Nostre proposte sulla scuola

Nelle scorse settimane il segretario del Pd Matteo Renzi ha annunciato l’intenzione di coinvolgere il mondo della scuola in una larghissima consultazione. Abbiamo quindi deciso di mettere insieme un dossier che raccoglie sinteticamente le nostre principali proposte e glielo abbiamo inviato alcuni giorni fa.

Naturalmente si tratta di idee a disposizione di chiunque – insegnanti e dirigenti, scuole, movimenti e partiti politici – le ritenga utili. Con questo spirito abbiamo pensato di pubblicizzare più ampiamente il nostro dossier, attraverso il nostro blog e inviandolo ai principali organi di informazione e ai siti dedicati alla scuola.

Dossier

Carrozza condanna minacce a Comunità ebraica

Carrozza condanna minacce a Comunità ebraica: “Gesto codardo e vergognoso”

“Esprimo la più ferma condanna per un gesto codardo e vergognoso, proprio alla vigilia del Giorno della Memoria. È intollerabile che ancora oggi si assista a rigurgiti di razzismo che colpiscono luoghi di culto, istituzionali, e di cultura come il Museo di Roma in Trastevere, che ospita una rassegna di opere di ragazzi in ricordo della Shoah. Voglio rinnovare la mia vicinanza e la mia solidarietà a tutta la Comunità ebraica, con la quale in questi giorni stiamo ricordando la tragedia della Shoah insieme agli studenti e agli insegnanti nelle scuole. Episodi come questo fanno capire quanto ancora sia importante diffondere e rinnovare la memoria di una pagina di storia così drammatica”. E’ quanto dichiara il ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, commentando le minacce subite in queste ore dalla Comunità ebraica a Roma.

“Arianna”, il bastone virtuale per non vedenti

“Arianna”, il bastone virtuale per non vedenti

Presentata al Mit di Boston la app messa a punto da un gruppo di ricercatori dell’università di Palermo. E’ ispirata al mito del labirinto del Minotauro. “I non vedenti vivono in un labirinto buio e l’unico modo per uscire è creare una mappa virtuale dell’ambiente”

da Redattore Sociale
25 gennaio 2014

PALERMO – E’ ispirata al mito di Arianna e Teseo nel labirinto del Minotauro la app creata per i non vedenti da un gruppo di ricercatori dell’università di Palermo. L’applicazione è stata presentata a Boston nell’ambito di una giornata organizzata dalla fondazione Andrea Bocelli e dal MIT Massachusset Institute of Thecnology, alla presenza di scienziati di fama internazionale nella riabilitazione e nelle tecnologie di assistenza ai non vedenti.

Protagonisti, neuroscienziati e scienziati delle tecnologie dell’informazione, al lavoro per comprendere le funzioni della visione e sviluppare soluzioni innovative per aumentare l’indipendenza dei non vedenti e migliorare il loro inserimento sociale. “Una conferma della capacità dell’ateneo di fare ricerca ad alto livello – dice il rettore Roberto Lagalla – il mio plauso a questa équipe che ha unito la spinta all’innovazione con la vocazione internazionale, i due pilastri per mettere a frutto con successo le ricerche maturate nelle aule universitarie”.
L’evento è stato organizzato da Laura Giarré del dipartimento DEIM dell’Università di Palermo che è anche coordinatore scientifico e membro dell’Advisory Board della Fondazione Andrea Bocelli. Accanto a lei, nel gruppo di lavoro, Pierluigi Gallo, Ilenia Tinnirello, Domenico Garlisi, Daniele Croce e Adriano Fagiolini.

“I non vedenti vivono in un labirinto buio – spiega Pierluigi Gallo – e l’unico modo per uscire è creare una mappa virtuale dell’ambiente. Il sistema Arianna, acronimo di “pAth Recognition for Indoor Assisted NavigatioN with Augmented perception”, svolge proprio questo compito. L’applicazione sfrutta la fotocamera dello smartphone per individuare un tracciato sul pavimento, mentre l’utente mantiene un dito sullo schermo. Quando la linea arriva a trovarsi sotto il dito, il dispositivo vibra. Muovendo lo smartphone, il non vedente può seguire la linea, nello stesso modo in cui userebbe un bastone. Lungo il percorso possono essere posizionati dei QR code che danno all’utente altre informazioni, come la presenza di bar, negozi o toilette”.  Le app esistenti per la navigazione pedonale forniscono indicazioni audio sui percorsi, ma in alcuni casi l’ascolto è reso difficoltoso dai rumori esterni. Inoltre, il Gps non funziona all’interno degli edifici.

L’app messa a punto dai ricercatori di Palermo risolve questo problema.
Laura Giarrè è anche coordinatice del progetto “Challenge”, sostenuto dalla fondazione Andrea Bocelli, che sta sviluppando il prototipo di un altro sistema innovativo che segnala ostacoli sul cammino, legge cartelli e riconosce gli amici. Si tratta di un dispositivo che, appeso al collo di un non vedente, riesce a migliorare sensibilmente l’autonomia di movimento dei non vedenti e le loro relazioni con l’esterno. (set)

CONTRO IL TAGLIO DEI FINANZIAMENTI ALL’ATTIVITÀ SPORTIVA SCOLASTICA

GLI INSEGNANTI CONTINUANO LA PROTESTA CONTRO IL TAGLIO DEI FINANZIAMENTI ALL’ATTIVITÀ SPORTIVA SCOLASTICA

Da Milano a Catania da Novara a Caltanisetta, Taranto, Genova, Arezzo, Treviso, Parma.. i colleghi di EF continuano nella protesta  a livello provinciale o di singole scuole e dichiarano, viste le poche risorse messe a disposizione, di attivare iniziative di avviamento alla pratica sportiva prevalentemente con attività di istituto non aderendo alle fasi provinciali e oltre dei Campionati studenteschi. Vengono coinvolti i collegi docenti e i consigli di Istituto, gli studenti e le famiglie!

Continuiamo a far sentire la protesta inviando i documenti  oltre che al Miur e al Ministro dello sport, anche alle forze politiche nazionali e territoriali, ai sindacati, alla stampa…

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Non tagliate i fondi per lo sport a scuola – Milano (Corriere della sera)
di Carlotta De Leo

Tagli, tagli e ancora tagli. Il mondo della scuola continua a lanciare allarmi sulla scarsità delle risorse a disposizione della didattica,  sia in aula che in palestra (quando c’è…).
È questo il caso di Edumoto, l’associazione di Milano che raccoglie i professori di educazione fisica e scienze motorie e sportive (sms) che con una lettera aperta si è sfogata pubblicamente.
«Volevamo dimostrare il nostro disagio e la scarsa considerazione dell’attività sportiva a scuola» spiega Elena Trequattrini.

A far infuriare i prof di ginnastica sono i poco più di  20 milioni che il ministero dell’Istruzione ha messo a disposizione  per le attività complementari di educazione fisica  (quelle svolte dagli insegnanti ore sei ore aggiuntive settimanali previste nel contratto).
Questo significa che ogni classe avrà a disposizione circa 107 euro lordi  – la cifra netta supera appena la metà – per gruppi sportivi o laboratori di avviamento alla pratica sportiva (pallavolo, basket, rugby e molto altro). O per organizzare e partecipare ai campionati studenteschi.
«I 20 milioni ci sembrano uno stanziamento irrisorio per una pratica sportiva estesa ai giovani in età scolastica! L’ impegno dei docenti che da anni accompagnano i giovani alle gare, soprattutto gli alunni non tesserati, non va vanificato» afferma Edumondo.

