Scuola: super autonomia o super centralismo?

Scuola: super autonomia o super centralismo?

di Cosimo De Nitto

Ho letto attentamente la riflessione di Lucio Ficara dal titolo “Super autonomia scolastica culla di ipocrisia e arrivismo?

Ahimè credo proprio che le cose stiano così. L’espressione “autonomia scolastica” da quando è stata coniata, da quando è stata pensata, ha visto ridurre e deviare sempre più il suo senso. Doveva essere un processo di liberazione delle energie fondato sul coinvolgimento e protagonismo delle comunità scolastiche. Doveva essere un terreno che favoriva la ricerca e la sperimentazione educativa e didattica elevando la qualità della cosiddetta “offerta formativa” (offerta e domanda sono parole che evocano il mercato non la pedagogia) con il conseguente miglioramento della qualità dell’insegnamento e degli insegnanti sempre meno impiegati esecutivi dello Stato, sempre più professionisti “liberi” dell’educazione. La portata culturale dell’autonomia nel corso degli anni ha progressivamente ceduto terreno ad una deviazione semantica che ha visto sempre più ridotte l’interpretazione, la sfera operativa, la normativa ad un campo esclusivamente, miseramente direi, amministrativo-burocratico-gestionale. Dall’autonomia delle scuole si è passati all’autonomia dei dirigenti e del proprio staff, tanto che si continua a scrivere scuole ma in realtà si legge dirigenti, tanto da legittimare la domanda: forse c’era più autonomia e libertà d’insegnamento quando la scuola era statale e centralizzata? Ora non è più statale ma “pubblica”, intendendo con questo attributo il processo di ibridazione cui è stata sottoposta mescolando e considerando sullo stesso piano costituzionale proprietà e gestione statale e privata. E soprattutto non è stato di certo superato il “centralismo” che era stato indicato quale matrice di tutte le negatività. Oggi possiamo affermare che quel centralismo non è stato superato, anzi, mai è stato così portato fino al fondo di tutti gli aspetti che sostanziano la vita delle scuole, dalle scelte contenutistiche, a quelle del curricolo, da quelle gestionali (dirigente manager), a quelle organizzative, da quelle burocratiche, a quelle amministrative, fino a pervadere e condizionare le stesse scelte della didattica, dagli strumenti dell’insegnamento agli strumenti della certificazione (registro elettronico) i quali, lungi dal semplificare e aiutare il lavoro docente ne costituiscono un limite professionale, uno spreco di tempo e intelligenza, e soprattutto un condizionamento e un controllo centralistico sugli aspetti fondamentali (valutazione), ma anche sugli aspetti minuti della professione rendendo vuota di senso l’espressione costituzionale “libertà di insegnamento”.

La “Buona scuola” di Renzi mette una pietra tombale alla cultura dell’autonomia, portando a compimento quel processo che ci ha fatto assistere ad uno strano fenomeno: più si osannava, totemizzava l’autonomia scolastica a parole, più nei fatti (politiche scolastiche, cambiamenti della normativa, “riforme”) si costruiva un nuovo centralismo più feroce, totalizzante, standardizzante, condizionante ogni aspetto anche minimo dell’insegnare e dell’apprendere, dell’essere scuola, del fare educazione.

Forse non è esagerato affermare che i primi a tradire l’autonomia oggi sono proprio coloro che, mentre la osannano così imbalsamata in una formula rituale, retorica, si preparano il colpo finale, quello attraverso cui si passa ad un nuovo centralismo, non più quello dello Stato legittimato dalla Costituzione, ma quello del mercato legittimato dagli interessi dei singoli soggetti, i più forti of course.

Incontro con Alessandro Gallo

Incontro con Alessandro Gallo, autore di “Andrea torna a settembre”, Navarra Editore

di Mario Coviello

galloIl 16 e 17 gennaio 2015 Alessandro Gallo con “Andrea torna a settembre “ Navarra editore, il suo secondo romanzo , incontra gli alunni delle scuole di Bella, Rionero e Potenza nell’ambito dell’ottava edizione del torneo di lettura fra dieci scuole in rete della provincia di Potenza. Il giovane autore napoletano, torna in libreria con un nuovo appassionante romanzo ambientato tra la Campania e la Sicilia: da Castelvolturno e la Terra dei fuochi, territorio di camorra e rifiuti tossici, a Pozzallo e il ragusano dalle belle spiagge dove ogni anno sbarcano centinaia di migranti. Dopo il successo di” Scimmie”, romanzo di formazione nato dalla dura esperienza di vita dell’autore la cui famiglia è stata legata a doppio filo con la camorra, che anche i ragazzi delle scuole di Bella, Muro , Avigliano e Potenza con quelli di tutta l’Italia hanno amato, Gallo propone un romanzo che intreccia la tematica della criminalità organizzata a quella dell’immigrazione e che appassiona i lettori più giovani, e non solo.

E’ la storia di   una donna di nome Andrea che ha imparato a guardare, dal punto più alto, il suo mondo: il Villaggio Coppola e la Domitiana. Con lei Maria che è muta. Ugo che lotta con una pelle scura. Martino pieno di occhi e di speranza. Vincenzo Il lungo e Vincenzo Il corto, il doppio delle mani quando non basta ad allontanare il fuoco di una terra. Assuntina che non capisce ma non s’arrende. Castelvolturno: un mondo dentro cui si muovono i sentimenti e le relazioni di Andrea, fino a quando non inizia il suo viaggio verso Pozzallo, verso l’amore, verso una spiaggia abituata a ricevere cadaveri. Andrea è una donna che urla, bacia e guarisce tutti. Una donna che si spoglia davanti agli uomini e davanti al mare, pur di non rinunciare alla libertà e alla bellezza dell’esistenza. La macchia di un’umanità che vive ovunque e dentro chiunque lotti con tenerezza, forza e rabbia per la vita.

Abbiamo intervistato Alessandro Gallo per capire meglio le ragioni del suo impegno civile con la scrittura e il teatro.

gallo2Dopo il tuo primo romanzo “ Scimmie” sei alla tua seconda “fatica”.Ti senti cresciuto come scrittore ? Quali somiglianze e differenze ci sono tra le due opere ?

