Siti web accessibili ai ciechi, decisivo il semestre di presidenza greca dell’Ue

da Redattore Sociale

Siti web accessibili ai ciechi, decisivo il semestre di presidenza greca dell’Ue

La European Blind Union sta facendo pressione affinché si affronti in maniera prioritaria il problema, almeno per quanto riguarda gli enti pubblici. Da parte sua la Grecia dichiara di voler fare progressi, anche se non garantisce una corsia preferenziale

BRUXELLES – I prossimi mesi saranno decisivi per milioni di non vedenti e ipovedenti in Europa che hanno diritto a un web più accessibile, almeno per quanto riguarda i siti istituzionali e della pubblica amministrazione. A esserne convinta è la European Blind Union, il network europeo delle persone cieche, che sta facendo pressione sulla presidenza greca dell’Ue e sulla Commissione perché affrontino in maniera prioritaria il problema dell’accessibilità dei siti di enti pubblici o che offrono servizi pubblici nell’Unione Europea. E per quanto riguarda la Grecia, sembra ci sia la volontà di fare progressi sul file durante il suo semestre di presidenza, anche se non si garantisce una corsia preferenziale.

Nel dicembre 2012, la Commissione ha adottato una direttiva sull’accessibilità dei siti della pubblica amministrazione, ma tale direttiva deve essere ancora approvata dal parlamento e dal consiglio prima di diventare legge. E dall’ultimo rapporto europeo, stilato nel 2011, si apprende che solo un terzo dei 761.000 siti degli enti pubblici nell’UE sono accessibili. Un sito è accessibile quando rispecchia determinate linee guida, stabilite da un consorzio internazionale, e che rendono la navigazione del sito stesso agevole per persone disabili come i non vedenti, che utilizzano lettori di schermo vocali o supporti che trasformano il testo in Braille.

L’Italia è uno dei ventuno paesi che, con la legge Stanca, già dispone di standard minimi di accessibilità i quali, però, spesso non vengono rispettati. Una volta che la direttiva entrerà in vigore, questa porterà a un’armonizzazione delle leggi a livello europeo e a possibili benefici per l’UE a ventotto di due miliardi di Euro, a fronte di costi valutati dalla Commissione fra i duecentosessanta e i cinquecento milioni di Euro per rendere tutti i siti delle pubbliche amministrazioni UE accessibili.

Ma la paura è che i diritti sacrosanti dei ciechi vengano sacrificati sull’altare di altri grossi dossier che la presidenza greca dovrà affrontare, come il pacchetto telecomunicazioni, la sicurezza telematica e i costi per la diffusione della banda larga. E tale timore viene espresso dal relatore della direttiva sull’accessibilità della pubblica amministrazione al Parlamento Europeo, il tedesco di origini greche Jorgo Chatzimarkakis che, in una lettera aperta alla commissaria per l’Agenda Digitale, Nellie Kroes, scrive: “Dopo che la Lituania, durante il suo periodo di presidenza, non ha affrontato il problema, ora sta alla Grecia e alla Commissione prendere l’iniziativa nei primi mesi di quest’anno. Il Parlamento ha fato il suo dovere (il voto finale è previsto a febbraio, n.d.r) e il  pacchetto telecomunicazioni non può essere una scusa per non agire nel portare avanti una legge che tutela i diritti fondamentali degli ottanta milioni di disabili europei, ma anche degli ottantasette milioni di anziani”.

Il rischio è che, se non si fanno presto progressi, con le elezioni in primavera, un nuovo Parlamento e una nuova Commissione, si dovrà ricominciare da zero. Carine Marzin, della European Blind Union, spiega: “La presidenza greca sarà una presidenza breve, perché avranno solo tre mesi e mezzo di lavoro effettivo prima del voto alle europee di maggio. Noi non siamo felici di questo circolo vizioso che si è creato, con la Commissione e la Grecia che giocano a fare scarica barile. Anche da parte del Parlamento, però, chiediamo più impegno. In effetti, visto che stanno discutendo di questa direttiva, gli eurodeputati dovrebbero approfittare per apportare emendamenti che includano nell’ambito di attuazione della legge anche servizi quali quelli bancari o quelli legati ai trasporti e alle scuole, e estendere la legislazione per coprire anche l’accessibilità degli smartphone e dei tablet”. (Maurizio Molinari)

Per gli scatti serve un decreto sul 2013 e la trattativa sul 2012

Per gli scatti serve un decreto sul 2013 e la trattativa sul 2012

Il Governo si sta mettendo in un altro pasticcio. Il ministro convochi i sindacati.

Sugli scatti di anzianità del personale della scuola la confusione regna sovrana.
Il Governo si sta mettendo in un altro pasticcio – rileva il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna.
La soluzione deve essere chiara, trasparente e senza rinvii – sottolinea Di Menna – e non può essere trovata nei continui e inconcludenti incontri dei tecnici dei ministeri.
La soluzione è semplice – mette in chiaro il segretario della Uil Scuola – ed è quella che è stata individuata insieme agli altri sindacati scuola e presentata già durante la manifestazione del 30 novembre scorso a Montecitorio e al teatro Quirino: restituire i 300 milioni di euro che il Governo Letta ha preso dalle retribuzioni del personale (con il decreto n. 122) bloccando gli scatti di anzianità 2013 e portando la scuola nella singolare condizione di dover subire una doppia penalizzazione: blocco del contratto e blocco degli scatti.
Il Governo – spiega in sintesi Di Menna –  deve fare subito due cose: dare copertura all’anzianità del 2013 con un provvedimento e emanare l’atto di indirizzo all’Aran per il riconoscimento dell’anzianità 2012.
Atto di indirizzo – precisa Di Menna – che non abbia rigidità e consenta di utilizzare consistenti disponibilità finanziarie non utilizzate.
Su questi aspetti per fermare le preoccupazioni e le tensioni delle scuole, la Uil sollecita ancora una volta il ministro Carrozza a convocare urgentemente i sindacati e chiudere la questione scatti.
Vanno altresì risolte le questioni legate alla seconda posizione economica del personale Ata e le questioni retributive legate al fondo nazionale dei dirigenti scolastici.

Urgente incontro su scatti e altro

Scuola: Mascolo (Ugl), urgente incontro su scatti e altro
(dall’Agenzia ANSA)
Una convocazione urgente di un incontro con tutte le parti sociali sulla questione degli scatti di anzianità, così come su altre tematiche che riguardano la scuola italiana. La chiede il segretario nazionale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, aggiungendo come “la nota di ieri di Palazzo Chigi non ha dato chiarimenti specifici”.
“Continuare con provvedimenti tampone – afferma – aggraverebbe solo la situazione: è necessaria soluzione definitiva e soprattutto condivisa. Queste continue inversioni di marcia – aggiunge – non fanno altro che confermare la mancanza di un vero e proprio progetto di riforme, mentre si continua a ridurre gli organici e le risorse da destinare alla scuola, aggravando una situazione già allarmante. Bisogna mettere in campo interventi efficaci e condivisi a partire da un piano pluriennale di assunzioni, un nuovo sistema di reclutamento e investimenti seri per garantire una scuola di qualità, a vantaggio di alunni e famiglie”.

