CONFERIMENTO INCARICO PER I VINCITORI DI CONCORSO PER DIRIGENTE SCOLASTICO D.D.G. 13 luglio 2011

Al Direttore Generale
Ufficio Scolastico Regionale Sicilia
Palermo

prot. n. 51 del 3 maggio 2013

OGGETTO: CONFERIMENTO INCARICO PER I VINCITORI DI CONCORSO PER DIRIGENTE SCOLASTICO D.D.G. 13 luglio 2011

La scrivente organizzazione sindacale, in rappresentanza e tutela dei propri associati partecipanti al concorso in oggetto, espone quanto segue:
1. l’Allegato 1 del D.D.G. del 13 luglio 2011 prevede esplicitamente che “Le nomine dei dirigenti scolastici, risultanti vincitori del concorso per la regione Sicilia, sono effettuate dopo le nomine dei candidati che superano la procedura concorsuale di cui al D.D.G. 22.11.2004 annullata e poi rinnovata con Legge n. 202 del 3.12.2010”.
Conseguentemente, le due procedure concorsuali risultano strettamente connesse in forza della postilla inserita nel suddetto Allegato 1 del D.D.G. 13/7/2011.
2. Le recenti ordinanze del TAR Lazio relative alla rinnovazione della procedura concorsuale ex L. 202/2010, impongono la nuova correzione degli elaborati per quei candidati che, non avendo superato l’orale 2004, hanno presentato ricorso al TAR Lazio. A seguito di tali pronunciamenti, è in atto un ulteriore rallentamento della suddetta procedura di rinnovazione (Nota Usr Sicilia del 17/4/2013, prot. MPI.AOODRSI.REG.UFF. 8751 USC), con il rischio che la stessa non giunga a conclusione in tempo utile per l’affidamento degli incarichi a dirigente scolastico con decorrenza 1° settembre 2013.
Quest’ultima considerazione costituisce motivo di preoccupazione, in quanto rappresenta un possibile intralcio al regolare e tempestivo affidamento di incarico cui hanno diritto i vincitori del concorso 2011, già dichiarati idonei e inseriti nella graduatoria di merito.
3. L’art. 10 della L. 202/2010 dispone che, per coloro che superano le prove di rinnovazione del concorso 2004, “Le assunzioni … sono effettuate per tutti i posti che si renderanno vacanti e disponibili negli anni scolastici 2010/2011 e 2011/2012 nella Regione Sicilia, nei limiti della validità delle graduatorie …”, come ribadito dal successivo D.M. n. 2 del 3 gennaio 2011.
Per quanto su esposto, appare necessario che rapidamente l’Usr Sicilia:
pubblichi il numero complessivo dei posti di dirigente scolastico vacanti e disponibili al 31/08/2013 nella Regione Sicilia, distinguendo:
I posti che si sono resi vacanti negli anni scolastici 2010/2011 e 2011/2012; infatti, in forza dei richiami legislativi e regolamentari sopra citati, tali posti dovranno essere destinati prioritariamente ai candidati che avranno superato le prove relative alla rinnovazione del concorso di cui al DDG 22.11.2004 e il connesso corso di formazione previsto;
I posti resisi disponibili a partire dal 1° settembre 2012, che dovranno essere destinati esclusivamente agli idonei della procedura concorsuale ex DDG 13.07.2011;
espliciti sin da adesso l’orientamento della propria linea di azione, nei confronti degli idonei del concorso 2011, nel caso in cui la procedura di rinnovazione del concorso 2004 non giunga a conclusione in tempo utile per l’affidamento dei relativi incarichi.
In considerazione del sempre più probabile ritardo nell’espletamento della rinnovazione del concorso 2004, qualora al 31 agosto 2013 si prospetti l’impossibilità per l’Amministrazione di conferire gli incarichi agli idonei 2004, la scrivente associazione sindacale, anche sulla base della proposta elaborata da un nutrito gruppo di vincitori del concorso in oggetto, propone che l’Usr Sicilia:
proceda all’accantonamento dei posti riservati agli idonei della rinnovazione 2004, tenendo conto esclusivamente dei posti vacanti e disponibili nella regione Sicilia negli anni scolastici 2010/2011 e 2011/2012;
per i posti rimanenti disponga il conferimento di incarico agli idonei inseriti nella graduatoria di merito del concorso 2011;
a tutela degli idonei della rinnovazione 2004, sia prevista la deroga al mutamento degli incarichi di cui al comma 3 lett. c) dell’art. 9 Ccnl Area V vigente.

In attesa di un Vostro sollecito riscontro e disponibili ad ogni chiarimento, porgiamo distinti saluti

per i COBAS – Comitati di Base della Scuola
prof. Ferdinando Alliata

Concorso a cattedra: Tar Lazio ammette con riserva altri 20 ricorrenti

Concorso a cattedra: Tar Lazio ammette con riserva altri 20 ricorrenti ANIEF alle prove laboratoriali

I candidati hanno preso un punteggio tra 18 e 20 al termine delle prime tre prove scritte e grazie al ricorso n. 3993/13 patrocinato dall’Anief possono sedersi alle prove organizzate tra l’8 e l’11 maggio in Basilicata, Piemonte, Umbria, Puglia e Veneto per effetto del decreto monocratico n. 01825/13 richiesto dall’avv. Tiziana Sponga. Se hai preso lo stesso punteggio, puoi ancora aderire al ricorso: richiedi le istruzioni a concorsoacattedra@anief.net. Per informazioni, consulta il precedente comunicato.

Scarica il decreto monocratico

 

Avviso – Obbligo lingua inglese alle prove scritte per la scuola Primaria

Si ricorda che sono ancora aperti i termini per poter accedere agli orali per la scuola primaria laddove si è conseguito un punteggio superiore a 21/30 nelle prime tre prove scritte, ad esclusione del punteggio della prova in lingua inglese che deve essere considerato come aggiuntivo. Per ricevere le istruzioni operative, scrivi a concorsoacattedra@anief.net.