Si, sento di essere cresciuto come scrittore ma credo anche come uomo. Credo che i due romanzi si somiglino nello stile della scrittura (breve, scorrevole a tratti ironica e sarcastica) ma raccontano due mondi diversi: in “Scimmie” l’educazione criminale di tre adolescenti di periferia che cercano di “scimmiottare” i grandi, al contrario in Andrea racconto una storia di amore e odio di una donna che non ha voglia di crescere, vuole restare una ragazzina e scappare dai problemi quotidiani.

“Andrea torna a settembre” è ambientato nel “Villaggio Coppola”che si trova nella” terra dei fuochi”, un tuo luogo di impegno civile. Perché dopo Napoli hai deciso di raccontare CastelVolturno in Campania e la Sicilia di Pozzallo ?

Avevo voglia di raccontare storie di luoghi spesso trascurati o, peggio ancora, raccontati male, raccontati da un solo punto di vista. La Terra dei fuochi è anche una Campania Felix dove esistono comunità che stanno costruendo bellezze. In Andrea è questo che ho scelto di raccontare: quelle bellezze che spesso si fa finta di non vedere.

Come in “ Scimmie” i tuoi personaggi vivono e crescono come gruppo. Andrea , la tua protagonista, viene raccontata con Ugo, Mariolino, Assuntina, Maria e tante altre figure significative positive e negative. Perché ami questo modo di raccontare ? Cosa rappresenta e significa ciascuno di questi personaggi nel romanzo? Quali aspetti di te ciascuno di essi racconta ?

Sono del parere che il protagonista di un romanzo per renderlo tale c’è bisogno che attorno al suo mondo, al suo vissuto, ci siano altri protagonisti che l’accompagnano lungo tutto il percorso della storia. Questi sono per Andrea Mariolino (il ragazzo timido) Ugo (il pugile di colore arrabbiato con se stesso e con il mondo) Assuntina( la ragazzina che nessuno vuole come amica e come fidanzata) Maria (la piccola e fragile dal cuore tenero e dal sorriso incantevole). Questi ragazzi, assieme ad Andrea rappresentano una generazione troppo spesso trascurata, lasciata sola davanti alle mille difficoltà quotidiane. Una generazione che spesso quando cade fa fatica a rialzarsi, fa fatica a ripartire da zero.

Andrea chi è? Quanto in Andrea c’è di Alessandro Gallo, ragazzo di quindici anni che scopre il padre legato alla camorra e Gallo attore, scrittore, educatore di oggi ?

In Andrea, al contrario di Scimmie, non c’è nulla di autobiografico. Andrea vuole rappresentare la fragilità femminile davanti ad un mondo dove il maschio sembra vincere sempre su tutto, ma non sarà così per questo romanzo.

Andrea decide di crescere quando abbandona il suo terrazzo da dove affermava sugli abitanti del villaggio Coppola “ li spio di notte e li servo di giorno” e accetta il consiglio di Raffaele “ Vivi bene Andrea, un passo alla volta, lavora per un presente diverso e vedrai che ti sentirai meglio..”. Alle migliaia di giovani che incontri nelle scuole con i tuoi libri e i tuoi spettacoli, se ho capito bene, è proprio questo che vuoi raccomandare..?

Assolutamente si.

galloIl tuo romanzo è attraversato dal contrasto tra bellezza e schifo, verità e menzogna,realtà e finzione. Andrea grida ai suoi amici impegnati “ Scappo dalla vostra insopportabile voglia di vedere sempre il bello in questo schifo”. E in effetti nel romanzo non ti fai mancare niente, camorra, droga,usura , tratta degli immigrati, combattimenti clandestini che possono portare alla morte, stupro quotidiano di una giovane vittima, soprattutto un ambiente inquinato, malato, la sporcizia, il sudore. E quindi possibile trovare e vivere la bellezza, il sorriso, i colori anche nel villaggio Coppola e a Pozzallo ?

Certo. Siamo ormai abituati a credere che la bellezza sia solo una questione di forma ma non è così. Castel Volturno, come Pozzallo e come qualsiasi altro luogo di una provincia sperduta di questo paese nasconde bellezze rare, sta a noi, sensibili narratori, scovarle e raccontarle.

Le famiglie che racconti sono famiglie in crisi e dedichi il tuo libro a Francesco e Raffaella, i tuoi figli se non sbaglio, che chiami “gioie mie “ E allora ?

Raffaella è mia moglie e Francesco (un anno e mezzo) è mio figlio. Ho dedicato questo romanzo a loro perché per me questo romanzo rappresenta l’inizio di un percorso nel raccontare storie che nessuno vuole raccontare e ho bisogno di averli sempre al mio fianco. Posso rinunciare a tutto ma non al loro amore.

Il tuo romanzo mi ha emozionato e coinvolto. Lo porti nelle scuole, come ho visto su Youtube ,con grande successo. Anche tu come Andrea con la tua vita vuoi dirci “ Questo Villaggio bisogna viverlo faccia a terra, strofinare le mani e il viso sull’asfalto…..?

Da qui bisogna partire: dai ragazzi. Ogni altro tentativo di divulgazione della scrittura e della lettura sembra sia inutile per me.

Hai raccontato che riesci a scrivere solo della realtà che vivi. Perchè ci racconti le persone di Castelvolturno che hai conosciuto in “Andrea torna a settembre”, come Salvatore, Marcello che ha fatto la copertina del libro, il barista, il bidello…..?

Ho pensato che sia giusto e più utile far sì che tutte le storie e i personaggi positivi del romanzo fossero veri e far sì che la realtà possa superare la finzione.

Raccontaci come scrivi. Sei metodico, rileggi, correggi, hai un tuo primo lettore di cui ti fidi?

Amo scrivere la mattina presto o a notte inoltrata. Ho bisogno di silenzio. Quando scrivo non amo rileggere subito ma far passare del tempo, allontanarmi un attimo dalla storia e rientrarci di nuovo a mente lucida.