L’appello di Edumoto, più in generale, richiama l’attenzione sulla necessità di una «cultura dello sport».  «La nostra vita ha bisogno di movimento – scrivono gli insegnanti di educazione fisica – l’uomo si è e evoluto correndo, i bambini crescono tra movimento, percezioni, sensazioni ed emozioni, i giovani si esprimono con lo sport».
Lo sport non è solo un «bisogno primario» dei bambini, ma anche una vera e propria emergenza a livello sociale. Le abitudini alimentari scorrette e la sedentarietà aumentano e così crescono le malattie cardiovascolari:«Il 22,2% dei bimbi tra gli 8 e i 9 anni è in sovrappeso e il 10,6% è obeso».
I dati del ministero della Salute fotografano poi un’Italia di «adulti senza sport»: il 30% degli adulti tra i 18 e i 69 anni non svolge attività fisica.

E questo significa che per una persona su tre, l’unico sport praticato in tutta la vita è quello dei tempi della scuola.
La politica, però, non sembra accorgersi di questa emergenza.  Ed è un paradosso perché «gli stessi ministri praticano sport, corrono, si allenano per la maratona: forse cresciuti in un’ epoca dove le risorse per lo sport erano destinate anche alla scuola!».
Di qui l’appello a riconsiderare «l’influenza del docente di scienze motorie sui giovani: la sua presenza previene molti comportamenti a rischio, stempera gli atteggiamenti violenti, favorisce lo sviluppo dell’autonomia, placa molti momenti di ansia, permette di svolgere una corretta attività fisica che servirà nella vita».
«La dimensione economica da sempre rispecchia i valori che “interessano” maggiormente. Vogliamo una società malata, obesa, tachicardica, ipercolesterolizzata e dolce fino alla nausea? Che forse l’interesse primario sia la cura e non la prevenzione? »

Documento riassuntivo della riunione dei Docenti di Educazione Fisica
della provincia di Catania

Catania, 18 gennaio 2014
I Docenti di Educazione Fisica della provincia di Catania si sono riuniti in data 18 gennaio 2014 spinti dal disagio profondo sottolineato durante il precedente incontro del 10 gennaio, giornata in cui erano state affrontate in prima battuta le problematiche scaturite dai pesanti tagli operati dal MIUR sulle risorse da destinare all’organizzazione e allo svolgimento dei Campionati Studenteschi e dalla conseguente impossibilità fornita a ciascun docente di programmare e garantire un’adeguata preparazione psico-fisica e sportiva agli alunni.
Le recenti disposizioni ministeriali, va ricordato, hanno ridotto sensibilmente i fondi per l’avviamento alla pratica sportiva scolastica; la cifra stanziata, infatti, è stata ridotta a 20 milioni di euro (contro i 40 di un anno fa e i 60 del 2011). Tutto ciò con gravi ripercussioni sia sugli studenti (specialmente quelli che per scelta o per mancanza di possibilità non praticano attività sportiva al di fuori della scuola), sia sugli insegnanti che sono costretti a gestire la programmazione extracurriculare di avviamento alla pratica sportiva con un budget economico talmente esiguo da non poter coprire oltre le 20/25 ore annuali di attività.
Va, inoltre, sottolineato che le ultime modalità di assegnazione dei fondi non garantiscono una parità di trattamento economico tra i Docenti di Educazione Fisica; esse, infatti, determinano la cifra da mettere a disposizione delle diverse scuole sulla base del numero delle loro classi.  In sostanza, se in una scuola con un numero esiguo di classi, l’unico insegnante presente decidesse di impegnarsi nei Campionati Studenteschi avrebbe a disposizione una cifra decisamente inferiore a quella che spetterebbe all’unico insegnante che assumesse lo stesso impegno in una scuola con un maggior numero di classi e con altri 8/10 professori di educazione fisica che scegliessero di non effettuare alcuna attività extra-curriculare.
Il nutrito gruppo di Docenti di Educazione Fisica presenti all’odierna riunione, in rappresentanza della quasi totalità delle scuole secondarie di 1° e 2° grado di tutta la provincia di Catania, decide di denunciare con forza questa situazione ed intende, con questo documento e con la forma di protesta illustrata più avanti, manifestare il proprio assoluto dissenso nei confronti di un Ministero che teorizza ipocritamente sui valori educativi e di prevenzione dello sport e dell’attività fisica scolastica, ma di fatto ne penalizza lo svolgimento, ne vanifica gli obiettivi, ne mortifica e demotiva i promotori e, soprattutto, ne danneggia, privandoli di un loro sacrosanto diritto, i destinatari finali, cioè gli alunni di tutta Italia.
I Docenti che hanno preso la parola durante l’assemblea hanno espresso con toni accorati la propria amarezza nel constatare che ancora una volta i diritti della categoria sono stati calpestati, che noi insegnanti veniamo sempre più posti di fronte all’impossibilità pratica di svolgere al meglio il nostro fondamentale ruolo di educatori (oltre che di promotori dell’avviamento alla pratica di vari sport) e che i nostri alunni e le loro famiglie pagheranno sulla propria pelle le conseguenze di quanto sta accadendo, trovandosi costretti, qualora desiderassero svolgere attività sportiva, a rivolgersi a strutture private, ovviamente a pagamento.
Ma gli interventi registrati non si sono limitati ad una sterile esposizione delle problematiche che investono la categoria e l’attività a discapito degli alunni; da ciascuno di essi, infatti, sono scaturiti suggerimenti sulle iniziative di protesta da adottare sui quali l’assemblea è stata chiamata ad esprimersi con una votazione per alzata di mano.
L’esito della votazione ha permesso di stabilire, a maggioranza, che per l’anno scolastico in corso, 2013/2014, tutte le scuole della provincia di Catania effettueranno la propria iscrizione ai Campionati Studenteschi, ma si limiteranno a partecipare ad essi effettuando soltanto la “Fase d’Istituto”. Tale iniziativa si affianca a quella preannunciata anche attraverso organi di stampa da altre province italiane. Si decide inoltre di stilare il presente documento e di darne massima diffusione inviandolo agli organi di stampa (locali e non), agli Uffici di Coordinamento di tutte le province d’Italia e ai Dirigenti di tutte le scuole della provincia di Catania, invitando gli stessi ad una lettura attenta e condivisa dello stesso Documento sia con il Collegio dei Docenti sia con il Consiglio d’Istituto della propria scuola.
L’assemblea si chiude con l’auspicio che il ritrovato spirito di compattezza registrato durante questa riunione possa servire da stimolo per immediati futuri incontri del genere che possano essere organizzati con maggiore regolarità in modo da garantire un confronto sempre più assiduo e produttivo tra tutti i docenti di Educazione Fisica della provincia di Catania e che, soprattutto, possano creare le basi per migliorare l’offerta educativa, motoria e sportiva per tutti gli alunni oggi innegabilmente penalizzati dalle decisioni che mortificano progettualità e professionalità.
I Docenti di Educazione Fisica della provincia di Catania

I docenti di Scienze Motorie dell’I.T.E. “M. Melloni” di Parma,
riuniti per l’incontro di dipartimento della disciplina, hanno deciso di non partecipare ai Campionati Sportivi Studenteschi per l’anno 2013-14.
L’investimento in risorse che è stato fatto nei confronti dell’attività sportiva è indice della scarsa o nulla importanza che viene attribuita al nostro lavoro; evidentemente valori come il rispetto delle regole e dei compagni, la ricerca del traguardo attraverso il lavoro e la fatica, l’accettazione leale sia della vittoria che della sconfitta, oltre che naturalmente il potenziamento delle capacità fisiche e il coinvolgimento di molti allievi, che diversamente non avrebbero le possibilità di praticare attività fisica, non sono ritenute utili.
Noi ci crediamo invece, per cui abbiamo deciso di investire tutte le (poche) ore che ci sono state assegnate esclusivamente in attività all’interno dell’istituto, per evitare di danneggiare ulteriormente gli studenti, ma anche per esprimere un segnale di scontento nei confronti di questi orientamenti.

