Gli auguri al ministro Maria Chiara Carrozza

Gli auguri dell’AND al ministro Maria Chiara Carrozza.
Prioritaria la riforma della governance della scuola e dello stato giuridico dei docenti

In una nota inviata dal Presidente dell’Associazione Nazionale Docenti, prof. Francesco Greco, al nuovo ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, esprime il compiacimento dell’AND per le dichiarazioni del ministro di voler armonizzare un sistema che ormai arranca su diversi fronti, dagli investimenti sempre più esigui, dall’instabilità perenne degli organici, dagli stipendi miserevoli dei docenti e da un precariato che mortifica ed umilia quanti nella scuola hanno speso lunghi anni della loro vita.
Il prof. Greco, nella nota, ha ribadito “la necessità di rivedere profondamente l’attuale modello di governo delle istituzioni scolastiche e lo stato giuridico dei docenti della scuola. Ciò non potrà prescindere –ha proseguito Greco- da una vera politica dell’ascolto e del dialogo con tutte le componenti che operano all’interno delle istituzioni scolastiche, che eviti ogni tentativo di calare dall’alto riforme, spesso non corrispondenti ai reali bisogni della nostra scuola, e che potrebbero innescare un clima di contrapposizione inconcludente e dannoso che certo non contribuirebbe a far avanzare il nostro sistema educativo e formativo.
“Al ministro –conclude Greco- abbiamo espresso i nostri auguri e rappresentato le aspettative del mondo della scuola”.

ESPLODE LO SCIOPERO CONTRO LE PROVE INVALSI

ESPLODE LO SCIOPERO CONTRO LE PROVE INVALSI
NEL GIORNO DELLA PRIMARIA SCIOPERA IL 20% DEI DOCENTI.
SI CONTINUA CON LE MEDIE IL 14 E CON LE SUPERIORI IL 16

Ormai sappiamo come vengono usate dal Miur le prove Invalsi. La superficialità ed il nozionismo di origine anglo-sassone, l’inadeguatezza dei test ai programmi ed alla metodologia italiana, l’unificazione dei risultati con quelli delle scuole private (che, da sole, ci fanno perdere venti posti nelle comparazioni con l’estero), tutto ciò serve a dimostrare il presunto “sfascio” della scuola pubblica. La propaganda di qualche editorialista “laudator temporis acti”, spiana la strada al sistema de-meritocratico che volevano la Gelmini e Brunetta, per imporre valutazioni burocratiche atte ad incidere sulla busta paga dei docenti.
Con la macchina ispettiva (peraltro oggi completamente latitante) ed il “bipartizan” Indire, l’Invalsi è uno dei tre pilastri pensati per “disciplinare” la scuola e traghettarla verso il sistema retributivo “a fasce”. Per la casta burocratica (e sindacal-concertativa), non tener conto dello specifico delle scuole e dei quartieri, imporre prove identiche anche per i diversamente abili servirebbe a stabilire la ‘qualità’ dei docenti, per identificare chi pagare di meno ancora del, già imposto, più basso salario europeo e mettere alla gogna su internet.
Prove siffatte dovrebbero fornire parvenza di “oggettività” ad un’omologazione dall’alto, quando studiosi del calibro di Giorgio Israel (che ha collaborato sia con Fioroni che con la Gelmini nel Comitato tecnico-Scientifico “per l’elaborazione delle linee strategiche relative alla costruzione di un sistema nazionale di valutazione”) ne dichiarano apertamente l’inapplicabilità.
Il metodo stesso di rilevazione, copiato dagli standard formativi dismessi da USA e Canada, perché responsabili di un’omologazione in basso delle competenze degli alunni, è giudicato improprio: “Il processo di valutazione deve essere inteso come un processo culturale e non come un processo manageriale … esso è totalmente inadeguato in un sistema i cui contenuti sono culturali, non misurabili, non passibili di una definizione oggettiva affidabile alla gestione di ‘esperti’ esterni” (G. Israel). Tutto ciò deriva dalla vulgata della logica privatistica come panacea di tutti i mali, da quando venne imposta una “carta dei servizi” che definiva lo studente quale “cliente”. Per Israel non è che il residuo “di un’idea banalmente sbagliata e cioè che la scuola sia un’azienda fornitrice di beni e servizi e che studenti e famiglie siano l’utenza”.
Le prove Invalsi sono anche centralistiche. A fronte di un’incongrua regionalizzazione, che si vorrebbe utilizzare per imporre l’uso del dialetto “lumbard” e costruire avamposti della delirante “scuola nazionale padana”, i test non tengono nel minimo conto i differenti POF della scuola dell’autonomia e sono addirittura uguali da Canicattì a Bolzano!
Il carrozzone Invalsi (l’ex Cede di quel Vertecchi che scrisse i quiz per il concorsone di Berlinguer), spesso passato in termini consociativi da una mano all’altra, gode di cospicui finanziamenti, una parte dei quali erogati anche in funzione della somministrazione e della correzione delle schede. Un carico aggiuntivo gratis et amore dei che si cerca d’imporre ai docenti senza che ve ne sia traccia nel contratto nazionale e quando persino gli inventori delle prove (peraltro le più facilmente copiabili in assoluto) sostengono da anni che non solo non dovrebbero coinvolgere il team di classe, ma neppure alcun docente dell’istituto al quale sono proposte. Il metodo Invalsi nasce dall’assoluta sfiducia del “Palazzo” e di certa “Accademia” – che, visto come si colloca a livello internazionale, farebbe meglio a guardare in casa propria – nelle capacità valutative degli insegnanti italiani. Ma si contrappone con arroganza persino al sistema di rilevazione adottato da decenni dall’OCSE, mirato, invece che al nozionismo, alla verifica delle competenze, e che colloca ad esempio la scuola Primaria italiana, da trent’anni, fra il primo ed il sesto posto nel mondo. Farebbero tutti meglio a rileggersi l’art. 33 della Costituzione sulla libertà d’insegnamento, nonché le attribuzioni dei Collegi Docenti, unici ad aver titolo a decidere in materia di didattica e valutazione. Le tante delibere approvate nelle scuole contro le prove Invalsi dovrebbero venire considerate cogenti dal Ministero e dai dirigenti scolastici.
Ma la battaglia è sentita e combattuta anche dagli studenti e dalle famiglie, col netto rifiuto della vergognosa scheda sugli alunni che, se spinge a giudizi sommari e discriminatori su attitudini e personalità, attua persino una rilevazione di censo, istituendo così una sorta di inaccettabile schedatura. Non è altro che la riedizione sotto mentite spoglie del tristemente famoso portfolio di morattiana memoria (insieme al tutor, a suo tempo già rispedito al mittente dai Collegi dei Docenti), preteso dalla parte più retriva del padronato italiano. Un documento che doveva seguire l’individuo per tutta la vita, segnalandone ovviamente le eventuali, “pericolose” propensioni critiche. Oggi siamo alle valutazioni a quiz in stile televisivo che registrano prevalentemente attitudini meramente esecutive e monoprofessionalistiche. I test Invalsi sono il completamento della scuola minimalista prodotta dalla controriforma Gelmini. Valutazioni che ben si addicono, ad esempio, ad un Liceo Scientifico senza il latino, il quale, a proposito di destra e sinistra, starà facendo rigirare nella tomba persino Gentile.

