Incontro con Emanuela Da Ros

INTERVISTA ALLA SCRITTRICE EMANUELA DA ROS

 di Mario Coviello

 

Emanuela Da Ros con “ Odio la matematica”, Le Nuove Edizioni Romane, sarà nelle scuole di Bella,San Fele, Rionero,Filiano e Baragiano nei giorni 27,28 e 29 febbraio 2012.

Per la Quinta edizione del Torneo di Lettura  tra undici scuole in rete della provincia di Potenza gli alunni della scuola media  hanno gareggiato rispondendo a domande sul libro della Da Ros nella fase interna del  Torneo.

Odio la matematica  in forma di brillante diario, riservato ai ragazzini dai 9 anni in su, parla di come risolvere le «faccende di matematica» con ironia. Scritto con la consulenza di Eugenio Cecchinel, insegnante al Casagrande di Pieve di Soligo e le illustrazioni di Gianni Peg, Da Ros sceglie come protagonista Leonardo, un ragazzino di 10 anni che ha qualche problema con la matematica. Alla maestra Flora che gli propina i problemi da risolvere, offre soluzioni non con i numeri, ma «filosofiche». Il libro, diviso in tredici storie, ha per ognuno un problema. C’è quello della lumaca, del batticuore, degli aerei, del ritardo, dell’indigestione, dello struzzo e così via. Leonardo interagisce con diversi personaggi: dalla zia Wanda, alla maestra Flora, al primo della classe Filippo-Pippo, alla mamma che lo spinge a fare sport.

Emanuela Da Ros nata a Vittorio Veneto il 24 dicembre 1959 è una giornalista, docente e scrittrice italiana, specializzata in libri per ragazzi.

Dopo il conseguimento della laurea in Storia dell’Arte bizantina presso l’Università di Padova, Emanuela Da Ros si dedica all’insegnamento (è docente di Italiano e Storia presso una scuola superiore di Vittorio Veneto) e contemporaneamente al giornalismo (dal 1997 è iscritta all’Albo dei Giornalisti del Veneto).

Il suo esordio nel mondo della letteratura per ragazzi avviene nel 2000 quando, a Bologna, nell’ambito della Fiera internazionale del Libro per Ragazzi, vince il premio Pippi Calzelunghe nella sezione inediti .

L’anno successivo Feltrinelli pubblica Il giornalino Larry, tradotto in Germania da Dressler Verlag nel 2004. È attualmente la direttrice del giornale Quindicinale e del quotidiano online oggitreviso.it. Ha due figli: Stefania e Umberto.

Abbiamo rivolto alla scrittrice alcune domande. Ecco le sue risposte

“ Caro Mario (bando alle formalità!), sono felice del tuo giudizio sul libro. Ne sono lusingata.

Scrivo con grande passione e spero di trasmetterla anche attraverso piccoli libri come i miei a lettori che adoro: i bambini, gli adolescenti.

Ma ne parleremo a voce, visto che presto avrà la fortuna di essere tra voi.

Cercherò di rispondere alle tue domande (alcune delle quali sono davvero impegnative).

Chi è Emanuela Da Ros?

Emanuela Da Ros. Sono una donna in bilico tra tanti, forse troppi, impegni. Tra tante, forse troppe, occupazioni. Da vent’anni insegno in una scuola superiore (un tecnico alberghiero); da vent’anni faccio la giornalista; da vent’anni sono mamma; da dieci anni (più o meno) scrivo libri per ragazzi. Non dovrei dire che l’attività di autrice è quella che mi dà più soddisfazioni, ma scrivere per ragazzi (oltre a cercare di fare la mamma senza troppi sensi di colpa) è forse l’attività che vivo con maggiore intensità, emozione, appagamento. Mentre dichiaro questo, in realtà, penso che anche la professione dell’insegnante e della giornalista mi coinvolgono moltissimo. Adoro stare con i ragazzi (i miei allievi sono adolescenti) e non riuscirei a stare lontana da questa bistrattatissima scuola senza sentirmi…vuota. Sto scrivendo un po’ a braccio senza dare di me quelle indicazioni biografiche che magari tu cercavi e che ti allego in calce. Il fatto è che la tua domanda mi spinge a guardarmi dentro. E osservandomi mi vedo sì in perenne movimento, in costante divagare tra un’occupazione e l’altra ma vedo anche una donna che ama davvero tutto quello che fa. Anche quando (succede spesso!) pensa di farlo in modo inadeguato.

