto a verbale  –  chiarisce subito a scanso di equivoci  –  che la scuola è il punto di partenza” e oltre alle riforme occorre impostare “un diverso atteggiamento verso la scuola” per ripartire. “Noi pensiamo che non ci sia politica alcuna che non parta dalla centralità della scuola (…) Mi piacerebbe che chi ha la presunzione di avere la verità in tasca avesse la possibilità di confrontarsi con le insegnanti delle scuole e le famiglie nella loro vita di tutti i giorni. (…) Il compito di un insegnante è straordinario”.

Piano sugli edifici scolastici.
Per questo “nei processi di riforma occorre coinvolgere dal basso gli operatori della scuola”, ma anche “recuperare quella fiducia, quella credibilità, recuperare quella dimensione per cui se qui si fanno le cose, allora nelle scuole si può tornare a credere che l’educazione sia davvero il motore dello sviluppo”. Renzi ha annunciato che, partendo da Treviso, ogni settimana visiterà una scuola “per dimostrare che da lì riparte un Paese”. E si partirà dando sicurezza agli edifici scolastici, attraverso un piano straordinario di interventi – dell’ordine di qualche miliardo di euro – da tenere fuori dal Patto di stabilità. In tre mesi, il governo vuole dare un segnale concreto per rimettere in sesto il patrimonio scolastico nostrano.

Premiare gli insegnanti.
Parallelamente, la nuova ministra ha parlato di merito degli insegnanti, scatti stipendiali e scuole paritarie. Ripartire dalla scuola vuol dire premiare gli insegnanti migliori, ribadendo quello che ha anticipato a Repubblica sul reclutamento degli insegnanti: “Ogni scuola recluti i propri insegnanti”.  Per questo il meccanismo degli scatti stipendiali automatici non piace affatto alla Giannini e pensa di rivederlo. Ma, secondo il nuovo ministro, per rilanciare la scuola occorre anche valutare le stesse, ma non con intenti punitivi. I sindacati, sul tema degli scatti, hanno già alzato gli scudi, ricordando alla neoministra che il contratto della scuola è scaduto nel 2009 e i docenti italiani sono tra i meno pagati d’Europa e della pubblica amministrazione italiana.

Bonus maturità e test d’ammissione.
In effetti, riconosce la ministra, 53 miliardi per gestire scuola, università e ricerca sono pochi in un paese che ne spende 274 in pensioni. Occorrono più risorse per il diritto allo studio universitario e più investimenti in ricerca. Senza lasciare indietro le scuole paritarie, che complice la crisi stanno vivendo un momento difficile. Su altre importanti tematiche, il ministro confessa di avere alcune idee ma di doverle approfondire studiando. Sui test di ammissione all’università si dichiara “perplessa”, ma non sembra intenzionata a fare cambi in corsa come è avvenuto nel recente passato. Mentre sembra intenzionata a ripristinare il bonus-maturità ma con modalità diverse da quelle che ne hanno fatto una telenovela durante gli ultimi esami di maturità. Ma anche su questo il nervosismo tra gli studenti inizia ad affiorare. Le maggiori organizzazioni studentesche legano il “no” al bonus maturità alla battaglia cvontro il numero chiuso per l’accesso a una parte delle facoltà universitarie. Un tema che per il ministro Giannini si annuncia già particolarmente spinoso.

Liceo breve ed ebook. Sull’accorciamento del percorso scolastico e sulla tecnologia a scuola la Giannini si mostra piuttosto tiepida. La prima questione, rilanciata dalla sperimentazione avviata in 5 istituti dal suo predecessore Maria Chiara Carrozza e riconosciuta come liceo breve – della durata di quattro anni – lascia perplessa la ministra, non convinta del fatto che accorciare di un anno il percorso di studi possa essere un’idea carta vincente. Anche sulla tecnologia a scuola è piuttosto prudente. Va bene a computer e tablet ma, a naso, la prospettiva di non avere più i libri cartacei sui banchi non le sembra una carta vincente.

“Restituire dignità agli insegnanti”

da La Stampa

“Restituire dignità agli insegnanti”

Il premier insiste: la scuola prima di tutto.Sindacati perplessi sugli scatti di anzianità

