Scuole di periferia all’avanguardia

da La Stampa

Scuole di periferia all’avanguardia

La dispersione è in calo. E il riscatto oggi parte dalle aree storicamente più disagiate
flavia amabile

roma

Nuove scuole d’eccellenza avanzano nelle periferie del nostro Paese mentre la dispersione scolastica è ancora alta ma non come in passato. Dal 20,8 per cento di undici anni fa si è passati al 14,7 per cento attuale, con una riduzione di oltre sei punti percentuali.

 

«La scuola pubblica, nelle nostre periferie, ha dimostrato di saper essere punto di riferimento, di aggregazione, di riscatto possibile – ha affermato la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli mentre per il prossimo anno arriva un corposo aumento di attività: più di un milione di ore in più di attività aggiuntive da realizzare in estate o dal prossimo autunno al di fuori dell’orario scolastico. Le scuole finanziate dal primo bando nazionale «La Scuola al Centro» sono 4.633, per uno stanziamento totale di oltre 187 milioni di euro (fondi Pon).

LE STORIE

Milano

L’abbandono sconfitto con il teatro e l’informatica

Micaela Francisetti dirige da nove anni l’istituto comprensivo Ilaria Alpi di Milano, quartiere Barona, periferia fatta di strade e poco altro. Quando ha iniziato c’erano 900 alunni e tra i 40 e 50 alunni che abbandonavano gli studi in un’età in cui lasciare in genere vuol dire privarsi di qualsiasi possibilità di futuro. Oggi gli studenti dell’istituto sono 1500, quasi il doppio. E la dispersione è praticamente azzerata. «Ci siamo riusciti con un lavoro che ha coinvolto associazioni, ong, professori, famiglie. Abbiamo due progetti che si sono rivelati decisamente efficaci. Il primo è studiato per soggetti con medio rischio di dispersione: in totale negli ultimi tre anni ci sono stati 38 alunni che hanno avuto la possibilità di seguire laboratori di informatica, teatrali, motori, musicali per circa due-tre pomeriggi ogni settimana. Il secondo progetto invece è pensato per alunni rispetto ai quali non siamo riusciti a fare nulla, spesso sono bambini o bambini affidati ai servizi sociali con storie di grave disagio alle spalle: restano iscritti nella nostra scuola ma frequentano dei percorsi personalizzati nelle Scuole popolari di Milano. Ce ne sono sette in tutta la città dove si interviene su bambini e ragazzi segnalati dalle singole scuole attraverso un corpo di docenti volontari.

(Flavia Amabile)

Torino

Nell’istituto di frontiera ci si integra con la musica

La guerra alla dispersione e alla povertà educativa, che è poi cura dell’inclusione, all’Istituto comprensivo Regio Parco parte da lontano. Dalla scuola dell’infanzia, attraverso l’arte e la musica. Non siamo in periferia, siamo in centro. Ma Regio Parco è una delle scuole di Porta Palazzo, il quartiere che è ed è stato approdo di tutte le ondate migratorie che Torino ha conosciuto. «Siamo zona di frontiera», dice la dirigente Concetta Mascali. Una delle sue sedi, la piccola, vivacissima primaria di via Fiochetto, ha una percentuale di alunni italiani ormai invisibile. «Per portare i nostri bambini al successo scolastico – racconta la preside – mettiamo in campo vari strumenti affinché si possano sentire valorizzati, per far emergere i loro talenti. Questo può avvenire se si utilizzano i linguaggi che non devono essere decodificati necessariamente attraverso l’italiano». Matematica, sport, musica, arti. «Con il Progetto Muse del Comune e della Compagnia di San Paolo, le attività sono guidate da veri artisti, sono di livello alto e coinvolgono i bambini fin dalla materna. Le attività hanno sempre momenti aperti alle famiglie. Ed è fondamentale che le famiglie immigrate possano vedere, rendersi conto. Abbiamo ragazzi dalle superiori tornano a ringraziare per quanto la scuola ha fatto per loro».

(Maria Teresa Martinengo)

Roma

Gli studenti-inventori orgoglio della borgata

A Borgata Fidene, quartiere nord-est di Roma, dicono che dalle loro parti non è più nemmeno periferia ma un territorio di un nulla indefinibile. È alle porte di questa borgata che sorge il Pacinotti-Archimede, liceo scientifico e istituto tecnico che ha iniziato a introdurre le materie sportive e le esperienze dirette in azienda nelle ore di scuola quando il liceo sportivo e l’alternanza scuola-lavoro erano solo un’idea difficile da realizzare in tutt’Italia.

Oggi, dopo tanti anni di lavoro è un punto di riferimento che riesce ad attirare studenti da altri quartieri e persino da altri comuni per i vari indirizzi che vanno dalla robotica al Cambridge. Roberta Fausti, collaboratore vicario: «Il merito è di sicuro della dirigente che ha fatto le scelte giuste valorizzando le risorse umane interne e le loro competenze».

I ragazzi del Pacinotti-Archimede vengono invitati in tv per mostrare le loro invenzioni, vincono premi mentre la dirigente e i professori stanno studiando un ulteriore spinta in avanti. Dal prossimo anno si studieranno anche i videogiochi nell’indirizzo di informatica del tecnico mentre nello scientifico si punta sul progetto di ricerca che porta i liceali a stretto contatto con il mondo dei laboratori.

