Dal 15 settembre 2015 è necessario sostituire il vecchio contrassegno

da Superabile

Dal 15 settembre 2015 è necessario sostituire il vecchio contrassegno con quello unificato europeo, di colore azzurro. Il contrassegno è strettamente personale, non è vincolato ad uno specifico veicolo e ha valore su tutto il territorio nazionale. In arrivo altre novità

ROMA – Il 15 settembre 2015, ai sensi del D.P.R. n.151 del 2012 (Regolamento recante modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495, concernente il regolamento di esecuzione e attuazione del Nuovo codice della strada, in materia di strutture, contrassegno e segnaletica per facilitare la mobilità delle persone invalide) scade il termine per sostituire il contrassegno disabili di colore arancione, anche se ancora in corso di validità, con il contrassegno unificato disabili europeo, di colore azzurro. Oltre tale data il tagliando arancione non sarà più valido.

Con la modifica dell’articolo 381 del DPR 495/1992, per la circolazione e la sosta dei veicoli a servizio delle persone invalide con capacità di deambulazione impedita, o sensibilmente ridotta, il comune di residenza rilascia autorizzazione mediante l’apposito contrassegno invalidi denominato “contrassegno di parcheggio per disabili” conforme al modello previsto dalla raccomandazione n. 98/376/CE del Consiglio dell’Unione europea del 4 giugno 1998. Il contrassegno è strettamente personale, non è vincolato ad uno specifico veicolo e ha valore su tutto il territorio nazionale (articolo 1, comma 1, lett. b del DPR 151/2012).In base alla lettera e) dello stesso comma 1, il Comune potrà inoltre stabilire, anche nell’ambito delle aree destinate a parcheggio a pagamento gestite in concessione, un numero di posti destinati alla sosta gratuita degli invalidi muniti di contrassegno superiore al limite minimo previsto dall’articolo 11, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503 e prevedere, altresì, la gratuità della sosta per gli invalidi nei parcheggi a pagamento qualora risultano già occupati o indisponibili gli stalli a loro riservati.

Il contrassegno può essere permanente (va rinnovato ogni 5 anni), oppure temporaneo (validità correlata alla disabilità riscontrata dallo staff medico). Il contrassegno permanente alla scadenza può essere rinnovato sulla base di documentazione medica che attesti la persistenza dello stato di invalidità. La differenza tra il vecchio e nuovo, oltre che nel colore, sta nel formato, nel contenuto e nel simbolo. Inoltre, i dati della persona con disabilità, la foto del titolare e la sua firma vanno apposti sul retro del tagliando, in modo da non essere visibili dall’esterno dell’abitacolo e garantire quindi la tutela della privacy.

Le novità al Codice della strada non sono finite. Cambiano le regole per le patenti speciali per disabilità: con la patente B per disabili sarà possibile trainare rimorchi senza limiti di peso (attualmente il tetto è di 750 kg) anche se il totale del complesso veicolare (auto e rimorchio) non potrà superare i 3500 kg. Se invece si vogliono trainare pesi maggiori resta l’obbligo di conseguire il corrispondente titolo abilitativo.

Scuola: il piano irrazionale e iniquo del Ministro Giannini è all’origine della guerra tra docenti precari e territori

I primi danni prodotti dalla riforma della scuola sono sotto gli occhi del Paese. Si stanno costringendo migliaia di precari, sopratutto del sud, a trasferimenti forzati verso altre regioni solo perché non si è voluto mettere in campo, come richiesto ripetutamente dalle organizzazioni sindacali, un piano pluriennale di immissioni in ruolo o almeno unificare le varie fasi modo da tenere conto del rapporto tra iscritti nelle graduatorie e posti disponibili. Nel Sud sarebbe stato necessario, come evidenziato anche dai recenti dati Svimez, potenziare l’offerta formativa attraverso maggiore tempo pieno nelle scuole elementari, interventi contro la dispersione scolastica, rafforzamento degli apprendimenti e generalizzazione della scuola dell’infanzia. Anche su questo, il governo e la ministra Giannini hanno occultato la realtà, preferendo l’esaltazione delle magnificenze della legge con delle vere e proprie falsità e provocando il caos con indicazioni contraddittorie.

Si è arrivati perfino a sostenere che la legge eliminava il precariato e le supplenze, quando invece tutti sapevano che non era vero, perché le supplenze ci saranno e rimangono da stabilizzare seconde fasce, Tfa, terze fasce, docenti dell’infanzia, mentre incombe la sentenza della Corte di Giustizia europea sul diritto alla stabilizzazione per chi ha 36 mesi di servizio. Le GAE, graduatorie ad esaurimento, non possono essere svuotate, perché dai nostri calcoli rimarranno iscritti circa 50 mila docenti. Il Miur non pensi di penalizzare coloro che legittimamente hanno deciso di non presentare le domande, perché sarebbe un’ulteriore violazione delle leggi vigenti.

Vorrei ribadire alla ministra Giannini e a qualche solerte commentatore filogovernativo che tutte le organizzazioni sindacali non solo non hanno boicottato le domande ma le nostre sedi sono state aperte tutta l’estate per dare informazioni corrette per non lasciare soli i docenti precari. Abbiamo organizzato assemblee e tante iniziative per evidenziare le conseguenze della legge 107/15 sulle condizioni dei precari.