I docenti di Ed.Fisica – Scienze Motorie
Parma,  21 gennaio 2014
Allegato A: Documento docenti SM di Caltanisetta

Allegato B: lettera docenti EF di Novara

Allegato C: Lettera docenti di Genova

Allegato D: Quotidiano la Sicilia su proteste docenti EF

– Per pagare gli scatti si prosciuga il fondo di istituto (da Tecnica della scuola)

Il pagamento degli scatti d’anzianità degli insegnanti o la tutela del fondo d’istituto per il miglioramento dell’offerta formativa? Questa è una domanda che nasce dal fatto che il governo ha deciso di mettere sui piatti di una bilancia due capitoli di spesa importanti per il nostro sistema scolastico, per i quali uno dei due dovrebbe prevalere necessariamente sull’altro.
È giusto dire che gli scatti di anzianità sono una parte salariale molto importante per gli insegnanti, che non hanno altro modo di avanzare in carriera. Infatti ancora oggi i docenti progrediscono in carriera unicamente attraverso il riconoscimento dell’anzianità di servizio, che è stata garantita da precisi accordi sindacali risalenti al gennaio 2009.
È utile ricordare che la FlCgil è stato l’unico sindacato che non sottoscrisse quell’accordo economico del contratto scuola, dichiarando che l’accordo non adeguava gli stipendi all’inflazione reale e riduceva il fondo d’istituto delle scuole. Da allora fino ad oggi, le politiche governative dei vari esecutivi che si sono succeduti, hanno bloccato gli scatti di anzianità per alcuni anni, per poi sbloccarli utilizzando le risorse dei risparmi di spessa disposti dall’art.64 della legge n. 133/2008 e le risorse destinate alle scuole per garantire il miglioramento dell’offerta formativa.
Prelevare sodi dai fondi destinati per il miglioramento dell’offerta formativa per garantire lo sblocco degli scatti di anzianità sta diventando un vero e proprio problema che sta determinando un pesante peggioramento delle condizioni di lavoro del personale, un evidente abbassamento della qualità dell’offerta formativa, oltre alla riduzione del salario accessorio nelle tasche dei docenti.
Il decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri il 17 gennaio 2014, consentirà a tutto il personale scolastico che era scattato nel 2013 per effetto del blocco dell’anno 2012, di non restituire al mittente gli aumenti stipendiali ricevuti a gennaio 2013 o a settembre 2013 di mantenere la classe stipendiale raggiunta con tale scatto.
Una toppa messa dal Governo all’ultimo secondo, che comunque vedrà reperire le risorse sempre dai risparmi di spesa ai sensi dell’art. 64 legge n. 133/2008, ma anche da una ulteriore decurtazione del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa.
Quindi, da quanto emerge dal decreto sugli scatti, sembrerebbe che si continuano ad utilizzare le risorse destinate per il funzionamento delle scuole autonome, senza prevedere stanziamenti finanziari aggiuntivi volti a garantire la validità dell’anno 2012 per l’avanzamento di carriera del personale scolastico.
In buona sostanza si pagano gli scatti ma si prosciuga il fondo d’istituto, rischiando di mandare in corto circuito l’organizzazione del lavoro delle scuole. Per comprendere le dimensioni economiche del problema di cui stiamo parlando, è utile sapere che per sanare il mancato pagamento degli scatti del 2012 serviranno 490 milioni di euro. I tre quarti di questi soldi, cioè circa 370 milioni di euro saranno prelevati obtorto collo dal cosiddetto MOF, che rappresenta linfa vitale per rendere una scuola veramente autonoma.
I dirigenti scolastici stanno incominciando a protestare seriamente, contro questi tagli continui alle risorse della scuola, lamentando anche l’impossibilità di potere chiudere i contratti integrativi di istituto con le Rsu, per l’incertezza che regna sovrana sulla precisa entità del fondo d’istituto, che è diventato ormai, con grande dispiacere di tutti, il bancomat governativo per sanare la norma dello sblocco degli scatti di anzianità

– LA SEGNALETICA DI SICUREZZA PUÒ AIUTARE A PREVENIRE TRAGICI INCIDENTI (DA TECNICA DELLA SCUOLA)

Prendendo spunto dal tragico incidente accaduto a Lecce, dove uno studente liceale di diciassette anni ha perso la vita, scavalcando un’inferriata, facciamo alcune riflessioni sulla segnaletica di sicurezza
Infatti, lo studente una volta sceso dall’altro lato dell’inferriata ha poggiato i piedi su una copertura non idonea a sopportare il peso di una persona, al di sotto della quale si trovavano circa quindici metri di vuoto. Una simile situazione di pericolo deve necessariamente essere ben evidenziata da un’opportuna segnaletica di sicurezza, che deve fornire un’indicazione o una prescrizione concernente la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro e che utilizza a seconda dei casi un cartello, un colore, un segnale luminoso o acustico, una comunicazione verbale o un segnale gestuale. In questo caso il datore di lavoro, ovvero il Dirigente scolastico, quando a seguito di una accurata valutazione i rischi non possono essere evitati o limitati con misure, metodi, sistemi di organizzazione del lavoro e mezzi tecnici di protezione collettiva, deve far ricorso alla segnaletica di sicurezza allo scopo di:
· avvertire di un rischio o di un pericolo le persone esposte;
· vietare comportamenti che potrebbero causare pericoli;
· prescrivere comportamenti necessari ai fini della sicurezza;
· fornire indicazioni relative alle uscite di sicurezza, ai mezzi di soccorso e di salvataggio;
· fornire altre indicazioni in materia di prevenzione e di sicurezza.
Inoltre il datore di lavoro provvede affinché:
· il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e i lavoratori siano informati su tutte le misure adottate o da adottare riguardo la segnaletica di sicurezza impiegata all’interno dell’azienda;
· il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e i lavoratori ricevano una formazione adeguata sul significato della segnaletica di sicurezza (uso di gesti, di parole, di comportamenti specifici e generici).

– La responsabilità del docente di EF e del tecnico sportivo: aspetti giuridici e organizzativi
Seminario nazionale a Mestre (Ve) Sabato 22 febbraio 2014 ore 9,00 -13,00 presso Coni Provinciale Via del Gazzato, 4

Con la partecipazione in qualità di docente della DS Livia Brienza ed esperti in ambito sportivo.
Il corso organizzato dall’Associazione veneziana insegnanti di EF, dalla Capdi e Coni provinciale di Venezia in collaborazione con la Scuola regionale dello sport del Veneto vuole approfondire le tematiche della responsabilità degli Istituti scolastici e delle società sportive (e del relativo personale) per gli infortuni occorsi agli studenti e atleti nello svolgimento dell’ Educazione fisica, delle  attività motorie e sportive.
Verificare le buone prassi di organizzazione delle attività, in modo tale da prevenire le situazioni di pericolo prevedibili
Analizzare gli adempimenti successivi all’infortunio: denunce dell’infortunio e rapporti con l’assicurazione.

