Basta una pagina!

Basta una pagina!

di Maurizio Tiriticco

Mi piace citare l’intera pagina 32 de “la Repubblica” di oggi Primo Maggio 2019! Vi ritrovo tutta l’Italia che abbiamo, ma anche tutta l’Italia che, invece, vorremmo! Lettera di Anna Maria Corposanto a Corrado Augias. Titolo redazionale: “Ma in fondo a che serve la storia?”. Guai ad eliminarla! Espungo dal testo: “E’ attraverso lo studio della storia che ho trovato la mia strada e che ho costruito il mio lavoro, dalle letture affascinanti delle elementari fino alla laurea con una tesi di storia moderna. … Grazie al metodo storiografico e allo studio del nostro passato, ho imparato ad amare il presente e il futuro allo stesso modo, con stupore e meraviglia”.
Copio dalla risposta di Augias, che giorni fa ha anche avuto modo di parlare con gli alunni di una quarta classe di un liceo scientifico. “Ho fatto qualche domanda sul 25 aprile, l’assassinio di Giacomo Matteotti, l’inizio del fascismo. Nebbia. Ho chiesto a che punto fossero con il programma; risposta: alla Rivoluzione Industriale. Alla richiesta di indicare un prima e un dopo di quella rivoluzione, altra nebbia… Mai avevano sentito parlare delle origini del fascismo né del deputato Matteotti né della somma di violenze e di viltà da parte del governo di allora, con le quali Mussolini s’impadronì dell’Italia. La storia si studia a scuola ed è sbagliato ridurne l’apprendimento adducendo che agli esami di maturità pochi scelgono quel tema… Sono persuaso che gli smarriti giovanotti che inneggiano al Duce, richiesti di definire il fascismo, non andrebbero più in là dei treni che arrivavano in orario o della bonifica delle paludi. Ecco perché il Manifesto per la Storia, lanciato da questo giornale, non riguarda solo una materia di insegnamento, ma ha un alto valore civile”.
Nella stessa pagina Lorenzo Mazzucato, in una lettera ad Augias, scrive tra l’altro: “Il Primo Maggio penso a mio padre. Non era comunista come me. Non ricordo di avere mai festeggiato insieme con lui il Primo Maggio. Non ha mai manifestato né protestato con me durante scioperi e rivendicazioni. Ma allora perché ogni Primo Maggio penso a lui? Forse perché mio padre mi insegnò e mi mostrò con l’esempio quotidiano il Valore del Lavoro, la grandezza fisica e morale del Fare. Da mio padre ho ricevuto in dote, mai con discorsi complicati, ma con l’esempio, l’Etica del Lavoro”.
Ed ancora, Mario Colella, napoletano di 74 anni, in una bella lettera inviata a Concita De Gregorio, lamenta che “la polizia ha sequestrato un manifesto con scritto ‘Ama il prossimo tuo’. Ciò in una pubblica riunione dove era presente il ministro della malavita, dell’odio e del razzismo. Quello stesso che in altri comizi imbraccia il rosario forse a mo’ di moschetto. Sì, ministro della malavita… A Napoli altra epoca, altri momenti, nel 1860 Liborio Romano era ministro di polizia e capo camorra”. E poi Colella ci ricorda quella grossa cantonata in cui cadde il nostro Presidente del Consiglio dei Ministri quando scambiò l’8 settembre 1943 con il 25 aprile 1945! Ciò avvenne quando in un discorso ufficiale dello scorso anno dal microfono della Fiera del Levante a Bari ebbe a dire testualmente: “Oggi è l’8 settembre. Una data particolarmente simbolica della nostra storia patria, perché in quell’estate di 75 anni fa si pose fine ad un periodo buio della nostra storia, culminato con la partecipazione dell’Italia a una terribile guerra. Con l’8 settembre, inizia un periodo di ricostruzione prima morale e poi materiale del nostro paese. Un periodo che è stato chiamato, con la giusta enfasi, miracolo economico…”. Orrore! Un Presidente del Consiglio dei Ministri della nostra Repubblica nata dalla Resistenza, che non conosce le origini del Paese che è tenuto a governare!
Ed ora torniamo a bomba! Come si suol dire! Cioè, alla necessità assoluta dello studio della storia! Un monito ci viene da lontano, e da uno dei nostri Grandi: “O Italiani, io vi esorto alle storie…”. Era il 22 gennaio del 1809. UgoFoscolo prese la parola in un’aula dell’Università di Pavia. Si trattava della orazione inaugurale della cattedra di eloquenza, intitolata “Dell’origine e dell’ufficio della letteratura”. “O Italiani – ci ammoniva il poeta – io vi esorto alle storie, perché niun popolo più di voi può mostrare né più calamità da compiangere, né più errori da evitare, né più virtù che vi facciano rispettare, né più grandi anime degne di essere liberate dalla obblivione da chiunque di noi sa che si deve amare e difendere ed onorare la terra che fu nutrice ai nostri padri ed a noi, e che darà pace e memoria alle nostre ceneri. Io vi esorto alle storie, perché angusta è l’arena degli oratori; e chi omai può contendervi la poetica palma? Ma nelle storie, tutta si spiega la nobiltà dello stile, tutti gli affetti delle virtù, tutto l’incanto della poesia, tutti i precetti della sapienza, tutti i progressi e i benemeriti dell’ italiano sapere”…
Sono passati più di due secoli, e questo richiamo alla storia, o meglio alle istorie, è più attuale che mai! Ne va della cultura del nostro Popolo, che ancora voglio scrivere con la P maiuscola! E della nostra stessa libertà! Perché, com’è noto, “El sueño de la razón produce monstruos”, per dirla con Francisco Goya.
E infine, per concludere! Leggo da qualche parte che sarebbe opportuno ricorrere alla castrazione chimica dei tanti deficienti giovani delinquentelli che oggi, privi di ogni conoscenza e coscienza civiche, amano avventarsi in gruppo – l’unione fa la forza! – contro i più deboli! Proporrei una pena senz’altro maggiore, per i loro cervelli immaturi: lo studio obbligato di tutta la nostra storia patria! E, se delinquono ancora, di tutta la storia europea!

