La fragilità

La fragilità

di Vincenzo Andraous

C’è un ritornello che impazza da un po’ di tempo a questa parte, incentrato sulla fragilità dei giovani in un’epoca di continui cambiamenti.

Quando accade qualcosa di spiacevole, di incomprensibile, di tragico, che vede protagonista un giovane, la consuetudine è stigmatizzare il tutto con una certa instabilità esistenziale in cui camminano in ginocchio tanti adolescenti.

Come a dire nuovamente oggi se già non lo si è fatto a sufficienza ieri, che i ragazzi sono e resteranno i veri ultimi di questa nostra bella società.

Nel frattempo imperversano le didascalie delle cause di questo franare irrefrenabile, escludendo la povertà, quella c’era ieri, eppure a pensarci bene viviamo in un paese dove gli indigenti stanno diventando numericamente ingestibili.

Oppure a scarnificare la carne c’è l’abuso dell’agio, dove non c’è limite alla pretesa e all’ottenimento della medaglietta appuntata sul petto.

Ragazzotti fragili come grissini, a cui releghiamo l’angolo dei mille esempi da seguire, forse davvero troppi, al punto che alla fine della fiera neppure uno ne rimane a destare la coscienza.

Ogni volta che la montagna ci viene addosso per il male perpetrato da questo o da quello, non ci rendiamo conto del bene che invece vorrebbero fare i più giovani.

Mi convinco sempre di più che la mancanza di consapevolezza e idee chiare nei ragazzi, permane la cattiva lezione del mondo adulto, genitoriale, della collettività social, che ogni cosa divora e vomita fuori al primo intoppo esistenziale.

Per cui quella tanto decantata e mal interpretata libertà responsabile diventa immediatamente una libertà prostituta, che si può comprare, picchiare, offendere, umiliare, vendere-svendere alla bisogna, infine pure annientare. I riflettori stanno perennemente puntati sulle scazzottate, le violenze di gruppo, i coltelli e fin’anche le pistole, per ogni incomprensibile interrogativo, migliaia le risposte, i toccasana, i salva vita che accorrono a frotte.

Ma sono santoni e mendicanti delle parole, del tik tok de borgata, dello smanettamento ossessivo compulsivo. I salva vita non sono le filippiche nazional popolari, bensì il rispetto delle regole, quelle regole che vanno rispettate anche quando appaiono noiose, ingiuste, urticanti, perché le regole salvano, tutelano, proteggono la vita e anche il futuro di ognuno e di ciascuno, soprattutto dei più fragili.

La fragilità e il non rispetto delle regole, un connubio che ha come primo attorecolui che mai vediamo alla sbarra del colpevole, che scorda il proprio ruolo e furbescamente consegna al proprio piccolo campione la possibilità di scegliere senza averne capacità e esperienza come somma degli errori.

E. Zanetti, Voglio andare a scuola!

Elena Zanetti, Voglio andare a scuola!
Edizioni Albatros, Roma, 2022

Ho venticinque anni; mi sono laureata in Scienze della Formazione Primaria nel 2020 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, diventando così maestra della scuola dell’infanzia e primaria.

Durante il lockdown causato dallapandemia Covid-19, mentre facevo lezione a distanza con i bambini, ho pensato a cosa potessero provare stando davanti ad un computer, così piccoli.

Quali erano le loro emozioni nel fare lezione distanti dai loro amici, dai maestri, dal mondo della scuola?

Mi sono così immedesimata in loro dando voce ad Azzurra, una bambina di classe terza della scuola primaria, che ho immaginato potesse rappresentarli.

Azzurra scrive un diario personale dove racconta della sua esperienza di scuola a distanza e del suo vissuto quotidiano a casa, in famiglia. Racconta in particolar modo delle sue Emozioni.

Mi piace mettere la E maiuscola perché per me sono un aspetto importante della vita quotidiana.

Come sottolinea Daniel Goleman, padre statunitense dell’intelligenza emotiva, è fondamentale lo stare bene, soprattutto a scuola.

