Scuola Futura

“La Puglia è una regione strategica e l’istruzione giocherà un ruolo di primo piano nel favorirne lo sviluppo; per questo ho scelto di partire da qui per presentare i progetti PNRR e le iniziative che andranno a costruire la scuola del futuro”, così Giuseppe Valditara, Ministro dell’Istruzione e del Merito, durante la sua visita istituzionale a Lecce in occasione di Scuola Futura.

“Oggi ho potuto toccare con mano le eccellenze in ambito di istruzione: laboratori all’avanguardia, una didattica innovativa e un uso sapiente delle nuove tecnologie digitali. Modelli che dobbiamo aiutare a emergere e ad affermarsi sul territorio”, ha detto Valditara, che ha ricordato come, in ambito PNRR, tra nuove assegnazioni e risorse sbloccate, il Ministero abbia messo a disposizione oltre 1 miliardo di fondi per le istituzioni scolastiche e gli enti locali pugliesi. Di questi, 589 milioni saranno destinati a interventi di edilizia scolastica e 422 milioni per interventi su scuole e ITS. Inoltre, dei 320 milioni di euro per il Mezzogiorno di Agenda Sud e decreto Caivano, circa 40 mln vanno alle Scuole primarie e 24 alle Scuole secondarie della Puglia.

“Grazie a questi fondi gli istituti scolastici faranno un grande passo in avanti in ottica di servizi, dotazioni tecnologiche e formazione. Se alle tante risorse che offre il territorio aggiungiamo una scuola di qualità, sono convinto che la regione diventerà un motore per la crescita dell’Italia”, ha concluso Valditara.

I docenti italiani più vecchi d’Europa ma con poco servizio svolto: solo 12 anni contro i 23 medi della PA. Pesa il precariato

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Il pubblico impiego è composto in prevalenza da lavoratori con oltre 50 anni di età: più della metà ha infatti compiuto i dieci lustri e se a questi aggiungiamo gli over 45 arriviamo al 70% dei dipendenti pubblici più vicini alla pensione che alla giovinezza. Una condizione sulla quale ha pesato non poco il lungo precariato (che nella scuola tocca livelli da record), negli ultimi 10-12 anni la riforma Monti-Fornero che ha portato la pensione sempre più vicino ai 70 anni e lontano dai 60.

Fin qui nulla di nuovo. Quello che forse non ti aspetti, però, è che il comparto della PA istruzione e ricerca italiana (il cui dato generale sull’anagrafe dei docenti, il 55% degli insegnanti attivi ha oltre 50 anni, è in linea con quello generale della PA) risulti quello col maggior numero di “nuove leve”: anche se l’età media del corpo docente italiano risulti, lo dicono i dati ufficiali, la più alta in Europa (quasi il 20% ha oltre 60 anni), quando si raffronta con quella dei dipendenti pubblici si scopre che poi non è così elevata.

Ad avere “ringiovanito” l’età anagrafica di chi si siede in cattedra sarebbero stati i concorsi pubblici che si sono susseguiti dal 2015, ad oggi: a causa del turn over massiccio di alcune annualità (si pensi al 2016, quando furono assunti quasi 100 mila nuovi insegnanti), i docenti in Italia fanno registrare un’anzianità media di servizio di circa 12 anni, poco meno della metà rispetto a quella dei dipendenti dei ministeri, delle agenzie fiscali e degli enti pubblici non economici come Inps o Inail, i cui dipendenti sono entrati in servizio mediamente più di 23 anni fa.

Certamente, va anche considerato, però, che gli anni di precariato (con periodi di lavoro alternati a quelli di disoccupazione) che mediamente deve svolgere un supplente prima di firmare l’immissione in ruolo, risultano oggettivamente maggiori di quelli di un qualsiasi dipendente pubblico anche non di ruolo. E anche questo dato va considerato.

In media, se si considerano tutti i dipendenti del pubblico impiego, l’età anagrafica si attesta sui 50 anni e risultano in servizio, sempre in media, da 16,6 anni.

I dati sono stati affidabili, perché prodotti dal Centro Studi Enti Locali (Csel), per conto di Adnkronos, e basati su quelli raccolti dal ministero dell’Economia e delle Finanze nell’ambito della rilevazione del Conto annuale del personale della pubblica amministrazione.

