Bandi concorsi 2023. Il titolo di accesso deve essere conseguito entro il 9 gennaio 2024 e anno scolastico 2023/24 non conta. CHIARIMENTI

da OrizzonteScuola

Di redazione

Bandi concorsi scuola infanzia primaria e secondaria: il Ministero ha bandito i DDG n. 2575 e DDG n.2576 del 6 dicembre 2023 e dato il via alle iscrizioni, che si chiuderanno il prossimo 9 gennaio ore 23:59. Alcuni chiarimenti per i titoli di accesso.

Il titolo di accesso deve essere conseguito entro la data di scadenza per la presentazione della domanda

Questo vale sia per il concorso infanzia primaria che secondaria. Quindi per sia per la laurea in Scienze della formazione primaria, sia per la laurea che dà accesso alla classe di concorso della scuola secondaria.

Non ha alcuna importanza che i 24 CFU siano stati comunque conseguiti entro il 31 ottobre 2022.

A contare infatti è la data di conseguimento del titolo di accesso.

Il bando per la secondaria afferma all’art. 4 comma 1 “Sono ammessi a partecipare alle procedure di cui al presente decreto per i posti comuni di docente di scuola secondaria di primo e secondo grado i candidati in possesso, alla data di scadenza del termine per la presentazione della domanda, congiuntamente, dei seguenti titoli”

Analogamente il bando per infanzia e primaria “Sono ammessi a partecipare alle procedure di cui al presente decreto per i posti comuni di docente di scuola dell’infanzia e di scuola primaria i candidati in possesso, alla data di scadenza del termine per la presentazione della domanda”

Lo stesso vale per il titolo di sostegno.

L’unico caso in cui è previsto l’inserimento con riserva

E’ il caso del riconoscimento del titolo estero. Ossia il candidato che utilizza come titolo di accesso un titolo conseguito all’estero, deve aver conseguito il titolo entro il prossimo 9 gennaio ed entro la stessa data deve aver richiesto il riconoscimento del titolo “Sono ammessi con riserva, nelle more della conclusione dell’istruttoria sul riconoscimento dei titoli, coloro che, avendo conseguito all’estero i titoli di cui ai commi precedenti, abbiano comunque presentato la relativa domanda di riconoscimento ai sensi della normativa vigente, entro il termine per la presentazione delle istanze per la partecipazione alla procedura concorsuale

La riserva quindi vale esclusivamente per il riconoscimento del titolo, non per il titolo in sè.

Anno scolastico 2023/24

Non vale. Né  per il conteggio dei 3 anni di servizio utili per l’accesso, né per i tre anni utili per accedere alla riserva del 30% dei posti.

Questo perchè anche chi ha avuto il contratto dal 1° settembre 2023 al 9 gennaio 2024 non avrà ancora completato l’annualità, ossia i 180 giorni di servizio.

Pertanto il conteggio delle annualità per chi accede con “laurea + tre anni di servizio” parte a ritroso dal 2022/23 e si ferma al 2018/19, come indicato nella Guida del MInistero alla compilazione della domanda

Nel caso in cui abbia chiesto di partecipare con titolo di studio e 3 anni di servizio, il candidato dovrà obbligatoriamente dichiarare di aver prestato almeno 3 annualità di servizio nelle istituzioni scolastiche statali, anche non continuative, tra l’anno scolastico 2018/2019 e l’anno scolastico 2022/23, su posto comune o di sostegno, valutabili come tali ai sensi dell’articolo 11, comma 14, della legge 3 maggio 1999, n. 124, di cui almeno uno nella classe di concorso per la quale si partecipa.

Per accedere alla riserva del 30% dei posti invece i dieci anni vanno dal 2022/23 al 2013/14. La guida ci dice

in fase di determinazione del diritto alla riserva di posti del 30% il sistema controllerà che il candidato sia in possesso di almeno 3 anni di servizio negli ultimi 10 (quindi a partire dal 2013/14) di cui almeno uno nella specifica classe di concorso/tipo posto sostegno;”

Iscrizioni 2024-25, scelta religione cattolica va effettuata quando si presenta la domanda e vale per l’intero corso di studi

da OrizzonteScuola

Di redazione

Le iscrizioni all’anno scolastico 2024-25 potranno essere effettuate dalle ore 8 del 18 gennaio alle ore 20 del 10 febbraio 2024. Al momento della presentazione della domanda sarà scegliere di avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica. Nella nota del 12 dicembre le indicazioni utili.