Anche alla Camera Matteo Renzi lo conferma: la scuola prima di tutto. Fuori dall’aula di Montecitorio professori, sindacati, presidi e addetti ai lavori affilano le armi contro i primi annunci della ministra dell’Istruzione Stefania Giannini che si schiera contro gli scatti e contro la consultazione dal basso che invece il premier sostiene. Fuori dalle stanze della politica si teme di finire in un nuovo tritacarne economico o di diventare le vittime sacrificali di un braccio di ferro nel governo in nome del merito e della valorizzazione. Dentro l’emiciclo della Camera Renzi ripete di voler «valorizzare il ruolo degli insegnanti», spiegando che questo vuol dire intervenire «non soltanto sul fattore economico », ma sulla «mancanza di prestigio sociale che abbiamo sottratto a un valore come l’insegnamento». Ripete quello che è un suo cavallo di battaglia, il ricordo del tempo andato, citato più volte, e messo nero su bianco anche nella mozione per le Primarie pd che a dicembre lo hanno incoronato segretario. «Penso alla mia piccolissima esperienza di studente della provincia di Firenze – racconta -.Quando entravo al bar la maestra elementare era vista da tutti come il riferimento del paese, perché era considerata un valore prezioso per la comunità. Oggi proviamo a domandarci se di fronte agli insegnanti dei nostri figli abbiamo lo stesso atteggiamento. Non è più così: l’insegnante viene contestato a prescindere». Nella mozione prometteva una «campagna di ascolto mai lanciata da un partito a livello europeo» a partire da gennaio 2014 «casa per casa, comune per comune, scuola per scuola» per dare «risposte alle proposte degli insegnanti, non lasciandoli soli a subire le riforme ». La realtà ha superato, come sempre, l’immaginazione. A gennaio la campagna di ascolto non è partita ma a febbraio Renzi non solo è segretario del Pd ma pure premier e da oggi darà il via ai mercoledì nelle scuole con i poteri di capo di governo. Prima tappa Treviso alla scuola media statale Coletti. Non a caso probabilmente la scelta è caduta su una scuola media che Renzi ha da tempo annunciato di voler rivoluzionare. Ma è anche una scuola multietnica, con un tasso di stranieri che in alcune classi arriva al 50-60%. Parla di nuovo anche di edilizia scolastica Renzi, rispondendo alle critiche di chi giudica le sue promesse un libro dei sogni da 13 miliardi che nessuno sa dove trovare. «Il problema – spiega – non è solo di stabilità degli edifici, che c’è, ma non è credibile un Paese che non mette in cantiere una gigantesca» opera di messa in sicurezza delle scuole. Chiede, quindi, che «la stabilità degli edifici scolastici sia più importante di quella dei conti. Il problema della scuola non è ideologico». Per dare concretezza alle sue parole dà anche una scadenza precisa alle promesse: «Attenderemo le risposte degli amministratori locali ma dal 15 giugno al 15 settembre, quando riprenderanno le scuole vogliamo che sia visibile, plastica, evidente l’opera di investimento che è stata fatta».

Scuola, l’addio del ministro Carrozza

da la Repubblica

Scuola, l’addio del ministro Carrozza

Corrado Zunino

Il passaggio di consegne nel salone con affaccio sul traffico di viale Trastevere, a Roma, è stato rapido, c’era la fiducia al Senato che incombeva. Ma il saluto tra l’uscente ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza e l’entrante Stefania Giannini non è stato gelidamente feroce come il passaggio della campanella tra Enrico Letta e Matteo Renzi, platealmente scortese come il mancato incontro all’Economia, nel 2001, tra Vincenzo Visco e Giulio Tremonti (allora l’uscente lasciò, senza presentarsi, l’ufficio in male arnese, volutamente in disordine). Il Carrozza style prevede rispetto per i ruoli e i luoghi, ma certo la bersaniana Maria Chiara non aveva in mente di lasciare il Miur dopo neppure dieci mesi. Nonostante le fatiche romane, stordenti per lei timida e solitaria cittadina di provincia, nonostante gli occhi e i tweet sempre puntati addosso, immaginava un percorso più lungo, immaginava un programma di riforme.

Ora il terzo rettore consecutivo diventato ministro  –  Profumo lo era stato del prestigioso Politecnico di Torino, la Carrozza della scuola speciale Sant’Anna di Pisa, la Giannini ha guidato a lungo l’Università per stranieri di Perugia  –  fa sapere che reintrodurrà il bonus maturità, al quale s’impiccò Profumo e sul quale ha ballato per quattro mesi e una valanga di ricorsi la stessa Carrozza. Un nuovo cambio di direzione per una scuola che, in realtà, ha bisogno di due cose sopra le altre: risorse economiche e stabilità di indirizzo.