ASSEMBLEA DEI DIRIGENTI SCOLASTICI

ASSEMBLEA  DEI  DIRIGENTI  SCOLASTICI DELLA  PROVINCIA  DI  VITERBO

 

 

ALLE  OO.SS  DELLA  SCUOLA

AI  DIRIGENTI  SCOLASTICI  DELLA  PROVINCIA  DI  VITERBO

AI  DIRIGENTI  SCOLASTICI  D’ITALIA

 

I dirigenti scolastici della provincia di Viterbo, riuniti in assemblea in data 14/1/2014, esaminati gli sviluppi derivanti dal diniego espresso dall’UCB (Ufficio Centrale di Bilancio) alla stipula dei contratti integrativi regionali, relativi alla corresponsione della quota di retribuzione di posizione/risultato ai dirigenti scolastici, con conseguente riduzione stipendiale di circa 2000 €/anno,

1) esprimono il grave disagio derivante dalla predetta riduzione, che colpisce una

categoria di dirigenti già penalizzata dalla forte sperequazione retributiva rispetto alle

altre dirigenze pubbliche; su tale aspetto l’assemblea pubblicherà a breve un

documento specifico, indirizzato ai vertici ministeriali, alle OO.SS. e agli organi di

informazione;

2) rilevano come tale pesante taglio, oltre che di dubbio fondamento giuridico e

sicuramente iniquo sul piano professionale, si inscriva nelle politiche di progressiva

dismissione della scuola pubblica italiana;

3) chiedono, ai responsabili ministeriali in primis, alle OO.SS., alle associazioni

professionali etc il massimo impegno per:

– impedire la decurtazione;

– riqualificare la dirigenza scolastica all’interno di una seria politica di

riqualificazione della scuola pubblica;

– sensibilizzare l’opinione pubblica e gli organi di informazione;

4) chiedono che l’azione politico-sindacale di cui al precedente punto 3 sia caratterizzata

dal massimo spirito unitario e coinvolga tutte le sigle sindacali e associative

rappresentative della dirigenza scolastica;

5) esprimono apprezzamento per le iniziative già attivate o programmate da varie

organizzazioni, tra le quali le manifestazioni presso il MIUR e/o altre sedi istituzionali e

invitano tutti i colleghi ad aderire convintamente, indipendentemente dalle appartenenze

sindacali o associative;

6) propongono alle  OO.SS. e associazioni lo svolgimento di una assemblea nazionale

unitaria dei dirigenti scolastici, in data e sede da definire, alla quale invitare i

responsabili scuola dei partiti e esponenti governativi, per trattare la condizione della

dirigenza scolastica nel quadro delle attuali politiche scolastiche;

7) invitano i colleghi dirigenti scolastici di tutte le province d’Italia a mobilitarsi,

eventualmente convocandosi in assemblee, produrre documenti e partecipare alle

iniziative già programmate o svilupparne di proprie.

 

Viterbo 14/1/2014

I dirigenti scolastici della provincia di Viterbo

—————

Nell’ambito dell’assemblea dei DS della provincia di Viterbo, tenuta il 14 us, convocata allo scopo di contrastare i tagli al nostro stipendio, abbiamo concordato, fra le altre iniziative, anche quella di produrre una (diciamo) lettera aperta da inviare al Ministro, ai vertici ministeriali (sottosegretari, dirigenti etc) e agli organi di stampa. Dal momento che l’iniziativa risulterà tanto più efficace quanto maggiore sarà l’adesione della categoria, se condividete questa iniziativa, vi proponiamo di inviare in modo massivo la lettera riportata in coda, agli indirizzi mail che trovate qui sotto.

Vi invito anche a mandarla a giornali, TV, radio etc, nazionali e locali.

 

Per l’assemblea

Giuseppe Guastini

 

 

 

MINISTRO

 

caposegreteria.ministro@istruzione.it

 

segreteria.particolare.ministro@istruzione.it

 

segreteria.gargano@istruzione.it

 

 

SOTTOSEGRETARI

 

segreteria.galletti@istruzione.it

 

segreteria.marcorossidoria@istruzione.it

 

segreteria.toccafondi@istruzione.it 

 

 

DIRIGENTI

uffleg.capo@istruzione.it 

 

uffstampa@istruzione.it

 

segr.dip.istruzione@istruzione.it

 

dipprog.segreteria@istruzione.it

 

annarosa.cicala@istruzione.it

 

 

AL  MINISTRO  MARIA  CHIARA  CARROZZA

AI  SOTTOSEGRETARI  DI  STATO

AI  DIRIGENTI  DEL  MIUR

ALLE  OO.SS.

AGLI  ORGANI  DI  INFORMAZIONE

 

 

 

Q U E S T I    F A N T A S M I

lettera aperta dei dirigenti scolastici

 

Un fantasma si aggira per l’Italia; ma non si tratta dello spettro del manifesto e nemmeno del teatro di Eduardo. Qui fantasma sta per “invisibile”; vogliamo parlarvi di un personaggio anonimo e solitario, che tuttavia ogni mattina ingaggia la sua dura battaglia quotidiana per tenere in piedi le scuole della nostra bella Italia.

E’ chiamato “dirigente” (scolastico; DS) ma è pagato come un dipendente ed ora qualcuno ha pensato persino di ridurgli lo stipendio. Eppure nessun altro dirigente della pubblica amministrazione mette insieme competenze, responsabilità e impegni come lui; volete i numeri?

1) lavoratori alle sue “dipendenze” (il termine “dipendenze” è corretto, perché il DS, ai fini della

sicurezza è equiparato al “datore di lavoro”): mediamente fra 70 e 100 lavoratori, fra docenti,

personale amministrativo e collaboratori (trovate un altro dirigente pubblico con al seguito una

simile “cavalleria”);

2) dimensioni: mediamente tra i 700 e 1200 alunni (con le relative famiglie), non di rado

distribuiti su più edifici scolastici e più comuni (non avete minimamente idea della quotidiana

valanga di problemi gestionali, sociali, logistici, di sicurezza etc connessi con un tale

sovraccarico);

3) organi interni:

– consigli di intersezione, interclasse e di classe, per una media fra le 80 e 190 sedute ogni anno

scolastico;

– collegio dei docenti, con una media di 10-12 sedute/anno, tra attività di programmazione e

sedute formali;

– consiglio d’istituto: 10 sedute/anno;

– GLH (oggi GLI, organi dedicati all’inclusione degli alunni con bisogni educativi speciali), in

media di 20-30 sedute/anno, tra istituzionali e operative;

– etc;

4) relazioni interistituzionali con:

a) sindaci/presidenti di provincia; assessori: istruzione, servizi sociali e LL.PP.;

b) operatori socio-sanitari: in media da 2 a 7, suddivisi fra ASL e strutture convenzionate;

c) amministrazioni territoriali: INAIL, INPS, Agenzia delle entrate, Uffici scolastici territoriali

etc;

d) una lista indefinibile di associazioni, cooperative, società, enti etc;

5) materie di competenza:

a) didattiche e psicopedagogiche, docimologico-valutative e ordinamentali;

b) inclusione scolastica (L. 104/1992, Dir. M. 27/12/2012 e CC.MM. collegate);

c) igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro (D.L.vo 81/2008), edilizie e persino impiantistiche;

d) organizzative, amministrativo-contabili, privacy, amministrazione trasparente, sindacali

(NB: il DS è parte pubblica nella contrattazione d’istituto), etc ;

e) cultura generale: praticamente illimitata, dall’Aoristo al bosone di Higgs.

E ci fermiamo qui solo per non annoiarvi troppo; aggiungiamo un solo dettaglio: stipendio tra

2.200 e 2.700 € mensili ma, per effetto degli annunciati tagli governativi, destinato a ridursi di circa 150 €.  E’ questo il ringraziamento per l’impegno ?

Ora, in rapporto alla condizione media dei lavoratori italiani (che hanno paghe tra le più basse d’Europa) a qualcuno la nostra rivendicazione potrebbe apparire non del tutto appropriata; ma, dovendo tagliare, non vi sembra più onesto guardare altrove?