(Flavia Amabile)

I periodi di studio all’estero valgono anche per l’alternanza

da Il Sole 24 Ore

I periodi di studio all’estero valgono anche per l’alternanza

di Laura Virli

E’ tempo di partenza per quegli studenti le cui famiglie hanno scelto la frequenza del quarto anno della scuola superiore all’estero.
Con quali modalità questi ragazzi potranno assolvere all’obbligo di effettuare le ore di alternanza scuola lavoro? Ci viene in soccorso la nota ministeriale 3355 al punto 7 la cui lettura evidenzia la tendenza del Miur a convalidare, come alternanza scuola lavoro, i periodi di studio all’estero, in virtù del fatto che questo tipo di esperienze contribuiscono «a sviluppare competenze di tipo trasversale, oltre a quelle più specifiche legate alle discipline (…) imparare a leggere e a utilizzare altri codici, saper riconoscere regole e principi diversi, imparare ad orientarsi al di fuori del proprio ambiente umano e sociale utilizzando le mappe di una cultura altra esigono un impegno che va ben oltre quello richiesto dalla frequenza di un normale anno di studio». In tal senso il Miur ritiene che tali competenze possono essere utili per un futuro inserimento nel mondo del lavoro.

Parimenti non è esclusa addirittura la possibilità di partecipare nel Paese estero ospitante a vere iniziative di transizione scuola lavoro come, ad esempio, stage, tirocini presso strutture ospitanti, simili ai percorsi di alternanza scuola lavoro, previsti nelle scuole secondare di secondo grado.
Tuttavia, tale riconoscimento è subordinato alla sottoscrizione, prima della partenza dell’allievo, di un “contratto formativo” tra l’istituzione scolastica e la struttura ospitante estera e, comunque, sempre previa documentazione rilasciata dalla stessa struttura ospitante.
Le modalità con cui inserire l’esperienza realizzata all’estero nel progetto di alternanza possono essere varie ed è opportuno affidare all’autonomia della singola scuola la scelta degli strumenti progettuali ed organizzativi più efficaci per dare visibilità alle competenze acquisite dall’allievo anche rispetto alla loro spendibilità nel mondo del lavoro e delle professioni, utilizzando le più opportune forme di flessibilità didattica e organizzativa per personalizzare il progetto triennale di alternanza.
Sovrano rimane, quindi, il consiglio di classe nella valutazione ed eventuale certificazione in alternanza scuola lavoro del percorso formativo svolto all’estero.

Alternanza scuola lavoro per studenti che ripetono la classe
Cosa succede a uno studente del terzo o del quarto anno della scuola secondaria di secondo grado che in sede di scrutinio non viene promosso alla classe successiva? Se ha già svolto parte del monte ore di attività di alternanza scuola lavoro l’allievo avrà ancora l’obbligo di assolvere all’intero monte ore di alternanza previsto dalla legge 107/2015 nel triennio (200/400 ore), o può essere esentato per una parte di esse?
Ebbene, viene in soccorso la nota Miur 3355 al punto 5, la quale, con riferimento alla normativa vigente (Om 90/2001 e Dpr 122/2009), specifica che uno studente che ripete l’anno è tenuto a svolgere di nuovo l’intero percorso di alternanza scuola lavoro poiché, come previsto dalla legge 107/2015, si tratta di attività ordinamentale che coinvolge l’intero curricolo e, quindi, segue la programmazione annuale delle attività stabilite dal consiglio di classe.
Pur tuttavia, l’acquisizione di certificazioni che hanno una riconosciuta validità permanente o pluriennale, come, ad esempio, la formazione di base o specifica sulla salute e sicurezza in ambienti di lavoro, sono riconosciute entro i limiti previsti dalle rispettive norme di riferimento.

RAV, aggiornamento entro il 10 luglio 2017 (solo se è necessario)

da La Tecnica della Scuola

RAV, aggiornamento entro il 10 luglio 2017 (solo se è necessario)

Ricordiamo che la nota Miur del 28 giugno ha disposto la proroga al 10 luiglio per rivedere le analisi effettuate nel precedente Rapporto di Autovalutazione (RAV) e, solo se è necessario, per procedere alla revisione delle priorità, dei traguardi e degli obiettivi di processo.

La proroga, contenuta nella  è stata disposta a seguito delle numerose richieste avanzate dalle scuole, impegnate in questo periodo in molteplici e complesse attività (quali l’aggiornamento delle graduatorie di istituto).

L’aggiornamento del RAV è necessario in presenza di cambiamenti sostanziali intervenuti nell’istituzione scolastica, alla luce di nuovi dati e dei dati aggiornati, delle eventuali osservazioni pervenute da parte del Direttore dell’USR ai Dirigenti scolastici in merito alla definizione degli obiettivi, nonché delle osservazioni dei Nuclei esterni di valutazione, se la scuola è stata oggetto di visita.

Sull’apposita piattaforma ogni scuola ha a propria disposizione dati aggiornati desunti dal Questionario scuola, unitamente a valori di riferimento esterni (benchmark) e ad altri dati aggiornati disponibili nel sistema informativo del Ministero.

Per quanto riguarda le scuole che sono state oggetto di processi di dimensionamento e hanno acquisito un nuovo codice meccanografico, i Dirigenti scolastici, con il supporto dei Nuclei interni di valutazione, dovranno svolgere ex novo il lavoro di analisi e di autovalutazione.

Nella revisione o nuova compilazione del RAV è opportuno porre una particolare attenzione alla definizione delle priorità e dei traguardi, in quanto è nella sezione n. 5 del RAV (Individuazione delle priorità) che si sono riscontrati gli elementi di maggiore debolezza.

Questi i passaggi principali indicati nello stesso format del Rapporto:

  • le priorità si riferiscono agli obiettivi generali che la scuola si prefigge di realizzare nel lungo periodo attraverso l’azione di miglioramento e devono necessariamente riguardare gli esiti degli studenti;
  • si suggerisce di individuare un numero limitato di priorità (1 o 2) all’interno di una o due aree degli Esiti degli studenti;
  • i traguardi di lungo periodo riguardano i risultati attesi in relazione alle priorità strategiche, previsti a lungo termine (3 anni). Essi articolano in forma osservabile e/o misurabile i contenuti delle priorità e rappresentano le mete verso cui la scuola tende nella sua azione di miglioramento.