Ed infine la tua scrittura spezzata, rotta, nervosa, fulminante e i titoli dei tuoi capitoli, come nascono, quali sono i tuoi punti di riferimento letterari.

Non ho riferimenti letterari ma amo pensare ai miei racconti, ai miei romanzi, come dei copioni. E’ il teatro il mio luogo dal quale partire per raccontare storie, in particolare la narrazione, la scrittura orale: ascoltare, narrarle e poi trascriverle. Non mi sento uno scrittore, ma un narratore.

Scuola, iscrizioni dal 15 gennaio. E da oggi ci si può registrare

da Repubblica.it

Scuola, iscrizioni dal 15 gennaio. E da oggi ci si può registrare

di SALVO INTRAVAIA

Un mese di tempo per scegliere la “migliore” scuola e per decidere come proseguire gli studi dopo la media. Da oggi , chi non lo avesse ancora fatto, potrà avviare la fase di registrazione al sito www.iscrizioni.istruzione.it e da giorno 15 potrà effettuare l’iscrizione online al primo anno della scuola primaria, secondaria di primo e secondo grado. Ci sarà tempo fino alla mezzanotte del 15 febbraio. L’iscrizione agli anni intermedi viene curata direttamente dalla scuola. Per iscrivere i figli alla frequenza dell’anno scolastico 2015/2016 occorre effettuare quattro passaggi. “Individuare la scuola d’interesse (anche attraverso l’aiuto di “Scuola in Chiaro”)”, spiega l’annuale circolare sulle iscrizioni, che si potranno effettuare esclusivamente via web. E ancora.

“Registrarsi sul sito www.iscrizioni.istruzione.it, seguendo le indicazioni presenti”, quindi “compilare la domanda in tutte le sue parti”, da inviare alla scuola sempre attraverso internet. Infine, “il sistema “Iscrizioni on line” si farà carico di avvisare le famiglie, via posta elettronica, in tempo reale dell’avvenuta registrazione o delle variazioni di stato della domanda”. Attraverso una funzione web, i genitori potranno anche seguire in ogni momento l’iter della domanda. Lo scorso anno, due famiglie su tre riuscirono nell’intento da casa. La rimanete parte  –  circa mezzo milione di famiglie  –  fu costretta, per mancanza di collegamento o di un computer domestico, a rivolgersi alle segreterie scolastiche per risolvere il problema burocratico.

Quasi nessuna novità rispetto all’anno scorso. Le iscrizioni nella scuola dell’infanzia si effettueranno ancora una volta attraverso la vecchia modalità cartacea. Per i piccoli della scuola dell’infanzia e della primaria, sarà sempre possibile optare per l’anticipo. Per sfruttare la possibilità offerta dalla normativa, i piccoli della scuola dell’infanzia devono compiere tre anni entro il 30 aprile 2016. Entro la stessa data, i bambini della scuola elementare dovranno avere festeggiato il loro sesto compleanno per potere entrare in classe. Per la scelta dell’indirizzo dopo la licenza media, occorrerà fare alcune ricerche per capire quale istituto offre la migliore offerta formativa. Ma spesso la scelta ricade sull’istituto più vicino.

Quest’anno, a preoccupare dirigenti scolastici e docenti è il calo della popolazione scolastica che ha già iniziato a fare sentire i suoi effetti. Il calo di 9mila iscritti nella scuola dell’infanzia e di quasi 20mila nella scuola secondaria di primo grado si ripercuoteranno all’elementare e al superiore. La previsione di un ridimensionamento, dovuto al calo delle nascite e alla crisi che ha indotto molti stranieri a lasciare il nostro Paese, della popolazione scolastica fa paura agli addetti ai lavori perché nei prossimi anni metterà in pericolo migliaia di cattedre. Per questa ragione la concorrenza tra le scuole per accaparrarsi un maggior numero di iscrizioni possibile è sempre più serrata.

Workshop formativo per la stesura di progetti Erasmus Plus

Workshop formativo per la stesura di progetti erasmus plus

ANP in collaborazione con Dirscuola Soc. coop. a r.l., ente di formazione accreditato MIUR, continua il percorso formativo Erasmus Plus con l’organizzazione di un workshop di progettazione avanzata, finalizzato all’acquisizione delle capacità e delle tecniche per rispondere al meglio ai bandi del programma Erasmus Plus d’interesse.

L’obiettivo del workshop è acquisire strumenti pratici per permettere ai partecipanti di preparare la loro candidatura di Erasmus Plus (bando 2015), in particolare le Azioni chiave 1 e 2 (KA1 e KA2) che coinvolgono a vari livelli le scuole. L’attenzione è su come scrivere il proprio progetto guidati dal tutor esperto in progettazione europea. Il workshop, pertanto, si propone di offrire un percorso formativo ad hoc che sulla base del formulario di candidatura (e-form) e delle tecniche di gestione del ciclo di progetto utilizzate dalla Commissione europea, combinerà lavori di gruppo, spiegazioni tecniche ed esercitazioni pratiche finalizzate alla stesura di un progetto.

Destinatari:

Dirigenti, DSGA e docenti formati durante i corsi residenziali sulla Progettazione europea e il Programma Erasmus Plus tenuti nei mesi scorsi da Anp e Dirscuola
Dirigenti, DSGA e docenti che abbiano acquisito conoscenze tramite corsi analoghi sulla Progettazione europea
Dirigenti, DSGA e docenti che abbiano già esperienza di Progettazione europea

Tipologie:

1.       Workshop Azione chiave 1: mobilità staff scuola e studenti

2.       Workshop Azione chiave 2: partenariato strategico

L’intervento si svolgerà presso la scuola richiedente, a favore di personale della scuola o di una rete di scuole di cui la scuola è capofila.

Il numero di partecipanti a ciascun workshop è fissato a massimo 12 persone.

Costo dell’intervento 800 € + eventuali spese di trasferta del formatore.