Sfortunatamente i DS (dato il numero) hanno poca visibilità pubblica, non del tutto adeguata protezione sindacale e ancor meno attenzione istituzionale (avete notato come il governo abbia fatto rapidamente  – e giustamente –  marcia indietro con i tagli agli stipendi dei docenti ? Ripensamento responsabile o ripiegamento davanti ad un ostacolo troppo grande ?). L’impressione è di essere precipitati in una situazione di cannibalismo retributivo da incubo: perisca il più debole !

Confidando tuttavia che in Italia si possa alla fine ripristinare un po’ di sentimento di equità e di riconoscimento del lavoro, concedeteci per una volta di uscire dall’invisibilità e dal silenzio e di meritare la vostra attenzione e la vostra solidarietà.

E’ del tutto ovvio però che la decurtazione stipendiale non potrà che essere interpretata come una lacerazione unilaterale del rapporto di reciproca comprensione (dal lat. cum  prehendere; prendere insieme) fra il governo e la categoria.  Domanda retorica: si può governare bene la scuola avendo dichiarato guerra ai dirigenti scolastici ?

Proclamazione dello stato di agitazione del personale dell’Area V

Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca
Capo di Gabinetto – Ufficio Relazioni Sindaca li
Dipartimento della Funzione Pubblica
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Capo di Gabinetto – Ufficio Relazioni Sindacali
Oggetto: Proclamazione dello stato di agitazione del personale dell’Area V della dirigenza scolastica e richiesta esperimento procedura di con ciliazione.
Con nota prot. n. 1362 del 20 dicembre 2013, le scr iventi Organizzazioni Sindacali – rappresentative del Comparto Scuola e dell’Area V, Dirigenti Scolastici – chiedevano al Ministro dell’Istruzione un autorevole e decisivo intervento politico nei confronti del Ministro dell’Economia al fine di dirimere l’accertata diffo rmità di posizioni in merito alla determinazione della consistenza del Fondo Unico Na zionale per la retribuzione
accessoria dei Dirigenti Scolastici per l’a.s. 2012/13, sollecitando, nel contempo, la riattivazione dei relativi contratti integrativi re gionali sospesi a seguito dei rilievi avanzati dall’UCB presso il MIUR.
Poiché a tutt’oggi non è stato fornito alcun riscontro a quanto sopra rappresentato,al fine di tutelare i livelli retributivi dei Dirigenti Scolastici che in assenza di una positiva conclusione dei contratti integrativi regionali registrerebbero un consistente arretramento, le Organizzazioni Sindacali CISL SCUOLA, UIL SCUOLA
e SNALS CONFSAL proclamano lo stato di agitazione dei Dirigenti Scolastici e chiedono, ai sensi dell’articolo
2, comma 2, della legge n. 146 del 12 giugno 1990, come modificata dalla legge n. 83/2000, l’esperimento della procedura conciliativa prevista dalla citata legge, convocando l’apposito Organismo di Conciliazione costituito con D.M. n. 127 del 20 aprile 2000.
Si rimane in attesa di urgente riscontro.
CISL SCUOLA
Francesco Scrima
UIL SCUOLA
Massimo Di Menna
SNALS CONFSAL
Marco Paolo Nigi

Docenti attivi nei gemellaggi elettronici in Europa. Record in Italia nel 2013

Superati i 4000 docenti iscritti in un anno. Un 2013 da record per i gemellaggi elettronici eTwinning in Italia.
Tra le regioni più attive spicca la Lombardia, seguita da Sicilia, Lazio e Toscana

Un 2013 all’insegna dei gemellaggi elettronici eTwinning nelle scuole italiane. Dopo i positivi risultati del 2012 (2.800 iscritti, con un +45% rispetto al 2011), nello scorso anno i dati segnano il record assoluto nel numero di docenti, scuole e progetti attivati. I nuovi docenti iscritti nell’anno solare sono stati circa 4.000, per una crescita del 40% sul 2012.
Numeri da primato anche nelle scuole registrate, con circa 1.300 nuovi istituti, 200 unità in più rispetto al 2012. Aumento simile  anche per i progetti di gemellaggio elettronico attivati nell’anno (circa 1.400). Dati che hanno fatto registrare un incremento significativo, che porta oggi l’Italia al secondo posto assoluto in Europa (dopo la Polonia), con circa 8.500 gemellaggi attivati in totale (circa il 7% in Europa).

“Siamo molto felici di questi risultati e ci auguriamo di continuare su questa strada, intrapresa ormai da alcuni anni – dichiara il Capo Unità Italiana eTwinning Donatella Nucci (Indire) – Questo successo, oltre alla nostra attività e al grande supporto degli oltre 120 ambasciatori e referenti regionali, è il risultato di una forte motivazione da parte degli insegnanti, desiderosi di sperimentare e aggiornarsi professionalmente con le nuove opportunità offerte dall’Europa”.

Attualmente i docenti italiani iscritti nella piattaforma sono 17.500 (8% dei circa 230.000 iscritti in tutta Europa), ed il numero degli istituti ammonta a circa 8.400 (sui 115.000 in Europa). Tra le regioni italiane il primato come numero di docenti eTwinning spetta alla Lombardia, con oltre 2100 docenti da 950 scuole, seguono Sicilia (circa 1900 docenti in 860 istituti), Lazio (1600 insegnati in 800 scuole) e Toscana (1350 docenti in 560 istituti).

Quanto ai Paesi partner dei gemellaggi elettronici, i dati evidenziano una preferenza dei docenti italiani ad attivare progetti con i colleghi di Polonia e Francia. Seguono poi tutti gli altri paesi aderenti all’azione.

Lorenzo Mentuccia
Uff Stampa Unità nazionale eTwinning/Agenzia nazionale Erasmus+ Indire

Bambini speciali

Bambini speciali
Scuola per bambini speciali, oggi e non domani

di Umberto Tenuta

ogni scarrafone è bello
a mamma soj
a

O Maestre, non avete sentito mai una mamma dire che speciale come suo figlio non c’è nessuno?

È forse c’è una sola mamma che scambierebbe il suo figlio speciale con un altro?

Più bello, più intelligente, più caro di suo figlio non c’è nessuno!

E ora, o Maestre, non siete anche voi maestre speciali che sempre ho invitato a guardarsi ogni mattina allo specchio per prendere atto che bella come voi non c’è nessuna?

Tutti i figli di donna che da millenni hanno popolato la faccia della terra sono speciali.

Uguali sono solo i robot, costruiti in serie su stampi uguali e con materiali uguali, con hardware uguali, con software uguali.

Ma i figli di donna, da Eva a te, mamma speciale che mi stai leggendo, sono tutti speciali.

Guardateli nelle vostre aule, o Maestre, senza gli odiosi grembiuli che pure non riescono a farli tutti uguali. Guardate i loro capelli, più o meno biondi, giammai tutti eguali!

Guardate i loro occhi verdi, più o meno verdi, mai tutti uguali!

Guardate i loro nasi a pinocchietto, più o meno lunghi, mai uguali!

Guardateli……… mai tutti uguali!

E, allora, perché dovremmo misconoscere la diversità dei bambini che, tutti diversi, hanno tutti i loro BES?

Ma non abbiamo parlato di Personalizzazione educativa, di Piani educativi personalizzati, di Piani dell’offerta formativa come sintesi del Piani educativi personalizzati?

Ognuno dei venticinque bambini delle singole classi dei singoli istituti scolastici ha i suoi BES.

E se n’è accorto, pensate, finanche il MIUR che ha legiferato, appunto, l’adozione di Piani dell’offerta formativa (POF) per ciascuna delle migliaia di scuole italiane e di Piani educativi personalizzati (PEP) per ciascuno dei milioni di studenti italiani.