Provare emozioni come gioia, sorpresa e stupore è molto importante per poter apprendere in modo proficuo.

Al contrario, quando si apprende con paura, ansia e sconforto non si potrà giungere a risultati soddisfacenti e ogni volta che la mente andrà a recuperare il concetto appreso, ricorderà anche le emozioni legate ad esso mentre lo studiava.

La pandemia dovuta al Covid-19 ha spezzato lo stare bene a scuola e le relazioni e Azzurra nel suo piccolo diario lo racconta, anche attraverso alcuni disegni e filastrocche che realizza per passatempo.

Non mancano poi i “super eroi” della salute: mascherina, distanziamento ed igienizzazione a cui dedica anche una filastrocca nel rientro a scuola dopo il lockdown che l’hanno aiutata a riprendere la routine quotidiana.

Spero che questo piccolo libro possa fare del bene ai bambini, ai docenti, ai genitori, alla scuola, a chi ha vissuto la didattica a distanza, per poter sdrammatizzare questo periodo della nostra storia e poter cogliere quelli che sono stati i vissuti dei bambini e mi auguro che le relazioni e lo stare bene a scuola non vengano più compromessi.

Elena Zanetti


Dare voce ai bambini

di Mario Maviglia

Molto si è scritto del periodo del Covid e soprattutto dei particolari momenti di chiusura delle scuole che hanno costretto docenti, alunni e famiglie a fare i conti con la didattica a distanza, ossia con un modo affatto diverso di fare scuola e tutto sommato poco conosciuto.

Molti hanno sottolineato gli aspetti didattici di questo approccio, i particolari problemi organizzativi, le questioni legati alla tecnologia, la difficile situazione delle dotazioni informatiche.

La maestra Elena Zanetti ha scelto un angolo visuale del tutto particolare per parlare di tutto ciò, ossia quello dei bambini.

In questo modo l’autrice, dando voce ad Azzurra, un’immaginaria bambina frequentante la classe terza della scuola primaria, cerca di sondare i pensieri, i sentimenti e soprattutto le emozioni che i bambini hanno vissuto durante il lockdown e le particolari situazioni vissute nel fare scuola fuori dalla scuola.

L’autrice-insegnante ci restituisce in tal modo l’universo mentale ed affettivo dei bambini in questa speciale e inedita condizione, quella della pandemia e della conseguente didattica a distanza.

Attraverso lo stratagemma del “diario”, l’insegnante dà voce a chi etimologicamente voce non ha (infanzia = “che non può parlare”), offrendoci un interessante e stimolante quadro caratterizzato da un profondo senso di decentramento e di empatia.

Mettersi nei panni del bambino è forse una delle operazioni pedagogiche più difficilied è incoraggiante che ciò venga proposto da un’insegnante alle sue prime armi.

Nota 22 luglio 2022, AOODGSIP 2359

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per lo studente, l’inclusione e l’orientamento scolastico

Ai Direttori Generali e ai Dirigenti titolari degli Uffici Scolastici Regionali
Ai Dirigenti delle Istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado statali e paritarie
Al Dipartimento istruzione – Provincia Autonoma di Trento
Alla Sovrintendenza Scolastica per la Provincia di Bolzano
All’Intendenza Scolastica per la Scuola in lingua tedesca – Bolzano
All’Intendenza Scolastica per le Località Ladine – Bolzano
Alla Sovrintendenza agli studi per la Regione Valle d’Aosta
Al Comitato Olimpico Nazionale Italiano
Al Comitato Italiano Paralimpico
A Sport e salute S.p.A.
Alle Federazioni sportive e Discipline sportive associate
Ai Coordinatori regionali di Educazione Fisica e sportiva
e, p. c. Al Capo di Gabinetto
Al Capo del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione

Oggetto: Progetto didattico sperimentale Studente-atleta di alto livello anno scolastico 2022/2023. Decreto ministeriale 10 aprile 2018, n. 279.