LINEE COMUNI DI ORIENTAMENTO PER IL RINNOVO DEL CONTRATTO DELLA DIRIGENZA SCOLASTICA

COMUNICATO UNITARIO FLC CGIL – CISL SCUOLA – UIL SCUOLA – SNALS CONFSAL

 

LINEE COMUNI DEI SINDACATI PER IL CONTRATTO DELLA DIRIGENZA SCOLASTICA

 

FLC Cgil, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS Confsal – Area V – congiuntamente presentano le loro linee rivendicative comuni per rinnovare il Contratto della Dirigenza Scolastica.

 

Portando a sintesi i contributi emersi nei tanti momenti di confronto fra le organizzazioni e con i lavoratori, all’interno di un percorso di mobilitazione da tempo avviato e ribadito dalla assemblea nazionale unitaria di Roma del 15 ottobre 2015 e che li vede oggi impegnati con precisi obiettivi e scadenze, a partire dalla manifestazione del 28 novembre, i sindacati hanno definito un documento che traccia le linee comuni di orientamento per la costruzione di una piattaforma per il rinnovo del CCNL che insieme stanno rivendicando.
Il documento viene proposto come traccia di riferimento per il dibattito che ciascuna sigla svilupperà al suo interno e per i momenti di attivo coinvolgimento della categoria con percorsi, modalità e strumenti che potranno essere ad ogni livello unitariamente individuati.
I contenuti proposti sono in linea con gli obiettivi più volte al centro delle iniziative assunte unitariamente rispetto soprattutto alle tante criticità presenti nella legge 107 su compiti, incarichi, valutazione e retribuzione dei dirigenti, che si puntano a recuperare pienamente e legittimamente all’ambito della disciplina contrattuale.
I Sindacati della scuola – Area V -, ribadendo la centralità del negoziato come strumento, costituzionalmente previsto, di innovazione e miglioramento del servizio scolastico oltre che di tutela del lavoro, collocano le loro rivendicazioni in una dimensione europea; pur con i necessari adeguamenti alla situazione nazionale, propongono più Europa, in materia di retribuzione e valutazione.
Le linee di orientamento comuni per il Contratto, presentate dai Sindacati Scuola – Area V – esprimono quanto il movimento unitario ha posto all’attenzione di tutti in questi ultimi mesi e affrontano la questione scuola – nell’ambito della quale la dirigenza scolastica svolge un riconosciuto ruolo strategico – come questione nazionale, vero fulcro per la crescita civile culturale economica del Paese, che né la società civile né la società politica possono più eludere.
Tali linee saranno oggetto da subito di una campagna diffusa e capillare di confronto con i lavoratori ai fini di condividerne e approfondirne i contenuti.

 


LINEE COMUNI DI ORIENTAMENTO PER IL RINNOVO DEL CONTRATTO DELLA DIRIGENZA SCOLASTICA

 

Per la piena contrattualizzazione del rapporto di lavoro. Il Contratto come diritto dei lavoratori riconosciuto dalla Costituzione.

 

Riaffermiamo il valore del Contratto Collettivo come strumento essenziale di riconoscimento e tutela dei diritti dei lavoratori.

Il Contratto consente fra l’altro al lavoratore di esercitare concretamente il diritto “a una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa” (art 36 Cost.).

Occorre pertanto confermare la contrattualizzazione piena del rapporto di lavoro e procedere subito al rinnovo dei contratti di lavoro nel settore pubblico, come impone anche il recente pronunciamento della Corte Costituzionale.

 

La retribuzione dei dirigenti scolastici

Siamo di fronte ad una vera e propria emergenza salariale.

Da questa situazione bisogna partire per avanzare una proposta di incremento salariale e per recuperare le perdite di retribuzione che hanno colpito la dirigenza scolastica negli ultimi anni.

Recupero del salario perduto a causa dell’inflazione

Il potere d’acquisto degli stipendi dei dirigenti scolastici, dopo 6 anni di mancato rinnovo del Contratto, ha perso, rispetto all’inflazione,in termini nominali, 440 euro su base mensile, quindi per recuperare la perdita per il periodo 2010-2015 occorrerebbe un aumento retributivo medio mensile di pari entità. Gli stipendi del comparto della dirigenza scolastica risultano ridotti anche in termini reali,  infatti,  secondo il Conto Annuale, la retribuzione media annuale del comparto della dirigenza scolastica del 2013 (ultimo dato disponibile) risulta ridotta di 3.500 euro rispetto al 2009.

Superamento della differenziazione salariale all’interno della categoria

Fra il 2010 e il 2015 i dirigenti scolastici sono fortemente diminuiti (- 22,3 %), sono aumentate le dimensioni e la complessità delle scuole dirette, sono andati in pensione migliaia di dirigenti che percepivano una retribuzione più alta perché con la RIA (Retribuzione Individuale di Anzianità) e sono stati sostituiti da dirigenti che fanno lo stesso lavoro, in condizioni di crescenti responsabilità e carichi di lavoro, che però sono pagati di meno con la conseguente significativa diminuzione della retribuzione professionale media, in dispregio proprio dell’art. 36 della Costituzione per il quale non è accettabile che per lo stesso lavoro ci siano lavoratori che, nell’ambito della stessa categoria, percepiscano retribuzioni diversificate in modo penalizzante.

Superamento della differenziazione salariale rispetto al resto della dirigenza pubblica e nel confronto con l’Europa.

Nella comparazione con le retribuzioni del personale che svolge le stesse funzioni negli altri Paesi dell’area Euro, gli stipendi dei dirigenti scolastici italiani sono tra i più bassi. Quando invece la complessità degli incarichi dirigenziali, per le dimensioni e la difficoltà di gestione delle istituzioni scolastiche italiane, è più alto.

L’inaccettabile differenziazione salariale, rispetto al resto della dirigenza pubblica, inoltre, è cresciuta invece di diminuire.

Il decreto Tremonti del 2010, interpretato e applicato dal MEF in maniera illegittima e penalizzante, ha ulteriormente colpito i dirigenti scolastici sottraendo ai contratti integrativi regionali ingenti risorse che saranno restituite solo parzialmente dalla legge 107/2015.

 

Il Contratto e le leggi già approvate

Il nuovo Contratto non può non fare i conti con ciò che è già avvenuto con gli interventi legislativi degli ultimi Governi, che si sono succeduti dal 2009, e che hanno sottratto alla contrattazione contenuti che necessariamente sono da recuperare,riportando alla negoziazione temi importanti fatti oggetto di norme di legge.

L’obiettivo è ripristinare il primato del Contratto, relativamente alle materie attinenti alla regolazione delle condizioni di lavoro e all’esercizio della funzione dirigente, fatte impropriamente oggetto di interventi legislativi che lasciano più soli i dirigenti scolastici in un ruolo che la legge 107/2015 ha reso più carico di contraddizioni e ambiguità.

Non è accettabile che ci siano norme come quella contenuta nel comma 196 (Deroghe) della legge 107 che vorrebbe considerare inefficaci tutte le norme e le procedure contrattuali contrastanti con la legge. La genericità dell’affermazione ha evidenti profili di incostituzionalità non consentendo, in maniera oggettiva e certa, di individuare il soggetto che stabilisce l’inefficacia, quali sono gli articoli del contratto in contrasto con la legge, per quali ragioni e in quali commi – visto che si tratta di un solo articolo – la legge verrebbe contrastata dal contratto.

L’invasività delle leggi degli ultimi 7 anni in materia di salario, incarichi dirigenziali, mobilità dei dirigenti, formazione e valutazione è causa di scarsa trasparenza, arbitrio e discriminazione dei dirigenti ed è fonte di contenzioso. E’ necessaria una corposa revisione normativa in modo che la fonte contrattuale sia un punto di riferimento chiaro per il personale in tema di doveri, opportunità e diritti, affinché questi ultimi siano pienamente esigibili.

