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Down to Italy. Stranieri con disabilità in Italia

Down to Italy. Stranieri con disabilità in Italia

E’ stato pubblicato ed è disponibile il nuovo quaderno AIPD n. 23 “Down-to-Italy. Stranieri con disabilità in Italia“, realizzato nell’ambito del progetto “Easy Info. Sapere è potere“, promosso da AIPD e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ai sensi della legge 383/2000.
E’ rivolto agli stranieri con sindrome di Down e loro familiari che vivono in Italia e per questo motivo al suo interno si trovano informazioni di loro interesse specifico.

Enti certificatori delle competenze in lingua straniera del personale scolastico

Enti certificatori delle competenze in lingua straniera del personale scolastico
LINGUA CINESE
Hanban/Confucius Institute Headquarters
129 Deshengmenwai Street, Xicheng District
Beijing, China
www.hanban.org
LINGUA FRANCESE
Alliance Française, ente operatore del Ministero francese dell’Educazione Nazionale per certificazioni rilasciate fino al 2008
101, boulevard Raspail 75006,
Paris, France;
Camera di Commercio e d’Industria di Parigi, Francia
Centre International d’Etudes Pédagogiques (CIEP), ente operatore del Ministero francese dell’Educazione Nazionale
1 avenue Léon-Journault 92318 Sèvres cedex, France
LINGUA INGLESE
Cambridge ESOL ,
1, Hills Road,
Cambridge, CB1 2EU, UK;
City and Guilds (Pitman)
1, Giltspur Street,
London, EC1A 9DD, UK;
Edexcel /Pearson Ltd 
190, High Holborn,
London, WC1V 78H, UK;
English Speaking Board (ESB)
9, Hattersley Court, Burscough Road,
Ormskirk L39 2AY, UK;
International English Language Testing System (IELTS)
1 Hills Road,
Cambridge, CB1 2EU, UK;
London Chamber of Commerce and Industries Examination Board (LCCIEB)
LCCIEB EDI, International House, Siskin Parkway East, Middlemarch Business Park,
Coventry, CV3 4 PE, UK;
Trinity College London (TCL)
89, Albert Embankment,
London SE1 7TP, UK;
Department of English, Faculty of Arts – University of Malta
Tal-Qroqq, Msida MSD 2080,
Malta;
National Qualifications Authority of Ireland – Accreditation and Coordination of English Language Services; (NQAI – ACELS)
5th Floor Jervis House, Jervis Street,
Dublin 1, Irlanda;
Ascentis Anglia (www.anglia.org)
LINGUA NEOGRECA
Centro di Lingua Greca di Salonicco
Karamaouna 1, piazza Scra, 55132 Kalamaria,
Salonico
www.greeklanguage.gr/
LINGUA SLOVENA
Izpitni center Centra za slovenščino kot drugi/tuji jezik
Kongresni trg 12, SI-1000 Ljubljana
LINGUA SPAGNOLA
Istituto Cervantes
C/Alcalà 34,
28014 Madrid, Spagna;
Ministerio de Educación, Cultura y Deporte
C/Alcalà 34,
28071 Madrid, Spagna;
Consorzio Interuniversitario CELU, Argentina
LINGUA TEDESCA
Goethe-Institut
Monaco di Baviera,
Germania;
Österreichisches Sprachdiplom Deutsch (ÖSD)
ÖSD-Zentrale, Hörlgasse 12/14,
1090 Wien, Österreich;
Telc Language Tests, Germania
www.telc.net
Kultusministerkonferenz der Bundesrepublik Deutschland (KMK)
www.kmk.org

Alunni con cittadinanza non italiana 2012-2013

Alunni con cittadinanza non italiana

Alla maturità il 7,4% prende più di 90 ai licei, boom di ragazze iscritte alle superiori

Sempre più numerosi, ma anche più bravi a scuola. La fotografia scattata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, in collaborazione con la Fondazione Ismu (l’Istituto per lo Studio della Multietnicità), offre alcune conferme, ma anche nuovi spunti, sugli “Alunni con cittadinanza non italiana”. L’indagine si riferisce a quelli che hanno frequentato l’anno scolastico 2012/2013.

I numeri
Dall’analisi statistica emerge che gli alunni con cittadinanza non italiana continuano a crescere di numero e anche di percentuale: sono 786.630, l’8,8% sul totale degli iscritti nelle scuole italiane. Nell’anno scolastico precedente erano l’8,4%. Il grande boom di presenze comunque sembra essersi arrestato: l’aumento medio annuo è stato di 60/70mila unità dal 2002/2003 al 2007/2008 mentre si è mostrato più ridotto e instabile negli anni successivi. Sono sempre di più, comunque, gli alunni di seconda generazione: il 47,2% degli studenti stranieri sono nati in Italia. Percentuale che sale all’80% nelle scuole dell’infanzia e al 60% nella primaria. Gli alunni con cittadinanza non italiana sono presenti soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro, concentrati in particolare nelle province di media e piccola dimensione. Quanto alla nazionalità è confermato il primato, ormai pluriennale, degli alunni rumeni (sono 148.602), seguiti dagli albanesi (104.710) e dai marocchini (98.106). E, se si guarda al genere, le femmine sono quasi pari alle compagne di origine italiana. Nelle scuole superiori le studentesse di origine immigrata addirittura superano per incidenza quelle italiane. In particolare nel Nord est sono il 50,4% contro il 49,1%.

I risultati scolastici
Ma è soprattutto nei risultati scolastici che gli alunni con cittadinanza non italiana guadagnano terreno. E questo pur rimanendo, secondo il rapporto del Miur, in livelli di “ritardo scolastico ancora significativi”. L’integrazione sta diventando una realtà, e la scuola ne è contemporaneamente la cartina di tornasole e il motore. Il ritardo quasi si annulla per gli studenti con diversa cittadinanza che però sono nati nel nostro Paese: le loro performance si avvicinano a quelle degli italiani (in particolare nelle prove di lingua straniera) e sono nettamente migliori di quelle dei loro compagni nati all’estero. In alcune regioni del Sud le differenze tra gli italiani e gli studenti di seconda generazione tendono addirittura ad invertirsi: in Campania gli stranieri nati in Italia fin dalla scuola primaria hanno un rendimento migliore dei loro compagni di classe figli di italiani. Stanno diventando più bravi. E si presentano sempre più in anticipo sui banchi. Quasi cinque alunni su cento (il 4,8%) iniziano la scuola primaria a cinque anni, un dato in aumento e in linea con la tendenza all’anticipo di tutti gli studenti. E differenze eclatanti non ci sono anche nella distribuzione dei voti della maturità, più o meno omogenei in quasi tutti i tipi di indirizzo, ad eccezione dei licei dove il 7,4% degli alunni con cittadinanza non italiana esce con un voto superiore al 90/100, contro il 13,7% degli italiani. Sono in crescita anche gli stranieri che, dopo aver preso il diploma in Italia, scelgono di proseguire gli studi all’Università: nell’anno scolastico hanno toccato una punta del 3,1%. Sono, ed è un dato di solito poco conosciuto, la maggioranza degli immatricolati con cittadinanza non italiana presenti nelle facoltà italiane.

Formazione tecnica in pole position
La formazione tecnica e professionale è sempre in testa alle preferenze dei ragazzi con cittadinanza non italiana (scelta dall’80% degli alunni), mentre l’avvio al liceo o all’istruzione artistica interessa poco più di 2 su 10. Una scelta dettata prevalentemente da ragioni economiche: la necessità di un lasciapassare qualificato ma rapido per il mondo del lavoro. A Nord Est l’iscrizione agli istituti professionali raggiunge la punta massima del 42,1%. In Emilia Romagna il 46,5% degli alunni stranieri frequenta questo indirizzo. I licei sono la prima scelta per gli immigrati provenienti da Romania, Ucraina e Albania.

Alunni con disabilità
C’è anche una novità assoluta. Il Rapporto 2012/2013 per la prima volta si occupa di alunni stranieri con disabilità certificata (visiva, uditiva e psico-fisica). Negli ultimi cinque anni la loro presenza è praticamente raddoppiata: ora sono il 3,1% tra gli alunni con cittadinanza non italiana e il 10,8% tra gli alunni con disabilità. Un dato che rivela la capacità della scuola italiana di saper dare risposte e assistenza formativa a situazioni difficili.

Linee guida per l’integrazione degli alunni stranieri

Il MIUR, con la Nota 19 febbraio 2014, AOOUFGAB Prot. n. 4233, trasmette le nuove Linee guida per l’integrazione degli alunni stranieri

Emanate le nuove Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri

(Roma, 19 febbraio 2014) Il Ministro Maria Chiara Carrozza ha firmato il testo delle nuove “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri” frutto di un lungo lavoro di raccolta ed elaborazione di dati e di esperienze effettuato dall’ufficio ‘Immigrazione, orientamento e lotta all’abbandono scolastico’ della Direzione generale per lo Studente del Miur. A otto anni di distanza dalla prima stesura, esce dunque il nuovo documento che guarda agli alunni con cittadinanza non italiana tenendo conto di uno scenario profondamente mutato che ha richiesto di aggiornare le indicazioni operative per le scuole. Il numero di alunni con cittadinanza non italiana nelle nostre scuole è passato infatti dai 430.000 del 2006 (anno di emanazione delle ultime Linee Guida) agli 830.000 di oggi.