Stefano d’Errico (Segretario nazionale Unicobas Scuola)

GARANTIRE A TUTTO IL PAESE UNA SCUOLA DI QUALTA’ A PARTIRE DAL SUD

SCUOLA, DI GIORGI E SAGGESE  (PD) “BENE CARROZZA.  GARANTIRE A TUTTO IL PAESE UNA SCUOLA DI QUALTA’ A PARTIRE DAL SUD”

Dichiarazione della senatrice del Pd  Rosa Maria Di Giorgi, componente Commissione Istruzione a Palazzo Madama
e della senatrice democratica campana Angelica Saggese

“Apprezziamo la decisione del Ministro Carrozza di cominciare il suo viaggio nel mondo della scuola, a partire dai quartieri più difficili di Napoli. Conosciamo tutti la condizione delle scuole del Mezzogiorno, più drammatica rispetto al resto del Paese e il rischio elevatissimo dell’abbandono scolastico tra i giovani che diventano facile preda per l’arruolamento da parte della criminalità organizzata”. Lo dichiarano, in una nota, la senatrice del Pd Maria Rosa Di Giorgi, componente della Commissione Istruzione e la senatrice campana del Pd Angelica Saggese.
“Il settore scolastico – fanno presente, inoltre, le parlamentari democratiche – ha contribuito in modo significativo alla riduzione della spesa pubblica, negli ultimi tre anni per oltre 8 miliardi di  euro. A ciò si aggiungano i tagli agli Enti locali che hanno provocato disagi enormi ai servizi. E’ necessario, dunque, che il nostro Paese cambi rotta e metta in campo nuove politiche a sostegno dell’istruzione, dell’università e della ricerca. “Investire di più, questa deve essere la bussola e gli auspici sembrano favorevoli”, concludono Di Giorgi e Saggese, “elevando la qualità della proposta formativa, rispettando il criterio meritocratico e il diritto allo studio garantito  dalla Costituzione.”

Parte bene la “tre giorni” di scioperi contro la scuola-quiz e la scuola-miseria

Parte bene la “tre giorni” di scioperi contro la scuola-quiz e la scuola-miseria
In migliaia di classi delle elementari bloccati i quiz. il 14 sciopereranno le medie e il 16 le superiori.

Malgrado i pesanti interventi di molti presidi e degli “invalsiani”, nonostante le pressioni su docenti ed Ata perché si piegassero alla presunta obbligatorietà dei quiz Invalsi e gli illegali tentativi di sostituzione del personale in sciopero o di “riorganizzazione” del servizio, tradotta ammassando intere classi in un’aula per imporre gli indovinelli, la lotta contro la scuola-quiz e la scuola-miseria è oggi partita bene, nel primo dei tre giorni di sciopero convocati dai Cobas. In migliaia di classi delle elementari le prove sono saltate, grazie allo sciopero di tanti docenti ed Ata ma anche alla sacrosanta decisione di molti genitori di tenere i figli a casa, evitando loro l’umiliante  e distruttiva pratica quizzarola.
Perchè “i quiz standardizzati avviliscono il ruolo dei docenti e della didattica, abbassando gravemente la qualità della scuola”, come sostiene l’Appello (vedi www.cobas-scuola.it) che ha raccolto molte migliaia di firme di docenti di scuola e Università, uomini e donne della cultura e delle arti, tra i/le quali Pietro Barcellona, Cesare Bermani, Marina Boscaino, Maria Grazia Campari, Luciano Canfora, Donatella Della Porta, Giorgio Israel, Romano Luperini, Moni Ovadia, Riccardo Petrella, Salvatore Settis e Guido Visconti. Appello che invita a lottare contro i test Invalsi perché annullano “le soggettività coinvolte nell’atto pedagogico”, e perché “l’impostazione standardizzata è assolutamente inadeguata a rilevare il grado di preparazione di uno studente e di un docente, né tanto meno l’efficacia di una scuola”.
Insomma, come ha affermato seccamente Luciano Canfora: “Le prove Invalsi sono una mostruosità che può servire a premiare chi è dotato di buona memoria, non chi ha spirito critico. E’ il trionfo postumo di Mike Bongiorno in nome del cretinismo universale. La cosa migliore sarebbe eliminare l’Invalsi e tutta la quizzologia di cui siamo circondati”.
Durante lo sciopero si sono svolte iniziative in molte città italiane. In particolare a Roma, davanti al Miur, malgrado la pioggia battente, docenti, Ata, alunni e genitori hanno protestato contro i quiz e il Sistema di (s)valutazione delle scuole ma anche contro il furto di salario perpetrato ai danni dei lavoratori/trici con il blocco dei contratti e degli scatti di anzianità, e hanno chiesto l’annullamento della deportazione dei docenti “inidonei” e dell’espulsione degli Ata precari; l’assunzione  dei precari su tutti i posti disponibili; la restituzione nella scuola del diritto di assemblea e di contrattazione per tutti/e.
Non abbiamo potuto sapere su questi temi la posizione della neo-ministra Carrozza che dovrebbe trovarsi in difficoltà nel conciliare la sua notevole preparazione scientifica con demenziali indovinelli su cui si intende edificare il Sistema di (s)valutazione di una scuola immiserita materialmente e culturalmente. La ministra per precedenti impegni era a Napoli, dove ha dichiarato la sua disponibilità a discutere con docenti, Ata e studenti su come difendere e migliorare la scuola pubblica.
Ci auguriamo dunque di poterla incontrare per avviare tale discussione il 16 maggio, giorno in cui, durante lo sciopero delle superiori, effettueremo una nuova manifestazione al Miur. Ricordiamo infine che, prima del 16, i Cobas hanno anche convocato il 14 lo sciopero del personale delle scuole medie.