Come sono stati dieci mesi dell’austera Carrozza, dopo i diciannove dell’esuberante Profumo (entrambi costretti in un binario unico dagli otto miliardi di tagli realizzati nei tre anni e mezzo del dicastero Gelmini)? Troppo brevi, ovvio: dieci mesi è la durata di un governicchio da prima Repubblica e per un ministero che deve progettare il futuro di una generazione intera, tra i sei e i ventiquattr’anni, la costrizione è letale. Sono stati poco raccontati, poi. Per la ritrosia naturale di una bioingegnere industriale che mal si sentiva a fare annunci di fronte a materie che voleva ancora studiare e mal si trovava a gestire un’emergenza quotidiana di addetti alle pulizie a rischio licenziamento, scatti d’anzianità tagliati, restituiti, congelati, riconsegnati ai lavoratori, una quotidianità di piani di offerta formativa che sparivano, e con loro le gite scolastiche, per pagare pezzi di stipendi, di concorsi, concorsini e concorsoni che non funzionavano mai. Davvero mai. Ecco, l’atteggiamento scientifico  –  parlo quando comprendo tutto e per comprendere devo studiare e sperimentare  –  è stato il limite politico di Maria Chiara Carrozza e lo ha palesemente espresso con l’ultima e per lei fondamentale iniziativa intrapresa: la Grande consultazione della scuola. La scienziata pisana ha chiesto all’Italia, dopo otto mesi di mandato e all’interno di un governo a tempo determinato, come era la scuola italiana. Come era e come l’avrebbero voluta. Molti si sono chiesti: ma perché, dopo otto mesi che sta lì e dopo aver fatto la ricercatrice, la docente universitaria, la rettrice, non lo sa com’è la scuola italiana, quali sono le priorità degli atenei italiani? Non è un caso che ora una Giannini che va veloce e mostra più propensione del predecessore a parlare, ad annunciare, a mostrar traguardi, abbia già messo in cantina la consultazione mai partita. E mostri di voler renzianamente rottamare esperimenti, atti e iniziative ricevuti in eredità: gli scatti d’anzianità, innanzitutto, ma anche i concorsi pubblici vasti e insicuri, l’accelerazione sulla digitalizzazione della scuola. Sui licei accorciati, quattro anni invece di cinque, le dichiarazioni del neoministro sono state in verità ondivaghe: sono europei o una soluzione tanto al chilo?

Ecco. Il premier Letta aveva annunciato in apertura di mandato che si sarebbe dimesso di fronte a nuovi tagli alla scuola. Alcune partite sono rimaste in deficit (stipendi di insegnanti, presidi e bidelli, attività extra nelle scuole, assunzioni organiche nelle università, borse di studio), ma nel complesso qualche risorsa in più a plessi, atenei (191,4 milioni) e ricerca è arrivata. Tanto è bastato per non far dimettere Letta e neppure la Carrozza, lei lo aveva minacciato due mesi dopo l’insediamento.

Così come il suo premier ha dovuto aspettare un’inchiesta della magistratura per allontanare dall’Inps il multicariche Antonio Mastrapasqua, Maria Chiara Carrozza non si è mossa prima di avvistare un avviso di garanzia per liberare l’Agenzia spaziale italiana dal fagocitante Enrico Saggese, faraone accusato nel finale di corruzione e concussione. Alla fine, però, lo ha cacciato.

La tardiva Grande valutazione e una gestione confusa del sinistro bonus maturità non imprimono un’orma negativa su un dicastero, quello della Carrozza, che nella fretta sempre compagna e tra gli obblighi finanziari dettati da Saccomanni cose ne ha fatte. Tra gli studenti sarà ricordato come il ministro che meglio e più in profondità ha compreso il livello inaccettabile della corruttela in ambito universitario e diversi provvedimenti hanno avuto un’ispirazione anti-baronale, cosa tutt’altro che scontata per un rettore che, viste le referenze scientifiche, potrebbe portare addosso le stimmate del barone. La chiusa finale con l’approvazione, praticamente da ministro disarcionato, del concorso nazionale per l’accesso alle scuole di specializzazione di Medicina  –  la fine dei finti concorsi locali appendici della volontà del padrone-primario di reparto  – , è stata notevole, un segno su tutto il mandato. Ci sono state cose minori ma apprezzabili come la reintroduzione di ore di geografia negli istituti tecnici e i musei gratis per i docenti, altre più programmatiche come l’insistenza sull’orientamento dello studente per fargli scegliere consapevolmente il passaggio scolastico successivo, gli stage nelle aziende già in quarta e quinta superiore e la semplificazione delle procedure di chiamata diretta di studiosi impegnati all’estero da parte delle facoltà. Nelle corde di questo ministro c’era anche una riforma del numero chiuso ai corsi universitari, strumento di autodifesa che nelle proporzioni attuali non garantisce più un accesso democratico allo studio né regala una selezione intelligente per il mondo lavoro. Oggi mancano medici e pediatri in Italia, eppure i laureati restano decisamente meno dei clinici pensionati.

Non c’è stato il tempo, la politica non l’ha dato. La scuola continua a boccheggiare e a parole torna al centro dell’Italia. Maria Chiara Carrozza, delusa da “una povera Italia”, affranta per i modi spicci dei renziani, spegna la luce nello stanzone ma resta in zona. “Continuerò alla Camera le battaglie necessarie”. 

