Corsi universitari: decreto su requisiti minimi docenza

Corsi universitari, Giannini firma decreto su requisiti minimi docenza
Parametri alleggeriti per garantire adeguata offerta formativa

Anche i professori a contratto potranno rientrare nel calcolo del numero minimo di docenti necessario per mantenere un corso di laurea. E’ quanto prevede il decreto sui requisiti minimi di docenza firmato dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini.

La novità, che sarà in vigore fino all’anno accademico 2017/2018, punta al mantenimento dell’offerta formativa negli atenei in cui i limiti al turn over del personale previsti dalla normativa vigente rischiano di imporre lo stop ad alcuni corsi. A svantaggio degli studenti. Il ritorno al turn over al 100% è infatti  previsto nel 2018.

Il decreto alleggerisce i parametri attuali sia per le Università statali che per quelle non statali, riducendo in media del 30% il numero di docenti a tempo indeterminato indispensabili per tenere aperto un corso di laurea triennale e magistrale. Oggi il numero minimo di docenti necessari è 9 per i corsi di primo livello e 6 per quelli di secondo.

Il decreto non varia questo numero, ma prevede che fino a un terzo di questi posti possa essere assegnato a professori a contratto o a professori straordinari a tempo. Vale a dire, ad esempio, docenti ed esperti di chiara fama, studiosi e professionisti, anche stranieri. Fra i 5 e i 6 docenti sul totale di quelli minimi previsti potranno essere a ‘tempo’ anche nei corsi di laurea magistrale a ciclo unico di durata, rispettivamente, di 5 o 6 anni. Il decreto si applicherà unicamente ai corsi già accreditati al momento della sua pubblicazione.

Il metodo analogico

Il metodo analogico, ideato dal maestro Camillo Bortolato, è riuscito in pochi anni a rivoluzionare la didattica della matematica nella scuola primaria, aiutando più di 500.000 alunni ad avvicinarsi all’apprendimento in un modo nuovo, spontaneo, a misura di bambino.

Il Centro Studi Erickson organizza in tutto il territorio nazionale corsi di formazione sul metodo analogico, avvalendosi della collaborazione di una rete di formatori specializzati e di comprovata esperienza.

Vacanze, orario scolastico e “buoni insegnanti”

Vacanze, orario scolastico e “buoni insegnanti”

di Alessandro Basso

 

Entro a gamba tesa in merito alle considerazioni del ministro Poletti riguardo le troppe vacanze a scuola. Francamente non ci vedo nulla di così straordinario che un Ministro (del Lavoro) in un momento in cui di lavoro si deve assolutamente parlare, dica la propria riguardo ad un tema così delicato, che scatena sempre così forti levate di scudi da parte di molti e facili argomentazioni da parte dell’opinione pubblica.

E vero che, ad un certo punto dell’anno, capiti che chiunque in Italia esterni qualcosa che riguarda la scuola e lo faccia ovviamente o alla stampa o comunque in maniera tale da avere più un impatto mediatico che raggiungere una sostanza.

È assolutamente sotto gli occhi di tutti, però, che il periodo delle vacanze nel nostro Paese è molto lungo e sicuramente non sono le dichiarazioni a mezzo stampa che riusciranno a risolvere questa scelta strutturale così storicamente ancorata.

In seconda analisi, la levata di scudi che si solleva da parte della categoria non fa fare propriamente una bella figura, perché comunque, agli occhi del mondo dei fortunati che hanno un lavoro, il fatto che nella scuola ci siano così tanti mesi di inoperosità, mi riferisco soprattutto alle scuole del primo ciclo, non aiuta in termini di peso contrattuale.

Nel corso degli anni ci sono state un sacco di riforme della scuola, neanche una ha affrontato seriamente questo argomento, così come, allo stesso tempo, nessun governo ha dato vita ad una politica degli “spazi” all’interno delle nostre scuole perché, ovviamente, se dobbiamo pensare di fare stare i nostri alunni per più ore a scuola (come previsto, peraltro dalla “Buona Scuola”) dovremmo offrire loro degli spazi adeguati a questa permanenza. Spazi che si possono configurare anche come luoghi “accattivanti” nei quali i bambini /ragazzi possano trovarsi bene, quindi sicuramente estranei alla politica dei banchi e della lavagna magari ancora di ardesia, per dieci mesi all’anno, dieci ore al giorno. Ciò senza entrare nel merito di alcune considerazioni climatiche, che non permetterebbero così agevolmente di far rimanere a scuola gli alunni nel periodo estivo. Quello a cui si riferiva, però, verosimilmente il Ministro Poletti, lungi dall’ergermi a suo portavoce, risiede nel fatto che sono ancora poche le occasioni per i nostri ragazzi di uscita dall’ ambiente scolastico verso esperienze all’estero, piuttosto che lavorative, cosa che si verifica, invece, a livello strutturale, nei paesi dell’Unione Europea.

Ad avvallo di questa mia personale considerazione cito il maestro Camillo Bortolato, che recentemente è stato ospite presso la mia scuola per un incontro sulla didattica della matematica, il quale ha usato una splendida metafora riguardante il mondo dell’educazione. Ha figurato la vita scolastica di uno studente come una salita di una montagna, che gli alunni compiono a partire dall’ingresso a scuola: questa montagna da scalare comporta sicuramente una fatica che noi dovremmo tornare ad insegnare ai nostri giovani, perché le cose si raggiungono solamente attraverso la fatica o meglio dobbiamo perseguire “il bene dei nostri ragazzi e non soltanto volergli bene”.

Non è un caso che quando un ministro afferma cose di questo tipo susciti tanto clamore, basti ricordare l’omologo scomparso Padoa Schioppa, per l’introduzione della metafora (un po’ semplicistica, forse) dei bamboccioni.

La politica, però, dovrà anche fare in modo che i nostri ragazzi abbiano le occasioni per poterlo fare perché altrimenti ci fermiamo come sempre su considerazioni del tutto teoriche.

Non vedo così semplice l’allungamento dell’anno scolastico, mi sentirei di promuovere con forza tutte le esperienze di apprendimento informale e non formale che si possono svolgere durante l’anno scolastico e dopo l’anno scolastico, al fine di garantire a tutti gli studenti un percorso di crescita attivo e significativo.

Allo stesso modo, un tema molto simile è quello dell’aumento delle ore di lavoro per gli insegnanti, che io preferirei ribalterei, invece, come “riconoscimento e valorizzazione del lavoro degli insegnanti svolto dentro e al di fuori dell’aula”.

Ogni volta che si parla del lavoro degli insegnanti si pensa alle 18 ore che svolgono in classe, mentre studi autorevoli quantificano il lavoro di un insegnante, di un buon insegnante, attorno alle 36- 37 ore alla settimana.

Con altrettanta laicità, però, non dobbiamo nasconderci dietro un dito e non riconoscere che, a fronte di insegnanti che mandano avanti la scuola e che tutti i giorni si spendono nell’attività di progettazione per l’Istituto, per le proprie classi, nella correzione degli elaborati, nella preparazione delle lezioni, ce ne sono altrettanti che terminano il proprio servizio allo scattare della diciassettesima ora, cinquantanovesimo minuto cinquantanovesimo secondo (avendo espletato, anche egregiamente, il proprio operato formale)e godono di orari di lavoro che il mondo privato ancora non comprende e, sempre a mio avviso, non potrà mai comprendere.

Mentre scrivo, sono consapevole di scatenare una nutrita polemica per questa affermazione, contemporaneamente sento di doverlo fare a favore di tutti quegli insegnanti, in tutti gli istituti del nostro paese, che si adoperano tutti i giorni per far crescere il sistema scolastico e lo fanno in condizioni di lavoro non semplici, con uno scarso riconoscimento economico oltre ad un basso riconoscimento da parte dell’utenza. Questi insegnanti mandano avanti la scuola e accettano la sfida dell’innovazione tecnologica, che comporta maggiori tempi per la preparazione delle lezioni, per la predisposizione di ambienti di apprendimento digitali, per garantire un feedback immediato ai propri studenti rimanendo in touch nei pomeriggi.

I buoni insegnanti sono quelli che predispongono materiali utili all’apprendimento diversificato, che introducono nelle proprie elezioni materiali strutturati per gli alunni con disturbi dell’apprendimento, che rendono concreta la previsione normativa di materiali compensativi e dispensativi, quando si corre il rischio di trovaere molto più facile “dispensare” che “compensare”. Sono gli insegnanti che seguono l’autovalutazione nelle scuole, che si occupano dell’orientamento, che seguono gli alunni in difficoltà, che organizzano iniziative culturali con il territorio, che si adoperano per far sì che l’organizzazione della scuola sia perfetta e che la comunicazione, anche telematica, sia efficace ed efficiente. E tutto questo non può avvenire in 18 ore.

Terminando, auspico si parli, invece che di orario di lavoro, di questi insegnanti, per i quali mi auguro che il disegno di legge di prossima discussione possa riconoscere la loro bontà e, una volta tanto, il nostro apparato possa riconoscere che esistono e valgono.

Di fronte a una riforma di questo tipo, sarò personalmente in prima linea e loro, sono sicuro, saranno con me e chi ne beneficerà sarà un intero paese.

Scopri il tuo profilo di insegnante inclusivo

Scopri il tuo profilo di insegnante inclusivo

Quali sono i punti di forza della tua didattica inclusiva? E quelli di debolezza?

Questo questionario è uno strumento di autovalutazione, utile per riflettere sulle proprie metodologie e prassi didattiche, senza chiaramente nessuna volontà di valutare la qualità globale dell’insegnamento.

Compilandolo, potrai capire dove già stai agendo in ottica inclusiva e dove invece è possibile indirizzare maggiori approfondimenti, aggiornamento professionale e sviluppo di prassi didattiche efficaci, valorizzando i sette punti chiave della didattica inclusiva presentati nel volume BES a scuola.

Rispondi alle domande, pensando alla tua esperienza e alle metodologie didattiche adottate in classe.

Al termine verrà visualizzato il tuo profilo con un grafico a radar che indicherà la tua posizione rispetto alle dimensioni analizzate.

Per compilare il questionario sono necessari circa 10 minuti.

Il personale ATA grande assente nel ddl Buona Scuola

ISTRUZIONE – Il personale ATA grande assente nel ddl Buona Scuola, eppure ci sono 10mila posti liberi: il 10 aprile sciopero e manifestazione a Roma

 

Il ministro Giannini ha detto che per amministrativi, tecnici e ausiliari è previsto solo un normale turn over. Probabilmente amministrazione e Governo non hanno compreso la loro centralità per il funzionamento delle 8.400 scuole italiane: ma lo sanno che l’assenza di un collaboratore scolastico basta per sospendere l’attività didattica e chiudere l’istituto? Lo sanno che nella scuola dell’autonomia, gli Ata hanno assunto ruoli e competenze sempre più rilevanti per la funzionalità del servizio? Perché si fa finta di non sapere che a settembre in 5mila andranno in pensione e che oggi ci sono 7mila posti vacanti? È chiaro l’intento di proseguire l’opera di svilimento della categoria, che ha portato alla riduzione ai minimi termini di diritti e corrispettivi adeguati all’impegno profuso, alla sparizione di 47mila posti in tre anni e di altri 2mila con l’ultima Legge di Stabilità.