Piero Bernocchi   portavoce nazionale Cobas

Invalsi: attività ordinaria?

Invalsi: attività ordinaria?

Come comportarsi nei confronti delle prove Invalsi? Breve vademecum della Gilda degli Insegnanti

Il Decreto semplificazioni, approvato dal Parlamento nella precedente legislatura con voto di fiducia, ha introdotto una significativa novità riguardo alle prove Invalsi: “Le istituzioni scolastiche partecipano, come attività ordinaria d´istituto, alle rilevazioni nazionali degli apprendimenti degli studenti, di cui all´articolo 1, comma 5, del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 ottobre 2007, n. 176. (art. 51, comma 2)”.

Il Ministero e il governo hanno voluto risolvere in maniera burocratica il contenzioso nelle diverse scuole riguardo ai carichi aggiuntivi per il personale scolastico durante le rilevazioni dell´INVALSI. Nessun carico aggiuntivo, dunque, poiché la partecipazione alle prove è attività ordinaria e non straordinaria. Ma il testo della legge non dice nulla in merito a quali obblighi spettino ai docenti in questo frangente.

La domanda allora è:  i docenti sono tenuti a “correggere” e a tabulare le prove (perché non di correzione si tratterebbe, essendo la risposte già determinate dall´Ente valutatore)?

La Gilda degli Insegnanti ribadisce che la correzione delle prove INVALSI nulla ha a che fare con la funzione docente. Si tratta di attività amministrativa-esecutiva che dovrebbe essere in carico, per correttezza, all´ente esterno di valutazione, cioè allo stesso Invalsi. Le prove Invalsi non hanno infatti ricadute dirette nella valutazione degli allievi nell´attività legata alla funzione docente se ciò non è deliberato esplicitamente dal Collegio dei Docenti e dai Consigli di Classe. Nella libertà di insegnamento garantita dalla Costituzione della Repubblica Italiana rientra infatti la libertà di scelta dei metodi più opportuni che il docente pone in essere per definire la valutazione degli alunni.

Le prove Invalsi rimangono obbligo (somministrazione, correzione, tabulazione) solo nel caso siano inserite per legge come valutazione a livello di esame finale (terza media).

Proviamo allora a fare il punto della situazione.