 

Avviso – Valutazione complessiva 28/40 al termine prova laboratoriale, esclusione dalle prove orali

A seguito di diverse segnalazioni, l’ufficio legale dell’Anief ritiene che l’aver conseguito, comunque, un punteggio complessivamente di 28/40 al termine delle tre prove scritte e della prova laboratoriale, indipendentemente dal voto conseguito in quest’ultima prova, consenta, ai sensi della normativa vigente (d.lgs. 297/94) e per effetto dei criteri di valutazione disposti dal Miur già nelle prime tre prove (nessun limite di voto tra una prova e l’altra ma voto complessivo in 21/30 – ridotto per Anief a 18/30), l’ammissione alle prove orali. Pertanto tutti i candidati che si dovessero ritrovare esclusi dalla partecipazione alle suddette prove orali, per non aver conseguito il voto minimo nella prova laboratoriale ma che hanno comunque preso un punteggio complessivo di 28/40 al termine delle quattro prove devono scrivere una mail a concorsoacattedra@anief.net con oggetto “esclusione prove orali post laboratorio, punteggio 28/40” per ricevere le istruzioni operative per ricorrere al Tar Lazio e partecipare agli orali.

Risultati dell’incontro con l’ATP di Cosenza in materia di organici

Risultati dell’incontro sindacale del 3 maggio 2013 con l’ATP di Cosenza in materia di organici infanzia e primaria; per il SAB è saltato completamente il sostegno, 46 perdenti posto nella primaria e 28 nell’infanzia.

 

Con riferimento alla convocazione sindacale del 3 maggio presso l’ATP di Cosenza, dove il SAB ha partecipato con il segretario generale prof. Francesco Sola e dall’informativa ricevuta in merito agli organici dei docenti della scuola primaria e dell’infanzia, risulta chiaramente che i più penalizzati sono gli alunni disabili che si sono visti tagliare i posti di sostegno e quindi i docenti individuati perdenti posto.

In particolare, nella scuola primaria, fra le varie tipologie di sostegno (psicofisici, udito e vista), andranno in soprannumero ben 46 titolari se non saranno recuperati i posti di sostegno a Belvedere, Corigliano Guidi, Corigliano Don Bosco, Cosenza Gullo, Cosenza Spirito Santo, Diamante, Montalto Scalo, Frascineto, Paola Gentile; Rossano 1° e Rossano 4°; nell’infanzia i perdenti posto saranno 28.

Al taglio, per come riferito dal dirigente responsabile dott. Nicola Penta, si è dovuto ricorrere per restare nei numeri previsti dall’organico assegnato dall’USR della Calabria, i cui posti non sono sufficienti a coprire tutti quei casi di alunni disabili, sia pure non gravi, ma con regolare certificazione che ne attestano lo stato; tale posizione non soddisfa il SAB.

Nel prendere atto dell’informativa, il sindacato SAB ha evidenziato i gravi ritardi registrati nella gestione delle domande dei soprannumerari in quanto, i dirigenti scolastici, per tempo, non hanno né predisposto le graduatorie, né individuati i soprannumerari, nonostante la proroga concessa fino al 3 maggio per la gestione al sistema degli organici e delle domande.

In merito, il dirigente dott. Penta, su sollecitazione del SAB, si è riservato di chiedere al MIUR ulteriore proroga per detti adempimenti, proroga che se non sarà concessa porterà sicuramente a creare contenzioso sui trasferimenti dato che molti docenti saranno trasferiti d’ufficio senza la possibilità di poter reclamare, nei 10 giorni successivi al ricevimento della scheda dei punteggi loro assegnati, perché impossibilitati ad intervenire sul sistema del MIUR.

Le scuole primarie più penalizzate dal taglio dei posti di sostegno sono: Amendolara n. 2 posti; Cassano Sibari n. 2 posti; Castrovillari SS. Medici n. 2 posti; Corigliano Rodari n. 2 posti; Corigliano Guidi, addirittura n. 8 posti; Cosenza Convitto n. 2 posti; Crosia n. 2 posti; Dipignano n. 3 posti; Lattarico n. 2 posti; Montalto Scalo n. 2 posti; Paola Colonne n. 2 posti; San Giovanni in Fiore Bandiera n. 2 posti.

Per l’infanzia Acri ex 2° Circolo n. 2 posti; Amantea Mameli n. 2 posti; Cosenza Gullo n. 2 posti; Cosenza Zumbini n. 3 posti; Trebisacce n. 2 posti.

 

F.to Prof. Francesco Sola

Segretario Generale SAB

I quiz Invalsi sono una mostruosità

I quiz Invalsi sono una mostruosità

Contro la scuola-quiz e la scuola-miseria il 7 maggio scioperano materne ed elementari, il 14 le medie e il 16 le superiori

Manifestazioni in numerose città, a Roma il 7 maggio (ore 10) sit-in al MIUR

“Le prove Invalsi sono una mostruosità, una cosa senza alcun senso, che può servire a premiare chi è dotato di buona memoria, non chi ha spirito critico. E’ il trionfo postumo di Mike Bongiorno in nome del cretinismo universale. Se tolgo allo studente che si sta formando l’abito alla critica, alla capacità di comprendere e di studiare storicamente, lo trasformo in un pappagallo dotato di memoria e nulla più, un suddito, non un soggetto politico. L’Invalsi e tutta la quizzologia di cui siamo circondati sono gli strumenti per ottenere questo pessimo risultato. La cosa migliore sarebbe eliminare l’Invalsi e restituire i test a chi li ha inventati”. Così Luciano Canfora, in una illuminante intervista, ha bollato ieri il distruttivo rito che dal 7 al 16 maggio si ripeterà nella scuola italiana con i quiz-Invalsi, imposti come presunta misura della qualità del lavoro dei docenti e degli studenti e come valutazione, velleitaria e strumentale, del livello di istruzione fornita dai singoli istituti.

In queste settimane contro i quiz e il Sistema di (s)valutazione delle scuole si sono pronunciate centinaia di assemblee e convegni di docenti e Ata, nonché l’Appello (vedi www.cobas-scuola.it) che ha raccolto molte migliaia di firme di docenti di scuola e Università, uomini e donne della cultura e delle arti, tra i/le quali lo stesso Luciano Canfora, Pietro Barcellona, Cesare Bermani, Marina Boscaino, Maria Grazia Campari, Donatella Della Porta, Giorgio Israel, Romano Luperini, Moni Ovadia, Riccardo Petrella, Salvatore Settis e Guido Visconti. Nell’Appello si sottolinea che “i quiz standardizzati avviliscono il ruolo dei docenti e della didattica, abbassando gravemente la qualità della scuola” e che “l’inserimento di queste prove, come valutazione dell’efficacia della scuola,  spinge i docenti ad abdicare alla loro primaria funzione intellettuale e a piegarsi all’addestramento ai quiz”. L’Appello invita a lottare contro i test Invalsi perché annullano “le soggettività coinvolte nell’atto pedagogico”; e perché “l’impostazione standardizzata è assolutamente inadeguata a rilevare il grado di preparazione di uno studente e di un docente, né tanto meno l’efficacia di una scuola”.