Cambiata è anche la loro distribuzione, che si è progressivamente spostata dalla scuola primaria alla scuola secondaria di primo e secondo grado. In particolare, sono 200.000 gli studenti con cittadinanza non italiana iscritti al secondo grado, l’80% frequenta istituti tecnici e professionali. Il documento firmato propone indicazioni aggiornate sui temi dell’orientamento scolastico, della valutazione, dell’istruzione e formazione dei giovani e degli adulti. La caratteristica distintiva del fascicolo è quella di offrire alle scuole una selezione ragionata delle soluzioni organizzative e didattiche elaborate e realizzate dalle scuole stesse. In questo senso il documento si propone come veicolo di disseminazione e condivisione delle migliori pratiche già messe in atto per l’accogliere ed accompagnare in modo ottimale i sempre più numerosi ragazzi di origine non italiana che le frequentano.

Gli alunni stranieri nel sistema scolastico italiano A.S. 2012/2013

Gli alunni stranieri nel sistema scolastico italiano A.S. 2012/2013
(Ottobre 2013)

800.000 alunni stranieri fra i banchi, in crescita le seconde generazioni

(Roma, 13 novembre 2013) Sono quasi 800.000 gli alunni stranieri che frequentano la nostra scuola. Un dato in crescita grazie soprattutto all’incremento delle seconde generazioni, i ragazzi con cittadinanza non italiana nati nel nostro Paese. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca mette a disposizione il Focus statistico “Gli alunni stranieri nel sistema scolastico italiano” relativo all’anno scolastico 2012/2013 che racconta il trend della loro presenza fra i banchi e la sempre maggiore integrazione con i compagni di classe italiani. Il liceo scientifico, ad esempio, spopola anche fra gli stranieri.

La presenza degli alunni con cittadinanza non italiana, oltre che variegata (sono circa 200 i Paesi rappresentati), è sempre più numerosa: 786.630 unità nell’anno scolastico 2012/2013, 30.691 in più rispetto all’anno precedente (+4,1%). Un incremento dovuto essenzialmente agli alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia, le seconde generazioni, che rappresentano ben il 47,2% del totale degli alunni stranieri. Il panorama è cambiato, dunque: negli anni precedenti l’incremento della presenza degli stranieri nelle scuole era legato principalmente ai flussi migratori.

E’ nella scuola primaria che si concentra il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana (276.129), seguono la secondaria di II grado (175.120), quella di I grado (170.792) e la scuola dell’infanzia (164.589). Nell’anno scolastico 2000/2001 gli alunni stranieri erano l’1,7% del totale, oggi sono l’8,8%. Dai dati emerge chiaramente che nella scelta del percorso dell’istruzione secondaria di II grado, gli alunni stranieri prediligono la formazione tecnica (scelta dal 41,1% dei nati in Italia e dal 38,2% dei nati all’estero) e professionale (scelta dal 29,8% dei nati in Italia e dal 39,8% dei nati all’estero) e guardano con interesse al liceo scientifico (14,8% e 10,1%). Le ragazze invece preferiscono gli studi magistrali, il liceo classico e quello linguistico, avvicinandosi ancora di più alle scelte delle loro coetanee italiane. I paesi più rappresentati sono Romania (18,89% del totale degli stranieri), Albania (13,31%) e Marocco (12,47%).

Prove di futuro – Integrazione, cittadinanza, seconde generazioni

Prove di futuro – Integrazione, cittadinanza, seconde generazioni

Seminario nazionale sul tema dell’integrazione degli studenti stranieri.

Piacenza, 13 e 14 settembre 2013

Prove di futuro. Integrazione, cittadinanza, seconde generazioni

“La scuola è lo specchio della nostra società del futuro e il lavoro che ogni giorno fanno i nostri insegnanti per l’integrazione deve essere di esempio per la politica”. Così il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza, è intervenuto stamattina al seminario nazionale dal titolo ‘Prove di futuro. Integrazione, cittadinanza, seconde generazioni’ a Piacenza, all’Università cattolica.
“Il tema dell’integrazione- ha spiegato- deve essere centrale nell’agenda di questo governo e non va visto come un problema, ma sempre come un arricchimento per i nostri ragazzi e per il nostro Paese”.

La scuola italiana conta fra i suoi alunni 736.654 ragazzi con cittadinanza non italiana. Sono quasi il 10% dell’intera popolazione scolastica. Il picco di presenze, 271.857, si registra alla primaria. Seguono la secondaria di secondo grado (180.515 alunni con cittadinanza non italiana) e quella di primo grado (169.963). Il 44,2% di questi studenti è nato in Italia.

Mediazione linguistico/culturale con le famiglie, supporti extra scolastici e corsi di italiano specifici per gli alunni di cittadinanza non italiana sono fra gli strumenti che la scuola mette in campo per l’integrazione, con una attenzione specifica anche nei programmi. L’Innalzamento dei livelli di istruzione della popolazione di origine immigrata è un obiettivo sempre più vicino, come dimostrano i dati dell’Invalsi, l’Istituto che valuta il sistema di Istruzione: crescono le performance di questi studenti in italiano e in matematica. I livelli di apprendimento delle cosiddette seconde generazioni in alcuni casi sfiorano quelli degli studenti italiani.

“Siamo particolarmente grati al ministero – ha detto oggi il sindaco di Piacenza Paolo Dosi – per aver promosso a Piacenza questo importante momento di riflessione. Nella nostra città abbiamo avuto modo di sperimentare un inserimento scolastico diffuso di bambini stranieri in un ambiente accogliente con personale altamente competente”. “Il titolo ‘Prove di futuro’- ha aggiunto Massimo Trespidi, presidente della Provincia di Piacenza – è estremamente stimolante: è necessario, peró, per costruire il futuro, vivere intensamente il presente”.

Presentazione

L’aggiornamento non va in vacanza

L’aggiornamento non va in vacanza

Formazione LLP Comenius a Malta

di Laura Mazzagatti – docente di Lingua e Civiltà Inglese

In attesa di riprendere con le classi ormai sempre più numerose, ho colto l’opportunità offerta  dal Lifelong Learning Programme per la formazione in servizio Comenius, alla quale tutti i docenti di ogni ordine e grado possono chiedere di partecipare. Ho dedicato così due settimane estive ad uno dei suoi tanti corsi, stavolta uno nel cuore del Mediterraneo, “Professional Development for Teachers of English as a Foreign Language – Broadening Teaching Options: Making the Most of Resources and Materials”, tenuto a Swieqi, Malta.

Museo all’aria aperta,  conosciuta come località turistica, per lo svago e soprattutto per la cultura, a  Malta dovunque arrivi lo sguardo il color miele del calcare non solo caratterizza  tutte le costruzioni antiche e moderne, le lunghe muraglie di pietre squadrate, fortezze e chiese, ma  mette anche in risalto l’azzurro del cielo e del mare circostante.

Piccolo arcipelago compreso  a 80 km dalla Sicilia, a 284 km dalla Tunisia e a 333 km dalla Libia, e repubblica parlamentare nel 1974,  grazie al posizionamento propizio Malta ha subito l’influenza delle diverse popolazioni susseguitesi nel corso della storia, sviluppando un forte carattere multiculturale in tutti i settori.

Gli abitanti sono per la maggioranza cattolici .

Il maltese e l’inglese sono le due lingue ufficiali. La prima deriva dalla lingua siculo-araba. Numerose scuole d’inglese sono presenti sull’isola e ospitano ogni anno un gran numero di giovani provenienti da tutto il mondo.

Malta è membro dell’UE dal 2004, e,  fermo restando la guida rigorosamente a sinistra e le prese elettriche a tre punte, non si può sottovalutare la praticità del suo fare parte dell’eurozona.

Paradossalmente il  nostro teachers’ refresher  course si è svolto a 40°, in un clima e sotto un sole di certo non britannici, ma in luoghi allo stesso modo  favorevoli per acquisire nuove strategie per facilitare il processo di apprendimento degli studenti.

Così, insieme con colleghi spagnoli, tedeschi e polacchi, di scuole materna, primaria e superiore, dopo una presentazione iniziale del proprio contesto scolastico di provenienza e confronto con gli altri, abbiamo proseguito con:

– Lavori di gruppo sugli stili di apprendimento e di insegnamento;

– Discussioni in piccoli gruppi su alcune strategie da noi applicate nelle nostre classi,  dopo esposte all’intera classe;

– Lavori di gruppo di ascolto e parlato, balloon debates,  culture-based activity games, e listening tasks in cui chiedere e discutere qualcosa che è avvenuta recentemente;

– Panoramica sull’alfabeto e lingua maltesi e sulle espressioni usate per salutare, parlare dell’età, ecc. per evidenziare poi gli aspetti culturali dell’isola: feste civili e religiose, istruzione, turismo, guida nelle strade, mezzi pubblici, la cucina maltese, i cibi e dolci usati durante festività specifiche, la politica, il calcio, gli edifici caratteristici dell’isola, i funerali, ecc. Abbiamo tracciato anche paragoni con le civiltà dei nostri paesi specifici per vederne somiglianze o differenze;

– Le intelligenze multiple, e l’importanza del lavoro basato sull’uso degli audiovisivi;

– Presentazione da parte di ogni docente di una micro unità di insegnamento, favorendo così uno scambio reciproco di nuovi modi e metodologie alternative da proporre in classe per favorire l’apprendimento della lingua straniera; ad ogni docente è stato assegnato un altro docente della classe, con la funzione di valutare la sua prestazione, rilevandone aspetti positivi e negativi;

– Giochi di gruppo con domande e risposte per indovinare i nomi di celebrità o per comporre frasi contenenti espressioni idiomatiche;

– Uso delle linee del tempo per spiegare in inglese i vari tempi verbali; giochi sull’uso del Past Simple, dei comparativi e superlativi, dei futuri e dei condizionali; lipstick grammar, giochi e letture sui numeri, running dictations, vocabulary exercises;

– Presa in esame di libri, di cui molti incentrati sulle strategie di insegnamento per facilitare lo sviluppo di abilità specifiche per ogni fascia d’età, altri consistenti in coursebooks, mirati a diversi livelli di inglese, tra i quali scegliere dopo averli visionati quelli che a nostro parere sono proponibili agli allievi, spiegandone le motivazioni;

– Observation Tasks in classi diverse e di diversi livelli, per prendere appunti sulle modalità di insegnamento di un  docente della scuola maltese, oppure per esaminare e capire gli studenti ed il loro modo di rapportarsi alla lezione, per discuterne insieme nella nostra classe il giorno dopo;

– Panoramica sulla Dogme Philosophy,  sviluppata da Scott Thornbury,  ed il metodo silent way;

– Sistema educativo maltese, e discussione e confronto sui diversi sistemi educativi nei nostri paesi di provenienza.