 

Marcello Pacifico (Anief-Confedir): la richiesta di messa in mora dell’Italia da parte della Commissione Europea è un dato oggettivo, di cui solo la nostra classe politica sembra non curarsi. Come se non ci fossero in ballo fino a 9 miliardi i risarcimenti da restituire a tutti i precari non stabilizzati. Per la salvaguardia dei diritti lesi e per il rispetto delle immissioni in ruolo su tutti i posti vacanti è ora di farsi sentire, altrimenti andrà sempre peggio.

 

Se le assunzioni del ddl Buona Scuola dovevano servire ad ottemperare alla sentenza della Corte Europea sul precariato scolastico, allora il piano del Governo fa acqua da tutte le parti. In particolare per il personale Ata, che nel disegno di legge e nella relazione tecnica viene ignorato. Si continua ad agire come se non esistesse. Come se negli 8.400 istituti questa categoria professionale non avesse assunto ruoli e competenze sempre più rilevanti. Come se le scuole potessero fare a meno del loro apporto professionale, quando in passato è stato dimostrato che in talune circostanze, come l’adesione allo sciopero, anche l’assenza di un collaboratore scolastico può bastare a sospendere l’attività didattica e a chiudere un istituto.

 

Il Governo, allineandosi con i passati Esecutivi, ha quindi mantenuto lo spirito “conservatore” dei precedenti, che agli Ata ha assegnato corrispettivi e indennità sempre più ridotte e inadeguate. Addirittura, siamo arrivati al punto che anche nell’anno del maxi piano di immissioni in ruolo, con 100mila assunzioni in ballo, al personale non docente della scuola non venga assegnato nemmeno un posto. Eppure nella scuola, oggi vi sono oltre 10mila posti liberi da assegnare a supplenti amministrativi, tecnici e ausiliari a tempo indeterminato, al netto dei 2.020 che la Legge di Stabilità approvata a fine 2014 cancellerà con l’avvio del prossimo anno scolastico: 5mila derivano dai prossimi pensionamenti e 7mila sono le supplenze annuali conferite nell’anno in corso su posti vacanti.

 

Non si comprende, allora, perché il Governo debba continuare a mantenere nello stato di precarietà così tanto personale. A confermare che non dobbiamo aspettarci nulla di nuovo dalle modifiche parlamentari al disegno di legge, è stato anche il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, che poche ore fa, parlando in VII Commissione Cultura al Senato, ha detto che “dal 2015 ci saranno per il personale ATA assunzioni regolari secondo le regole delle graduatorie. Quindi, commenta la rivista ‘Orizzonte Scuola’ – seguendo il normale turn over, deludendo quanti attendevano un piano straordinario, come quello pensato per i docenti”.

 

Eppure quel piano straordinario di assunzioni andava assolutamente approvato. Ma non per effetto di una strategia politica da adottare a tutti i costi. Siamo infatti di fronte ad una chiara indicazione della Commissione europea, la quale proprio sul personale Ata ha aperto, con l’invio di una lettera di messa in mora il 14 marzo 2011, una procedura di infrazione (la 2010/2124) nei confronti dell’Italia per il non corretto recepimento della direttiva 1999/70/CE relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato.

 

In particolare, la Commissione ritiene che la prassi di impiegare personale ausiliario tecnico amministrativo nella scuola pubblica per mezzo di una successione di contratti a tempo determinato, senza misure atte a prevenirne l’abuso, non ottempera gli obblighi della clausola 5 dell’Accordo quadro allegato alla direttiva 1999/70/CE. Il 24 maggio 2011, il Governo italiano ha trasmesso alla Commissione europea delle note di risposta predisposte dalle Amministrazioni interessate, nelle quali si comunicava che al fine di fornire riscontro alle censure formulate dalla Commissione europea è stato predisposto un nuovo quadro legislativo, attraverso due interventi normativi specifici inseriti nel Decreto legge n. 70 del 2011: l’art. 9, comma 8 relativo ad una deroga all’applicazione della direttiva 1999/70/CE per i contratti a tempo determinato nella scuola; l’art. 9, comma 17 recante attuazione del piano triennale di assunzioni a tempo indeterminato di personale docente, educativo ed ATA per ridurre il fenomeno del precariato.

 

“Sappiamo bene – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e candidato al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione – che la richiesta di messa in mora è un campanello d’allarme non indifferente. Eppure, la nostra classe politica sembra non curarsene. Come se non ammontassero fino a 9 miliardi i risarcimenti da restituire a tutti i precari, docenti compresi, a fronte dei 20 milioni stanziati nel ddl Buona Scuola, utili appena a compensare primi i vincitori del ricorso Anief. Perché, ci insegna la sentenza della stessa Commissione di Giustizia europea del 26 novembre scorso, il problema non è più circoscritto al solo personale ausiliario tecnico-amministrativo, bensì a tutti i dipendenti della scuola”.

 

Tutti, docenti e Ata, continuano a percepire stipendi bloccati dal 2009, privi anche di quell’indennità di vacanza contrattuale, addirittura fino al 2018, che gli avrebbe permesso almeno di evitare che finissero sotto l’inflazione di quattro punti percentuali. Per non parlare dei concorsi ancora bloccati e della permanenza dell’odiosa, oltre che illegittima, trattenuta del 2,5% sul TFR, dell’estensione dei contratti dal 30 giugno al 31 agosto, del pagamento degli scatti di anzianità a partire dal terzo anno di servizio, della stabilizzazione dopo 36 mesi di servizio con relativi risarcimenti.

 

Ecco perché, dopo il successo dello sciopero del personale precario docenti, svolto martedì 17 marzo, con un quinto delle adesioni all’iniziativa sul totale di supplenti annuali, l’Anief ha deciso di chiedere profonde modifiche al ddl, presto all’esame del Parlamento: per convincerli della centralità del loro ruolo nella scuola, il 10 aprile prossimo, il giovane sindacato ha in programma lo sciopero del personale ATA precario. Con manifestazione a Roma.

 

Tutto il personale, Ata, come quello docente, interessato a ricorre può collegarsi sul sito internet Anief e cliccare sul menù ISCRIZIONE AI RICORSI, da dove potrà ricevere indicazioni e scaricare i modelli appositi.

Altri 150.000 posti per assunzioni

La Buona Scuola: Anief trova altri 150.000 posti per assunzioni e presenta la sua riforma

 

Il sindacato apre una consultazione online per nuove proposte. Scrivi entro 31 marzo a iocambioconanief@anief.net Risolto il problema del precariato, rafforzata la governance collegiale della scuola e la RSU, ripristinato maestro sui moduli, lingua inglese e infanzia a 50 ore, aumento organici sostegno 30%, no a chiamata diretta, obbligo formativo a 18 anni, semi-esonero per staff DS, mantenimento Gae per supplenze 30.6 e inserimento di tutti gli abilitati, parità per precari e neo-assunti, mobilità con anno di prova, assunzioni anche per ATA, educatori e docenti di religione, opzione di scelta tra materie.

 

Marcello Pacifico (Presidente Anief): “Arricchiremo gli emendamenti da presentare in Parlamento durante le audizioni, dopo un’attenta valutazione dell’impatto sul Disegno di legge recante “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione con delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”, e sulla bozza Anief già elaborata delle ulteriori proposte scaturite dalla consultazione on line”.

 

#iocambiolascuola con Anief non è solo un hashtag, ma la ferma decisione di cambiare il testo della riforma del Governo con il contributo di chi lavora nella scuola, per non lasciare l’ultima parola come al solito ai tribunali.

 

Le 100.000 immissioni in ruolo non bastano per svuotare le Gae e le Gm né tengono conto dei precari inseriti nelle graduatorie di istituto. Penalizzate le assunzioni su infanzia e primaria nonostante negli ultimi anni sia stato ridotto il tempo scuola su questo segmento con ripercussioni sui risultati di apprendimento dei nostri studenti. Ecco perché vogliamo ritornare al 1990, alla riforma che ci aveva portato in vetta alle classifiche mondiali.

 

Anche sul sostegno sarebbe antiquato difendere un organico non tarato sul numero degli alunni. E che dire dell’obbligo formativo previsto già nel 1999 e poi cancellato? Sono scelte che, di certo, necessitano di organici ulteriori che abbiamo stimato in oltre 150.000 unità, e il bello è che i titolari ci sono tutti, perché la metà di essi è chiamato in supplenza fino al termine delle attività didattiche dalle graduatorie d’istituto ogni anno.

 

L’introduzione dell’organico funzionale non può portare a una deriva clientelare della gestione della scuola pubblica quando la scuola autonoma necessita della partecipazione di tutte le sue componenti. È la condivisione delle responsabilità che permette di ottenere risultati, tanto più che la figura del vicario, per ragioni economiche, nell’ultimo quinquennio è stata svilita.

 

Bisogna tutelare la carriere di precari e neo-assunti, e continuare a utilizzare le graduatorie che valutano titoli ed esperienza nell’assegnazione delle supplenze lunghe ricoperte su titolare assente, senza impedire il diritto alla mobilità per esigenze di famiglia o professionale per chi è di ruolo.

 

Questa è la buona scuola per Anief. Se hai altre idee, scrivici subito entro il 31 marzo a iocambioconanief@anief.net, noi siamo al fianco di chi lavora nella scuola, per cambiarla e fare crescere il Paese.

 

Scarica il testo del DDL

 

Scarica la relazione tecnica del DDL

 

Motivazioni degli emendamenti

 

Un primo gruppo di emendamenti, preso atto del ruolo potenziato del dirigente scolastico, intende garantire il rispetto della libertà d’insegnamento e della funzione docente presidiati dall’articolo 33, primo comma della Costituzione, delle libertà sindacali tutelate dall’articolo 39 della Costituzione, e degli Organi Collegiali per la piena realizzazione della scuola dell’autonomia. Si passa dalla solitaria leadership a una governance condivisa, come era stata pensata quindici anni fa, in termine di programmazione dell’ampliamento dell’offerta formativa (adozione piano triennale) e valorizzazione del personale (art. 2, cc. 1, 2, 9, 13; art. 3, c. 2) attraverso anche passaggi contrattuali nazionali e d’istituto (art. 7, c. 5; art. 11, c. 2; art. 21, c. 2, lettera b, punto 2) che valorizzino, comunque, i membri dello staff del Dirigente scolastico, da lui scelti, con compensi definiti e semi-esoneri in organico funzionale.

 

Conseguentemente, è eliminata la chiamata diretta del Dirigente scolastico del personale dagli albi regionali per la costituzione dell’organico funzionale o di personale esterno alla scuola (art. 2, cc. 11, 13; art. 7, cc. 2-4, 6), con il mantenimento dell’attuale suddivisione della pianta organica (organico di diritto ampliato preso da Gae e Gm + organico funzionale ampliato della scuola preso da AR [albi regionali] secondo i punteggi di provenienza delle graduatorie).