Tra parentesi, perchè allo specchio dovrebbero poter dire solo le singole maestre: bella come me non c’è nessuna?

Finiamola una buona volta di parlare di scolaresche, che sono solo delle astrazioni.

Non è forse un’astrazione ogni nome comune: sedia, tavolo, libro, fiume, monte……?

L’avete mai visto il fiume?

L’avete mai visto il mare?

L’avete mai visto il lago?

Oddio, ma non avete detto, voi Maestre care, che i nomi concreti sono solo quelli delle cose che si vedono e si toccano?

E chi, o Maestre, può toccare il fiume?

E chi, o Maestre, può toccare il lago?

E chi, o Maestre, può toccare il mare?

Oddio, posso anche affogare nel Tevere ma non certamente nel fiume!

Oddio, posso anche nuotare nel Garda ma non certamente nel lago!

Oddio, posso anche navigare nell’Adriatico, ma non nel mare.

E, ancora, la vostra beneamata dirigente vi ha chiesto mai di far andare nel suo ufficio l’alunno, e non invece Angelo Scarabeo?

Suvvia, nel mondo in cui viviamo non c’è l’uomo che cercava Diogene!

Ci sono tanti, tanti, tanti bravi bambini, uno diverso dall’altro, tutti diversi, tutti speciali!

E ci sono tante, tante, tante brave maestre, una diversa dall’altra, tutte speciali.

Oddio, ma se sono tutti diversi i nostri venticinque studenti, come facciamo a parlare loro nella stessa lingua?

Mica abbiamo il dono dello Spirito Santo che parlava alle folle e ognuno lo udiva nella propria lingua, come oggi avviene con gli smartphone?

E i nostri studenti mica sono degli smartphone?

Sono milioni i giovani che ogni mattina entrano nelle singole aule delle singole scuole dei singoli comuni delle singole province (almeno fino ad ora!) delle singole regioni delle singole nazioni dei singoli continenti della singola Terra, nel nostro singolo Universo…!

Tutti diversi, tutti speciali, tutti con BES, i nostri studenti!

E allora?

Allora, una soluzione c’è!

Ce l’ha indicata, tra gli altri, il Dottrens, e poi, poi tanti altri grandi maestri e pedagogisti che hanno parlato di personalizzazione educativa, e non di individualizzazione, perché individuo sarai tu, non certamente io!

Personalizzazione educativa che vuol dire Piani educativi personalizzati per tutti i singoli studenti di ogni singola classe di ogni singola scuola…

Una scuola, questa −la più efficiente e la più efficace− della personalizzazione educativa, per studenti tutti con BES.

A proposito di BES, vorrei aggiungere le lamentele delle tante mamme con bambini superdotati di cui spesso nelle nostre scuole non si riconoscono i BES. Qualcuna di queste madri è dovuta emigrare in altri paesi, con il suo figlioletto che ha BES e che a dieci anni doveva andare all’Università, atteso che in Italia non esistono Università che accolgono bambini di dieci anni.

E, allora? Allora? Allora?

Allora, smettiamo di offendere quelli che ci ostiniamo a chiamare bambini superdotati, dotati, senza BES, non riconoscendo a tutti i giovani che frequentano le nostre scuole i loro BES!

E, senza aspettare che la nostra beneamata Ministra Carrozza faccia la sua grande riforma della scuola, rimbocchiamoci le maniche e riconosciamo i BES di cui è portatore ogni figlio di donna.

Come in tante scuole di avanguardia, nelle nostre scuole non ci saranno più classi, scolaresche anonime, ma gruppi di studenti che voi, Maestre, aiuterete a fare da soli, come invocava la bambina alla sua grande maestra Maria Montessori:

“Maestra, aiutami a fare da sola!” 

Nella scuola che noi ci impegniamo a realizzare, sin da domani, sin da oggi, se possibile, a tutti i giovani saranno riconosciuti i loro BES e tutti potranno apprendere, ricercare, scoprire, formarsi secondo i loro BES.

 

Avevo proposto alla Onorevole Ministra Carrozza di chiamare la scuola della sua riforma “scuola della gioia di imparare”.

Aggiungo “secondo i propri BES“:

“scuola della gioia di imparare secondo i propri bes”

 

Mi auguro −e penso che sia l’augurio delle mamme di tutti i giovani− che non si parli più di BES, chiamando ciascuno dei milioni di giovani che frequentano le nostre scuole col loro nome e cognome di padre o di madre.

 

Amiche Maestre e amici Maestri, quanto ve ne saranno grate tutte le mamme e tutti i papà, tutte le nonne e tutti i nonni, di tutti i giovani studenti, tutti con BES!

Scuola, Palazzo Chigi riapre il caso scatti di anzianità: “A gennaio forse non saranno pagati”

da Repubblica.it

Scuola, Palazzo Chigi riapre il caso scatti di anzianità: “A gennaio forse non saranno pagati”

Lo scontro aveva opposto ministero dell’Economia e ministero dell’Istruzione. E se rimane sospeso il recupero di 150 euro al mese per i docenti, per il pagamento da oggi in avanti bisognerà attendere le decisioni del prossimo Consiglio dei ministri

ROMA – Scatti stipendiali degli insegnanti: la telenovela continua. Una nota di Palazzo Chigi conferma che i 90mila insegnanti che hanno percepito lo scatto automatico dello stipendio, previsto dal contratto di lavoro in base agli anni di anzianità, non dovranno ridare indietro 150 euro al mese a partire da gennaio 2014. Ma comunque il loro stipendio calerà perché non si troveranno in busta paga l’aumento già maturato.

Per capire che fine farà l’incremento stipendiale assaporato per alcuni mesi occorrerà aspettare il prossimo Consiglio dei ministri. La partita degli scatti stipendiali automatici dei docenti è tutt’altro che chiusa.

“Con lo stipendio ordinario di gennaio è stata data applicazione al Dpr 122/2013 – spiegano dal governo  –  con blocco degli scatti di anzianità dal 2013 e recupero degli eventuali debiti per un importo massimo mensile di 150 euro lordi. Come da disposizioni concordate tra il ministero dell’Economia e delle finanze e dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, è sospesa l’attività di recupero e l’importo di 150 euro lordi verrà rimborsato con esigibilità contestuale a quella dello stipendio ordinario in pagamento nel mese di gennaio 2014”.

“Per quanto riguarda il 2014, il pagamento degli scatti potrà essere assicurato a seguito delle decisioni che verranno assunte nel prossimo Consiglio dei ministri  –  precisano da Palazzo Chigi  –  per gli insegnanti che ne abbiano beneficiato nell’anno 2013”. La mossa del governo di recuperare l’aumento già percepito dai docenti che ogni 6 anni hanno diritto ad un piccolo incremento dello stipendio  –  in media 90/120 euro lordi  –  ha creato una valanga di polemiche anche all’interno dei partirti che reggono la maggioranza e “costretto” il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni a fare marcia indietro.

Ma le disposizioni normative, come si evince dalla nota della Presidenza del Consiglio, ormai ci sono e occorrerà trovare una soluzione all’interno della maggioranza per scongiurare quella che sembra una bomba ad orologeria. Perché tutto il comparto scuola ha le retribuzioni ferme a dicembre 2009, per via del contratto scaduto e mai rinnovato, e in più sono stati bloccati gli automatismi previsti anche dal contratto 2007/2009. Inoltre, le retribuzioni di oltre un milione e 100mila addetti alle scuole italiane sono tra le più basse d’Europa.