Tutte le indicazioni su come procedere e su come gestire eventuali casi particolari sono contenute nella nota 5204 del 12 maggio 2017.

Graduatorie di istituto: domanda per altra classe e per insegnamento su cui si è ottenuto il ruolo

da La Tecnica della Scuola

Graduatorie di istituto: domanda per altra classe e per insegnamento su cui si è ottenuto il ruolo

Un docente di ruolo ha presentato domanda per le graduatorie di istituto, non solo per un’altra classe di concorso, ma anche per lo stesso insegnamento per il quale è stato nominato in ruolo. La sua domanda è valida?

A questa domanda ha risposto recentemente il Miur con la FAQ n. 43, precisando che l’istanza sarà valida per la classe di concorso diversa da quella per la quale risulta nominato in ruolo, ai sensi dell’art. 36 del CCNL del comparto scuola, mentre l’aspirante sarà escluso dalla graduatorie della classe di concorso per la quale ha conseguito la nomina in ruolo.

Se l’aspirante è stato nominato in ruolo con clausola risolutiva nelle more della definizione del giudizio, in caso di esito sfavorevole dello stesso, potrà essere rimesso in termini.

Graduatorie Istituto, l’esercito dei supplenti per caso

da La Tecnica della Scuola

Graduatorie Istituto, l’esercito dei supplenti per caso

Tantissimi hanno presentato la domanda per l’inserimento nelle graduatorie di terza fascia negli istituti scolastici regionali. Una cifra precisa ancora non c’è, ma ad esempio in Friuli, come riporta Il Piccolo, sono più di 6mila le domande presentate.

La particolarità, in questo caso, è che almeno un quarto delle domande (vale a dire 1500) sono presentate da over 40 o addirittura over 50. Questo è il segno, più o meno malcelato, della crisi economica che da quasi un decennio attanaglia l’Italia.

Non ci si inventa più un’attività, ma adesso si tenta anche la strada dell’insegnamento rispolverando una laurea o un diploma magistrale andando così a caccia di una cattedra da precari. E in assenza di prospettive allettanti, è meglio che niente.

Casalinghe, ingegneri, tecnici informatici, dipendenti di aziende in crisi; persone che sperano in un futuro nel mondo della scuola.

GRADUATORIE D’ISTITUTO

Il termine per l’inserimento a sistema, da parte delle scuole, delle domande di aggiornamento delle graduatorie per le supplenze dei docenti (II e III fascia) è stato fissato al 13 luglio 2017 (modelli A1, A2, A2 bis).

Con questo spostamento si concede alle scuole un margine ulteriore di tempo per lo svolgimento di pratiche la cui complessità e delicatezza non sono di poco conto e alle quali le segreterie si trovano a far fronte spesso in condizioni di vera e propria emergenza sul versante delle loro dotazioni di organico.

Nei giorni scorsi i sindacati avevano lamentato proprio il problema della scadenza per l’inserimento delle domande da parte delle segreterie, che inizialmente era fissata per il 30 giugno.

Educazione finanziaria: diventa giorno per giorno una realtà nei Cpia

da Tuttoscuola

Educazione finanziaria: diventa giorno per giorno una realtà nei Cpia

L’impresa è riuscita. Il recente CCNI sulle assegnazioni e utilizzazioni del personale docente per l’anno scolastico 2017-2018, sottoscritto il 21 giugno 2017, ha sancito espressamente che i docenti in esubero delle classi di concorso A45 e A46 potranno chiedere l’assegnazione sui posti delle sedi di organico dei Centri per l’istruzione degli adulti (CPIA) nell’ambito del progetto nazionale di educazione finanziaria per gli adulti (art. 2, c.  lettera e, art. 2 c.4), che  attualmente coinvolge già 14 Cpia di 9 regioni. La previsione di utilizzo di personale docente, inserita nel CCNI, costituisce  un ulteriore significativo tassello – l’organico – per la generalizzazione del progetto a livello nazionale.
In attesa di un ulteriore e auspicabile atto dei vertici politici e amministrativi  del Miur che possa consentire ai CPIA,  in un prossimo futuro, di ottenere in maniera stabile posti-organico dedicati, non si può che esprimere soddisfazione per quanto già concretizzato, con la consapevolezza che l’educazione finanziaria proposta agli utenti dei sistema IdA possa contribuire allo sviluppo e alla crescita sociale dell’intero Paese. C’è parecchio filo da tessere, ma perché trama e ordito producano più benessere per gli adulti italiani e stranieri è necessario un gioco di squadra, una convergenza d’intenti fra tutti gli attori, ma anche la messa al bando di una miscela sterile di pessimismo e diffidenza.
Ricordiamo i passaggi principali del progetto di educazione finanziaria. A dicembre 2016 la rete nazionale dei CPIA – RIDAP ha trasmesso al MIUR la proposta progettuale per introdurre l’educazione finanziaria nei percorsi di Istruzione degli Adulti. 14 CPIA si rendono disponibili a realizzare, in via sperimentale, azioni formative di educazione finanziaria all’interno dei percorsi ordinamentali di primo livello. Contestualmente viene costituito presso la DGOSV il Comitato Tecnico Nazionale per l’Introduzione dell’educazione finanziaria nei CPIA il cui compito principale è l’elaborazione delle Linee guida per la progettazione, erogazione e monitoraggio del progetto sperimentale trasmesse agli USR lo scorso maggio 2017.

Trasferimenti e Legge 104: quello squilibrio che insospettisce

da Tuttoscuola

Trasferimenti e Legge 104: quello squilibrio che insospettisce

Quest’anno nella scuola primaria hanno chiesto il trasferimento in altra provincia circa 3 mila maestri (2.902 per la precisione), più o meno equamente distribuiti tra nord, centro e sud.

Un maestro su 5 si è avvalso della precedenza per assistenza a familiari con disabilità. Tra questi, il 90% ha richiesto il trasferimento al Sud. In particolare, il 75% in sole tre regioni: Campania, Calabria e Sicilia.