Durata e contenuti:

Il workshop di 7 ore è articolato nei seguenti moduli:

–        Progettazione per obiettivi e brainstorming sulle idee progettuali

–        Analisi: entità, attori-chiave, problemi, obiettivi, ambiti di intervento

–   Progettazione: gestione del progetto, partenariato, budget, rischio, programmazione temporale delle attività (compreso il Gantt-chart)

–        Disseminazione, impatto, sostenibilità e relativi indicatori

I formatori

Il programma sarà sviluppato da esperti in progettazione e politiche europee, sovvenzioni, gare d’appalto e bilancio dell’Unione europea: Cristina Ceccarelli, Gianna Li Calzi, Erika Nemes.

Ogni workshop sarà curato da uno di questi tutor, che affiancherà i partecipanti durante i lavori.

I workshop territoriali saranno intensificati in vista delle prossime scadenze (4 marzo 2015 KA1 e 31 marzo 2015 KA2), ma potranno essere organizzati durante tutto l’anno su richiesta delle scuole che desiderino iniziare ad impostare il lavoro per il 2016.

Per prenotazioni e informazioni segreteria@dirscuola.it

Rsu, al via la sfida sindacale

da ItaliaOggi

Rsu, al via la sfida sindacale

Parte la raccolta delle firme per le liste. Si vota il 3, 4 e 5 marzo. Obiettivo minimo: 5%. Questa volta potranno essere eletti anche i precari

Carlo Forte

Sindacati ai blocchi di partenza in vista dell’avvio delle procedure elettorali per il rinnovo delle rappresentanze sindacali unitarie delle scuole. L’annuncio delle elezioni, che nella scuola riguarderanno circa un milione di lavoratori, e il contestuale inizio della procedura elettorale è fissato ad oggi, 13 gennaio.

E da domani le organizzazioni sindacali potranno iniziare a raccogliere le firme per la presentazione delle liste.

Sempre dal 14 gennaio le scuole dovranno mettere a disposizione dei sindacati l’elenco generale alfabetico degli elettori. E dovranno consegnarlo in copia a tutte le organizzazioni sindacali che ne fanno richiesta. I termini sono contenuti nel protocollo per la definizione del calendario delle votazioni per il rinnovo delle rappresentanze unitarie del personale dei comparti, siglato il 28 ottobre scorso. Il termine entro il quale dovranno essere presentate le liste elettorali è stato fissato al 6 febbraio prossimo. Le elezioni avverranno il 3, il 4 e il 5 marzo.

La principale novità di quest’anno è che potranno candidarsi anche i precari. Purché siano stati assunti con un contratto almeno fino al 30 giugno. La novità è stata introdotta con una modifica al contratto quadro del 1998, sottoscritta con un accordo a parte il 28 novembre scorso. Viene rimossa, così, una stortura del precedente sistema elettorale, che precludeva ai precari l’accesso alle candidature. Anche in questo caso ci si adegua alle norme dell’Unione europea, che vietano trattamenti discriminatori tra lavoratori che fanno lo stesso mestiere. A nulla rilevando la durata del contratto di lavoro.

L’accesso dei precari all’elettorato passivo apre nuovi scenari, perché così facendo le organizzazioni sindacali potranno individuare i candidati con maggiore facilità, potendo giovarsi anche delle nuove leve, prima relegate al ruolo di meri elettori. Le elezioni per il rinnovo delle rappresentanze sindacali unitarie serviranno, oltre che per eleggere i rappresentanti sindacali scuola per scuola, anche e soprattutto per valutare il peso dei sindacati.

La rappresentatività sindacale, infatti, si calcola facendo la media tra il numero degli iscritti (le deleghe in busta paga) e il numero dei voti alle Rsu. Il 50% della rappresentatività viene calcolata facendo riferimento agli iscritti e il restante 50% sulla base dei voti. Per ottenere la rappresentatività, requisito essenziale per avere accesso ai tavoli della contrattazione collettiva, è necessario che l’organizzazione sindacale raggiunga almeno il 5% del tasso di rappresentatività complessivo.

Il mancato raggiungimento della soglia del 5% comporta l’esclusione dai tavoli negoziali e dalle prerogative sindacali (distacchi e permessi). I distacchi e i permessi, peraltro, sono ormai ridotti al lumicino. Perché hanno subito due decurtazioni molto incisive. La prima, operata dal governo Berlusconi, che ha cancellato il 15% dei distacchi e dei permessi sindacali e la seconda, adottata dal governo Renzi, che ha ridotto di un ulteriore 50% quello che era rimasto dopo il taglio del governo precedente. Resta il fatto, però, che la kermesse elettorale, che si rinnova ogni tre anni, è un momento di grande importanza perché consente ai lavoratori del pubblico impiego di scegliere i loro rappresentanti presso le scuole di servizio e di legittimare le organizzazioni sindacali, direttamente, con un semplice voto di preferenza.

Le consultazioni riguarderanno tutto il pubblico impiego, che occupa nel suo insieme 3.343.999 persone. Di questi, 1.005.840 unità lavorano nella scuola (al netto dei dirigenti scolastici che sono 7.482).

Un altro anno senza il parlamentino della scuola Perchè la riforma degli organi collegiali è in alto mare

da ItaliaOggi

Un altro anno senza il parlamentino della scuola Perchè la riforma degli organi collegiali è in alto mare

Una parola decisiva sul cspi si potrà avere con la fase 2 della riforma della scuola

Giovanni Scancarello

Troppo complicata la democrazia per la pubblica istruzione. Il governo rimanda ancora una volta a settembre l’elezione del massimo organo collegiale consultivo della scuola, il consiglio superiore della pubblica istruzione (Cspi). Ampliata di un anno anche la moratoria dei previsti pareri per gli atti adottati in sua assenza dal governo. È quanto stabilito dall’ultimo decreto milleproroghe. Si ricorderà la querelle (si veda Italia Oggi del 9 dicembre 2014) registrata a seguito della sentenza del Tar Lazio dell’ottobre 2013 che aveva condannato e commissariato il miur per inerzia nell’elezione del Cspi, previsto dal decreto legislativo 30 giugno 1999, n. 233 in sostituzione del consiglio nazionale della pubblica istruzione (Cnpi), soppresso nel 2012.