 

Specificità della professionalità dei dirigenti scolastici.

La scuola ha bisogno di una dirigenza scolastica autorevole e riconosciuta nelle sue funzioni di guida della comunità scolastica. Non aiutano il dirigente scolastico nel suo lavoro le contraddizioni normative e l’estensione dei suoi compiti contenuti nelle confuse norme, come la 107/2015, che continuano ad essere prodotte.

Occorre quindi definire i limiti delle responsabilità del dirigente nel contesto dei poteri all’interno della scuola autonoma e in rapporto a quelle di tutti gli altri soggetti e degli Organi Collegiali, a partire dal corpo docente che deve esercitare tutte le funzioni tecnico professionali che i principi costituzionali e la legge gli attribuiscono.

Altrettanto importante è ridefinire le responsabilità del dirigente scolastico sul versante della sicurezza, limitandole alla gestione del servizio ed escludendo quelle derivanti dall’adeguatezza delle strutture edilizie e dei servizi.

La dirigenza scolastica deve poter condurre la scuola e rappresentare le prerogative e le esigenze nel rapporto con gli altri soggetti dell’Amministrazione scolastica e con gli Enti Locali. La sua autonomia e indipendenza deve poter essere esercitata senza timori di assoggettamento da parte del MIUR e dei Direttori Generali Regionali. Per questo i dirigenti scolastici debbono essere messi al riparo da unilaterali e arbitrarie applicazioni del contratto nel quale debbono tornare ad essere definiti i criteri per la mobilità e per la formazione. Per assicurare trasparenza, equità e oggettività alle condizioni e ai carichi di lavoro dei dirigenti scolastici debbono essere ricondotti alla contrattazione nazionale e integrativa regionale i criteri per il conferimento e il mutamento di incarichi e per gli incarichi aggiunti obbligatori.

Ogni discorso che si fa sulla valutazione dei dirigenti scolastici deve partire da uno sguardo europeo che le OO.SS. condividono pienamente, con gli opportuni adattamenti al contesto italiano.

Gli elaborati, infatti, congiunti delle parti sindacali e imprenditoriali europee parlano di valutazione del sistema e del personale, inclusa la dirigenza, sulla base di criteri assai convincenti: condivisione, trasparenza, progressività, inclusività, coerenza.

Una buona valutazione deve escludere la competizione fra i dirigenti, non deve consentire valutazioni arbitrarie delle prestazioni e deve assicurare la certezza dei criteri di erogazione della retribuzione di risultato. È necessario quindi riprendere le numerose sperimentazioni fatte negli anni passati, che sono state partecipate e condivise dai dirigenti ed hanno dato indicazioni preziose. Noi riteniamo che la valutazione, così come previsto dall’articolo 20 del CCNL, debba essere centrata sulla partecipazione del valutato, sulla presenza di dirigenti scolastici nel nucleo di valutazione, sulla oggettività dei criteri, sull’indipendenza dei valutatori e debba essere respinta l’intenzione di valutare i dirigenti sulla “reputazione” di cui gode e sui risultati degli alunni.

 

Formazione e aggiornamento

Sulla formazione e l’aggiornamento che costituiscono una leva essenziale per lo sviluppo professionale occorre acquisire l’incremento e la certezza delle risorse, non riducibili a discrezione dell’Amministrazione, come è avvenuto in questi anni, e tornare a contrattare i criteri e le modalità di svolgimento dell’attività formativa a livello nazionale e regionale. L’utilizzo da parte dell’Amministrazione di tutte le poche risorse disponibili ha impedito, negli ultimi anni, di riconoscere tutte le esigenze formative dei dirigenti ed escluso ogni autonomia degli stessi nella individuazione dei bisogni formativi e nella progettazione e nella scelta delle attività.

I dirigenti scolastici, specialmente quelli di nuova nomina, per seguire le attività di formazione hanno dovuto subire disagi e sostenere spese a proprio carico a causa delle scelte unilaterali dell’amministrazione.

 

Reclutamento dei dirigenti scolastici

La gestione delle ultime procedure di reclutamento sono state causa di contenziosi diffusissimi e di sperpero di risorse, hanno causato disagi a chi ha avuto la sventura di riporre la propria fiducia nell’Amministrazione e hanno lasciato migliaia di scuole senza dirigente, moltiplicando le reggenze e causando discontinuità nella conduzione delle scuole.

Il confronto sindacale è stato considerato alla stregua di un inutile fastidio dal quale liberarsi in fretta con incontri di informazione, fatti mentre si stavano inviando le norme e le direttive organizzative.

Sulla materia va riconosciuto e rafforzato il contributo che deriva dal confronto sindacale per rendere efficienti ed efficaci le procedure di reclutamento.

 

Relazioni sindacali

Si deve riaffermare la funzione equilibratrice e di garanzia in tutto il territorio del Contratto Nazionale di Lavoro, in coerenza con la difesa dei due livelli contrattuali, nazionale e integrativo regionale che deve operare nel quadro delle linee definite a livello nazionale.

 

Roma, 26 novembre 2015

 

UNIVERSITA’, SIGLATO ACCORDO TRA DOCENTI CIPUR E CNRU

UNIVERSITA’, SIGLATO ACCORDO TRA DOCENTI CIPUR E CNRU

Crescono e si rafforzano le alleanze nel mondo universitario. Questa mattina il CIPUR (Coordinamento Intersedi Professori Universitari di Ruolo) e il CNRU (Coordinamento Nazionale Ricercatori Universitari) hanno siglato un accordo che si prefigge l’obiettivo di elaborare percorsi e strategie comuni per valorizzare la dignità e la professionalità dei docenti universitari e migliorare il sistema di istruzione e formazione accademica.

L’intesa è stata firmata da Alberto Incoronato, presidente nazionale CIPUR, e Marco Merafina, coordinatore nazionale CNRU.
Secondo quanto stabilito dall’accordo, le due sigle sindacali si impegnano a intraprendere iniziative e attività di studio, ricerca e progettazione mirate a tutelare le molteplici specificità della professione docente, anche con riferimento alle necessarie evoluzioni sul piano normativo, e a elaborare una piattaforma condivisa sulle maggiori questioni universitarie di interesse nazionale e locale.

“Grazie a questo accordo – afferma Incoronato – individueremo obiettivi comuni da portare all’attenzione del Parlamento e delle forze politiche perché l’università, come è ampiamente riconosciuto da tutti, svolge una funzione molto importante. Perciò riteniamo che un’organizzazione sempre più forte sia funzionale al miglioramento di questo settore dell’istruzione”.

“La firma di questo accordo – dichiara Merafina – nasce dall’esigenza di rendere più omogenee tutte le istanze della docenza universitaria nei confronti delle istituzioni. Noi veniamo da un’esperienza in cui molte sigle rappresentative dell’università hanno cercato di coordinare più esigenze che però non erano specifiche soltanto della docenza ma riguardavano anche altre figure dell’università. L’intesa stipulata oggi cerca, invece, di focalizzare maggiormente l’attenzione sulle istanze dei docenti”.

Alla firma dell’accordo era presente anche Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti: “Con questa iniziativa creiamo le premesse per una grande alleanza culturale e sindacale in difesa della qualità della docenza pubblica a tutti i livelli”.

No degli studenti su borse di studio e bonus ai neo 18enni: misure insufficienti

da Il Sole 24 Ore

No degli studenti su borse di studio e bonus ai neo 18enni: misure insufficienti

«Insufficienti e propagandistiche». Con queste parole le associazioni studentesche boccia il doppio annuncio di ieri del premier Matteo Renzi sullo stanziamento di 50 milioni per le borse di studio e il bonus di 500 euro per i neo-diciottenni che diventeranno nei prossimi giorni altrettanti emendamenti alla legge di stabilità all’esame della Camera.