In passato, per recuperare gli scatti bloccati dal governo Berlusconi e poi anche da quello Monti si è fatto ricorso al tesoretto del cosiddetto Mof – il capitolo per il Miglioramento dell’offerta formativa – che ammontava a oltre un miliardo e 400 milioni di euro. Ma che adesso si è ridotto a meno di un miliardo. Con questi soldi le scuole organizzano tutta l’attività pomeridiana che dà concretezza all’autonomia scolastica. Ma continuando di questo passo, nell’arco di pochi anni il budget si esaurirà e le scuole non potranno che assicurare le attività d’insegnamento ordinarie e basta. Oppure dovranno ricorrere agli sponsor per raggranellare qualche euro utile all’organizzazione di attività pomeridiane.

DIFENDIAMO I VALORI COSTITUZIONALI, DIFENDIAMO I SERVIZI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

DIFENDIAMO I VALORI COSTITUZIONALI, DIFENDIAMO I SERVIZI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE!!

Rinnovo dei contratti, formazione, rigida divisione tra politica e

gestione e nuovo rapporto con i cittadini: queste le risposte della

FLP/CSE al nuovo attacco a dipendenti pubblici e pensioni.

Sta entrando nel vivo la nuova “spending review” del commissario nominato dal Governo, Cottarelli, e purtroppo sembra che i nuovi tagli alla spesa pubblica si debbano di nuovo concentrare – anziché su sprechi e vera spesa improduttiva – su pensionati e dipendenti del pubblico impiego, con voci di spesa già talmente tagliate negli anni passati da aver portato ad un impoverimento insostenibile di entrambe le categorie.
Riguardo alle pensioni, non è bastata la devastante legge Fornero: ora si parla della possibilità di andare in pensione con i requisiti precedenti a questa norma ma attraverso un complicato sistema di prestiti che poi il pensionato sarebbe costretto a restituire nei decenni a venire. E si discute di tagli alle pensioni d’oro che però, in realtà, potrebbero tradursi in tagli generalizzati anche alle pensioni medie. Sulla pubblica amministrazione i numerosi interventi governativi hanno già provocato un peggioramento dei servizi all’utenza. L’ulteriore intervento di Cottarelli anziché coniugare il risparmio con il miglioramento dei servizi alla cittadinanza rischia di provocare un vero e proprio smantellamento della pubblica amministrazione, unico baluardo che assicuri il rispetto dei valori costituzionali, primo fra tutti il diritto all’uguaglianza e alla non discriminazione tra i ricchi e i ceti meno abbienti. I continui tagli alla sanità e alla scuola hanno già minato alla base alcune eccellenze del nostro Paese che assicuravano a tutti – a prescindere dalle condizioni economiche – il diritto alla salute e all’istruzione. L’ultimo pasticcio sul recupero dei soldi a insegnanti e personale non docente della scuola – benché (forse) rientrato – testimonia di un sempre più scarso interesse della politica nei confronti di settori strategici per la crescita del nostro Paese. Allo stesso tempo – viene da chiedersi – come pretendiamo che dall’estero investano in Italia se la giustizia civile funziona male e si progettano tagli di risorse in questo settore? Come valorizzare l’enorme patrimonio di beni culturali se non ci sono i soldi nemmeno per pagare gli addetti? Come recuperare l’enorme evasione fiscale se si tagliano gli stipendi agli operatori del fisco? Come assicurare sicurezza ai cittadini se non si investe nelle forze dell’ordine? Se è vero che oggi buona parte della pubblica amministrazione non riesce ad assicurare servizi efficienti, bisogna interrogarsi sulle cause e intervenire su quelle anziché continuare a impoverire i dipendenti e chiudere uffici sul territorio. È inutile continuare a tagliare gli stipendi dei lavoratori pubblici se è dimostrato, dati alla mano, che sono tra i meno pagati d’Europa e il loro numero è inferiore a quello della maggior parte dei paesi europei. Bisogna concentrarsi da un lato sulla demotivazione che quattro anni di blocco dei contratti e degli stipendi hanno provocato e sul fatto – anch’esso provato – che i mancati investimenti in formazione hanno fatto dei dipendenti pubblici italiani i peggio formati d’Europa; dall’altro sul rapporto devastante tra politica e gestione: la politica, anziché assicurare il funzionamento dei servizi con piani e programmi adeguati, ha usato il lavoro pubblico dapprima, decenni fa, come ammortizzatore sociale e oggi lo sfrutta a fini di consenso sociale quando non di finanziamento per l’attività politica. La vera spesa fuori controllo – lo abbiamo detto più volte – è quella per i consumi di beni intermedi e la nostra classe politica con la collaborazione, a volte attiva altre omissiva, dell’alta dirigenza, controlla spesso anche i più piccoli appalti senza nessun riguardo né per l’efficienza né per l’economicità né tanto meno per il valore costituzionale del buon andamento della pubblica amministrazione. Oggi, di fronte a questa situazione, non solo è diventato irrimandabile dire le cose come stanno ma bisogna più che mai prendere posizione pubblicamente e proporre nuove soluzioni. Rinnovare immediatamente i contratti, investire in formazione, favorire il turnover nella pubblica amministrazione, lottare contro gli sprechi e le clientele alimentate dalla classe politica, pretendere la rigida divisione tra indirizzo politico e gestione amministrativa, cambiare il rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini, sono alcune delle battaglie che la FLP ha fatto e rilancerà nei prossimi giorni con nuove proposte per difendere i valori costituzionali che solo una pubblica amministrazione efficiente può garantire.
In sostanza, è impossibile migliorare l’efficienza dell’amministrazione pubblica chiudendo uffici e mettendo in atto processi di mobilità selvaggia fino ad ipotizzare o minacciare licenziamenti dei dipendenti pubblici. È invece possibile razionalizzare l’architettura amministrativa attraverso progetti organici e veri e propri piani industriali che mettano al centro il cittadino e i servizi. I risparmi veri si fanno con piani complessivi che riducano le diseconomie, lotta agli sprechi e alle corruttele e non certo tagliando in modo scriteriato stipendi, salario di produttività e presidi dello Stato sul territorio.
Sinora l’azione della FLP/CSE è stata orientata in questo senso:

1.   Abbiamo presentato lo scorso mese di giugno all’ARAN, al Governo e ai gruppi parlamentari le linee guida di piattaforma contrattuale per il rinnovo dei contratti del triennio 2013-2015;

2.   Abbiamo consegnato agli stessi gruppi parlamentari proposte per eliminare gli sprechi della pubblica amministrazione;
3. 3. Siamo stati l’unico sindacato ad avere fiducia nella legge e nella Costituzione, tanto da chiedere ai giudici di dichiarare incostituzionale il blocco dei contratti, ed abbiamo ottenuto dal Tribunale di Roma un ordinanza che riconosce le ragioni dei lavoratori e il rinvio alla Corte Costituzionale della decisione.

Nonostante le nostre proposte e le azioni prodotte il Ministro D’Alia, anziché discutere con i rappresentanti dei lavoratori, si è eclissato. Tutte le promesse, sue e del Governo, sul miglioramento delle condizioni lavorative, l’assunzione dei precari, formazione e riapertura delle carriere sono rimaste lettera morta, come già era successo con il ministro precedente. Non resta che rilanciare con più forza e tenacia la nostra proposta politica e la nostra azione a difesa della Costituzione e del Lavoro Pubblico anche con una manifestazione che si terrà, proprio nei luoghi della politica, entro la fine del mese di febbraio. Chiediamo a tutti i lavoratori di schierarsi al nostro fianco partecipando alle iniziative della FLP e, in modo ancor più diretto, costituendosi insieme a noi innanzi alla Corte Costituzionale per far dichiarare il blocco dei contratti contrario alla Costituzione. Come è agevole constatare da quanto sinora descritto, la FLP si è mossa in modo tempestivo e costruttivo. Se invece nel frattempo qualcuno cercherà di fare da stampella al Governo, prefigurando percorsi che facciano perdere ancora mesi di tempo e portino ad aprire tavoli contrattuali alla fine dell’anno o giù di lì, per poi stipulare contratti che portino nelle tasche dei lavoratori poco o nulla e solo a partire dal 2015, sappia che troverà nella FLP un pungolo quotidiano.
I contratti vanno rinnovati subito e con risultati economici soddisfacenti,
non certo a costo zero e a babbo morto!