 

Considerato che un decimo dell’organico per il funzionamento della scuola autonoma è assegnato con contratti fino al termine delle attività didattiche (30 giugno) su posti che non sono stati inseriti nel piano triennale di ampliamento dell’offerta formativa – motivo della sentenza della Corte europea e dell’attuale piano straordinario di assunzioni – sono salvaguardate le graduatorie di merito degli idonei dei concorsi non esaurite, le graduatorie ad esaurimento nella cui fascia aggiuntiva è inserito tutto il personale abilitato escluso, e le graduatorie d’istituto per l’attribuzione di incarichi su posto non vacante (supplenze al 30 giugno senza titolari in organico di diritto) e per le supplenze brevi superiori a dieci giorni (art. 8, cc. 2, 10-11).

 

Nel rispetto dei diritti acquisiti e sotto riserva di norme di legge sottoposte al vaglio della Consulta, sono assunti tutti gli idonei dei concorsi oltre ai vincitori, anche iscritti con riserva nelle Gae e i docenti già di ruolo, nonché è eliminato l’obbligo di scelta di un posto rispetto alla possibilità di più scelte (sostegno e superiori), senza penalizzare, con la cancellazione, chi rifiuta un posto, magari su albo regionale diverso dalla graduatorie scelta (art. 8, cc. 2, 4-5, 7, 9, 12).

 

È incrementato l’organico di diritto del 30% su posti di sostegno in base alle certificazioni e alle diagnosi funzionali attualmente in possesso delle istituzioni scolastiche (art. 2, c. 8; art. 6, c. 5; art. 21, c. 2, lettera e, punto 7). L’attuale legge 128/2013 è superata perché si limita a ridefinire l’organico complessivo di diritto a quello attivato nell’a.s. 2006/2007 quando gli alunni con handicap certificato iscritto nelle nostre scuole erano 180.000 a fronte dei 240.000 registrati nel corrente anno scolastico.

 

È esteso il piano di assunzioni su posti vacanti al personale docente di religione, educativo, assistente tecnico e amministrativo, collaboratore scolastico (art. 8, c. 1; art. 23, c. 1), vista l’apertura di una precisa procedura d’infrazione (2124) da parte della Commissione europea già nel 2010.

 

Per garantire i livelli di performance dei bambini secondo i rapporti Pirls registrati in questi dieci anni (eravamo terzi nel 2006, oggi siamo al 34° posto), si propone o di anticipare l’obbligo scolastico a cinque anni con classi ponte tra docenti dell’infanzia e della primaria (art. 2, c. 3, lettera i; art. 21, c. 2, lettera i, punto 1.1 e 6), o di elevare a 50 ore il percorso dell’infanzia, ripristinando il maestro prevalente su moduli nella primaria e la presenza del docente specialista di lingua inglese (art. 2, cc.- 14-15; art. 21, c. 2, lettera i, punto 1.1). Dal maggiore fabbisogno di personale (art. 8, cc. 1, 12), ancora in servizio nel 2008, si provvede alla chiamata di tutto il personale escluso dall’attuale piano di assunzioni (37.000 docenti delle Gae e migliaia presenti nella seconda fascia delle graduatorie d’istituto che transiteranno nella fascia aggiuntiva).

 

Sempre in riferimento all’analisi dell’organico di diritto, nel rispetto di una sentenza della Consulta (147/12) si determina l’autonomia scolastica ai sensi della normativa vigente (DPR 233/98) con il recupero di 2.000 dirigenze e scuole autonome (art. 6, c. 2; art. 21, c. 2, lettera i, punto 5). Mentre per combattere la dispersione scolastica si ripristina l’obbligo formativo al 18 anno di età come previsto già nel 1999, in maniera tale da combattere il fenomeno dei 700.000 NEET (tra i 15 e i 25 anni) nello spirito della riforma che vuole la scuola al centro del territorio e dell’educazione permanente, con un ampliamento dell’organico che deve essere rideterminato dal MEF (art. 2, c. 3, lettera i; art. 2, c. 14; art. 7, c. 4).

 

Al fine di garantire il piano straordinario di immissioni in ruolo con l’individuazione da parte delle scuole autonome del fabbisogno di organico, l’autorizzazione da parte di Uffici Scolastici Regionali e MIUR è rimodulata con tempi certi e viene definito un calendario delle operazioni (art. 2, cc. 5-6; art. 8, c. 1).

 

È ribadita la necessità di un’intesa tra MIUR, Provincia autonoma di Trento e Intendenza scolastica di Bolzano per l’attuazione della riforma in tali territori (art. 6, c. 7).

 

Dopo la sentenza del TAR, in vista delle prossime elezioni del 28 aprile del Consiglio Superiore della Pubblica istruzione, è riportata a regime la consultazione dell’organo deputato per l’adozione dei provvedimenti sulla riforma (art. 5, c. 3, lettera f; art. 6, c. 2; art. 21, c. 3; art. 22, c. 1).

 

Si specifica l’importanza dello sviluppo del pensiero critico e dell’approfondimento disciplinare delle altre lingue straniere, storia, filosofia, diritto comunitario e dello studio del patrimonio culturale (art. 2, c. 3, lettere a, d, e), e la necessità di finanziare le scuole in base al numero degli alunni e al piano triennale adottato (art. 2, c. 7).

 

Nel rispetto del diritto comunitario e nazionale e in vista del piano straordinario di assunzioni, anche in province diverse da quelle scelte e in organico funzionale, si autorizza la mobilità del personale di ruolo fin dall’anno di prova (art. 8, c. 13), indipendentemente dal ruolo assunto (art. 21, c. 2, lettera e, punto 2).

 

Nel rispetto della sentenza Mascolo della Corte di giustizia europea del 26 novembre 2014 che ha dato origine al piano di assunzioni straordinario, per evitare nuovo contenzioso e cessare quello esistente, si prevede di assumere su tutti i posti vacanti e disponibili dopo 36 mesi di supplenze, di risarcire nei prossimi anni in base ai contenziosi attivati incrementando il fondo specifico (art. 12, cc. 1-2), di far partecipare i precari al concorso per dirigente scolastico con cinque anni di servizio (art. 21, c. 2, lettera d, punto 1), di garantire la parità di trattamento negata dal CCNL tra personale a tempo determinato e indeterminato ai fini giuridici ed economici (art. 8, c. 15; art. 21, c. 2, lettera n, punto 2), nonché di garantire il principio della parità retributiva per i neo-assunti con il ripristino del primo gradino stipendiale, considerata la copertura finanziaria delle assunzioni prevista dalla legge 190/2014 (art. 8, c. 14).

 

Tra le norme di coordinamento (art. 17, c. 1), si propone di eliminare l’intento che potrebbe apparire persecutorio e lesivo della libertà di insegnamento sulla valutazione dell’anno di prova (art. 9, c. 4), mentre per la formazione del personale si ritiene necessario consentire la partecipazione a eventi musicali, anche all’estero, nonché la consultazione degli enti accreditati per la formazione del Miur ai fini di un maggior raccordo con le iniziative da porre in essere (art. 10, cc. 1 e 3).

 

Infine, si propone di sanare il contenzioso attivo nei concorsi per dirigenti scolastici banditi negli ultimi dieci anni, consentendo la partecipazione a tutti i ricorrenti al corso-concorso di formazione (art. 21, c. 2, lettera d, punto 4).

 

La copertura finanziaria per un terzo dei posti incrementati in organico (50.000) è prevista già dalla relazione tecnica bollinata alla legge di stabilità, quando originariamente era stato previsto un piano di 150.000 assunzioni. La copertura per altri 20.000/30.000 posti deriva dai risparmi per le supplenze inferiori a dieci giorni affidate al personale assunto in organico funzionale non conteggiati dall’attuale disegno di legge ma presenti nel documento governativo “La Buona scuola” del 3 settembre 2014. Gli altri 60.000/70.000 posti sono conteggiati a regime per i nuovi concorsi e necessiteranno di una specifica copertura finanziaria – che può non essere prevista in questo passaggio legislativo – non appena banditi.

 

 

Emendamenti

 

All’articolo 2

  • al comma 1, dopo le parole “sistema scolastico pubblico”, inserire il seguente testo: “e la libertà di insegnamento, il rispetto degli organi collegiali e delle relazioni sindacali con i rappresentanti dei lavoratori”
  • al comma 2, sostituire le parole “le istituzioni scolastiche effettuano le proprie scelte”, con il seguente testo: “le diverse componenti delle istituzioni scolastiche effettuano le proprie scelte in autonomia, ciascuna per la specifica professionalità e in seno agli organi collegiali deputati,”
  • al comma 3:
  • alla lettera a), alla fine del periodo, inserire il seguente testo: “nonché ad altre lingue anche scelte dagli studenti e/o dalle famiglie;”
  • alla lettera d), alla fine del periodo, inserire il seguente testo: “con particolare attenzione allo studio della costituzione italiana, della normativa comunitaria all’interno del contesto geo-politico globale;”
  • alla lettera e), alla fine del periodo, inserire il seguente testo: “, della tutela e della promozione del relativo patrimonio, nonché potenziamento delle conoscenze storiche e filosofiche, e sviluppo dello spirito critico;”
  • alla lettera i), alla fine del periodo, inserire il seguente testo: “anche attraverso l’innalzamento dell’obbligo formativo fino al diciottesimo anno d’età e l’anticipo di un anno dell’inizio della scuola dell’obbligo attraverso l’introduzione di classi ponte tra la scuola dell’infanzia e primaria con la compresenza dei docenti di entrambi gli ordini;”
  • alla lettera i), alla fine del periodo, inserire il seguente testo: “anche attraverso l’innalzamento dell’obbligo formativo fino al diciottesimo anno d’età, in percorsi di alternanza scuola-lavoro;”
  • al comma 5, alla fine del periodo, inserire il seguente testo: “entro il 15 dicembre”
  • al comma 6, dopo la parola “comunicato”, inserire le seguenti parole: “, entro il 15 gennaio,”
  • al comma 7, alla fine del periodo, inserire il seguente testo: “in base al numero degli studenti e ai Piani triennali di cui ai commi precedenti.”
  • al comma 8, alla lettera a), dopo la parola “disabilità,” inserire il seguente testo: “delle diagnosi funzionali e delle certificazioni presentate,”
  • al comma 9, sostituire le parole “sentito il collegio dei docenti e il consiglio di istituto,” con le seguenti: “redatto di concerto con il Collegio dei docenti e sentito il Consiglio di istituto,”
  • al comma 11, sostituire le parole “scelgono il personale”, con le seguenti: “propongono l’incarico di docenza al personale”
  • al comma 13:
  • sostituire le parole “individua i docenti”, con le seguenti: “individua i posti”
  • sostituire la parola “scegliendoli” con la seguente: “nominandoli”
  • sostituire le parole “sentiti il collegio dei docenti e il consiglio di istituto,” con il seguente testo: “di concerto con il Collegio dei docenti e sentito il Consiglio di istituto, entro il 30 giugno.”
  • al comma 14:
  • sopprimere le parole: “nell’ambito delle risorse finanziarie o di organico disponibile,
  • sostituire le parole “ovvero mediante il ricorso alla fornitura di appositi servizi”, con il seguente testo: “attraverso anche l’utilizzo dell’organico come scaturito dal Piano triennale di cui ai commi precedenti. Conseguentemente è abrogato l’articolo 10, comma 5 del Decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81.”
  • al comma 15, alla fine del periodo, inserire il seguente testo: “Conseguentemente è abrogato a decorrere dall’anno scolastico 2015/2016, l’articolo 4 della legge n. 168 del 30 ottobre 2008 e ripristinato nel Piano triennale per la scuola primaria il ruolo del docente prevalente su moduli ai sensi della legislazione previgente.”