Valutazione dei risultati
La Legge15 Marzo 1997, n. 59, capo IV art.21, ha introdotto nelle istituzioni scolastiche l’Autonomia
organizzativa e didattica, la quale impone forme di verifica e di valutazione dei risultati. Si può essere o
meno d’accordo con l’autonomia, ma non si può respingere lo strumento delle verifica, attraverso il quale
deve essere rilevato anche il rispetto di quelle condizioni ancora attribuite alla potestà legislativa dello Stato,
dopo la Riforma del Titolo V della Costituzione come la determinazione dei livelli essenziali delle
prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale; e le
norme generali sull’istruzione (Costituzione italiana, Titolo V, art.117).
Quale tipo di valutazione?
L’ autonomia prevede forme di valutazione sia interna che esterna. La legge istitutiva dell’ autonomia
(capo IV art.21, comma 9) assegna alle scuole la valutazione interna con ”l’obbligo di adottare procedure e
strumenti di verifica e valutazione della produttività scolastica e del raggiungimento degli obiettivi”; mentre
il Decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, art. 10, comma 1, introduce le modalità
della verifica esterna: ”Per la verifica del raggiungimento degli obiettivi di apprendimento e degli standard
di qualità del servizio il Ministero della Pubblica Istruzione fissa metodi e scadenze per rilevazioni
periodiche. Fino all’istituzione di un apposito organismo autonomo le verifiche sono effettuate dal Centro
europeo dell’educazione, riformato a norma dell’articolo 21, comma 10 della legge 15 marzo 1997, n.59.”
L’apposito organismo autonomo è stato poi istituito con la Legge n. 258/1999 e dopo diversi
ampliamenti e rimaneggiamenti è diventato l’ INVALSI.
I dati inquietanti e mai rinnegati
Il 26 ottobre 2011 il Governo italiano inviava all’Europa una lettera di intenti come dimostrazione del proprio
impegno ad emanare misure ”serie” per arginare la crisi di credibilità finanziaria del nostro Paese. Tra le decisioni
operative compariva questa:
a. Promozione e valorizzazione del capitale umano:
L’accountability delle singole scuole verrà accresciuta (sulla base delle prove INVALSI), definendo a partire
dall’’anno scolastico 2012-13 un programma di ristrutturazione per quelle con risultati insoddisfacenti; si
valorizzerà il ruolo dei docenti (elevandone, nell’arco d’un quinquennio, impegno didattico e livello
stipendiale relativo); si introdurrà un nuovo sistema di selezione e reclutamento.
Ma l’ orientamento era già contenuto della lettera che la Banca Europea (nelle persone di Trichet e Draghi) aveva
inviato in agosto 2010 al Governo italiano.
Una svolta che lascia intravedere un orientamento che era stato da più parti paventato: la valutazione esterna
concepita non come ausilio per la didattica dei docenti, ma come punizione per le scuole i cui studenti abbiano
ottenuto risultati non soddisfacenti e che l’ex Ministro Profumo ha diligentemente seguito.
Cosa spetta ai docenti?
Il rilevamento INVALSI oramai è obbligatorio per la scuola intesa come istituzione e l’INVALSI ha competenza
sulle ”verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti” (art. 3 Dgls 286/04, lettera a). Ma
l’attività INVALSI, cui la scuola è tenuta, è attività distinta ed autonoma rispetto alla funzione docente. Non
serve dunque alcuna delibera, a meno che il Collegio non intenda fare propria questa rilevazione come sistema di
verifica della propria valutazione interna. In questo caso le prove Invalsi assumono la natura di “progetto della
scuola inserito nel POF” e come tale diventa parte integrante delle attività dell’Istituto con riconoscimento in
sede di contrattazione RSU delle attività di correzione e tabulazione intese come attività progettuali.
Le scuole che non deliberano nel POF le attività di valutazione dell’Invalsi devono dunque solo ”concorrere” alla
realizzazione dell’iniziativa. E lo faranno durante l’orario di servizio dei docenti, sospendendo l’attività didattica e
somministrando le prove, ma non correggendo gli elaborati, per lo stesso principio che il controllato non può essere
anche il controllore e quindi per il conflitto di competenza in re ipsa. Tocca all’INVALSI correggere le sue prove,
giusta l’autonomia della valutazione INVALSI.
Tutto questo conferma la validità della posizione della Gilda, votata dall’ Assemblea nazionale il 27 marzo 2011.
E che qui riportiamo:
… Su questa base, l’ Assemblea nazionale del 27 marzo 2011 ritiene che occorra
• limitarsi alla somministrazione dei test nelle classi interessate;
• rifiutare il lavoro di valutazione e contabilizzazione dei test che deve correttamente essere fatto da chi ha
predisposto i test;
• consegnare i test somministrati al dirigente scolastico o alla segreteria delle scuole perchè essi li
trasmettano ad INVALSI per la valutazione dei risultati;
• adempimento e contestuale impugnazione davanti al giudice nei casi in cui i dirigenti provvedano con
ordine di servizio ad obblighi non previsti da alcuna norma contrattuale, fermo il diritto alla retribuzione
di fatto eventualmente determinabile dal giudice, in mancanza di apposita clausola negoziale (inserita
nela contratto di Istituto).
L’Associazione Nazionale Presidi e molte amministrazioni decentrate del MIUR (USR e CSA) hanno emanato
pareri che obbligherebbero i docenti alla somministrazione, correzione e tabulazione delle prove inserendole
direttamente nella “funzione docente” prevista dall’art 29 del CCNL. Tale interpretazione è derivata in particolare da
due sentenze (Trieste 3/7/2012 e Parma 4/1/2013) con le quali i giudici hanno condannato i docenti ricorrenti e dato
ragione all’Amministrazione.
Ricordiamo che sono solo due sentenze sfavorevoli e che NON POSSONO ESSERE RIFERIMENTO PER LA
GIURISPRUDENZA NAZIONALE. Riteniamo che nei due casi i giudici non abbiano adeguatamente colto la
complessità del problema anche perché si sono trovati di fronte a due casi in cui il docente si era rifiutato anche di
somministrare le prove nel suo orario di lavoro. Anche per questo la Gilda ribadisce che è obbligo la
somministrazione delle prove nel proprio orario di lavoro, ma non è obbligatoria la correzione e la tabulazione.
INFORMAZIONI TECNICHE DI AUTODIFESA
Le note che seguono sono dedicate ai docenti delle Istituzioni Scolastiche che NON hanno inserito nel POF le
prove Invalsi come attività di valutazione/progetto della scuola. Se invece le prove Invalsi sono state inserite nel
POF e nel Piano delle Attività deliberati dal Collegio dei Docenti COME PROGETTO l’unica pretesa possibile
è che le attività di correzione e tabulazione siano riconosciute in sede di contrattazione di Istituto come attività
accessorie e pagate con il FIS.
Ancora, se le prove Invalsi sono state deliberate come attività ordinaria di valutazione degli allievi
nell’Istituto non sarebbe addirittura possibile chiedere alcun riconoscimento in sede FIS non essendo allora
considerabili come attività accessorie.
Nel caso in cui le prove Invalsi non siano state sensatamente inserite nel POF e nel Piano delle Attività
deliberati dal Collegio dei Docenti si può resistere alle pretese dell’amministrazione. In che modo?
• Di fronte all’ordine di servizio emanato dal dirigente scolastico (può essere anche la circolare che
impone turni e prestazioni per l’effettuazione delle prove Invalsi) si può reagire mediante ATTO DI
RIMOSTRANZA di cui trovate fac-simile in allegato.
• L’atto di rimostranza deve essere protocollato individualmente presso la segreteria della scuola e
costringe l’amministrazione (il Dirigente Scolastico) e reiterare l’ordine di servizio ad personam (non è
pertanto sufficiente la semplice reiterazione di una circolare).
• Se l’ordine di servizio reiterato dopo l’atto di rimostranza viene notificato all’interessato, solo allora si
deve ubbidire e attenersi alle disposizioni dell’amministrazione. E’ necessario avere copia originale
dell’ordine stesso.
• Di fronte alla reiterazione dell’ordine di servizio attraverso la Gilda è possibile intraprendere azioni
legali per ottenere di fronte al giudice la condanna del Dirigente per illegittimità dell’attività imposta ai
docenti.
In caso di partecipazione agli scioperi indetti da altre organizzazioni sindacali ricordiamo che è
comportamento antisindacale qualsiasi sostituzione del docente in sciopero se non per semplice attività di
sorveglianza dei minori. Non si può pertanto sostituire il collega scioperante per garantire lo svolgimento delle
prove Invalsi.
ATTO DI RIMOSTRANZA
Al Dirigente Scolastico ______________________
Oggetto: atto di rimostranza scritta ai sensi dell’art. 17 del DPR 3/57
dell’ins./prof. ___________________________________________________________
Il/La sottoscritto/a __________________________________________ docente con contratto a tempo
indeterminato/determinato presso questo Istituto Scolastico:
PREMESSO CHE
– il POF del nostro istituto del 2012/13 non prevede alcuna attività riconducibile all’INVALSI, né per i docenti,
né per gli studenti; quindi le famiglie non sono state informate in merito al momento dell’iscrizione;
– né i Consigli di classe né i primi Collegi dei Docenti dell’anno scolastico 2012/13, ai quali spetta deliberare la
programmazione didattica di tutto l’anno, hanno indicato attività riconducibile all’INVALSI quali facenti
parte del piano delle attività didattiche e come strumenti di valutazione degli allievi;
– il Piano delle attività del 2012/13 non prevede prove di valutazione INVALSI o che le stesse siano parte
integrante dell’attività didattica dell’Istituzione Scolastica;
– la valutazione che spetta alle scuole è quella prevista dalla L. 53/2003, art. 3, comma 1 e solo per essa è
previsto un obbligo di servizio per i docenti;
– il Contratto Collettivo Nazionale di lavoro non prevede per gli insegnanti alcun impegno riconducibile
all’INVALSI, né tra gli obblighi di servizio, né nella funzione docente;
– nessuna normativa stabilisce che le attività di correzione e inserimento dei dati relativi ai test e alle prove
INVALSI siano obbligatorie per i singoli docenti, essendo esse di natura evidentemente amministrativa;
– la/il sottoscritta/o è stata/o assegnato alla/e classe/i ____________ del plesso______________ e pertanto è
responsabile delle attività svolte nel proprio orario di servizio e non è tenuto a prestare servizio in altra classe;
“in caso contrario si verificherebbe una sospensione del servizio per l’espletamento di pratiche non previste
dalla funzione docente così come definita nel CCNL” (solo in caso di modifica dell’orario di servizio per coprire
la sorveglianza in altre classi)
METTE IN RILIEVO
che l’ordine di servizio, emanato tramite circolare_______________________________________ che prevede
prestazioni di correzione e compilazione dei modelli predisposti dall’INVALSI si pone in contrasto con ogni
norma di carattere giuridico o contrattuale e rappresenta un’illecita richiesta di prestazione aggiuntiva non
obbligatoria.
TUTTO CIO’ CONSIDERATO SOSTIENE
di non poter ottemperare alla disposizione impartita ritenendosi, al contempo, esente da ogni responsabilità di
tipo disciplinare, amministrativa, civile e penale;
DICHIARA
In caso di reiterazione scritta dell’ordine di servizio, ottempererà alle disposizioni date, riservandosi comunque
ogni tutela in via sindacale e giudiziaria.
In fede
Data ______________________ Firma ___________________________________