La conseguenza dell’improvvisazione con cui si è proceduto nelle diverse fasi del piano di immissioni in ruolo è che sono penalizzate fortemente le donne, le professionalità e le competenze di migliaia di docenti e il Sud viene ridotto a serbatoio di manodopera cognitiva. Con il compiacimento degli interessi che sono dietro la legge 107/15, si assiste a una guerra tra precari e territori per l’effetto perverso di un piano irrazionale e iniquo. Si fermi questo scempio prima di passare all’organico potenziato e si faccia un serio monitoraggio sul piano delle immissioni in ruolo affrontando seriamente e non a parole la questione Sud. Le regioni si facciano sentire ed è importante che alcune di esse abbiano posto la questione della legittimità costituzionale della legge 107/15. Noi siamo pronti a continuare la mobilitazione e le vertenze legali contro una legge che fa arretrare la scuola, calpesta la dignità delle persone, mortifica diritti sociali e civili.

Il paradosso dei prof neoassunti Non insegnano le materie richieste

da Corriere della sera

Il paradosso dei prof neoassunti Non insegnano le materie richieste

Al Nord mancano docenti di indirizzo scientifico, nel Lazio di spagnolo

ROMA Ci saranno ancora i supplenti. Ci saranno professori di materie della stessa area, ma non per forza della materia che servirebbe. Un insegnante neoassunto su cinque arriverà da una regione diversa, la metà partirà dal Sud per trasferirsi al Nord. Ma 102.734 precari firmeranno un contratto a tempo indeterminato. Ci saranno poi le proteste, assemblee, raccolte firme, ricorsi. Ma il primo settembre 2015 la «Buona scuola» di Matteo Renzi e Stefania Giannini arriverà in classe. «In realtà avremo la stessa scuola di prima — sorride Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale Presidi —, perché la vera “Buona scuola” entrerà a regime nel 2016: ma ora con le assunzioni si avvia una lunga preparazione al prossimo anno».
Già, perché quest’anno scolastico vedrà insegnanti meno precari in classe grazie al piano straordinario di assunzioni previsto dalla legge 107 (102.734 immissioni), ma anche molte materie senza il prof giusto a insegnarle. Perché le assunzioni sono previste solo per i docenti iscritti nelle Graduatorie a esaurimento (Gae) e in quelle del concorso 2012. Ma in quelle liste, per certe materie, non ci sono abbastanza insegnanti. Mancano ad esempio nelle regioni del Nord insegnanti di matematica. O quelli per i laboratori (insegnamento che invece la «Buona scuola» intende rafforzare e ampliare sempre di più). Nel Lazio e a Brescia non ci sono professori di spagnolo. Non solo. Per le assunzioni conterà l’ambito disciplinare e non la singola materia.
Le scuole dunque dovranno ricorrere anche questa volta ai supplenti annuali, cioè a quell’organico di istituto dal quale da anni pescano per coprire i buchi. Dovranno essere nominati entro l’8 settembre: chi vorrà, potrà scegliere il posto fisso o aspettare il prossimo anno e quindi trascorrere questo nella scuola di sempre, vicino a casa.
Perché, proprio a causa dello squilibrio tra domanda e offerta, molti neoassunti dovranno spostarsi di regione: troppi insegnanti per pochi posti. Succede in Sicilia, dove il 14% dei prof ha solo il 4% delle cattedre disponibili. Un algoritmo del sistema informatico del Miur che assegna i posti favorisce la vicinanza in base alla prima provincia di preferenza come spiega la Faq (domande frequenti, ndr ) 22 sul sito del Miur, «l’assegnazione degli aspiranti ai posti avverrà con una particolare attenzione a garantire — al massimo delle possibilità — che ciascuno sia assegnato proprio alla prima tra le province secondo l’ordine delle preferenze espresse». Ma succederà che un prof di Palermo finisca a Torino.
E perciò migliaia di futuri neoassunti sono già sul piede di guerra: «Non ci deporterete». Con l’Anief pronta a raccogliere decine di ricorsi: «In 14 mila si dovranno spostare dalla propria regione — dice Marcello Pacifico —, la metà arrivano da Sicilia e Campania». Ma il Miur fa sapere che già nel 2014, quando la «Buona scuola» non c’era, circa 7 mila precari di Sud e isole si iscrissero nelle graduatorie del Nord per accelerare l’assunzione.
«Non si può pretendere il posto sotto casa se non c’è — spiega Rino Di Meglio della Gilda —, ma il ministero doveva pensare al fattore umano: si dovranno far traslocare donne con figli in un’altra regione a 1.300 euro al mese, il problema c’è». Per Domenico Pantaleo, Flc Cgil, «questo ennesimo pasticcio dimostra che la riforma è fatta da chi a scuola non ci ha mai messo piede». Il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone invece sottolinea: «Grazie alle oltre 100 mila assunzioni ogni istituto avrà a disposizione tutti gli insegnanti di cui ha bisogno per realizzare veramente l’autonomia. Insegnanti da serie A, senza distinzioni. Stiamo cercando il più possibile di limitare disagi legati agli spostamenti, ma l’obiettivo ultimo è dare ai ragazzi — e all’Italia del domani — la scuola che si meritano».
C. Vol.