Ore   9.00 – 11.30 Ambito comune
Ore 11.30 – 13.00 I lavori continuano con 2 gruppi distinti: scuola e società sportiva. Interlocuzione tra i partecipanti e i coordinatori dei gruppi sulle problematiche specifiche

Il corso è rivolto agli insegnanti di EF e tecnici di Società Sportive
La partecipazione è gratuita.

Le modalità per le iscrizioni in un apposito comunicato Capdi

Flavio Cucco
Presidente Capdi & LSM

Adozione del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione e aggiornamento del Programma triennale della trasparenza e l’integrità

Dott.ssa Sabrina Bono
Capo Dipartimento MIUR
Viale Trastevere, 76/a
00153 Roma

oggetto: adozione del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione e aggiornamento del Programma triennale della trasparenza e l’integrità. Riferimento nota AOODPPR 311/U del 20.1.2014.

Con riferimento alla nota indicata in oggetto, questa organizzazione ritiene di dover reiterare quanto già segnalato con propria precedente comunicazione in data 20 dicembre 2013. In particolare, si sottolinea la pratica impossibilità che il Dirigente della singola istituzione scolastica possa assumere la veste formale di Responsabile dei Piani in oggetto, in quanto:
– l’art. 43 del D.Lgs. 33/2013 prevede che a svolgere le funzioni di Responsabile per la Trasparenza sia “di norma” il Responsabile per la prevenzione della corruzione, di cui all’art. 1 co. 7 della legge 6.11.2012, n. 190. Come abbiamo segnalato il 15 febbraio 2013 al Ministro dell’Istruzione, tale figura non può esistere nella singola istituzione scolastica, in quanto le caratteristiche che per legge deve possedere sono radicalmente in conflitto con quelle che la normativa attribuisce al dirigente scolastico. Né vale osservare che “di norma” significa che si possa derogare, perché nel caso di specie la deroga dovrebbe diventare la regola;
– ma, in ogni caso, sempre nell’art. 43 citato, si prevede che “il responsabile svolge stabilmente un’attività di controllo sull’adempimento da parte dell’amministrazione degli obblighi di pubblicazione previsti dalla normativa vigente, assicurando la completezza, la chiarezza e l’aggiornamento delle informazioni pubblicate, nonché segnalando all’organo di indirizzo politico, all’Organismo indipendente di valutazione (OIV), all’Autorità nazionale anticorruzione e, nei casi più gravi, all’ufficio di disciplina i casi di mancato o ritardato adempimento degli obblighi di pubblicazione.” E’ del tutto evidente che il dirigente scolastico non può assumere tali funzioni, in quanto sarebbe al tempo stesso il controllore ed il controllato. Né può svolgerle un altro dipendente della scuola, in quanto si realizzerebbe un’inversione del rapporto di sovraordinazione fra il dirigente e l’altro personale;
– più in generale, tutto l’impianto del Decreto Legislativo in parola (14.3.2013, n. 33) risulta concepito sulla scala dimensionale e funzionale propria delle Amministrazioni Centrali e come tale non trasponi- bile automaticamente nella scuola. Basti pensare, a titolo di esempio, alla previsione di cui all’art. 10 co. 1, relativa al Piano Triennale della Trasparenza, che dovrebbe essere adottato da “ogni amministrazione, sentite le associazioni rappresentate nel Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti”. E’ del tutto evidente che l’interlocuzione con organi di rilievo nazionale non può essere esercitata direttamente da ottomila istituzioni scolastiche. E, più oltre, “gli obiettivi indicati nel Programma triennale sono formulati in collegamento con la programmazione strategica e operativa dell’amministrazione”.
Quel che emerge, in sostanza, è il contrasto fra le concrete esigenze di trasparenza e di lotta alla corruzione che il legislatore ha voluto giustamente estendere a tutte le amministrazioni pubbliche e il modello organizzativo che le disposizioni attuative vogliono implementare, pensato sulla scala delle Amministrazioni Centrali ed impossibile da trasferire ad amministrazioni, come le scuole, che hanno ordini di grandezza e modalità di funzionamento ed organizzazione del tutto differenti.
In pratica, stante che la redazione e l’aggiornamento del Piano triennale sono adempimenti attribuiti al Responsabile della Trasparenza, e che tale funzione risulta incompatibile con quella del dirigente scolastico, né la nomina del Responsabile né l’adozione formale del Piano sono attuabili a livello di singola scuola.
Questa organizzazione vuole peraltro precisare che non intende mettere in discussione l’obbligo di rendere i siti web delle istituzioni scolastiche conformi alle previsioni del Decreto sulla trasparenza, né il fatto che sia il dirigente a rispondere in ultima analisi di tale adempimento.
Vuole però sottolineare che questo obbligo è di natura “fattuale” e discende dalla rappresentanza legale dell’istituzione, mentre chi ne è titolare non può assumere anche il ruolo ufficiale di Responsabile della Trasparenza, né svolgere tutti gli altri obblighi procedurali relativi, al di fuori della semplice garanzia circa il rispetto delle previsioni di legge sui contenuti obbligatori del sito.
Si rinnova con l’occasione la richiesta a suo tempo formulata e che riguarda la necessità di sciogliere l’altro nodo – per molti versi analogo – relativo alla figura del Responsabile anti-corruzione. Si auspica quindi che codesto Ufficio promuova le opportune iniziative per chiarire l’effettiva portata degli obblighi che la Legge 190 ed il Decreto 33 comportano per le scuole, al netto di quanto non risulta applicabile al particolare contesto.
Quel che si chiede è, in definitiva, di separare l’obiettivo (massima trasparenza e lotta alla corruzione) dal modello unico scelto per perseguirlo e che si rivela inattuabile. In difetto di una tale distinzione, si corre il rischio che l’impossibilità pratica di attuare il modello finisca con il travolgere anche le finalità volute dalla legge.
E’ gradita l’occasione per porgere distinti saluti.

Giorgio Rembado
Presidente nazionale Anp

La qualità dell’accoglienza turistica

“La qualità dell’accoglienza turistica. Turismo per tutti: l’accoglienza di qualità e l’eccellenza dei servizi”

giovedì 6 Febbraio 2014 ore 11
Roma, Aula del Consiglio della Camera di Commercio

I seminari sono promossi da FIABA in collaborazione con la Camera di Commercio di Roma ed hanno come obiettivo quello di promuovere e sviluppare la cultura della Total Quality nel settore del turismo, formando, coinvolgendo ed informando gli operatori turistici sul tema dell’accessibilità e qualità dei servizi offerti. La partecipazione è gratuita. Per maggiori informazioni www.fiaba.org

I Bisogni Educativi Speciali (BES) – Il Disturbo dell’Attenzione e Iperattività (ADHD) nella scuola inclusiva

Il CTS “A. Leonori” di Roma organizza un corso di formazione teorico/pratico dal titolo:
I Bisogni Educativi Speciali (BES) – Il Disturbo dell’Attenzione e Iperattività (ADHD) nella scuola inclusiva: l’intervento educativo-didattico.
Riservato ai docenti di ogni ordine e grado delle scuole della provincia di Roma, con precedenza agli Istituti Scolastici del X Municipio.