All’articolo 3

  • al comma 2, dopo le parole “dirigente scolastico”, inserire le seguenti: “, di concerto con il Collegio docenti e sentito il Consiglio di Istituto,”

 

All’articolo 5

  • al comma 3, lettera f), dopo le parole “Conferenza Stato-Regioni”, inserire il seguente testo: “e il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione,”

 

All’articolo 6

  • al comma 2:
  • sostituire la parola “sentita”, con le seguenti: “sentiti il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e”
  • alla fine del periodo, inserire il seguente testo: “nonché di scuole collocate nelle carceri, nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche contraddistinte da specificità etniche o linguistiche o ancora nelle province il cui territorio è per almeno un terzo montano, in cui le condizioni di viabilità statale e provinciale siano disagevoli e in cui vi sia dispersione e rarefazione di insediamenti abitativi.”
  • sostituire il comma 5 con il seguente: L’organico dei posti di sostegno è determinato nei posti complessivamente attivati in organico di fatto e di diritto nell’a. s. 2015/2016, e incrementato per gli anni successivi fino a coprire il rapporto uno a due tra alunni e docenti secondo le nuove certificazioni e iscrizioni registrate, ferma restando la possibilità di istituire posti in deroga ai sensi dell’articolo 35, comma 7, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e dell’articolo 1, comma 605, lettera b), della legge 27 dicembre 2006, n. 296. Conseguentemente è abrogato il limite previsto dall’articolo 15, commi 2 e 2-bis, della legge 8 novembre 2013, n. 128.
  • al comma 7, alla fine del periodo, inserire le seguenti parole: “previa intesa con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.”

 

All’articolo 7

  • al comma 2, sostituire le parole “nonché al personale docente di ruolo già in servizio presso altra istituzione scolastica”, con il seguente testo: “con riguardo al punteggio di ciascuno nell’albo in cui è collocato. Per il personale a tempo determinato su posti non vacanti, laddove esistono esigenze sostitutive, si attinge per scorrimento dalle Graduatorie ad esaurimento di cui alle legge 26 dicembre 2006 n. 296, entro il 31 agosto di ogni anno, e dalle Graduatorie di Istituto di cui al Decreto del Ministro della Pubblica istruzione 13 giugno 2007, n. 131, durante l’anno scolastico in corso.”
  • sopprimere il comma 3.
  • al comma 4:
  • dopo la parola “posto”, inserire il seguente testo: “In ciascun albo territoriale, gli aventi diritto sono inseriti secondo ordine di punteggio con riferimento alla collocazione nelle graduatorie di provenienza.”
  • dopo le parole “popolazione scolastica”, inserire il seguente testo: “in nessun caso tale ampiezza potrà essere maggiore di quella già adottata come criterio per la delimitazione dei distretti scolastici.”
  • Sopprimere le parole da “e di proposta dell’incarico” fino “al presente comma.
  • al comma 5, alla fine del periodo, inserire il seguente testo: “I docenti così designati sono collocati in organico funzionale, esonerati per metà dal servizio di insegnamento con un’indennità da determinare in sede di contrattazione collettiva nazionale attraverso il fondo da attribuire ai sensi dell’articolo 11”.

 

All’articolo 8

  • al comma 1:
  • sostituire le parole “31 maggio” con le seguenti; “30 giugno”
  • sostituire le parole “solo presso” con le seguenti; “presso la scuola dell’infanzia,”
  • alla fine del periodo, inserire il seguente testo: “Il piano di assunzione è effettuato anche su tutti i posti vacanti di personale docente di religione, educativo, assistente tecnico, amministrativo e collaboratore scolastico al 30 giugno 2015, al netto delle domande di quiescenza già inoltrate dal personale.”
  • al comma 2:
  • alla lettera a), dopo la parola “vincitori”, inserire le parole; “e gli idonei”
  • alla lettera a), alla fine del periodo, inserire il seguente testo: “e nelle graduatorie di merito dei concorsi precedenti ancora vigenti”
  • alla lettera b), alla fine del periodo, inserire il seguente testo: “Ai fini della realizzazione del piano di assunzione di cui al comma 1, sono inseriti a pieno titolo nella fascia aggiuntiva delle suddette graduatorie ad esaurimento i docenti in possesso di abilitazione conseguita entro il 30 giugno 2015 o che sono risultati idonei ai concorsi di cui al comma precedente, e con riserva i docenti che sono iscritti a un corso universitario che rilascia un titolo abilitante con Decreto del ministro dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca da emanarsi entro dieci giorni dall’approvazione della legge”.
  • alla lettera b), alla fine del periodo, inserire il seguente testo: “In considerazione del piano straordinario di assunzione di cui al comma 1, nella fascia aggiuntiva prevista dall’articolo 14, comma 2-ter della legge 24 febbraio 2014 di conversione del decreto legge n. 216 del 29 dicembre 2011, sono inseriti i docenti in possesso di abilitazione, conseguita, anche, presso i corsi universitari attivati ai sensi del decreto ministeriale del 10 settembre 2010 n. 249 e successive modificazioni, nonché le Facoltà di Scienze della Formazione primaria negli anni accademici 2012-2015, con decreto del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca da emanarsi entro il 30 giugno 2015. Nello stesso decreto è disposto l’inserimento con riserva del personale docente che ha diritto alla frequenza di uno dei corsi universitari abilitanti attivati ai sensi della normativa vigente.”
  • al comma 4, alle lettere a) e c) dopo la parola “vincitori”, inserire le parole: “e idonei”.
  • al comma 5, sopprimere le parole da “e sono assunti” fino a “all’assunzione”.
  • sopprimere il comma 6.
  • al comma 7, sostituire le parole da “In caso” fino “articolo 2”, con il seguente testo: “In caso di non accettazione della proposta, l’avente diritto riceve ancora un massimo di altre quattro proposte, e nel caso di mancata accettazione decade dal diritto in ordine al piano assunzionale straordinario. In ogni fase di cui al comma 4 delle assegnazioni, la disponibilità dei posti è potenziata con quelli ai quali gli aventi diritto hanno rinunciato.”
  • sopprimere il comma 9.
  • sopprimere il comma 10.
  • sopprimere il comma 11.
  • al comma 12:
  • sopprimere le parole “personale docente della scuola dell’infanzia e
  • dopo la parola “educativo”, inserire il seguente testo: “laddove esaurite le graduatorie di cui all’articolo 1, comma 605, lettera c) della legge 27 dicembre 2006, n. 196,”
  • inserire i seguenti commi:
  • 13. All’articolo 14, comma 10-bis della legge n. 128 dell’8 novembre 2013, di modifica del primo periodo del comma 3 dell’articolo 399 del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni, le parole “dopo tre anni di effettivo servizio nella provincia di titolarità” sono sostituite con “già durante l’anno di prova”.

– 14. Al personale neo-assunto non si applica in tema di progressione di carriera il CCNL sottoscritto il 4 agosto 2011, considerato la copertura finanziaria prevista dal comma 4, dell’articolo 1 della legge 23 dicembre 2014 n. 190.

– 15. Il personale a tempo determinato gode dello stesso trattamento giuridico ed economico del personale a tempo indeterminato.

 

All’articolo 9

  • al comma 4, sopprimere le parole “anche prevedendo verifiche e ispezioni in classe

 

All’articolo 10

  • al comma 1:
  • dopo la parola “cinematografiche”, aggiungere la parola: “e musicali”
  • dopo la parola “culturali”, aggiungere le parole: “anche all’estero”
  • al comma 3, alla fine del periodo, aggiungere il seguente testo: “e le associazioni professionali accreditate”

 

All’articolo 11

  • al comma 2, dopo le parole “Consiglio d’Istituto”, inserire il seguente testo: “di concerto con il Collegio docenti, a seguito di contrattazione d’Istituto attivata con le RSU, ad eccezione del compenso da corrispondere al personale di cui all’articolo 7, comma 5,”

 

All’articolo 12

  • al comma 1, alla fine del periodo, inserire il seguente testo: “In caso di superamento, il contratto è convertito a tempo indeterminato con l’immediata immissione in ruolo del personale oggetto della proposta di assunzione. A tal fine del periodo, i dirigenti scolastici entro 30 giorni dall’approvazione della legge comunicano alla Direzione generale del personale il numero dei posti in organico di fatto e di diritto assegnati su posti vacanti e l’elenco dei destinatari al fine del periodo dell’individuazione dell’avente diritto dopo l’approvazione del decreto legislativo 6 settembre 2001 n. 368.”
  • al comma 2
  • sostituire la parola “10”, con la parola: “100”

  • aggiungere alla fine del periodo: “e successivi”

 

All’articolo 17

  • al comma 1, sostituire le parole “del primo ciclo di istruzione”, con le parole: “della scuola primaria”

 

All’articolo 21

  • al comma 2, apportare le modifiche alle seguenti lettere:
  1. alla lettera b:
  • al punto 2, sopprimere le parole “nella scelta e nella valorizzazione del merito del personale docente nonché
  • inserire il seguente punto: 5) Il rispetto dei criteri per l’assegnazione dell’autonomia scolastica previsti dal Decreto del Presidente della Repubblica 18 giugno 1998, n. 233.
  1. alla lettera d):
  • al punto 1, alla fine del periodo, inserire il seguente testo: “, consentendo la partecipazione anche a docenti a tempo determinato con cinque anni di servizio”
  • inserire il seguente punto: 4) l’istituzione di corsi-concorsi di formazione per l’accesso ai ruoli di dirigente per il personale che ha attivo un contenzioso in corso avverso i bandi delle precedenti procedure concorsuali.
  • alla lettera e):
  • al punto 2, alla fine del periodo, inserire il seguente testo: “nel rispetto del diritto alla mobilità e alla famiglia del lavoratore
  • inserire il seguente punto: 7) l’adeguamento dell’organico di sostegno, garantendo annualmente il rapporto uno a due a livello provinciale.
  1. alla lettera i):
  • sostituire la parola “sei”, con la parola “cinque”
  • al punto 1.1, alla fine del periodo, inserire il seguente testo: “il cui ultimo anno, con accesso all’età di 5 anni, è inquadrato nell’obbligo scolastico, in classi ponte con la compresenza di docenti della scuola dell’infanzia e della primaria”
  • al punto 1.1, alla fine del periodo, inserire il seguente testo: “con l’estensione dell’orario di funzionamento a 50 ore per tutte le scuole autonome, in deroga a quanto previsto dall’articolo 5, comma 2 del Decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 89. Conseguentemente è garantita la compresenza di un docente per un numero complessivo di 10 ore per classe”.
  • al punto 1.3, alla fine del periodo, inserire il seguente testo: “, da adeguare al nuovo percorso dell’obbligo scolastico”
  • al punto 6, sostituire la parola “6” con la parola “5”
  1. alla lettera n):
  • al punto 2, alla fine del periodo, inserire il seguente testo: “nel rispetto della parità di trattamento tra personale a tempo determinato e indeterminato”
  • al comma 3, dopo la parola “281”, inserire il seguente testo “, e del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione,”

 

All’articolo 22

  • sopprimere il comma 1

 

All’articolo 23

  • al comma 1, prima della parola “commi”, inserire la seguente “7,”
  • sostituire le parole “la parola docente è soppressa”, con le parole “è soppresso.