Dall’ampio studio risulta anche che le donne superano gli uomini in numero in quasi tutti i comparti, eccezion fatta per comparto autonomo o fuori comparto e per il personale in regime di diritto pubblico: complessivamente, nel 2021, erano al servizio delle amministrazioni pubbliche 1 milione e 914.340 donne e un milione e 324.404 uomini. E le donne superano gli uomini anche in età media: 50,2 anni contro i 49,3 dei colleghi di sesso maschile.

Suddividendo in tre blocchi i dipendenti pubblici (under 30, 30-50 anni e over 50) emerge che oltre la metà degli stessi, ben 1 milione e 794.715 persone, pari al 55% del totale, appartiene a quest’ultima fascia. Un milione e 288.740 dipendenti rientrano nel blocco che va da 30 a 50 anni (40% del totale) mentre la percentuale degli under 30 è ferma al 5% del totale e conta soltanto 155.289 persone. Quasi 4mila i dipendenti che hanno più di 68 anni.

Il quinquennio più ‘popoloso’ nel mondo pubblico è che quello che va da 55 a 59 anni: quasi 670mila i dipendenti che hanno un’età compresa in questo range, praticamente uno su cinque (21%). Poco distante il quinquennio che va da 50 a 54 anni, che conta 597.467 esponenti, pari al 18%. E la scuola è il comparto pubblico con maggiori presenze in queste fasce d’età (tra i 50 e i 59 anni).

Scendendo ancora, troviamo la fascia d’età 45-49 (15%), poi la 60-64 (13%), la 40-44 (11%), la 35-39 (8%), la 30-34 (6%) e infine la 25-29 (4%).


Mobilità 2024/2025, i tempi per la presentazione della domanda sono previsti entro il mese di marzo

da La Tecnica della Scuola

Di Lucio Ficara

Molti docenti e personale Ata sono già proiettati alla presentazione della domanda di mobilità 2024/2025. Questa procedura è prevista nel mese di marzo 2024, ma sono in tanti a domandarsi quali potrebbero essere le novità rispetto gli anni passati anche in relazione ai vincoli triennali riguardanti la presentazione dell’istanza di mobilità territoriale e professionale.

Ritornano i vincoli sulla mobilità

È utile ricordare che nella mobilità 2023/2024 i vincoli triennali normativamente vigenti erano i seguenti: 1)Il vincolo triennale su scelta puntuale di scuola (art. 2, comma 2, del CCNI), sarebbe il vincolo generato da tutti quei docenti che nella mobilità 2022/2023 sono stati soddisfatti in una preferenza puntuale di scuola (fatta eccezione ad alcune categorie protette da precedenza); 2) Il vincolo triennale per tutti i docenti che hanno ottenuto nell’a.s. 2022/23 (o che potrebbero ottenere per gli aa. ss. successivi) un movimento in altra provincia (Decreto Sostegni BIS 73/2021); 3) Vincolo triennale per i neoaasunti dall’a.s. 2022/23 (Decreto 36/2022 – modifica art. 13 d.lgs. 59/2017). Tali docenti hanno presentato per l’a.s. 2023/24 domanda con “riserva” in attesa di una disposizione legislativa che successivamente alla scadenza della domanda di mobilità ha derogato il vincolo previsto (solo per l’a.s. 2023/24).

Con la mobilità 2024/2025 la questione vincoli triennali sulla mobilità sono destinati a tornare come previsto dall’ipotesi del CCNL scuola 2019-2021. Per quanto suddetto, se nella mobilità 2023/2024 i vincoli erano stati in parte neutralizzati, invece per la mobilità 2024/2025 dovrebbero ritornare molto più corposamente.

Vincoli triennali mobilità nel CCNL 2019-2021

Nel nuovo contratto della scuola, che è già scaduto da due anni, bisogna sottolineare che nell’art.30, riferito alle materie di relazioni sindacali, c’è scritto chiaramente che a livello nazionale spetta la contrattazione integrativa per le procedure e i criteri generali per la mobilità professionale e territoriale, incluse le modalità di applicazione dell’art. 58 del D.L. 73/2021, convertito in Legge106/2021, fatte salve le disposizioni di legge.

In buona sostanza questa norma contrattuale recepisce in pieno l’art.58 del decreto legge 73 del 25 maggio 2021, ovvero la norma legislativa che ha generato i vincoli triennali di mobilità per i docenti neoassunti.