C’è quindi un grande squilibrio sul territorio tra coloro che hanno fatto ricorso alla legge 104 nell’ambito della mobilità. Uno su 100 al nord, più di uno su 2 nel Meridione. In Sicilia oltre 7 su 10 (10 su 10 ad Agrigento). In Calabria solo un quinto dei posti disponibili per trasferimenti va a chi non si avvale della legge 104.

Tutto ciò a scapito di docenti settentrionali? No. Di altri docenti meridionali che, pur avendo maggior punteggio, non hanno familiari da assistere.

Sta facendo rumore l’inchiesta di Tuttoscuola.com che ha evidenziato questa situazione, ripresa da molte testate tra cui il Corriere della sera e Il Giornale di Sicilia.

I dati parlano chiaro. Allo stesso tempo, intendiamoci: è un’ingiustizia l’utilizzo della precedenza per l’assistenza a familiari disabili? Assolutamente no. Il riconoscimento previsto dalla legge 104 è un segno di civiltà e di progresso, la tutela di un diritto sacrosanto, che sostiene chi affronta disagi e si fa carico di condizioni di disabilità. Ciò che colpisce l’attenzione – e che merita di essere approfondito – è la diversa (marcatamente diversa) distribuzione sul territorio del fenomeno.

Spiccano in particolare, tra i trasferimenti interprovinciali, la situazione di Agrigento (su 10 posti disponibili per trasferimenti, tutti e 10 sono andati a maestri che si sono avvalsi della 104, in particolare 3 maestri e 7 maestre), Cosenza (33 su 34), Vibo Valentia (14 su 16), Palermo (53 su 65), Trapani (10 su 12), Ragusa (10 su 13), Messina (17 su 23), Reggio Calabria (24 su 37). E così via.

La domanda da porsi è: siamo sicuri che tutti coloro che si sono avvalsi della precedenza per la 104 avessero titolo? Sarebbe compito di un’efficiente amministrazione (in particolare il Ministero della Sanità sovraintende il processo di riconoscimento del diritto) accertarlo  – al nord, al centro, al sud – e, nel caso, restituire il diritto al trasferimento a chi ha anzianità di servizio e punteggio da far valere. Anche se – come documenta Gian Antonio Stella sul Corriere della sera – chi è stato smascherato è rimasto impunito al proprio posto. Lo ha ammesso lo stesso magistrato che ha coordinato l’inchiesta dello scorso anno della procura di Agrigento, Ignazio Fonzo: “Se non cambiano le regole, noi giudici possiamo fare solo ciò che dice la legge”.

Occorre distinguere gli aventi diritto dai furbetti. A tutela prima di tutto di chi si trova da anni lontano da casa, magari con situazioni familiari difficili, e pur avendo il punteggio per ottenere il trasferimento, viene regolarmente scavalcato da chi si avvale della precedenza prevista dalla legge 104: situazione accettabile se la disabilità che ha fatto scattare la precedenza è veritiera, inaccettabile se ci fossero delle truffe.

Quinto incontro al MIUR sulla semplificazione

Quinto incontro al MIUR sulla semplificazione: alcune iniziative dell’Amministrazione

Si è svolto stamane presso il MIUR il quinto incontro dedicato al tema della semplificazione: in particolare sono stati presi in considerazione gli aspetti relativi all’organizzazione del personale e quelli inerenti la gestione dei PON.

Nella prima parte dell’incontro il Vice Capo Gabinetto ha comunicato che l’Amministrazione ha avviato le seguenti iniziative:

  • proposta di esonero dall’insegnamento per un docente nelle scuole normodimensionate affidate in reggenza, da realizzare mediante emendamento al decreto sui vaccini e quindi utile per l’a.s. 2017/2018 e a valere sulle risorse ex L. 440;
  • ipotesi di concorso per DSGA da avviare a settembre per tutti i posti vacanti e disponibili nelle scuole normodimensionate, sempre mediante emendamento al decreto vaccini in deroga all’art. 52 c. 1-bis del D. lgs. 165/2001: infatti potranno partecipare non solo tutti coloro che sono in possesso del titolo prescritto (laurea in discipline economiche e giuridiche), ma anche gli assistenti amministrativi che, pur privi del titolo, abbiano svolto le funzioni di DSGA per almeno tre anni nel corso degli ultimi otto (a questi sarebbe riconosciuto un punteggio aggiuntivo che valorizzi tale esperienza di servizio);
  • riguardo ai parametri per l’attribuzione alle scuole dell’organico ATA, l’Amministrazione è disposta ad accogliere proposte di modifiche a quanto previsto dal D.P.R. 119/2009, ma sempre ad organico invariato;
  • per l’aggiornamento delle funzioni di SIDI necessarie a registrare tipologie di contratto previste dal CCNL, ma ancora non contemplate dal sistema informativo, è stata interessata la Direzione generale del personale che a sua volta darà le necessarie indicazioni alla Direzione generale per i sistemi informativi.

L’ANP ha ribadito l’urgenza di attivare in modo tempestivo tutte le misure utili per fornire alle scuole personale amministrativo adeguato per quantità e per preparazione professionale specifica, in modo da far fronte a tutte le necessità che derivano dalla complessità del servizio scolastico. Per lo stesso fine ha richiesto ancora una volta che le diverse Direzioni del MIUR coordinino le proprie attività e facilitino con opportuna calendarizzazione integrata il lavoro delle segreterie delle scuole e che il sistema informativo sia finalmente potenziato per funzionalità e solidità infrastrutturale. Inoltre ha sottolineato l’importanza di rendere effettiva l’attuazione dell’art. 1 c. 83 della L. 107/2015, assegnando alle scuole le unità di organico corrispondenti alle richieste formulate sulla base del PTOF, così da consentire non solo un coerente ampliamento dell’offerta formativa, ma anche la possibilità di utilizzare le risorse per attività di coordinamento e organizzazione (lo staff). Infine ANP ha chiesto informazioni circa la tempistica del prossimo concorso per dirigenti scolastici, ormai urgentissimo in considerazione dell’elevato numero di scuole prive di dirigenza.