Di fronte alle diffuse e argomentate proteste, non sappiamo ancora quale sia la posizione della neo-ministra Carrozza che dovrebbe trovarsi in difficoltà nel conciliare la sua notevole preparazione scientifica con demenziali indovinelli su cui si intende edificare il Sistema di (s)valutazione di una scuola immiserita materialmente e culturalmente, contro cui – oltre ad altri temi – abbiamo convocato lo sciopero di tre giorni (il 7 alle elementari, il 14 alle medie e il 16 alle superiori) del personale della scuola. Al proposito, ci auguriamo che la neo-ministra, durante uno dei sit-in che terremo davanti al Ministero il 7 e il 16 maggio (entrambi dalle ore 10) accetti un confronto su questi temi e sugli altri per cui lo sciopero (il primo con il nuovo governo) è indetto: e cioè la restituzione a docenti ed Ata del salario rubato con il blocco dei contratti e degli scatti di anzianità; l’annullamento della deportazione dei docenti “inidonei” e dell’espulsione degli Ata precari; l’assunzione  dei precari su tutti i posti disponibili; il rifiuto delle prove selettive per entrare a scuola e delle classi-pollaio; la restituzione nella scuola del diritto di assemblea e di contrattazione per tutti/e. Nelle stesse date varie altre manifestazioni e iniziative si svolgeranno in numerose città.

Piero Bernocchi   portavoce nazionale Cobas

D. De Silva, Mancarsi

Di una condizione sempre sospesa

di Antonio Stanca

de_silvaMancarsi (Einaudi, Torino, pp. 98, € 10,00), l’ultimo romanzo dello scrittore napoletano Diego De Silva risale al 2012. Altri ha scritto a partire dal 2001. Alcuni, Certi bambini, Non avevo capito niente, sono stati premiati e dal primo è stato tratto un film di successo. Anche racconti e sceneggiature ha prodotto De Silva oltre a svolgere attività giornalistica.

E’ nato a Napoli nel 1964, ha quarantanove anni, tra Salerno e Roma conduce la sua vita ed alla scrittura dedica quasi esclusivamente il suo tempo. Conosciuto è ormai il suo nome, tradotte all’estero sono le sue opere e generi diversi sembrano esprimere se si tiene conto che alle ambientazioni fosche, alle situazioni  gravi delle prime narrazioni hanno fatto seguito le vicende comiche dei più recenti tre romanzi, Non avevo capito niente (2007), Mia suocera beve(2010), Sono contrario alle emozioni (2011). In questi “l’avvocato d’insuccesso” Vincenzo Malinconico fa ridere delle sue disavventure ma fa pure trasparire la malinconia, la tristezza che gli procurano. Un personaggio significativo ha creato con lui De Silva, un esempio di incompreso, deluso, sconfitto dalla realtà che si collega ad altri celebri precedenti della letteratura  non solo italiana e li fa rivivere nell’attualità, li adatta alla contemporaneità. Amaro è il riso che Malinconico suscita, apparente la sua comicità  e non tanto diversi dai precedenti del De Silva sono i romanzi a lui dedicati. A quelli possono essere accostati poiché in tutti primario è l’interesse dell’autore per quanto avviene nell’anima, nello spirito dei personaggi mentre vivono quel che accade, quel che la vita procura e non hanno possibilità di cambiarlo, ridurlo ai propri pensieri e sentimenti. Una realtà diversa da questi si verifica sempre, due piani si creano nelle opere dello scrittore , quello dell’idea e l’altro della realtà e divisi rimangono fino alla fine, alla continua ricerca di quella combinazione, di quella comunicazione che mai avverrà.

Così pure in Mancarsi dove Nicola e Irene, entrambi sposati ed entrambi liberi dal vincolo matrimoniale poiché vedovo l’uno e separata l’altra, sognano l’amore che finora non hanno avuto né Nicola dalla moglie né Irene dal marito. Molto probabilmente se si conoscessero, se stessero insieme si sentirebbero completati, realizzati, troverebbero appagamento ai loro bisogni interiori ma per una serie di circostanze, a volte curiose, non s’incontrano, non giungono a conoscersi nonostante frequentino lo stesso locale pubblico. Il caso che tante volte è così amico, così favorevole, per loro diventa un avversario, un ostacolo e lontani rimarranno, “si mancheranno” e continueranno nelle loro vite solitarie fatte di pensieri, dubbi, sospetti, ricordi, sogni, speranze, paure, delusioni. Soltanto di questo l’opera li mostra capaci, soltanto a questo  movimento interiore fa assistere, a come rimanga esso separato da ciò che avviene intorno a Nicola e Irene. Due altri sconfitti dalla realtà, dalla vita sono essi, due altre interiorità sofferte sono le loro ed a quelle dedica per intero la sua attenzione il De Silva di questo romanzo. A registrare gli interminabili risvolti dei pensieri dei due protagonisti s’impegna lo scrittore tramite un linguaggio rapido, essenziale che si trasforma in una corsa, in un inseguimento di quel che si vorrebbe raggiungere e che si può soltanto intravedere.

Non è facile rendere una simile condizione sempre sospesa e se De Silva è riuscito e con una lingua che rimane sua propria è un merito che gli deve essere riconosciuto.

“La Mite” di ieri, la mite di oggi

“La  Mite” di ieri, la mite di oggi

 di Adriana Rumbolo

 

Stamani riordinando  la  libreria ho ritrovato uno dei libri più letti nella mia adolescenza: una raccolta di narratori russi.

Una lunga novella di Dostoevskij “La mite” mi aveva  particolarmente coinvolta.

Il  famosissimo scrittore approfondisce  sempre molto l’indagine psicologica dei suoi personaggi patinandoli così di universalità e  modernità.

La novella è  “La Mite”in cui il protagonista che si racconta in prima persona  vive in profonda sofferenza sociale  perché  non si è sentito e non si sente accettato dagli altri. Per inesistente difesa  si   barrica nella propria attività commerciale: un banco di pegni.