Convocati il 14 maggio i dirigenti scolastici

Intesa Governo-Miur-Sindacati: convocati il 14 maggio i dirigenti scolastici

Dopo quello sul reclutamento del personale, parte anche il tavolo tecnico urgente sulla dirigenza scolastica.

A seguito della mobilitazione unitaria dei dirigenti scolastici indetta da FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola RUA e Snals Confsal, dopo le dichiarazioni di attenzione alla dirigenza scolastica presenti nel testo dell’intesa del 24 aprile 2019, con una convocazione pervenuta nella tarda serata del 30 aprile alle organizzazioni sincali rappresentative della dirigenza scolastica, il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca apre il secondo dei tavoli tecnici previsti dall’intesa, riservandolo ai temi riguardanti l’area della dirigenza scolastica.

Nel corso dell’incontro, fissato per martedì 14 maggio 2019 alle ore 16,30, porteremo all’attenzione del Ministro Bussetti tutti i temi della nostra mobilitazione, chiedendo un intervento immediato:

  • per la firma definitiva dell’ipotesi di CCNL del 13 dicembre 2018, ferma da quattro mesi presso gli organi di controllo
  • per la certificazione del FUN 2017/2018 senza ulteriori ritardi
  • per l’esclusione dei dirigenti scolastici dal controllo biometrico delle presenze in servizio
  • per la ripresa dell’iter legislativo del ddl di modifica del DLgs 81/2008 relativamente alle responsabilità dei dirigenti in materia di sicurezza e per la modifica dell’art. 39 del Regolamento Contabile D.I. 129/2018 che impone alle scuole la manutenzione degli edifici scolastici, spettante per legge agli Enti Locali
  • per l’eliminazione di tutti i compiti impropri e delle molestie burocratiche che gravano sui dirigenti scolastici e sul personale di segreteria, distogliendoli dall’assolvimento delle loro funzioni primarie di assicurare il regolare funzionamento del servizio di istruzione.

Valuteremo attentamente proposte e soluzioni a queste problematiche.

La mobilitazione dei dirigenti scolastici è per il momento confermata, come pure l’invito rivolto a tutti i dirigenti scolastici a sostenere le iniziative messe in campo per il contrasto al DDL concretezza.

Primo maggio

Primo maggio

di Vincenzo Andraous

Festa del lavoro, festa dei lavoratori, festa in piazza, festa di chi fatica, suda, arranca, inciampa, fa salite e poche discese. Chissà perché la chiamano festa, quando dovrebbe esser giornata dedicata alle memorie corte, ai riassunti corti, alle sintesi di facciata ancora più assottigliate. Festa di che, di che cosa, di chi, quando i lavoratori sono sempre meno e spremuti come limoni, quando muoiono giovani e disperati, quando rimangono stesi o affogati con gli occhi spalancati. Festa del lavoro che non c’è, e quando ve ne fosse è lavoro di rincalzo, di sgambetti e spintoni, lavoro di orario che non c’è, lavoro di seconda mano, lavoro rassegnato all’esistente iniquo, con gli anni che passano, testimoni di un tempo dove gli uomini per mangiare rispondono a chiamata.

Festa del lavoro, Primo maggio, le righe non stanno mai ferme, gli accenti rimbalzano, le virgole esplodono mentre la punteggiatura trattiene il respiro, allora sono le pause a marcare il passo, a dare uno spazio all’esperienza, attraverso l’accoglienza e l’accompagnamento delle parole.

Uno ripensa alla propria strada, quella che ha lasciato, l’altra che ha trovato, quell’altra che non ha saputo bene interpretare, eppure oggi è festa, è celebrazione di emozioni che hanno dato senso ai passi di ognuno e di ciascuno. Tutti sanno cos’è il Primo maggio di ogni anno, tutti conoscono la festa del lavoro, tutti nessuno escluso è finalmente festeggiato. Ma ogni volta questa ricorrenza rammenta le pagine di un libro,  come una voce che viene da lontano, dapprima incomprensibile, indecifrabile, pian piano diventa nota che sale per resistere ai piani inclinati della vita, e come la storia di ognuno, continua su una pagina nuova, scritta ora, letta ieri, appoggiata nella polvere, nel colore sbiadito, al tempo che non muore mai.

E’ festa dei lavoratori, quand’anche il libro degli assenti, dei feriti, dei malconci e dei divenuti diseredati, hanno riempito le pagine, le zone d’ombra, pure quelle che sfuggono, che stanno lontane, ma hanno desiderio di rivelarsi, di mostrarsi, anche quando il bilancio è chiaramente in rosso, e non è facile distaccarsi dal passato, dal presente, dal suo peso, consapevoli che il futuro non è più nelle nostre mani.

Festa delle braccia, delle mani, dei corpi e delle menti, festa di chi non lavora, di chi lavora sfruttato e sottomesso, lavoratori dalla pelle scura, bianca, nell’angolo più buio della privazione, della paura, dei ricatti e dei soprusi, è tutta carnagione da festeggiare.

E’ festa che assomiglia nuovamente a quelle pagine bianche di quel libro, non è solo carta, inchiostro, segni, è anche strumento di conto, è somma, detrazione, dove le certezze, i superlativi degli assoluti, sono pandemia del dubbio, persino quando si ha bisogno di credere a Dio nel domani negato.

Quante storie sono rimaste appese a un filo di voce, quanti fremiti incorniciati a una lacrima, i libri sono come le persone, bisogna trattarne bene le angolature, le spigolature, le assenze e le presenze, hanno storie e mondi a cui appartengono, posseggono anima, come gli uomini che vi sono elencati,  che soffrono, amano, mantengono l’umanità a immagine e somiglianza di quello scrittore sgangherato, così bravo da diventare architetto non solo della parola, ma della vita che abbiamo il dovere di vivere.

I libri hanno la voce di chi è stato costretto per secoli a tacere,  a rimandare, anche a mentire, sono pane e acqua, sono ciò che manca per avere un sogno per chi non ne ha, perché gli sono stati ripetutamente rubati, peggio, rapinati dalle promesse mai mantenute.