Per saperne di piu’: http://www.romacts.it/

GIORNATA EUROPEA DELLA PRIVACY: “EDUCARE ALLA RETE”

GIORNATA EUROPEA DELLA PRIVACY: “EDUCARE ALLA RETE”
Il 29 gennaio con Soro, Carrozza, Caio e Gubitosi

La Rete non è una realtà parallela ma è lo spazio in cui si dispiega una parte sempre più importante della nostra vita. Vita reale e vita virtuale sono sempre più connesse e la rivoluzione digitale che trasforma in dati porzioni sempre più rilevanti delle nostre esistenze pone problemi nuovi per le nostre libertà. Tutti gli attori istituzionali , ma anche media, associazioni di categoria, mondo del web,  sono chiamati  a misurarsi con le sfide di questa complessa fase di transizione e a individuare e  promuovere “l’educazione della persona digitale”, una sorta di nuova educazione civica, rivolta a tutti i cittadini, agli operatori, agli utenti della Rete senza distinzione di età o di ruoli.
Di questo tema cruciale, legato allo sviluppo impetuoso di Internet, si parlerà nel corso del convegno “Educare alla rete. L’alfabeto della nuova cittadinanza nella società digitale ” che si terrà  il 29 gennaio 2014 alle 11,30 a Roma, Piazza di monte Citorio, 123/A.
Ai lavori, aperti da Antonello Soro, presidente del Garante privacy, interverranno Maria Chiara Carrozza, Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Francesco Caio Commissario di Governo per l’attuazione dell’Agenda digitale e Luigi Gubitosi Direttore generale della Rai.

In occasione del convegno,  organizzato dal Garante per celebrare la Giornata europea della protezione dei dati personali 2014, sarà distribuito il volume che raccoglie le campagne di comunicazione istituzionale realizzate dall’Autorità in questi anni.

La Giornata europea della protezione dei dati personali
La Giornata europea della protezione dei dati è una iniziativa promossa dal Consiglio d’Europa con il sostegno della Commissione Ue e di tutte le Autorità europee per la protezione dei dati personali.
Obiettivo della Giornata europea è quello  di sensibilizzare i cittadini sui diritti legati alla tutela della riservatezza, della dignità della persona e delle libertà fondamentali.

IMBROGLI E SCUOLE PRIVATE

IMBROGLI E SCUOLE PRIVATE: MINACCE CONTRO IL PROF. PAOLO LATELLA

Il Prof. Paolo Latella, membro dell’Esecutivo Nazionale dell’Unicobas Scuola e segretario regionale lombardo, autore di un articolato dossier sui diplomifici italiani indirizzato al Ministro Carrozza, ha ricevuto ieri pesanti telefonate minatorie. Latella ha raccolto, fra le altre, migliaia di segnalazioni sullo stato dell’istruzione privata, provenienti direttamente dai docenti di istituti che costringono il personale assunto a rinunciare allo stipendio per ottenere il punteggio maturato con l’incarico annuale. Punteggio che consente l’accesso alle graduatorie del personale precario pubblico, reclutato poi dalle scuole di stato sia per le supplenze che per l’assunzione in ruolo. Un do ut des degno del paese delle banane, reso possibile da una vergognosa legge di parità scolastica approvata alla metà degli anni ’90, che parifica i crediti maturati con il servizio prestato nelle scuole pubbliche grazie ad assunzioni temporanee trasparenti, a quello effettuato grazie alla chiamata discrezionale (senza graduatorie) delle scuole private parificate.
Il fenomeno del lavoro gratuito dei docenti risulta presente in modo massiccio nel Sud Italia. Ci chiediamo se il Ministro Carrozza, al quale il dossier di Latella è stato inviato da tempo, intenda continuare a tollerare una vergogna del genere o se, magari, non creda di avere il dovere di assumere un provvedimento urgente, disponendo il controllo dello stato di servizio, ovvero imponendo, al momento della domanda d’ingresso in graduatoria, almeno la consegna dei cedolini stipendiali e dei versamenti dei contributi all’Inps. Ma sarebbe il tempo di rivedere la legge sulla parità scolastica, ché altrimenti condanna ad una battaglia impari con sedicenti insegnanti ‘amici degli amici’ i nostri migliori docenti precari, sempre in regola con i requisiti richiesti e che prima dei tagli da 8,5 miliardi disposti dalla Gelmini, hanno occupato centinaia di migliaia di posti vacanti sui quali, violando la Costituzione, non s’è per anni provveduto a bandire concorsi. Gli incarichi attuali sono meno numerosi. In più, a seguito della restrizione delle spese (che oggi nega ai precari persino la retribuzione di quei miseri due giorni e mezzo ogni 30 di lavoro), non comprendono più ormai il pagamento dell’estate, mentre, lavorando nel settore privato, pur senza percepire nulla per tutto l’anno, si può ottenere uno statino che millanta incarichi sino ad agosto, con punteggi maggiori.
Il precipitare degli eventi ci costringe oggi a denunciare pubblicamente (dopo averlo fatto a suo tempo ai Carabinieri) che alla sede nazionale dell’Unicobas, appena rinnovata, nel mese di marzo 2013, venne recapitato un proiettile direttamente nella cassetta postale. Altrettanto preoccupante risulta lo strano ‘furto’ avvenuto il 23 Gennaio (il giorno prima della telefonata minatoria) nell’appartamento al piano terra del palazzo dove abita il Prof. Paolo Latella a Lodi, noto anche come punto di riferimento Unicobas nella città. Infatti nulla risulta rubato, mentre le suppellettili sono state integralmente distrutte. La Segreteria Nazionale dell’Unicobas esprime piena e attiva solidarietà al Prof. Latella, e fa proprio quanto lo stesso ha scritto direttamente al primo inquilino di Viale Trastevere: Caro Ministro Carrozza, ho ricevuto minacce telefoniche con accento campano: “comunista di merda ce rutt u’ cazz…” in merito al dossier che ho realizzato sulle scuole paritarie… le interessa?

Stefano d’Errico
(Segretario Nazionale Unicobas Scuola)

Addio scatti di anzianità?

Addio scatti di anzianità?