LA SEGRETERIA GENERALE

Scuola 2013 aumentano i bocciati, anche se di poco. Ma l’allarme è sui tanti che abbandonano

da Repubblica.it

Scuola 2013 aumentano i bocciati, anche se di poco. Ma l’allarme è sui tanti che abbandonano

Sono lo 0,2% in più, ma questo inverte la tendenza ad una sensibile discesa negli ultimi cinque anni. E soprattutto rischia di rendere sempre più difficile la lotta alla dispersione

Dopo cinque anni in calo, tornano ad aumentare – sia pur di pochissimo – i bocciati delle scuole superiori. Di fatto la notizia che si evince dai dati del Ministero è che dopo cinque anni la tendenza alla costante riduzione degli alunni respinti si è fermata. Un dato non eclatante, certo, ma che contribuisce a quel poco invidiabile record italiano in Europa dei ragazzi  fra i 18 e i 24 anni che non completano la scuola superiore, i cosiddetti “early school leavers¨(e oltretutto i quasi 300mila ripetenti incidono per oltre due miliardi di euro sul bilancio della scuola). Un fenomeno – questo della dispersione scolastica – segnalato da tutti con allarme, tanto che lo stesso ministro Maria Chiara Carrozza, ospite da Fabio Fazio alla trasmissione “Che tempo che fa”, dice di “non dormirci la notte”.

Il dato sui bocciati del 2012/2013, che Repubblica.it è in grado di anticipare, proviene dall’Ufficio statistica del ministero dell’Istruzione e riguarda gli studenti dei primi quattro anni delle scuole secondarie di secondo grado. Gli incrementi più consistenti di non promossi riguardano le new entry del primo anno e gli studenti del terzo anno: più 0,6 per cento per i primi e più 0,8 per i secondi. Basta infatti sommare la quota di studenti bocciati tra giugno e settembre e coloro che non sono stati scrutinati a causa delle eccessive assenze per avere il polso della situazione.

Nell’anno scolastico 2012/2013 i respinti dei primi quattro anni di licei, istituti tecnici e professionali restano a quota 11,8 per cento. Aumentano invece i non scrutinati, che passano dall’1,6 all’1,8 per cento. E si ferma il trend positivo, che durava dall’anno 2007/2008 quando i bocciati  –  allora i non scrutinati per le assenze non esistevano ancora  –  si attestarono al 16,2 per cento. Da allora il trend delle bocciature è stato sempre in calo: il 15 per cento nel 2009/2010, il 14,5 nel 2010/2011 e il 13,4 per cento nel 2011/2012. Ma l’anno scorso la tendenza si è invertita. Alunni più sfaticati o scuola meno efficiente?

“L’aumento del numero delle bocciature è un dato che da un lato ci mostra quanto il nostro sistema scolastico negli ultimi anni sia sempre più in seria difficoltà e non riesca a fornire a tutti la possibilità di formarsi, dall’altro è anche la misura di un sistema che non si pone come obiettivo quello di portare tutti al successo formativo ma troppo spesso finisce per abbandonare e bocciare chi non riesce”, dice Daniele Lanni portavoce della Rete degli studenti medi. Intanto, viale Trastevere lancia una iniziativa per ridurre le bocciature dovute alle “scelte sbagliate”. Secondo una indagine condotta dal consorzio AlmaLaurea sui diplomati del 2013, infatti, il 44 per cento se potesse tornare indietro cambierebbe indirizzo scolastico o scuola.

“Io scelgo, Io studio”  –  il portale dell’orientamento al secondo grado e al post-diploma  –  ha lo scopo di chiarire cosa si studia nei diversi corsi di studio della scuola secondaria di secondo grado e le opportunità di lavoro una volta conseguita la maturità: la cosiddetta spendibilità del titolo di studio nel mercato del lavoro. “I licei  –  spiega il portale www.istruzione.it/orientamento  –  offrono un’ampia formazione culturale e un buon metodo di studio, cosa che rende questa tipologia di scuola particolarmente adatta a chi ha intenzione di proseguire gli studi all’università”.  “Gli istituti professionali sono scuole che ti formano non solo dal punto di vista teorico ma anche da quello pratico, mettendoti in grado di realizzare quello che hai studiato”, spiega invece il sito a proposito degli istituti professionali.

Anief, solo 0,1% insegnanti ha meno di 30 anni

da La Stampa

Anief, solo 0,1% insegnanti ha meno di 30 anni

Appello al Ministro Carrozza: aprire le graduatorie ai giovani abilitati
roma

 «L’Italia è il Paese con meno giovani docenti di tutta l’area Ocse: solamente lo 0,1% dei nostri insegnanti di ruolo ha meno di 30 anni. Mentre il 60% ha più di 50 anni, contro una media Ocse del 36%. Se si vuole invertire questo triste doppio primato occorrono interventi urgenti e mirati. Ad iniziare dall’inserimento nelle Graduatorie ad esaurimento dei circa 11mila nuovi abilitati con il Tfa ordinario, dei 7mila laureati risultati idonei all’ultimo concorso a cattedra ancora non immessi in ruolo e delle tante migliaia di ragazzi e ragazze che ogni anno si laureano in scienze della formazione primaria».

A chiederlo al ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza è l’Anief (Associazione Nazionale Insegnanti E Formatori) evidenziando che «sono tutti aspiranti docenti, in larga parte giovani e già selezionati dallo Stato, ma ai quali oggi non si dà alcuna possibilità di potere essere stabilizzati. La loro graduale assunzione a tempo indeterminato, invece, svecchierebbe il corpo docente italiano portando nuova linfa a un sistema diventato sempre più autoreferenziale».

Il sindacato indica al rappresentante del Governo quale sarebbe la modalità immediata per introdurre il provvedimento: il D.L. 151/2013 Milleproroghe, in questi giorni all’esame del Parlamento. «Nella parte dell’articolo 6 del decreto, dedicata alla scuola – spiega l’Anief – va aggiunto un emendamento che oltre a prevedere l’inserimento dei nuovi abilitati nelle GaE, preveda anche la riduzione delle graduatorie su tre scaglioni, anziché cinque, eliminando in tal modo anche quella fascia aggiuntiva reputata incostituzionale prima dal tribunale amministrativo e poi dalla Consulta. Si tratterebbe di un provvedimento, tra l’altro, già prodotto nel decreto Milleproroghe del 2012, all’articolo 14. E, soprattutto, senza costi: anzi, trasformare questi giovani abilitati in supplenti comporterebbe un sicuro aggravio di spesa per l’erario, visto che i precari della pubblica amministrazione fanno sprecare allo Stato 700 milioni di euro l’anno per effetto della legge 92/2012, che ha introdotto le indennità AspI e mini-AspI».