È utile ricordare che la norma legislativa richiamata dal CCNL scuola 2019-2021, tanto criticata da tutti i sindacati è stata causa della mancata firma del CCNI mobilità 2023/2024 da parte sindacale, viene introdotta nella sua interezza all’interno del contratto scuola. Con tale norma è previsto, fatta eccezione per alcuni casi dovuti a particolari precedenze, che un docente neoassunto resti vincolato per tre anni nella medesima sede. Bisogna anche dire che il Contratto scuola recepisce anche l’idea, al fine di tutelare l’interesse degli studenti alla continuità didattica, che i docenti possano presentare istanza volontaria di mobilità non prima di tre anni dalla precedente, qualora in tale occasione abbiano ottenuto la titolarità in una qualunque sede della provincia chiesta.

Il CCNI mobilità non era stato firmato

Ricordiamo che nel recente 1 marzo 2023, si era chiusa la trattativa del CCNI mobilità per l’anno 2023-2024 con un mancato accordo con i sindacati perché non si era riusciti, per via politica a modificare proprio il decreto legge 73/ 2021 che impone gli attuali vincoli della mobilità, bloccando anche i docenti che in mobilità interprovinciale dovessero ottenere una qualunque sede sia con preferenza puntuale che con preferenza sintetica. Quindi fino a qualche mese addietro i sindacati erano totalmente compatti nel non firmare il CCNI mobilità perchè basato sull’applicazione del decreto legge n.73 del 25 maggio 2021, mentre adesso, buona parte dei sindacati, sembrano d’accordo nel firmare un CCNL scuola in cui tale norma viene completamente recepita.

Deroghe al vincolo e assegnazione provvisoria

Per quanto riguarda le deroghe al vincolo è utile sapere che, al momento, il vincolo non si applica: ai docenti beneficiari delle precedenze di cui all’articolo 13 del CCNI e alle condizioni ivi previste, nel caso abbiano ottenuto o ottengano la titolarità in una scuola fuori dal comune o distretto sub comunale dove si applica la precedenza.

In caso di soprannumero ovviamente il docente potrà fare istanza di mobilità, resta anche l’ipotesi del consentire la deroga ai lavoratori padri e alle lavoratrici madri che hanno figli di età inferiore ai 12 anni. A tal proposito è utile sapere che all’art.34, comma 8 dell’ipotesi di CCNL 2019-2021 è scritto che “Fermo restando quanto previsto dall’art. 42/bis del d.lgs n. 151 del 2001, i lavoratori cui si applicano gli istituti disciplinati dal citato d.lgs. n. 151 del 2001 è garantita la partecipazione alle procedure di mobilità volte al ricongiungimento con il figlio di età inferiore a 12 anni o, nei casi dei caregivers previsti dall’art. 42 del medesimo decreto, con la persona con disabilità da assistere. Analoga disciplina si applica per il personale indicato all’art. 21 della legge 104/1992”.

Mentre per quanto riguarda la possibilità, per i docenti vincolati, di ottenere l’assegnazione provvisoria in altra provincia diversa da quella di titolarità, bisognerà attenersi a quello che prevederà il CCNI sulle utilizzazioni, ma è escluso, almeno al momento, che possa controvertire quando già disposto nel contrattazione collettiva nazionale della scuola.


Diplomifici: il piano ministeriale sotto l’albero?

da Tuttoscuola

Ci sembra improbabile che il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara, dopo avere annunciato quattro mesi fa un piano per fronteggiare la piaga dei diplomifici, portata clamorosamente alla ribalta dai due dossier di Tuttoscuola (Maturità: boom di diplomi facili e Il gran bazar dei diplomifici), abbia dimenticato o trascurato l’impegno annunciato in un tempestivo comunicato stampa, diffuso poche ore dopo l’uscita del nostro primo dossier.

Di questo sistema che, pur percentualmente molto contenuto nel numero di istituti paritari coinvolti rispetto al totale, da troppo tempo macchia la qualità del sistema di istruzione l’attuale ministro dell’istruzione non ha alcuna responsabilità.

Ma l’eventuale inazione o un eccessivo ritardo nel mettere in atto un piano di intervento potrebbe, invece, caricare anche il ministro Valditara di responsabilità che, anzi, sarebbe aggravata dall’avere dimostrato piena consapevolezza del deprecabile fenomeno e di avere assunto pubblicamente l’impegno a provvedervi. E il tempo passa, rischiando che anche per il corrente anno scolastico si ripetano quegli sporchi giochi (che iniziano con gli esami di idoneità per l’accesso al quinto anno).

I punti delineati a fine luglio dal piano ministeriale di contrasto ai diplomifici erano tre: integrazione dell’attuale normativa sugli istituti paritari, atti specifici dell’Amministrazione, controlli ispettivi in corso d’anno.