Il corso tra l’altro ha incluso delle gite ed escursioni guidate  per visitare i siti e le attrazioni dell’isola: a parte le mondane Saint Julian’s e Paceville, vicinissime alla nostra scuola, abbiamo dunque ammirato Valletta, Mdina, le tre città  Vittoriosa, Senglea e Cospicua,  l’isola di Gozo, il mercato del pesce a Marsaxlokk,  i templi di Hagar Qim e Mnajdra (siti UNESCO), la Blue Grotto.

Una maggiore e approfondita conoscenza di questi luoghi ci ha fatto acquisire un patrimonio di informazioni raramente reperibili sui libri di testo dei ragazzi.

Agli studenti, indipendentemente dal loro corso di studi o specializzazione scelta, spesso proponiamo argomenti di civiltà inglese  e americana.

Adesso potrò proporre anche  lezioni riguardanti la civiltà maltese “vissuta”, e ritengo che i ragazzi saranno fortemente interessati per le ragioni che sto per spiegare.

Sappiamo bene che la Sicilia non è una terra di ricchi. I più benestanti vanno a studiare l’inglese nel Regno Unito o negli USA, altri si trasferiscono in questi paesi o in Australia per trovare lavoro e imparare la lingua straniera.  Buona parte degli studenti non se lo possono permettere, e allo stesso tempo non vogliono rinunciare al clima mediterraneo, al mare e sole estivi e al buon cibo.

Adottare le nuove metodologie per l’apprendimento e trasmettere la mia esperienza,  la vitalità di questi luoghi, pieni di eventi e di iniziative per i teenagers, ritengo sia altamente motivante, anche perché molte festività e usanze sono simili a quelle che abbiamo in Sicilia, ed i ragazzi si sentirebbero spronati ad ascoltare e a parlare per tracciare paragoni.

Inoltre i ragazzi potrebbero valutare di andare a praticare ed imparare perfettamente l’inglese anche in questa ex colonia, praticamente sotto casa, raggiungibile con 30 minuti di volo da Catania.  Verrebbero a contatto con una civiltà multiculturale dove giovani di ogni nazionalità, italiani compresi,  vivono lì ormai da anni o si recano per trovare lavori temporanei o per aprire (con successo) delle attività nel settore del turismo. Tutte queste premesse daranno loro una marcia in più per rendere la loro motivazione all’apprendimento della lingua inglese più proficua.

Gustando pastizzi,  ftira e timpana, e bevendo qualche Cisk – birra tipica maltese- col pensiero che il giorno dopo dovevamo produrre lavori personali o l’unità di  micro-teaching per essere valutati, non potevamo non ricordarci che il nostro ruolo formativo ci induce sempre a rimetterci in gioco, con la conclusione che  l’aggiornamento non va mai in vacanza.  Ma non siamo affatto pentiti della nostra esperienza.

All’Europa, che ce lo ha permesso,  un sentito Grazzi  (grazie in maltese, ma è preciso anche in dialetto siciliano)!

Siti di riferimento:

http://www.programmallp.it/llp_home.php?id_cnt=1

http://ec.europa.eu/education/trainingdatabase/search.cfm

FAQ – Riconoscimento Professione Docente

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

I N D I C E

  • AMBITO DI APPLICAZIONE
  •  PROCEDURA DI RICONOSCIMENTO DELLA PROFESSIONE DOCENTE
  •  CONOSCENZA LINGUISTICA
  •  MISURE COMPENSATIVE
  •  FORMAZIONE PROFESSIONALE  MISTA – ITALIA ED ALTRO PAESE  COMUNITARIO


AMBITO DI APPLICAZIONE

  1. Chi è il destinatario della direttiva 2005/36/CE? In quali paesi si applica la direttiva comunitaria 2005/36?
  2. Qual è il presupposto indispensabile per chiedere ed ottenere il riconoscimento della professione docente?
  3. Cosa significa formazione regolamentata?
  4. Per la professione di docente si beneficia del riconoscimento automatico?
  5. Un titolo professionale acquisito in un paese straniero da un cittadino dell’Unione europea può essere riconosciuto con le disposizioni di cui alla Direttiva 2005/36/CE e del decreto legislativo nazionale di attuazione n. 206/2007?
  6. Il titolo di formazione professionale di docente rilasciato da un Paese terzo, riconosciuto da uno Stato membro dell’ Unione europea può essere riconosciuto da un altro Stato dell’Unione europea?

 

1. Chi è il destinatario della direttiva 2005/36/CE?

Tutti i professionisti comunitari che vogliono esercitare la propria professione in uno Stato membro diverso da quello in cui hanno acquisito le qualifiche professionali.

2. In quali paesi si applica la direttiva comunitaria 2005/36?

In 31 Paesi: nei ventisette Paesi membri  dell’Unione europea ( Austria – Belgio – Bulgaria – Repubblica Ceca  – Cipro – Danimarca – Estonia – Finlandia – Francia – Germania – Grecia – Irlanda – Italia – Lettonia – Lituania – Lussemburgo – Malta – Paesi Bassi – Polonia –  Portogallo – Regno Unito – Romania – Slovacchia – Slovenia –  Spagna – Svezia – Ungheria.) nonché nei tre Paesi dello Spazio economico europeo – SEE (Islanda – Liechtenstein – Norvegia) e, la Svizzera, equiparati ai paesi dell’Unione europea per specifici accordi.

3. Qual è il presupposto indispensabile per chiedere ed ottenere il riconoscimento della professione docente?

Presupposto indispensabile per ottenere il riconoscimento professionale è che la formazione professionale sia regolamentata nel Paese di origine.

 

4. Cosa significa formazione regolamentata?

Per formazione regolamentata si intende la formazione che porta al conseguimento di un titolo  (formazione teorico-pratica, disciplinare e didattico-pedagogica) che, in base alle norme del Paese ove è stato conseguito o riconosciuto, consente l’esercizio della professione quale docente abilitato all’insegnamento. Il titolo deve, quindi, attestare una formazione professionale completa, sanzionata nelle forme di legge (esame finale,  tirocinio, ecc.), al cui possesso la legislazione del Paese che lo ha rilasciato subordina l’esercizio dell’attività in qualità di docente abilitato .

5. Per la professione di docente si beneficia del riconoscimento automatico?

No. Per esercitare la professione regolamentata di docente non si beneficia del riconoscimento automatico. Il riconoscimento avviene su richiesta individuale  e  la formazione professionale  è soggetta a una procedura di verifica.

6. Un titolo professionale acquisito in un paese straniero da un cittadino dell’Unione europea può essere riconosciuto con le disposizioni di cui alla Direttiva 2005/36/CE e del decreto legislativo nazionale di attuazione n. 206/2007?

Si. L’art. 49 del D.P.R. 31 agosto 1999, dispone che  I  cittadini stranieri, soggiornanti e non soggiornanti  in Italia che intendano   iscriversi  agli  ordini,  collegi  ed  elenchi  speciali,  se  in  possesso di un titolo abilitante all’esercizio   di  una  professione,  conseguito  in  un  Paese non appartenente    all’Unione    europea,    possono    chiedere   il riconoscimento  ai  fini  dell’esercizio  in  Italia, come lavoratori autonomi o dipendenti, della professione corrispondente.  Per la procedura di riconoscimento dei titoli professionali si applicano le disposizioni del decreto legislativo n. 206/2007, compatibilmente con la natura, la composizione e la durata della formazione professionale acquisita.

7. Il titolo di formazione professionale di docente rilasciato da un Paese terzo, riconosciuto da uno Stato membro dell’ Unione europea può essere riconosciuto da un altro Stato dell’Unione europea?

Si, a condizione che l’interessato abbia maturato un’esperienza di almeno tre anni, nell’effettivo svolgimento dell’attività corrispondente di docente, certificata dallo Stato membro che ha riconosciuto il titolo professionale.

 

PROCEDURA DI RICONOSCIMENTO DELLA PROFESSIONE DOCENTE

  1. A quale Autorità deve rivolgersi la richiesta di riconoscimento del titolo di

formazione professionale di docente?