Scuola, due miliardi per ristrutturare le aule

da la Repubblica

Scuola, due miliardi per ristrutturare le aule

Il piano al primo Consiglio dei ministri. “Adegueremo oltre 2mila istituti in deroga al patto di stabilità. Interventi necessari in 15mila strutture, un terzo del totale

Corrado Zunino

ROMA – Nel primo Consiglio dei ministri dell’era Renzi entrerà la scuola. Su indicazione del premier, in quella sede il ministro dell’Istruzione avvierà un vasto piano per l’edilizia scolastica. Non una novità in valore assoluto: una novità, tuttavia, per le cifre messe a servizio del grande cantiere e per il percorso ipotizzato per sbloccare subito i finanziamenti. L’investimento da due miliardi servirà a curare 2.300 scuole oggi fuori norma, pericolose, nella maggior parte dei casi senza certificazione anti-sismica. Secondo un “rapporto sicurezza” in mano al precedente governo sono 15 mila gli edifici pubblici per l’istruzione con “urgente necessità di rilevanti interventi”, quasi un terzo dell’intero patrimonio scolastico. Lo stesso dossier spiega che per 10 mila istituti è stata ipotizzata la demolizione.

L’arco di tempo previsto per la grande operazione è di due anni, fino alla primavera 2016. Renzi ha chiesto investimenti e progetti immediati per poter aprire cantieri già dal prossimo 15 giugno, a scuole appena chiuse, e riconsegnarne pronte alcune centinaia – meno compromesse – al rientro di studenti e insegnanti a metà settembre. Il piano prevede, non a caso, corsie privilegiate per l’approvazione dei progetti. “Deve essere subito evidente l’opera di intervento che abbiamo fatto, si deve vedere che lo Stato c’è”, il presidente del Consiglio. Davide Faraone, il responsabile Pd della scuola, aggiunge: “Al Sud una scuola in ordine è anche un presidio contro le mafie”.

Alla Camera, ieri, il premier aveva detto: “L’edilizia scolastica è innanzitutto un problema di stabilità della aule, ma un paese che non mette in cantiere una gigantesca battaglia affinché la stabilità delle aule e degli edifici scolastici sia più importante dei conti non è credibile”. La questione scuola è strettamente collegata alla ripresa economica: “Una scuola, più di una prefettura e di una caserma, ha a che fare con gli italiani, tutti”, ha spiegato Renzi ai suoi. Otto milioni di studenti creano un indotto di malcontento (le famiglie) larghissimo. Sempre il premier, che oggi parlerà del “grande cantiere” con il ministro Stefania Giannini nel loro viaggio a Treviso, ha fatto pervenire agli ottomila sindaci d’Italia la richiesta di una segnalazione puntuale dei problemi degli edifici sotto la loro potestà (altri sono di responsabilità provinciale). Ad oggi non esiste, nonostante 20 anni di rilevazioni e 12 milioni spesi, un’anagrafe dell’edilizia scolastica. L’ultima cifra attendibile per i costi di un risanamento globale, conteggiata dalla Protezione civile di Guido Bertolaso, è di 13 miliardi di euro.

L’ex ministro Maria Stella Gelmini parla di 1,620 miliardi finanziati tra il 2008 e il 2009 dal governo Berlusconi. Maria Chiara Carrozza aggiunge 450 milioni di investimento straordinario sotto il suo mandato, di cui 150 milioni già distribuiti dalle Regioni (che possono stipulare mutui trentennali agevolati). Il problema, però, è la distanza storica tra lo stanziamento deciso e i soldi davvero spesi. Sotto il governo Letta alla voce “edilizia scolastica” sono rimasti bloccati 2,5 miliardi. La scommessa di Renzi è questa: finanziare e spendere. Sarà possibile farlo sottraendo gli investimenti sull’edilizia scolastica dal Patto di stabilità interno, su cui vigila l’Unione europea, e quindi dal deficit. “Il patto su questa parte va cambiato subito”, ancora Renzi, “come si può pensare che un comune e una provincia abbiano competenza sull’edilizia scolastica senza avere la possibilità di spendere soldi che sono bloccati?”.

Ogni anno nelle scuole italiane si contano decine di crolli e incidenti. Nel 2008, quando il controsoffitto del liceo Darwin di Rivoli (Torino) cedette, perse la vita uno studente di 17 anni. L’ultimo monitoraggio – anche questo parziale – è stato avviato dal ministero dell’Istruzione due anni fa. E ci rivela che 15 scuole su cento erano negozi, ex seminari, appartamenti e edifici industriali successivamente riadattati. Un edificio su tre è stato costruito prima del 1960. Per molti le certificazioni non sono rintracciabili. L’82 per cento dei plessi scolastici non ha la “prevenzione incendi” e metà non possiede neppure una scala esterna di sicurezza. Quasi quattro scuole su dieci non sono in possesso del certificato di conformità dell’impianto elettrico e 33 su cento neppure di un impianto idrico antincendio. Oltre metà dei plessi scolastici – 23 mila, quindi – ricadono in zone ad altissimo o ad alto rischio di terremoto, ma soltanto uno su sette è stato progettato rispettando le norme antisismiche.