Dando per scontato che per i controlli ispettivi ci si sia attrezzati (l’USR Campania ad esempio disporrà in via straordinaria di almeno sei nuovi ispettori incaricati: è importante che abbiano le competenze giuste per andare a stanare i gestori infedeli, e non è cosa scontata), il piano Valditara potrebbe intervenire a integrazione della legge 62/2000 sulla parità scolastica, definendo meglio alcune criticità emerse dai dossier di Tuttoscuola, quali, ad esempio, i cosiddetti “studenti lavoratori”, le classi collaterali, il numero minimo di studenti per classe, esami di idoneità.

Buona parte del piano ministeriale potrebbe coincidere con le proposte contenute nel decalogo predisposto a suo tempo da Tuttoscuola sulla base degli approfondimenti esclusivi condotti.

Le integrazioni normative avrebbero applicazione per il prossimo anno scolastico, ma la tempestività di approvazione eviterebbe che un imperdonabile ritardo le faccia slittare oltre il 2024-25.

Ci auguriamo vivamente che sotto l’albero arrivi il piano, gradito al sistema sano dell’istruzione e certamente molto sgradito ai gestori degli istituti paritari opachi.

Via al ri-dimensionamento. Si vuole un DS leader o una pallina da flipper?

da Tuttoscuola

La decisione da prendere (e sembra presa, consapevolmente o no) è nella risposta alla domanda posta nel titolo. Il resto è tutta una conseguenza. E fermo restando che la leadership educativa richiede qualità senza le quali non si può essere leader neanche se la scuola avesse un’unica sede e le più favorevoli condizioni strutturali. Ma anche chi ha stoffa, al contrario, può essere depotenziato da un sovraccarico sproporzionato.

Quale strada si vuole scegliere? Dirigenti scolastici, DSGA e rispettivi sindacati avevano sperato in una sentenza favorevole della Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi sul ricorso di alcune regioni contro la riforma del dimensionamento della rete scolastica, prevista dalla legge di bilancio 2023.

Il comunicato della Consulta del 22 novembre scorso ha spento ogni speranza, perché il ricorso è stato respinto, confermando in via definitiva un ridimensionamento che nell’arco di pochi anni ridurrà di molte centinaia il numero complessivo delle istituzioni scolastiche.

Conseguentemente, si ridurrà anche l’organico dei DS e dei DSGA.

Nel 2001 ciascuno di loro si occupava in media di 3,9 sedi scolastiche. Nel 2022 di 5,2; nel 2032 ciascuno ne seguirà in media 6,1. Qualcuno si dividerà anche tra 10 plessi o scuole a decine di chilometri di distanza!

Non si determinerà invece – è bene sottolinearlo – riduzione del numero di punti di erogazione del servizio, ossia di sedi scolastiche. O meglio, quella proseguirà per effetto del trend demografico (se non si porrà mano ai criteri di formazione delle classi, come ampiamente dimostrato dalle analisi di Tuttoscuola), ma non di questa manovra, che invece si concentra sull’organizzazione amministrativa, andando a risparmiare su quell’1-2% del personale scolastico: presidi e Dsga, appunto. In tutto circa 1.500 posti in meno. Peccato che siano le figure che, per le loro responsabilità, più incidono sulla qualità del servizio. Un piccolo risparmio, un grande danno. Mentre il numero dei docenti è aumentato quasi del 24% (da 697.101 a 862.681, cioè +165 mila, molti dei quali peraltro precari) tra il 2012-13 e il 2021-22. E non diciamo che sia sbagliato in sé, ma la coesistenza di questi trend non ha senso (né dal punto di vista organizzativo e tanto meno da quello economico). Servono una visione e una strategia a lungo termine per offrire agli studenti il miglior servizio con l’organizzazione più efficiente. La scuola italiana non le ha mai avute, e non sarà certo diminuendo le istituzioni scolastiche a parità di sedi che le si raggiungerà.

Il ministro Valditara – che ovviamente ha espresso soddisfazione per la sentenza – ha confermato una sua precedente valutazione positiva, secondo la quale il nuovo dimensionamento porterà alla riduzione del numero delle reggenze, in quanto ovviamente rimarranno pochissime istituzioni prive di titolare da affidare ad un DS titolare in altra sede.

Meno reggenze? È questa la finalità della riforma? Poteva e doveva essere raggiunto immettendo in ruolo più dirigenti, altrimenti ha il sapore di un “gioco delle tre carte”.