Dopo l’insediamento del commissario ad acta lo scorso maggio e un’ulteriore pronunciamento dello scorso novembre del Tar Lazio per l’emanazione dell’ordinanza prevista dall’art. 2, comma 9, del decreto 233 recante le scadenze e le modalità delle elezioni, il termine precedentemente fissato al 30 giugno dal decreto legge 90/2014 è stato adesso rimandato al prossimo 30 settembre dall’ultimo decreto legge 31 dicembre 2014 n. 192 (decreto milleproroghe). Rinviata al 31 dicembre 2015, sempre dal Milleproroghe, anche la validità degli atti adottati dal governo in assenza del previsto parere obbligatorio.

Sull’applicazione del dlvo 233/99, erano sorti problemi sin dall’inizio, proprio per la complessità tecnica dell’organizzazione delle elezioni, per cui all’epoca fu proposto all’ufficio legislativo del Mpi di procedere con il sistema delle elezioni di secondo livello, cioè con il suffragio dei grandi elettori individuati nei consigli scolastici locali, la cui nascita dipendeva dal consiglio scolastico regionale anch’esso introdotto dalla riforma del ’99.

La vicenda si è avvitata in un circolo vizioso, il Cspi è rimasto solo sulla carta anche se nel decreto era previsto come fino all’insediamento dei nuovi organi collegiali sarebbero dovuti restare in carica quelli esistenti all’atto della sua adozione, ovvero il Cnpi, i consigli scolastici provinciali e distrettuali.

La scelta potrebbe essere quella di spingere sull’acceleratore delle reti che sembrano destinate a rappresentare l’articolazione intermedia tra scuole dell’autonomia e territorio preferita dai sostenitori, per così dire, della visione tecnocratica dell’autonomia. Se ne parla sin dai tempi del decreto semplificazioni del 2012 in cui si richiamano temi centrali anche oggi come l’organico funzionale.

Ma serve intraprendere una direzione chiara. Se bisogna investire sul profilo manageriale e amministrativo del dirigente scolastico, allora come si spiega il taglio degli esoneri dei vicepresidi e l’esclusione dalla dirigenza unica? Se invece bisogna restituire centralità alla collegialità, soprattutto quella che serve per superare l’autoreferenzialità delle scuole e collegarle al territorio, allora perché rimandarne da quindici anni la riforma? Ora bisognerà capire se il nodo sarà affrontato con la fase due della riforma annunciata dal governo Renzi.

Cessazioni: attenti alla scadenza del 15 gennaio 2015

da La Tecnica della Scuola

Cessazioni: attenti alla scadenza del 15 gennaio 2015

L.L.

La scadenza riguarda le domande (e le revoche) di cessazione dal servizio per raggiungimento del limite massimo di servizio, di dimissioni volontarie, di trattenimento in servizio per il raggiungimento del minimo contributivo e di trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale da parte del personale docente e Ata che non abbia ancora raggiunto il limite di età o di servizio, con contestuale riconoscimento del trattamento di pensione. Esclusi i Dirigenti scolastici, per i quali il termine resta fissato al 28 febbraio

Per le cessazioni dal servizio dal 1° settembre 1015 la scadenza da tener presente è il 15 gennaio 2015, fissata con D.M. 886 del 1° dicembre 2014 trasmesso con Nota prot.n. 18851 dell’11 dicembre 2014.

La scadenza riguarda le domande e le revoche delle stesse da parte del personale docente, educativo e A.T.A. di ruolo, compresi gli insegnanti di religione, impiegato con lavoro a tempo indeterminato, di cessazione dal servizio per raggiungimento del limite massimo di servizio, di dimissioni volontarie e di trattenimento in servizio per il raggiungimento del minimo contributivo.

Mentre per le cessazioni dal servizio le domande devono essere trasmesse esclusivamente tramite Istanze on-line (ad eccezione del personale in servizio all’estero e per il personale delle province di Trento, Bolzano ed Aosta, per i quali il modulo è cartaceo), le domande di trattenimento in servizio per raggiungere il minimo contributivo continuano ad essere presentate in forma cartacea.

Sempre entro il 15 gennaio devono essere presentate le domande di trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale da parte del personale docente e Ata che non abbia ancora raggiunto il limite di età o di servizio, con contestuale riconoscimento del trattamento di pensione.

Non vale il termine del 15 gennaio per le domande da parte dei Dirigenti scolastici, ma resta confermata la scadenza del 28 febbraio stabilita dall’art. 12 del C.C.N.L. per l’Area V della dirigenza sottoscritto il 15 luglio 2010.

Le domande di pensione, invece, dovranno essere inviate direttamente all’Ente Previdenziale, esclusivamente attraverso le seguenti modalità:

  1. presentazione della domanda on-line accedendo al sito dell’Istituto, previa registrazione;
  2. presentazione della domanda tramite Contact Center Integrato (n. 803164);
  3. presentazione telematica della domanda attraverso l’assistenza gratuita del Patronato.

Di seguito riepiloghiamo i requisiti necessari per poter andare in pensione.

 

Regole ante Legge Fornero

Tutti coloro che hanno maturato i requisiti seguenti, entro il 31 dicembre 2011, rimangono soggetti al regime previgente per l’accesso e per la decorrenza del trattamento pensionistico di vecchiaia e di anzianità e non sono soggetti, neppure su opzione, al nuovo regime sui requisiti di età e di anzianità contributiva, fermo restando che si applica anche a loro il regime contributivo pro-rata per le anzianità maturate a decorrere dallo gennaio 2012.

Quindi il personale che alla data del 31 dicembre 2011 ha maturato i requisiti per l’accesso al pensionamento vigenti prima del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201 (sia per età, sia per anzianità contributiva, sia per somma dei requisiti di età e anzianità contributiva – cd. “quota”), e compie i 65 anni di età entro il 31 agosto 2015 dovrà essere collocato a riposo d’ufficio.