L’Amministrazione circa la definizione dell’organico dell’autonomia ha informato che gradualmente l’Amministrazione favorirà le richieste delle scuole, gestendo in modo opportuno il turn over. A proposito del concorso per la dirigenza ha dichiarato che, qualora l’iter di approvazione del Regolamento, ora all’attenzione del Consiglio di Stato, procedesse regolarmente, si potrebbe prevedere che la prova preselettiva si svolga nel mese di settembre.

Nella seconda parte dell’incontro, dedicata alla gestione dei progetti PON, l’Autorità di gestione dei fondi strutturali per la scuola ha dichiarato la disponibilità a semplificare un sistema di gestione che tuttavia è decisamente vincolato dalle previsioni normative europee. A tale riguardo ha chiarito che la sistematica adozione dei costo unitario standardizzato consentirà non solo di snellire la progettazione e la rendicontazione, ma renderà possibile anche la generazione di economie, utilizzabili dalle scuole. Inoltre, sempre nella prospettiva della semplificazione, ha annunciato l’imminente pubblicazione di linee guida dedicate in modo specifico ai progetti FSE. L’Autorità è disponibile anche a concordare con gli altri uffici del MIUR i tempi di pubblicazione degli avvisi, per dare la possibilità alle scuole di valutare le varie proposte nel quadro di una progettazione strategica degli interventi. Infine ha precisato che la gestione dei prossimi progetti FESR dedicati a interventi strutturali di edilizia scolastica interesserà gli enti locali.

ANP ha segnalato l’esigenza di garantire una formazione tempestiva e continua del personale chiamato a gestire le complesse procedure previste dai PON, in modo da evitare errori o irregolarità, che possono causare ritardi o determinare addirittura la revoca dei finanziamenti. In risposta, l’Amministrazione ha dichiarato che dal mese di settembre sarà avviato un importante piano di formazione per dirigenti, DSGA e personale amministrativo e sarà potenziato il servizio di assistenza alle scuole.

Siglato il Protocollo d’intesa Miur-Comunità di Sant’Egidio

Scuola, siglato il Protocollo d’intesa
Miur-Comunità di Sant’Egidio

Fedeli: “Interventi concreti per educare studentesse e studenti
ai valori della solidarietà e dell’inclusione”

Impagliazzo: “Importante la collaborazione con il Miur
per riportare le periferie al centro”

(Roma, 3 luglio 2017) Educare le nuove generazioni al valore della solidarietà e dell’inclusione, a considerare la diversità come una ricchezza. Mettere in campo attività di prevenzione della dispersione scolastica e del disagio giovanile, con interventi mirati nelle aree di maggior svantaggio culturale. Favorire il contrasto di ogni forma di discriminazione. Attivare progetti di Alternanza Scuola-Lavoro.

Sono alcuni degli obiettivi del Protocollo d’intesa siglato oggi dalla Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli e dal Presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo presso il Salone dei Ministri del Miur.

“La collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio – dichiara la Ministra Valeria Fedeli – è per il Miur un onore e un punto qualificante per realizzare un importante obiettivo della Buona Scuola: promuovere iniziative che diffondano tra studentesse e studenti il valore della solidarietà sociale e tradurre questa sensibilizzazione in atti concreti. Ringrazio il Presidente Impagliazzo per il lavoro svolto fino ad oggi insieme al nostro Ministero e per questo rinnovo che consolida ulteriormente la sinergia tra le istituzioni educative e il mondo dell’associazionismo e del volontariato, con interventi di supporto all’educazione di cittadine e cittadini di domani al rispetto delle culture e della convivenza civile. La firma di oggi si inserisce nel solco di tutte quelle azioni che come Ministero stiamo promuovendo, in attuazione della riforma, per una scuola che sia sempre più innovativa, aperta, inclusiva e capace di valorizzare le differenze e rimuovere gli ostacoli, così come chiede anche la nostra Costituzione”.

“Ringrazio la Ministra Fedeli per quest’ulteriore passo avanti nella stretta collaborazione tra il Miur e la Comunità di Sant’Egidio. Quest’accordo sottolinea la ricchezza del valore dell’integrazione e riporta le periferie al centro delle nostre azioni. Il Protocollo prevede fra l’altro percorsi di formazione al mondo del lavoro, il contrasto del disagio, attività di collaborazione per l’inserimento delle nuove e dei nuovi italiani nella nostra società, formazione delle e dei docenti sul tema dell’inclusione – dichiara il Presidente Marco Impagliazzo -. La scuola è il primo ambiente di socializzazione. E la Comunità di Sant’Egidio ha sempre trovato la collaborazione del Miur e della Ministra Fedeli per una politica d’inclusione vera”.