Renzi: segnalatemi i problemi della scuola a matteo@governo.it

da Tecnica della Scuola

Renzi: segnalatemi i problemi della scuola a matteo@governo.it
di Alessandro Giuliani
L’annuncio dell’avvio del filo diretto con docenti e alunni è avvenuto nell’istituto Coletti di Treviso, dove si è consumata la prima tappa del tour che lo porterà a visitare tante scuole: se c’è qualcosa che non va poi me lo segnalate a questo indirizzo e-mail. Confermata la linea del rilancio del settore Istruzione: l’Italia diventa grande ed importante solo se riesce ad investire nella scuola. Un consiglio al premier: crei una casella di posta elettronica extra-large…
Piena disponibilità al dialogo e casella elettronica aperta per valutare le tante problematiche da risolvere.  Inizia in questo modo il tour di avvicinamento di Matteo Renzi al mondo della scuola. “Se c’è qualcosa che non va poi me lo segnalate alla casella matteo@governo.it . Ogni settimana andrò nelle scuole ad ascoltare le richieste e poi torno a Roma con i compiti a casa”. Così il 26 febbraio il premier si è, infatti, rivolto ai docenti e agli alunni dell’istituto Coletti di Treviso, annunciando nei prossimi giorni l’apertura di una casella di posta per ascoltare richieste e problemi. Renzi ha sottolineato più volte l’importanza dell’educazione scolastica come “punto di ripartenza del Paese”.
Renzi, che ha raggiunto Treviso con un aereo speciale decollato alle 7,45 dall’ aeroporto militare di Ciampino, ha incontrato per quasi un’ora ragazzi e insegnanti della scuola multietnica alla periferia di Treviso in un auditorium molto pieno insieme ai ministri dell’Istruzione Stefania Giannini e a quello del Lavoro Giuliano Poletti. “L’Italia – ha sostenuto Renzi – diventa grande ed importante solo se riesce ad investire nella scuola. Per questo noi abbiamo deciso di partire da qui, dopo che negli ultimi anni gli insegnanti sono stati considerati un po’ poco”.
Il presidente del Consiglio ha interagito con domande e risposte con gli studenti improvvisando una lezione di educazione civica su temi come l’arte e l’inquinamento sottolineando come “il presidente del Consiglio e il sindaco possono fare qualcosa ma non bastano per risolvere i problemi”. “Al governo – ha spiegato Renzi – dobbiamo guardare allo spread e ai mercati, ma poi i Paesi si salvano solo se le scuole funzionano”.
“E’ andata bene, molto bene”, ha commentato all’uscita dalla scuola la sua visita alla media “Coletti” di Treviso, dove si è fermato circa un’ora parlando con i ragazzi e gli insegnanti. Poi Renzi, accerchiato da cameramen e giornalisti, è riuscito a risalire in auto per recarsi al secondo appuntamento della giornata con i sindaci della Marca trevigiana. Con chi non è riuscito a parlare risponderà per e-mail. Ma considerando le tante problematiche che affliggono il settore, farebbe bene ad ampliare lo spazio digitale della sua casella di posta elettronica: il rischio che venga subissata di richieste e messaggi è davvero alto.

Concorsone, sit-in idonei davanti al Miur: non siamo ‘invisibili’

da Tecnica della Scuola

Concorsone, sit-in idonei davanti al Miur: non siamo ‘invisibili’
di A.G.
Confermata la protesta del 28 febbraio contro quella che considerano “l’impossibilità di poter insegnare nonostante si abbia un inesauribile bisogno di personale qualificato”. Si sentono ignorati e chiederanno di esser ricevuti dalla Commissione Cultura e Istruzione”. A superare le prove sono stati in 18mila, ma solo la metà dovrebbe raggiungere il ruolo: agli altri non rimarrà nemmeno l’abilitazione.
Manca solo un giorno al sit-in del 28 febbraio davanti al Miur, organizzato dai docenti risultati idonei all’ultimo concorso a cattedra. A partire dalle ore 11, gli idonei protesteranno contro quella che considerano “l’impossibilità di poter insegnare nonostante si abbia un inesauribile bisogno di personale qualificato”. Si autodefiniscono ‘invisibili’, poiché si sentono ignorati, e annunciano, attraverso il ‘Gruppo docenti idonei’, che avvieranno la“protesta per chiedere di esser ricevuti dalla Commissione Cultura e Istruzione”.
Ricordano che hanno tutti superato le tre prove del concorso bandito nell’estate del 2012 dall’ex ministro Profumo: complessivamente sono state superate da circa 18mila candidati (poco più del 5% dei candidati) “che si fregeranno solo del titolo di “Idonei” e vedranno vanificato il proprio tentativo di insegnare, mentre nuovi Ministri e Governi continuano a cambiare le “regole””. Solo la metà di questi dovrebbe raggiungere il ruolo: per gli altri, se non cambieranno le regole, non rimarrà nemmeno l’abilitazione.
Da qui la rabbia di tutti coloro che, pur avendo superato le prove del concorso – il più selettivo della storia della Repubblica italiana per quello che riguarda i docenti – si ritrovano a non essere assunti. Come se, un anno della propria vita, che ha avuto un costo per tutti a livello economico e fisico, sia ‘invisibile’. Ancor più invisibile – concludono – nel momento in cui verrà bandito un nuovo concorso, come sembrerebbe prevedere l’ultimo Governo”.