Perchè scrivi?

Perché scrivo. Scrivo perché ne ho bisogno. Perché lo scrivere – col tempo – è diventato il mio modo privilegiato di comunicare. Scrivo perché scrivere mi diverte. Mi aiuta a superare le difficoltà, a fare chiarezza nelle esperienze, nel mio stato d’animo. Scrivo perché trovo che la mia catarsi sia mettere nero su bianco pensiero e emozione, commozione, sdegno, felicità… Scrivo perché ho scoperto che qualcuno che mi legge con piacere. Non è vero che chi scrive lo fa solo per se stesso: ciascuno di noi ha la necessità di trovare in altri condivisione, sostegno, amicizia, affetto, corrispondenza di sensazioni (tanto per parafrasare Foscolo). Sono convinta che, nonostante il bieco spirito individualistico che a volte qualche personaggio ostenta, troviamo felicità e pienezza solo nell’incontro con gli altri. Pur dentro i nostri appartamenti-scatole, pur dentro le nostre esistenze a volte pre-confezionate siamo “animali sociali”. La reciprocità, i rapporti autentici sono le mete a cui non possiamo abdicare se vogliamo continuare a vivere. e a evolvere.

Probabilmente sto scrivendo banalità, ma voglio essere schietta e rispondere senza remore…

Come mai ha deciso di scrivere per i bambini e i ragazzi?

Forse perché sono rimasta molto bambina e molto ragazz(in)a. Forse perché sono una mamma e un’insegnante. Forse perché sono sempre stata circondata da bambini e ragazzi e con loro ho trovato e vissuto momenti di autentica felicità. Forse perché mi piace l’idea di essere autentica, schietta, fragile, aperta al mondo nonostante il mondo, proprio come lo sono i bambini e i ragazzi.

A che tipo di storie preferisci dedicarti?

Storie umoristiche, storie che facciano sorridere e che non siano troppo lontane dalla realtà, ma nemmeno dalla fantasia. Storie in cui ci si possa riconoscere e ritrovare, per scoprirsi un po’ diversi da come a volte si crede di essere.

Ci racconti quando scrivi, il tuo tavolo da lavoro, e se preferisce la carta o il pc?

Scrivo quando posso, negli attimi in cui mi viene il bisogno o la voglia impellente di scrivere per scrivere. Non scrivo quanto vorrei. O meglio: non dedico alla scrittura creativa il tempo che vorrei che avesse: un tempo che dilata il mio tempo quotidiano, la mia giornata.

Scrivo su iMac, con la melina masticata che mi strizza l’occhio. Non uso carta e penna che per prendere appunti sparsi e molto disordinati. Scrivo di getto, rileggendo i testi un bel po’ di tempo dopo che hanno preso forma. A volte mi capita di cestinare gran parte delle frasi scritte. A volte no: scopro che mi piace rileggermi.

Ci sono delle consuetudini, situazioni o atmosfere che cerchi di ritrovare o ricreare perché aiutano il suo processo creativo?

No. Non esattamente. Ma mi piace scrivere in penombra, magari con qualche candelina accesa intorno. Pure in agosto!

Ha mai sognato il personaggio di una delle sue storie dopo averlo inventato?

No. Ma l’ho amato. Fa lo stesso?

Sei scrittrice, insegnante,giornalista,madre come riesci a conciliare tutto questo ? Dove riesci meglio?Quale di questi aspetti di Te preferisci?