Lì ritrova un po’ di stima di  sé  perché  la  clientela è fatta da povera gente, bisognosa a tal punto da nutrire  il suo potere nel tiranneggiarli sul prezzo.

Capita fra i suoi clienti una giovanissima ragazza che porta, per venderli, oggetti di scarsissimo valore, ma per non perderne i contatti lui  alterna durezza a gentilezza fino ad acquistare merce insignificante.

Quella ragazza gli piace.

Si, è consapevole di avere molti anni più di lei e non le parla d’amore, ma la sua richiesta di matrimonio e il rispetto della  estrema povertà della fanciulla fanno si che, sia accolto, con un certo entusiasmo.

Lui prosegue nella  sua storia sempre attento a commentare cosa lui sentiva, cosa  lui pensava, come lui percepiva la situazione, come interpretava quello che lei faceva, diceva.

Mai un chiarimento mai un abbandono ai sentimenti,sempre preoccupato a rimuginare la sua vita forse timoroso di un suo giudizio e ad osservare quella di lei.

Anche lei molto giovane e immatura osservava e  interpretava in confusione.

Due vite parallele, come anche oggi ne possiamo trovare in percentuale altissima dove ognuno cerca di scavare, indagare nell’altro in una incomunicabilità terribile.

La ragazzina in un primo momento anche per  errate interpretazioni ha dei moti di ribellione, ma il poter di lui, per i suoi soldi bloccano tutto ma,  trascorso un po’ di tempo la giovane si chiude in se stessa, si ripiega ed anche il suo aspetto denuncia il suo malessere.

Allora lui si preoccupa, non capisce più niente e chiama il medico.

Il medico rassicura; è solo stanchezza, una bella vacanza e tutto passerà.

Poi un giorno lui la sente canticchiare, chiede spiegazioni alla cameriera che lo informa che quando lui è fuori qualche volta canticchia.

Lui interpreta bene la cosa, lei si sta aprendo a lui, ma, dopo pochi giorni rientrando vede un capannello di persone davanti al suo portone: lei si è gettata dalla finestra.

Alla mite era stata preclusa ogni altra soluzione.

La sua disperazione è enorme; ora vede tutto con chiarezza e la novella termina:”Noi uomini siamo soli sulla terra! Uomini amatevi l’un l’altro….”

Mentre rileggo la novella sento alla televisione l’intervista alla madre di una giovane donna uccisa dal proprio marito.

La madre ripete che era un matrimonio perfetto

Quanto sarà costata a sua figlia quella finzione?

Poi aggiunge che la ragazza non ha parlato prima in famiglia per non dare dolore ai genitori.

Quando sarà stato precluso alla povera ragazza il diritto di condividere un dolore senza sensi di colpa?

Solo  il suo diritto alla maternità l’aveva resa forte per poco, quel poco che aveva permesso a suo marito di riflettere, che il  mondo così avrebbe saputo, forse, delle sue  difficoltà  sessuali  e allora lei era destinata a morire da mite, da vittima.

Gli uomini sono soli e intorno a loro il silenzio – questa è la terra! “Uomini amatevi l’un l’altro!.

Forse la ragazza apparteneva a quel grande numero di figlie uccise dai propri compagni che alla famiglia, alla scuola dicono: prima ci avete disarmate, poi ci avete mandate in guerra!

 

La lezione di Bologna

da Il Manifesto

5 maggio 2013

La lezione di Bologna
di Stefano Rodotà

Cari amici del Mani­fe­sto, si svolge dome­nica 26 mag­gio a Bolo­gna un refe­ren­dum sul finan­zia­mento alla scuola pri­vata impor­tante, dif­fi­cile e rischioso. Ma la poli­tica, quella vera, è anche, e in molti casi soprat­tutto, pro­prio capa­cità di assu­mere rischi quando sono in que­stione prin­cipi, quando biso­gna cer­car di pro­muo­vere muta­menti nella società e nel sistema politico-istituzionale. Quel che dovrebbe sor­pren­dere, allora, non è che qual­cuno abbia avuto l’ardire di pro­muo­vere un refe­ren­dum, ma che que­sto refe­ren­dum si debba fare. E oggi, in pre­senza di ini­zia­tive poli­ti­che a dir poco azzar­date, è più che mai neces­sa­rio ripren­dere il filo, spez­zato in que­sti anni, della poli­tica costi­tu­zio­nale e della lega­lità che essa esprime.L’oggetto spe­ci­fico è quello ricor­dato — risorse pub­bli­che a bene­fi­cio di scuole pri­vate. Per giu­sti­fi­care que­sta scelta, a Bolo­gna, e non solo, si ado­pe­rano argo­menti di oppor­tu­nità e ritor­nano le con­tor­sioni giu­ri­di­che alle quali da anni si ricorre per aggi­rare l’articolo 33 della Costi­tu­zione. Ma que­sto, dav­vero, è un punto non nego­zia­bile, per almeno due ragioni. La prima riguarda la neces­sità di rispet­tare la chia­ris­sima let­tera della norma costi­tu­zio­nale che parla di una scuola pri­vata isti­tuita «senza oneri per lo Stato».Ma biso­gna anche ricor­dare — e que­sta è la seconda con­si­de­ra­zione — che è sem­pre la Costi­tu­zione a pre­ve­dere che lo Stato debba isti­tuire «scuole sta­tali per tutti gli ordini e gradi». In tempi di crisi, que­sta norma dovrebbe almeno imporre che le scarse risorse dispo­ni­bili siano in maniera asso­lu­ta­mente prio­ri­ta­ria desti­nate alla scuola pub­blica in modo di garan­tirne la mas­sima fun­zio­na­lità pos­si­bile. Non a caso, Piero Cala­man­drei definì la scuola pub­blica «organo costi­tu­zio­nale», indi­vi­duando la linea dalla quale non può allon­ta­narsi nes­suna isti­tu­zione dello Stato.Il car­di­nale Bagna­sco ha dichia­rato che quel finan­zia­mento per­mette allo Stato di rispar­miare. Non com­prende che non siamo di fronte a una que­stione con­ta­bile. Si tratta della qua­lità dell’azione pub­blica, del modo in cui lo Stato adem­pie ai suoi doveri nei con­fronti dei cit­ta­dini. La con­sa­pe­vo­lezza di que­sti doveri si è assai affie­vo­lita in que­sti anni, e le con­se­guenze di que­sta deriva sono davanti a noi. È ottima cosa, allora, che siano pro­prio i cit­ta­dini a ricor­dar­sene e a chie­dere con un refe­ren­dum che la lega­lità costi­tu­zio­nale venga onorata.I cit­ta­dini bolo­gnesi hanno oggi la pos­si­bi­lità di far valere un prin­ci­pio, al di là delle con­ve­nienze. E, comun­que si con­cluda que­sta vicenda, è stata fatta una buona azione civile, desti­nata a lasciare un segno nelle coscienze.
Buon voto a tutte e a tutti.