Ancora tante criticità sui Pas, ma qualcosa di muove

da Tecnica della Scuola

Ancora tante criticità sui Pas, ma qualcosa di muove
di Lara La Gatta
Nell’incontro di ieri tra Miur e Sindacati sono state affrontate le principali questioni riguardanti i percorsi abilitanti speciali: scuola dell’infanzia e primaria, strumento musicale e docenti tecnico-pratici. Si apre qualche spiraglio, ma la situazione è ancora caotica e indefinita
“Sui Pas ancora incertezze e inaccettabili resistenze”: così scrive la Cisl scuola a titolo del resoconto dell’incontro svoltosi ieri, 24 febbraio, al Miur, nel corso del quale sono state affrontate le questioni critiche riguardanti i Pas, con particolare riferimento alle situazioni ancora non definite. Un incontro non ancora risolutivo, che lascia ancora tanti nodi irrisolti.
Ieri, in sostanza, si è parlato delle principali criticità sull’avvio dei Pas: la mancata attivazione dei percorsi per la scuola primaria e dell’infanzia, lo strumento musicale A077 e gli ITP.
Sul primo punto domani, 26 febbraio, si terrà un incontro tra l’Amministrazione e il prof. Dominici, coordinatore delle Facoltà di Scienze della Formazione Primaria, che, visto l’elevato numero degli aspiranti,  presenterà un piano operativo per garantire l’attivazione dei corsi per primaria e infanzia anche in accordo con altri Atenei privi del corso di laurea specifico in Scienze della formazione primaria, ma in grado di poter offrire una analoga offerta formativa.
Per i docenti di laboratorio (ITP), secondo quanto riportato dalla Flc Cgil, l’Amministrazione ha confermato che i corsi di abilitazione, che non è stato possibile attivare direttamente, potranno essere organizzati, con la supervisione dell’Università, da un consorzio di scuole di secondo grado in possesso delle adeguate attrezzature e le competenze per gestirli. Nel caso di un numero limitato di aspiranti sarà anche possibile effettuare accorpamenti per aree omogenee ed eventualmente attivare corsi on-line analogamente a quanto previsto per i docenti all’estero.
In riferimento allo strumento musicale (A077), in considerazione dell’attivazione dei corsi già in numerosi Conservatori, i Sindacati hanno sollecitato l’Amministrazione a garantire parità di trattamento e a sollecitare la Direzione generale per l’AFAM a svolgere un reale ruolo di coordinamento e di indirizzo.
Altro aspetto critico riguarda i permessi per il diritto allo studio: il Miur ha assicurato che a breve una nota di chiarimento dovrebbe permettere di ampliare la platea degli aventi diritto, pur nei limiti del 3%, anche attraverso la  suddivisione tra più aspiranti delle ore di permesso.
“La situazione resta comunque ancora molto caotica – scrive la Cgil – e il Ministero non è stato ancora in grado di fornire un quadro completo dei corsi attivati e di quelli ancora non attivati nelle varie Regioni: ancora una volta, unitamente alle altre organizzazioni sindacali, abbiamo sollecitato la costituzione di una vera e propria cabina di regia che permetta anche agli Uffici regionali di coordinarsi e di dare risposta alle legittime aspettative degli aspiranti”.