Sulla mancata celebrazione della Giornata Europea dei Genitori della Scuola

COMUNICATO STAMPA DEL PRESIDENTE NAZIONALE DELL’A.Ge. FABRIZIO AZZOLINI

Il Presidente Nazionale dell’A.Ge. Fabrizio Azzolini, in riferimento all’articolo apparso su alcuni organi di informazione: Orizzonte Scuola e La Tecnica della Scuola, a firma di Rita Manzani  Di Goro associata A.Ge., avente quale contenuto la mancata celebrazione della Giornata Europea dei Genitori della Scuola, esprime tutto il proprio disappunto per le dichiarazioni espresse negli articoli in merito alla colpevolezza del MIUR le quali costituiscono illazioni censurabili ed arbitrarie dalle quali il Presidente Nazionale si dissocia.

Azzolini chiarisce che la socia Rita Manzani Di Goro non ha alcuna titolarità dell’azione politica dell’A.Ge., né rappresentatività nei confronti delle Istituzioni e che la stessa ha espresso dichiarazioni che sono il risultato di valutazioni soggettive e personali su fatti di cui non è a conoscenza. Continua  Azzolini, la Di Goro non è nuova a questo tipo di atteggiamenti volti a mettere in difficoltà le persone che, con grande senso di responsabilità, si impegnano per far crescere l’Associazione. Lo scrivente informa che, in qualità di coordinatore del Fo.N.A.G.S., la Giornata Europea dei Genitori della Scuola, è impegnato nell’organizzazione insieme all’Ufficio III del MIUR; perciò sarebbe stata sufficiente una telefonata al Presidente, da parte della Di Goro, per ottenere una risposta chiara, semplice ed esaustiva in ordine alle ragioni per le quali l’evento è stato rinviato per ben due volte, a causa delle note avversità climatiche che ne hanno impedito lo svolgimento, rimandando l’iniziativa a miglior data. Forse la sig.ra Manzani Di Goro non è al corrente o non ricorda che in quei giorni sono state chiuse le scuole, cancellati voli e tratte ferroviarie, diramati comunicati da parte della protezione civile, volti a dissuadere le persone dal mettersi in viaggio. È disarmante osservare, continua Azzolini, come la semplicità delle situazioni debbano essere rese complesse, per scopi ostativi dell’azione di quanti, con onestà intellettuale, lavorano per l’Associazione.

Pertanto Azzolini, stigmatizza il comportamento di chiunque utilizzi nome e logo dell’A.Ge. per fare valutazioni personali e di merito sulla politica nazionale dell’Associazione ed a fronte di presunte iniziative intese a richiamare l’attenzione dei genitori sulla nuova riforma della scuola. Il Presidente Azzolini ricorda che sono tutti in ritardo, il report di ricerca sulla Buona Scuola con l’indagine sulle linee guida, promosso dall’A.Ge., sono già da tempo in possesso del Presidente Renzi e del Ministro Giannini. Più in dettaglio, IL Presidente ricorda che il Sottosegretario Faraone è in possesso delle proposte di tutto il Fo.N.A.G.S. di cui l’A.Ge. fa parte ed il cui Presidente ne è il Coordinatore; proposte che, per opportuna vostra conoscenza, alleghiamo per la pubblicazione unitamente al presente comunicato.

Roma, 25 marzo 2015

Il Presidente Nazionale A.Ge.

Fabrizio Azzolini

ALLEGATO

PROPOSTE Fo.N.A.G.S. IN MATERIA  DI  OO. CC.

Egr. On. Davide Faraone, Sottosegretario alla Pubblica Istruzione, il FoNAGS, nel dare seguito  all’impegno preso nell’incontro del 14 gennaio u.s. presenta le  proposte  in tema, principalmente, di Autonomia, Valutazione, Buona governance,   cui tener conto nel decreto sulla riforma della scuola che il Suo Ministero si accinge a scrivere.

–        ( Dallo Statuto delle studentesse e degli studenti DPR 1990 n. 249, modificato con DPR novembre 2007 n. 235) ……La scuola è una comunità di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale informata ai valori democratici. In essa ognuno, con pari dignità e nella diversità dei ruoli, opera per garantire la formazione alla cittadinanza….

–         (Dal Testo Unificato 10 febbraio 1999 sugli OO.CC. e successive modificazioni adottate in attuazione della legge 28 marzo 2003, n. 53)            Gli organi di governo concorrono alla definizione e alla realizzazione degli obiettivi educativi e formativi, valorizzano la funzione educativa dei docenti, il diritto all’apprendimento e alla parteci­pazione degli alunni alla vita della scuola, la cooperazione dei genitori, il patto educativo tra famiglie e docenti e tra istituzione scolastica e territorio….

–        (Dalle linee di indirizzo sul Patto di Corresponsabilità Educativa)                    Le innovazioni introdotte nella scuola hanno rafforzato, sempre più, il ruolo propositivo delle famiglie nella formulazione di proposte riguardo ai percorsi educativi. Con il passaggio da una corresponsabilità educativa sancita ad una esercitata nella scuola, gli insegnanti ed i genitori, nella diversità dei ruoli, condividono le finalità dell’agire e operano insieme per un progetto educativo comune.

Per una “Buona Scuola” le conquiste in tema di democrazia, di diritto e di valorizzazione del ruolo delle famiglie, che i documenti su citati riportano,  non possono essere disattese.   Per superare, quindi, l’autoreferenzialità della scuola, come parrebbe dal documento governativo, è necessario che i genitori siano chiamati: a manifestare le proprie esigenze per definire l’offerta formativa, a presentare proposte di cambiamento per la qualità, a cooperare nella governance della scuola, ad esercitare “il controllo sociale”, a compartecipare alla valutazione del servizio scolastico, ad un controllo  del bilancio partecipato. Se questi saranno davvero i compiti delle famiglie negli organi collegiali rivisitati, la partecipazione si arricchirà di senso.

Allora gli OO. CC. e la loro composizione saranno importanti nell’autogoverno della scuola se si vuole superare lo scoglio persistente  dell’autoreferenza degli istituti e che l’autonomia non sia vista come autarchia. I rapporti di forza democratica nel Consiglio dell’Autonomia scolastica, per dar credito ai migliori propositi di trasparenza, coinvolgimento e collaborazione, devono essere paritetici fra rappresentanti dei genitori e studenti ( questi ultimi nelle scuole di secondo grado) e rappresentanti della scuola. In questo modo si stabilirebbe una parità tra quanti “offrono il servizio” e quanti lo ricevono, in modo che nessuna delle due parti possa decidere ignorando l’altra.

(Organi delle istituzioni scolastiche)

Sono organi delle istituzioni scolastiche:

a) il Consiglio dell’Autonomia con funzioni di indirizzo e controllo di tutta l’azione della scuola

b) il dirigente scolastico, con funzioni di gestione e coordinamento

c) il consiglio dei docenti con le sue articolazioni: commissioni e dipartimenti

d) consigli di classe

e) il nucleo di autovalutazione

(Composizione del consiglio dell’autonomia)

  1. Il consiglio dell’autonomia è composto da un numero di membri compreso fra nove e tredici. La sua composizione è fissata dallo statuto, nel rispetto dei seguenti criteri:

a) il dirigente scolastico è membro di diritto;

b) nelle scuole del primo ciclo, la rappresentanza eletta dai genitori è paritetica con quella delle altre componenti scolastiche (dirigente, docenti e ATA)

c) nelle scuole secondarie di secondo grado, la rappresentanza eletta dai genitori e dagli studenti, in numero pari per ciascuna delle due componenti, è complessivamente paritetica con quella delle altre componenti scolastiche (dirigente, docenti e ATA)

d) del consiglio fa parte un rappresentante eletto dal personale amministrativo, tecnico e ausiliario

e) il consiglio può essere integrato, con il voto favorevole almeno dei due terzi dei componenti del consiglio stesso, da ulteriori membri esterni, scelti fra i rappresentanti delle realtà sociali, culturali, produttive e professionali del territorio, in numero non superiore a due che non hanno diritto di voto.

Il Consiglio dell’Autonomia Scolastica è presieduto da un genitore eletto dal Consiglio.  Il  Presidente convoca il consiglio dell’autonomia e ne fissa l’ordine del giorno, previo accordo col Dirigente scolastico. Il consiglio si riunisce, altresì, su richiesta di almeno la metà dei suoi componenti.

Il Consiglio dell’Autonomia ha compiti di indirizzo generale dell’attività scolastica. In particolare:
a) adotta lo statuto;
b) delibera il regolamento relativo al proprio funzionamento;
c) adotta il piano dell’offerta formativa elaborato dal consiglio dei docenti ai sensi dell’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999;
d) approva il programma annuale e, nel rispetto della normativa vigente in materia di contabilità di Stato, anche il bilancio pluriennale di previsione;
e) approva il conto consuntivo;
f) delibera il regolamento di istituto;
g) Indice l’elezione dei componenti il nucleo di autovalutazione                                                              h) approva accordi e convenzioni con soggetti esterni, definisce ed autorizza la partecipazione di soggetti esterni in attività educative curricolari e non.

Consigli di classe

Gli organi base sono i Consigli di classe , di interclasse e di intersezione fondamentali per la collaborazione educativa genitori – insegnanti,  per formulare al Collegio dei docenti proposte in ordine all’azione educativa e didattica, affrontare le problematiche educative all’interno della classe ed esercita competenze in materia di programmazione e sperimentazione su temi extracurricolari.

I consigli di classe sono composti da tutti i docenti della classe e dai rappresentanti dei genitori, (per le scuole secondarie di secondo grado anche dai rappresentanti degli alunni), così come indicato nel Testo Unico del D.L. 16 aprile 1994 n.297.

Nuclei di autovalutazione del funzionamento d’Istituto

Sarà eletto un nucleo di autovalutazione dell’efficienza, dell’efficacia e della qualità complessiva del servizio scolastico,  in raccordo con l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (INVALSI), di cui al decreto legislativo 19 novembre 2004, n. 286, anche ai fini di un’attribuzione di merito e di progressione di carriera del personale della scuola. Il regolamento interno ne disciplina il funzionamento e la composizione da un minimo di cinque ad un massimo di sette membri:

Il Dirigente di diritto e con funzione di coordinamento

Due insegnanti eletti dalla propria componente

Un genitore eletto dalla propria componente

Uno studente eletto dalla propria componente

Un componente esterno nominato dal Consiglio dell’Autonomia scolastica.