Scuola, concorso presidi ancora a vuoto. In Lombardia 500 istituzioni a rischio

da il Fatto Quotidiano

Scuola, concorso presidi ancora a vuoto. In Lombardia 500 istituzioni a rischio

Le irregolarità riscontrate nelle selezioni regionali aumentano a macchia d’olio, mentre il Consiglio di Stato prende tempo. L’associazione Disal: “Situazione surreale, valuteremo ogni legittima azione”

di Augusto Pozzoli

La ricerca dei nuovi presidi, ormai un autentico labirinto. Perché i concorsi regionali per selezionarli vanno a vuoto. Per le irregolarità riscontrate. I casi più clamorosi riguardano Lombardia e Toscana. Nel primo caso il concorso è stato dichiarato illegittimo dal Tar per via delle buste in cui si conservavano gli elaborati: troppo sottili, quindi trasparenti, quindi non più anonimi per chi doveva valutarli. I promossi attendevano in questi giorni l’esito di un ricorso al Consiglio di Stato, impegnato per mesi ad effettuare perizie e controperizie sulla busta incriminata senza arrivare a una conclusione, ma il verdetto è stato rinviato al prossimo 4 giugno.

Concorso annullato, invece, in Toscana perché il Tar ha constatato che le prove scritte erano state valutate irregolarmente (da un solo commissario invece che dall’intera commissione). Anche qui si aspetta un altro ricorso al Consiglio di Stato. Ma la situazione sembra destinata ad allargarsi: risulta, infatti, che a rischio siano anche i concorsi in Calabria, in Sicilia e in Puglia. Sempre per irregolarità nella gestione delle prove.

Una situazione che sta creando tensioni tra gli stessi candidati, tra promossi e bocciati. Ma che soprattutto paga l’intero servizio scolastico. Il caso più clamoroso in Lombardia dove la mancata soluzione del concorso ha lasciato quasi 500 istituzioni scolastiche senza preside, costringendo altrettanti presidi in servizio a sobbarcarsi la direzione di due scuole a testa. Con tutte le difficoltà e i disservizi che questa soluzione comporta.

Primi a denunciare la situazione i presidi della Disal, una della associazioni di categoria: “Il nuovo rinvio di ogni decisione sulle sorti del concorso a dirigente scolastico in Lombardia, stabilito nelle aule del Consiglio di Stato – si legge in un comunicato – in modo drammatico una situazione che ormai ha raggiunto i toni del surreale. Chi fosse stato presente con lucidità in aula avrebbe sicuramente dubitato della realtà che aveva di fronte. Il rappresentante dello Stato, assente dalla seduta odierna, aveva in precedenza chiesto un nuovo rinvio ed il Collegio lo ha concesso per il 4 giugno”.

Sotto accusa, dunque, la stessa amministrazione scolastica, ma a pagare sono le scuole. “Non riusciamo ad immaginare la situazione di metà delle scuole lombarde a settembre – continua il documento di protesta – se i tempi tecnici rendessero impossibile la nomina di presidi titolari e non fatichiamo certo a comprendere anche la rabbia vissuta dai vincitori di concorso, ai quali va la nostra piena solidarietà. Ogni soggetto istituzionale e politico dovrà trovare assolutamente il modo di intervenire a difesa della scuola, dei diritti degli alunni, degli operatori, delle famiglie e di un territorio che non si merita in alcun modo questa incredibile situazione”. I presidi di Disal, quindi, valuteranno al più presto “ogni legittima azione per difendere la dignità di una professione ormai da tempo calpestata ed il prezioso valore della scuola, tanto compromesse dalle vicende concorsuali, purtroppo non solo in Lombardia”.

Sottosegretari: un commercialista e un Toccafondi all’Istruzione

da il Fatto Quotidiano

Sottosegretari: un commercialista e un Toccafondi all’Istruzione

di Alex Corlazzoli

Un commercialista, in politica da 23 anni e un “trombato” alle ultime elezioni, fortemente convinto dell’importanza del finanziamento alle scuole paritarie, saranno i nuovi sottosegretari all’Istruzione del Governo Letta. Con loro, la riconferma di Marco Rossi Doria già vice di Profumo, ex maestro di strada e profondo conoscitore della realtà della scuola italiana, comprese le difficoltà.

Gian Luca Galletti probabilmente le nostre aule le conosce perché ci ha portato i suoi quattro figli ma per il resto della vita ha fatto ben altro che occuparsi di scuola: laureato in scienze economiche e commerciali, è stato assessore al Bilancio del Comune di Bologna; componente dell’Alta commissione di Studio, organo ministeriale per la riforma della finanza pubblica; membro del cda della Cassa Depositi e Prestiti; consigliere regionale e deputato. Insomma nulla che abbia a che fare con programmi scolastici, bambini, pedagogia, aule, amministrazione di un istituto scolastico.

Non mi resta che sperare che almeno da parlamentare abbia dimostrato una spiccata sensibilità per i temi legati all’istruzione per trovare una giustificazione alla sua nomina: tra le proposte di legge fatte come primo firmatario dall’onorevole Galletti spuntano le questioni legate all’ospedalizzazione dei malati terminali; una proposta per la destinazione del 5 per mille; la concessione di una medaglia d’onore e di un indennizzo ai cittadini militari e civili deportati nei campi di concentramento nazisti o ai loro eredi e la proposta di distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalle Marche. Nulla che abbia a che fare con la scuola. Forse sarebbe stato meglio che Galletti si occupasse di Bilancio.

Diverso il discorso per il 41enne Gabriele Toccafondi (speriamo che il cognome non sia un programma per l’istruzione in Italia) che nel suo sito vanta la nuova nomina dopo la delusione per la mancata elezione: in Italia, grazie al manuale Cencelli, c’è sempre posto per chi non viene eletto.