Gli scatti non vanno tolti, ma semplicemente pagati

da Tecnica della Scuola

Gli scatti non vanno tolti, ma semplicemente pagati
di Lucio Ficara
L’anzianità non è un automatismo, ma è garanzia di maggiore esperienza e più elevate competenze professionali.
L’anzianità di servizio è, per la carriera di un insegnante, una vera e propria ricchezza professionale. Bisogna comprendere che l’esperienza e la competenza di un docente, è, molto spesso, direttamente proporzionale all’anzianità di servizio.
Per esempio un insegnante di latino e greco in un liceo classico o uno di matematica e fisica in un liceo scientifico che abbiano accumulato un’esperienza decennale in queste tipologie di scuole e di insegnamenti, hanno dovuto necessariamente acquisire nel corso degli anni una competenza didattica ed educativa, sempre crescente, che è giusto riconoscere anche economicamente.
L’anzianità di servizio è dunque garanzia di miglioramento dell’offerta didattica e questo è un dato evidente che dovrebbe essere chiaro a tutti gli esperti di scuola.
Nei primi anni 2000, con alcune ordinanze ministeriali relative a corsi abilitanti, si è avuta dimostrazione pratica del valore aggiunto dell’anzianità di servizio svolta in una data disciplina.
In quegli stessi anni si sono dati casi di insegnanti di ruolo nelle scuole primarie, che magari avevano acquisito un’anzianità di servizio in quell’ordine di scuola anche ventennale, che – a causa della propria inesperienza – si sono trovati in difficoltàad insegnare in un liceo classico latino e greco o storia e filosofia.
La stessa cosa è successa per chi aveva un’anzianità di servizio di alcuni lustri in matematica alle scuole medie ed è passato di ruolo ad insegnare matematica e fisica nei licei scientifici. Quei corsi abilitanti che hanno consentito migliaia di passaggi di ruolo e di cattedra hanno svalutato pesantemente il valore dell’anzianità di servizio didattica, facendo credere che un docente può insegnare tutto a prescindere dalle sue competenze acquisite e dal suo servizio pregresso.
In buona sostanza esiste la convinzione che una buona didattica, ricca di competenza e conoscenza è strettamente legata all’anzianità di servizio specifica. Al contrario, si pensa anche che l’inesperienza didattica sulla specificità degli insegnamenti, possa essere un fattore di debolezza e criticità.
Questi sono i motivi che ci fanno comprendere come l’anzianità di servizio e in particolare quella svolta negli insegnamenti specifici, deve essere il valore primario per premiare un docente.
Ecco perché gli scatti non vanno assolutamente tolti ma vanno pagati. Infatti essi rappresentano oggettivamente la competenza didattica acquisita in servizio. Il nuovo ministro dell’Istruzione Stefania Giannini farebbe un errore storico a cancellare gli scatti di anzianità, considerandoli un semplice automatismo e poco stimolante. Togliere gli scatti sarebbe come perseverare con l’errore dei corsi abilitanti che hanno permesso a tanti insegnanti privi di esperienza specifica di fare il salto triplo carpiato, passando dalla primaria al liceo o più raramente il viceversa. Semmai per cambiare verso a questa logica perversa, si potrebbe legare l’anzianità di servizio all’insegnamento specifico della specifica disciplina, incentivando così la specificità dell’insegnamento, in modo da elevare il successo formativo. I trasformismi didattici dell’era berlingueriana, quando gli insegnamenti specifici sono stati poco considerati, hanno abbassato di molto le competenze didattiche e di conseguenza gli apprendimenti degli studenti, che sono verticalmente precipitati nelle classifiche Ocse.
Tutto ciò vuole essere per il nuovo Ministro un elemento di riflessione. Su queste considerazioni ci poniamo una domanda: “Forse l’anzianità di servizio specifica è un valore aggiunto da considerare giustamente per fini puramente didattici e da utilizzare, se si vuole, anche per la carriera di un insegnante?”

Concorso dirigenti scolastici, non c’è pace: 23 avvisi di garanzia a Napoli

da Tecnica della Scuola

Concorso dirigenti scolastici, non c’è pace: 23 avvisi di garanzia a Napoli
di A.G.
Tra gli indagati figurano un ex dirigente dell’Usr, un sindacalista, un ex dirigente del Miur, oltre ad alcuni candidati e componenti della commissione giudicatrice: i reati ipotizzati sono abuso di ufficio, falsità ideologica e truffa aggravata. sarebbe stata ‘pilotata’ la nomina di alcuni membri della commissione esaminatrice, grazie ai quali i candidati erano riusciti a conoscere con largo anticipo i quesiti della prova preselettiva. Inoltre, si era riusciti a eludere l’ anonimato delle prove scritte
Non c’è pace per il concorso per dirigenti scolastici bandito con decreto del Direttore generale del 13 luglio del 2011: dopo le denunce, in parte accolte dai tribunali, sulle irregolarità e sulla disorganizzazione riscontrata in occasione delle prove preselettive e scritte, tra cui la vicenda delle ‘buste trasparenti’, stavolta si apre il filone del concorso truccato.
E non si tratta di sole voci. Un’agenzia Ansa del 25 febbraio riporta che la Guardia di Finanza di Torre Annunziata ha notificato ventitré avvisi di garanzia, “nell’ambito di un’inchiesta della procura di Napoli su presunte irregolarità nello svolgimento del concorso a dirigente scolastico. Tra gli indagati – continua il lancio di agenzia – figurano un ex dirigente dell’Ufficio scolastico regionale, un sindacalista, un ex dirigente del Miur, oltre ad alcuni candidati e componenti della commissione giudicatrice. I reati ipotizzati sono abuso di ufficio, falsità ideologica e truffa aggravata”.
Dalle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino e dal sostituto Ida Frongillo, è emerso che gli indagati avevano creato un meccanismo per favorire alcuni candidati al concorso. In particolare, sarebbe stata ‘pilotata’ la nomina di alcuni membri della commissione esaminatrice, grazie ai quali i candidati erano riusciti a conoscere con largo anticipo i quesiti della prova preselettiva. Inoltre – secondo l’accusa – si era riusciti a eludere l’ anonimato delle prove scritte facendo pervenire ai componenti collusi della commissione giudicatrice gli incipit e le frasi finali dei candidati da favorire. Il materiale concorsuale di sei candidati è stato sequestrato.