Qualche giorno fa il Ministro Carrozza ha avuto un’audizione presso la VII Commissione del Senato per riferire riguardo il pasticcio degli scatti d’anzianità prima concessi poi sottratti e poi di nuovo restituiti al personale della scuola che ha maturato l’automatismo stipendiale nel 2013.
Il Ministro ha colto l’occasione per puntualizzare (per chi avesse ancora dei dubbi) la sua posizione riguardo l’oramai vexata quaestio della progressione di carriera degli insegnanti. Queste le sue parole: “le progressioni per anzianità hanno fatto il loro tempo” .
È necessario, a questo punto, fare un po’ di chiarezza.
Innanzitutto resta ancora il problema, in sé gravissimo, del prelievo sugli stipendi del personale non docente che non ha avuto lo stesso trattamento del personale docente; poi il decreto recante disposizioni temporanee ed urgenti in materia di automatismi stipendiali del personale della scuola  con cui il Consiglio dei Ministri ha bloccato la restituzione per gli insegnanti dei soldi stabilita dal DPR 122/2013, non ha, di fatto, ripristinato lo scatto stipendiale del 2013. Gli insegnanti in oggetto infatti hanno avuto il cedolino dello stipendio di Gennaio con una decurtazione che equivale alla restituzione dello scatto e poi hanno avuto una integrazione attraverso una seconda emissione da parte della Direzione Provinciale. Questa seconda emissione di denaro, pari alla cifra spettante per lo scatto stipendiale, non rappresenta quindi il passaggio ad un gradone stipendiale superiore, ma si configura piuttosto come una tantum, e ciò significa che resta fermo il blocco, ai fini pensionistici, degli automatismi stipendiali, blocco a suo tempo stabilito per gli anni 2011, 2012 e 2013 dalla legge 122/2010 (varata a seguito di un accordo sottoscritto da CIL e UIL) e riferita a tutto il personale del pubblico impiego.
Non ci stupiamo quindi quando la Carrozza annuncia la volontà di eliminare completamente e una volta per tutte, il concetto di progressione di carriera con automatismi stipendiali per il comparto scuola. Il sentimento che semmai ci invade è l’indignazione di fronte allo sconcertante accanimento con cui si procede alla demolizione professionale degli insegnanti nel nostro Paese. Abbiamo oramai stipendi da fame, i più bassi d’Europa (e bisogna notare con rassegnazione che i vari governi che si sono succeduti negli ultimi anni non hanno mai avvertito l’urgenza dell’adeguamento salariale per gli insegnanti ai parametri europei!), con contratto bloccato e non rinnovato oramai da più di un quinquennio.
Il blocco degli scatti di anzianità, operante dal 2011, è stato del resto in parte arginato attingendo dalle risorse stanziate per il fondo d’istituto: da risorse quindi comunque destinate alla scuola ed al lavoro straordinario, nello specifico all’ampliamento dell’offerta formativa. Il taglio al settore quindi resta invariato!!!
È doveroso comunque ricordare che la penalizzazione di questa categoria di professionisti ha origini lontane e risale, nello specifico, al 1993 e cioè al momento in cui veniva applicato anche al comparto scuola il decreto legislativo n. 29, per opera del quale l’intero pubblico impiego subiva la privatizzazione del contratto di lavoro: passava cioè dall’essere materia regolata dal diritto pubblico a materia regolata da diritto privato. Esclusi dal calderone del pubblico impiego, che in sé accoglie dal ‘93 tutti gli altri dipendenti pubblici, sono i docenti universitari, i magistrati, l’avvocatura di stato, l’esercito, le forze di polizia, che continuano ad avere un contratto di natura pubblica. Tra le tutele contrattuali che sono venute meno in occasione della privatizzazione del contratto di lavoro vi erano anche gli scatti biennali che garantivano l’adeguamento salariale all’inflazione dichiarata e non a quella programmata – vaticinata sempre al ribasso – dal ministero dell’economia, oltre che “il ruolo” che rappresentava la vera e insostituibile garanzia dell’autonomia professionale e della libertà d’insegnamento. È proprio a causa di questo inquadramento di livello impiegatizio (unico nella UE) che gli insegnanti italiani sono all’ultimo livello retributivo, e proprio per questo sarà possibile applicare al comparto scuola, in sostituzione degli automatismi stipendiali, gli stessi criteri di ‘valutazione’ da travet previsti per il pubblico impiego dal decreto 150/2009 (il famigerato decreto Brunetta) e basati sull’applicazione di meccanismi punitivo-premiali, alla faccia della libertà d’insegnamento mutuati dal mondo dell’azienda, quali l’incentivazione della ‘produttività’, la ‘trasparenza’ dei test Invalsi (sic!) nella performance e il controllo dei ‘risultati’ (burocratici e non didattici).
Teniamo alta la guardia quindi perché questo potrebbe essere uno dei peggiori attacchi sferrati negli ultimi anni contro l’intera categoria del personale della scuola: la prossima settimana è previsto un incontro con i sindacati pronta-firma (gli stessi del ‘concorsone’ a quiz del 2000) per discutere proprio della modifica del nostro contratto di lavoro e sancire, in via definitiva, la soppressione degli scatti di anzianità e l’introduzione di nuovi meccanismi di ‘progressione di carriera’.

Stefano d’Errico
(Segretario Nazionale Unicobas Scuola)

Carrozza: non ho preconcetti sul ciclo delle superiori a 4 anni

da La Stampa

Carrozza: non  ho preconcetti sul ciclo delle superiori a 4 anni

Il ministro: “Importante è che la scuola consenta di realizzarsi e di trovare il giusto percorso in base alle aspirazioni e attitudini dei ragazzi”
roma

 «Non ho idee preconcette sulla sperimentazione (con la quale alcune scuole superiori italiane hanno abbreviato di un anno il ciclo, ndr), l’ho avviata e credo possa nascere qualcosa di buono». Lo ha sostenuto il ministro dell’Istruzione, università e ricerca Maria Chiara Carrozza intervenendo al seminario “Diplomarsi con successo a 18 anni”, organizzato dalla deputata Milena Santerini e in corso alla Camera.

Il ministro ritiene che la sperimentazione vada «monitorata attentamente, dobbiamo lavorarci», ha detto ma ha tenuto a precisare di non essere interessata a «vincere specificatamente la battaglia della riduzione di un anno o della riorganizzazione dei cicli».

«Quello che è importante è che la scuola torni a formare la persone consentendo loro di realizzarsi e di trovare il giusto percorso in base alle proprie aspirazioni e attitudini. Perché – ha ribadito – non siamo tutti uguali e la scuola deve formare e valorizzare non solo i lavoratori ma anche i cittadini di domani, nelle loro diversità».

Sulla sperimentazione il ministro ritiene si debba anche «confrontarsi con quanto si fa all’estero». Un confronto e una valutazione della sperimentazione che dovranno essere inseriti tra i temi sui quali «la Costituente che stiamo aprendo adesso» dovrà interrogare la società civile, «con l’obiettivo – ha concluso – di migliorare la scuola nell’interesse dei ragazzi».

Precari scuola, l’incubo del taglio alla greca

da l’Unità

Precari scuola, l’incubo del taglio alla greca

Adriana Comaschi

Sos scuola pubblica. I 150 euro «tornati» nella busta paga degli insegnanti di ruolo, dopo la mezza sollevazione provocata dall’annuncio del governo di volerli tagliare, non esauriscono il lungo elenco dei nodi da sciogliere per garantire un minimo di qualità alla vita in classe. Prima fra questi, la scelta che toglierà a circa 130mila precari da 1000 a 1200 euro l’anno, cancellando il diritto a vedere monetizzate le ferie non godute. Senza contare il mancato pagamento degli stipendi di dicembre e spesso novembre per le supplenze brevi, su cui solo ora sta intervenendo il ministero. E come ben racconta Valentina Mascaretti, bolognese, 34 anni, precaria da sette, supplente in un liceo di Imola: «Vivere con questa incertezza sui pagamenti diventa difficile. La mia salvezza? Non avere figli, e lo stipendio di mio marito. Ma già così si tira la cinghia».