L’ex deputato Pdl scrive: “Era il 26 febbraio e da poche ore avevo scoperto che per poco, pochissimo, e per una concatenazione di eventi, non ero rientrato alla Camera. Ieri sera molto tardi un amico mi ha letto il comunicato stampa in diretta e mi informava che ero sottosegretario all’Istruzione. Sono indubbiamente due momenti opposti ma credetemi hanno avuto in comune una ri-scoperta del perché uno fa politica”.

Ops, Toccafondi non se l’aspettava nemmeno lui. Il nuovo sottosegretario conclude il suo post così: “A fine febbraio ripresi uno striscione che accompagna la Fiorentina in C2 dopo il fallimento “Vacillo ma non crollo” per descrivere il momento. Adesso me ne viene in mente un altro: “Da Wembley a Gualdo Tadino, orgoglioso di essere fiorentino”.

Va detto che il dirigente di cooperativa Toccafondi di scuola si è occupato: è stato membro nel consiglio di amministrazione dell’Università di Firenze; è stato fondatore dello Student Office di Scienze politiche dove si è laureato e redattore della rivista universitaria “Malaspada”.

Non solo le sue idee sulla scuola pubblica statale sono chiare: tra i suoi atti parlamentari vi è la proposta di legge per la concessione di un contributo a sostegno delle scuole paritarie in aggiunta ai fondi ordinari del Ministero. Nel suo programma che ha come slogan “Al servizio di tutti, servo di nessuno” scrive: “Da sempre ripeto, anche alzando la voce, che il contributo alle scuole paritarie erroneamente definite private, non è un regalo come invece qualcuno continua a dipingerlo in manifestazioni di piazza, ma un aiuto per garantire la libertà di educazione”.

Speriamo che anche la scuola pubblica statale possa usare lo slogan tanto caro a Toccafondi: “Vacillo ma non crollo”.

Scuola pubblica per tutti: le proposte degli studenti

da il Fatto Quotidiano

Scuola pubblica per tutti: le proposte degli studenti

di Marina Boscaino

Qual è il modo migliore per far capire a una classe di quindicenni diversificati per continenti, provenienze, condizioni economiche, appartenenze calcistiche, esperienze esistenziali, che davvero la misura è colma?

Lo scenario è un istituto professionale di Torino; il prof uno di età e carisma tali da potersi permettere una provocazione “divergente”: “La Repubblica deve, secondo la Costituzione, rimuovere gli ostacoli che impediscono alle persone di avere un pieno sviluppo; per questo motivo istituisce scuole statali di ogni ordine e tipo, aperte a tutti e gratuite. Per quale motivo, invece, la vostra reazione di massima è il totale disinteresse di fronte a qualsiasi proposta? Per quale motivo pensi che questo comportamento sia giusto, insieme a ritardi, mancate giustificazioni, disturbo e così via? Per quale motivo ritieni che la Repubblica debba continuare a investire fondi che arrivano dalla tasse di tutti  di fronte a questi comportamenti? In che cosa gli adulti hanno eventualmente sbagliato? Quali sono i tuoi consigli per uscire da questa situazione?”. Dopo il primo disorientamento, qualche brusio, sguardi increduli, silenzio: brains at work!

Ci sono quelli tutto disfattismo: “alcuni argomenti mi sembrano un po’ noiosi”; “forse la causa del disinteresse è più che altro la mancanza di voglia”; “ammetto che alcune proposte le ritengo noiose”. I vorrei, ma non riesco: “La via di fuga è maturare”.

Ci sono quelli che, come in una favola di Esopo, riescono a trarre una morale edificante: “Non è giusto che noi abbiamo tutto e di più e la possibilità di andare a scuola mentre ci sono persone e bambini che non stanno bene economicamente e non hanno tutti questi privilegi”; anche un po’ sgrammaticati: “E se la Repubblica dovrebbe investire fondi a questi [comportamenti, ndr], sarebbe uno spreco”.

Ci sono i più realisti del re: “In effetti di motivazioni valide non ce ne sono”; “So che è sbagliato mirare al sei e non al dieci, ma io sono abituato a questo e non posso farci  niente”.

Ci sono i rei confessi: “questa è una generazione di svogliati”; “siamo troppo liberi”; “abbiamo avuto tutto nella vita, tutto ciò che ci facesse perdere lo stimolo della curiosità, ormai bloccata già a 3 anni per via della televisione. Totale disinteresse; crediamo che i compiti o lo studio siano punizioni”; “Non è disinteresse, è mancanza di voglia”; “C’è chi pensa che sia tutto un gioco”; “Così scatta il meccanismo ‘ne ho due balle così’ e si fa il minimo sindacale a scuola e si aspetta l’uscita, indipendentemente da che argomento si tratti”; “Non è giusto che vengano tolti dei soldi alla gente che ha lavorato giustamente per tutta la vita e vengano investiti in scuole, per avere delle condizioni buone, se non c’è serietà da parte nostra. Ormai girando per le classi, penso che venire a scuola non è assolutamente per imparare delle cose che ci possano servire nella vita, ma per fare gli stupidi, stare con amici,‘farci i fighetti’”.

Ci sono i velleitari e i visionari: “La scuola la gestiamo da soli”; “Penso ci sia un retrocedimento della società, nei giovani e nell’adolescenza soprattutto e soprattutto per colpa dell’eccessiva innovazione, la vita è troppo facile”.

Ci sono i cinici: “Ritengo che si debba investire per il bene del Paese per assicurare l’uscita di alcune menti brillanti dalle scuole; investono per mantenere un livello di intelligenza tra la popolazione italiana agli occhi del mondo”; “Non investire nell’istruzione provocherebbe gravi danni alle persone addette tipo professori e compagnia e gravi danni alle infrastrutture, penso per il disuso. La Repubblica ovviamente non è al corrente della situazione all’interno della scuola come di tante altre cose”.

Ci sono i costruttivi/collaborativi: “Lo Stato dovrebbe continuare a fare investimenti [ha chiesto se poteva usare questa espressione – ndr] sulle persone che vogliono veramente fare qualcosa”; “Questo tema mi sta facendo pensare e ancora non sono arrivata a una risposta; molto probabilmente non c’è un motivo ragionevole”; “Però sono venuta qua [è straniera comunitaria – ndr] per fare qualcosa in questa vita, per avere un futuro migliore”; “Sono consapevole che a queste domande non c’è una vera e propria risposta”; “La Repubblica deve continuare a investire fondi che arrivano dalle tasse di tutti perché ci sono anche persone a cui interessa seriamente imparare qualcosa”.