La facoltà di avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica è esercitata dai genitori e dagli esercenti la responsabilità genitoriale di alunni che si iscrivono alla prima classe della scuola primaria o secondaria di primo grado al momento dell’iscrizione, mediante
la compilazione dell’apposita sezione on line.

La facoltà di avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica per studenti della scuola secondaria di secondo grado è esercitata dagli stessi all’atto dell’iscrizione da parte dei genitori e degli esercenti la responsabilità genitoriale mediante la compilazione del modello
on line ovvero, per le iscrizioni che non siano presentate on line (ad esempio per le iscrizioni alla scuola dell’infanzia), attraverso la compilazione del modello nazionale ALLEGATO SCHEDA B – MODULO PER L’ESERCIZIO DEL DIRITTO DI SCEGLIERE SE AVVALERSI O NON AVVALERSI DELL’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA

La scelta ha valore per l’intero corso di studi e in tutti i casi in cui sia prevista l’iscrizione d’ufficio, fatto salvo il diritto di modificare tale scelta per l’anno successivo entro il termine delle iscrizioni, esclusivamente su iniziativa degli interessati.

La scelta di attività alternative, che riguarda esclusivamente coloro che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica, è operata, all’interno di ciascuna scuola, attraverso un’apposita funzionalità della pagina dedicata alle iscrizioni on line all’interno della piattaforma Unica accessibile ai genitori o agli esercenti la responsabilità genitoriale dal 31 maggio al 1° luglio 2024 utilizzando le credenziali SPID, CIE, CNS o eIDAS.

Gli interessati possono esprimere una delle seguenti opzioni:

− attività didattiche e formative;
− attività di studio e/o di ricerca individuale con assistenza di personale docente;
− libera attività di studio e/o di ricerca individuale senza assistenza di personale docente (per studenti delle istituzioni scolastiche di istruzione secondaria di secondo grado);
− non frequenza della scuola nelle ore di insegnamento della religione cattolica.

Le attività didattiche e formative proposte dalle scuole potrebbero subire delle modifiche sulla base degli aggiornamenti al Piano triennale dell’offerta formativa.
Le istituzioni scolastiche paritarie che non aderiscono al sistema di iscrizioni on line raccolgono le opzioni degli interessati utilizzando il modello scheda C. ALLEGATO SCHEDA C – MODULO INTEGRATIVO PER LE SCELTE DEGLI ALUNNI CHE NON SI AVVALGONO DELL’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA

NOTA iscrizioni [PDF]

Iscrizioni scuola alunni con disabilità: le indicazioni della circolare ministeriale per il 2024/2025

da OrizzonteScuola

Di redazione

Pubblicata la circolare annuale del Ministero dell’Istruzione e del merito inerente le iscrizioni a scuola per l’anno scolastico 2024/2025. Ecco cosa si prevede per gli alunni e studenti con disabilità.

La circolare riporta che le iscrizioni di alunni/studenti con disabilità effettuate nella modalità on line sono perfezionate con la presentazione alla scuola prescelta della certificazione rilasciata dalla A.S.L. di competenza, comprensiva della diagnosi funzionale.

Il profilo di funzionamento viene trasmesso alla scuola dalla famiglia subito dopo la sua predisposizione. Sulla base di tale documentazione, la scuola procede alla richiesta di personale docente di sostegno e di eventuali assistenti educativi a carico dell’Ente locale, nonché alla successiva stesura del piano educativo individualizzato, in stretta relazione con la famiglia e gli specialisti dell’A.S.L.

Lo studente con disabilità che consegua il diploma conclusivo del primo ciclo di istruzione ha titolo, qualora non abbia compiuto il diciottesimo anno di età prima dell’inizio dell’anno scolastico 2024/2025, all’iscrizione alla scuola secondaria di secondo grado o ai percorsi di istruzione e formazione professionale, con le misure di integrazione previste dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104.

Solo per gli alunni che non si sono presentati agli esami conclusivi del primo ciclo è previsto il rilascio di un attestato di credito formativo che è titolo per l’iscrizione e la frequenza della scuola secondaria di secondo grado o dei corsi di istruzione e formazione professionale regionale, ai soli fini dell’acquisizione di ulteriori crediti formativi, da far valere anche per percorsi integrati di istruzione e formazione. Pertanto, tali alunni non possono essere iscritti, nell’anno scolastico 2024/2025, alla terza classe di scuola secondaria di primo grado, ma potranno assolvere l’obbligo di istruzione nella scuola secondaria di secondo grado o nei percorsi di istruzione e formazione professionale regionale.