Gli studenti bocciano il bonus
«Renzi nasconde dietro la proclamazione di buoni principi, a partire dalla necessità di combattere fondamentalismi e razzismi investendo in cultura, il vuoto delle proprie politiche» ha dichiara Riccardo Laterza, portavoce nazionale della Rete della Conoscenza, secondo cui i 500 euro di bonus «rappresentano l’ennesimo spot propagandistico, anziché una misura strutturale». A suo giudizio, infatti, «l’accesso al patrimonio storico-artistico e ai consumi culturali dovrebbe essere una priorità da affrontare seriamente per restituirli davvero alla cittadinanza e alla fruizione pubblica, seguendo modelli di altri Paesi europei, come la Francia, che prevedono la totale gratuità dell’ingresso a musei e siti culturali, in quanto parte fondamentale della formazione garantita dallo Stato, per le nuove generazioni».

Pochi i fondi per le borse di studio
«I 50 milioni annunciati dal Governo non risolvono il problema del diritto allo studio alla radice. Se si vuole infatti eliminare la figura dell’idoneo non beneficiario e garantire a tutti coloro che ne hanno la borsa di studio, i milioni necessari sono 200! Dopo la scandalosa vicenda dell’Isee – ha affermato Alberto Campailla, Portavoce nazionale di Link-Coordinamento Universitario – che non si riescano a trovare le coperture per una cifra del tutto irrisoria rispetto alle manovre previste nella finanziaria, è una prova della negligenza e del disinteresse del governo e della maggioranza». Sulla stessa lunghezza d’onda l’Unione degli studenti: «Queste scelte politiche sono completamente sconnesse dalla realtà italiana, raccontata anche nell’ultimo rapporto Ocse in cui si evidenzia l’estremo bisogno che ha il nostro paese di contrastare la dispersione scolastica e incentivare l’immatricolazione all’università, soprattutto tra le fasce più deboli della popolazione, dati su cui da anni l’Italia è indietro rispetto agli altri stati Ue e Ocse», ha aggiunto Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Uds.

La voce fuori dal coro
È quella di StudiCentro. Per il presidente nazionale Virginio Falco i 50 milioni per le borse di studio e il bonus da 500 euro vanno «nella direzione giusta di proteggere la dignità delle giovani generazioni». A suo giudizio, «spendere in cultura la stessa cifra che si intende impiegare per rafforzare la sicurezza nelle nostre città, significa aver presente le esigenze del nostro paese e una visione a lungo periodo su come abbattere emarginazione sociale e contrastare i fondamentalismi».

Studenti detective tra realtà e matematica in 100 scuole

da La Stampa

Studenti detective tra realtà e matematica in 100 scuole

Con il progetto “Il mondo dà i numeri” uno modo coinvolgente di studiare alcuni fenomeni scientifici ispirandosi alle scienze forensi

C’è un legame indissolubile tra realtà e matematica, coglierlo aumenta sensibilmente l’apprendimento di una materia che nell’immaginario comune, e nella pratica delle aule, resta ancora poco familiare e Casio ha deciso, insieme al Museo della Scienza e Tecnologia di Milano, di scendere in campo per diffondere tra docenti e studenti l’utilizzo delle nuove tecnologie che stimolino un approccio pratico alla materia. Il nuovo progetto, sviluppato all’interno di un protocollo d’intesa della durata di tre anni siglato a ottobre del 2015 con il Ministero dell’Istruzione, si chiama “Il mondo dà i numeri” e interesserà 100 scuole d’Italia: 50 scuole medie e almeno 50 licei.

 

Attraverso la costruzione di veri e propri laboratori in aula, docenti e studenti si trasformeranno in investigatori chiamati a risolvere misteri grazie all’applicazione di modelli matematici: uno modo coinvolgente di studiare alcuni fenomeni scientifici che trae ispirazione dalle scienze forensi. Ad aiutare nella missione, ci saranno le calcolatrici grafiche e scientifiche che l’azienda di prodotti elettronici è impegnata a diffondere nella cultura e nella pratica delle scuole italiane.

 

Da un’indagine condotta in scuole medie, licei scientifici e licei delle scienze applicate, infatti, emerge da un lato che nelle aule italiane vi è scarso ricorso a esempi tratti dalla vita quotidiana per la spiegazione della matematica, con un aumento del rendimento laddove invece si mette in luce l’aspetto di correlazione tra scienza e vita, e che l’ausilio di strumenti come le calcolatrici, soprattutto scientifiche e ancor più grafiche, non è ancora sufficientemente diffuso.

 

Ecco allora l’iniziativa di Casio che, tramite un bando che sarà pubblicato nei prossimi giorni sul sito del ministero, metterà a disposizione di 100 scuole un kit contenente ciascuno 11 calcolatrici grafiche e relativo materiale didattico per 50 licei e 28 calcolatrici scientifiche e realativo materiale didattico per 50 scuole medie. In entrambi i casi, Casio affiancherà i docenti con un momento di formazione.

Nascono i consulenti per i processi di miglioramento

da La Tecnica della Scuola

Nascono i consulenti per i processi di miglioramento

Nasce nella scuola italiana una nuova figura professionale, il “consulente per il miglioramento scolastico”.

La predisposizione e l’attuazione dei Piano di Miglioramento della scuola previsto dal DPR 80 del 2013 richiede competenze specifiche e così l’Indire ha deciso di dare avvio a un master per creare una apposita figura professionale.

Destinatari del master sono i docenti operanti nella scuola di ogni ordine e grado, i dirigenti scolastici e tutte quelle figure interessate ad acquisire delle competenze e un titolo per svolgere nelle scuole attività consulenziali di supporto ai processi di miglioramento.

“Il master – spiega l’Indire – ha l’obiettivo di formare una figura che abbia le competenze per accompagnare le istituzioni scolastiche nella predisposizione e nello sviluppo di un percorso di miglioramento. L’approccio proposto si basa sui risultati delle sperimentazioni condotte da INDIRE nell’ambito dei progetti nazionali PQM, VSQ e Vales e considera in una dimensione sinergica sia i risultati di apprendimento degli alunni sia l’innovazione didattica e organizzativa dell’istituzione scolastica”

Le attività formative prenderanno avvio nei primi mesi del 2016 e termineranno nel mese di luglio. Per iscriversi al master c’è tempo fino al 31 gennaio 2016.

In una apposita sezione del sito dell’Indire è disponibile tutta la documentazione utile per conoscere il progetto in modo completo e le modaità di iscrizione.

Difficile formare i comitati di valutazione, ma accade anche per la Consulta

da La Tecnica della Scuola

Difficile formare i comitati di valutazione, ma accade anche per la Consulta

Non piace al Ministero l’azione di contrasto che nelle scuole viene portata avanti soprattutto dai sindacati di base per impedire la formazione dei comitati di valutazione.

“Il comitato – sostiene da mesi l’Unicobas – è un organo perfetto e quindi se non è completo non può funzionare”.
Interpretazione analoga era arrivata anche dalla Flc-Cgil soprattutto dopo che in una delle proprie FAQ i dirigenti del Miur avevano scritto che i comitati possono deliberare in ogni caso.
E così le accuse di voler bloccare uno dei punti qualificanti della riforma con metodi poco ortodossi si sprecano.

Peccato che poi – a ben altro livello – la storia si sia ripetuta proprio oggi: il Parlamento in seduta comune non è riuscito ad eleggere i propri rappresentanti all’interno della Corte Costituzionale.
Si tratta della ventisettesima seduta andata vuoto, la prima risale esattamente a 17 mesi fa.
E stiamo parlando non di un semplice organo collegiale della scuola, ma di uno dei massimi organi della nostra repubblica.
Ne dobbiamo forse dedurre che il Parlamento con metodi non ortodossi vuole mettere a rischio la vita e il funzionamento della Consulta?
Ognuno è libero di pensarla come meglio ritiene, ma un fatto è certo: per quale motivo additare al pubblico ludibrio quei docenti che – a ragione o a torto – tentano di mettere una zeppa nel processo di attuazione della legge 107 e non condannare il comportamento di più di 900 parlamentari che mettono a rischio il funzionamento della Corte Costituzionale?