L’Istruzione non sia più commissariata dal Mef

da ItaliaOggi

L’Istruzione non sia più commissariata dal Mef

di Mimmo Pantaleo segretario Flc-Cgil

Occorre un radicale cambio di rotta rispetto alle scelte politiche degli ultimi anni in tutti i comparti della conoscenza. L’ex ministro Profumo ha continuato l’opera di demolizione dell’istruzione pubblica, inziata dalla Gelmini, nel nome dell’austerità e della riduzione del perimetro dell’intervento pubblico.

Ora bisogna ripartire dalla Costituzione per superare le enormi disuguaglianze e le iniquità che i tagli di questi anni hanno determinato nell’accesso al sapere e nelle condizioni di lavoro.

Al nuovo ministro chiediamo di esplicitare subito le linee sulle quali intende procedere. L’ambizione dovrebbe essere quella di dare una effettiva centralità ai temi della conoscenza e del lavoro, nel ricomporre culturalmente una società fortemente frantumata e nel garantire libertà vera ad ogni persona attraverso l’accesso al sapere. La prima condizione è ripristinare la democrazia nelle scuole e nelle università basata realmente sulla partecipazione dei lavoratori, degli studenti e delle famiglie superando i modelli autoritari e gerarchici imposti in questi anni. Per questa ragione, serve una larga consultazione nazionale che individui i terreni fondamentali di intervento per ridare valore sociale all’investimento in istruzione. Riteniamo che serva prima di tutto ridare effettiva autonomia alla funzione di governo del Miur sempre più residuale rispetto alle compatibilità finanziarie e dei controlli decisi unilaterlamente dal Mef. Nei primi cento giorni di governo rivendichiamo maggiori risorse da finalizzare all’edilizia scolastica, alla messa in sicurezza degli edifici scolastici, alla valorizzazione dell’autonomia scolastica, all’aumento degli organici, al superamento del precariato, al rinnovo dei contratti nazionali e all’affermazione di un nuovo obbligo scolastico a 18 anni e l’apprendimento in tutto l’arco della vita. In più, la revisione del regolamento sulla valutazione del tutto inefficace e confuso perché troppo «Invalsi dipendente» e la canancellazione della odiosa norma sui docenti inidonei. Misureremo la volontà di cambiamento dagli atti concreti e dalle modalità con le quali si affronteranno le tantissime emergenze rimaste in sospeso per l’incapacità e la debolezza dimostrata dal Miur e da Profumo

Maturità, basta con il lassismo

da ItaliaOggi

Maturità, basta con il lassismo

La manica larga nei voti non servirà per l’università. Correttivo per l’accesso alle facoltà a numero chiuso. Viale Trastevere rivede l’organigramma

Alessandra Ricciardi

Da quest’anno si cambia. Gli studenti che faranno i prossimi test per l’accesso alle facoltà a numero chiuso, medicina, odontoiatria, veterinaria e architettura, potranno contare su un bonus per il voto di diploma, disciplinato a livello nazionale. Ma sarà corretto, ovvero «rapportato alla distribuzione in percentili dei voti ottenuti dagli studenti che hanno conseguito la maturità nella stessa scuola nell’anno scolastico 2011/2012…I voti di maturità riferiti ai percetili di riferimento sono pubblicati sul sito del ministero entro il 31 maggio 2013».