Il marchio Valueable certifica l’accoglienza

Italia Oggi del 03-07-2017

Il marchio Valueable certifica l’accoglienza

Il valore aggiunto di un albergo o di un ristorante e della sua sensibilità è espresso in un marchio. «Valueable», appunto. Che contraddistingue gli alberghi e i ristoranti «amici» delle persone con disabilità intellettiva, cioè che considerano un lavoratore con sindrome di Down una risorsa per l’azienda. Il marchio viene assegnato alle imprese che si impegnano ad assumere atteggiamenti non discriminatori, a lavorare in questa direzione sulla formazione dei propri dipendenti e ad accogliere prima i tirocinanti e poi i lavoratori con disabilità intellettiva. Tutto è nato tre anni fa con un progetto europeo «OMO – On my Own… at Work», finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Erasmus plus, con capofila l’Associazione Italiana Persone Down (AIPD) e a cui partecipano Fondazione Adecco per le Pari Opportunità, Down España, Associacao Portuguesa de Portadores de Trissomia 21 (APPT 21), Alma Mater Università di Bologna, Università di Roma TRE, Axis Hoteis, European Down Syndrome Association (EDSA) e i partner associati Università degli Studi Maria SS. Assunta di Roma (LUMSA) e l’Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva o Relazionale (ANFFAS). Con l’obiettivo di promuovere l’inserimento nel mondo del lavoro delle persone down e far capire alle aziende che le persone con disabilità intellettiva, se adeguatamente supportate, possono svolgere le proprie mansioni in modo indipendente. OMO ha coinvolto in Italia, Spagna e Portogallo, complessivamente 39 agenzie formative, 80 hotel e aziende di ristorazione, oltre che università e associazioni di persone con disabilità. Una «rete» che comincia a dare i suoi frutti: in questi tre anni 95 persone con disabilità intellettiva hanno effettuato un tirocinio, 18 sono state già assunte. «Il nostro obiettivo – spiega Paola Vulterini, responsabile del progetto per AIPD – è la crescita esponenziale negli anni dei lavoratori con disabilità con l’ampliamento della rete degli alberghi e ristoranti Valueable». «In un clima in cui esistono ancora molti pregiudizi sulle persone considerate “diverse” è importante aprire gli occhi della società sulle reali capacità e potenzialità dei lavoratori con sindrome di Down che svolgono le loro mansioni con impegno, precisione e puntualità», afferma Paolo Virgilio Grillo, presidente dell’Associazione Italiana Persone Down. «Per loro il lavoro è uno strumento di inclusione nella società e consente di avere una vita il più possibile autonoma». Nei tre anni sono stati realizzati una app per supportare i tirocinanti nello svolgimento delle proprie mansioni in modo autonomo, 14 video rivolti ai tutor e ai colleghi di lavoro che illustrano esempi di una corretta relazione col tirocinante, un kit per gli hotel e i ristoranti comprensivo di un codice di condotta, un manuale per la sua applicazione e il logo «Valueable»che attesta l’adesione alla rete. A conclusione del progetto sono stati consegnati due marchi di argento e due di bronzo a quattro imprese: l’argento, che certifica l’assunzione di una persona con sindrome di Down, è stato attribuito all’Hotel Melià di Milano e all’AssurdRistoPub di Potenza, mentre i due bronzi sono stati consegnati al ristorante Baccalà Divino e al bar Pacinotti, due imprese di Venezia che hanno iniziato un percorso con tirocinanti.

La Carta dei diritti dei bambini all’arte e alla cultura oltre il diritto

La Carta dei diritti dei bambini all’arte e alla cultura oltre il diritto

di Margherita Marzario

Abstract: L’Autrice scandaglia il senso di uno strumento di promozione nazionale dell’educazione artistica e culturale chiamando in causa esperti e scrittori

 

 

La Carta dei diritti dei bambini all’arte e alla cultura, presentata a Bologna nel 2011, pur non avendo un valore prescrittivo perché un’iniziativa di promozione culturale nata da un’idea del 2009, ha un valore descrittivo soprattutto per genitori, educatori e altri operatori.

Questa Carta è una declinazione dell’art. 31 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia di cui si ricorda l’affermazione del diritto del fanciullo al gioco mentre, spesso, si trascura il binomio “partecipazione” e “vita culturale ed artistica”.

L’art. 1 della Carta dei diritti dei bambini all’arte e alla cultura recita: “I bambini hanno diritto: ad avvicinarsi all’arte, in tutte le sue forme: teatro, musica, danza, letteratura, poesia, cinema, arti visuali e multimediali”. La parola “creatività” contiene i termini “vita” e “arte” e fa rima con “vitalità” ed “attività”, perché è vita e arte e dà vitalità ad ogni attività. È una qualità che aiuta nel presente e prepara ad affrontare il futuro spingendo a trovare soluzioni per ogni problema o nuova situazione. Non va sottovalutata, come si è fatto soprattutto in passato, ma va stimolata come richiamato dalle varie scienze umane, tra cui la psicosintesi. Il saggista statunitense Matthew Fox scrive: “Ciò che sostengo in questo libro è che la creatività riguarda tutti noi. I bambini che facciamo venire al mondo, il modo in cui li alleviamo e li educhiamo e l’arte di fare l’amore con cui li concepiamo; il cibo che coltiviamo e mangiamo e i modi in cui lo prepariamo; il modo in cui sopravviviamo in una crisi economica come quella che oggi colpisce l’Italia e, di fatto, il mondo intero; le scelte che compiamo per porre l’amore per la vita (la biofilia) prima del pessimismo, del controllo e dell’amore per la morte (la necrofilia). In breve, tutte le nostre vite sono esistenze rivolte alla creazione di bellezza, e le nostre stesse vite sono delle opere d’arte. Tutti noi prendiamo parte all’arte del vivere, e non importa se possediamo un genio eccezionale oppure un’immaginazione ordinaria”[1].

Nell’art. 2 della Carta di Bologna si legge: “I bambini hanno diritto: […] a sperimentare i linguaggi artistici in quanto anch’essi saperi fondamentali”. La prima culla dei linguaggi artistici della vita e necessari per la vita è e dev’essere la famiglia, come si ricava pure dalle parole del teologo argentino Diego Fares: “Il linguaggio che parliamo nella nostra famiglia, con il quale consideriamo sempre l’altro come un bene maggiore delle sue idee e delle sue scelte di vita – siano esse uguali o diverse rispetto alle nostre –, è il linguaggio che ci ha permesso di «parlare» gli altri linguaggi che si parlano nella società”.