Nuove classi di concorso, sì anche dalla commissione Istruzione del Senato?

da La Tecnica della Scuola

Nuove classi di concorso, sì anche dalla commissione Istruzione del Senato?

Sembra essere giunto prima del previsto il sì della commissione Istruzione del Senato al nuovo regolamento sulle classi concorso della scuola.

Il 25 novembre, la Commissione di competenza ha infatti approvato il parere, non vincolante, proposto dalla relatrice Elena Ferrara sull’atto del governo 220 ‘Regolamento per la razionalizzazione ed accorpamento delle classi di concorso a cattedre e a posti di insegnamento’. E sull’articolato sarebbe anche arrivato anche il sì, ma non ancora formale, da parte del Governo.

L’aggiornamento delle classi di concorso, che si ridurranno di una cinquantina, “da tempo atteso si è reso necessario anche alla luce delle disposizioni contenute nella legge 107/15 di riforma della scuola recentemente approvata, per ridefinire i requisiti accademici utili per accedere all’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado”, riferisce la stessa senatrice Ferrara.

“Sono stati così riallineati i nuovi ordinamenti scolastici e universitari – prosegue la parlamentare – secondo principi di semplificazione e di flessibilità fermo restando l’accertamento della competenza nelle discipline insegnate. Il provvedimento, nel tutelare il personale in servizio con una razionalizzazione ed un accorpamento delle classi di concorso, è funzionale al concorso che sarà bandito entro l’anno dal MIUR e rappresenta un passo avanti verso il nuovo assetto di formazione iniziale previsto al comma 181 della legge 107”.

“Particolare attenzione è stata dedicata al settore artistico musicale e coreutico con la proposta di migliore riformulazione della classi di concorso dei licei coreutici musicali e la validazione dei diplomi accademici di secondo livello dell’AFAM”.

Al momento le informazioni che giungono da Palazzo Madama sono solo queste. Non è chiaro, ad esempio, quali criticità abbia espresso la commissione parlamentare sul testo e se questi rilievi siano in linea, come probabile, con quelli della Camera. Ricordiamo, a tal proposito, che nelle scorse settimane il Consiglio di Stato aveva espresso più di un rilevo sul nuovo regolamento, in particolare per la possibile estromissione di un alto numero di docenti precari.

Come non è chiaro se l’atteso parere, giunto a pochi giorni del medesimo espresso dalla Camera, potrà essere considerato definitivo. Se così fosse, sarebbe una buona notizia per chi attende il concorso per nuovi docenti, da pubblicare entro il prossimo 1° dicembre. Come del resto già dichiarato alla Tecnica della Scuola dalla relatrice dello stesso testo alla Camera, l’on. Maria Grazia Rocchi.

Il testo potrebbe, ma il condizionale è d’bbligo, a questo punto essere posto con urgenza tra gli ordini del giorno del prossimo Consiglio dei ministri. E permettere la pubblicazione del bando nei tempi previsti dalla Legge 107/15.

 

Con l’alternanza scuola-lavoro cancellate ore di didattica

da La Tecnica della Scuola

Con l’alternanza scuola-lavoro cancellate ore di didattica

Sulla legge delega relativa alla “Revisione dei percorsi di istruzione professionale” previsti dalla L. 107/2105, il Governo scopre le carte: per incrementare il monte annuale di esperienze in azienda, ha intenzione di ridimensionare la formazione tradizionale orientata alla didattica e incrementare le ore laboratoriali.

Lo sostiene Anief il quale fa una serie di considerazioni partendo dalle ore di insegnamento che, dovendo tornare quelle pre-Gelmini, l’alternanza scuola lavoro prevista dalla Buona Scuola non è ancora normata, ad iniziare dal piano sulla sicurezza. Il paradosso è che pur senza il decreto specifico contenente le regole organizzative e gli enti accrediti presso la Camera di Commercio, da settembre le scuole superiori, licei compresi, sono state comunque chiamate a pianificare le attività in azienda. Viene poi da chiedersi come si fa a programmare gli stage se il nuovo Piano dell’offerta formativa sarà pronto solo a gennaio.

Mobilità 2016/17: contratto in forse

da La Tecnica della Scuola

Mobilità 2016/17: contratto in forse

Il confronto sul contratto integrativo per la mobilità 2016/2017 procede a rilento, anzi – per la verità – si è addirittura fermato.
Sulla questione della mobilità i punti di contrasto fra le parti sono più di uno ed è ormai quasi certo che l’intera materia sarà regolata con un atto unilaterale del Ministero, esattamente come era avvenuto in un paio di circostanze negli anni passati quando sindacati e Miur non avevano trovato un accordo sulla questione della assegnazione del personale diverse sedi scolastiche (per la cronaca, alla fine, i sindacati si dovettero fare una ragione del fatto che la materia non potrà più essere materia di contrattazione).
Questa volta l’oggetto del contendere è rappresentato dalla entrata in funzione degli albi territoriali e della chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici.
I sindacati hanno chiesto di rinviare l’applicazione delle nuove norme di un anno, mentre il Miur intende arrivare al più presto alla definizione degi albi in modo da consentire già da quest’anno la chiamata dei docenti dagli albi.
Apparentemente il fronte sindacale sembra compatto e intenzionato a non sottoscrivere nessun accordo, ma qualche frangia sta già facendo capire che abbandonare il tavole delle trattative è sempre l’ultima spiaggia e che forse sarebbe meglio cercare di “salvare il salvabile”.
Quello che è assolutamente certo è che il quadro normativo definito dalla legge 107 non può in alcun modo essere modificato per via contrattuale, come avveniva prima della entrata in vigore del “decreto Brunetta” del 2009.
L’ultimo incontro fra le parti si è svolto il 24 novembre, altri sono in calendario per i prossimi giorni. Vedremo se la situazione si sbloccherà, ma per ora non si intravedono spiragli.

L’inclusione non dipende dal numero degli insegnanti di sostegno

da La Tecnica della Scuola

L’inclusione non dipende dal numero degli insegnanti di sostegno

Secondo Anffas Onlus – Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale la situazione denunciata dai genitori dello studente della suola elementare di Casal Palocco, segretato in uno sgabuzzino,  è solo la più recente di tante altre storie simili e non sarà l’ultima. Questa è l’ennesima prova che gli studenti con disabilità sono considerati come studenti di serie b e che la scuola italiana è ancora lontana da una reale inclusione scolastica».

«Nonostante la “La Buona Scuola”, lo stato delle cose è rimasto immutato, non si vedono cambiamenti radicali come quelli che sarebbero invece necessari. Sembra anzi che nulla si stia muovendo nella direzione giusta. Eppure già a metà settembre di quest’anno il Miur comunicava di avere 90.034 insegnanti di sostegno stabilizzati, altri 25.000 assegnati in deroga ed ancora altri 6.446 posti di sostegno da assegnare per il potenziamento dell’organico sul sostegno previsto dalla ridetta riforma», continuano i dirigenti Anffas.

Il problema, dunque non è il numero degli insegnanti di sostegno. Infatti sostiene Anffas: «Non ci si può più limitare ad aumentare gli insegnanti di sostegno, ma occorre anche ripensare ed investire in maniera determinata sulla loro formazione, assicurando la possibilità di acquisire puntuali competenze per poter svolgere, in aula, il delicato ruolo di facilitatori nelle dinamiche didattiche all’interno del contesto classe, lavorando in team con gli insegnanti curriculari e le altre figure di supporto all’alunno con disabilità, che, d’altra parte, devono vedere anch’esse innalzate le proprie competenze per poter essere nelle condizioni di lavorare in sinergia con l’insegnante di sostegno».