La precisazione spunta all’articolo 10 del decreto sull’accesso alla facoltà a numero chiuso, uno degli ultimi atti (è del 24 aprile scorso) firmati dall’ex ministro dell’istruzione, università e ricerca, Francesco Profumo, prima del passaggio di consegne al successore, Anna Maria Carrozza. Il bonus per la maturità, da 4 a 10 punti (il massimo è pari al 10% del voto finale del test), era stato previsto da Beppe Fioroni e Fabio Mussi nel 2007, ed è rimasto sempre inattuato.

La Lega Nord ha duramente attaccato il bonus: penalizzerà gli studenti del Nord. Al ministero spiegano invece che il meccanismo è stato pensato per tutelare i migliori contro ogni lassismo. In pratica, un voto di 100/100 varrà meno in una scuola dove la media è alta rispetto a un’altra dove la media dei voti di diploma è più bassa. L’algoritmo studiato dovrebbe evitare che i ragazzi che frequentano scuole con standard più bassi e voti finali più alti siano insomma favoriti rispetto a quelli che frequentano istituti dove i prof non sono di manica larga. Il correttivo ministeriale dovrebbe così far recuperare il gap che separa il Nord dal Sud, dove i voti di maturità sono in media più alti. Con il paradosso però di istituti di qualità, presenti in tutto il territorio, in cui magari ci sono tanti ragazzi nell’anno di riferimento a primeggiare. Il criterio adottato «alla fine non basta a garantire equilibrio a fronte della disomogeneità di valutazione tra una scuola e l’altra», spiega l’ex capogruppo istruzione al senato della Lega, Mario Pittoni.

Intanto il ministero è impegnato nella definizione della nuova macchina, non solo politica ma amministrativa. Nominati i sottosegretari: Gianluca Galletti, ex Udc, assai vicino a Pier Ferdinando Casini, è stato assessore al Bilancio del Comune di Bologna e componente dell’Alta commissione per la riforma della finanza pubblica; Gabriele Toccafondi, pdl, dirigente, è stato membro del consiglio di amministrazione dell’Università di Firenze; confermato Marco Rossi Doria, maestro di strada, in quota Pd. In queste ore dovranno essere decise anche le presidenze delle commissioni istruzione e cultura, in pole Andrea Marcucci al senato e Fioroni alla camera. Per i vertici amministrativi di viale Trastevere è scattato lo spoils system di ogni cambio di governo. Confermato al momento solo il capo di gabinetto Luigi Fiorentino. Dato per certo il cambio dei due capi di dipartimento: Lucrezia Stellacci dovrebbe lasciare per la pensione; Giovanni Biondi è dato verso il nuovo incarico di presidente dell’Indire, l’istituto di ricerca da cui proveniva e la cui procedura di nomina si è conclusa proprio negli ultimi giorni di fine mandato di Profumo. Risulta bloccata invece l’altra procedura, quella di nomina del presidente dell’Invalsi, che vedeva in pole Luciano Modica, ex ds ed ex sottosegretario all’università. C’è chi ha fatto pesare che per guidare l’Invalsi, l’istituto che si occupa della valutazione del sistema scolastico, sarebbe stato opportuno un curriculum meno connotato politicamente.

Oggi, 7 maggio, parte il S. N. V. 2013 Invalsi

da Tecnica della Scuola

Oggi, 7 maggio, parte il S. N. V. 2013 Invalsi
Come previsto dall’art. 51, comma 2, della Legge 4 aprile 2012, n. 35, di conversione del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, “le istituzioni scolastiche partecipano, come attività ordinaria d’istituto, alle rilevazioni nazionali degli apprendimenti degli studenti, di cui all’articolo 1, comma 5, del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 ottobre 2007, n. 176.”
Le prove si svolgeranno secondo il seguente calendario
7 maggio 2013
II PRIMARIA: prova preliminare di lettura (prova scritta a tempo della durata di due minuti per testare la capacità di lettura/decodifica raggiunta da ciascun allievo) e prova di Italiano;
V PRIMARIA: prova di Italiano.
• 10 maggio 2013
II PRIMARIA: prova di Matematica;
V PRIMARIA: prova di Matematica e questionario studente.
• 14 maggio 2013
I SECONDARIA DI PRIMO GRADO: prova di Italiano, di Matematica e questionario studente.
• 16 maggio 2013
II SECONDARIA DI SECONDO GRADO: prova di Italiano, di Matematica e questionario studente.
Manuale somministratore SNV 2012/13

Pantaleo alla ministra: aprire una stagione nuova

da Tecnica della Scuola

Pantaleo alla ministra: aprire una stagione nuova
di P.A.
Le controriforme della Gelmini, la legge Brunetta e la privatizzazione dei saperi devono essere cancellati aprendo una stagione nuova per scuola, università e ricerca. Così Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil, in un comunicato stampa
Per questa ragione la FLC CGIL, dice Pantaleo, propone di investire 4 miliardi di euro annui per allineare la spesa per istruzione e ricerca alla media europea.
Le priorità per Flc-Cgil sono:
• più occupazione
• superamento della precarietà
• investimenti in infrastrutture
• rinnovo del contratto nazionale
• liberare la contrattazione decentrata dai vincoli assurdi della legge Brunetta
• obbligo d’istruzione per tutti a 18 anni
• diritto allo studio
• miglioramento qualitativo dei sistemi di formazione, istruzione e ricerca pubblici.
Chiediamo alla Ministra Carrozza, continua Pantaleo, di aprire una larga consultazione pubblica, mentre centrale risulta la piena e buona occupazione.
Ora si vada ai fatti, conclude il segretario, la mobilitazione continuerà e si allargherà perché questi anni hanno insegnato che senza lotte e senza autonomia del sindacato non ci possono essere risultati concreti.