Questi i punti di maggior rilievo che il Fo.N.A.G.S. condivide e considera fondamentali per una “Buona Scuola”. La miglior squadra possibile non può prescindere dal ruolo dei genitori, tesi, questa, avvalorata anche dai documenti europei che, in questi ultimi anni, hanno avuto un riconoscimento giuridico e sociale. Il dialogo, la cooperazione con la famiglia e la  legittimazione della sua cittadinanza nella scuola costituiscono un valore aggiunto nel progetto educativo, anche  in termini di prevenzione e di contrasto del disagio.

Petizione Assistenti Amministrativi

A tutti i Colleghi Assistenti Amministrativi delle Segreterie Scolastiche Italiane

CARISSIMI COLLEGHE/COLLEGHI,
VI INVIO NUOVAMENTE LA PETIZIONE SULLA RIVENDICAZIONE DEL RUOLO DI VIDEOTERMINALISTA INVIATA A NOVEMBRE PERCHE’ VOGLIO DARE LA POSSIBILITA’ DI PARTECIPARE A TANTI DI VOI CHE NON HANNO INVIATO LA LORO ADESIONE A QUESTA IMPORTANTISSIMA INIZIATIVA DELL’A.N.A.AM.
FINORA SONO ARRIVATE OLTRE 8.000 ADESIONI…UN ENORME SUCCESSO PER LA NOSTRA CATEGORIA!!!
NE ASPETTO MOLTE ALTRE, VI RINGRAZIO TUTTI PER LA COLLABORAZIONE.

Lavoriamo con il computer ma non abbiamo la qualifica di Videoterminalisti, siamo gli unici lavoratori del Pubblico impiego ad avere un simile trattamento
”se lo raccontiamo all’uomo della strada…non ci crederebbe e si farebbe una risata!”

Cari Colleghi,
Vi invito tutti a leggere quanto recita sul profilo del Videoterminalista il Testo Unico sulla Sicurezza sul lavoro, noto anche come D. Lgs. 81/08, preceduto da un Decreto Interministeriale ad hoc per questa categoria di lavoratori del 2 ottobre 2000 dal titolo: Linee guida d’uso dei videoterminali; una sorta di vademecum con consigli utili per svolgere l’attività videoterminalista nella maniera più corretta possibile.

“Per Videoterminalista si intende quel lavoratore che svolga la propria attività, da dipendente o da autonomo, usando abitualmente un’attrezzatura dotata di videoterminale, ivi compresi i portatili, per almeno venti ore a settimana”.
Secondo l’INAIL: “L’utilizzo del videoterminale, soprattutto se prolungato, può provocare qualche disturbo, essenzialmente per l’apparato muscolo – scheletrico e per la vista, o problemi di affaticamento mentale”.

I Videoterminalisti hanno il diritto di interrompere l’attività di lavoro al videoterminale mediante delle pause o dei cambiamenti di attività (con allontanamento dal pc o altro videoterminale). Le modalità per attuare questa disposizione, soprattutto sul cambiamento di attività, sono stabilite dalla contrattazione collettiva o dalla contrattazione aziendale. Questa disposizione vale per i casi in cui l’utilizzo è in modo sistematico o abituale per almeno 20 ore settimanali. Tale numero di ore si calcola senza contare le interruzioni per la pausa.

In assenza di disposizioni contrattuali, per la legge il lavoratore ha diritto ad una pausa di 15 minuti ogni 120 minuti di applicazione continua al videoterminale, senza possibilità di cumulo all’inizio e al termine dell’orario di lavoro (vale a dire che non si possono sommare i minuti di pausa e farli fruire tutti insieme, non si perseguirebbe l’obiettivo vero della disposizione di legge che è consentire la pausa dall’esposizione al videoterminale).

Nel computo dei 15 minuti di interruzione, non sono compresi i tempi di attesa della risposta da parte del sistema elettronico (lo spegnimento o l’accensione del pc), che sono considerati tempo di lavoro, ove il lavoratore non possa abbandonare il posto di lavoro.

La pausa è considerata parte integrante dell’orario di lavoro a tutti gli effetti e quindi come tale non è riassorbibile nell’ambito di accordi che prevedono la riduzione dell’orario di lavoro, a differenza degli altri casi di pausa previsti dalla legge.

La pausa, però, assorbe anche l’intervallo per pausa di 10 minuti, spettante nel caso di orario giornaliero superiore alle 6 ore, come previsto dal Decreto Legislativo n. 66 del 2003, all’art. 8. Questo nel caso il lavoratore addetto al videoterminale non abbia la possibilità di cambiamento dell’attività e quindi fruisca della pausa di 15 minuti ogni 120 minuti.

GLI OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
Fra gli obblighi del datore di lavoro nei confronti dei dipendenti che rientrano nella definizione di videoterminalista c’è, come per tutti gli altri, la valutazione del rischio.
In base alla valutazione del rischio effettuata deve garantire che le postazioni assegnate ai dipendenti rispondano ai criteri minimi di salvaguardia della vista, garantiscano una postura corretta e rispondano ai migliori criteri di ergonomici oltre che essere collocate in luoghi che rispondano in toto a condizioni di igiene ambientali. (Allegato 34 del D. Lgs. 81/08).
E’ inoltre tenuto a:
ü  Informare e formare i Videoterminalisti;
ü  Far rispettare la pausa di 15 minuti per ogni 120 minuti di lavoro continuativo al videoterminale.
MEDICO COMPETENTE E VIDEOTERMINALISTI
ü  Il videoterminalista è tenuto a sottoporsi a controllo sanitario.
ü  Tale controllo deve avvenire a seguito della richiesta da parte del datore di lavoro al medico competente nominato dall’azienda.
ü  Qualora il medico competente lo ritenesse opportuno il lavoratore dovrà sottoporsi a visita specialistica, a seguito del controllo sanitario lo stesso medico redigerà un giudizio di idoneità all’attività videoterminalista (idoneo con o senza prescrizioni oppure non idoneo).
ü  Periodicità del controllo sanitario.
ü  Il controllo sanitario obbligatorio è biennale per i videoterminalisti giudicati idonei ma con prescrizioni e comunque per coloro i quali abbiano raggiunto il 50-esimo anno di età, quinquennale in tutti gli altri casi.
ü  Il medico competente però ha discrezionalità in merito quindi può prescrivere un controllo qualora lo ritenesse opportuno, così come il lavoratore stesso può chiedere, qualora riscontrasse un’alterazione della funzione visiva, un controllo straordinario.
COLLEGHI CARISSIMI NELLE VOSTRE SCUOLE SIETE TUTTI IN REGOLA ??? …Quante ore passate davanti al computer?…Fate le pause?…E le visite periodiche..

Di seguito Vi invio…come pro – memoria un ELENCO DELLE APPLICAZIONI OBBLIGATORIE ON LINE che noi Assistenti Amministrativi quotidianamente svolgiamo (sicuramente qualche applicazione mancherà, senza considerare che anche una semplice lettera la scriviamo al computer, la posta la scarichiamo e la corrispondenza la inviamo tramite il computer…).

PERSONALE SUPPLENTE: gestione istanze on line – polis docenti ed ata al SIDI; inserimento domande personale supplente docenti ed ata al SIDI; individuazione supplenti – funzione convocazioni SIDI; predisposizione contratti supplenti brevi al SIDI; comunicazione obbligatoria al centro per l’impiego; richiesta certificazione antipedofilia al casellario giudiziale del tribunale via pec; inserimento dati anagrafici nel programma interno del personale supplente; elaborazione stipendi supplenti temporanei; trasmissione stipendi al portale NOIPA; gestione assenze nel programma interno; stampa e trasmissione visita fiscale per e – mail; gestione prestato servizio al SIDI; pubblicazione all’albo pretorio on line dei contratti supplenti temporanei; pubblicazione all’albo pretorio on line delle graduatorie d’istituto; ecc…

PERSONALE A TEMPO INDETERMINATO: gestione assenze nel programma interno; pratiche di ricostruzione e di progressione di carriera al SIDI; compilazione PA04 per gli uffici INPDAP; inserimento dati organico di diritto e di fatto al SIDI; inserimento contratti a tempo indeterminato al SIDI; gestione pensioni al SIDI; formulazione graduatorie interne d’istituto nel programma interno; registrazione scioperi sul sistema SIDI e SCIOPNET; registrazione assenze del personale sul sistema SIDI; stampa e trasmissione visita fiscale per e – mail; stampa del certificato medico online sito INPS; registrazione assenze del personale in malattia su Assenze Net; statistica mensile sulle assenze del personale al sistema SIDI; pubblicazione sul sito della scuola del tasso di presenze ed assenze del personale; statistiche sulla legge 104/92 e registrazione sul portale PERLAPA; comunicazione dei dipendenti in permesso sindacale all’UST; trasmissione infortuni del personale al sistema SIDI e all’ASSICURAZIONE ONLINE; identificazione al SIDI per le funzioni del MEF ecc…; pratiche di prestiti dei dipendenti; gestione domande di trasferimento personale T. I. al SIDI; predisposizione e assistenza all’uso del registro elettronico; ecc…

GESTIONE ALUNNI: iscrizioni on line; registrazione alunni nel programma interno; statistiche alunni sul portale SIDI e INVALSI; trasmissione infortuni degli alunni al sistema SIDI e all’ASSICURAZIONE ONLINE; predisposizione e stampa delle schede di valutazione e allegati vari; ecc…

GESTIONE PROTOCOLLO: registrazione della corrispondenza in entrata ed uscita sul programma interno; ricezione e trasmissione e – mail e pec.

AMMINISTRAZIONE: Agenzia delle Entrate – Fisco on line; F24 – 770 – IRAP – CASSETTO FISCALE – ENTRATEL – AGGIORNAMENTI; CONSIP acquisti in rete; operatore di verifica – Equitalia controllo fornitori; ordini, gare, verifiche, convenzioni, ordini di acquisto, ricerca Ditte; AVCP – acquisizione CIG per acquisti e gare, schede SIMOG, registrazione del Dirigente per le funzioni del portale; INPS – cassetto fiscale, gestione utenze, gestione personale ex INPDAP, interventi sostitutivi; gestione assicurazione personale della scuola ed alunni; INAIL – gestione DURC, risciesta e verifica regolarità contributiva, gestione delle utenze; IPA – verifiche PA, registrazione P. A. e controllo ditte per verifica camera di commercio; ANAGRAFE DELLE PRESTAZIONI – gestione incarichi al personale e autorizzazioni a svolgere attività presso altri enti o scuole; scarico fatture elettroniche, pagamenti tramite OIL ecc..; carico e scarico materiale nel programma interno MAGAZZINO; gestione inventario nel programma interno.