In questo mutato quadro organizzativo sarà sempre più difficile per i dirigenti scolastici assumere la funzione di leader educativo, tratteggiata dal d.lgs. 165/2001 che all’articolo 25 prevede che: “spettano al dirigente scolastico autonomi poteri di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane. In particolare, il dirigente scolastico organizza l’attività scolastica secondo criteri di efficienza e di efficacia formative.

….  il dirigente scolastico promuove gli interventi per assicurare la qualità dei processi formativi e la collaborazione delle risorse culturali, professionali, sociali ed economiche del territorio”.

Niente o poco di tutto questo. E nel frattempo il concorso per l’immissione di nuovi DS continua a slittare.

Vediamo nella notizia successiva un elenco di cambiamenti, tutti nella direzione di un maggior carico di lavoro e responsabilità per i presidi.

Decreto Ministeriale 4 dicembre 2023

Ministero dell’istruzione e del merito

Decreto Ministeriale 4 dicembre 2023
Norme di attuazione dell’articolo 13, comma 2, della legge 15 luglio 2022, n. 99 concernente la definizione degli indicatori di realizzazione e di risultato dei percorsi formativi ITS Academy di sesto livello EQF e delle modalità per il loro periodico aggiornamento. (24A00022)

(GU Serie Generale n.7 del 10-01-2024)

Nota 4 dicembre 2023, AOODGSIP 5168

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione Generale per lo studente, l’inclusione e l’orientamento scolastico

Ai Direttori Generali e ai Dirigenti titolari degli Uffici Scolastici Regionali
Ai Dirigenti delle Istituzioni scolastiche secondarie di primo e secondo grado statali e paritarie
Al Dipartimento istruzione Provincia Autonoma di Trento
Alla Sovrintendenza Scolastica per la Provincia di Bolzano
All’Intendenza Scolastica per la Scuola in lingua tedesca – Bolzano
All’Intendenza Scolastica per la Scuola in lingua tedesca – Bolzano
All’Intendenza Scolastica per le Località Ladine – Bolzano
Alla Sovrintendenza agli studi per la Regione Valle d’Aosta
A Sport e salute S.p.A.
Al Comitato Olimpico Nazionale Italiano
Al Comitato Italiano Paralimpico
Alle Federazioni Sportive e Discipline Sportive Associate riconosciute dal CONI e dal CIP
Ai Coordinatori regionali di Educazione Fisica e sportiva
Ai Referenti territoriali di Educazione fisica
LORO E-MAIL

OGGETTO: Attività di avviamento alla pratica sportiva – Competizioni sportive scolastiche a.s. 2023-2024.

AA.VV., La gestione della classe e degli alunni difficili

AA.VV., La gestione della classe e degli alunni difficili

Il volume è stato ideato al fine di rispondere in modo concreto e operativo alle necessità degli insegnanti della scuola primaria, secondaria di primo e secondo grado, che necessitano di essere aiutati nel loro lavoro sempre più complesso con gli alunni di oggi.

Il testo si propone come uno strumento di riflessione e operativo, suddiviso in due parti:

– la prima offre un inquadramento teorico presentando una fotografia della scuola di oggi e descrivendo la complessità e le sfide a cui gli insegnanti sono chiamati a dare risposte, attraverso l’evoluzione del proprio ruolo e lo sviluppo di nuove competenze professionali.

– la seconda è costituita da un ricco manuale operativo, con circa 150 attività, suddiviso in sei aree: gruppo, docenti, regole, conflitto/litigio, genitori e alunni difficili. In questa sezione il lettore troverà schede di lavoro, attività ludiche, questionari, griglie di osservazione, giochi dell’oca, carte, simulate e molto altro, suddivise per target (adulti-bambini-adolescenti).

Infine, a supporto del manuale, è stata inserita on-line una sezione denominata Percorsi filmici e serie Tv, dove per mezzo del linguaggio cinematografico, supportato da attività psico-pedagogiche, si potranno scoprire e analizzare gli argomenti trattati nella dimensione teorica.

Lunedì 4 dicembre il libro sarà presentato durante un webinar organizzato con l’Istituto di Psicologia dell’Università Pontificia Salesiana di Roma. Con gli autori interverrà Alberto Pellai.

L’incontro potrà essere seguito in diretta sul canale YouTube e sulla pagina Facebook dell’Istituto a questi link: La gestione della classe e degli alunni difficili – YouTube – La gestione della classe e degli alunni difficili – Facebook