Una festa del lavoro dopo l’altra, una pagina dietro l’altra, sopra l’altra, per comprendere cosa siamo stati capaci di fare, quanto sappiamo combattere per onorare una responsabilità, quanto siamo coscienti delle idee e delle parole che fanno amore, passione, sacrificio.

Contratto, scontro sui permessi

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

È scontro aperto tra le organizzazioni sindacali firmatarie del contratto di lavoro, Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda-Unams, e l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran). Il motivo del contendere è una nota emanata dall’agenzia il 4 aprile scorso (n. 2664/2019) recante un’interpretazione restrittiva dell’articolo 15 del contratto, che regola i permessi per motivi personali. La clausola negoziale dispone che per questi motivi i docenti di ruolo abbiano titolo a fruire di 9 giorni di permesso retribuito l’anno. I primi 3 giorni vengono fruiti senza limitazioni. Gli ulteriori 6 giorni comportano una decurtazione del numero dei giorni di ferie spettanti pari al numero dei giorni di permesso fruiti oltre i 3 giorni.

Secondo l’Aran i 6 giorni oltre i primi 3 non spetterebbero in quanto permessi, ma solo come ferie. Ciò comporterebbe, di fatto, l’impossibilità di utilizzarli. Perché le ferie durante l’anno possono essere concesse ai docenti solo se non vi siano oneri per lo stato. Vale a dire se vi siano docenti con ore a disposizione nei giorni utili, che possano sostituirli senza ricevere retribuzioni aggiuntive. La tesi dell’Aran si fonderebbe sull’articolo l’art. 1, comma 54, della legge 228/2012 (legge di stabilità 2013) il quale dispone che i docenti di tutti i gradi di istruzione possano fruire delle ferie solo nei giorni di sospensione delle lezioni definiti dai calendari scolastici regionali, a esclusione di quelli destinati agli scrutini, agli esami di Stato e alle attività valutative.

E che durante la rimanente parte dell’anno la fruizione delle ferie possa essere consentita per un periodo non superiore a sei giornate lavorative solo se vi sia la possibilità di sostituire il personale che se ne avvale senza che vengano a determinarsi oneri aggiuntivi per la finanza pubblica.

Secondo l’Agenzia questa norma avrebbe reso inapplicabile l’articolo 15 del contratto, proprio in riferimento ai 6 giorni eccedenti i 3. Ma i sindacati hanno contestato questa interpretazione con una nota congiunta inviata il 19 aprile scorso, adducendo che la disposizione contenuta nella legge di bilancio farebbe riferimento soltanto ai 6 giorni di ferie fruibili durante l’anno. Che sono cosa diversa dai permessi e che sono regolati da un’altra clausola negoziale: l’articolo 13 del contratto.

Le organizzazioni sindacali contestano anche il metodo adottato dall’Aran in riferimento alla nota. Trattandosi di una materia regolata contrattualmente, sempre secondo i sindacati, l’interpretazione avrebbe dovuto essere concordata anche con i sindacati che hanno pari dignità rispetto all’Aran in quanto parti dell’accordo. In pratica i sindacati rivendicano la necessità di adottare, in via analogica, la disciplina legale contenuta nel decreto legislativo 165/2001. Che in questi casi prevede che l’interpretazione autentica delle clausole negoziali debba essere oggetto di un negoziato aggiuntivo, al termine del quale dovrebbe essere sottoscritto un contratto ad hoc sulla clausola oggetto dell’interpretazione.

Sulla questione dei 6 giorni per motivi personali eccedenti i primi 3, peraltro, si era pronunciato anche il direttore generale dell’ufficio scolastico per la Calabria, con una nota emessa il 19 dicembre 2014 (17734). Nel provvedimento si legge che: «Se anche i 6 giorni di ferie a disposizione durante le attività didattiche saranno fruiti come permessi personali o familiari, il docente con contratto a tempo indeterminato avrà in totale 9 giorni (3+6) sottratti alla discrezionalità del dirigente».

In pratica, la stessa interpretazione adottata dai sindacati. Che è stata fatta propria di recente anche dalla giurisprudenza di merito. In particolare, il Tribunale di Ferrara, con la sentenza 54/2019 pubblicata il 2 aprile scorso, ha chiarito che l’articolo 15 del contratto prevede il diritto del dipendente ad utilizzare sino a 6 giorni delle proprie ferie trasformandole in un’altra tipologia di assenza, cioè nel permesso. E tale modalità di assenza è legittima nella misura in cui sussistano ragioni personali o familiari e, superato il terzo giorno, viene goduta mediante un meccanismo a scalare sulle ferie.

Si tratta, dunque «di una scelta del dipendente che, una volta esercita», si legge nella sentenza, «fa sì che non più di ferie si tratti bensì di permesso per il quale non si applicano i limiti fissati dalla legge di stabilità del 2013, che fa espresso riferimento solo all’istituto delle ferie, né tantomeno i limiti di cui all’art. 13 comma 9° del contratto che disciplina in termini analoghi la sola fruizione delle ferie. In conclusione», argomenta il giudice del lavoro, «i 6 giorni di ferie nella misura in cui siano commutati in permesso non soggiacciono al limite prima solo contrattuale (art. 13) ed ora anche legislativo secondo il quale esse sono fruite subordinatamente alla possibilità di sostituire il personale che se ne avvale senza che vengano a determinarsi oneri aggiuntivi per la finanza pubblica».

Fondo scuole, il taglio è servito

da ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Il definanziamento del Fondo per il funzionamento amministrativo e didattico delle scuole «ha comportato l’insorgenza di sofferenze finanziarie». L’ha scritto nero su bianco il ministro dell’istruzione Marco Bussetti nell’allegato al Def 2019 sugli obiettivi di spesa e il grado di raggiungimento dei risultati relativi alla legge di Bilancio 2018-2020. Indicando nella riduzione di questa voce di bilancio, che comprende anche le risorse previste dalla legge 440/1997, le criticità maggiori. «Il taglio delle risorse», infatti, «in sede di attuazione del Dpcm, ha comportato una riduzione della copertura finanziaria per le spese relative alle supplenze brevi e saltuarie». Essendo possibili variazioni compensative tra queste (art. 1, c. 696 L. 190/2014). Nel 2017 l’autorizzazione di spesa per il Fondo L. 440/97 ammontava a 56,57 milioni di euro, ridotti nel Bilancio 2018 di 20 milioni di euro. Mentre la riduzione dei finanziamenti per il funzionamento delle scuole è di 16 milioni di euro.