Significa che Anffas prosegue con il suo sostegno deciso alla proposta di legge Fish-Fand (a.c. 2444) sul miglioramento dell’inclusione scolastica, quasi del tutto ripresa nelle prime bozze del decreto delegato della “Buona scuola” sull’inclusione degli alunni con disabilità, che prevede interventi volti a favorire una presa in carico degli alunni che parta dal loro profilo di funzionamento (e non dal deficit o dalla sola diagnosi medica!) per individuare gli opportuni assi di interventi personalizzati, le indicazioni per la continuità didattica, creando degli appositi ruoli dei docenti per il sostegno, l’obbligo di riduzione del numero di alunni per classe e del numero di alunni con disabilità nella stessa classe, la formazione obbligatoria in servizio, oltre che iniziale, di tutti i docenti sulle didattiche inclusive, gli indicatori di verifica della qualità dell’inclusione.

«Dispiace vedere la persistenza di conflitti interni agli ambienti scolastici da persone, a volte anche docenti, che purtroppo dimostrano di non avere una adeguata informazione o di avere una poco approfondita conoscenza dell’argomento o peggio che tendono a basarsi su posizioni preconcette o tese solo a difendere interessi altri rispetto a quelli degli alunni e studenti con disabilità. Qualcuno arriva addirittura a dichiarare erroneamente che si stia creando una figura di docente di sostegno “medico” o di “tutor”, che si occuperà solo, e da solo, dell’alunno con disabilità, mentre come detto ben altre sono le intenzioni e le azioni che si stanno costruendo».

Al via Job&Orienta

da tuttoscuola.com

Al via Job&Orienta
Il salone di Verona è giunto alla XXV edizione. Intervengono i ministri Poletti e Giannini

La fiera di Verona ospita la 25esima edizione di Job&Orienta, salone nazionale dell’orientamento, scuola, formazione e lavoro, che si svolge  da giovedi’ 26 a sabato 28 novembre 2015, promosso da VeronaFiere e Regione del Veneto, in collaborazione con ministero dell’Istruzione e ministero del Lavoro.

Nei tre giorni di rassegna vengono affrontati vari temi, fra cui quelli dell’incontro fra mondo della scuola e mondo del lavoro, con l’obiettivo di offrire momenti di dibattito, valorizzare i progetti di eccellenza, aiutare i giovani a scegliere con consapevolezza i propri percorsi formativi e, per quelli già in cerca di lavoro, offrire informazioni e strumenti che li aiutino a rendere la loro ricerca efficace e, al contempo, far conoscere le opportunità e i servizi esistenti. Il programma si apre con l’evento “Oil for Brain – energia, talento, opportunita'”.

Sul palco dell’Auditorium Giuseppe Verdi Mario Tozzi, geologo, giornalista e studioso, percorre insieme ai suoi ospiti un viaggio attraverso storie di eccellenza, nei campi della scienza, della ricerca e dell’innovazione tecnologica. Giovedì 26 la rassegna ospita il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, intervistato sempre da Mario Tozzi e in dialogo con la giovane platea sui temi del lavoro, l’occupazione, il Piano Garanzia Giovani. Venerdì è atteso il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, che partecipa al convegno “La buona alternanza scuola lavoro nella Legge 107/2015”, un’occasione per fare il punto sull’alternanza e presentare alcune esperienze eccellenti di licei, istituti tecnici e istituti professionali, nel corso di un confronto tra studenti, docenti e imprenditori (Ivan Lo Bello, presidente Unioncamere e vicepresidente Confindustria Education, Alberto Baban, presidente di Piccola Industria Confindustria, Marco Gay, presidente di Giovani Imprenditori Confindustria, Giulio Pedrollo, presidente di Confindustria Verona, Maria Patrizia Grieco, presidente di Enel, Roland Schell, presidente di Mercedes).

Bonus 500 euro ai diciottenni divide gli studenti

da tuttoscuola.com

Bonus 500 euro ai diciottenni divide gli studenti

L’intenzione, annunciata da Matteo Renzi, di investire 50 milioni di euro in borse di studio per gli studenti senza capacità economica e introdurre un bonus di 500 euro in spese culturali per i neodiciottenni “va nella direzione giusta di proteggere la dignità delle giovani generazioni“. E’ quanto afferma Virgilio Falco, presidente nazionale di StudiCentro.

Spendere in cultura la stessa cifra che si intende impiegare per rafforzare la sicurezza nelle nostre città, significa aver presente – aggiunge – le esigenze del nostro paese e una visione a lungo periodo su come abbattere emarginazione sociale e contrastare i fondamentalismi“.

Di parere opposto le associazioni studentesche Udu e Rete degli studenti: “E’ solo campagna elettorale“, così commentano l’annuncio del Premier

E’ inaccettabile – dichiara Jacopo Dionisio, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari – dover sempre rincorrere uscite estemporanee di Renzi. Quella di ieri è l’ennesima dichiarazione spot del Premier, della quale non si conoscono i contenuti reali, ma con cui si lanciano messaggùmediatici che assomigliano troppo a trovate elettorali piu’ che a un intervento credibile“.

Alberto Irone, portavoce nazionale Rete Studenti Medi sottolinea che “oltre a questo nuovo annuncio-spot il senato la scorsa notte ha approvato un emendamento all’interno della legge di stabilità che, ancora una volta, mette in discussione il ruolo della scuola pubblica e contraddice le precedenti dichiarazioni del governo“.

Ripetiamo da anni che continuare a finanziare le scuole paritarie evidenzia – commenta a questo proposito – un abbandono e un disinvestimento politico nel sistema di istruzione pubblico“.

La legge 107: ovvero dalla scuola dell’eguaglianza alla scuola della concorrenza

La legge 107: ovvero dalla scuola dell’eguaglianza alla scuola della concorrenza *

di Maurizio Tiriticco

 

Sono un cittadino della Repubblica impegnato nel sociale e nel professionale, ma sono anche, in qualità di dirigente tecnico emerito dell’Istruzione, un uomo delle istituzioni.

Pertanto, come cittadino, tento di adoperarmi perché le leggi siano sempre in grado di affrontare e risolvere i problemi che emergono nei diversi settori pubblici e perché vengano poi applicate nel migliore dei modi. Di qui, come cittadino, la mia posizione contraria a quanto sancito dalla legge 107; ma, come uomo delle istituzioni con precise e definite competenze professionali, una volta che la legge è stata approvata, sono sempre disponibile affinché sia realizzata nel migliore dei modi possibili.

Nella mia lunga vita professionale ho avuto la fortuna di imbattermi in leggi per cui mi sono adoperato e che ho sempre condiviso, dalla riforma della scuola media del 1962 all’innalzamento dell’obbligo di istruzione del 2006. Si è trattato di un mezzo secolo di grandi trasformazioni, nel campo sociale, in quello economico e anche in quello dell’istruzione. La legge successiva tendeva sempre a migliorare quella precedente, e il nostro sistema di istruzione ne ha fruito positivamente e i nostri giovani, soprattutto, anche. E non è un caso che l’analfabetismo strumentale è stato sconfitto da decenni, anche se quello funzionale è ancora persistente, come le recenti ricerche internazionali dell’Ocse ci confermano.

Con l’inizio del nuovo secolo si è aperta una stagione convulsa per la nostra scuola. Si sono avvicendati governi di diverso colore e leggi a volte in contraddizione una con l’altra che non pochi problemi hanno prodotto nella scuola e nei suoi insegnanti più che risolverli.