  1. Cosa si intende per titolo relativo a ciclo di studi post-secondari?
  2. Cosa si intende per titolo relativo a formazione professionale di docente?
  3. Cosa si intende per titolo relativo a ciclo di studi post-secondari?
    1. Cosa si intende per certificazione relativa alle materie sulle quali verte la formazione professionale ricevuta

 

1. A quale Autorità deve rivolgersi la richiesta di riconoscimento del titolo di formazione professionale di docente?

Al Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca – Dipartimento dell’Istruzione – Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e per l’Autonomia Scolastica – Ufficio IX – Viale Trastevere 76/A – 00153 ROMA

 

2. Cosa si intende per titolo relativo a ciclo di studi post-secondari?

Un titolo di laurea o accademico  rilasciato da una Università  o da altro organismo abilitato  conseguito successivamente al titolo di scuola secondaria superiore.

 

3. Cosa si intende per titolo relativo a formazione professionale di docente?

Un titolo comprovante che l’interessato ha completato con successo la formazione professionale richiesta in aggiunta al ciclo di studi post-secondari.

 

4. Cosa si intende per certificazione relativa alle materie sulle quali verte la formazione professionale ricevuta?

La documentazione delle materie studiate nel percorso di laurea e, se prevista, la documentazione delle discipline oggetto della formazione professionale prevista dallo Stato di origine  in aggiunta al ciclo di studi post-secondario (laurea).

 

 

 

 

1. Per il riconoscimento della professione è previsto il possesso della conoscenza linguistica dello Stato membro ospitante?

Si. L’art. 4 della Direttiva 36/2005/CE e l’art. 7 del relativo decreto legislativo nazionale di attuazione n. 206/2007 prevedono, che per l’esercizio della professione, i beneficiari del riconoscimento delle qualifiche professionali devono possedere le conoscenze linguistiche necessarie.

 

 

2. Cosa si intende per conoscenza linguistica necessaria?

 

Per conoscenza linguistica necessaria si intende la conoscenza della lingua dello Stato ospitante di livello coerente con  la natura della professione che si intende esercitare.

Per esercitare la professione di docente è indispensabile una conoscenza della lingua italiana  appropriata in quanto le conoscenze linguistiche fanno espressamente parte della professione stessa.

 

3. Com’è disciplinato l’accertamento della  competenza  linguistica necessaria per  i cittadini dell’Unione europea e per gli stranieri che intendano  insegnare nelle scuole dell’ordinamento scolastico italiano?

 

Le modalità di accertamento e di documentazione  della conoscenza della lingua italiana sono disciplinate dalla circolare ministeriale n. 81 del  23 settembre 2010.

 

 

4. E’ prevista una differenziazione nell’accertamento della conoscenza linguistica?

 

Si, è prevista una differenziazione tra tutti gli insegnamenti e quelli relativi alla professione docente nella scuola primaria e alle classi di concorso 43/A, 50/A, 51/A, 52/A. Per i primi è prevista una prova di conoscenza uguale per tutti gli insegnamenti, per gli altri è necessario superare la specifica prova orale aggiuntiva, come da indicazioni riportate nella circolare ministeriale n. 81 del 23 settembre 2010, in quanto, per quest’ultimi insegnamenti la lingua italiana non è soltanto “mezzo” di esercizio della professione, ma “oggetto” stesso dell’attività da svolgere.

 

5. Cos’è la certificazione linguistica “CELI 5 Doc”?

 

Il CELI 5 DOC è  la certificazione della conoscenza della lingua italiana per  coloro che intendano ottenere il riconoscimento dei titoli di formazione professionale ai fini dell’esercizio della professione docente in scuole italiane con lingua di insegnamento italiana.

E’ rilasciato dal Centro di valutazione delle certificazioni linguistiche dell’Università per stranieri di Perugia.

Tale certificazione attesta la piena padronanza ed il pieno controllo della lingua al livello C2 del Quadro comune europeo di Riferimento per le lingue.

Certifica la conoscenza della lingua italiana idonea per docenti che debbano muoversi in piena autonomia in un contesto scolastico, per portare a termine in modo linguisticamente efficace compiti relativi alla propria formazione professionale, sapendo interagire in modo appropriato in ogni situazione ed affrontando qualsiasi argomento che  la situazione stessa richieda.

 

 

6. Cos’è la certificazione linguistica “CISL–DIT/C2”?

Il CILS-DIT/C2 è  la certificazione della conoscenza della lingua italiana per  coloro che intendano ottenere il riconoscimento dei titoli di formazione professionale ai fini dell’esercizio della professione docente in scuole italiane con lingua di insegnamento italiana.

E’ rilasciata dall’Università per Stranieri di Siena.

Tale certificazione attesta un livello avanzato di competenza in italiano  come lingua non materna e certifica la capacità di dominare le situazioni comunicative informali, formali e professionali nel contesto scolastico italiano.

 

7. Le certificazioni linguistiche “CELI 5 DOC”  e “CILS – DIT/C2” sono equivalenti?

 

Si. Ai fini del riconoscimento della professione di docente le certificazioni linguistiche “CELI 5 DOC”  e “CILS – DIT/C2”  sono  equivalenti ed entrambe sono strutturate per accertare le competenze linguistiche necessarie per svolgere la delicata attività professionale di docente.

 

 

 

8. Quando si svolgono gli esami delle  certificazioni linguistiche “CELI 5 DOC”  e “CILS – DIT/C2”?

 

E’ possibile conseguire la certificazione  linguistica “CELI 5 DOC”  nelle due  sessioni di esame previste nei mesi di  maggio e novembre di ogni anno.

E’ possibile conseguire, invece,  la certificazione  linguistica  “CILS – DIT/C2”,nelle due  sessioni di esame previste nei mesi di  aprile ed ottobre di ogni anno.

 

9. Chi deve espletare la prova orale aggiuntiva prevista nelle certificazioni della conoscenza della  lingua italiana CELI 5 Doc e CILS-DIT/C2 ?

Devono superare  la prova orale aggiuntiva prevista nelle certificazioni della conoscenza della  lingua italiana CELI 5 Doc e CILS-DIT/C2 gli aspiranti all’esercizio della professione docente nella scuola primaria o nella scuola secondaria solo per le classi di concorso 43/A, 50/A, 51/A, 52/A.

 

 

10. Quando deve essere certificata la conoscenza della lingua italiana?

 

Può essere esibita al momento della richiesta. Qualora, però, non se ne abbia il possesso, è consentito presentarla successivamente alla richiesta stessa, nel corso della procedura, prima dell’adozione del decreto di riconoscimento professionale relativo.

 

 

11. E’ possibile adottare il decreto di riconoscimento professionale di docente senza aver documentato la conoscenza della lingua italiana?

 

L’acquisizione della certificazione della competenza linguistica, è condizione, ove ne sussistano i presupposti, per l’adozione del provvedimento di riconoscimento incondizionato o del provvedimento di riconoscimento subordinato al superamento di misure compensative.

Nell’ordinamento scolastico italiano l’accertamento della conoscenza linguistica deve essere contestuale al riconoscimento dell’abilitazione all’esercizio della professione, in considerazione che il riconoscimento consente direttamente l’accesso alle graduatorie permanenti e/o di istituto che rappresentano i concorsi per titoli secondo i quali è consentito l’accesso alla professione di docente in Italia.

 

 

12. E’ possibile essere esentati dalla produzione della certificazione della conoscenza della lingua italiana?

 

La circolare ministeriale n. 81 del 23 settembre 2010 prevede  i casi in cui è possibile essere esentati dalla presentazione della certificazione linguistica.

 

 

 

 

 

 

MISURE COMPENSATIVE

 

  1. Cosa sono le misure compensative?
  2. Perché vengono assegnate le misure compensative?
  3. In che cosa consistono le misure compensative?
  4. Solo i cittadini dell’Unione europea possono scegliere fra tirocinio e prova  attitudinale?
  5. Dove si svolgono le misure compensative?
  6. E’ possibile chiedere lo spostamento della sede di svolgimento delle misure  compensative?
  7. In caso di non superamento al primo tentativo, è possibile ripetere la prova attitudinale?
  8. In caso di non superamento del tirocinio di adattamento, è possibile ripeterlo?
    1. Dopo aver ricevuto il decreto provvisorio relativo alle misure compensative  da  sostenere,  come deve procedere l’interessato?

 

 

1. Cosa sono le misure compensative?

Le misure compensative sono gli ulteriori accertamenti che l’Amministrazione predispone per colmare le  differenze riscontrate nella comparazione tra la formazione posseduta dal richiedente e quella richiesta sul territorio nazionale.

2. Perché vengono assegnate le misure compensative?

Le misure compensative  sono volte a compensare la differenza nei contenuti della formazione o nella  durata della formazione.

3. In che cosa consistono le misure compensative?

Le misure compensative possono consistere in una prova attitudinale – di solito articolata in una prova scritta e una prova orale (e talvolta anche in una prova pratica) – tendente ad accertare le conoscenze professionali dell’aspirante, oppure in un tirocinio di adattamento di durata variabile da effettuare un una scuola statale italiana, consistente nella attività di insegnamento affiancata dalla presenza del docente titolare della cattedra.

4. Solo i cittadini dell’Unione europea possono scegliere fra tirocinio e prova    attitudinale?

Tale possibilità è consentita esclusivamente ai cittadini comunitari (e a quelli della Confederazione Elvetica nonché a quelli dello spazio economico europeo: Islanda – Liechtenstein – Norvegia) mentre per i cittadini di Paesi non appartenenti all’Unione Europea esiste la facoltà di scelta, che è riservata all’Amministrazione.

5. Dove si svolgono le misure compensative?

Le misure compensative si svolgono nella provincia indicata dal richiedente nella richiesta di riconoscimento , presso un’istituzione scolastica indicata dall’Amministrazione.