«Se il tema vuole essere affrontato – sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – lo si faccia finalmente con le azioni concrete. E non i con i soliti proclami. A costo di rivedere la questione a 360 gradi. Anche perché anche su questo fronte i numeri ci dicono che siamo impietosamente indietro rispetto a tutti gli altri: l’Ocse ha detto che nel 2011 nelle scuole secondare italiane di insegnanti sotto i 30 anni non c’era traccia. Ed è tutto dire che il nostro era l’unico Paese a trovarsi in questo stato».

Scatti, la partita non è chiusa

da ItaliaOggi

Scatti, la partita non è chiusa

Alessandra Ricciardi

La direttiva per l’avvio delle trattative, che dovranno dare copertura al pagamento degli scatti di anzianità per l’anno 2012, è pronta. ItaliaOggi l’ha letta: i 370 milioni di euro che servono a pagare gli aumenti, che il Mef aveva disposto di recuperare a colpi di 150 euro al mese, andranno a incidere per 250 milioni sul fondo di istituto.

Gli altri 120 sono quelli disponibili a seguito dei risparmi della riforma Gelmini. Tutto bene allora? Niente affatto. La vicenda degli scatti (si veda ItaliaOggi di mercoledì scorso), dopo il pasticcio politico e burocratico che ha investito il governo, con tensioni tra i due ministri direttamente interessati (Carrozza e Saccomanni) che sono tutt’altro che esaurite, avrà necessità anche di un passaggio al consiglio dei ministri per essere definitivamente risolta. Non basta infatti trovare i soldi a questo punto. Serve anche una norma per sterilizzare il dpr che il consiglio dei ministri di fine agosto ha approvato e che ha prorogato a tutto il 2013 il blocco degli scatti di anzianità. É il decreto che consente tra l’altro al ministro dell’economia, Fabrizio Saccomanni, di dire che la collega dell’istruzione, Maria Chiara Carrozza, non poteva non sapere. Non poteva non sapere che per il 2013 il blocco degli scatti sarebbe andato avanti. Quali sono gli effetti del dpr, in assenza di un intervento normativo correttivo, è spiegato nel servizio in pagina: le retribuzioni resterebbero comunque congelate, con una conseguente perdita di circa 1000 euro l’anno, a causa del permanere del ritardo di un anno nella maturazione del gradone. Già, perché a fronte del ripristino dell’utilità del 2012, sarà comunque cancellata l’utilità del 2013.

Insomma, non basta la sola decisione politica del premier Enrico Letta di non togliere dalle buste paghe di gennaio i 150 euro al mese a recupero degli aumenti già pagati. Così come non basta un accordo tra sindacati e Aran sulle coperture. Serve la norma. Ed è quella che sarà approvata al prossimo consiglio dei ministri.Probabilmente sarà poi presentata come emendamento a un dei decreti in conversione in parlamento. Forse il Milleproroghe. Sta di fatto che ieri una nota di Palazzo Chigi annunciava: «Per quanto riguarda il 2014, il pagamento degli scatti di anzianità potrà essere assicurato a seguito delle decisioni che verranno assunte nel prossimo consiglio dei ministri per gli insegnanti che ne abbiano beneficiato nell’anno 2013».

Una precisazione che conferma anche la gestione tutt’altro ordinata e coerente che la vicenda ha avuto finora. E su cui i due ministeri non hanno affatto riposto le armi in quanto a riffacciarsi le responsabilità. Se per Saccomanni, la collega dell’Istruzione sapeva, visto che l’annuncio del decreto di recupero delle somme era stato dato in un vertice del 9 dicembre scorso, mentre la reazione della Carrozza è del 7 gennaio, è altrettanto vero che l’atto di indirizzo per il recupero delle somme è stato firmato dal ministro dell’istruzione a fine dicembre.

E anche questo era noto all’Economia, che ben poteva risparmiarsi, è il ragionamento fatto a viale Trastevere, una nota di recupero di somme che poi dovevano essere restituite. Ma al di là delle responsabilità dei singoli che hanno lavorato sui dossier ministeriali, il fatto politico è che il governo, che aveva annunciato un cambio di rotta sulla scuola, e che almeno sulla carta gode del consenso elettorale del personale scolastico, ha fatto un autogol mediatico. In queste ore in cui si intensificano le voci di un rimpasto di governo, sia il nome della Carrozza che quello di Saccomanni compaiono nella lista dei candidati alla sostituzione, una lista sempre più lunga. Voci, che secondo rumors di palazzo Chigi, sarebbero in entrambi i casi prive di fondamento.

Si recupera il 2012, ma i salari restano al palo

da ItaliaOggi

Si recupera il 2012, ma i salari restano al palo

Antimo Di Geronimo

Il recupero dei gradoni entra dalla porta ed esce dalla finestra. Le retribuzioni dei docenti e dei non docenti, infatti, rimarranno comunque ferme agli importi in godimento nel 2013. Anche dopo il ripristino dell’utilità del 2012 ai fini dei gradoni, a cui si è impegnato il governo con la trattativa in via di autororizzazione.

Perché il dpr n. 122/2013, approvato a fine agosto dal consiglio dei ministri, prevede la cancellazione dell’utilità 2013. E quindi gli effetti del ripristino 2012, che avverrà dopo la firma di un contratto ad hoc, saranno posti nel nulla dall’applicazione del decreto. In altre parole, il nuovo contratto restituirà ai lavoratori della scuola un anno di anzianità di servizio (il 2012) eliminando il ritardo di un anno nella progressione di carriera (i cosiddetti gradoni). E il decreto 122, cancellando il 2013, riporterà nuovamente indietro di un anno le lancette dell’orologio.

Il risultato sarà quello di cristallizzare le retribuzioni agli importi del 2013. Per comprendere appieno la questione è necessario fare un salto indietro fino al 2010: l’anno in cui è stato emanato il decreto legge 78 dall’allora governo Berlusconi. Il decreto 78, infatti, è il provvedimento con il quale è stata disposta la cancellazione dell’utilità di 3 anni ai fini della progressione di carriera: il 2010, il 2011 e il 2012. Ciò ha comportato il differimento di 3 anni del termine di compimento dei cosiddetti gradoni. E cioè dei periodi di servizio al compimento dei quali si ha diritto ad un aumento di stipendio (circa 100 euro). Facciamo un esempio. Il contratto prevede incrementi stipendiali legati all’anzianità di servizio al compimento dei seguenti periodi: 8, 15, 21, 28 e 35 anni di servizio. L’entrata in vigore del decreto legge 78/2010 ha comportato uno slittamento in avanti di tre anni di tutti i relativi termini di compimento dei gradoni. Il primo è passato da 8 a 11 anni di servizio, il secondo da 15 a 18, il terzo da 21 a 24, il quarto da 28 a 31 e l’ultimo, da 35 a 38 anni di servizio. A seguito del pressing sindacale, l’allora ministro d ll’economia, Giulio Tremonti, diede l’ok a un decreto interministeriale (14 gennaio 2011) che ha consentito il ripristino dell’utilità del 2010. E quindi, il ritardo nella progressione di carriera si è ridotto da 3 a 2 anni, determinando i seguenti termini di compimento dei gradoni: 10, 17, 23, 30 e 37 anni di servizio.

Il 13 marzo 2013, poi, è stato sottoscritto un contratto ad hoc che, utilizzando parte delle risorse destinate allo straordinario (i fondi del cosiddetto miglioramento dell’offerta formativa), ha ripristinato l’utilità del 2011, determinando un’ulteriore diminuzione di un anno del ritardo nella maturazione dei gradoni. Così, per effetto di tale accordo, i termini di compimento dei gradoni sono passati a 9, 16, 22, 29 e 36 anni di servizio. Grazie al contratto del 2013, dunque, circa 80mila lavoratori avevano maturato i gradoni, sebbene in ritardo di un anno: una prima tranche con effetti nella busta paga di maggio 2013 e una seconda tranche con effetti nella busta paga di settembre.