L’art. 3 della Carta enuncia: “I bambini hanno diritto: […] a essere parte di processi artistici che nutrano la loro intelligenza emotiva e li aiutino a sviluppare in modo armonico sensibilità e competenze”. Il primo processo artistico è la vita stessa e i bambini hanno diritto alla vita e ad ogni sua bellezza e grandezza. Perché è stato scritto: “Non abbiamo saputo contemplare il sole. Non abbiamo saputo contemplare la pioggia. Non abbiamo saputo contemplare il sorriso di un bambino. Non abbiamo saputo vedere la saggezza negli occhi degli anziani. Non abbiamo saputo vedere l’amore nello sguardo […]. Non abbiamo saputo vedere la grandezza […]. Non vedevamo, non sentivamo, non ascoltavamo, ma credevamo di farlo, e in questo modo abbiamo danneggiato il nostro essere interiore e gli altri” (cit.).

“Intelligenza”, dal latino “intus”, dentro, e “legere”, leggere, quindi “leggere dentro”. Il verbo “leggere” etimologicamente significa, a sua volta, “discorrere, raccogliere, narrare, descrivere, adunare”, un’esperienza fondamentale anche sotto il profilo emozionale e quello relazionale. Per questo sono proposti e promossi percorsi e progetti di lettura, tra cui quello a livello nazionale “Nati per leggere”. La storica Lucetta Scaraffia spiega: “Così abbiamo ucciso il silenzio, che non sempre e non solo significa solitudine. Silenzio è anche possibilità di sottrarsi alla banalità quotidiana, di entrare nel profondo di se stessi, nel luogo dove nasce un pensiero che si plasma poi nella parola. L’apice del silenzio ce l’abbiamo nella lettura silenziosa, che permette al lettore solitario di creare con il libro un rapporto esclusivo. Non è un caso che nella nostra società, inquinata da musiche e rumori, stia scomparendo l’abitudine alla lettura: soprattutto per i giovani è sempre più difficile trovare concentrazione e silenzio, condizioni indispensabili per la comprensione di un testo. E chi non legge perde molto”.

Intelligenza emotiva, armonia, sensibilità: espressioni del perfezionamento nell’amore e il nutrimento di tutto ciò è il contenuto del vero insegnamento. Già il grande scrittore russo, nonché educatore, Lev Tolstoj scriveva: “[…] i ragazzi non si lasciano ingannare… Noi cerchiamo di dimostrare che siamo intelligenti, ma essi non se ne interessano affatto, e vogliono sapere se siamo onesti, se siamo sinceri, se siamo buoni, se siamo compassionevoli, se abbiamo una coscienza […]. Un buon insegnante deve avere una buona vita ed una sola è la caratteristica generale e principale di una buona vita: l’aspirazione al perfezionamento nell’amore”.

I bambini vanno educati ad amare e a pensare, rammentando quanto asserito dallo psicoanalista svizzero Carl Gustav Jung: “Se vai dal pensiero, porta il cuore con te. Se vai dall’amore, porta la testa con te. Vuoto è l’amore senza il pensiero, vuoto il pensiero senza l’amore”. Inoltre lo psicologo e psicoterapeuta Fulvio Scaparro precisa: “Il mondo può avere un futuro se, e solo se, lasciamo spazio alla ragione che ci invita a educare le nostre emozioni, a spezzare il cerchio della visione manichea del mondo, a dialogare con noi stessi e con gli altri”.

“I bambini hanno diritto: […] a sviluppare, attraverso il rapporto con le arti, l’intelligenza corporea, semantica e iconica” (art. 4 Carta), perché attraverso le arti i bambini sono educati al vero senso e valore del corpo, dei significati e delle immagini. Ferdinando Scianna, maestro di fotografia, afferma: “Prima non si pensava di fotografare i bambini, poi si è cominciato a farlo: si fotografa un bel bambino mentre dorme, quando corre sul bagnasciuga, quando fa il compleanno… Probabilmente oggi si continua a farlo, ma all’interno di una pratica compulsiva, con una quantità di strumenti che non implicano più la “scelta”. Ogni qualità implica una scelta, una gerarchia: questo vale per il cibo, come per i vestiti, come per le qualità di carattere sociale. Se di un bambino si fotografano tutti gli istanti, il giorno in cui compie gli anni e soffia sulle candeline non è più importante degli altri istanti e quindi non si mette più quella foto nell’album di famiglia. Oggi succede questo: io mi faccio un selfie, lo “posto”, e ne ricevo centinaia di altri di “amici”, senza che si sappia più cosa significhi essere amici. Come non si sa più cosa significa essere amici, così non si sa più cosa significa un’immagine che serva a comunicare senso. Quindi la quantità è un successo della società delle immagini, ma questo successo rende irrilevante la comunicazione”. Con l’abuso delle fotografie dei bambini si violano i loro diritti all’immagine e all’immaginazione. Occorre, anzi urge, recuperare e rispettare la valenza psicologica, filosofica e spirituale dell’immagine, come fa intendere il bioeticista Paolo Marino Cattorini: “[…] fotografia deriva da luce (phos) e scrittura (graphìa). Fotografo è chi scrive e disegna con la luce, descrivendo il mondo con luci e ombre. Scrivere con la luce equivale a creare”. Anziché fotografare in maniera compulsiva, i genitori (ed in genere gli adulti) dovrebbero diffondere luce e indicare la luce ai figli. Dovrebbero piuttosto trasmettere la passione per la fotografia come forma artistica e linguaggio artistico, secondo i principi della Carta.

Ammonitore è l’art. 6 della Carta: “I bambini hanno diritto: […] ad avere un rapporto con l’arte e la cultura senza essere trattati da consumatori ma da soggetti competenti e sensibili”. I bambini hanno diritto all’immaginazione, hanno diritto di immaginare cose diverse e tempi migliori. Lucetta Scaraffia dichiara: “Una società in cui ogni desiderio è creato artificialmente, e subito realizzato attraverso l’acquisto, non valorizza l’immaginazione. Una società in cui invece di leggere, ascoltare musica, andare al cinema, prevale l’abitudine a dedicare la maggior parte del tempo a giocare sul tablet, a controllare i social e a fare giochetti elettronici, non favorisce l’immaginazione”.