 

 

6. E’ possibile chiedere lo spostamento della sede di svolgimento delle misure compensative?

Si, l’istanza in tal senso va tempestivamente rivolta a questo Ministero, all’Ufficio competente.

7. In caso di non superamento al primo tentativo, è possibile ripetere la prova            attitudinale?

Si, con un intervallo di almeno 6 mesi, previa istanza da inoltrare all’Ufficio Scolastico Regionale delegato in tal senso.

8. In caso di non superamento del tirocinio di adattamento, è possibile ripeterlo?

Si, nell’anno scolastico successivo.

9. Dopo aver ricevuto il decreto provvisorio relativo alle misure compensative da  sostenere,  come  deve procedere l’interessato?

E’ opportuno che l’interessato contatti direttamente l’Ufficio scolastico Regionale competente.

 

 

 

 

FORMAZIONE  PROFESSIONALE  MISTA  – ITALIA ED ALTRO PAESE COMUNITARIO

  1. Cosa è la formazione professionale mista del docente?
  2. Quando è possibile acquisire la formazione professionale mista?
  3. Cosa significa formazione plurifase?
  4. Nel caso di possesso di formazione acquisita su due Paesi, a quale segmento        formativo deve      riferirsi il riconoscimento della professione corrispondente     di docente?
  5. Nel caso di formazione mista Italia/Spagna, qual è la documentazione che             deve essere prodotta      ai fini del riconoscimento della professione docente?
  6. Nel caso di formazione mista Italia/Regno Unito, qual è la documentazione           che deve essere    prodotta ai fini del riconoscimento della professione     docente?
  7. Nel caso di formazione mista “Italia/Spagna” quali discipline sono riconosciute ai fini dell’insegnamento in Italia?
  8. Nel caso delle lingue straniere, laddove la dichiarazione del Ministero spagnolo attesta l’abilitazione in più di una lingua straniera, quali e quante lingue straniere sono riconosciute?
  9. Perché il Ministero italiano riconosce una sola lingua straniera, in presenza di dichiarazione dell’autorità competente spagnola che  dichiara l’idoneità ad insegnare più di una lingua?
  10.  Premesso che il Ministero spagnolo, ai fini della dichiarazione di conformità alla direttiva comunitaria, richiede l’omologazione al corrispondente titolo del catalogo specifico dei titoli spagnoli, nel caso di formazione specifica nelle lingue straniere, tale omologazione a quale titolo spagnolo deve riferirsi?
  11.  Nel caso di un percorso abilitante spagnolo, sprovvisto dell’indicazione della disciplina oggetto di specializzazione, quale lingua straniera è riconosciuta?
  12.  Nel caso di formazione mista “Italia/Regno Unito” quali discipline sono riconosciute ai fini dell’insegnamento in Italia?
  13.  Nel caso di formazione mista “Italia/Regno Unito” quali lingue straniere  sono riconosciute ai fini dell’insegnamento in Italia?

 

1. Cosa è la formazione professionale mista del docente?

La formazione professionale mista del docente è quella acquisita su più Paesi comunitari.

 

2. Quando è possibile acquisire la formazione professionale mista?

E’ possibile acquisire la formazione professionale mista solo quando entrambi i Paesi coinvolti posseggono  una formazione regolamentata di docente  composta da una formazione plurifase.

 

3. Cosa significa formazione plurifase?

La formazione plurifase è  quella composta da due segmenti formativi, ovvero da un diploma che attesta il compimento di una formazione a livello di insegnamento post-secondario  (laurea, titolo accademico etc) e di una formazione professionale richiesta in aggiunta  al ciclo di studi post secondario.

 

4. Nel caso di possesso di formazione acquisita su due Paesi, a quale segmento formativo deve riferirsi il riconoscimento della professione corrispondente  di docente?

Nel caso di possesso di formazione acquisita su due Paesi,però,  il riconoscimento della professione corrispondente  di docente deve riferisrsi ad entrambi i segmenti formativi  secondo le regole stabilite nel Paese in cui è stata conseguita la formazione professionale  finale  richiesta in aggiunta al ciclo di studi post-secondari (titolo professionale).

 

5. Nel caso di formazione mista Italia/Spagna, qual è la documentazione che deve essere prodotta ai fini del riconoscimento della professione docente?

Ai fini del riconoscimento della professione docente, nel caso di formazione mista Italia/Spagna si deve documentare:

  1. 1.         copia del documento di riconoscimento in corso di validità;
  2. 2.         certificato della laurea conseguita in Italia, con elenco delle materie del percorso di studi;
  3. 3.         omologazione della laurea italiana al corrispondente titolo spagnolo;
  4. 4.         certificato del “Master en Formacion de Profesorado”;
  5. 5.         formazione del Master, con l’attestazione, da parte dell’Università spagnola, della durata del               percorso del “Master”, delle ore  frequentate in presenza ed on line e, infine, l’indicazione delle                scuole   spagnole dove è stato svolto il      tirocinio previsto dal  percorso del     Master.
  6. 6.         dichiarazione dell’Autorità competente spagnola sul valore legale del                titolo in Spagna;
  7. 7.         eventuali esperienze professionali e formative.

 

 

6. Nel caso di formazione mista Italia/Regno Unito, qual è la documentazione che deve essere prodotta ai fini del riconoscimento della professione docente?

Ai fini del riconoscimento della professione docente, nel caso di formazione mista Italia/Regno Unito si deve documentare:

  1. 1.         copia del documento di riconoscimento in corso di validità;
  2. 2.         certificato della laurea conseguita in Italia, con elenco delle materie del percorso di studi;
  3. 3.         certificato del corso di studi post-lauream  “Postgraduate Certificate in Education” con relativa          formazione;
  4. 4.         certificato di QTS “Qualified Teacher Status”;
  5. 5.         certificato di “Induction” previsto, da Regno Unito, a completamento del   predetto“QTS”.

 

7. Nel caso di formazione mista “Italia/Spagna” quali discipline sono riconosciute ai fini dell’insegnamento in Italia?

Nel caso di formazione mista Italia/Spagna è riconosciuta la disciplina o gruppo di discipline specifiche previste in Spagna  nel  percorso di formazione abilitante spagnolo (Certificado de Aptitud Pedagógica o Master de Profesorado) compatibilmente con le discipline studiate nel percorso accademico.

 

8.  Nel caso delle lingue straniere, laddove la dichiarazione del Ministero spagnolo attesta l’abilitazione in più di una lingua straniera, quali e quante lingue straniere sono riconosciute?

In presenza di una dichiarazione attestante l’abilitazione in più di una lingua straniera, si riconosce sola  quella oggetto di specializzazione del Master de Profesorado o del Certificado de Aptitud Pedagógica.

 

9.  Perché il Ministero italiano riconosce una sola lingua straniera, in presenza di dichiarazione dell’autorità competente spagnola che  dichiara l’idoneità ad insegnare più di una lingua?

Il Ministero dell’Istruzione italiano riconosce una sola lingua, quella oggetto di specializzazione, in quanto in Spagna, la formazione acquisita con il percorso del Master de Profesorado o del CAP rappresenta solo la formazione iniziale per insegnare nei centri privati (Real decreto 860/2010). Per insegnare nelle scuole statali occorre superare un concorso pubblico che specializza in una sola disciplina linguistica. Va anche ricordato che, nell’ambito del corso di specializzazione, l’insegnamento della didattica specifica, a parte casi particolari, è limitato a una sola lingua straniera. 

 

10. Premesso che il Ministero spagnolo, ai fini della dichiarazione di conformità alla direttiva comunitaria, richiede l’omologazione al corrispondente titolo del catalogo specifico dei titoli spagnoli, nel caso di formazione specifica nelle lingue straniere, tale omologazione a quale titolo spagnolo deve riferirsi?

Nella fattispecie l’omologazione deve essere coerente alla specifica lingua straniera oggetto della specializzazione del “Master de Profesorado”. Il cittadino che ha conseguito la laurea in Paesi diversi dalla Spagna  deve conseguentemente richiedere l’omologazione della propria laurea coerentemente al percorso di specializzazione del Master (es. il Master de Profesorado en la especialidad de lengua y literatura castellana dovrà generare l’omologazione in Filologia Hispanica). Occorre tener  presente che lo spagnolo rappresenta in Spagna la lingua ufficiale e non è considerata, pertanto “lingua straniera”. Per insegnare Lingua e letteratura spagnola, in Spagna, presso la scuola secondaria (ESO) e gli Istituti di Bachillerato (BTO) occorre possedere un titolo dell’area  “de Humanidades”, come previsto nel Real decreto 860/2010.

 

11. Nel caso di un percorso abilitante spagnolo, sprovvisto dell’indicazione della disciplina oggetto di specializzazione, quale lingua straniera è riconosciuta?

In tali casi, è obbligatorio documentare il percorso di “Practicum” oggetto di formazione, svolto presso le scuole spagnole, certificato dall’Università e dal tutor di riferimento con l’indicazione della lingua di insegnamento. È riconosciuta, di conseguenza, la lingua straniera oggetto di practicum.

 

12. Nel caso di formazione mista “Italia/Regno Unito” quali discipline sono riconosciute ai fini dell’insegnamento in Italia?

Nel caso di formazione mista Italia/ Regno Unito è riconosciuta la disciplina o gruppo di discipline previste nel  percorso di formazione abilitante (QTS + Induction Period), compatibilmente con le discipline studiate nel percorso accademico.

 

13. Nel caso di formazione mista “Italia/Regno Unito” quali lingue straniere  sono riconosciute ai fini dell’insegnamento in Italia?