E tutto ciò, nonostante un insegnamento che ci viene da lontano e che voglio riprendere. John Dewey in Democrazia e educazione, La Nuova Italia, Firenze, 1949, a p. 111, scrive quanto segue: “Una società distinta in classi deve prestare attenzioni speciali soltanto all’educazione dei suoi elementi dirigenti. Una società mobile, invece, ricca di canali distributori dei cambiamenti dovunque essi si verifichino, deve provvedere a che i suoi membri siano educati all’iniziativa personale e all’adattabilità. Altrimenti essi sarebbero sopraffatti dai cambiamenti nei quali si trovassero coinvolti e di cui non capissero il significato e la connessione. Ne conseguirebbe una confusione nella quale un piccolo numero di persone si impadronirebbe dei risultati delle attività altrui cieche e dirette dall’esterno”.

Ed è ciò che è avvenuto con il varo della legge 107. Dirigenti scolastici e insegnanti non solo non sono stati coinvolti nel processo di un cambiamento che vuole avere un carattere epocale, ma addirittura ne sono stati esclusi e sopraffatti a cose avvenute. Il che è testimoniato dalle iniziative che hanno coinvolto in tutte le città d’Italia decine di migliaia di insegnanti e di dirigenti.

E anche uno studioso del nostro secolo, Tullio De Mauro, su un recente numero della rivista “Internazionale” è fortemente critico nei confronti della legge 107 e, tra l’altro, denuncia tre silenzi della legge che fanno male alla scuola: 1) il mancato riconoscimento per ciò che la nostra scuola pubblica ha fatto dalla Liberazione e per tutta la seconda metà del secolo scorso; 2) i vincoli che la Costituzione ha posto alla scuola pubblica, che non è un pezzo qualunque dello Stato, ma un organo costituzionale a cui sono affidati precisi doveri, compiti e obiettivi; 3) la progressiva dealfabetizzazione della nostra popolazione adulta, denunciata da tutte le ricerche internazionali e non, di cui la scuola, e soprattutto quella media superiore, ha una precisa responsabilità.

Che la nostra scuola necessiti di un riordino da almeno un decennio, se non oltre, è fuor di dubbio. Ciò che avviene giorno dopo giorno nel mondo dei saperi, delle competenze e del lavoro è sotto gli occhi di tutti. E non c’è sistema scolastico di un Paese ad alto sviluppo che non si adegui, giorno dopo giorno, a queste necessità. E noi italiani facciamo ormai parte di un’Unione europea che si compone di ben 28 Paesi: ciascuno ha un suo sistema scolastico e ciascun si adopera per renderlo sempre migliore e all’altezza delle esigenze sempre nuove che si manifestano nel mondo della cultura e in quello del lavoro. L’Unione europea non chiede di adottare un sistema scolastico unico per tutti i Paesi membri: sarebbe impossibile e folle. Ma ci ha dato indicazioni precise circa le finalità che ogni scuola deve perseguire. Con una Raccomandazione del 2006 ci ha indicato le competenze di cittadinanza attiva che garantiscono a ciascun cittadino dell’Unione l’accesso a quell’apprendimento che ormai chiamiamo permanente: la società cambia rapidamente e siamo tutti tenuti ad apprendere sempre, ogni giorno. In seguito, con una Raccomandazione del 2008, l’Unione ci ha indicato otto livelli di competenze, dai minimi ai massimi, ai quali ogni sistema scolastico europeo deve attenersi per organizzare sempre al meglio il suo sistema di istruzione generalista e di formazione professionale.

In ordine a queste indicazioni e finalità, ormai transnazionali, la legge 107 dimostra tutta la sua debolezza. E ne indico le ragioni.

Ciò di cui il nostro Sistema nazionale di istruzione necessita è un urgente riordino dei cicli. Esiste tuttora una scuola per l’infanzia non obbligatoria, quando invece l’obbligatorietà almeno del terzo anno (5-6 anni di età), anche in considerazione che una grande maggioranza degli iscritti alla prima classe primaria sono da tempo anticipatari, permetterebbe l’avvio – ovviamente da considerare con tutte le cautele possibili – di quegli insegnamenti previsti dalle Indicazioni nazionali del primo ciclo di istruzione. Va anche considerata la frammentazione in tre gradi del percorso obbligatorio decennale, che viene da lontano e che di fatto non permette che le competenze terminali degli alunni vengano concretamente certificate alla fine del biennio di un’istruzione secondaria, ulteriormente suddiviso e spezzettato nei tre ordini di sempre, sanciti fin dalla riforma Gentile del 1923. In nessun Paese europeo oggi gli indirizzi liceali, tecnici e professionali, sono così connotati da sancire quelle differenze di classe che ancora connotano, invece, i nostri percorsi. Com’è noto, in Italia si iscrivono ai licei i figli dei “dottori”, ai tecnici gli alunni considerati non portati per studi impegnativi, e ai professionali i cosiddetti “sfigati”. Abbiamo così ancora, in pieno Terzo millennio, un’istruzione secondaria che potremmo definire, con un’espressione un po’novecentesca, di classe.

Per quanto riguarda, poi, la terminalità degli studi secondari, siamo tra gli ultimi Paesi che licenzia i suoi alunni a 19 anni di età, per di più maggiorenni. Un riordino dell’intero sistema di istruzione, cha parta dal basso verso l’alto, dovrebbe prevedere l’uscita dal sistema secondario a 18 anni età. Per non dire, poi, che ancora non siamo stati capaci – nonostante la legge di riforma degli esami di Stato sia del lontano 1997 e lo preveda – di certificare quelle competenze di uscita assolutamente necessarie perché il titolo di studio abbia un vero valore reale, oltre a quello legale che, com’è noto, non ne esaurisce lo spessore professionalizzante. Vorrei sperare che il decreto legislativo di competenza del Miur, relativo all’“adeguamento della normativa in materia di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti e degli esami di Stato”, previsto dalla legge 107 (articolo 1, comma 181), vada in porto al più presto possibile.

Ma la cosa più preoccupante della legge 107 è, a mio avviso, che nella sua progressiva attuazione, nei prossimi anni si vengano a rompere quei principi dell’eguaglianza e dell’equità che invece, a norma costituzionale – considerando anche la riscrittura del Titolo V della Costituzione – devono caratterizzare l’intero sistema di istruzione. L’articolo 2 della Costituzione afferma tra l’altro che “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”. E la prima formazione sociale che accoglie e forma i cittadini, tutti e ciascuno, è la scuola! Nell’articolo 3, infatti, leggiamo che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Si tratta di impegni che abbiamo assunto nei confronti di tutti i cittadini. E non è un caso che da quel lontano 1948 ci siamo adoperati in ogni modo perché la scuola garantisse a tutti, nessuno escluso, di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione. Abbiamo costruito, quindi, una scuola che offrisse a tutti non solo le stesse opportunità, ma abbiamo anche lanciato la sfida di accogliere nelle nostre aule anche gli alunni diversamente abili (legge 517/1977).

Oggi, a mio avviso, con la legge 107 si compie una scelta opposta. Si innescano meccanismi tali per cui avremo, nel prosieguo del tempo, scuole in competizione tra loro per offrire insegnamenti e insegnanti diversi e concorrenziali. Si innestano così atteggiamenti e comportamenti competitivi sia nei dirigenti scolastici che negli stessi insegnanti. I primi saranno tenuti a scegliere dal mercato di elenchi territoriali gli insegnanti che saranno considerati i “migliori”. E gli insegnanti non scelti saranno assegnati di ufficio alle scuole in cui si verificheranno dei “buchi”. Così nel medesimo istituto avremo l’insegnante “bravo” in quanto scelto e quello “tollerato”, in quanto assegnato d’ufficio. Per non dire poi che, dopo un triennio, l’insegnante scelto potrebbe essere sostituito da un altro ritenuto “migliore” e/o più adatto alle finalità e agli obiettivi proposti da un piano triennale riveduto, corretto e aggiornato. Si avrà quindi una circolazione di insegnanti da scuola a scuola che rompe non solo la continuità didattica, ma anche la certezza e il diritto al posto di lavoro che, invece, sono dovuti – com’è noto – a una faticosa conquista di tanti anni di lotte sindacali e politiche.