Un’inversione di tendenza rispetto alle annualità 2015-16 e 2017, il cui andamento di spesa impegnato è stato crescente, anche per effetto dei finanziamenti della Buona Scuola. In particolare le riduzioni ammontano per il 2018 a 35.895.240 euro, per il 2019 a 36 milioni e per il 2020 a 35.350.000. La contrazione dei finanziamenti ha colpito anche altre voci del bilancio del Miur. Così, nel 2018 meno scuole beneficiano dei percorsi di imprenditorialità digitale, le cui risorse sono state di ridotte di 1 milione di euro con effetti che, sottolinea il Def, «potranno essere stimati nel 2019, soprattutto nel settore della diffusione delle pratiche didattiche digitali». E «non si prevedono azioni correttive se non uno sforzo organizzativo mirato a massimizzare gli effetti degli interventi finanziati in termini di personale coinvolto negli stessi e di promozione delle azioni di rete fra istituzioni scolastiche». Il Miur farà cassa anche tagliando i fondi per i progetti educativi delle scuole: -866.656 euro per il 2020.

Con la parte rilevante che proviene dalle spese per le iniziative per l’orientamento, la prevenzione della dispersione scolastica e potenziamento della scolarizzazione (700 mila euro), finanziando e attivando progetti minori. Un controsenso visto che l’allegato allo stesso Def relativo al benessere sostenibile un indicatore è proprio l’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione, di cui denuncia il peggioramento nel biennio 2017-18 e il peso negativo sul Pil. Ma ad essere ridotte sono anche le spese per la scuola in ospedale (107.500 euro) e per l’educazione stradale (59.156 euro).

Definanziata, poi, la formazione di docenti e presidi, anche quella con progetti specifici: -338.210 euro per il 2018 sul capitolo relativo a «lingue 2000, storia e filosofia, progetto qualità, attività di orientamento, attività connesse gestione protocollo intesa e accordi di programma quadro»; -2.395.711 euro per il 2019 e -2.775.126 euro per il 2020. Dal 2021 il taglio sul capitolo formazione in servizio dei docenti ammonta a 705.217 euro. Risparmi che il Miur intende conseguire anche con l’utilizzo di piattaforme informatiche, come Sofia, e attraverso attività formative progettate dalle reti di scuole.

Per razionalizzare la spesa per la manutenzione di impianti e attrezzature e l’adeguamento della sicurezza nei luoghi di lavoro, invece, punta sull’utilizzo del mercato elettronico, in particolare attraverso le richieste d’offerta (rdo). In questo modo, ad esempio, si prevedono 5.197.000 euro di risparmi nelle spese per gestione e mantenimento del portale unico dei dati della scuola. Ma il Miur è netto nel precisare che tutte queste spese «non possono essere ulteriormente ridotte in quanto risulta necessario realizzare progetti, come la reingegnerizzazione del sistema informativo del ministero, non più procastinabili». Si tira la cinghia su noleggio e mezzi di trasporto: -3.3024.00 euro, ma dal 2020, grazie a forme alternative di mobilità.

Dal 2020 si ridurranno anche le spese per i viaggi del ministro e dei sottosegretari, ma per appena 8.652 euro. Cifra ben lontana ai 34.381 euro di tagli per le missioni interne per il 2019-20. Per riuscirci, il Miur conta su un apposito regolamento che disciplina modalità di partecipazione, autorizzazione, svolgimento e rendicontazione delle missioni di servizio.

Urgenti i livelli essenziali

da ItaliaOggi

Angela Iuliano

Mancano soldi per l’istruzione e la cultura. A sottolinearlo è la Commissione Cultura della Camera nel documento con cui, il 17 aprile, ha dato parere favorevole al Documento di economia e finanza 2019, il Def. Prima condizione posta dai deputati nel dare il via libera al Def, infatti, è «assicurare un adeguato e crescente stanziamento di risorse finanziarie per il sostegno ai settori “Cultura e Conoscenza”, intesi nelle loro molteplici declinazioni quali istruzione, università, ricerca e tutela e valorizzazione dei beni culturali». Di più. La Commissione chiede anche di «garantire che eventuali revisioni della spesa pubblica non riguardino il ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca», ma neppure il dicastero dei beni culturali. Poiché, spiega, entrambi i «bilanci sono stati ampliamenti ridotti nel corso degli ultimi decenni». Una richiesta forte di finanziamenti, quindi. Sebbene gli stessi deputati nel documento dichiarino di aver «considerato l’incremento delle risorse pubbliche destinate all’istruzione e alla ricerca, anche a livello qualitativo e valutate positivamente le misure previste». Del resto, da anni l’Italia è terzultima in Europa per investimenti nel settore educativo. L’Eurostat ha recentemente registrato che all’istruzione è riservato circa il 3,8% del Pil, almeno un punto meno rispetto alla medie europea, che si attesta sul 4,9%, e molto al di sotto rispetto alla Danimarca, che guida la classifica con il 7%, seguita da Svezia al 6,5% e dal Belgio con il 6,4%. Non solo l’Italia con l’ultimo documento programmatico di Bilancio è passata a spendere ancora di meno, toccando il 3,5% del Pil. Urgente, inoltre, per la Commissione Cultura di Montecitorio «intervenire sulla prospettata autonomia regionale» perché vengano rispettati i principi «costituzionalmente garantiti» relativi «al sistema scolastico nazionale e al diritto allo studio». Per questo motivo la Commissione chiede che siano definiti i livelli essenziali di prestazione «da garantire in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale». Altra condizione posta dai deputati per l’approvazione del Def è prevedere «un incremento salariale più consistente quale segnale di attenzione e valorizzazione del personale» del comporto Istruzione e Ricerca, in vista del loro rinnovo contrattuale per il triennio 2019-2021. Così da «ridurre progressivamente il divario con le retribuzioni degli altri Paesi Ue». Infine, i deputati insistono sul contrasto alle classi pollaio, di cui è ferma proprio in Commissione Cultura la proposta di legge Azzolina, arenatasi sulla questione dei fondi e sul crollo demografico degli studenti. Si chiede, infatti, che il Def favorisca «interventi finalizzati ad affrontare il problema del decremento degli alunni in ambito scolastico e del conseguente fenomeno del sovraffollamento».