Caos scuola, la repubblica dei ricorsi

da Corriere della sera

Caos scuola, la repubblica dei ricorsi

Il concorso per presidi che dura dal 2011 e i prof che non insegnano le materie richieste

Prima le buste trasparenti, poi le commissioni, irregolari tra ricorsi, sospensive del Tar e sentenze del Consiglio di Stato. Una vera corsa a ostacoli di oltre 4 anni. Da settembre — se non ci saranno altri pasticci e altri ricorsi — i nuovi presidi saranno finalmente alla guida delle scuole lombarde, dopo tre anni di reggenze e supplenze. È solo un esempio di una scuola diventata repubblica dei ricorsi.
Entro il 27 agosto gli eroici aspiranti presidi della Lombardia sosterranno per la terza volta un esame orale «definitivo» che dovrebbe consentir loro di concludere il concorso cominciato nella primavera del 2011. Prima le buste trasparenti, poi le irregolarità nelle commissioni, tra ricorsi, sospensive del Tar e sentenze del consiglio di Stato, tanto c’è voluto per arrivare in fondo a questa vera e propria corsa a ostacoli: quattro anni e qualche mese.
Da settembre — se non ci saranno altri pasticci e dunque altri ricorsi — i nuovi presidi saranno finalmente alla guida delle scuole lombarde, dopo tre anni di reggenze, supplenze e assegnazioni provvisorie, cambi improvvisi di posto. Irregolarità e ricorsi sono una costante dei concorsi della Pubblica istruzione. Anche contro le assunzioni dei professori lontano da casa, i sindacati hanno già annunciato ricorsi già prima dell’assegnazione dei posti.
Né va dimenticato l’effetto perverso e clamoroso dei ricorsi per i test di ammissione a Medicina: chi non ha passato il test lo scorso anno ma ha presentato ricorso ha potuto scavalcare le posizioni e le graduatorie potendo scegliere l’università da frequentare. Chi ha risposto ai test regolarmente ha invece dovuto rispettare la fila. Non è detto che non sia stato proprio il diluvio di ricorsi che ha sommerso i test a spingere il ministro Giannini ad annunciare un ripensamento (ma non da quest’anno) dell’accesso ai corsi a numero chiuso.
C’è da chiedersi che ne sarà dell’atteso concorso per le cattedre nelle scuole: si sarebbe dovuto svolgere nel 2014, è stato rinviato per far spazio al maxi piano di regolarizzazione dei precari e si svolgerà (si pensa) l’anno prossimo. Nel presentare la riforma, qualche mese fa, il ministro Giannini aveva lanciato come slogan: d’ora in poi insegnanti assunti solo per concorso. Non si è capito se si trattasse di una promessa o di una minaccia.

Reiterazione dei contratti a termine in stand by

da ItaliaOggi

Reiterazione dei contratti a termine in stand by

Il punto sulla questione dei 36 mesi e del diritto gli scatti

Carlo Forte

Reiterazione dei contratti di supplenza annuale, la Consulta non decide. E intanto salgono a 7 le ordinanze di rimessione dei Tribunali che chiedono al giudice delle leggi di pronunciarsi sulla questione: 3 del Tribunale di Roma (143, 144 e 244 del 2012) due del Tribunale di Lamezia Terme (248 e 249 del 2012) e due del Tribunale di Trento (32 e 34 del 2014). La Consulta avrebbe dovuto pronunciarsi il 23 giugno scorso, ma l’udienza è stata rinviata e non si sa ancora quando sarà emesso il responso. Una pronuncia tanto attesa quanto di esito scontato. La questione sotto la lente della Consulta, infatti, è stata già sottoposta alla Corte di giustizia europea, che ha risposto nel senso della incompatibilità della legge 124/99 con il diritto comunitario, nella parte in cui consente la reiterazione senza limite delle supplenze annuali. E cioè delle supplenze che vengono disposte sui posti vacanti e disponibili con termine fino al 31 agosto. L’ordinanza di rimessione era stata stilata a suo tempo dall’allora giudice costituzionale Sergio Mattarella. Che nel frattempo è stato eletto presidente della repubblica. Ciò ha comportato un cambiamento del giudice relatore e un inevitabile allungamento dei tempi del procedimento.

Il governo, però, è già corso ai ripari, introducendo nella legge 107/2015 un comma che preclude il cumulo di incarichi di supplenza su posti vacanti e disponibili oltre i 36 mesi a partire dall’entrata in vigore delle legge. E questa nuova disposizione dovrebbe fungere da «norma di recepimento» preventiva. In buona sostanza, dunque, gli effetti della sentenza dovrebbero essere, tutto sommato, contenuti. Nella peggiore delle ipotesi, dunque, il legislatore sarà chiamato ad introdurre una sanzione a carico dell’amministrazione in caso di reiterazione abusiva di tali contratti. E con ogni probabilità, anche in considerazione del più recente orientamento esplicitato dalla Consulta, l’eventuale sanzione dovrebbe essere non retroattiva. Anche perché, con l’ingresso del pareggio di bilancio in Costituzione, questa esigenza costituisce un limite di cui anche il giudice delle leggi ha ritenuto di tenere nel debito conto.

Resta aperta, invece, la questione degli scatti di carriera che vengono preclusi ai docenti precari. Della vicenda, peraltro, si è occupata anche la Cassazione. Che ha escluso l’esistenza di tale diritto per i docenti precari. Ma la prevalente giurisprudenza di merito è incline a ritenere che il diritto sussista. E non sono rari i casi in cui l’amministrazione è risultata soccombente e ha dovuto versare ai ricorrenti anche gli arretrati. Ad oggi non risulta che su tale questione sia stata sollevata una questione di legittimità costituzionale. Che potrebbe essere l’unica soluzione percorribile per mettere la parola fine all’intera vicenda. Sempre che il governo non ritenga di porre mano alla questione in sede di contrattazione collettiva. Dopo la sentenza della Consulta, che ha dichiarato incostituzionale la normativa che prevede il blocco dei contratti pubblici, il governo dovrà necessariamente dare mandato all’Aran per aprire le trattative. E in quella sede, probabilmente, sarà affrontata anche la questione della disparità di trattamento retributivo. Resta il fatto, però, che quand’anche al tavolo negoziale si dovesse trovare un accordo, ciò non cancellerebbe il pregresso. E cioè i crediti retributivi eventualmente maturati negli ultimi anni. Che sotto il profilo del diritto agli arretrati potrebbero incontrare un limite nella prescrizione quinquennale, che dovrebbe applicarsi.