Cari Colleghi rivendichiamo un ruolo che abbiamo sempre svolto, se esiste un profilo, una qualifica di Videoterminalista noi dobbiamo lottare per ottenerla, tutti, indistintamente, perché in Italia, non esiste un Assistente Amministrativo che lavori senza una postazione di un computer.

Non ci sono molte strade da percorrere: dobbiamo raggiungere l’obiettivo dell’inquadramento giuridico ed economico dei Videotermoinalisti (V livello e non l’attuale IV livello); dobbiamo lottare tutti insieme per poter vincere questa battaglia contro chi ci ha sempre trattato …l’ultima ruota del ….”carrozzone Scuola”!

Se in passato fossimo stati più uniti…considerando che siamo un esercito di quasi 50.000 persone…saremmo stati, da tempo, firmatari di contratto…, DEL NOSTRO CONTRATTO…invece…siamo ancora al punto di partenza, a doverci difendere da ogni tipo di molestie!

Ma se ancora ci credete nel lavoro che quotidianamente svolgete, Vi invito tutti ad aderire a questa giusta..anzi giustissima petizione sulla rivendicazione della qualifica del Videoterminalista per gli Assistenti Amministrativi rispedendo l’allegato modulo al seguente indirizzo email: segreteria@anaam.it

Roma, Marzo 2015
f.to Il Presidente Nazionale Giuseppe Mancuso

Riforma della scuola, il miracolo di Renzi: tutte le sigle sindacali unite contro di lui

da Il Fatto Quotidiano

Riforma della scuola, il miracolo di Renzi: tutte le sigle sindacali unite contro di lui

Flc Cgil, Cisl e Uil Scuola, Snals e Gilda si sono incontrati a Roma per preparare insieme una battaglia contro l’idea di scuola del Governo. Per una volta tutti insieme, pronti da subito al blocco delle attività aggiuntive all’insegnamento come gite e i progetti didattici

Meno Renzi, più Manzoni

da Il Fatto Quotidiano

Meno Renzi, più Manzoni

di

La furia iconoclasta di Renzi vuole evidentemente fare impallidire quella dell’Isis di fronte alle vestigia assiro-babilonesi. Dopo aver giustamente infierito su D’Alema e Rosy Bindi il rottamatore non si ferma di fronte alle fondamentali glorie letterarie nazionali. Il tono è bensì sarcastico e provocatorio. Si cita Umberto Eco per pararsi le spalle. Quest’ultimo aveva in realtà affermato che la lettura imposta dei Promessi sposi, come tutte le cose che sono imposte, finisce per privare la gente su cui grava l’imposizione del piacere che dovrebbe scaturire dalla lettura di una grande opera. Renzi si limita a ripetere più o meno per filo e per segno il pensiero del grande semiologo in materia e fin qui poco male. Pare inoltre che Renzi sia peraltro rimasto particolarmente colpito dalle pagine che Manzoni dedica all’incontro tra Renzo ed Azzeccagarbugli. Il discutibile messaggio che Renzi trae da questa efficacissima satira del diritto al servizio del potere è che il problema è costituito dal fatto che le leggi sono suscettibili di interpretazione. Ma lasciamo perdere anche questo aspetto. O per meglio dire stendiamovi un velo pietoso.

Tutto bene dunque? Esternazioni in fin dei conti poco rilevanti tra le tante macinate quotidianamente da uno dei più straordinari e prolifici produttori di chiacchiere che la nostra storia nazionale ricordi? Beninteso, anche Renzi, come ogni cittadino italiano ha tutto il diritto a dire ogni tanto qualche scempiaggine, purché ad essa si accompagni un impegno concreto per migliorare la società, tanto più che non si tratta di un cittadino qualsiasi ma del presidente del Consiglio.
Ecco allora spuntare taluni elementi di riflessione che rendono particolarmente sciagurata e inquietante l’apparentemente innocua esternazione di Renzi che ha voluto ripetere Umberto Eco aggiungendovi qualche sua poco fondata elucubrazione sui pericoli insiti nell’interpretazione delle leggi (quasi che questa operazione logica indispensabile potesse in qualche modo essere eliminata).

Primo, la scuola italiana è alla frutta e le ricette indicate da Renzi, accentrando i poteri nel capo d’istituto, destinando ulteriori benefici alle scuole private, continuando a negarle i mezzi minimi necessari a svolgere la sua fondamentale funzione, aggravano evidentemente la sua crisi strutturale. Secondo, è in corso anche un attacco alla lingua italiana e qui il riferimento al Manzoni è evidentemente d’obbligo. Perché il Jobs Act, pessimi contenuti a parte, si chiama così e non, che so io, Legge sull’impiego o simili? Perché il proliferare di espressioni misteriose come benchmarking, best practices e simili? Ovviamente la colpa non è tutta di Renzi, il cui inglese è fra l’altro come noto pessimo. Ma precise responsabilità le ha anche a questo riguardo.

Nulla contro le lingue straniere, ovviamente. Personalmente ne parlo quattro (inglese, francese, spagnolo e tedesco), me la cavicchio con il russo, e mi diletto a studiarne altre, fra le quali da ultimo, con un certo profitto, l’interessantissimo cinese. Ma l’italiano lo vogliamo salvare? E se lo vogliamo salvare dobbiamo fare studiare Manzoni, fra gli altri. Nessuna imposizione per carità, ma la possibilità di leggerlo e commentarlo in classe dovrebbe continuare ad essere offerta a tutti i giovani italiani. Poi va benissimo aggiungere Wu Ming, Ammaniti, Pasolini, lo stesso Eco e tanti altri (cito a caso). Il problema però è che per salvare la lingua italiana bisogna salvare la scuola. E bisogna farlo noi, visto che, diversamente dal caso (tutto da discutere) della Pirelli e simili, non si profilano cinesi o altri disposti a farlo al posto nostro. Ma ci vuole a tale fine la possibilità di investire risorse adeguate, assorbendo tutti i precari ed evitando di trasformare ogni istituto scolastico in un luogo dove la competition (eh eh) feroce di tutti contro tutti per qualche euro in più, e il potere arbitrario di un preside assurto al rango di autocrate, avvelenano l’atmosfera, trasformando la cultura in un ammasso di nozioni attaccaticce, magari da acquisire con la famigerata tecnica del quesito a risposta multipla.

Ecco, fatte queste necessarie precisazioni relative al contesto, le apparentemente solo bizzarre esternazioni di Renzi su Manzoni acquistano a ben vedere una portata davvero sinistra (nel senso meno nobile e positivo del termine). Aggiungiamo per concludere il quadro che le ha formulate davanti a una platea di giovani frequentatori di un’università privata che pagano molte migliaia di euro all’anno per laurearsi. Gli altri andranno a scaricare le cassette di frutta come i figli di Poletti, ma a vita e senza diritti, al massimo qualche finta tutela crescente. L’Italia renziana di domani?

Scuola, riforma al via settimana prossima. L’altolà dei sindacati

da Il Corriere della Sera

CORSA CONTRO IL TEMPO. MOBILITAZIONE IL 18 APRILE

Scuola, riforma al via settimana prossima.  L’altolà dei sindacati

E, nel balletto delle poltrone di governo, spunta l’ipotesi di uno «spacchettamento» del ministero dell’Istruzione: l’Università andrebbe a Gaetano Quagliarello (Ncd)

di Claudia Voltattorni

Da un lato, ci sono i sindacati che promettono battaglia, «il 18 saremo tutti uniti in piazza per protestare». Dall’altro, la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini che annuncia un bando da 60mila posti per l’anno scolastico 2016-2017 e ribadisce che i precari delle graduatorie di istituto «non rientrano nel piano assunzionale previsto nel ddl ma parteciperanno ai prossimi concorsi nei quali l’esperienza professionale acquisita verrà riconosciuta e valorizzata». In mezzo, un disegno di legge attraverso il quale il governo di Matteo Renzi intende rivoluzionare tutta la scuola italiana che però ancora non ha cominciato l’iter parlamentare: solo martedì sarebbe infatti arrivato al Quirinale. E forse, un ministero, quello dell’Istruzione, che per ragioni politiche potrebbe essere spacchettato per affidarne una parte ad un politico di Ncd.

In piazza il 18 aprile
«La Buona Scuola non va bene», dicono i sindacati della scuola Cgil, Cisl, Uil, Gilda, Snals Confsal, riuniti in presidio davanti Montecitorio con decine di prof precari che, secondo il ddl della Buona Scuola, non verranno assunti. «Il piano di assunzioni deve riguardare tutti – racconta Alfonso, 12 anni da precario a Napoli -: chi è nelle Gae (graduatorie ad esaurimento ), in seconda fascia, chi ha più di 36 mesi di servizio». «La saga di annunci del Governo non ha niente a che vedere con la scuola di tutti i giorni – osserva il segretario generale della Cisl Scuola, Francesco Scrima -, con autosufficienza e arroganza il Governo ha deciso di fare di tutto e di più da solo». Non solo. «I 100mila posti annunciati – riflette Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti – sono insufficienti rispetto alla platea dei precari che hanno acquisito diritto alla stabilizzazione» e «nel ddl non c’è alcun riferimento al personale Ata e si vieta ai docenti precari di lavorare oltre i 36 mesi». Meglio, suggeriscono tutti i rappresentanti sindacali del mondo della scuola, «stralciare la stabilizzazione dal ddl e inserirla in un decreto legge affrontandola con un piano pluriennale». Nel frattempo, però il mondo della scuola si mobilita e il 18 aprile scenderà in piazza a Roma per una manifestazione nazionale.

Ruolo dei presidi
Al centro delle critiche anche «l«’autoritarismo dei presidi» previsto nel ddl: «Vogliamo un dirigente autorevole e non autoritario, che aiuti lo sviluppo della scuola – spiega Achille Massenti, segretario generale vicario Snals-Confsal -: serve un bilanciamento dei poteri tra preside, Collegio docenti e Consiglio d’istituto».

Tempi allungati
Il problema restano i tempi. Il testo del ddl approvato il 12 marzo scorso dal Consiglio dei ministri ancora non è stato calendarizzato per la discussione nelle Commissioni parlamentari. Sarebbe arrivato martedì al Quirinale. Giovedì 26 marzo dovrebbe arrivare alla Camera e la riunione dei capigruppo dovrebbe deciderne il calendario: l’ipotesi è che da lunedì 30 marzo potrebbe ro finalmente iniziare le audizioni. E non si esclude una discussione a Commissioni congiunte per rendere l’iter della Buona Scuola più rapido. Passando la palla al Parlamento, il premier Renzi il 12 marzo aveva detto: «Fate bene, fate presto». Ma per ora si rischia di slittare ben oltre Pasqua. E anche qui i sindacati premono affinché, spiega Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil, sulla riforma ci sia un dibattito «con tempi distesi, non si usi il ricatto dell’urgenza delle immissioni in ruolo. E i sindacati devono avere un peso reale». Il Pd ai capigruppo giovedì chiederà che «ove trasmesso», il ddl venga approvato in Aula e inviato per la seconda lettura al Senato entro i primi giorni di maggio.