Tanti aspetti del lavoro da precaria del resto «lo rendono molto più stressante di quello dei colleghi di ruolo». Tra i diritti degli uni e degli altri «c’è un abisso», non si contano le disparità che il ministero non pensa affatto a colmare. Una su tutte, appunto quella del mancato pagamento delle ferie non godute. I precari non possono prenderle, visto che vengono licenziati ogni estate: se in precedenza queste ferie perse venivano compensate, la spending review 2012 ha stabilito che non possono essere monetizzate. Sarà così dal 2014, anche quelle per il 2012-13 sono in forse. La giustificazione? Ai precari vengono conteggiate come ferie Natale e Pasqua, cosa che non accade con i colleghi di ruolo. «Di fatto, si tratta di una decurtazione dello stipendio attuale accusa Raffaella Morsia della Flc-Cgil Emilia-Romagna -, i precari subiscono un taglio alla greca. Un’ingiustizia contro cui ora la Flc nazionale avvierà una serie di cause pilota». C’è poi l’abuso dei contratti a termine, contro cui ha puntato il dito a dicembre la Corte Europea di Giustizia. Anche questo Valentina lo ha subìto sulla propria pelle, «ho lavorato nella stessa scuola per un anno, ma con un contratto rinnovato 5 volte». Riassumendo: «Lavoriamo proprio come chi è di ruolo, anzi forse per farci accettare pure di più. Molti di noi hanno master o dottorati, abbiamo investito molto sulla nostra formazione. Ma non godiamo degli stessi diritti degli altri docenti».

In un quadro complessivo già tanto drammatico si inserisce l’ultimo sfregio, lo stipendio fantasma per chi non ha ottenuto una cattedra dal Provveditorato (annuale, da settembre a giugno o agosto) e ha quindi atteso le chiamate degli istituti per spezzoni o supplenze brevi. Che poi brevi magari non sono, visto che coprono malattie ma anche maternità o congedi annuali per motivi di studio. Il loro stipendio però, a differenza di quello dei precari con cattedra del Provveditorato, è pagato dalle singole scuole, che devono avere i fondi dal ministero. E proprio questi fondi sono il problema. «Già lo stipendio di settembre è arrivato solo grazie a un’erogazione straordinaria del ministero spiega Morsia. Il sindacato ne ha sollecitata un’altra entro dicembre, ma non c’è stata». «Il 20 dicembre la scuola ci ha comunicato che lo stipendio sarebbe arrivato più avanti, non si sapeva quando ricorda infatti Valentina -: è stato un trauma. Niente regali di Natale. Mi era capitato una volta di vedere la busta paga in ritardo, ma quest’anno abbiamo toccato il fondo. Per fortuna ci sono i 1370 euro di mio marito, insegnante pure lui ma di ruolo: visto che io non ho certezze, siamo entrati nell’ottica di contare solo su quello per le spese quotidiane. Poi mia madre, che è pensionata, ogni tanto mi aiuta. Ma sono arrabbiata, davvero arrabbiata: non ho un’indipendenza, e se avessi anche solo un figlio non ce la faremmo con quello che costa la vita a Bologna». Solo il 17 gennaio viale Trastevere ha sbloccato i fondi, Valentina i 1000 euro di novembre li ha visti dunque solo il 23 gennaio, insieme a quelli di dicembre. Ma la partita non è affatto chiusa, «tra pochi mesi il problema si riproporrà, perché per il 2013 i soldi li hanno trovati anticipando risorse del 2014. Sottratte oltretutto punta il dito Morsia ad altri capitoli di spesa della scuola, come i fondi per i Consigli d’Istituto e per l’offerta formativa: siamo al cannibalismo. Ed è incredibile che chi lavora per lo Stato non sia retribuito: siamo alla negazione dei diritti e dei valori di legalità che proprio a scuola si dovrebbero insegnare». «La situazione rimane critica, altroché, rischiamo un blocco dei pagamenti nei prossimi mesi attacca il segretario nazionale Flc Domenico Pantaleo -. Perché sulla scuola si continua a tagliare: tagli nascosti, ma sempre tagli sono, che pesano sulla stessa sopravvivenza di questi precari. Non solo, togliere risorse ad altre voci farà sì che gli istituti saranno sempre più costretti a chiedere un contributo alle famiglie. Il ministro Carrozza sa tutto questo?»

Italiano per stranieri, la lotta degli «insegnanti invisibili»

da l’Unità

Italiano per stranieri, la lotta degli «insegnanti invisibili»

Giuseppe  Vespo

Sono molti, sono qualificati e alcuni lavorano pure per le Università, gli istituti di cultura o le multinazionali con sede in Italia. Ma sono invisibili. Almeno agli occhi del ministero dell’Istruzione. Eppure gli insegnanti di italiano per stranieri L2/Ls (si chiamano così: L2 sta per seconda lingua, Ls per lingua straniera) esistono da tanti anni e sono arrivati ormai anche al cinema con «La mia classe», un film di Daniele Gaglianone con Valerio Mastandrea nei panni di chi insegna la lingua per migliorare l’integrazione. Per farsi vedere, contarsi e chiedere di essere riconosciuti professionalmente, si stanno riunendo in gruppi e associazioni. E hanno lanciato una petizione che in poco tempo ha raccolto quasi seimila firme. Chiedono il «riconoscimento ufficiale della professione di insegnante di italiano L2/LS da parte del Miur» e «una certificazione univoca che attesti tutte le nostre qualifiche». Che sono numerose. Le certificazioni si chiamano Ditals, Cedils, Dils-pg, ma esistono anche corsi post laurea e master. «È una professione nata quasi spontaneamente, alcuni tra i primi non erano nemmeno laureati», racconta Carlo Guastalla, insegnante e autore di manuali didattici. «Una delle prime scuole a breve compirà quarant’anni. Il boom però c’è stato quando le università per stranieri di Perugia e Siena hanno lanciato i primi corsi per insegnare ad insegnare la lingua. Oggi l’offerta formativa è enorme, manca il riconoscimento da parte della scuola pubblica». Eppure quando tra il 2006 e il 2008 il ministro dell’Istruzione del governo Prodi era Fabio Mussi, il riconoscimento degli insegnanti L2/Ls sembrava all’ordine del giorno. Tanto che, per arrivare prima delle altre l’Università Ca’ Foscari di Venezia aveva organizzato una Ssis specifica (Ssis erano le scuole per la formazione degli insegnanti). Vi parteciparono per due anni sessanta laureati da tutta Italia, pagando rette e studi, ma alla vigilia dell’esame si videro sbattere le porte in faccia. Il governo era cambiato e l’istituzione della classe di insegnamento, che con Mussi sembrava imminente, con il ministro Gelmini non arrivò. Così, grazie anche al pasticciaccio della Ca’ Foscari vagano sessanta insegnanti quasi abilitati per una classe di concorso che non esiste. Nel frattempo, visto che di loro ci sarebbe bisogno, si sente dire che i Comuni affidino a professori in pensione e volontari i corsi di alfabetizzazione di cui necessitano bambini e cittadini stranieri. È accaduto a Brescia e a Bologna. Lodevoli iniziative di volontariato, agli occhi di chi non ha competenze di insegnamento agli stranieri. Errori da matita blu, per gli insegnanti di italiano L2/Ls. «Innanzitutto si fa un danno di tipo economico, perché si fa lavorare chi è in pensione al posto di chi è precario e qualificato», dice Andrea Meccia, che fa parte del gruppo nato insieme al blog http://riconoscimentoitalianol2ls.wordpress.com/. «Ma si fa un danno anche agli studenti, perché sono seguiti da insegnanti senza alcuna competenza». Tecniche, esperienza e un corretto «approccio comunicativo», ovvero «la capacità di comunicare in lingua italiana a una pluralità di persone che non condivide la una lingua comune».