Neoimmessi in servizio dal 2016

da ItaliaOggi

Neoimmessi in servizio dal 2016

Incarichi a termine entro l’8 settembre prima della fase B. Chi ottiene l’incarico di supplenza rischia di dover attendere

Carlo Forte

Gli incarichi di supplenza fino al 30 giugno saranno conferiti dagli uffici scolastici entro l’8 settembre prossimo. Prima del termine previsto per l’accettazione delle proposte di incarico a tempo indeterminato delle fasi B e C.

Lo ha fatto sapere il ministero dell’istruzione con una nota emanata l’11 agosto scorso (1515). Dunque, chi otterrà una supplenza non breve e poi anche l’immissione in ruolo, potrà ritardare di un anno la presa di servizio da docente di ruolo.

Ma ritornare a casa non sarà facile. I trasferimenti interprovinciali dei neo assunti della fase B e della fase C saranno effettuati in coda ai movimenti ordinari. E le assegnazioni provvisorie potranno essere disposte solo in favore di chi ha figli fino ad 8 anni di età oppure vanta il possesso di una precedenza. La nota dell’11 agosto contiene una precisazione molto attesa dai docenti precari, che hanno presentato le domanda per partecipare al piano straordinario di immissioni in ruolo.

L’ottenimento di una supplenza fino al 30 giugno, infatti, comporta il differimento del termine della presa di servizio della eventuale immissione in ruolo. E ciò consentirà a diretti interessati di continuare a lavorare, almeno per un anno, nella provincia di residenza. Così come previsto dal comma 99, dell’articolo 1, della legge 107/2015. Nel frattempo, secondo quanto previsto nel comma 108, i docenti neoimmessi in ruolo matureranno il diritto a partecipare al piano straordinario di mobilità. Tale diritto consentirà loro di presentare la domanda di trasferimento interprovinciale. Perché la legge 107 prevede una deroga al vincolo di permanenza triennale nella provincia di immissione in ruolo ordinariamente previsto dalla legge 128/13.

Ma ciò non vuol dire che per loro sarà agevole ritornare a casa. Il comma 108 della legge 107/15, infatti, attribuisce una priorità ai docenti che sono stati immessi in ruolo nell’anno 2014/2015. Pertanto, gli eventuali trasferimenti interprovinciali dei docenti, che saranno assunti a tempo indeterminato nella fase B e nella fase C, saranno disposti solo sui posti e sulle cattedre che rimarranno vacanti e disponibili dopo i movimenti dei docenti già di ruolo nell’anno scolastico 2014/2015. Compresi i neoimmessi in ruolo della fase 0 e della fase A. Ciò perché le immissioni in ruolo della fase B e della fase C avverranno dopo l’8 settembre, quando l’anno scolastico 2015/2016 sarà già iniziato. E dunque, le relative domande di mobilità interprovinciale, saranno trattate «successivamente» a quelle dei docenti che sono stati immessi in ruolo entro l’anno scolastico 2014/2015. Vale a dire, entro il 31 agosto 2015.

Va detto subito che i movimenti interprovinciali che saranno disposti con effetti dal 1° settembre 2016 saranno effettuati utilizzando <>. Dunque, non solo sul 25% delle disponibilità dell’organico di diritto, ma sul 100% dei posti vacanti e disponibili. Compresi i posti dell’organico aggiuntivo su cui saranno state effettuate le immissioni in ruolo della fase C (circa 54mila tra cattedre e posti di sostegno). Ma è ragionevole ritenere che i docenti che negli anni scorsi sono emigrati al Nord per ottenere l’immissione in ruolo, non perderanno l’occasione per ritornare a casa. E con ogni probabilità lo faranno in massa, saturando la stragrande maggioranza dei posti al Sud.

A questo punto, ai neoimmessi della fase B e della fase C non resterà che rassegnarsi. Perché la legge 128/13 preclude loro la possibilità di presentare la domanda di assegnazione provvisoria interprovinciale.

A meno che non siano genitori di bambini entro gli 8 anni oppure abbiano titolo ad una precedenza. Il comma 108 della legge 107, infatti, prevede che la deroga al vincolo di permanenza triennale nella provincia di prima nomina si applichi solo ed esclusivamente ai docenti immessi in ruolo entro il 31 agosto.

Sulla questione, peraltro, è sorta una vera e propria querelle. Perché il ministero dell’istruzione il 5 agosto ha emanato una faq, la n.23, con la quale ha affermato che i docenti che saranno immessi in ruolo a settembre 2015 (e cioè quelli della fase B e della fase C) avrebbero potuto presentare la domanda di assegnazione provvisoria interprovinciale per l’anno scolastico 2016/2017.

Qualche tempo dopo, davanti alla locuzione «assegnazione provvisoria» è comparso l’aggettivo «motivata». Che non cambia il senso della frase. Tanto più che la condizione di procedibilità della domanda di assegnazione provvisoria è una motivazione tipica: l’aspirazione a ricongiungersi con il coniuge, i figli o un parente prossimo. Dunque, il rebus non è stato sciolto.