I bambini si sorprendono anche con poco e hanno il diritto e il bisogno di meravigliarsi: ma perché sia così occorre che ci siano degli adulti che li facciano meravigliare e che si meraviglino con loro, poiché “[…] il piacere di frequentare, produrre e conservare la cultura nei suoi diversi aspetti è contagioso – dice Fulvio Scaparro – e costituisce un efficace antidoto contro l’indifferenza nei confronti dell’arte, della scienza e della natura, oltre che un aiuto nei momenti difficili della nostra esistenza. Non cesserò di ringraziare chiunque si adoperi per nutrire i bambini e le bambine di amore per il proprio Paese e, di conseguenza, per se stessi, incentivandone la naturale curiosità, esponendoli alle infinite meraviglie della migliore creatività umana e aiutandoli così ad arricchire il proprio patrimonio culturale, attraverso il confronto pacifico con le culture degli altri”.

L’art. 9 della Carta prevede: “I bambini hanno diritto: […] a condividere con la famiglia il piacere di un’esperienza artistica”. Bisogna condividere con i propri figli ogni esperienza emozionale, dalla lettura delle fiabe all’arte del vivere, come si ricava, fra i tanti, dal libro “Fabiola, la principessa delle fiabe” (della materana Rosanna Lacopeta), che narra la storia di una bambina di circa 9 anni che scavalca una finestra per fuggire dalla solitudine, dai vuoti di una famiglia in crisi, dall’incomprensione, dalle finzioni. Il mondo che lei trova è quello che lei vede con i suoi occhi di bambina, con la sua fantasia, che dà alla realtà la sua veste magica, fino a quando realtà e fiaba si confondono sempre di più, tanto da assumere risvolti inquietanti, ma nello stesso tempo salvifici. Questa storia, seppure inventata, sottolinea che i genitori non devono dimenticare che la genitorialità è una continua educazione emozionale: educarsi alle emozioni, educare nelle emozioni. Basta ricominciare dall’arte del cucinare e da quella del mangiare insieme (si ricordino la sacralità e la ritualità della mensa in passato): per esempio la trasformazione dei vari ingredienti in una bella torta è un’esperienza multisensoriale nonché un’opera d’arte.

“I bambini hanno diritto: […] a progetti artistici e culturali pensati nella considerazione delle diverse abilità” (art. 15 Carta), come avvenuto a Reggio Emilia dove, nel 2003, è nato uno speciale laboratorio, “Atelier dell’Errore”, per bambini e ragazzini (all’incirca dagli 8 ai 16 anni) con difficoltà più o meno gravi, dalla dislessia all’autismo. Laboratorio in cui l’errore diventa una scelta, un metodo di lavoro per trivellare i densi strati di sofferenza e far emergere la potenzialità poetica e creativa di questi ragazzini, sconosciuta a molti; non è vietato sbagliare, ma è vietato chiamarlo errore, fermarsi lì. Cancellare non si può, né è concesso gettare via il foglio di carta quando vi sia stato tracciato anche il minimo segno. Da lì bisogna ripartire, cambiando strada se serve, inventando una nuova profondità a forza di prendere in esame quei tratti (questo il pensiero dell’ideatore Luca Santiago Mora). È un’applicazione della teoria dell’errore creativo di Gianni Rodari.

L’art. 17 della Carta prescrive: “I bambini hanno diritto: […] a frequentare una scuola che sia reale via d’accesso a una cultura diffusa e pubblica”. La scuola è il soggetto educativo più citato nella Carta, perché è bene che la scuola torni ad essere quel luogo “cre-attivo” come era nata – e come auspicato da molto pedagogisti – (scuola deriva dal verbo greco “scholazein”, “avere tempo di occuparsi di una cosa per divertimento”), e gli alunni tornino ad essere tali, “coloro che sono nutriti, allevati”. Ogni bambino ha diritto a sorridere, sognare e seguire il proprio sentiero ed in questo percorso gioca un ruolo fondamentale la scuola. “Il bimbo sorride soltanto. Il fiore nelle sue mani diventa un sole luminoso, e il bimbo continua il suo cammino, il suo sentiero tra le stelle” (il pensatore vietnamita Thích Nhất Hạnh).

La formula testuale con cui si conclude l’ultimo articolo, l’art. 18, riprendendo l’incipit e aggiungendo l’aggettivo “tutti”, ribadisce che “tutti i bambini hanno diritto all’arte e alla cultura”. I bambini sono arte e cultura, sono e hanno le risorse dell’arte e della cultura (si pensi alle caratteristiche dell’infanzia, quali l’animismo e la ludicità) e gli adulti devono fornire loro solo gli strumenti, gli ambienti e i momenti per la realizzazione e la condivisione (riprendendo il contenuto dell’art. 2 della Carta dei diritti del fanciullo al gioco e al lavoro, sottoscritta a Roma nel 1967).

L’umanità si è sviluppata mediante l’arte e la cultura e attraverso l’arte e la cultura si riscopre la vera natura dell’umanità. “L’uomo tecnologico tende così a ripiegarsi sull’istante, senza una narrazione più grande capace di ricomprendere la ricchezza e complessità dell’esistenza, privando così l’arte della possibilità di sopravvivere a se stessa, mentre la sua caratteristica peculiare era proprio il saper parlare alle generazioni di ogni epoca, presentandosi come esperienza di eternità nel tempo. Lo stesso atto di scrivere, dipingere, comporre, raccontare, rappresenta una maniera di dare senso e unità al vissuto: arte e vita presuppongono una prospettiva ulteriore e un rimando vicendevole” (il gesuita Giovanni Cucci, studioso di filosofia e psicologia).

[1] M. Fox, “Creatività”, Fazi Editore, Roma 2013