Legge di Bilancio 2019: mancano i decreti attuativi Al palo alternanza, tempo pieno e progetto contro le droghe

da ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Dopo 4 mesi e mezzo dall’approvazione è attuato per il 13% della legge di Bilancio 2019. A fare il punto sono i Servizi Studi di Camera e Senato che elencano tutti i 175 provvedimenti attuativi previsti dal governo Lega-M5S. Di fatto, ne sono stati approvati 22, mentre un decreto è in consultazione. Evidenziati in rosso anche due provvedimenti attuativi sulla scuola scaduti da 2 mesi senza che siano stati adottati. Il decreto ministeriale del Miur con cui si definiscono le linee guida dei nuovi percorsi per l’alternanza scuola-lavoro, che sarebbe dovuto essere emanato 60 giorni dopo la pubblicazione della legge di Bilancio, quindi, a inizio marzo. Date dal Miur come in via di realizzazione da settimane, le linee guida entreranno in vigore dal prossimo anno scolastico. Più complicato il destino del decreto ministeriale sulle modalità di incremento di 2 mila posti per il tempo pieno alla primaria per il prossimo anno scolastico, che il Miur, sentita la Conferenza unificata, avrebbe dovuto emanare i primi di marzo, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della Finanziaria appunto.

Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, il Miur ha trasmesso a metà marzo il decreto alla Conferenza Unificata per il parere, ma là si è arenato senza mai neppure entrare nell’ordine del giorno di nessuna delle riunioni della Conferenza. In attesa della prossima convocazione in calendario il 9 maggio, il provvedimento proposto dal Miur destina circa la metà dei posti, 941, al Sud. Concentrati di fatto in sole 3 regioni: Campania (276), Sicilia (261) e Puglia (187). Arriveranno solo 50 insegnanti in Sardegna e 81 in Calabria. A questi se ne aggiungeranno 15 in Basilicata, 14 in Molise e 57 in Abruzzo. Mentre 729 docenti in più per il tempo pieno si avranno al Nord, con in testa Lombardia (262), Emilia Romagna (118) Veneto (167) Piemonte (112). Mentre circa la metà dei 330 insegnati previsti nel Centro saranno destinati alle primarie del Lazio (146), seguito dalla Toscana (90). Il Miur, infatti, ha scelto di ripartire i posti tenendo conto dei livelli di saturazione dei vari territori.

Tempi stretti, invece, per il decreto del Miur per l’attualizzazione degli standard organizzativi degli Its (istituti tecnici superiori post diploma) e dei criteri di valutazione dei piani di attività realizzati. Dovrà essere emanato entro i primi di giugno, cioè entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge di Bilancio 2019. Il Miur lo sta definendo di concerto con il ministero del Lavoro, il Mise e il Mef. E, prima di emanarlo, occorrerà l’intesa in Conferenza unificata. Ci sono poi provvedimenti attuativi senza termini di scadenza, ma di cui si sono perse le tracce. È il caso del decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri per la prevenzione delle dipendenze da stupefacenti tra gli adolescenti, su proposta del ministro per la famiglia e di concerto con Miur, Mef e Salute. In ballo 3 milioni di euro per il 2019, 1 milione per il 2020 e 3 milioni per il 2021

Convivenza civile: ci sarà anche quella digitale, ma non quella di genere. Le novità

da Orizzontescuola

di redazione

Giovedì voto finale alla Camera per l’approvazione del DDL sulla convivenza civile. Ieri approvati analizzati e votati gli emendamenti. Ecco alcune novità.

No a parità di genere

Non ci sarà la parità di genere tra gli obiettivi che deve perseguire l’introduzione dell’educazione civica nel curriculum scolastico. E’ stato infatti bocciato l’emendamento di Leu al ddl in esame alla Camera presentato da Leu, a firma di Federico Fornaro e Nicola Fratoianni.

L’emendamento indicava tra le tematiche oggetto del nuovo insegnamento “l’educazione sentimentale finalizzata alla crescita educativa, culturale ed emotiva dei giovani in materia di parità e solidarietà tra uomini e donne”.

Si’ ad educazione digitale

“Nell’ambito dell’insegnamento trasversale dell’educazione civica,è prevista l’educazione alla cittadinanza digitale”. E’ quanto prevede l’articolo 5 del disegno di legge che introduce l’insegnamento dell’educazione civica alle elementari e alle medie. L’articolo è stato votato all’unanimità.

“Nel rispetto dell’autonomia scolastica – afferma l’articolo – l’offerta formativa erogata nell’ambito dell’insegnamento” prevede una serie di “abilità e conoscenze digitali essenziali, da sviluppare con gradualità tenendo conto dell’età degli alunni e degli studenti”.

Abolizione sanzioni disciplinari alla primaria

Sono abolite le sanzioni a carico dei bambini indisciplinati delle scuole elementari, dalla nota sul registro fino all’espulsione. La Camera ha infatti approvato un emendamento al ddl che introduce l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole, con cui viene abrogata una norma del 1928 che prevedeva queste punizioni.

Sarà materia trasversale

Si tratterà di 33 ore di insegnamento trasversale, che i singoli Consigli di Classe dovranno ricavare dalle discipline in orario.

Si insegneranno “principi di legalità, cittadinanza attiva e digitale, sostenibilità ambientale, diritto alla salute e al benessere della persona”

Chi la insegnerà

E’ stato stabilito che da tale insegnamento “non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”, di conseguenza non saranno assunti docenti in più rispetto all’organico.