Come riesco a conciliare i miei lavori svariati? Forse, in parte, ho già risposto a questa domanda. Riesco a stare in equilibrio tra tanti impegni perché ogni attività mi gratifica, perché ognuno di questi impegni per me ha valore. Anche quando la fatica s’insinua più o meno latente in quello che faccio. Anche quando avverto che il mio lavoro non è capito. Anche quando ricevo delle delusioni, che sono inevitabili…

Vivi tra gli adolescenti e i giovani. Secondo te come sono, di che cosa vivono? Di cosa hanno bisogno?

I ragazzi. I ragazzi sono fonte di vita. Sembra retorico, lo so. Ma io lo penso davvero! Con alcuni alunni (pochi, per fortuna…altrimenti mi sentirei molto  triste/frustrata) non ho un buon rapporto: sento la loro diffidenza, la loro chiusura. E faticosamente ripeto a me stessa che simpatia e empatia non possono dilagare…Ma io amo gli adolescenti: fragili, insicuri, poveri di mete, di valori, di obiettivi…perché sono stati privati da una società banale più che brutale di punti di riferimento importanti. Ma i ragazzi hanno una forza sorprendente. Sopratutto prima di diventare “adulti” riescono a cogliere e intuire la bellezza della vita, senza le infrastrutture mentali che poi imprigionano, omologano la maggior parte dei “grandi”.

Di che cosa vivono i ragazzi? di poco, di sogni, di amicizie, di affetti. D’amore. hanno bisogno d’amore, di ascolto, comprensione. Di orientarsi. Di capire. Di trovarsi.

Tra i libri che hai scritto quale è quello che ti ha dato maggiori soddisfazioni, quello che preferisci?

I miei libri. Li amo tutti: potrei non farlo? In ogni libro che ho scritto c’è un po’ di me. delle esperienze fatte o mutuate attraverso i racconti degli altri. Amo il primo libro Il Giornalino Larry perché mi ha aperto la strada del mondo dell’editoria. Ma sono davvero affezionata a tutti. Anche a Odio la matematica!

Come si fa per aiutare i giovani ad amare la lettura?

La lettura si ama leggendo. Sopratutto ciò che ci piace in un determinato momento. Faccio miei i dieci imprescrittibili diritti del lettore di Daniel Pennac.

Sei un’insegnante. Secondo te quale è lo stato della scuola pubblica italiana ? Di cosa ha maggiormente bisogno?

La scuola italiana? E’ allo sbando. Burocratizzata e svuotata di energia, di consapevolezza del suo valore. La scuola ha bisogno di risorse, finanziamenti, di adeguarsi ai tempi che viviamo, di contatti/contrasti con la realtà che scorre fuori dalle aule. Gli insegnanti in genere sono bravi. Sono appassionati, ma la loro passione è costante inibita, bloccata. Ah! La scuola ha bisogno di libertà! Di respirare. E gli insegnanti hanno bisogno di sentire che il loro ruolo non è accessorio, ma indispensabile (qual è in effetti).

In questo 2012 dello spread,della crisi, del governo tecnico, come possiamo aprirci alla speranza?

Speranza. Possiamo aprirci alla speranza credendo in quello che facciamo. Non facendoci imbrigliare in luoghi comuni. Sforzandoci di essere quello che siamo, senza condizionamenti. Non è (solo) la crisi economica a farmi paura personalmente. E’ la crisi etica. E pure estetica. Il fatto di essere impermeabili ai cambiamenti. Inevitabili come le delusioni a cui accennavo. Eppure importanti, indispensabili. Ineluttabili (per fortuna)

Stai scrivendo un nuovo libro? Ce ne vuoi parlare ?.

Ho delle idee per un nuovo libro. Ma sono vaghe. Spero di metterle a fuoco presto, ma è…presto per parlarne.

C’è qualcosa che vorrebbe lasciar detto in questa intervista?