Sono riconosciute le lingue straniere effettivamente insegnate nell’Induction period. Occorre evidenziare che la lingua Inglese, essendo lingua Ufficiale  nel Regno Unito, non è ivi considerata come lingua straniera.

Enti certificatori delle competenze in lingua straniera del personale scolastico

Enti certificatori delle competenze in lingua straniera del personale scolastico

>> Decreto Ministeriale 7 marzo 2012, Prot.n. 3889
>> Decreto Direttore Generale 28 gennaio 2013, Prot.n.AOODGAI/1200
>> Decreto Direttore Generale 21 maggio 2013, Prot. AOODGAI/5967

LINGUA CINESE
Hanban/Confucius Institute Headquarters
129 Deshengmenwai Street, Xicheng District
Beijing, China
www.hanban.org
LINGUA FRANCESE
Alliance Française, ente operatore del Ministero francese dell’Educazione Nazionale per certificazioni rilasciate fino al 2008
101, boulevard Raspail 75006,
Paris, Francia;
Camera di Commercio e d’Industria di Parigi, Francia
Centre International d’Etudes Pédagogiques (CIEP), ente operatore del Ministero francese dell’Educazione Nazionale
1 avenue Léon-Journault 92318 Sèvres cedex, Francia
LINGUA INGLESE
Cambridge ESOL ,
1, Hills Road,
Cambridge, CB1 2EU, UK;
City and Guilds (Pitman)
1, Giltspur Street,
London, EC1A 9DD, UK;
Edexcel /Pearson Ltd
190, High Holborn,
London, WC1V 78H, UK;
English Speaking Board (ESB)
9, Hattersley Court, Burscough Road,
Ormskirk L39 2AY, UK;
International English Language Testing System (IELTS)
1 Hills Road,
Cambridge, CB1 2EU, UK;
London Chamber of Commerce and Industries Examination Board (LCCIEB)
LCCIEB EDI, International House, Siskin Parkway East, Middlemarch Business Park,
Coventry, CV3 4 PE, UK;
Trinity College London (TCL)
89, Albert Embankment,
London SE1 7TP, UK;
Department of English, Faculty of Arts – University of Malta
Tal-Qroqq, Msida MSD 2080,
Malta;
National Qualifications Authority of Ireland – Accreditation and Coordination of English Language Services; (NQAI – ACELS)
5th Floor Jervis House, Jervis Street,
Dublin 1, Irlanda;
Ascentis Anglia (www.angliaexams.com)
LINGUA NEOGRECA
Centro di Lingua Greca di Atene, Grecia
Karamaouna 1, piazza Scra, 55132 Kalamaria,
Salonico
www.greeklanguge.gr
LINGUA SLOVENA
Izpitni center Centra za slovenščino kot drugi/tuji jezik
Kongresni trg 12, SI-1000 Ljubljana
LINGUA SPAGNOLA
Istituto Cervantes
C/Alcalà 34,
28014 Madrid, Spagna;
Ministerio de Educación, Cultura y Deporte
C/Alcalà 34,
28071 Madrid, Spagna;
Consorzio Interuniversitario CELU, Argentina
LINGUA TEDESCA
Goethe-Institut
Monaco di Baviera,
Germania;
Österreichisches Sprachdiplom Deutsch (ÖSD)
ÖSD-Zentrale, Hörlgasse 12/14,
1090 Wien, Österreich;
Telc Language Tests, Germania
www.telc.net
Kultusministerkonferenz der Bundesrepublik Deutschland (KMK)
www.kmk.org

Conclusioni sulla dimensione sociale dell’istruzione universitaria

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per la Programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali
Direzione Generale per gli Affari Internazionali
Uff. II

Unione Europea. Consiglio dei Ministri “Istruzione”
Bruxelles 16-17 maggio 2013

Il Consiglio Istruzione del 17 maggio 2013, al quale per l’Italia ha partecipato il Ministro dell’Istruzione Università e Ricerca Maria Chiara Carrozza, si è aperto con l’adozione delle

Conclusioni sulla dimensione sociale dell’istruzione universitaria

Il documento affronta la problematica di un numero insufficiente di giovani europei in possesso di un diploma di laurea nonostante gli ambiziosi obiettivi stabiliti al riguardo dalla Strategia Europa 2020. Come evidenziato dalla Commissaria Vassiliou infatti, l’Unione ha bisogno di una massa critica di laureati per crescere ed essere socialmente stabile, ed è quindi necessario fare un ulteriore sforzo per evitare che ragioni di natura economica e sociale portino a esclusioni dal percorso formativo completo oggi necessario per ogni giovane, concentrandosi sulla identificazione di modalità di insegnamento terziario più flessibili per migliorare il tasso di riuscita negli studi universitari da parte dei nostri studenti.
Una crescita sostenibile e il recupero economico europeo passano attraverso lo sviluppo delle competenze di alto livello dei suoi cittadini, che giocano un ruolo importante per la competitività e l’occupabilità; allo stesso tempo occorre promuovere lo sviluppo professionale di studenti e laureati e stimolare la solidarietà sociale e l’impegno civico.
A tal fine vengono individuate alcune linee strategiche da perseguire a livello europeo:
a) promuovere una mappatura delle politiche di accesso e di dispersione che tenga conto sia delle specificità nazionali, che dei fattori strutturali (personali, socioculturali e socioeconomici) che influiscono sul dropout e sul completamento degli studi;
b) proseguire il lavoro congiunto con Eurostat sullo studio di fattibilità per migliorare la metodologia di raccolta di dati amministrativi sulla durata degli studi e il livello di completamento degli studi nella istruzione superiore;
c) sviluppare uno studio sull’influenza di differenti modelli di finanziamento, o condivisione di costi sulla efficacia, efficienza ed equità della HE in base agli impegni scaturiti dall’Agenda per la modernizzazione della HE (2011).
Gli Stati membri, con il supporto della Commissione, sono stati invitati a rafforzare le sinergie tra cooperazione comunitaria e il Processo di Bologna, anche attraverso un migliore
utilizzo delle risorse finanziarie, in primis quelle derivanti dai Programmi europei (per il futuro “Erasmus for All”) e a proseguire il lavoro sulla dimensione sociale della HE attraverso il metodo aperto di coordinamento e la collaborazione tra Paesi (peer learning).
Specifico rilievo è dato alle opportunità finanziarie offerte dalla “Youth Employment Initiative” a favore dei gruppi di giovani al di sotto dei 25 anni svantaggiati o disoccupati, per consentire loro di acquisire competenze specifiche finalizzate alla occupabilità.
Durante il Consiglio si è svolto anche un dibattito pubblico sul legame tra una professione insegnante di alta qualità e il raggiungimento di migliori risultati nell’apprendimento. Nell’introdurre il dibattito la Commissaria Vassiliou ha evidenziato come senza docenti adeguatamente motivati non si possono raggiungere gli obiettivi stabiliti in ambito istruzione dalla strategia Europa 2020 e come sarebbe opportuno iniziare a offrire attenzione alla professione insegnante fin dal momento della formazione concentrandosi sulla figura del “teacher educators”.
Da parte italiana il Ministro Maria Chiara Carrozza ha ricordato come il nuovo Governo nell’intento di concentrare ogni sua energia sulla lotta alla disoccupazione giovanile, cercherà di sintonizzare le iniziative di formazione dei docenti con i percorsi che favoriscono l’occupazione giovanile concentrandosi su apprendistato e formazione sul campo. Il Ministro nel suo intervento ha ripreso temi quali la necessità di insistere sulla valutazione della qualità dell’insegnamento più che del singolo docente, auspicando che sul tema venga promosso un confronto aperto con le associazioni sindacali e con quelle dei parenti degli alunni

Il compagno-tutor

Una proposta operativa per sperimentare l’introduzione del compagno-tutor più grande[1]

di Domenico Sarracino e Lorenzo Luatti

 

Lo scorso anno scolastico (2011/12), alla fine del corso di formazione sull’accoglienza-inte(g)razione degli alunni stranieri, tenutosi ad Arezzo, è stato prodotto un documento di sintesi, riflessione e proposte sul tema: “Alunni Stranieri: il 37% viene ‘fermato’ alla fine del primo anno di scuola superiore e l’11% abbandona. Che cosa possono fare la scuola e le istituzioni locali?”[2] Le proposte riguardavano gli alunni stranieri neo arrivati, ma anche ogni altro studente in particolari difficoltà, che per le ragioni più varie presenti un percorso scolastico che ha richiesto particolari accorgimenti/adattamenti dei piani di studio e che sia stato promosso alla scuola superiore sulla base delle potenzialità di miglioramento e di sviluppo manifestate.

 

È noto quanto il passaggio dalle scuole medie alle superiori sia  caratterizzato da preoccupazioni e aspettative da parte degli studenti e che  le paure più frequenti riguardino il cambiamento di amicizie, il rapporto con i ragazzi più grandi, le materie e gli insegnanti nuovi, la complessità dei nuovi apprendimenti. Mentre la scuola media è percepita generalmente come un ambiente più “familiare”, la scuola superiore è vissuta come qualcosa di più impersonale e anonimo: il passaggio dalle medie alle superiore può quindi rappresentare per i ragazzi stranieri (e non solo) spesso più vulnerabili, ed in particolare per i neo-arrivati, un ostacolo “enorme”.