Pensione di anzianità

I requisiti necessari per l’accesso al trattamento pensionistico di anzianità sono di 60 anni di età e 36 di contribuzione o 61 anni di età e 35 di contribuzione, maturati entro il 31 dicembre 2011. Fermo restando il raggiungimento della quota 96, i requisiti minimi che inderogabilmente devono essere posseduti alla suddetta data, senza alcuna forma di arrotondamento, sono di 60 anni di età e 35 di contribuzione. L’ulteriore anno eventualmente necessario per raggiungere la “quota 96” può essere ottenuto sommando ulteriori frazioni di età e contribuzione (es. 60 anni e 4 mesi di età, 35 anni e 8 mesi di contribuzione).

Il diritto al trattamento pensionistico di anzianità si consegue inoltre, indipendentemente dall’età, in presenza di un requisito di anzianità contributiva non inferiore a 40 anni maturato entro il 31 dicembre 2011.

Pensione di vecchiaia

I requisiti utili per la pensione di vecchiaia sono di 65 anni di età per gli uomini e 61 di età per le donne, con almeno 20 anni di contribuzione (15 per chi è in possesso di anzianità contributiva a131 dicembre 1992) se posseduti entro la data del 31 dicembre 2011.

 

Nuovi requisiti

Per il personale che non rientra nelle fattispecie di cui sopra, per l’anno 2015 le regole da applicarsi sono le seguenti:

Pensione di vecchiaia

Il requisito anagrafico è di 66 anni e 3 mesi compiuti entro il 31 agosto 2015 (collocamento d’ufficio) o, a domanda, entro il 31 dicembre 2015, sia per gli uomini che per le donne, con almeno 20 anni di anzianità contributiva.

Pensione anticipata

Si può conseguire, a domanda, solo al compimento di 41 anni e 6 mesi di anzianità contributiva, per le donne, e 42 anni e 6 mesi per gli uomini da possedersi entro il 31 dicembre 2015, senza operare alcun arrotondamento. Per i dipendenti con età inferiore a 62 anni la norma prevedeva una penalizzazione, cancellata dalla Legge di Stabilità. Infatti, con effetto sui trattamenti pensionistici decorrenti dal 1° gennaio 2015, limitatamente ai soggetti che maturano il previsto requisito di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2017, pur non possedendo 62 anni di età anagrafica, non si applicano più le penalizzazioni previste dalla Legge Fornero per l’accesso alla pensione anticipata.

Opzione donna

Le lavoratrici possono conseguire il diritto al trattamento pensionistico di anzianità, in presenza di un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e di un’età pari o superiore a 57 anni (requisito anagrafico da adeguarsi, a partire dallo gennaio 2013, agli incrementi della speranza di vita) a condizione che optino per la liquidazione secondo le regole di calcolo del contributivo (disposizione prevista, in via sperimentale, solo per pensioni decorrenti entro il 31 dicembre 2015).

I requisiti anagrafici e contributivi (57 anni e 3 mesi e 35 anni) devono essere maturati entro e non oltre il 31 dicembre 2014.

A tale proposito si segnala che si è ancora in attesa di chiarimenti sui termini previsti dalla norma; infatti, l’Inps ha chiesto al Ministero del Lavoro se il 31 dicembre 2015 di cui sopra sia il termine ultimo per la maturazione dei requisiti da parte delle lavoratrici interessate o se rappresenti invece il termine di riferimento per la decorrenza della pensione.

Revisione delle classi di concorso: atto unilaterale del Miur?

da La Tecnica della Scuola

Revisione delle classi di concorso: atto unilaterale del Miur?

 

Le basi programmatiche per il prossimo anno scolastico stanno per essere rese note dal Miur, infatti siamo già in forte ritardo per pensare che ci possa essere tempo per ragionare con i sindacati ed eventualmente anche col Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione.

In buona sostanza a viale Trastevere si stanno rivedendo i nuovi regolamenti delle classi di concorso, senza informare i sindacati e senza avere i pareri favorevoli da parte degli organi preposti dalla legge. Se così fosse, significherebbe che la revisione delle classi di concorso sta per essere emanata di fatto, da un atto unilaterale del Miur.

Per rendere possibile tutto questo, il Governo ha emanato, con il Decreto “mille proroghe” del 31 dicembre 2014 n. 192, e precisamente con il comma 6 dell’art. 1, la proroga dei termini per indire le elezioni del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione previsto dal D.L.vo n. 233/1999. Quindi una proroga discutibile, che sospende di fatto i pareri di questo organo di vigilanza, sui regolamenti emanati dal Miur. Dunque senza alcuna vigilanza e senza rendere conto ai sindacati della scuola, il Miur starebbe per pubblicare il regolamento delle nuove classi di concorso. Si tratta sicuramente di un provvedimento tanto atteso, ma che lascia tutti con il fiato sospeso.

Chi insegnerà cosa? Questa è la domanda che si fanno migliaia di docenti. Infatti il provvedimento di revisione delle classi di concorso è un tema delicato e molto complesso, che coinvolge trasversalmente tutti gli insegnamenti e tutti i docenti. Inoltre da tale provvedimento ci saranno ripercussioni di carattere didattico e di natura professionale per i docenti. Si privilegerà l’insegnamento specifico o le macro aree didattiche? Tutti potranno insegnare tutto ciò che comporta la propria area di competenza o prevarrà la specificità delle abilitazioni all’insegnamento? Domande non di poco conto, che forse sarebbe stato meglio discutere con i sindacati, sentendo i pareri degli organismi competenti. Tuttavia è notizia quasi certa che presto il Miur informerà sulle decisioni della revisione delle classi di concorso.

Nuovo concorso Ds: contenziosi in arrivo

da La Tecnica della Scuola

Nuovo concorso Ds: contenziosi in arrivo

Non è ancora stato bandito e già si parla di magistratura. Nuovo concorso Ds con ricorsi e contenziosi in arrivo? A quanto pare sembra proprio di sì.

Non si conosce ancora con esattezza il contenuto del bando, ma dalle tante indiscrezioni si ricava che ci sarà una riserva di posti solo per i partecipanti ricorrenti del precedente concorso del 2004 e non dell’ultimo; altro punctum dolens è l’eventuale partecipazione dei precari con più di 5 anni di servizio (e sono naturalmente tantissimi) al concorso.