“Sì al bonus maturità, no ai concorsoni”: la ministra Giannini ha già una sua idea di scuola

da Tecnica della Scuola

“Sì al bonus maturità, no ai concorsoni”: la ministra Giannini ha già una sua idea di scuola
di P.A.
In una intervista al Corriere, la ministra Giannini conferma la sua idea di scuola: sì al bonus maturità, probabile un ciclo più breve di studi, certamente un reclutamento degli insegnanti basato sul merito, no al concorsone e alla tecnologia
I temi che la ministra affronta partono dal problema del reclutamento e degli scatti di anzianità, ragion per cui è importante innanzitutto “ascoltare gli insegnanti. Non so ancora se continuerò la costituente per la scuola come la Carrozza, ma vorrei mobilitare una riflessione su due-tre temi: finché a scuola si è pagati male, non si ha una motivazione a lavorare meglio e di più, finché non si restituisce all’insegnante quel prestigio che il suo lavoro dovrebbe oggettivamente assegnargli, è difficile davvero poter riqualificare questa figura. Quindi concretamente il tema della progressione in carriera e della posizione stipendiale è importante. Non ho tabù nel parlare di soldi. In qualunque mestiere chi lavora meglio e lavora di più deve essere premiato. Sia in termini di stima, che economicamente”.
In merito alle polemiche scatenate sull’abolizione degli scatti di anzianità, la ministra corregge: “Ma io volevo solo dire che adesso esistono solo gli scatti di anzianità per premiare gli insegnanti, mentre invece con un processo di valutazione sereno si possono dare incentivi economici anche per arrivare alla riqualificazione della premialità, dando maggiore autonomia alle scuole”.
Diverso è invece il discorso sui concorsi per entrare a scuola, concorso che “non è lo strumento giusto e si deve ragionare di più su autonomia responsabile di chi assume e chi viene assunto. Anche nella scuola. I concorsi, così come sono stati fatti, hanno creato più problemi che soluzioni. Se vuoi dare un cambio generazionale continuo, devi dare degli strumenti di cambio continui: è la regolarità della procedura a fare la differenza”.
Che tradotto potrebbe significare di affidare al dirigente scolastico la selezioni del personale, ma pure che “ci sono tanti strumenti che si possono sperimentare per dare autonomia alle scuole. Le scuole, come strutture pubbliche devono dare conto delle scelte che fanno, possono operare delle scelte e sulla base di esse valutate e premiate”.
In ogni caso, continua Giannini, rimane drammatica la situazione dei precari: “ho amici della mia età con percorsi di carriera meno fortunati, che sono ancora inseriti nelle graduatorie in attesa di una supplenza. Ma si può curare il male antico introducendo sistemi per non rigenerarlo”.
Rimane però convinta del principio della valutazione che pur avendo “pregi e difetti ma assolutamente bisogna andare avanti sulla strada della valutazione, migliorarla e svilupparla”.
Relativamente al cosiddetto ciclo breve per il diploma, non si dichiara “contraria a continuare la sperimentazione ma non sono entusiasta sostenitrice all’idea di eliminare un anno alle scuole superiori sia la carta vincente. Piuttosto, penso che abbiamo tre cicli di scuola, due funzionano molto bene, uno, quello intermedio, molto meno. La scuola media inferiore è quella che ha bisogno di maggiore attenzione”.
Scettica invece sull’uso della tecnologia: “Ho l’idea che se spariscono i libri, forse sarò anche un po’ datata, non vada bene. A scuola senza zaino? No, deve esserci anche un contatto con la dimensione cartacea della cultura. Si alla tecnologia che collega la scuola col mondo ma non la vedo sostitutiva del patrimonio che abbiamo”.
Da qui pure prudenza a parlare di “riforma della scuola, non mi piace, mi evoca grandi e lunghi processi. Sono una riformista, ma nel senso di avere grandi idee e tradurle in atti politici. La scuola italiana non ha bisogno di una riforma epocale, ma di una svolta epocale. E per quella mi sembra ci siano tutte le premesse”.
E infine sul bonus maturità, la ministra dice che occorre cambiare le regole: “Che la carriera scolastica conti per me è importante, lo studente non deve andare all’università vergine, ignorando tutto quello che ha fatto prima, che abbia un peso bisogna valutarlo insieme a tutte le altre componenti che gli vengono richieste. Una cosa è che faccia un test, o un colloquio o una prova a risposta a multiple, però il voto di maturità non è altro che la sintesi che uno ha fatto nei precedenti anni di carriera scolastica, quindi deve esserci”.