Al fine di non lasciare solo lo studente che si presenti in questa situazione e di seguirlo nella fase di “attraversamento” sono stati presentati alcuni strumenti, iniziative ed azioni atti a costruire un “ponte” col quale congiungere il lavoro della scuola di provenienza con quella di arrivo. Fra le proposte era particolarmente sviluppata e dettagliata quella che riguardava le azioni che le scuole dei due livelli interessati possono congiuntamente svolgere, a partire dalla fase dell’iscrizione a quella di inizio e svolgimento del nuovo anno scolastico, in modo da assicurare che il percorso formativo abbia una prosecuzione caratterizzata da raccordo, continuità e gradualità fino al raggiungimento di quegli elementi che possono permettere il normale, autonomo cammino scolastico. Altre iniziative erano invece solo accennate e formulate in maniera globale, tra queste quella del “compagno di scuola più grande” con compiti di tutoring.

 

Quest’anno, considerata la diffusa attenzione suscitata dalla proposta del tutor, ci siamo dedicati ad una riflessione su questa figura per cercare di individuarne il profilo e le condizioni necessarie per sperimentarla nelle scuole aretine (e non solo).

 

La proposta di quest’anno: “La figura del compagno più grande”, del “compagno tutor”

Sull’utilità, le possibilità e le condizioni necessarie per l’introduzione di tale figura si è sviluppato una parte del corso di formazione che si è tenuto quest’anno presso l’ITIS di Bibbiena (Ar), rivolto ai docenti dell’area casentinese.

Il documento che presentiamo costituisce uno sviluppo del lavoro svolto lo scorso anno e, nel contempo, è il frutto della riflessione, del confronto e degli approfondimenti tra docenti, elaborato a partire dalle scuole reali, i loro contesti ed esigenze.

Pertanto esso si basa su una serie di riflessioni sul ruolo di tale figura che è chiamata ad aiutare, sostenere e facilitare il compagno in difficoltà sia scolastiche che socio-relazionali, ne esprime le valenze educative e formative, delinea un’ipotesi operativa, tiene conto delle condizioni di fattibilità, scandisce obiettivi, compiti e ruoli per i vari soggetti chiamati ad operare: il dirigente scolastico, i docenti referenti, i docenti in generale, le famiglie, gli studenti, la comunità scolastica.

Più precisamente delinea un quadro di riferimento che contenga gli elementi che possono permettere al progetto, passo dopo passo, di divenire operativo evidenziando gli attori del processo e i loro ruoli, ma anche gli obiettivi, il chi fa che cosa, come e quando.

Dunque la proposta riguarda l’introduzione della figura del “compagno/compagna di scuola più grande” da individuare all’interno delle scuole superiori tra studenti delle classi finali (quarta e quinta) dello stesso istituto. Essa poggia su forme organizzative e modalità di svolgimento interne alle singole scuole; è finalizzata allo stare bene con sé e gli altri, alla riuscita scolastica del numero più alto possibile di studenti, a concorrere fattivamente all’accoglienza, a creare azioni intenzionali di integrazione e interazione, a connotare il “clima” scolastico in direzione dell’apertura all’altro, della partecipazione responsabile, della valorizzazione dell’aiuto reciproco, del fare insieme, nella consapevolezza che attraverso questi fattori si contribuisce a quella trama di occasioni e situazioni, di legami ed esperienze che rendono feconda e vera la comunità scolastica, ravvivandone la complessiva proposta educativa.

 

Altre analoghe esperienze

Altre modalità di organizzazione del medesimo progetto che prevedono il ricorso a tutor esterni (ad esempio a studenti universitari del territorio), che pure sono state sperimentate positivamente[3], non sono qui prese in esame, da un lato perché come si è appena visto esso è tutto pensato internamente alla scuola e vuole contribuire a miglioramenti specifici ma anche alla vita complessiva del contesto scolastico; dall’altro, per taluni aspetti di complessità organizzativa e finanziaria, per gli elementi di responsabilità e di gestione che implicherebbe. Tuttavia, molte indicazioni e attenzioni che valgono per la figura del tutor interno alla scuola e qui precisate, possono utilmente adattarsi alla figura del tutor esterno alla scuola.

Parimenti l’iniziativa qui descritta, pensata per le scuole superiori, può riguardare con adattamenti specifici anche le scuole secondarie di I grado e forse ancora di più le stesse scuole primarie e finanche dell’infanzia. Alcuni docenti presenti al corso hanno riferito di esperienze realizzate nella scuola secondaria di I grado in cui il ruolo di tutor è stato svolto con successo da un alunno straniero nei confronti di compagni italofoni o da studenti delle superiori presso la scuola media del territorio in attività pomeridiane appositamente organizzate; altri hanno fatto rilevare che la proposta può anche essere utilizzata all’interno delle singole classi, nell’ambito di un’organizzazione didattica che superi l’esclusività del lavoro individuale e si apra a proposte didattico-organizzative che riconoscono il valore dell’apprendimento collaborativo, valorizzano e promuovono l’aiuto reciproco. Ci dovrebbe essere uno scambio di abilità e competenze, per cui i ragazzi più bravi in una materia vengono poi aiutati in un’altra da altri studenti: un contributo al successo formativo e alla costruzione dell’autostima per entrambe le parti (del tutor e del tutorato, ruoli che spesso si alternano). Questa può essere la mossa vincente che piace anche ai ragazzi.

Il rapporto di tutoring non comporta le implicazioni istituzionali e la distanza del rapporto insegnante-studente, facendo così acquisire agli studenti tutor senso di responsabilità e fiducia in se stessi, mentre gli allievi tutorati potranno esprimere una maggiore disponibilità al dialogo di apprendimento e migliorare la loro autostima.

 

Articolazione della proposta

Come accennavamo l’idea globale su cui si è concentrata la nostra ricerca ha riguardato la possibilità di introdurre nelle scuole superiori la figura del “compagno più grande”, del compagno che fa da tutor, che essendo più esperto e più inserito vuole e sa farsi carico di un’iniziativa che è nello stesso tempo di amicizia, di accoglienza e di facilitazione: introduce nell’ambiente, apre la strada, suggerisce, consiglia, incoraggia; insomma è capace di agire sia per favorire le relazioni interpersonali, che l’inserimento nella vita di classe e di scuola, ed è nel contempo sostegno nella comprensione dei meccanismi scolastici e negli impegni di studio.

Successivamente abbiamo provato a tradurla in tappe attuative esplicitandone obiettivi, azioni, modalità organizzative, ruoli e figure di riferimento.

Di seguito riportiamo, a mo’ di esemplificazioni, i principali passaggi previsti per l’iniziativa al fine di fornirne una mappa schematizzata, riassumendo considerazioni e proposte in parte già accennate. Le scuole interessate a sperimentarla naturalmente prenderanno tale lavoro come una traccia di massima: da integrare, adattare o rivedere a seconda delle proprie specifiche esigenze e condizioni di lavoro.

 

Obiettivi generali  per la scuola

Migliorare l’accoglienza-inte(g)razione all’interno della scuola

Facilitare le relazioni interpersonali nella scuola e nelle classi

Favorire lo star bene con sé e con gli altri

Promuovere forme di collaborazione, di solidarietà e di aiuto reciproco

Valorizzare la responsabilità e la capacità di assumersi impegni

Contribuire a creare un clima di scuola volto a fondare operativamente la comunità scolastica

Migliorare la complessiva offerta formativa della scuola.

 

Obiettivi specifici per gli studenti in difficoltà

Facilitare l’inserimento e l’inte(g)razione nella vita della scuola e della classe

Facilitare la conoscenza dei meccanismi di funzionamento della scuola: regole, organizzazione, orari, diritti-doveri, scadenze, etc.

Facilitare la partecipazione ad iniziative, gruppi, manifestazioni scolastiche e parascolastiche

Aiutare a riconoscersi capacità e potenzialità e ad avere fiducia nelle proprie risorse

Favorire il successo scolastico e l’inclusione sociale a scuola e nel più ampio contesto sociale.

 

Esempi di possibili attività-azioni verso gli studenti in difficoltà

Interessarsi al percorso scolastico e sostenerli di fronte a difficoltà con consigli e suggerimenti

Interessarsi ai risultati scolastici e fornire sostegno nel processo di apprendimento, negli impegni scolastici e nell’organizzazione dello studio a casa, nella preparazione dei compiti e nelle interrogazioni-verifiche

 

La figura dell’alunno tutor: né adulto, né pari

Ci siamo chiesti quale debba essere il profilo personale di tale figura. Pensiamo ad un ragazzo/a più grande (classi finali della scuola secondaria di II grado), riconosciuto, ascoltato e stimato dai compagni, che si presenti motivato per autentica convinzione verso le tematiche dell’accoglienza, della diversità e il superamento di stereotipi e pregiudizi; che conosce i meccanismi della sua scuola, le regole esplicite ed implicite; che in qualche modo è capace di mettersi nei panni dell’altro e conoscere le difficoltà che i compagni possono incontrare nelle relazioni interpersonali e nello studio, i fattori che distolgono ed allontanano dagli impegni, le cattive abitudini (disorganizzazione, spreco di tempo, mancanza di concentrazione, scoraggiamento, etc.); che è in grado di assumersi una responsabilità e portarla avanti in maniera continuativa. La differenza di età colloca il tutor in uno spazio intermedio e nella giusta distanza, sia rispetto agli adolescenti seguiti, che agli insegnanti e ai loro genitori. Questo permette al tutor di stabilire una relazione più aperta e autentica con i compagni più piccoli.