«Presto alla Camera»
La replica è alla senatrice del Pd Francesca Puglisi: «Il testo verrà incardinato presto alla Camera per iniziarne l’esame in commissione Istruzione: «I sindacati possono stare tranquilli perché questo Governo è tornato a investire nell’istruzione e vuole valorizzare la professionalità dei docenti». Ma, ricorda, «già una volta una buona riforma della scuola proposta da Luigi Berlinguer si infranse contro il muro della paura del cambiamento», e poi «dopo Berlinguer arrivarono la riforma Moratti e i tagli della Gelmini».
E la ministra Giannini ribadisce: «Assumeremo oltre 100mila precari, abbiamo messo in moto 4 miliardi di risorse fresche sull’Istruzione: il nostro impegno assunto all’inizio sulla scuola è intatto». Ma intanto, avanza l’ipotesi di uno spacchettamento del ministero dell’Istruzione per affidare l’Università ad un nuovo ministro, un politico del Nuovo Centrodestra: il nuovo ministro potrebbe essere Gaetano Quagliarello.

La scuola apre ai privati: ecco come funzionerà lo «school bonus»

da Il Sole 24 Ore

La scuola apre ai privati: ecco come funzionerà lo «school bonus»

di Claudio Tucci

Il Governo muove i primi passi per aprire la scuola ai privati: dopo ripetuti annunci la versione finale del Ddl «Buona Scuola» conferma l’arrivo dello «School bonus» per le erogazioni liberali in denaro per gli investimenti in favore del sistema nazionale di istruzione, per la realizzazione di nuove strutture scolastiche, la manutenzione e il potenziamento di quelle esistenti e per il sostegno a interventi che migliorino l’occupabilità degli studenti.

Il meccanismo del credito d’imposta
È la relazione tecnica di accompagno al Ddl a spiegare il meccanismo dell’incentivo: si tratta di un credito di imposta del 65% delle erogazioni liberali effettuate nel 2015 e nel 2016 e del 50% per quelle effettuate nel 2017. Il credito di imposta spetta alle persone fisiche, agli enti non commerciali e ai soggetti titolari di reddito di impresa. Il credito di imposta è ripartito in tre quote annuali di pari importo. In base ai dati provvisori delle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche presentate nell’anno 2014, risulta un ammontare di erogazioni liberali a favore degli istituti scolastici di circa 22,3 milioni di euro. Per gli enti non commerciali e i titolari di reddito di impresa si stima un ammontare per tali erogazioni di circa 11,4 milioni di euro. Se la norma, quindi, entrerà in vigore a partire dall’anno 2015 e il credito diventi fruibile per intero in ciascun anno successivo a quello in cui viene effettuata l’erogazione si stima un minor gettito di 7,5 milioni per il 2016, che salgono a 15 milioni nel 2017.

Le detrazioni delle rette
Il Ddl varato dal Governo prevede, poi, la detraibilità del 19% delle spese sostenute per la frequenza di scuole dell’infanzia e del primo ciclo del sistema nazionale di istruzione di cui all’art.1 legge 10 marzo 2000, n. 62, per un importo annuo non superiore a 400 euro.
In base ai dati del Miur il numero di alunni che nell’anno scolastico 2013-2014 hanno frequentato una scuola paritaria sono circa 874mila, di cui 622mila infanzia, 186mila primaria, e 66mila secondaria di primo grado. Considerando il tetto massimo di spesa detraibile prevista dalla norma pari a euro 400,00 ad alunno, si stima un ammontare totale di detrazione di circa 66,4 milioni di euro.

Tutte le istruzioni per il trasferimento dell’alunno da un istituto all’altro

da Il Sole 24 Ore

Tutte le istruzioni per il trasferimento dell’alunno da un istituto all’altro

di Lorena Loiacono

Pentirsi della scelta fatta, scoprire che la propria vocazione non è per le materie letterarie ma per quelle scientifiche o, magari, voler cambiare istituto e quindi docenti solo per provare a recuperare quelle insufficienze che altrimenti metterebbero a rischio la promozione. Puntualmente le scuole si ritrovano alle prese con studenti che, in corso d’anno, chiedono il nulla osta per trasferirsi in un altro istituto.
Due le domande da presentare
Lo studente che intende trasferirsi deve presentare la sua richiesta sia al preside della scuola in cui vuole iscriversi sia al dirigente dell’istituto da cui vuole andar via. Le due richieste procedono di pari passo visto che si tratta di un passaggio delicato, soprattutto per lo studente.
Il nulla osta arriva dal preside
Spetta infatti al dirigente scolastico di provenienza valutare la possibilità di lasciar andare il ragazzo e a quello di destinazione di accoglierlo. Non ci sono limiti temporali per cambiare scuola e il nulla osta, sempre se motivato, non può essere negato.
Per il trasferimento servono motivazioni valide
Il dirigente scolastico della scuola in cui lo studente intende trasferirsi incontra il ragazzo e, se minorenne, anche i genitori per capire la motivazione del cambio di istituto. Spesso si tratta di adeguarsi alle esigenze famigliari, magari in vista di un trasloco, a volte di necessità personali nel caso in cui, ad esempio, il ragazzo abbia difficoltà di relazione con i compagni.
Presentare voti e programma svolto
Per accettare la richiesta, sempre che la scuola consenta nuove iscrizioni senza provocare sovraffollamenti oltre i limiti, il preside dovrà ricevere dalla scuola di provenienza la pagella del ragazzo con i voti nelle singole materie, la posizione dello studente rispetto al pagamento delle tasse scolastiche e un’informativa sul programma già svolto.
La normativa risale a un regio decreto
La prassi da seguire per chiedere il trasferimento da una scuola all’altra risale al 1925, precisamente al regio decreto del n.653 del 4 maggio. In cui, all’articolo 4, si legge: «L’alunno che intende trasferirsi ad altro istituto durante l’anno scolastico deve farne domanda in carta legale al preside del nuovo istituto, unendo alla domanda stessa la pagella scolastica col nulla osta da cui risulti che la sua posizione è regolare nei rapporti della disciplina e dell’obbligo delle tasse, e una dichiarazione del preside dell’istituto di provenienza relativa alla parte di programma già svolta».
La parola spetta anche al consiglio di classe
Nel regio decreto n. 653 c’è anche un passaggio dedicato al consiglio di classe che, all’occorrenza, può intervenire nella decisione da prendere. «Il preside predetto – si legge nell’articolo 4 – convoca il Consiglio di classe, che valuta i motivi della domanda con speciale riguardo a casi di trasferimento della famiglia e decide inappellabilmente sull’accoglimento della domanda stessa. I documenti scolastici dell’alunno iscritto in un istituto in seguito a trasferimento sono trasmessi d’ufficio dall’istituto di provenienza».

Sentenza UE sui precari, a beneficiarne 6.300 ma nessun obbligo di assunzione

da La Tecnica della Scuola

Sentenza UE sui precari, a beneficiarne 6.300 ma nessun obbligo di assunzione

A dirlo è stato il ministro Giannini, durante un question time: nel ddl ‘Buona scuola’ c’è una norma che dispone il limite di 36 mesi per contratti di lavoro a tempo. E in ogni caso, la sentenza della Corte di Giustizia Ue del novembre 2014 non obbliga lo Stato all’assunzione del personale. Per il risarcimento dei danni si prevede un fondo. Ma per i sindacati i numeri sono davvero risicati.

Per il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, il caso è chiuso: i posti che rispondono alla tipologia di lavoro prevista nella recente sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, che prevede l’automatica assunzione per i docenti con titoli che hanno svolto più di 36 mesi di servizio su cattedre vacanti, sono 4.500 per gli Ata e 1.800 per i docenti, quindi molti meno del piano di immissioni in ruolo previsto dal ddl della Buona Scuola.

Il ministro lo ha riferito durante il question time del 25 marzo, rispondendo a un’interrogazione sulle iniziative per risolvere la questione del precariato nel settore scolastico, anche alla luce della recente sentenza della Corte di giustizia (Rampelli e altri – FdI-AN).

Alla luce di questa premesse, “la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea del novembre 2014 non obbliga lo Stato all’assunzione del personale” della scuola che si è visto rinnovare illegittimamente i contratti a tempo determinato, ha tenuto a dire Giannini. Pertanto, “il rinnovo illimitato” di contratti di lavoro a tempo determinato nel settore “per soddisfare esigenze permanenti e durevoli delle scuole statali non è giustificato”.

La sentenza, secondo Giannini, “pone il divieto del rinnovo a termine” dei contratti per i docenti e il personale ausiliario, “l’obbligo del risarcimento” per le pratiche dichiarate illegittime e “l’attivazione delle procedure concorsuali” per la copertura dei posti disponibili.

Giannini ha aggiunto che “nel ddl ‘Buona scuola’ c’è una norma che dispone il limite temporale di 36 mesi quale massima durata per contratti di lavoro successivi al tempo determinato. Per il risarcimento dei danni si prevede la costituzione di un fondo per i pagamenti in esecuzione di provvedimenti giurisdizionali che abbiano ad oggetto il contenuto della sentenza Ue. E sulle procedure concorsuali si prevede l’avvio delle procedure per assunzione a tempo indeterminato del personale docente”.

Di tutt’altro avviso, però, sono i sindacati. Che rivendicano un numero decisamente più alto di docenti abilitati con tre anni di anzianità, svolti su posti liberi, e quindi anche un budget con molti più zeri per indennizzarli a seguito delle mancate assunzioni.

ESCLUSIVA – DdL Scuola: si parte il 30 marzo

da La Tecnica della Scuola

ESCLUSIVA – DdL Scuola: si parte il 30 marzo

Si inizia il 30 con le audizioni di sindacati e associazioni (50 in tutto). Nel frattempo anche le Commissioni Bilancio e Lavoro dovranno inviare i propri pareri alla Commissione Cultura. La Camera potrebbe votare il DdL alla fine di aprile. Poi si aprirà l’incognita del Senato

Ormai è ufficiale: il disegno di legge sulla scuola è stato assegnato alla Commissione Cultura della Camera che già si è dato un proprio programma di lavoro.

La prossima settimana si partirà subito, forse persino lunedì 30, con le audizioni dei diversi soggetti interessati (sindacati e associazioni soprattutto).

Nei giorni 8, 9 e 10 aprile ci sarà la discussione generale in Commissione con relativa presentazione degli emendamenti (se ne prevedono a centinaia).

Per esaminare tutte le proposte di modifica ci vorrà certamento molto tempo e si prevede di andare avanti almeno fino al 24 aprile.

La discussione in Aula potrebbe esserci negli ultimi tre giorni del mese.

Se tutta andrà per il verso giusto il provvedimento approvato dalla Camera potrebbe arrivare al Senato nei primissimi giorni di maggio.

Ma è probabile che il Senato vorrà dire la sua e quindi c’è da aspettarsi anche qualche ulteriore modifica.

In tal caso il ddl dovrebbe tornare alla Camera per essere approvato in secondo lettura.

Che tutto questo possa essere fatto in due mesi è davvero difficile, ma deputati e senatori della maggioranza si dicono tutti interessati a fare presto (e possibilmente bene).