Avremo scuole, dirigenti e insegnanti in concorrenza tra loro, e il tutto con la sanzione indiscussa e indiscutibile delle prove Invalsi: una sorta di Moloch! Avremo così scuole cosiddette migliori e scuole cosiddette peggiori, come vogliono le rigide leggi del mercato: una vera e propria privatizzazione di un servizio che è nato pubblico e che pubblico dovrebbe restare! Addio per sempre alla scuola della Costituzione! E in nome e in forza di un’autonomia, a mio vedere, tradita!

Trascrivo quanto abbiamo scritto anni fa nel comma 2 dell’articolo 1 del dpr 275/1999: “L’autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento”.

Si tratta di un triplice impegno: educare ai valori della democrazia, formare tutti e ciascuno – non uno di meno – secondo le sue personali attese e attitudini, istruire a quelle conoscenze indispensabili al mondo del lavoro. Si tratta di tre percorsi paralleli e fortemente integrati, affinché ciascuno raggiunga il suo personale successo nella scuola, nel lavoro e nella vita.

Con la legge 107 questo impegno educativo e civile verrà a cadere. Avremo così una scuola “altra”, che nulla ha a che fare con una tradizione consolidata che ha avuto il suo inizio, fin dalla legge Casati che voleva insegnare a tutti a leggere, scrivere e far di conto. Avremo scuole diverse, tra loro in competizione, che promuoveranno i migliori ed escluderanno i peggiori! E vorrei veramente sbagliarmi!

Ormai la legge è legge e dovremo adoperarci perché la sua progressiva attuazione eviti per quanto è possibile le derive che ho denunciato. A mio avviso, sarà compito delle associazioni professionali degli insegnanti e dei dirigenti, delle associazioni dei genitori, dei sindacati di categoria, adoperarsi perché sui singoli territori non si verifichino quelle differenziazioni tra scuola e scuola che romperebbero quell’unitarietà dell’offerta educativa, formativa ed istruttiva auspicata e garantita dalla Costituzione. Sotto il profilo istituzionale, sui singoli territori spetta alle Reti di scuole, di cui all’articolo 7 del Regolamento sull’autonomia, divenire motore attivo perché tutte le istituzioni scolastiche presenti sul territorio garantiscano l’eccellenza dell’offerta educativa.

A mio avviso, gli anticorpi che possano evitare le conseguenze funeste che la legge 107 comporta sono nelle istituzioni scolastiche stesse. Quei principi della solidarietà (artt. Cost. 2 e 119) e della sussidiarietà (artt. Cost. 118 e 120), che sono i fondamenti della nostra convivenza civile e democratica, hanno la loro peculiarità in primo luogo proprio là dove i nostri bambini, italiani e stranieri oggi, crescono e apprendono, e che hanno pieno diritto ad un’offerta educativa che sia in grado – citando Don Milani – di dare di più a chi ha di meno! E tutto ciò, nonostante la legge 107! Innovare è necessario. Stravolgere è pericoloso.

Spetterà alla saggezza e alla mission dei nostri dirigenti e dei nostri insegnanti attenuare il più possibile le pericolose derive che la legge 107 potrebbe innescare. E l’Uciim, di conserva con tutte le altre associazioni professionali degli insegnanti e dei dirigenti scolastici, e con le associazioni dei genitori, può e deve assumere tutte le iniziative del caso.

E… grazie di non avermi fischiato!!!


 

* “Legge 13 luglio 2015 n 107: come ricucire il rapporto tra la scuola scritta nella legge (con i suoi 212 commi da decifrare) e la scuola reale (con le sue speranze, i suoi timori e i suoi doveri)”

Paternò, 25 novembre 2015

Uciim della Provincia di Catania

 

SERRE NUTRACEUTICHE ED ECONOMIA CIRCOLARE

“SERRE NUTRACEUTICHE ED ECONOMIA CIRCOLARE”

Proposta attivazione Gruppo Operativo di
Partenariato Europeo per l’Innovazione e relativi progetti Regionali ed Europei

Documento per la discussione.

INVITO a COLLABORARE

 

Egocreanet NGO no for profit c/o Incubatore della Universita’ di Firenze , ad iniziare dal 2015 , ha ampliato la propria attivita di R&S agendo in qualita’ di <INFOBROKER > per lo scambio di informazioni. tra attività di ricerca e sviluppo e di innovazione tra aziende e Universita’ ed Enti Pubblici ed inoltre per la riorganizzazione del management sulla base di forecasting di futuri scenari di crescita eco-economica visti nel quadro Europeo della promozione della Economia Circolare .

Paolo Manzelli egocreanet@gmail.com

 

→ Negli anni recenti anni, lo sviluppo scientifico e tecnologico nel settore dell’innovazione tecnologica della Serricoltura Alimentare protetta si è orientato verso la ricerca di tecniche agricole di economia circolare ecosostenibili, a basso impatto ambientale e facilmente adattabili a condizioni fisiche e climatiche oggi sempre piu’ sfavorevoli.Questa strategia di innovazione è parte integrante delle prospettive di sviluppo della Economia Circolare volte al fine i dare sviluppo a sistemi innovativi di coltivazione di verdure ad elevato valore nutraceutico ( Microgreens, Funghi, Spirulina… ecc), prodotti in serra fuori dal terreno (out of ground) su base l’idroponica, l’aeroponica e l’acquaponica ed altri cultivar, privi di pesticidi e fertilizzanti chimici , che vengono supportati da sistemi di automazione e computerizzazione per il controllo del clima e della evapotraspirazione in Serra. (1)

 

La Regione TOSCANA ha proposto recentemente un bando per la Costituzione Gruppi Operativi AGRI-PEI (GO) sul tema: Innovazione nel comparto dei prodotti alimentari per migliorare la qualità dei prodotti e per aumentare l’efficacia e l’efficienza dei processi produttivi. (2) , (3) .

 

Egocreanet ha iniziato a promuovere una “Brokering strategy” nell’ intento di individuare in termini strategici gli ambiti d’intervento di particolari aree di sviluppo territoriale capaci di valorizzare l’integrazione di risorse produttive e naturali ed ambientali.

 

–Prima Fase Giu- Nov 2015

 

A tale scopo Egocreanet ha attuato una prima fase di Brokering, attivando il coordinamento di un gruppo di competenze multidisciplinari delle Universita di Firenze e Pisa e del CNR Ise ed Ivalsa , finalizzato a mettere a punto la fattibilita di un “Progetto Pilota” delle SERRE-NUTRACEUTICHE (4) , quale nuova pratica di produzione di vegetali freschi ad elevato contenuto nutraceutico per favorire i bisogni di innovazione e sicurezza nel settore delle terapie nutrizionali del benessere e della salute. Con tale obiettivo Egocreanet e collaboratori sono impegnati nel promuovere e divulgare un “Piano di strategico Comunicazione” per valorizzare la creazione della Filiera Produttiva della Serricoltura Alimentare attuabile come strategia di innovazione delle tecnologie agrarie nello sviluppo della Economia Circolare in Europa.