 

Chi lo individua e lo propone

Il dirigente scolastico in collaborazione con il docente referente (per l’intercultura, per l’orientamento, per il successo scolastico o altra figura) invita i docenti coordinatori dei Consigli di classe e/o gli altri a ricercare e segnalare uno o più studenti che presentano le caratteristiche indicativamente delineate nel punto precedente. Ne parla con l’interessato, gli illustra il progetto, ne verifica la disponibilità, coinvolge la famiglia, formalizza l’accordo.

 

Quando può operare

La questione dei tempi da dedicare all’iniziativa, trattandosi di studenti che devono seguire le loro lezioni, è importante e va gestita con prudenza.

Noi pensiamo che lo studente tutor debba agire soprattutto nei seguenti momenti: nel tempo di prescuola, cioè al mattino prima dell’inizio delle lezioni, durante quel lasso di tempo in cui i ragazzi liberamente si incontrano, costruiscono contatti e amicizie o restano appartati o isolati, si escludono o sono esclusi; durante la pausa dell’intervallo, in cui i ragazzi hanno un altro breve tempo libero che gestiscono in maniera autonoma, formando gruppi, capannelli, coltivando amicizie e scambi, svolgendo qualche attività ludica, intessendo relazioni; nel postscuola, alla fine delle lezioni, andando a casa, in attesa del bus. Sono questi i principali momenti in cui l’alunno tutor può svolgere quell’azione amicale, di avvicinamento, di contatto e di scambio, di facilitazione delle relazioni, improntata a disponibilità discreta e rispetto. Altri momenti utili sono quelli dedicati ad attività parascolastiche (assemblee di istituto, gruppi di lavoro, iniziative studentesche, manifestazioni culturali, celebrazioni, incontri con esperti esterni, etc.) o inter-scolastiche, e ad altre occasioni come le uscite anticipate o le entrate posticipate. E poi all’accompagnamento nei momenti dedicati ai laboratori linguistici, all’apprendimento e allo studio, con modalità e forme da definire.

C’è infine il tempo dell’extrascuola che può costituire un’importante risorsa ed opportunità per lo svolgimento della funzione amicale, che può consistere nel ritrovarsi fuori del contesto scolastico, svolgere qualche attività socio-ricreativa, frequentare insieme altre persone, coltivare qualche hobby ed anche incontrandosi per un supporto nello studio. L’utilizzo soprattutto del tempo extra-scolastico naturalmente deve essere una costruzione che nasce dalle cose, che si realizza passo dopo passo, in maniera graduale, senza forzature, in rapporto ad occasioni e necessità condivise.

 

Gli studenti da “accompagnare” e la loro individuazione

Pensiamo innanzitutto, come detto, agli studenti stranieri in particolare difficoltà, a rischio di isolamento, demotivazione ed insuccesso scolastico. Ma anche ad ogni altro studente che per le più varie ragioni può trovarsi in questa situazione.

L’individuazione può avvenire secondo le modalità indicate per la figura del compagno-tutor. È importante far capire il significato del progetto e quello che prevede, non solo all’alunno ma anche ai genitori ed acquisire il consenso.

 

Preparazione al compito di compagno-tutor

Individuato l’alunno, acquisita la disponibilità è però necessario che gli sia fornito un minimo di preparazione al compito. La scuola individua tra le sue risorse professionali interne la figura/le figure più adatta/e e motivata/e che in pochi incontri spiega:

– gli obiettivi, i contenuti e le modalità del progetto;

– i tempi utilizzabili,

– gli aspetti psicologici e relazionali implicati;

– l’interlocuzione che può avere con il docente coordinatore del consiglio di classe e con gli altri docenti, con il docente referente del progetto,

– gli strumenti (snelli) a carattere documentale che il tutor deve utilizzare.

 

Il gruppo dei tutor: alcune caratteristiche

Sarebbe preferibile, al fine di permettere il pieno dispiegamento delle potenzialità della proposta, individuare non uno, ma più studenti tutor, coordinati da uno o più docenti di riferimento, di modo da costituire un vero e proprio gruppo di lavoro e di intervento, in grado di avere una maggiore incidenza e presenza nella vita scolastica. Diventano aspetto centrale e di crescita la periodica condivisione e lo scambio degli obiettivi e delle esperienze tra più studenti tutor, sia nella fase di preparazione al compito, sia durante il percorso, sia nella fase finale. Nella composizione del gruppo dei tutor, per quanto possibile, la scuola dovrebbe considerare alcune caratteristiche significative (oltre alla già menzionata “distanza” anagrafica tra tutor e tutorato): che sia multiculturale ovvero comprenda giovani italiani nativi e giovani stranieri che hanno vissuto direttamente la migrazione, ma anche giovani di “seconda generazione” e italiani di origine straniera; che sia “misto” anche per genere; che vi sia una presenza di giovani bilingui, perché è questo un elemento di valorizzazione delle lingue di origine dei ragazzi stranieri.

 

Riconoscimenti per il compito del compagno tutor

Il gruppo si è interrogato su questo aspetto, considerandolo un punto importante in relazione allo spirito che anima il progetto. Innanzitutto è necessario assicurare un’intima e gratuita adesione alle sue finalità di fondo. La nostra esperienza ci suggerisce che alcuni ragazzi manifestano autonomamente la propensione ad aiutare compagni in difficoltà, anche in maniera non formalizzata. Dai racconti di studenti che hanno svolto il compito di tutor, provenienti da altre esperienze, emergono riferimenti e consapevolezze sull’arricchimento personale e socio-culturale, che essi hanno tratto dalla relazione con i compagni seguiti, con gli insegnanti che hanno incrociato e dal rapporto con gli altri tutor del gruppo. Detto ciò, e considerando, comunque, la normativa esistente che riconosce “crediti formativi” agli studenti delle ultime classi delle scuole superiori, utili nella valutazione d’esame, si ritiene che l’impegno nel progetto possa permettere l’acceso a tale tipologia di riconoscimento e che ciò non infici lo spirito solidaristico dell’iniziativa.

 

Il ruolo del docente referente del progetto

Il docente (o i docenti) riunisce periodicamente gli studenti-tutor per concordare gli aspetti attuativi del progetto, per monitorarlo ed adattarlo in itinere,  per fare il punto sulle varie situazioni, permettere la socializzazione delle esperienze, ricercare soluzioni a situazioni di difficoltà, programmare i passi successivi, per fornire consigli, suggerimenti e supporti.

Il docente referente mantiene i contatti con i coordinatori dei consigli di classe interessati, opera per valorizzare il progetto ed il ruolo del compagno-tutor e realizzare il coinvolgimento di tutte le figure scolastiche. In particolare rende partecipe il dirigente scolastico, garante e primo promotore dell’iniziativa. Questo importante e impegnativo ruolo di accompagnamento e costante supervisione, individuale e di gruppo, decisivo per la buona riuscita dell’iniziativa di tutoring, non dovrebbe ricadere sulle spalle di un singolo docente, ma la scuola dovrebbe affidarlo ad un team di docenti (di 2-3 docenti almeno) interno ad essa, che potrebbero avvalersi, periodicamente (se necessario e se le risorse lo consentono), di una figura di supervisione esterna.

 

Il ruolo del Collegio dei docenti e del Consiglio d’Istituto

Il gruppo ritiene che condizione basilare per la riuscita del progetto sia che esso venga riconosciuto come elemento di valorizzazione della complessiva proposta formativa dell’istituzione scolastica, e cioè del C.d.D., del C. I. del personale ATA, dei collaboratori scolastici e della componente genitori. Nell’iniziativa si devono riconoscere tutti, e ciascuno contribuire alla sua buona riuscita.

Difatti avere cura di ciò non può essere un compito affidato solo ad una persona, ma deve riguardare tutti. Perché a ben guardare anche da questa iniziativa può emergere in termini pratici il profilo di una scuola che respira aria nuova, che vuol farsi carico fino in fondo del successo scolastico di tutti i suoi studenti, che valorizza la responsabilità, la solidarietà, l’aiuto reciproco, lo star bene degli allievi. Che si fa insomma comunità scolastica mettendo a frutto le potenzialità e la voglia di partecipare e contribuire degli studenti, e l’impegno dei docenti e delle altre componenti educative a fornire una offerta formativa capace di proporre operativamente inclusione e riuscita scolastica.

 

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Si ringraziano i docenti che hanno partecipato al corso, i quali con la loro esperienza e le loro competenze hanno contribuito alla realizzazione di questo documento. Il documento è stato redatto da Domenico Sarracino (famsarracino@tin.it) e Lorenzo Luatti (lorenzo.luatti@oxfamitalia.org).

 

 



[1] Si riporta il documento conclusivo del corso di formazione in servizio “Passaggi e soste. Idee e pratiche per la continuità scolastica tra scuole secondarie”, tenutosi a Bibbiena (Ar) dal febbraio ad aprile 2013, nell’ambito del PROGETTO “Inte.N.Di. – Inte(g)razione nelle Diversità: percorsi formativi e consulenziali per una scuola promotrice dei processi di inclusione”promosso dalla Regione Toscana e realizzato da Oxfam Italia (www.oxfamitalia.org).

[2] Il documento e gli allegati sono on-line:http://www.badiacomp.it/Materiali/2011_12/documento%20finale.pdf

[3] Vedi da ultimo, l’esperienza biennale di “BUSSOLE. Cinque buone pratiche per l’integrazione degli adolescenti stranieri nella scuola secondaria” (aa.ss. 2010/11 e 2011/2012) che ha coinvolto alcune scuole delle città di Torino, Milano, Bologna e Arezzo (riferimenti al progetto e ampia documentazione su: www.centrocome.it).

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