Inoltre, la nota spiega che gli alunni con disabilità ultradiciottenni non in possesso del diploma conclusivo del primo ciclo, ovvero in possesso del suddetto diploma, ma non frequentanti l’istruzione secondaria di secondo grado, hanno diritto a frequentare i percorsi di istruzione per gli adulti con i diritti previsti dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104 e successive modificazioni (cfr. sentenza della Corte costituzionale 4-6 luglio 2001, n. 226).

NOTA [PDF]

Per la prima volta gli utenti dovranno utilizzare la nuova piattaforma ministeriale, “Unica”.

L’invio in digitale vale per tutte le classi prime della scuola primaria, media e superiore, oltre che per i percorsi di istruzione e formazione professionale che vengono erogati in regime di sussidiarietà dagli istituti professionali e dai centri di formazione professionale accreditati dalle Regioni che, su base volontaria, aderiscono alla procedura telematica. L’adesione resta volontaria per gli istituti paritari. Nessuna novità anche stavolta per l’infanzia: qui la richiesta rimane cartacea.

Anche quest’anno sarà possibile avvalersi dell’App Io per seguire l’iter dell’iscrizione.

Riforma istruzione tecnico-professionale: in Commissione si ferma l’esame del ddl, ma la sperimentazione è confermata

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

Il percorso di approvazione del ddl sulla riforma della filiera tecnologico-professionale sta segnando una battuta di arresto.
Il cronoprogramma (strettissimo) che il Ministero si era dato prevedeva di concludere in settimana l’esame del provvedimento nella settima Commissione del Senato in modo da poter andare in aula la prossima settimana.
E invece nella giornata di mercoledì 13 le cose sono andate un po’ diversamente dal previsto, mentre la seduta di giovedì 14 è stata cancellata.
Questo vuole dire che i lavori in Commissione riprenderanno la prossima settimana e, a questo punto, appare difficile che il Senato possa approvare il ddl prima di Natale.
Ma – non dimentichiamolo – il provvedimento dovrà passare ancora dalla Camera.
Va però detto che, dopo l’adozione del decreto ministeriale che dà avvio alla sperimentazione dei percorsi quadriennali, non c’è più urgenza di concludere l’esame del progetto di riforma.
Cosa succederà quindi nel concreto?
Molto semplicemente accadrà che le scuole che intendono attivare la sperimentazione potranno predisporre il proprio progetto e registrarsi nella piattaforma allestita dal Ministero che – nei giorni successivi – dovrà esaminare i progetti e autorizzare quelli ritenuti adeguati.
Poi a partire dal 18 gennaio le scuole selezionate potranno “offrire” il nuovo percorso agli studenti che si iscriveranno per il 2024/25.

Per il liceo made in Italy le cose andranno diversamente: i nuovi licei potranno partire a settembre solo se il Parlamento avrà approvato in tempo la legge che ora è in discussione al Senato (la Camera ha già dato il via libera e quindi è possibile che entro fine dicembre la questione sia chiusa).
Resta il fatto che, per entrambi i percorsi, le scuole non hanno avuto tempo di informare adeguatamente le famiglie e gli studenti.
Il rischio di avviare una riforma in modo affrettato è molto alto.
Ed è un peccato, perché l’istruzione tecnica e professionale avrebbe davvero bisogno di una riforma condivisa e meditata.

Nietzsche, fra Zarathustra e Faust, fra l’Oltreuomo e l’Eterno ritorno

da La Tecnica della Scuola

Di Pasquale Almirante

Fra gli aspetti più controversi e dibattuti dell’intera opera di Nietzsche, viene quasi sempre rilevata la scelta del filosofo di scrivere lo Zarathustra in forma poetica. Non era mai successo infatti che per fare fi­losofia (e quale filosofia è quella di Nietzsche!) ve­nisse usato un genere letterario che appartiene alla sfera dell’arte, e da adottarlo con tanta convinzione da indurre lo stesso autore ad affermare la sua supe­riorità, “nel vigore e nella virilità della lingua”, nei confronti dello stesso Goethe.