Invalsi, per Flc-Cgil è necessario cambiare rotta

da Tecnica della Scuola

Invalsi, per Flc-Cgil è necessario cambiare rotta
di P.A.
La FLC CGIL chiede al Ministro di fermare l’inutile deriva dei test e modificare il Regolamento sul sistema nazionale di valutazione. Appello per avviare una capillare raccolta di firme
Carente per la Flc-Cgil le norme per gli allievi con bisogni educativi speciali, per i quali sarà il dirigente scolastico a valutare caso per caso e decidere se l’alunno svolgerà la prova separatamente, in altro locale, con l’ausilio dei docenti o meno.
Se è carente l’approccio sull’integrazione, le promesse dell’Invalsi, dice Flc-Cgil, appaiono poco convincenti:
• prevede di restituire i risultati delle prove alle scuole già all’inizio di settembre,
• contrasterà il cosiddetto cheating (l’alterazione scorretta degli esiti delle prove da parte degli allievi e/o della scuola)
• comincerà a restituire informazioni atte a consentire alle scuole una comparazione con il proprio passato
• avvierà la costruzione di un archivio ragionato con le principali esperienze di utilizzo dei dati
• fornirà alle scuole un format nel caso volessero rendere pubblici i propri risultati.
E ancora:
• si intende lavorare a prove inseribili in un esame di stato riformato fin dal 2015 e adoperabili ai fini di orientamento e selezione nei successivi percorsi universitari (fin dal 2014)
• si definiranno prove per la lingua inglese e le competenze scientifiche nelle scuole del primo ciclo
• si transiterà verso l’uso del computer
• verrà pubblicata una “banca prove” a disposizione delle scuole per compiere proprie autonome valutazioni (e chi meglio dell’invalsi stesso potrebbe fornire i materiali del teaching to test?)
• si ripenserà la scansione temporale delle prove nel ciclo complessivo degli studi.
E di fronte a tante promesse, rimane
un atteggiamento autoritario (il regolamento è stato approvato da un governo a fine mandato)
• un’impostazione parziale e riduttiva: tutto viene ridotto alle prove e, come se non bastasse, le prove hanno grossi limiti. Al tempo stesso, il ruolo dell’Invalsi si dilata in modo invasivo a coprire ambiti non propri, ma spettanti a chi ha ruolo politico e non tecnico, oltre a svilire progressivamente dell’immagine stessa dell’autonomia scolastica
• nessuna risorsa al sistema scolastico per avviare reali processi di valutazione e autovalutazione
• un silenzio sprezzante sull’aggravio di lavoro per il personale docente e di segreteria che deve essere riconosciuto economicamente
• un’apertura sostanziale all’utilizzo “selvaggio” degli esiti delle prove in funzione di improprie e deleterie competizioni tra scuole (il cosiddetto format onnicomprensivo ci sembra una vera foglia di fico)
• si nega che le prove servano alla valutazione degli alunni mentre si mantiene la prova d’esame per il primo ciclo (che ne altera e stravolge gli esiti) e si procede con la sua introduzione anche nel secondo ciclo.
Non è davvero questa la direzione che serve alla scuola, dice la Flc, e a tal fine ha deciso nel proprio Comitato direttivo di predisporre un appello, che verrà pubblicato nei prossimi giorni, per avviare una capillare raccolta di firme tra il personale della scuola, tra gli studenti le famiglie e la cittadinanza e di proseguire il confronto con le associazioni professionali, studentesche e dei genitori che hanno sottoscritto il documento sul Regolamento sul sistema nazionale di valutazione per definire una grande iniziativa pubblica e aperta che costituisca il preludio ad una consultazione nazionale. Su tale tema verrà chiesto con urgenza un incontro con il nuovo Ministro dell’Istruzione.

Il piano del nuovo Ministro: dopo l’edilizia mi dedicherò agli insegnanti

da Tecnica della Scuola

Il piano del nuovo Ministro: dopo l’edilizia mi dedicherò agli insegnanti
di A.G.
In un’intervista Rai radio 1, il neo responsabile del Miur ha spiegato che presto affronterà la tante problematiche legate ai docenti, come immissioni in ruolo e formazione. Ma servono investimenti. Il nodo è sempre quello…
Comincia a prendere corpo, giorno dopo giorno, il progetto del nuovo ministro dell’Istruzione, Maria Grazia Carrozza, a proposito della volontà espressa sin da subito di valorizzare la figura dei docenti. In un’intervista rilasciata il 6 maggio a Rai radio 1, il neo responsabile del Miur ha spiegato che “quando all’inizio del mio mandato ho detto ‘bisogna ridare dignità agli insegnanti’ intendevo” dire che occorre ridare “dignità professionale” offrendo “loro strumenti per crescere considerandoli i nostri ambasciatori sul territorio: svolgono un grandissimo lavoro e tutti i nostri figli sono stati educati da loro. Chi è che non si ricorda gli insegnanti più importanti incontrati durante il proprio percorso scolastico”. Da un punto di vista pratico significa che la Carrozza, dopo aver studiato e riattivato il progetto prioritario di messa in sicurezza “delle infrastrutture” e “dell’edilizia scolastica”, si dedicherà proprio alla tante problematiche “legate agli insegnanti, alla loro immissione in ruolo e anche alla loro formazione. Penso – ha sottolineato – che ci sia anche un bisogno di investimento per la loro formazione”. Rimane da capire con quali soldi. Ma, almeno, la volontà di qualificare le competenze dei docenti italiani (non è chiaro se anche di quelli anche di ruolo) è stata espressa a chiare lettere. Carrozza ha poi ribadito il concetto della scarsa importanza che viene data al settore dell’istruzione. “Dall’asilo fino alla laurea e poi anche il post laurea fa parte del nostro lavoro quindi – ha continuato il ministro – penso che sulla scuola ci siano tante emergenze importanti che dobbiamo affrontare. Secondo me – ha proseguito il Ministro – l’insegnante è l’elemento cardine in tutti gli ordini di scuola quindi dobbiamo recuperare la figura dell’insegnante nel senso anche del prestigio sociale che questo ha sempre avuto in Italia e che deve continuare ad avere o deve acquisire se non siamo stati in grado di darglielo fino in fondo quindi c’è un problema sicuramente di precariato nella scuola ma c’è anche un problema di formazione e di strumenti formativi che permettano agli insegnanti di crescere e di leggere sempre il proprio tempo con gli occhi giusti”, ha concluso Carrozza.