Riduzione delle superiori a 4 anni, i ds coinvolti dicono che si può

da Tecnica della Scuola

Riduzione delle superiori a 4 anni, i ds coinvolti dicono che si può
di A.G.
I dirigenti scolastici che stanno sperimentando il modello hanno elencato alla Camera i lati positivi: più sinergia tra scuola e lavoro, curricula individualizzati e arricchiti, didattiche progettate per competenze trasversali. Non mancano le criticità: dai tempi lunghi per le autorizzazioni dal Miur alle incertezze sull’Esame di Stato, dalla rimodulazione delle discipline e dei contenuti alle resistenze a rompere le rigidità del sistema attuale. Intanto Carrozza sta valutando pro e contro.
Chi l’ha detto che ridurre le superiori da 5 a 4 anni priverà solo i nostri giovani di 200 giorni di offerta formativa, esponendoli precocemente al contatto con università, specializzazioni post-diploma o università? Chi l’ha detto che dietro non c’è alcun modello pedagogico e solo la ferma intenzione di tagliare decine di migliaia di posti tra docenti e Ata? A sostenere il contrario sono i dirigenti scolastici che hanno preso parte alla sperimentazione, voluta dal Miur, che ha coinvolto sette istituti superiori (quattro paritari e tre statali). Il loro pensiero è emerso anche rispondendo ad un sondaggio presentato il  24 gennaio nel corso del convegno svolto alla Camera “Diplomarsi con successo a 18 anni”, promosso da Milena Santerini (Per l’Italia).
Scorrendo i fattori di forza della sperimentazione, i ds hanno indicato il maggiore collegamento tra scuola e mondo del lavoro, la presenza di docenti motivati e competenti, di curricula individualizzati, differenziati e arricchiti. Oltre che di didattiche progettate per competenze trasversali.
Dal sondaggio, realizzato da Pietro Bosello, anche lui dirigente scolastico, oltre che ricercatore dell’università Cattolica, sono emersi anche altri fattori considerati come valore aggiunto alla riduzione annuale delle superiori:l’aumento delle ore di lezione settimanali, la possibilità di decidere dopo il primo biennio l’indirizzo di uscita, lo stretto raccordo con le scuole di provenienza.
Non sono mancate, comunque, le criticità. Ad iniziare dai tempi lunghi per ottenere dal ministero dell’Istruzione le autorizzazioni, l’incertezza sulla forma dell’Esame di Stato, le modalità di rimodulazione delle discipline e dei contenuti, le resistenze a rompere alcune rigidità del sistema attuale.
Occorre, ha concluso Santerini, ”ripensare il sistema scolastico secondario di secondo grado” con l’obiettivo ”di potenziare i sistemi di orientamento per la scuola secondaria di secondo grado e per la scelta lavorativa o universitaria, diminuire di un anno il secondo ciclo di istruzione e aumentare la sinergia tra scuola e mondo del lavoro”. ”Non si tratta di concentrare la programmazione in quattro anni – ha tenuto a precisare Giuseppe Colosio, del collegio ‘San Carlo’ di Milano, che ha avviato la sperimentazione con cinque classi – ma di ottimizzare il percorso di studi centrando la didattica sull’alunno. In questo modo si dà più attenzione agli studenti più deboli e più libertà di approfondimento agli altri”. Questa sperimentazione, ha aggiunto, non riduce il numero degli insegnanti, ma consente di impiegarli in modo completo per la diversificazione della didattica. Senza innovazione c’è il rischio di perdere gli studenti eccellenti, che potrebbero preferire lo studio all’estero”.
Un plauso anche alla modalità di valutazione, che è ”ben scandita – ha concluso il ds – le lezioni sono piene, non sono interrotte da interrogazioni o verifiche fino alla fine di un modulo”.
Resta da capire, però, se un impianto di questo genere possa essere adottato da tutte le scuole superiori. In particolare, quelle collocate in realtà socio-economico-culturali particolarmente difficili. Qualche dubbio, dopo i consensi iniziali, è sorto anche nel ministro Carrozza. Che, invitato al convegno, ha detto di non avere preconcetti sul modello. Decisivo, a tal proposito, potrebbe essere il giudizio del “popolo” derivante dalla Costituente della Scuola. Il responsabile del Miur ha poi aggiunto: “non mi interessa vincere o combattere sulla durata o sull’organizzazione dei cicli, la scuola deve tornare a essere uno strumento per far realizzare la persona. Dobbiamo reintrodurre il concetto di aspirazione e di libertà di realizzare l’aspirazione, anche – ha concluso il Ministro – con percorsi diversi per gli studenti perché sono persone diverse”.

Concorsi area A e B personale ATA a.s. 2013/2014

da Tecnica della Scuola

Concorsi area A e B personale ATA a.s. 2013/2014
di L.L.
Confermata la trasmissione telematica dell’allegato G di scelta delle sedi, mentre resta la modalità cartacea per i modelli B1, B2, F e H
Con nota prot. n. 565 del 24/1/2014 il Miur ha dato istruzioni ai Direttori generali degli Uffici Scolastici Regionali circa l’indizione, per l’anno scolastico 2013/2014 dei concorsi per titoli per l’accesso ai ruoli provinciali, relativi ai profili professionali dell’area A e B del personale ATA.
Restano sostanzialmente invariate le procedure rispetto a quanto disposto negli anni passati.
Analogamente allo scorso anno è prevista la compilazione di un apposito Allegato H per il personale che intende usufruire dei benefici dell’art. 21 e dell’art. 33, commi 5, 6 e 7 della legge 104/1992 con le modifiche apportate dall’art. 24 della legge 4.11.2010 n. 183. Tale modulo (All. H) è integrativo e non sostitutivo della dichiarazione a tal fine resa dal candidato nei moduli domanda B1 e B2.
Esclusivamente per la scelta delle istituzioni scolastiche in cui si richiede l’inclusione nelle graduatorie di circolo e di istituto di 1° fascia per l’a.s. 2014/2015 (Allegato G), sarà adottata la medesima modalità telematica già utilizzata per la scelta delle sedi relative alle graduatorie di circolo e d’istituto dell’anno scolastico precedente. I termini della trasmissione on-line del modello G saranno contestuali in tutto il territorio nazionale.
In sostanza, resta la modalità tradizionale per i modelli di domanda allegati B1, B2, F e H, che dovranno essere spediti mediante raccomandata a/r ovvero consegnati a mano, all’Ambito Territoriale Provinciale della provincia d’interesse entro i termini previsti dal relativo bando; mentre il modello di domanda allegato G di scelta delle sedi delle istituzioni scolastiche dovrà essere trasmesso tramite le istanze on-line. Per quest’ultimo non dovrà essere inviato il modello cartaceo in formato pdf prodotto dall’applicazione in quanto l’Ufficio territoriale destinatario lo riceverà automaticamente al momento dell’inoltro.
Si ricorda che gli aspiranti interessati alle graduatorie d’istituto dovranno procedere preventivamente alla registrazione, qualora non fossero già registrati. La registrazione è infatti un prerequisito essenziale per poter trasmettere l’allegato G via web.
Modalità, tempi e aspetti specifici della procedura on-line saranno comunicati con successiva nota, così come saranno trasmessi con successiva nota gli allegati (Allegati : B1, B2, F, e H).