Suleika, la moglie di Putifarredal Divano Occidentale Orientale

Tuttavia proprio questo richiamo all’autore del Faust, il continuo rifarsi alle sue opere, riecheggiandone an­che il titolo di un ditirambo, “Suleika”, nell’estremo periodo della pazzia, spinge a riflettere, sia in riferimento a quella scelta e sia in ri­ferimento alla teorizzazione dell’”Oltreuomo” (e non superuomo, nell’accezione della preposizione tedesca “Über”: al di sopra, oltre).

La riflessione parte da un passo dell’ECCE HOMO, in cui Nietzsche afferma che il poeta è colui che crea la verità, riferendosi al vate della poesia greca, all’aedo, protetto dalla cetra dalle sette corde di Apollo il quale a sua volta la usa indifferentemente per dare gioia e per uccidere. Ci dice infatti Pietro Citati che “la cetra che dà gioia è lo stesso strumento che dà la morte. Come l’arco la cetra è ricurva e come l’arco la cetra ha le corde. Il poeta era un arciere, la sua canzone una freccia; e la corda dell’arco vi­brava come le corde della cetra. Ma portava in sé un dono più terribile: la morte”.

L’arco di Apollo e la cetra di Dionisio

Bene! La scelta poetica di Nietzsche nello Zarathustra ha forse questa doppia connotazione: di dare gioia e di uccidere, di incantare e di costringere a pensare, di conoscere il vero e di annichilire.

Poetare e filoso­fare non apparirebbero più dunque, nella concezione nicciana, polarità diverse, mondi separati, biparti­zioni “romantiche” della comprensione dell’uomo, ma unità per la sua comprensione.

D’altra parte chi meglio di lui conosceva le sotti­gliezze che celavano i miti classici? E chi più di lui disprezzava il conformismo e le sicure classificazioni borghesi, nonché la suddivisione, anch’essa borghese, fra le scienze umane?

Inoltre ogni grande poeta ha una sua “Weltanschauung” e una sua filosofia, per cui forse in Nietzsche sarebbe più opportuno indagare maggior­mente l’artista che il filosofo, l’uomo che ha fede più nell’azione del suo Oltreuomo che nel suo “verbo” e la sua “parola”, quella che Mefistofele vuole scritta col sangue per comprare l’anima di Faust. In principio dun­que, come per Goethe anche per Nietzsche, non era il verbo ma l’azione.

E partendo proprio da questa altra considerazione, ci sembra che Zarathustra sia molto più vicino a Faust che all’Oltreuomo tramandato dalla filosofia, in dissidio aperto con le “sovrastrutture” metafisiche.

Nichilismo consapevole di Faust

Infatti è Faust che si getta nella mischia della vita per ritrovarne l’essenza e il significato, fino ad an­dare all’estrema rovina, all’inferno, verso un nichili­smo consapevole, ma che gli consente tuttavia la sa­pienza!

E prima di firmare il patto col diavolo abiura la Pazienza, che è l’accettazione della volontà di Dio, per accettare l’azione, per accettare di rompere i le­gami col passato e col cristianesimo, ma per accettare pure di rinasce trasfigurato, “Übermensch”, in un altro mondo, quello di Auerbach e della Valpurga classica.

E chi più di Zarathustra ha predicato la “morte di Dio”, abiurando la Sua volontà, per consentire all’uomo del passato una nuova rinascita?

Se Faust ha distrutto il vecchio mondo nel suo petto di Titano, attorno a lui altri mondi Mefistofele gli crea, con la complicità della stessa arte di Goethe, così come era forse nelle intenzioni di Nietzsche: creare un mondo in cui l’Oltreuomo, con la sua complicità arti­stica, fosse un novello demiurgo, creatore di valori nuovi in cui l’abbattere il passato desse l’avvio alla rigenerazione e all’Eterno ritorno.

L’Eterno ritornodal cammello, al leone al fanciullo

Un Eterno ritorno che Nietzsche non ha mai spiegato a fondo, ma che è stato il punto nodale dell’intero Zarathustra e il momento della sua più alta e intensa poesia.

Pensiamo quindi che se Faust cavalca il tempo in groppa a Mefistofele, Zarathustra invece lo percepisce sola­mente nelle “visioni” e nella “convalescenza”; e se alla fine del poema l’Oltreuomo goethiano salva la sua anima, e con essa la certezza della rinascita biblica, Zarathustra non ha altra più coerente scelta di conti­nuare a rinnegarsi come Oltreuomo per potere rinascere “fanciullo”, assolutamente “puro”, assolutamente “amorale”, assolutamente libero.