E a meno che il legislatore non intervenga con un apposito provvedimento, l’obbligo di permanenza triennale continuerà a dispiegare effetti per i neoassunti in ruolo della fase B e della fase C. Perché la deroga al vincolo triennale è prevista da una norma speciale, l’articolo 1, comma 108 della legge 107, come tale, insuscettibile di interpretazione analogica (Cassazione, sentenza 15 dicembre 2011, n. 27041).

Il pediatra: “La scuola inizia troppo presto, studenti più smart dopo le 10”

da La Stampa

Il pediatra: “La scuola inizia troppo presto, studenti più smart dopo le 10”

Polemiche negli Stati Uniti per i rischi sui bambini e sulgi adolescenti

La campanella dovrebbe suonare più tardi anche nelle scuole italiane. «Anche se questo potrebbe comportare numerosi problemi organizzativi per le famiglie. L’ideale sarebbe iniziare alle 10, e se proprio non si può ritardare l’ingresso in classe, nelle prime ore bisognerebbe programmare attività come l’educazione motoria». Lo spiega all’AdnKronos Salute il pediatra di Milano Italo Farnetani, che appoggia l’appello dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) americani per tutelare il sonno dei giovanissimi. «La mente dei ragazzini si “accende” dopo le 10, dunque sarebbe bene tenerne conto. Inoltre il sonno è importante per tutti, piccolini e adolescenti».

Gli scienziati statunitensi hanno esaminato 39.700 scuole pubbliche (medie e licei) americane: in media l’inizio delle lezioni è alle 8.03. Gli adolescenti che non dormono abbastanza finiscono – avvertono i ricercatori – per accumulare peso, non fare abbastanza attività fisica, soffrire di sintomi depressivi e adottare abitudini insidiose (alcol, fumo e abuso di sostanze), accumulando brutti voti a scuola. La ricetta per evitare tutti questi problemi è semplice, almeno all’apparenza: gli adolescenti dovrebbero poter riposare circa 8,5-9,5 ore a notte, per migliorare salute, qualità della vita e voti in pagella.

Come fare? Tutti gli adulti possono giocare un ruolo importante: i primi sono i genitori. Gli esperti dei Cdc li invitano a fissare orari regolari per andare a letto e svegliarsi al mattino, senza troppe alterazioni nei fine settimana. «Un aspetto raccomandato per tutti: bambini, adolescenti e adulti». Se i ragazzi hanno un orario da rispettare, finiscono di sicuro «per dormire più a lungo rispetto ai coetanei» liberi di andare a nanna quando vogliono. È bene poi ridurre la luce in cameretta di sera e di notte, anche quella dei dispositivi elettronici come pc, telefonini e tablet: disturba il sonno. Anche l’uso della tecnologia è nemico di Morfeo, dopo una certa ora. L’invito ai genitori è quello di bandire i telefonini la sera e di toglierli dalla cameretta. Ma anche di rivolgersi ai dirigenti scolastici locali per sollecitare un “ritardo” nell’avvio delle lezioni.

E se gli esperti dei Cdc sottolineano come un sonno insufficiente abbia riflessi importanti sulla salute e la performance dei ragazzi, il pediatra si dice d’accordo. Per sapere quanto dovrebbe dormire il proprio figlio, «basta osservare cosa fa il giorno dopo: dorme a sufficienza – prosegue il medico – se quando va a letto si addormenta subito e il giorno successivo non ha sonnolenza o mal di testa e non sbadiglia».

Farnetani invita dunque la scuola italiana a tener presente i ritmi cronopsicobiologici degli alunni: «Fino alle 10 sono ancora nella fase del risveglio, dunque non vanno mai programmati compiti in classe o spiegazioni complesse. Gli alunni capiranno meglio la spiegazione dalle 11 all’una». Insomma, se proprio non si può intervenire sull’inizio delle lezioni, una più attenta programmazione potrà essere utile a “disegnare” una scuola più a misura di studenti.

650 euro a materia il costo delle ripetizioni

da La Stampa

650 euro a materia il costo delle ripetizioni

La stima dell’Unione nazionale consumatori sul costo sulle lezioni per recuperare le insufficienze. Il 95% è in nero

Una stangata media da 625 euro a materia. E’ questa la stima dell’Unione nazionale consumatori sul costo delle ripetizioni. Ma la cifra può salire fino a 925 euro per chi deve fare ripetizioni di greco. Inoltre nel 2015 il 95% delle lezioni private sono in nero.

Le ripetizioni hanno un prezzo variabile a seconda della materia (greco è la più cara), di chi le dà (in ordine di prezzo: docente, laureato, studente) e di chi le riceve (universitario, superiori, medie).

“Se i debiti formativi sono più di uno, oppure ci sono più figli che devono recuperare, la spesa diventa veramente impegnativa per una famiglia e, per alcune, decisamente insostenibile”. E’ quanto dichiarato dall’avvocato Massimiliano Dona, segretario dell’Unc, che aggiunge: “Il record, ovviamente, spetta ai docenti universitari che danno lezioni private ad uno studente universitario, mentre il prezzo più abbordabile è quello di uno studente di liceo che dà ripetizioni ad un ragazzo delle medie, cioè la scuola secondaria di primo grado”.

In media, secondo la stima dell’Unione nazionale consumatori, il costo orario è di 25 euro e le ore di lezioni private necessarie per recuperare le lacune di uno studente sono solitamente 25. Il costo medio finale che risulta è 625 euro a materia, anche se può arrivare, per chi è particolarmente indietro nello studio, a 40 ore complessive.