Su questi temi controversi si prepara a dare battaglia l’Anief che in un duro comunicato afferma: “Sono più di 1.400 le sedi scoperte all’avvio di quest’anno scolastico, con istituti dati in reggenze proprio mentre saranno cancellati dal prossimo anno scolastico gli esoneri e i semi-esoneri ai vicari per effetto delle modifiche introdotte dalla legge n. 190 del 23 dicembre 2014 al Testo unico, vicari costretti già a ricorrere al giudice del lavoro per farsi riconoscere il pagamento dell’indennità loro spettante e negata dal 2010 per ragioni finanziarie. Per l’ufficio legale dell’Anief, è evidente che il comma 2-ter dell’articolo 1 della legge n. 87 del 5 giugno 2014, introdotto in sede di conversione del decreto legge n. 58/2014, miri a sanare il contenzioso pendente avverso tutte le precedenti procedure concorsuali ancora sub iudice che non possono essere ridotte per distrazione del legislatore a quelle relative al 2004 o alla specifica vicenda siciliana, che pure ha visto partorire un altro intervento normativo. Il caso opposto, infatti, violerebbe in maniera elementare i principi di buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione e di uguaglianza della Costituzione”.

Ciò significa che non è legittimo discriminare i candidati ricorrenti del concorso 2011 rispetto ai concorsi precedenti. Pertanto, il sindacato invita il ministro Giannini a prevedere l’ammissione alla quota di riserva dei posti, che dall’ultima informativa si intende realizzare nell’ammissione diretta alle prove scritte, anche per tutti quei candidati ricorrenti che hanno un contenzioso attivo con sentenza non definitiva avverso il Ddg del 13 luglio 2011. In caso contrario, un nuovo ricorso al Tar Lazio deciderà la loro ammissione con riserva vista la palese discriminazione denunciata.

Battaglia senza esclusione di colpi sarà anche per i precari per i quali, secondo l’Anief, in virtù della sentenza n. 5011/2014 del Tar Lazio, confermata in sede cautelare dal Consiglio di Stato, il Miur dovrà prevedere la partecipazione al concorso se in possesso di cinque anni di servizio, pena un nuovo ricorso al Tar dagli esiti scontati per la richiesta di immissione con riserva alle prove preselettive.

Ormai è chiaro e le esperienze degli anni precedenti lo confermano: non c’è concorso dirigenti senza l’intervento della magistratura…

Il comitato “Quota 96″ dice no all’inserimento nell’organico funzionale proposto dalla ministra Giannini

da La Tecnica della Scuola

Il comitato “Quota 96″ dice no all’inserimento nell’organico funzionale proposto dalla ministra Giannini

I docenti/Ata “Quota96scuola” dicono no all’inserimento nell’organico funzionale e a qualsiasi provvedimento che non abbia come finalità il diritto (ostinatamente e ingiustamente negato) al pensionamento.

I sottoscritti lavoratori “Quota 96” della scuola non possono assistere passivi all’ennesima proposta penalizzante prospettata per ‘risolvere’ la loro assurda situazione.

Fortemente esasperati ma non rassegnati dopo tre anni di promesse, rinvii, emendamenti bocciati con il pretesto di insufficienti coperture economiche (che venivano poi sistematicamente usate in altri campi).

Convinti – come sarebbe dovuto accadere nel normale rispetto delle più elementari regole di una democrazia parlamentare – che l’approvazione, con larghissima maggioranza, alla Camera del D.L. Madia, avrebbe portato fine all’ingiustizia che li ha brutalmente colpiti, essi si sono visti stralciare in Senato il provvedimento loro dedicato, mentre rimaneva quello a favore di altre categorie che nulla hanno a che vedere con la P.A, accusando l’ennesima umiliante indifferenza e sottovalutazione della loro situazione.

Spesso offesi e dileggiati alla stregua di questuanti, blanditi da promesse dimenticate il giorno dopo, essi sono invece ancora fermamente decisi a lottare, finché resterà loro una stilla di energia, perché l’ingiustizia venga sanata, dopo vari ordini del giorno, condivisi in Aula da maggioranza ed opposizione, ma poi regolarmente negletti dal Governo. Per tutto questo, chiedono al Governo una definitiva soluzione del loro problema, vale a dire un provvedimento urgente che consenta, a tutti coloro che desidereranno esercitarlo, il pensionamento al 1° settembre 2015, ripristinando così un diritto che già avevano maturato al momento dell’entrata in vigore della legge Fornero e che da tre anni viene misconosciuto.

In particolare, i docenti di Quota 96 ritengono inaccettabile e lesiva della loro dignità professionale (qualora l’opinione diffusa da vari rappresentanti del governo fosse confermata) l’ipotesi di risolvere la loro problematica con un intervento calato dall’alto, mediante cioè il loro ventilato inserimento in un organico funzionale con ruoli polivalenti non ben definiti (a detta del ministro Giannini «meno duri» della lezione frontale), nella convinzione che per le loro precarie condizioni psicofisiche non siano più in grado di espletare in modo adeguato il loro ruolo nel campo della didattica, l’unico in cui invece posseggono le migliori competenze, formatesi attraverso una lunga pratica.

È ben risaputo che quello degli insegnanti è un lavoro usurante, dunque non ‘stanchezza’ ma ‘usura’ comporta l’impegno gravoso dell’educare, istruire e formare i futuri cittadini. Impegno reso sempre più arduo e complesso da una società in rapida evoluzione, in cui la scuola rappresenta uno dei pochi luoghi nei quali i nostri ragazzi possono trovare attenzione ai loro bisogni.

Tuttavia sappiano i legislatori che la gran parte delle difficoltà che i Quota 96, al pari di tutti gli altri lavoratori ultrasessantenni, incontrano nelle loro quotidiane attività lavorative, sono per lo più imputabili a ordinari problemi di salute, con connessi disturbi fisici propri dell’età e del logoramento subentrato dopo 40 anni di professione.

Tali disturbi, che certamente non verrebbero meno qualora questi lavoratori venissero utilizzati in altre mansioni, non sarebbero compensati da alcun vantaggio, per cui l’operazione si tradurrebbe in uno spreco sotto tutti i punti di vista.