Il quia dantesco

In quest’ottica Nietzsche supera la paura del “Quia” dantesco che è stato fatto proprio alla fine anche da Goethe, il quale non spinge “oltre” ogni estremo limite il suo Faust, ma lo affida al perdono di Dio.

Zarathustra invece affida solo all’uomo la sua stessa salvezza e alla sua capacità creative il suo essere im­mortale, il suo ritornare eternamente tramite la sua “ardente volontà di potenza” che è potere nel futuro, potere della terra che dà la vita.

Se non si legge infatti la “volontà di potenza” come volontà di “potere” (che è dei deboli e di chi accetta le norme sociali), ma volontà di spingersi nella crea­zione del futuro, l’Oltreuomo potrà recuperare il pas­sato rigenerandolo dalla sua stessa distruzione.

La privacy sotto l’albero, ecco alcuni consigli utili anche per le recite di Natale

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

La recita è sempre un momento tanto atteso, da alunni e genitori, che desiderano tenerne un ricordo indelebile.

È bene ricordare che fotografie e riprese video effettuate dai genitori durante le recite e i saggi scolastici non violano la privacy, purché siano raccolte per fini personali e siano destinate a un ambito familiare o amicale.

L’eventuale pubblicazione su Internet e sui social media richiede il consenso di chi esercita la responsabilità genitoriale dei minori ripresi e comunque l’adozione di accortezze che li rendano non riconoscibili.

Queste sono le raccomandazioni che il Garante per la protezione dei dati personali ha ricordato in una nuova guida dal titolo “La privacy sotto l’albero“.

Molti i consigli utili per tutelare i propri dati personali e la riservatezza durante le festività natalizie, a partire dagli auguri che spesso arrivano sotto forma di cartoline virtuali. Il Garante invita alla prudenza, perché questi messaggi potrebbero anche contenere virus, link a servizi a pagamento, tentativi di phishing e programmi potenzialmente dannosi, come ransomware o software spia.

Altre cautele devono essere poste in essere quando si tratta di foto e video di pranzi, cene e festeggiamenti postate sui social media: non tutti infatti hanno piacere di essere riconosciuti in momenti privati o di far sapere dove e con chi trascorrono le festività natalizie. Quindi, prima di pubblicarli online, è bene accertarsi che gli altri siano d’accordo, soprattutto se si inseriscono anche tag con nomi e cognomi. Particolare attenzione va riservata alle foto e ai video in cui compaiono bambini e ragazzi.

Infine, tra le varie raccomandazioni, il Garante invita ad evitare di pubblicare sui social media informazioni che possano rivelare per quanto tempo si sarà assenti da casa e in quali giorni: potrebbero essere utili a eventuali malintenzionati.

La Convenzione ONU dei disabili e la stagione dei diritti per tutti

da La Tecnica della Scuola

Di Gianluca Rapisarda

Lo scorso 10 dicembre, abbiamo festeggiato il 75simo anniversario della Dichiarazione ONU dei diritti umani.

Parafrasando il noto proverbio, mi verrebbe da dire: 75 anni e non sentirli! Infatti, l’attualità, l’eternità e l’universalità della Dichiarazione ONU dei diritti dell’uomo affondano le sue radici già nel “secolo dei lumi” e non tramonteranno mai e, quindi, tutti i cittadini del mondo gliene saremo perennemente grati.

Si tratta di un documento fondamentale firmato nel lontano 1948, ma che ancora oggi sancisce i diritti universali di ogni uomo e la dignità di ogni essere umano, ora e sempre, e a 360°, indipendentemente dal sesso, dalla razza, dal culto religioso, dalla convinzione politica e dall’abilità.

Proprio per tale motivo, giornate come quelle del recente 10 dicembre e dell’odierno anniversario del 13 dicembre, data in cui è stata promulgata dall’ONU nel 2006 la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, rappresentano certamente, anche per i disabili italiani, un momento unico di incontro e di riflessione per tutti i movimenti del settore, ma anche un’occasione per guardare fuori dei confini di casa nostra e parlare di diritti umani.