Una riflessione, un pensiero, ciò che preferisce, ci dica.

Un grazie! Scrivendo le risposte, ho sorriso.

Alcuni affermano che la letteratura per i ragazzi è di serie B. Cosa rispondere a chi la pensa così?

Se è di serie B, la serie B è bellissima!

Gesuita nella coerenza e nella generosità

GESUITA NELLA COERENZA E NELLA GENEROSITA’

di Vincenzo Andraous

Quando si parla o si scrive di una persona che non c’è più, a cui ci si è legati per un lungo tragitto di vita insieme, a dispetto di qualsiasi avversità, c’è sempre il rischio di  incorrere in una idealizzazione, di appiccicare addosso medaglie e nastrini, sommando parole che non confortano il dolore di questa assenza.

Padre PierSandro Vanzan non era solamente un Gesuita senza paura, un giornalista e uno scrittore arguto e instancabile di Civiltà Cattolica, della carta stampata, è stato soprattutto un amico, un fratello, un padre, e un orizzonte a vista per tutti noi della Comunità Casa del Giovane, una “consueta” coscienza critica, a volte aspra e ammonitrice, ma sempre colma di amore, in nome dell’amicizia con don Enzo Boschetti, fondatore di questa grande casa-comunità di servizio-terapeutica.

Pochi mesi fa era tornato nuovamente tra noi per svolgere ulteriori esami clinici dal Prof. Viganò, con il quale era nato un rapporto affettivo bellissimo, basato sulla stima reciproca. Stava in mezzo a noi con il passo più lento, con l’udito meno buono, ma con la mente lucida di chi non aveva timore di sporcarsi le mani nel dolore e nelle tragedie degli uomini.

Per ogni suo amico, sono certo, ci sarà un momento di sbandamento, ma altrettanto convintamene, indipendentemente dalla fede che si professa, c’è bisogno di ricordare ciò che questo uomo diceva, scriveva, faceva, perché da questa esperienza personale e comunitaria potranno sorgere e rafforzarsi nuove energie cui fare leva, nuove forze interiori per imparare a amare con ardimento: i Santi non sono cartoline illustrate da acquistare nei giorni di festa, ma il respiro di cui non possiamo fare a meno per avere fede e credere a quella Croce dove ora Padre Vanzan sta al suo legno.

Per chi segue il solco di un Vangelo mai ripiegato su se stesso, non è difficile tradurre dalle intenzioni di tante storie tramandate, più che mai attuali, lo stile di vita, i comportamenti quotidiani, e non è irriguardoso accostare Padre Vanzan a un prosieguo della storia più antica e giovane, per continuare ad avvicinare le parole che ci ha lasciato, senza per questo disegnare una verità folgorante che gia c’è, il rischio è più palese e vicino alla terra sotto i nostri piedi, cioè di raccontare e narrare senza sosta la vita di quel legno stretto alle sue mani, facendo ulteriore prossimità con Dio, e non più a quel dubbio che ci serve a nascondere le nostre stanchezze, i nostri limiti, le nostre incapacità ad abbandonarci a ciò che è.

Nei tanti anni che ci hanno visti accanto, ho conosciuto “sottopelle” Padre Vanzan, siamo stati insieme, come lo è stata tutta la Casa del Giovane, fino a diventare la sua grande casa, non era mai un pensiero scontato, non era semplice seguire le sue tracce, le sue orme, perché a volte parevano così profonde da incutere timore, manco fossero di un orso eretto al cielo.

Sono tanti gli episodi che danno l’idea del carico di autorevolezza di questo sacerdote profeta nella santità profetica di chi lo attraversava e accompagnava come don Enzo Boschetti e le sue intuizioni, la sua vista prospettica, il coraggio delle scelte, la generosità della coerenza. Insieme hanno cresciuto un albero della vita importante, la Casa del Giovane, una radice formidabile perché affondata nel loro amore.