Per tutti questi motivi, i lavoratori Quota 96, rifiutando ogni altra soluzione, chiedono semplicemente che anche all’anno scolastico 2011/12 venga applicata, seppur con tre anni di ritardo, la stessa legge che da sempre, prima e dopo tale anno scolastico, regola l’accesso alla pensione nel comparto scuola, senza cercare pretesti, che assumerebbero l’unica valenza dell’arbitrario accanimento verso chi ha dedicato la propria esistenza professionale agli altri e che trova ben altro riconoscimento dove l’educazione non è una parola vuota, ma un valore fondamentale di una società. Da non sottovalutare inoltre che il loro pensionamento consentirebbe l’immediata stabilizzazione di altrettanti giovani precari, portatori di nuove energie e potenzialità.

Gilda su Decreto Tfa: ritardo vergognoso

da tuttoscuola.com

Gilda su Decreto Tfa: ritardo vergognoso

Il ritardo con cui è stato pubblicato il decreto ministeriale 966 riguardante i Tfa, che era atteso entro il 31 maggio scorso (il DM è stato pubblicato il 24 dicembre 2014, ndr), è vergognoso e ingiustificabile e svilisce il ruolo dei docenti tutor coordinatori ai quali viene negato il diritto di svolgere dignitosamente il proprio ruolo“.

La denuncia arriva dalla Gilda degli insegnanti dopo la nota unitaria del 9 gennaio inviata con gli altri sindacati al Miur per protestare contro la mancata informativa preventiva.

Oltre a non rispettare le relazioni sindacali – sottolinea il sindacato – il modus operandi del ministero dell’Istruzione lede la dignità dei docenti e il diritto degli iscritti al Tfa ad avere un corso dignitoso in cui siano affiancati non solo dai professori universitari, ma anche da colleghi che hanno maturato esperienza sul campo. Dobbiamo purtroppo segnalare, infatti, che anche per questo secondo ciclo gli atenei si stanno occupando della formazione degli insegnanti senza che le figure tutoriali specifiche svolgano le funzioni riconosciute dalla legge. Non si spiega poi come sia stato possibile che due università telematiche siano comparse come sedi di Tfa nel portale Cineca senza alcuna autorizzazione. Anche se il colpaccio è stato sventato – conclude il sindacato – ci chiediamo chi pagherà i danni dovuti ai ritardi che questo tentativo fraudolento ha provocato“.

Ancora in crescita gli obbligati al Centro-Nord, in calo nel Mezzogiorno

da tuttoscuola.com

Ancora in crescita gli obbligati al Centro-Nord, in calo nel Mezzogiorno

Con le iscrizioni per il prossimo anno scolastico l’Italia toccherà la punta più elevata di alunni obbligati dell’ultimo quinquennio (576.775 al primo anno della scuola primaria), una delle più elevate degli ultimi quindici anni.

Il dato è al lordo degli alunni che hanno eventualmente anticipato l’obbligo ed è comprensivo degli obbligati del Trentino Alto Adige e della Val d’Aosta.

Rispetto a dieci anni fa, quando gli obbligati erano stati complessivamente 570.003, si registra ora un aumento di 6.772 unità, pari all’1,2% in più. Ma a quell’incremento medio corrisponde un andamento ben diverso nelle diverse aree del nostro Paese.

Incremento e decremento di obbligati: l’Italia ha viaggiato infatti a due velocità opposte che hanno contribuito a modificare gli assetti strutturali del sistema scolastico (numero delle classi, numero medio alunni per classe  e, probabilmente, organici del personale). Dove le variazioni demografiche sono state sensibili, vi sono state conseguenze non trascurabili sugli assetti organizzativi delle scuole e sulla stessa qualità dell’offerta formativa.

Rispetto a dieci anni fa ( http://www.tuttoscuola.com/ts_news_666-1.docx ), ad esempio, le regioni del Nord Ovest (Piemonte, Lombardia, Liguria e Val d’Aosta) fanno registrare un incremento nel numero di alunni che si iscrivono al primo anno della scuola primaria pari all’8% (circa 11.400 alunni in più).

Nelle regioni del Nord Est (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna) si registra un incremento del 7,1% (circa 7.500 alunni in più).

Nelle regioni centrali (Toscana, Marche, Umbria e Lazio) si registra un incremento del 7,5% (quasi 7.900 alunni obbligati in più).

Da qui però cambia la musica.

Nelle regioni meridionali (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria) infatti si registra un decremento pari al 10,2% (15.300 obbligati in meno).

Infine nelle Isole (Sicilia e Sardegna) si registra, rispetto a dieci anni fa, un decremento del 6,9% nel numero di alunni obbligati (oltre 4.600 alunni in meno).

Le scuole per la storia

Il Presidente Grasso al Convegno “Le scuole per la storia”

Sarà l’intervento del Presidente del Senato, Pietro Grasso, ad aprire i lavori del Convegno ‘Le scuole per la storia’ che si terrà il 13 gennaio, alle ore 11, nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.

L’incontro, che fa parte del ciclo ‘La memoria e l’immagine’, vedrà gli interventi anche del Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, del Professor Roberto Sani, coordinatore del Comitato scientifico del MIUR, del professor Carlo Bugatti, direttore dell’Osservatorio fotografico, di Federico Luciano, studente dell’Ipsia Cine Tv Rossellini e della dottoressa Sandra Gesualdi, direttore del Comitato scientifico della Fondazione Don Milani. Presiederà l’iniziativa la senatrice Silvana Amati.

I relatori presenteranno i lavori del Comitato scientifico MIUR relativo alla storia della scuola, il Dizionario Biografico degli Educatori e Pedagogisti, annunciando il concorso ‘FotografiAMO la scuola’.

All’ingresso della Sala Zuccari sarà allestita un’anteprima delle mostre sulla storia della scuola e su Don Milani, iniziative organizzate dal MIUR. L’incontro offrirà anche l’occasione per costituire una rete di scuole per il recupero della memoria.