Prove Invalsi: meno quiz e più argomentazioni mentre i Cobas scioperano

da tuttoscuola.com

Prove Invalsi: meno quiz e più argomentazioni mentre i Cobas scioperano

Sono circa 2,2 milioni gli studenti che tra maggio e giugno sosterranno le prove Invalsi: si parte il 6 e il 10 maggio con gli alunni delle scuole primarie (II e V di scuola primaria), si prosegue il 14 con i ragazzi delle prime classi della secondaria di primo grado e il 16 maggio per gli studenti della scuola secondaria di secondo grado.

Si tratta di 20 domande per le scuole primarie (a disposizione 45 minuti), 30-35 per le secondarie di I grado (un’ora e 15 minuti) e 50 domande per le superiori (un’ora e mezza).

Numerose le novità introdotte quest’anno: “Abbiamo deciso di dare più spazio a domande aperte che consentono in matematica risposte più ricche, che favoriscano una maggiore argomentazione, per capire il ragionamento compiuto dallo studente per dare la risposta – ha spiegato Roberto Ricci, responsabile dell’area prove Invalsi – in italiano, domande che richiedono una comprensione complessiva dei testi e anche la grammatica puntiamo a considerarla come strumento di valutazione. Tutto ciò per individuare il lettore più competente più che quello erudito”.

La restituzione a tutte le scuole sarà anticipata a settembre per consentire e “stimolare l’avvio dei processi di autovalutazione da cui le scuole dovrebbero poter identificare propri punti di forza e criticità, individuando possibili interventi di miglioramento”.

Le motivazioni non convincono però i Cobas che, in solitaria, all’interno del mondo sindacale hanno indetto scioperi articolati nei giorni di svolgimento delle prove. L’astensione, visto l’obbligo per legge dei docenti di somministrare le prove Invalsi, è l’unico modo per contrastarle.

Il no alle prove si è aggrappato, di volta in volta, a motivazioni diverse, ultima delle quali, quest’anno, quella di voler contrastare l’ipotesi di introduzione futura di una prova nazionale anche all’interno degli esami di maturità.

Durante uno dei sit-in che si terranno davanti al ministero i Cobas si augurano di avere un confronto con il nuovo ministro sulle scottanti questioni della scuola: “la restituzione a docenti ed Ata del salario rubato con il blocco dei contratti e degli scatti di anzianità; l’annullamento della deportazione dei docenti “inidonei” e dell’espulsione degli Ata precari; l’assunzione  dei precari su tutti i posti disponibili; il rifiuto delle prove selettive per entrare a scuola e delle classi-pollaio; la restituzione nella scuola del diritto di assemblea e di contrattazione per tutti/e.”

Se queste, dunque, sono le vere motivazioni dello sciopero, come risponderà la categoria? Flop clamoroso o successo strepitoso?

Carrozza: Priorità edilizia scolastica e formazione degli insegnanti

da tuttoscuola.com

Carrozza: Priorità edilizia scolastica e formazione degli insegnanti

Nella scuola “sicuramente l’edilizia scolastica sarà uno dei primi fattori” da affrontare. Lo ha detto a Rai radio 1 il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza.

Dall’asilo fino alla laurea e poi anche il post laurea fa parte del nostro lavoro quindi – ha continuato il ministro – penso che sulla scuola ci siano tante emergenze importanti che dobbiamo affrontare. Ce ne sono alcune legate alle infrastrutture, all’edilizia scolastica  e ce ne sono altre legate agli insegnanti, alla loro immissione in luogo e anche alla loro formazione. Penso che ci sia anche un bisogno di investimento per la loro formazione. Quando all’inizio del mio mandato ho detto ‘bisogna ridare dignità agli insegnanti’ intendevo proprio questo: dignità professionale, offrire loro strumenti per crescere considerandoli i nostri ambasciatori sul territorio, svolgono un grandissimo lavoro e tutti i nostri figli sono stati educati da loro. Chi è che non si ricorda gli insegnanti più importanti incontrati durante il proprio percorso scolastico“.

Secondo me – ha proseguito Carrozza – l’insegnante è l’elemento cardine in tutti gli ordini di scuola quindi dobbiamo recuperare la figura dell’insegnante nel senso anche del prestigio sociale che questo ha sempre avuto in Italia e che deve continuare ad avere o deve acquisire se non siamo stati in grado di darglielo fino in fondo quindi c’è un problema sicuramente di precariato nella scuola ma c’è anche un problema di formazione e di strumenti formativi che permettano agli insegnanti di crescere e di leggere sempre il proprio tempo con gli occhi giusti“, ha concluso il ministro.

Lancio del vettore dell’Agenzia Spaziale Europea Vega

DICHIARAZIONE DEL MINISTRO MARIA CHIARA CARROZZA

(Roma, 7 maggio 2013) “Il lancio del vettore dell’Agenzia Spaziale Europea Vega – ha dichiarato il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza – è un grande successo europeo dalla forte impronta italiana. Dallo spazioporto della Guyana Francese Vega è partito infatti con estrema precisione, portando in orbita tre satelliti. Questo nuovo lancio – continua il ministro Carrozza – ci entusiasma molto, anche perché si tratta di una conferma delle capacità italiane in un sistema altamente tecnologico come quello spaziale, dalla ricerca all’università. Un sistema capace di arrivare fino ad alte e complesse realizzazioni industriali.  Questa notte si è dunque aperta una nuova fase operativa per il lanciatore Vega – ha concluso il ministro – che da oggi è ancora più italiano grazie al nuovo software di guida, navigazione e controllo. Tale sistema è infatti una nostra realizzazione nazionale che si aggiunge alle componenti finora da noi già realizzate per questo vettore”.