Sono più di 650 milioni i cittadini con disabilità del mondo. Una realtà, dunque, molto importante e non certo da sottovalutare, perché numericamente viene “al terzo posto”, dopo le popolazioni di Cina e India, come scrive in modo illuminante Matteo Schianchi nel suo libro dal titolo “emblematico” La terza Nazione del mondo.

Eppure, nonostante tale consistenza “demografica” e nonostante la predetta Convenzione delle Nazioni Unite del 2006 ratificata in Italia con la Legge 18 del 2009 impegni i 192 stati membri ad adottare leggi contro ogni forma di diversità e discriminazione nei confronti dei cittadini con disabilità di tutto il mondo, raccomandando di considerare la disabilità una questione di “diritti umani”, di questi suoi “civilissimi e nobilissimi” principi, oggi, spesso ancora ci si dimentica, rischiando di creare per loro nuove forme di esclusione ed emarginazione sociale.

Il primo ostacolo da abbattere è quello culturale, spingere cioè la società civile a volgere lo sguardo oltre il proprio cortile, oltre l’indifferenza che “acceca” la solidarietà, verso nuovi orizzonti di umanità.

Ecco perché, da dirigente scolastico non vedente, trascorso pochi giorni dal 10 dicembre e nella data del 17° compleanno della Convenzione ONU dei diritti delle persone con disabilità del 13 dicembre, reputo assolutamente imprescindibile e necessario divulgare quest’ultima tra le studentesse e gli studenti italiani, al fine di indurre la nostra società, sin dai banchi di scuola, a ribaltare la scala dei valori che nell’epoca contemporanea vedono il primato del successo, del denaro, dell’individualismo e della competizione selvaggia, per rimettere invece al centro della scena la persona con i suoi bisogni ed i suoi diritti.

Personalmente, infatti, ho sempre ritenuto che una società civile è solo quella che rende i cittadini più fragili e vulnerabili protagonisti della collettività. Di fronte all’attuale crisi economica, sociale, culturale e politica, non servono le facili guerre, la violenza, la sopraffazione, quanto piuttosto la resistenza pacifica, la bandiera della solidarietà e l’arma dei diritti umani.

Le persone con disabilità sono stanche dei soliti slogan, proclami e della sterile retorica celebrativa, perché sono convinte più che mai che è giunto finalmente il tempo dei fatti e della coerenza per rendere concretamente esigibile il loro “sacrosanto” diritto di avere diritti!

Al riguardo, quale preside con disabilità, propongo alla Fish (Federazione per il Superamento dell’Handicap) ed al suo Presidente Vincenzo Falabella la sottoscrizione di un protocollo con il Ministero dell’Istruzione e del Merito.

Il mio auspicio, pertanto, è che, grazie al suddetto Protocollo, la Convenzione ONU dei diritti dei disabili venga fatta propria dal Ministero, veicolata tra le istituzioni scolastiche del nostro Paese, diventando il “manifesto” della scuola italiana contro ogni pregiudizio e per i diritti umani. Il risultato finale dovrebbe essere quello dell’organizzazione al MIM, con il coinvolgimento della Fish e delle principali associazioni di e per le persone con disabilità, di un evento apposito e “dedicato” a tale specifico ed essenziale argomento, da tenersi il 13 dicembre di ogni anno.

Soltanto così la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità del 2006 potrà contribuire a diffondere già a partire dalle giovani generazioni una nuova cultura della disabilità vista non più come un rischio ed un pericolo, ma come un’occasione imperdibile di scambio e di crescita umana e sociale. E soprattutto, in tal modo, essa potrà indicare realmente, e non solo sulla carta, la “via maestra” che il nostro Paese deve percorrere nel suo viaggio verso la “civiltà dei diritti umani”.

Nota 14 dicembre 2023, AOODPIT 5225

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Ufficio II

Ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali
All’Ufficio speciale di lingua slovena
AI Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la Scuola delle località ladine di Bolzano
AI Dirigente del Dipartimento Istruzione della Provincia di Trento
AI Sovrintendente agli studi della Regione Autonoma della Valle d’Aosta
Ai Dirigenti scolastici delle Istituzioni scolastiche statali e paritarie di ogni ordine e grado
e, p.c. Al Capo di Gabinetto
All’ASviS -Segretariato generale SEDE

Oggetto: Facciamo 17 Goal: la Scuola e l’Agenda ONU 2030 per uno Sviluppo Sostenibile – V Edizione A.S. 2023-2024