“Considerato che in media si fanno 2 ore di ripetizioni a settimana, si tratta di un esborso mensile pari a 200 euro, ma la cifra sale a settembre, quando le ore di lezione si intensificano. Con 4 ore a settimana, si tratta di 400 euro al mese”, dichiara Dona dell’Unc. Per uno studente delle superiori che riceve lezioni da un docente, il costo medio è di 37 euro all’ora per greco, 35 euro per matematica, 30 per italiano o lingue straniere.

“La stangata mediamente fluttua, quindi, a seconda della materia, tra 925 e 750 euro – continua Dona -. Mensilmente, con 4 ore a settimana, si può arrivare, quindi, ad una cifra pari a 592 euro, ossia quasi 600 euro”.

“Le scuole dovrebbero attivarsi per fare corsi di recupero seri e dare un supporto alle famiglie in difficoltà”. E’ quanto affermato dall’avvocato Dona, che precisa: “Durante l’anno è bene che i genitori verifichino la reale necessità di mandare il figlio a ripetizioni, ad esempio andando a parlare con il professore. In alcuni casi al figlio può bastare fare i compiti insieme a compagni più bravi per sbloccarsi. I genitori, quindi, possono organizzare merende ad hoc. Se poi ci sono debiti formativi, allora è bene seguire alcune accortezze per risparmiare”.

Inoltre, per il segretario dell’Unione nazionale consumatori, per risparmiare basterebbe seguire pochi consigli: “Si potrebbe far fare ai propri figli ripetizione collettive, che costano meno rispetto di quelle individuali, oppure andare al domicilio del professore, che costa meno di farlo venire in trasferta. E un giovane laureando o laureato costa meno di un docente. Oppure seguire il principio di “sharing economy” – spiega Dona – cioè barattare lezioni gratuite per il proprio figlio mettendo al servizio di altri le competenze della famiglia. Sono le cosiddette banche del tempo. Non c’è bisogno di essere avvocati, può bastare saper cucire, stirare o saper fare buone torte”.

Contro l’incubo della stangata scatta la caccia ai libri usati

da La Stampa

Contro l’incubo della stangata scatta la caccia ai libri usati

Dai siti web che offrono sconti ai mercatini per acquistare i testi di seconda

Ferragosto è appena passato e i genitori italiani già vivono nell’incubo “stangata”. A lanciare l’allarme, ieri, è stato il Codacons, che ha stimato una spesa media di 1.100 euro a studente (+1,7% rispetto al 2014), per il corredo scolastico necessario ad affrontare il prossimo anno sui banchi. La parte del leone, ovviamente, spetta ai libri di testo, che costeranno alle famiglie circa 600 euro a figlio.

Se quelli nuovi si possono acquistare on line con il 15% di sconto su Amazon.com (fino al 13 settembre) o sul sito della Coop, o anche con la “possibilità di riscatto” a fine anno su libreriascolastica.it, la caccia però è soprattutto al libro usato: acquistando testi di seconda mano infatti, il risparmio sul prezzo di copertina, a seconda delle condizioni e delle edizioni, può oscillare tra il 30% e 50%. Ecco allora che tra i tanti mercatini `tradizionali´ che spuntano dal nord al sud del paese e i sempre più numerosi siti web specializzati c’è solo l’imbarazzo della scelta.

E in effetti, mai come quest’anno, la vendita on line sembra farla da padrone. Non solo i “classici”, da Libridea, che colleziona annunci privati, a Libraccio, che, specializzato nell’usato, consente risparmi fino al 50%: anche sul sito della Coop si trovano testi nuovi (con uno sconto del 15% sul prezzo di copertina, che arriva al 20% per i soci) e usati (al 60% del prezzo di copertina).

C’è poi chi si è inventato una sorta di “assicurazione” per i testi di seconda mano e non solo. È il caso di Ibs, che ha previsto una “carta dei diritti”. Così, come si legge sul sito, se cambi scuola, entro il 31 marzo Ibs rimborsa il 100% del valore dei libri usati comprati, consentendo di pagare solo la differenza sui libri per la nuova scuola; se la classe non c’è più, ricomprando i libri entro il 30 settembre il rimborso è pari al 100% del valore dei libri usati comprati; se il prof cambia testo, entro il 31 ottobre Ibs rimborsa il 100% del valore dei libri usati che hai comprato; se c’è un errore nella lista della segreteria della scuola (codice o volume) e hai comprato i libri sbagliati, Ibs rimborsa il 100% del valore dei libri usati che hai comprato; se hai comprato i tuoi libri di scuola a giugno o luglio ma sei stato bocciato agli esami di riparazione, puoi portare i tuoi libri da Ibs per un rimborso totale in cambio dei testi della nuova sezione entro il 30 settembre; se hai comprato un’edizione non aggiornata per risparmiare ma il prof suggerisce di prendere quella nuova, puoi restituire il libro usato e prendere quello nuovo pagando l’eventuale differenza entro il 31 ottobre.

Tra i mercatini dell’usato più noti e “di tradizione” c’è lo storico mercato «Associazione Librai Lungotevere Oberdan», un vero e proprio must per i genitori e gli studenti della Capitale: da oltre venticinque anni punto di riferimento irrinunciabile per l’acquisto e la vendita non solo dei libri, ma anche di dizionari, atlanti e narrativa scolastica. Formato da ventidue differenti banchi che rispondono a un’unica linea di vendita stabilita dall’associazione, il mercatino, aperto da luglio a ottobre, offre sconti che variano dal 50% delle medie al 40 % delle superiori e, a garanzia del cliente, consegna i testi con un etichetta che ne indica il prezzo e il venditore da cui si è comprato. E tra i banchi di questo storico mercato c’è anche ci si organizza per la vendita on line: come il 4, il 7, l’8 e il 15, che hanno aperto siti web ad ok dove è possibile prenotare e accedere ad altri servizi.