Anche se un ruolo privilegiato è riconosciuto dalla proposta di Legge ai docenti di Discipline giuridiche ed economiche, si prevede che  ciascun docente dovrà insegnare, in modo trasversale, i diritti e i doveri di Cittadinanza.

Per la formazione dei docenti sono previsti 4milioni di euro.

Bussetti: le date dei tavoli tecnici per precariato, contratto, Dirigenti e AFAM

da Orizzontescuola

di redazione

Il ministro Bussetti ha pubblicato un post su Facebook sui prossimi tavoli tecnici.

Il 24 aprile abbiamo firmato un’importante intesa con i sindacati della scuola.
Al centro dell’accordo abbiamo messo due punti:
più risorse per il prossimo rinnovo contrattuale e soluzioni mirate per il precariato.
A chi ci accusa di aver fatto solo promesse elettorali rispondiamo con i fatti: stiamo già convocando i tavoli tecnici promessi ai sindacati per rendere operativa l’intesa.
Si parte il 6 maggio con quello sul reclutamento e sul precariato. Il 14 maggio parleremo di dirigenti scolastici, il 20 di contratto, il 28 di Università, Ricerca e Alta formazione artistica, musicale e coreutica.

Per l’accordo su reclutamento e precariato, il tavolo tecnico avrà il compito di definire i PAS e il concorso ordinario a cattedra per la secondaria.

Entrambi i percorsi saranno selettivi, i docenti potranno seguirli entrambi o solo uno dei due. Entrambi portano al ruolo, il PAS è a pagamento e si svolgerà presso le Università.

Per quanto riguarda il contratto, il tavolo tecnico del 20 discuterà del rinnovo  2019-2021 e della possibilità di  recuperare la perdita del potere d’acquisto degli stipendi del personale, si parla di aumenti a 3 cifre.

Per i dirigenti scolastici, il tavolo del 14 maggio avrà come argomento  il pieno riconoscimento del ruolo e della responsabilità della funzione.

Il tavolo su AFAM e Università del 28 maggio riguarderà il processo di statizzazione, la  stabilizzazione del personale precario degli enti di ricerca, un piano di stabilizzazione per iI personale che svolge attività di ricerca e didattica nell’universitá, nonché quello di assistenza tecnica e amministrativa.

Istruzione per adulti: le novità sulla prossima circolare iscrizioni

da Orizzontescuola

di redazione

Sta per essere emanata la circolare ministeriale relativa alle iscrizioni ai percorsi di istruzione per adulti.

La circolare presenterà due novità rispetto a quella dello scorso anno, scrive la CISL:

ai percorsi di istruzione per gli adulti viene riconosciuta la funzione di contrasto al fenomeno della dispersione scolastica;

per la predisposizione del Piano Formativo Individuale (limitata ai soli percorsi di I° livello) si userà un’ apposita funzione di anagrafe informatizzata, per il prossimo anno sperimentale e non obbligatoria e che ricalca fedelmente il lavoro già svolto in cartaceo dai responsabili.

La nuova funzione, denominata patto formativo individuale, consentirà  di compilare per ciascun adulto frequentante il PFI secondo le disposizioni del DI 12/3/2015 (fasi del patto e elementi minimi) e all’Amministrazione di disporre di una base di dati  utile per i futuri monitoraggi. Per la nuova funzione informatica sarà disponibile un  manuale con  le indicazioni tecniche necessarie.

Anche per l’a.s. 2019/20 le iscrizioni al primo periodo didattico dei percorsi di secondo livello di istruzione professionale seguiranno le linee guida di cui al D.I. 12/03/2015.

Si rimanda ancora di un anno l’applicazione della riforma dei professionali ai percorsi di II livello di istruzione per gli adulti. Il rinvio è dettato dal fatto che la Direzione Generale competente sta lavorando a un collegamento del piano orario tra il vecchio ed il nuovo assetto ordinamentale.

Come già per l’anno in corso, resta ancora la possibilità, a seguito di accordi specifici tra regioni e Uffici Regionali, di iscrivere ai percorsi di istruzione di primo livello anche coloro che hanno compiuto il 15° anno di età, per particolari e motivate esigenze.

Il termine di scadenza per le iscrizioni ai percorsi di istruzione degli adulti è il 31 maggio con possibile accoglimento di ulteriori domande entro il 15 ottobre in casi debitamente motivati.

Secondo i dati 17/18 i frequentanti il primo livello del II periodo didattico sono 10.330 con incremento rispetto al 16/17;
per il 17/18 il 72% dei frequentanti i percorsi di secondo livello del I periodo didattico sono italiani, mentre per il secondo periodo la percentuale di italiani sale all’82%; gli stranieri non UE nel terzo periodo didattico del II livello sono 11%, mentre gli iscritti UE sono il 2,5%.

La prova orale del concorso dirigenti scolastici

da La Tecnica della Scuola

Di Andrea Carlino

La prova orale del concorso dirigenti scolastici consisterà in:

  • un colloquio che accerta la preparazione professionale del candidato nelle materie di esame;
  • una verifica della capacità di risolvere un caso riguardante la funzione del dirigente scolastico;
  • una verifica della conoscenza degli strumenti informatici e delle tecnologie della comunicazione normalmente in uso presso le istituzioni scolastiche;
  • una verifica della conoscenza della lingua prescelta dal candidato tra francese, inglese, tedesco e spagnolo al livello B2 del CEF, attraverso la lettura e traduzione di un testo scelto dalla Commissione e una conversazione nella lingua prescelta.

L’inizio della prova finale, per la maggioranza delle commissioni, sarà il 20 maggio.

Ecco l’elenco completo diviso per commissione.

Concorso dirigente scolastico: Punteggio e modalità di svolgimento prova orale

Al colloquio sulle materie d’esame, all’accertamento della conoscenza dell’informatica e all’accertamento della conoscenza della lingua straniera prescelta dal candidato, nell’ambito della prova orale, la Commissione del concorso andrà ad attribuire un punteggio nel limite massimo rispettivamente di 82, 6 e 12.

Il punteggio complessivo della prova orale è dato dalla somma dei punteggi ottenuti al colloquio e nell’accertamento della conoscenza dell’informatica e della lingua.