Ci sono gli entusiasti a prescindere: “Penso che la Repubblica debba investire su di noi, perché noi siamo il futuro”; “La Repubblica dovrebbe continuare a investire fondi perché una volta che diventiamo più grandi e maturi la voglia di lavorare ci sarà”. Anche qui qualche piccola défaillance: “la Repubblica investe sulla gioventù per avere un futuro migliore  e migliorare il mondo e secondo me a (sic!) qualche speranza”.

Ci sono i futuri elettori consapevoli: “La Repubblica per me è obbligata a mettere fondi sulle scuole, ospedali e servizi pubblici, perché le tasse vengono pagate ed è giusto che le persone siano ricompensate con servizi”; anche con derive post maoiste: “Il mio consiglio sarebbe che quando un alunno aiuta un compagno in difficoltà a fare delle cose dovrebbe essere premiato per le sue azioni così altri vedono e vogliono anche loro il premio”; persino fan dell’eccesso di congiuntivo: “Io ritengo giusto che la Repubblica non ‘finanzi’ con le tasse di tutti le persone a cui della scuola non gliene freghi niente”; “Andare a scuola è un obbligo fino a una certa età, ma anche un diritto quindi dovremmo sfruttarla al meglio. Visto che tutti siamo uguali e tutti hanno il diritto a un insegnamento, secondo me bisognerebbe o cambiare ognuno di noi o chi è serio e vuole raggiungere dei livelli sfrutti ‘sta cosa delle scuole gratis”.

C’è un mondo, in queste frasi estrapolate dai loro lavori. Un mondo che va coltivato come un campo trascurato a lungo, da cui dipende invece la nostra sopravvivenza futura.

Maturità con 100 e lode? Come il “grande slam” al bridge

da Tecnica della Scuola

Maturità con 100 e lode? Come il “grande slam” al bridge
di Lucio Ficara
La recente O.M. n. 13 spiega nel dettaglio a quali condizioni sia possibile attribuire ad uno studente il massimo voto e la lode.
La lode agli esami di Stato? È roba da “Grande Slam”. Raggiungere l’agognato 100 su 100 con lode, rappresenta  veramente un risultato eccezionale che soltanto alunni con un pregevole percorso scolastico e con un curricolo perfetto possono sperare di ottenere. Così come accade nel gioco del bridge, dove per ottenere un Grande Slam bisogna effettuare ai danni dell’avversario ben 13 prese vincenti, anche per ottenere la lode agli esame di Stato, bisogna superare una serie di ostacoli da guinness dei primati. Infatti nell’ordinanza ministeriale n.13 del 24 aprile 2013, all’art. 21 comma 5 è spiegato quanto complesso sia il meccanismo per ottenere la lode agli esami di Stato del II ciclo. Infatti, la Commissione all’unanimità può motivatamente attribuire la lode, soltanto a coloro che conseguono il punteggio massimo di 100 punti senza fruire di nessuna integrazione del punteggio, ovvero a coloro che non viene attribuito, sempre da parte della commissione, un punteggio di bonus aggiuntivo fino a un massimo di 5 punti, cosa possibile nel momento in cui il candidato abbia ottenuto un credito scolastico di almeno 15 punti e un risultato complessivo nella prova d’esame pari ad almeno 70 punti.  Il fatto che il candidato possa avere riconosciuta, da parte della commissione d’esame e all’unanimità, la lode, non solo è una condizione necessaria avere raggiunto autonomamente e sempre all’unanimità , il massimo punteggio in ogni prova, quindi 15/15 nelle tre prove scritte, 30/30 nella prova orale, ma questa non risulta essere sufficiente. Infatti il candidato per arrivare ad ottenere la lode, deve avere ottenuto, sempre con l’unanimità del Consiglio di Classe, il massimo di credito possibile, cioè 25/25. La somma di quanto detto farebbe 100/100, ma ancora questo non garantirebbe la lode al papabile candidato. Infatti oltre a conseguire il credito scolastico massimo complessivo attribuibile senza fruire della integrazione di cui all’art.11, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 23 luglio 1998,n.323, il candidato deve aver riportato negli scrutini finali relativi alle classi terzultima, penultima e ultima solo voti uguali o superiori a otto decimi, ivi compresa la valutazione del comportamento. Ma le prove da “Grande Slam” non sono terminate, perché il credito scolastico annuale relativo al terzultimo, al penultimo e all’ultimo anno nonché il punteggio previsto per ogni prova d’esame devono essere stati attribuiti dal consiglio di classe o dalla commissione, secondo le rispettive competenze, nella misura massima all’unanimità, ai sensi dell’art. 3, commi 1, 2 e 3 del D.M. 16/12/2009, n. 99.  Quindi i candidati destinatari del punteggio massimo di credito scolastico, stante in 8 punti per la classe terza, 8 punti per la classe quarta e 9 punti per la classe quinta, devono avere comunque riportato, negli scrutini finali relativi alla classe terza, alla classe quarta e alla classe quinta, la media dei voti superiore a nove, con nessun voto inferiore a otto ivi compresa la valutazione del comportamento. Ce n’è abbastanza per poter dire che i futuri 100/100 con lode, sono da considerarsi dei campioni da “Grande Slam”.