In particolare, i ragazzi potranno portare i testi da scambiare nei mercatini allestiti a Mestre, al Palaplip (dal 7 al 9 settembre) a Marghera, nella sala consiliare di Piazza Mercato (27 agosto e 2 settembre), al Lido, nell’ex Pescheria di Via Lepanto (3 e 4 settembre), a Chirignago Zelarino, al centro civico Manin (31 agosto e 1 settembre) o in Via Ciardi 45 (31 agosto 1 settembre), Venezia, Villa Groggia (dal 1 al 3 settembre), alla ludoteca «la luna del pozzo» (dal 7 al 9 settembre) e Campalto, al centro Pascoli (il 31 agosto e 1 settembre). L’ingresso è libero e non servono prenotazioni dei tavoli per chi vorrà arrivare con i libri che non gli servono più.

Inutile dire che, quanto ai mercatini più tradizionali, ce n’è per tutti i gusti: dalle grandi città ai piccoli centri non mancano le occasioni per risparmiare e liste aggiornate si trovano agevolmente sui siti specializzati e sulle community di studenti, come Skuola.net.

Cattedre, un professore su tre dovrà trasferirsi dal Sud al Nord

da La Stampa

Cattedre, un professore su tre dovrà trasferirsi dal Sud al Nord

L’Italia ha due facce: in Settentrione non bastano i docenti, in Meridione sono in esubero. I sindacati annunciano ricorsi: “Violata la Costituzione”
flavia amabile

ROMA

Ci sono 20.429 precari che dovranno fare le valigie, se vorranno continuare a lavorare nella scuola. Sono quasi un precario su tre di quelli che hanno fatto domanda, e sono quasi tutti del Sud. Da ieri è iniziata l’assegnazione dei 48mila e oltre posti della fase B del piano straordinario di assunzione del governo Renzi. Iniziano a circolare le prime cifre in grado di dare un’idea di quello che accadrà nelle prossime settimane. Il sindacato Anief ha messo a punto una tabella mettendo a confronto le domande arrivate per partecipare alle fasi B e C del piano e i posti effettivamente disponibili.

«Sono dati ancora provvisori – spiega Marcello Pacifico, presidente dell’Anief – È molto più probabile che, alla fine, quando si concluderanno tutte le procedure di assegnazione, a spostarsi davvero sarà un numero di precari inferiore, direi una forbice compresa tra uno su tre e uno su cinque».

Per avere dati più accurati sarebbe necessario avere la suddivisione tra le regioni dei 18mila posti che non sono stati assegnati nelle fasi precedenti e secondo il Miur ci sono ancora circa 14mila posti che alla fine verranno ridistribuiti. Le cifre potrebbero cambiare ma non muteranno di molto le percentuali che stanno emergendo in queste ore.

 

In totale i posti disponibili per le fasi B e C sono 69.552. Verrà chiesto di emigrare al 57, 51% dei precari siciliani, al 51,50% di quelli calabresi e al 46,1% dei campani. Sono le tre regioni da cui la migrazione verso altre regioni è decisamente più alta, circa un precario su due non troverà posto se non lontano da casa. Andranno nelle regioni dove ci saranno più posti disponibili: in Lombardia, dove rispetto alle domande arrivate dai precari lombardi avanzano 1401 cattedre, in Piemonte 1037, in Liguria 701. Altri posti avanzano in Friuli ed Emilia Romagna, ma molti di meno.

In totale, a dover fare la valigia da Sud a Nord saranno 17291 precari del Sud e alcuni del centro Italia: 1925 dal Lazio, 204 marchigiani, 992 toscani. Quasi salvi gli umbri, solo in 17 non troveranno il posto in regione. Anche i sardi possono dire di non passarsela troppo male: in 71 non troveranno posto nella loro regione su 1747 che hanno fatto domanda.

«L’esodo che avverrà quest’anno è solo l’inizio – avverte Antonio Antonazzo, referente dei precari per la Gilda Insegnanti – L’anno prossimo andrà anche peggio perché ci sarà il piano straordinario di mobilità che prevede che tutti quelli che sono entrati in ruolo possono chiedere il trasferimento e avranno il diritto di tornare al Sud costringendo chi era stato assunto nell’ultima fase, la C, a trasferirsi al Nord. È un meccanismo davvero incredibile quello che è stato previsto da questa legge».

A complicare ancora di più le vite dei precari che decideranno di trasferirsi c’è anche il rischio di vedersi annullare fra qualche anno il posto ottenuto perché i sindacati stanno preparando migliaia di ricorsi.

«Sono 15mila i posti che rimarranno scoperti, il Miur deve allargare le immissioni in ruolo anche ai precari abilitati fuori delle graduatorie ad esaurimento – avverte Marcello Pacifico – Per di più l’amministrazione, invece di fare chiarezza, ha pubblicato delle Faq discordanti e assegnerà i posti secondo un algoritmo i cui criteri sono secretati. Confermando la mancanza di rispetto per i tanti precari che dopo aver servito lo Stato per anni sono stati sottoposti al ricatto dell’assunzione a centinaia di chilometri da casa, in barba al diritto di famiglia; in secondo luogo per la nostra Costituzione e per la Carta europea dei diritti dell’uomo. Pertanto la via del ricorso è lecita, oltre che al momento l’unica praticabile».