La prova orale è superata dai candidati che ottengono un punteggio complessivo pari o superiore a 70 punti.

La Commissione e le Sottocommissioni esaminatrici, prima dell’inizio della prova orale, determinano i quesiti da  porre  ai  singoli candidati per ciascuna delle materie  di  esame. Tali  quesiti  sono proposti a ciascun candidato previa estrazione a sorte.

Così come segnalano fonti sindacali dopo l’informativa tenutasi al Miur lo scorso 21 marzo, l’abbinamento dei candidati alle sottocommissioni verrà effettuato seguendo l’ordine alfabetico dei candidati ammessi, a partire dalla lettera A.

Concorso dirigente scolastico, ecco cosa studiare per l’orale

La prova orale prevede un colloquio sugli argomenti previsti dall’articolo 10, comma 2, del decreto ministeriale 138 che regola il concorso dirigente scolastico. Ecco i temi:

a) normativa riferita al sistema educativo di istruzione e di formazione e agli ordinamenti degli studi in Italia con particolare attenzione ai processi di riforma in atto;

b) modalità di conduzione delle organizzazioni complesse, con particolare riferimento alla realta’ delle istituzioni scolastiche ed educative statali;

c) processi di programmazione, gestione e valutazione delle istituzioni scolastiche, con particolare riferimento alla predisposizione e gestione del Piano Triennale dell’Offerta
Formativa, all’elaborazione del Rapporto di Autovalutazione e del Piano di Miglioramento, nel quadro dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e in rapporto alle esigenze formative del territorio;

d) organizzazione degli ambienti di apprendimento, con particolare riferimento all’inclusione scolastica, all’innovazione digitale e ai processi di innovazione nella didattica;

e) organizzazione del lavoro e gestione del personale, con particolare riferimento alla realtà del personale scolastico;

f) valutazione ed autovalutazione del personale, degli apprendimenti e dei sistemi e dei processi scolastici;

g) elementi di diritto civile e amministrativo, con particolare riferimento alle obbligazioni giuridiche e alle responsabilità tipiche del dirigente scolastico, nonche’ di diritto penale con particolare riferimento ai delitti contro la Pubblica Amministrazione e in danno di minorenni;

h) contabilita’ di Stato, con particolare riferimento alla programmazione e gestione finanziaria presso le istituzioni scolastiche ed educative statali e relative aziende speciali;

i) sistemi educativi dei Paesi dell’Unione Europea.

Maturità 2019, ecco che materiali mettere nelle buste del colloquio

da La Tecnica della Scuola

Di Lucio Ficara

Una docente impegnata negli esami di Stato 2018-2019, come commissaria interna ci chiede:“È vero, come riportato da talune testate giornalistiche di settore, i materiali da inserire nelle buste possono essere brani, articoli di giornale o altri documenti, non trattati esplicitamente nel documento del 15 maggio, anche se attinenti ai programmi svolti?”.

Ecco che materiali mettere nelle buste

Bisogna dire che più di un nostro lettore ci ha riferito che esistono fonti informative che sostengono che nelle buste possano essere inseriti materiali come un articolo di giornale, un grafico o una tabella di dati, non esplicitamente conosciuti dagli alunni durante lo svolgimento dell’anno scolastico e nemmeno inseriti con un riferimento contestualizzato nel documento del 15 maggio.

A tal proposito è utile leggere l’art.6, comma 3, dell’Ordinanza Ministeriale 205 dell’11 marzo 2019, in cui si precisa che la commissione tiene conto del documento nell’espletamento dei lavori e nella predisposizione dei materiali per il colloquio, ai sensi dell’articolo 2 del d.m. n. 37 del 2019.

L’art.2, comma 1, del decreto ministeriale n.37 del 18 gennaio 2019, stabilisce inequivocabilmente che la commissione propone al candidato, secondo precise modalità, di analizzare testi, documenti, esperienze, progetti e problemi per verificare l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri delle singole discipline.

Tra le modalità suddette, la commissione, ai sensi dell’art.2, comma 3, del DM n.37/2019, tiene conto del percorso didattico effettivamente svolto, in coerenza con il documento di ciascun consiglio di classe, al fine di considerare le metodologie adottate, i progetti e le esperienze svolte, sempre nel rispetto delle Indicazioni nazionali e delle Linee guida.

Sembra evidente che il materiale da inserire nelle buste, dovrà essere scelto dalla commissione attingendo dai documenti, testi, esperienze, progetti e problemi inseriti dal Consiglio di classe nel documento del 15 maggio. Normativamente non esiste la libertà assoluta, da parte della commissione, di pescare da materiali propri o utilizzati in altri contesti e non presenti nel documento del 15 maggio della classe da esaminare.

Anche il comma 5 dell’art.2 del DM 37/2019 rafforza l’idea che la scelta dei materiali deve essere coerente ai percorsi effettivamente svolti illustrato nel documento del consiglio di classe.

A tal proposito abbiamo approfondito questo concetto con i tecnici del Miur che hanno contribuito a elaborare la riforma degli esami di Stato. Ci hanno risposto che nella busta devono essere inseriti materiali coerenti al percorso didattico, illustrato nel documento del 15 maggio e si deve trattare di un materiale effettivamente trattato dallo studente durante il percorso.

Dal Miur ci dicono: “Se per esempio si inserisce nella busta un documento con una precisa citazione, questa deve necessariamente essere esplicitata nella programmazione svolta”.

Esempio di materiale idoneo da inserire nella busta

Se per trattare un argomento di fisica quantistica come il paradosso del gatto di Schrödinger, che è argomento studiato durante l’anno scolastico, si può inserire un articolo scritto dalla rivista specialistica “Focus” in cui si parla del principio di incertezza della meccanica quantistica, questo è possibile farlo solo se tale articolo è stato specificatamente trattato nel percorso effettivamente svolto. Stesso ragionamento vale per un’opera artistica, se si vuole parlare di Pablo Picasso e si vuole inserire nella busta la copia del dipinto “Scienza e Carità”, questa opera dovrà essere esplicitata nel documento del 15 maggio.