Fermo restando che restava comunque da recuperare ancora il 2012. Per il quale è attualmente in corso una trattativa. Senonchè, il 25 ottobre scorso è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il dpr 122/2013, che cancella anche l’utilità del 2013, di fatto, ponendo nel nulla gli effetti del recupero del 2011. E proprio per effetto di questo provvedimento il mineconomia stava per riprendersi i soldi già versati ai lavoratori che avevano maturato il gradone nel 2013.

Poi, però, il governo ha fatto dietrofront. Perché, comunque, quando verrà stipulato il contratto per il ripristino del 2012, il ritardo nella maturazione dei gradoni ritornerà ad essere di un solo anno.

E quindi si ritornerà alla situazione precedente all’entrata in vigore del decreto 122, prima del ripristino del 2012. Insomma, con una mano il governo intende ridare ciò che ha tolto e con l’altra intende riprenderselo.

I prof europei scattano tutti

da ItaliaOggi

I prof europei scattano tutti

Giovanni Scancarello

Salari europei con carriera, ma anche con gli scatti di anzianità. La vicenda degli scatti, prima minacciati e poi garantiti, ha riaccesso il faro sulla struttura retributiva degli insegnanti italiani. I salari dei docenti europei sono costantemente monitorati dalla commissione europea. Va detto subito che, secondo la definizione della commissione, per salario lordo annuo va inteso l’importo dello stipendio pagato in un anno che comprende premi, aumenti e assegni, come quelli per il costo della vita, la tredicesima, le ferie, meno i contributi assistenziali e previdenziali versati dal datore di lavoro.

Tutti i paesi europei, oltre a fissare un salario di base minimo, prevedono una serie di incrementi salariali legati, per lo più, all’anzianità di servizio, agli straordinari e alle responsabilità supplementari.

I paesi, in base all’ultimo rapporto di Eurydice (School Heads’ Salaries and Allowances in Europe), si distinguono in base al numero di fattori che possono incidere sui salari degli insegnanti. La Polonia, per prima, e poiDanimarca, Grecia, Spagna, Francia, Paesi Bassi, Estonia, Lituania, Ungheria e Slovenia costituiscono il gruppo di paesi che, per la definizione della retribuzione degli insegnanti, tengono conto del maggior numero di fattori. L’Italia è uno dei Paesi caratterizzati dalla maggiore rigidità della progressione retributiva, sostenuta da tempi mediamente più lunghi per i docenti per passare dalla base alla cima della scala retributiva.

Quasi tutti i paesi utilizzano un sistema di scale salariali basate sull’anzianità di servizio, che determinano l’avanzamento di grado retributivo fino a raggiungere il salario massimo. In Italia un docente di scuola media prende 24846 euro a inizio e 37212 euro a fine carriera, in Finlandia sono 34235 e 44526 euro, in Germania 44823 euro e 59451, in Lussemburgo partiamo con 77897 euro e arriviamo a 135408.

Gli incrementi salariali legati all’anzianità di servizio non sono poi uguali in tutti i paesi.Possono aver luogo a intervalli fissi o variabili. In molti paesi, tali intervalli sono annuali, ma possono anche arrivare a sette anni come in Italia. Come avveniva prima del congelamento dei contratti dal 2008. Va ricordato come già nel lontano 1966 l’Unesco raccomandasse di abbreviare gli intervalli di tempo tra gli scatti di carriera, fino a farli diventare addirittura annuali e facendoli rientrare all’interno di un periodo più corto di 10 massimo 15 anni in almeno un terzo dei Paesi, gli insegnanti aspettano di ricevere un incremento tra il 17 e il 40% tra inizio e fine carriera, in un altro terzo l’incremento è tra il 60 e il 90%. I livelli retributivi massimi vedono raddoppiare i livelli iniziali in Irlanda, Cipro, Ungheria, Austria e Romania. Nella maggior parte dei Paesi europei ci vogliono mediamente dai 15 ai 35 anni di servizio per completare la salita. I più lenti in assoluto sono ungheresi, romeni e spagnoli che ci mettono dai 38 ai 40 anni. L’Italia segue con i suoi 34 anni. Danimarca, Estonia, Regno Unito (Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord) richiedono solo 12 anni per arrivare in cima alla scala.

Gli aggiustamenti salariali registrati tra il 2000 e il 2009, sostengono i ricercatori di Eurydice, consentono ai docenti europei di mantenere i livelli retributivi del 2000 o di superarli, ad eccezione di Francia e Grecia. In Italia, insieme alla comunità belga di lingua francese, Danimarca, Spagna, Austria, Portogallo, Slovenia, Finlandia, Svezia, Regno Unito, i docenti hanno ricevuto i salari che hanno mantenuto pressoché inalterato il loro potere d’acquisto rispetto al 2000. Sedici paesi europei hanno ridotto o congelato gli stipendi degli insegnanti in risposta alla crisi economica: Italia in compagnia di Irlanda, Grecia, Spagna, Portogallo e Slovenia. Nell’approfondimento dal titolo School Heads’ Salaries and Allowances in Europe, 2012/13, è possibile inoltre constatare come tra tutti i Paesi Eurozona gli stipendi degli insegnanti mantengano gli stessi livelli retributivi o li aumentino tra il 2000 e il 2002, l’Italia è l’unico Paese, insieme all’Austria, che li abbassa nel 2002, proprio in corrispondenza con l’introduzione dell’euro.

E ora il Mef passa all’attacco Nessuno sconto ai renziani

da ItaliaOggi

E ora il Mef passa all’attacco Nessuno sconto ai renziani

Franco Bastianini

É una polemica pesante quella insorta tra il responsabile scuola e welfare del Pd, Davide Faraone, e il ministero dell’economia e delle finanze sul ritardo che si starebbe registrando in merito all’assunzione degli oltre 4.400 insegnanti di sostegno stabilita dal ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza, come anticipo, per l’anno scolastico 2013/2014, del piano triennale di stabilizzazione.

Secondo il responsabile scuola del Pd il ritardo sarebbe dovuto «ad un eccesso di burocrazia e alla logica della calcolatrice, nella circostanza poste in essere dal ministero dell’economia, che non si sposano con le esigenze dei settori, peraltro già duramente colpiti, quali quelli della scuola e del sociale.

Il gioco delle tre carte deve finire», tuona Faraone, che chiede al Mef di firmare subito il decreto. Immediata e non meno pesante è stata la replica da parte del dicastero dell’economia, evidentemente deciso non fare sconti più a nessuno: il ritardo non è dovuto ad alcun blocco né ad un eccesso di burocrazia dell’Economia.

Il decreto previsto dal dl dell’istruzione, contenente la rideterminazione delle dotazioni organiche dei posti di sostegno, insieme alla richiesta di autorizzazione all’assunzione del primo nucleo di insegnanti, si legge in un comunicato dell’ufficio stampa del Mef, è stato inviato dal ministero dell’istruzione il 19 dicembre 2013. Lavorando anche nel periodo delle festività, la ragioneria generale dello stato ha fatto le verifiche necessarie e dato parere positivo. Nelle prossime ore, il decreto, controfirmato dal ministro Fabrizio Saccomanni, sarà restituito al Miur, mentre il parere favorevole all’assunzione verrà trasmesso, come prevede la legge, agli uffici del ministro per la pubblica amministrazione. Sarà il dipartimento della funzione pubblica, si sottolinea nel comunicato, che dovrà predisporre lo schema del decreto del Presidente della Repubblica necessario per il completamento dell’iter di assunzione.