Adeguamento organico di diritto alle situazioni di fatto personale ATA

da La Tecnica della Scuola

Adeguamento organico di diritto alle situazioni di fatto personale ATA

L.L.

Con nota prot. n. 1518 del 12 agosto 2015 il Miur ribadisce quanto già contenuto nella nota prot. 22173 del 27 luglio

in merito alla possibilità  di attivare posti aggiuntivi sotto propria responsabilità con motivato decreto per far fronte a particolari esigenze e a situazioni eccezionali di notevole ed accertata complessità, che potrebbero compromettere il regolare funzionamento del servizio scolastico.

Ad ogni modo, il contingente massimo di posti attivabili in organico di fatto, per il futuro anno scolastico 2015/16, non potrà essere superiore alla somma dei posti dell’organico di diritto dell’anno scolastico 2014/15 e dei posti aggiuntivi, rispetto all’organico di diritto, assegnati in organico di fatto per l’a .s. 2014/15.

Organico potenziato destinato a sparire

da La Tecnica della Scuola

Organico potenziato destinato a sparire

Ormai è chiaro: l’organico potenziato inizierà a funzionare – nella migliore delle ipotesi – a fine novembre 2015; i 55mila posti previsti dalla legge 107 non saranno coperti tutti, è molto probabile che si arriverà, al massimo, a 42-45mila posti. I 10-13 mila posti non attribuiti a docenti neo-assunti non potranno essere coperti con supplenze temporanee, perchè il comma 95 della legge di riforma non lo consente.
In molti sperano che la situazione si risolva a partire dal 2016/17, ma non bisogna esserne troppo sicuri.  Vediamo perchè.
Intanto non va dimenticato che la legge (comma 65) stabilisce che “il personale  della  dotazione  organica  dell’autonomia è tenuto ad assicurare prioritariamente la copertura dei posti vacanti e disponibili”.
E bisogna anche ricordare che le assunzioni del prossimo anno verranno effettuate per la copertura del turn-over con le consuete procedure previste dalla legge e cioè solo a seguito di esplicita autorizzazione del MEF. Ora, proviamo ad immaginare cosa potrà accadere: ci saranno, poniamo, 25mila posti liberi dovuti al turn-over. Siamo sicuri che il MEF autorizzerà proprio 25mila nuove assunzioni? E se invece dovesse dire: “La situazione economica è difficile, d’altra parte le scuole hanno già un organico più ampio rispetto alla cattedre effettivamente necessarie per far funzionare le classi esistenti e quindi usino pure l’organico dell’autonomia per coprire i posti vacanti e disponibili, come peraltro prevede la legge 107”.
Con questo meccanismo, nell’arco di 3-4 anni l’organico potenziato potrebbe ridursi a poche migliaia di posti, indispensabili a coprire a mala pena le necessità più evidenti (sostituzione dei vicepresidi, per esempio).

Nota 19 agosto 2015, AOODGCASIS 2906

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Direzione Generale per i contratti, gli acquisti e per i sistemi informativi e la statistica
Ufficio III

Ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali
Ai Dirigenti degli Ambiti Territoriali
Ai Dirigenti delle istituzioni scolastiche ed educative

OGGETTO: Mobilità del personale docente, educativo ed ata – A.S. 2015/16 O.M. n. 4 del 24 febbraio 2015 / Personale ATA

Si comunica che, a seguito della nota AOODGCASIS n. 950 del 13.03.2015, alla data del 20 agosto 2015, dalle ore 9.00, saranno disponibili per gli ambiti territoriali le seguenti funzioni e stampe:
– interrogazione risultati personale ATA
– interrogazione risultati sedi
– SMOWBA Bollettino dei Movimenti Personale ATA
– SMOWBH Movimenti Interprovinciali in uscita.
– SMOWD0 Tabulato Riassuntivo del Movimento Personale ATA
– SMOWB2 Bollettino dei Movimenti per uso interno Personale ATA
– SMOWB5 Movimenti Interprovinciali in uscita per uso interno Personale ATA
– SMOWB3 Graduatoria di istituto Personale ATA.

A partire dalle ore 13.00 i movimenti (trasferimenti di sede e passaggi di profilo) elaborati dal sistema informativo, previo avviso pubblicato sul sito MIUR, saranno consultabili su INTRANET alla voce DATI DA SIMPI/MOVIMENTI PERSONALE e su INTERNET alla voce PERSONALE SCUOLA / MOBILITA’/ PERSONALE ATA. Inoltre potranno essere visualizzati anche nell’area ISTANZE ON LINE alla voce ALTRI SERVIZI – MOBILITA’ IN ORGANICO DI DIRITTO.
Saranno inoltre rese disponibili agli ambiti territoriali le seguenti funzioni di rettifica:
– rettifica trasferimenti
– rettifica passaggi di profilo
– acquisizione dati anagrafici perdenti posto.

Si ricorda che, secondo quanto riportato nella nota del 23 marzo 2006, n. 983, gli Uffici Provinciali devono pubblicare i bollettini in cui risultano i dati sensibili protetti /SMOWBA e SMOWBH).
Si comunica infine che i risultati dei movimenti verranno notificati anche attraverso l’invio di una mail informativa a tutti coloro che hanno partecipato alle operazioni di mobilità.
Si precisa che le istituzioni scolastiche, per richiedere informazioni e chiarimenti, si devono rivolgere in prima istanza agli uffici territoriali o al numero verde del sistema informativo 800903080.
La presente nota viene pubblicata su INTRANET e nel portale SIDI.

PER IL DIRETTORE GENERALE
Marco Ugo Filisetti
F.to Paolo De Santis