Più investimenti per scuola e università, ma con quali risorse?

da Tecnica della Scuola

Più investimenti per scuola e università, ma con quali risorse?
di R.P.
Tutti chiedono al neo-ministro un maggiore impegno e più risorse per la scuola. La Flc-Cgil quantifica: ci vogliono almeno 4 miliardi all’anno. Ma il DEF parla di una riduzione della spesa per l’istruzione che dovrà passare dal 4% del PIL (2010) al 3,6% (2015).
Come accade ad ogni cambio di ministro, anche questa volta gli appelli per chiedere la soluzione dei molteplici problemi di cui soffre la scuola italiana si sprecano. L’Anief ha già detto che precariato, organico funzionale e ampliamento del tempo sono le priorità. La valorizzazione della professionalità del personale scolastico rappresenta per Snals e Cisl-Scuola il punto da cui ripartire, mentre Flc-Cgil fa un conto preciso e chiede un investimento di “4 miliardi annui per allineare la spesa per istruzione e ricerca alla media europea”. “Le nostre priorità – dichiara Mimmo Pantaleo, segretario nazionale – sono più occupazione, superamento della precarietà, investimenti in infrastrutture, rinnovo del contratto nazionale”
Senza dimenticare l’obbligo di istruzione a 18 anni e la cancellazione delle norme sulla contrattazione decentrata introdotte a suo tempo dal ministro Renato Brunetta. E, poiché 4 miliardi non bastano per realizzare un programma del genere, la Flc di Pantaleo ha una proposta concreta: “Chiediamo alla Ministra Carrozza di aprire una larga consultazione pubblica per individuare quelle scelte necessarie a fare della conoscenza il riferimento centrale per cambiare un modello di sviluppo ormai al capolinea”.
Per parte sua il Ministro ha già detto di aver ricevuto dal premier Letta la garanzia che non ci saranno ulteriori tagli alle spese per istruzione, ricerca e università. Ma il fatto è che per rispondere anche solo in parte alle richieste che provengono dal mondo della scuola non basta smetterla con i tagli, è necessario aumentare le risorse.
Già da tempo il nostro sito ha segnalato che il DEF prevede una ulteriore diminuzione delle risorse destinate alla scuola che dovrebbero passare dal 4% del PIL (anno 2010) al 3,6% (2015). Finora, però, nessuno ha ancora chiarito come questa previsione possa conciliarsi con la possibilità di aumentare la spesa per la l’istruzione o almeno mantenerla ai livelli attuali.

Carrozza in tour: si parte dal Sud, da Napoli, per fissare le priorità

da Tecnica della Scuola

Carrozza in tour: si parte dal Sud, da Napoli, per fissare le priorità
di P.A.
“Martedì sarò a Napoli alla Città della Scienza, incontrerò la comunità scientifico-accademica di Napoli e andrò anche in una scuola nel cuore di Forcella”. Coi nuovi sottosegretari “nessun problema ideologico”
Parte dunque dal capoluogo campano il ‘tour’ della neo ministra dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, attraverso l’Italia. Ma all’inizio saranno poche le visite, “perché”, dice con convinzione la ministra, “dovrò lavorare molto anche a Roma”. Ma l’idea sarebbe comunque quella di un “giro che partirà dal Sud e arriverà fino al Nord. Cercherò via via di visitare tutto il territorio nazionale, a rotazione, perchè la coesione nazionale è uno dei temi più importanti in questo momento”. “Mi sembra opportuno, quando un ministro si insedia, incontrare tutti, dagli studenti fino ai professori e i rettori, e fare una ricognizione di quello che tutti gli esponenti pensano dello stato attuale dell’università e di quello che c’è da fare. Alla fine del percorso di incontri definiremo le priorità in accordo con il Governo”.
Quanto alla visita di martedì, seconda trasferta del ministro dopo Milano, per capire la situazione del San Raffaele, “ho scelto Napoli e questa volta il sistema pubblico della scuola e dell’università. Dopo quello che è accaduto alla Città della Scienza, questa è una delle aree che ci sta a cuore. E’ nell’interesse del ministero cercare di favorire tutti i progetti che possano portare a un rilancio. So che c’è bisogno delle istituzioni e della nostra presenza, a testimonianza della vicinanza mia e del governo alla comunità scientifica-accademica di Napoli. Questa visita è un modo simbolico per ricominciare a parlare di progetti concreti. Incontrerò tutti coloro che sono sul campo”. La ministra Carrozza spiega pure di avere già parlato coi sottosegretari freschi di nomina: Gabriele Toccafondi, Marco Rossi Doria e Gianluca Galletti. “La prossima settimana sarò a lavorare con loro. Hanno messo a disposizione le loro competenze e troveremo il modo di collaborare. Non credo che ci saranno problemi ideologici. Siamo tutti interessati ad aiutare il mondo della scuola. Mi hanno offerto la loro collaborazione per le loro competenze e non vedo problemi”. Carrozza si è espressa anche sulla riforma Gelmini, precisando che eventuali modifiche non sono prioritarie: “Ho detto che la riforma Gelmini ha alcuni punti che probabilmente necessitano di un cambiamento. Vediamo. Non è questa la mia priorità al momento. In questo momento ci troviamo in una fase organizzativa di insediamento e anche di incontro di tutti gli interlocutori istituzionali”.

Esami di Stato: tempo massimo 32 giorni

da Tecnica della Scuola

Esami di Stato: tempo massimo 32 giorni
di Aldo Domenico Ficara
Il tempo massimo previsto per gli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria di secondo grado sarà di 32 giorni. Entro il 18 luglio è prevista infatti la trasmissione dei risultai al Sidi
L’art. 1 (inizio della sessione d’esame) comma 1 dice che la sessione degli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria di secondo grado ha inizio, in ciascun anno scolastico, nel giorno fissato dal Ministro dell‘Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Per l’anno scolastico 2012/2013, la sessione inizia il giorno 19 giugno 2013. Considerando i due giorni di riunioni preliminari, l’insediamento della commissione giudicatrice avverrà lunedì 17 giugno. L’art. 22 (Pubblicazione dei risultati) comma 6 dice che stante l’anticipazione delle prove d’accesso ai corsi di laurea a numero programmato, per non pregiudicare i diritti degli studenti a partecipare allo svolgimento dei test di accesso all’università, le operazioni di esame di Stato dovranno, comunque, concludersi entro il giorno 18 luglio 2013. Entro la stessa data la scuola sede di esame deve trasmettere al SIDI, nell’area “Esiti esami di Stato”, i dati dei risultati di esame. Considerando i due giorni di riunioni preliminari, l’insediamento della commissione giudicatrice avverrà lunedì 17 giugno. Pertanto il tempo massimo previsto per l’esame di Maturità (Esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria di secondo grado) sarà di 32 giorni. Da notare che la fine delle lezioni prevista per alcune regioni (Calabria, Lazio, Liguria, Piemonte, Sicilia e Valle d’Aosta)per il 12 giugno e l’inizio dei lavori della commissione giudicatrice agli esami di maturità (17 giugno) determinano l’utilizzo di soli 3 giorni per lo svolgimento degli scrutini finali. Da notare infine che il 16 giugno è domenica.