 

 

In Sintesi il “Piano Strategico di Innovazione” delle nuove pratiche tecnologiche sul tema SERRE-NUTRACEUTICHE , vertera’ sui seguenti temi:

 

  1. A) Analisi (SWOT) del Contesto di sviluppo regionale AGRI-PEI su “Smart Specialization” : temi: diminuzione fertilita’ dei suoli, cambiamento climatico,biodiversita’,”nurture versus nature”.
  2. B) Qualita’ delle Produzione e sicurezza alimentare : temi : produzione in Serra di prodotti funzionali specifici per la terapia e la salute di : bambini obesi, e sportivi e l’ invecchiamento attivo , ma anche come strategia alimentare per la prevenzione del cancro.
  3. C) Rapporto tra Innovazione e Ricerca : temi : Produzione e ciclo chiuso nella logica della Economia Circolare per la utilizzazione sostenibile di risorse naturali (H2O ed energia) ed a basso impatto ambientale.
  4. D) Impatto sullo sviluppo Regionale ed in Europa della prassi di diffusione della realizzazione di produzione in Serre Nutraceutiche: temi: crescita ed integrazione delle conoscenze nel quadro della riorganizzazione del settore Agroalimentare (vedi PEI-AGRI) , e coordinamento e sviluppo di processi di innovazione di filiera nella serricoltura alimentare nella prospettiva di realizzazione di un progetto Europeo. (5)

 

A conclusione della prima fase di brokering Egocreanet ha organizzato in collaborazione con Tuscany Food Quality Center (TFQC) e con il patrocinio deilla Accademia dei Georgofili la conferenza sul tema “Serre Nutraceutiche ed Economia Circolare” c/o le terme di Montecatini , a cui ha partecipato l’assessore all’ Ambiente della RT , Federica Fratoni. (6)

 

Successivamente abbiamo iniziato a individuare l’ area pedo-clima-geografica in Toscana ritenendo che l’ area geotermica, situata tra Larderello e Radicondoli, ed il Monte Amiata, possa essere ( seppure non esclusivamente) considerata ottimale per favorire lo sviluppo di una Serricultura Nutraceutica innovativa dove l’utilizzo del vapore geotermico nelle attività di innovazione del GO-PEI-AGRI rappresenti un importante vantaggio eco-economico per lo sviluppo locale. (7)

 

 

Seconda Fase a partire da Dic 2015 .

 

Pertanto Egocreanet e collaboratori hanno dato inizio alla seconda fase di Brokering verso l’ impresa con l’ intento di :

 

  1. a) proporre alle imprese della particolare area pedo-geografica Toscana prescelta un contributo di conoscenze finalizzato a far emergere con evidenza quali siano i fabbisogni di sviluppo strategico del tessuto produttivo in cui operano.
  2. b) delineare di conseguenza il problema essenziale per il quale aggregare il GO -AGRI-PEI tra ricerca ed impresa in TOSCANA al fine di dare risoluzione alla problematica individuata, vista in termini sia di risultati aziendali in relazione agli scenari futuri di sviluppo dell’ area pedo-geografica presa in considerazione , comprensivi degli indirizzi di crescita del mercato del management e della logistica . (Mis.16.1)
  3. c) ampliare il coinvolgimento di imprese nell’ area pedo-clima-geografica considerata mirando a condividere lo sfruttamento di peculiari opportunita’,quali ad es geotermia , acque termali, ecc.. attraversomirateazioni capaci di raffrontarsi,con la valorizzazione delle potenzialità del territorio, coniugando lo sviluppo al miglioramento della conoscenza ambientale ed a supporto di iniziative di innovazione tecno-agricola della Serricoltura nutraceutica.
  4. d) definire i problemi comuni da risolvere individuando le varie misure da intraprendere nella successiva misura (16.2) in risposta al potenziamento della innovazione delle “smart specialization” a partire dalla strategia di innovazione di processo della impresa , al trasferimento della ricerca sul prototipo di Serra Nutraceutica e della estensione della commercializzazione dei prodotti ad alto tenore nutraceutico sia a livello regionale che a piu lungo termine in una prospettiva internazionale della progettazione Europea.

 

Cocludendo Egocreanet ricerca ulteriori collaborazioni al Gruppo Operativo (GO- Serricultura Nutraceutica) per dare un fattivo contributo di innovazione AGRI-PEI sulla base di questa straregia di Brokering sul tema Serre Nutraceutiche ed Economia Circolare, specificatamente finalizzata nel dare un orientamento di Innovazione per il superamento della crisi di particolari contesti pedo-climatici e geografici , mediante una azione adeguata a individuare e dare soluzione alle necessità di incrementare il valore aggiunto di prodotti alimentari ,attraverso la loro coltivazione in un ambiente protetto e controllato che ne garantisca la massima qualità in termini di contenuti nutraceutici, sicurezza, salubrità, sapore e sostenibilità e prevenzione della salute.

 

Vedi: BIBLIO ONLINE :

(1)- http://www.genitronsviluppo.com/2015/11/13/serre-nutraceutiche-per-economia-circolare/;

 

  • 16.1,http://www.regione.toscana.it/documents/10180/11927265/misura_16_sottomisura_16_1.pdf/d87b3fdc-27b0-46f9-9d72-f7fae7d2fb7a

(3). Mis.16.2- http://www.regione.toscana.it/documents/10180/11927265/misura_16_sottomisura_16_2.pdf/fed24a50-ea0d-4ded-87e3-6aea0e7e5992

.

  • Maggiori Informazioni ed adesioni al Progetto SERRE NUTRACEUTICHE nella Economia Circolare possono essere indirizzate a :

Paolo Manzelli, E-mail:<egocreanet2012@gmailcom> Cell: 335/6760004

Scuola e Famiglia

SCUOLA E FAMIGLIA STRINGIAMOCI A COORTE di Umberto Tenuta

CANTO 579 I’ ciucci se urtanu e ri varrili se scascianu.

Gli asini si urtano e i barili si rompono.

 

Il diritto di educare spetta esclusivamente ai genitori.

Lo Stato offre ai genitori un servizio che essi utilizzano per integrare, arricchire e completare l’azione educativa svolta primariamente da essi.

I contrasti tra scuola e famiglia, che sembrano sempre più presenti nell’attuale momento storico, nascono da una non ben concordata continuità educativa che, è bene ricordarlo, spetta alla scuola promuovere, come nell’ultimo decennio è stato ben evidenziato.

Vittime innocenti di questi contrasti sono i giovani.

Necessita, pertanto, che MIUR e Dirigenti richiamino alla puntuale osservanza della normativa vigente da parte delle singole istituzioni scolastiche.

Peraltro, basterebbe che i dirigenti scolastici ricordassero a se stessi ed ai docenti la predetta normativa e si impegnassero a farla attuare.

Solo così si realizzerebbe quella comunità educante che è condizione necessaria per garantire il successo formativo dei giovani.

Evidentemente, la continuità educativa inizia nella scuola, dalla cooperazione degli alunni (Cooperative learning) e dei docenti (Team teaching).

A differenza della scuola della lezione, la scuola della ricerca/riscoperta/invenzione/costruzione dei saperi si fonda sulla cooperazione degli alunni e dei docenti.

Gli alunni, seduti intorno a un tavolo poligonale lavorano in gruppi di tre/cinque, coordinati da uno di loro.

Al fine di assicurare l’opportuna interdisciplinarità degli apprendimenti è quanto mai opportuna la cooperazione dei docenti, da realizzarsi in sede di programmazione dell’attività didattica, sia essa annuale che periodica.

Ma la scuola non è un mondo separato, né dalla famiglia, né dalla società e, pertanto, la continuità va ricercata e raggiunta, sia con le famiglie, sia con le varie istituzioni educative e culturali esistenti sul territorio.

Compito, quello della continuità educativa, molto impegnativo, ma indispensabile, più che opportuno.

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

Altri saggi sono pubblicati in

www.rivistadidattica.com

E chi volesse approfondire questa o altra tematica

basta che ricerchi su Internet:

“Umberto Tenuta” − “voce da cercare”