Maturità 2019, relazione sui percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento

da La Tecnica della Scuola

Di Aldo Domenico Ficara

L’articolo 19 dell’Ordinanza Ministeriale 205 dell’11 marzo 2019 – Istruzioni organizzative e operative esame di Stato II ciclo a.s. 2018-2019 dispone: “Nell’ambito del colloquio, il candidato interno espone, inoltre, mediante una breve relazione e/o un elaborato multimediale, le esperienze svolte nell’ambito dei Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO), previsti dal d.lgs. n. 77 del 2005, e così ridenominati dall’art. l, co. 784, della l.30 dicembre 2018, n. 145.

Nella relazione e/o nell’elaborato, il candidato, oltre a illustrare natura e caratteristiche delle attività svolte e a correlarle alle competenze specifiche e trasversali acquisite, sviluppa una riflessione in un’ottica orientativa sulla significatività e sulla ricaduta di tali attività sulle opportunità di studio e/o di lavoro post-diploma”.

A tal riguardo la “relazione”, in quanto testo “tecnico”, deve rispondere a precisi requisiti, non può essere improvvisata.

La relazione dovrà essere “breve”: con funzione prevalentemente argomentativa.

Si devono evidenziare valutazioni e riflessioni sull’esperienza svolta, in sintonia all’indicazione dell’Ordinanza “sviluppa una riflessione in un’ ottica orientativa sulla significatività e sulla ricaduta di tali attività sulle opportunità di studio e/o di lavoro post-diploma”.

La relazione deve pertanto considerare:

• le competenze acquisite dallo studente nell’ambito del PCTO e quelle che sarebbe utile possedere;
• le difficoltà incontrate, anche in relazione all’adeguatezza della preparazione, con riferimento alla formazione scolastica;
• il legame dell’esperienza con il percorso di studi, con riferimento al progetto formativo, verificando se sono stati raggiunti i risultati previsti e/o non previsti;
• il legame dell’esperienza con le scelte future dello studente, con riferimento agli apprendimenti acquisiti, anche riguardanti la conoscenza del territorio e delle sue vocazioni, e alla loro coerenza con la scelta di percorsi di studio ulteriori (ITS, Università) e/o di ambiti lavorativi.

Concorso DS: online nuovi calendari delle prove orali (e altri sforamenti sulla maturità)

da Tuttoscuola

Nelle ultime ore sono stati pubblicati sul sito dedicato del Miur altri calendari predisposti da sette delle dodici sottocommissioni che nella giornata di ieri non avevano provveduto, a differenza delle altre, a pubblicare il calendario dei colloqui del concorso DS. Probabilmente nelle prossime ore o, al massimo, nei prossimi giorni, le ultime cinque sottocommissioni che mancano all’appello vi provvederanno.

Come già avevamo verificato per otto sottocommissioni tra le 26 che ieri avevano pubblicato ieri l calendario delle prove orali, anche in questo nuovo gruppo di ritardatari vi sono calendari (quattro) che invadono i tempi dell’esame di maturità. Addirittura una sottocommissione prevede di concludere gli orali il 9 luglio (!).

Sono quindi a tutt’oggi ben 12 le commissioni del concorso che hanno ignorato i vincoli istituzionali di centinaia di candidati impegnati come membri interni o esterni negli esami di maturità e che si troveranno nell’impossibilità di sostenere le prove.

Sembra di capire che, nonostante la comunicazione ministeriale che aveva previsto la conclusione degli orali prima dell’esame di maturità, taluni commissari del concorso si siano preoccupati delle loro disponibilità personali o professionali, anziché tener conto delle situazioni oggettive di molti candidati.

C’è da osservare, infine, che il calendario della commissione che prevede la conclusione degli orali per il 9 luglio, farà slittare in piena estate la predisposizione della graduatoria finale di merito con effetti a catena sugli altri provvedimenti di nomina e su eventuali impugnative.

Mattarella: conoscere la storia è fondamentale

da Tuttoscuola

La vostra testimonianza è un monito permanente, un argine di verità contro le interessate riscritture della storia”. Queste le parole pronunciate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante l’incontro al Quirinale con le Associazioni di ex combattenti, alla vigilia del 25 aprile, festa della Liberazione, in trasparente polemica con i detrattori della Resistenza (e con Matteo Salvini che aveva ridotto la celebrazione dell’evento a un “derby tra fascisti e comunisti”, ma che poi, dopo la bacchettata di Mattarella, si è corretto: “Mi aspetto che il 25 aprile sia la festa di tutti, non solo di qualcuno. Non è solo la festa dei comunisti e mi aspetto rispetto”).

È al futuro d’Italia che dobbiamo guardare” ha aggiunto Mattarella, e dobbiamo far sì che “i giovani sappiano far propri i valori costituzionali che ci hanno permesso di raggiungere traguardi sociali inimmaginabili. Conoscere la tragedia, il cui ricordo è ancora vivo, ci aiuta a comprendere le tante sofferenze che si consumano alle porte dell’Europa che coinvolgono popoli a noi vicini”.

Concetti ribaditi dal Presidente il giorno dopo, in occasione della cerimonia commemorativa del 74° anniversario della Liberazione svoltasi a Vittorio Veneto con la partecipazione del presidente della Regione Veneto, il leghista Luca Zaia: “Contadini, operai, intellettuali, studenti, militari, religiosi, costituirono il movimento della Resistenza: tra loro vi erano azionisti, socialisti, liberali, comunisti, cattolici, monarchici e anche molti ex fascisti delusi” (qui il discorso integrale).

È una storia che i giovani, che non hanno vissuto quella esperienza, devono conoscere per poter apprezzare i vantaggi di una società aperta, pluralista, libera come quella che l’Italia uscita dalla Resistenza ha saputo costruire. “Se oggi, in tanti, ci troviamo qui e in tutte le piazza italiane”, ha rammentato Mattarella, “è perché non possiamo, e non vogliamo, dimenticare il sacrificio di migliaia di italiani, caduti per assicurare la libertà a tutti gli altri. La libertà nostra e delle future generazioni”.