L’intensità della passione quando postulava Giovanni Palatucci, il famoso Questore buono, la sua capacità di raccontare quanta giustizia albergava nel cuore di questo funzionario di Polizia, di questo uomo delle istituzioni, e di quanto un uomo possa scegliere di essere giusto, mentre è schiacciato e ucciso dall’ingiustizia più inenarrabile.

C’è un bisogno sincero di onorare persone come queste, di ancorarle al cuore, alla vita spirituale di ognuno, alle fatiche dell’esistenza, per farne esempio da rileggere ogni volta che servirà.

I neuroni specchio, la didattica trasmissiva e…Vales

I neuroni specchio, la didattica trasmissiva e…Vales

di Cinzia Mion

 

Mi sono spesso chiesta, durante le mie peregrinazioni in giro per l’Italia a fare formazione ad insegnanti e dirigenti scolastici, cosa mai impedisse la ricaduta, a livello della propria pratica professionale, di quegli apprendimenti che loro stessi dimostravano teoricamente di apprezzare e di comprendere.

Quando ho scoperto Jack Mezirow e le sue ricerche sull’”apprendimento trasformativo” degli adulti – apprendimento così difficile da raggiungere perchè condizionato da vecchi schemi di significato, assunti precocemente, funzionali a vecchie e superate prospettive di significato – ho subito pensato e comunicato ai vari corsisti che la ragione di tale resistenza era diventata chiara.

Mezirow infatti spiega come questi “vecchi” schemi di significato agiscono in maniera inconsapevole mediante codici percettivi e concettuali per formare, limitare e distorcere il nostro modo di pensare, di credere e di sentire, nonché il come, il cosa e il quando e il perché del nostro apprendimento. E’ inequivocabilmente dimostrato che noi, dopo certe esperienze precoci che diventano significative, tendiamo successivamente a fare nostre solo le ulteriori esperienze che corrispondono al nostro iniziale schema di riferimento interiorizzato precocemente – tacitamente attivo a nostra insaputa – e tendiamo a scartare quelle che si discostano.

I docenti e i dirigenti – tenuti e presidiare la qualità dell’insegnamento-apprendimento della scuola di cui sono responsabili – soltanto attraverso questa consapevolezza, se accettata ed assunta in tutte le sue inevitabili conseguenze, potranno approdare ad un “apprendimento trasformativo” delle loro prassi professionali o a sollecitarlo nei docenti assegnati.

 

La valutazione

Anche la famosa  prassi valutativa, messa oggi più che mai sotto la lente di ingrandimento, dovrebbe essere guardata attraverso questa consapevolezza , per provare a capire perché viene ancora confusa spesso con l’attività di misurazione e perché comunque quasi sempre viene ricondotta alla valutazione sommativa, nonostante anche le Indicazioni per il curricolo raccomandino che nella scuola dell’obbligo la funzione della valutazione debba essere soprattutto formativa.

Nonostante le critiche sociopolitiche, docimologiche e psicologiche che si sono succedute, la valutazione è rimasta identica nella maggior parte dei casi, condizionata dai vecchi schemi di significato che nemmeno la L.517 del ’77 è riuscita a scalfire.

Sono solo stati trasformati i voti numerici decimali in giudizi. Oggi invece è stato fatto il processo contrario : i giudizi sono stati ri-trasformati in voti. Il resto è rimasto tale e quale. La didattica è rimasta nella maggior parte dei casi, salvo rare eccezioni, in modo imperterrito trasmissiva , soprattutto alla scuola secondaria di primo grado e di secondo grado. La triade : spiegazione, studio individuale, interrogazione scritta od orale – con richiesta di restituzione delle conoscenze spiegate, comprese, memorizzate, quindi apprese, con misurazione-valutazione conseguente –  è rimasta in modo quasi imperturbabile immobile nel tempo.

Le ricerche della comunità scientifica di psicologia dell’apprendimento scolastico sono passate, negli ultimi 90 anni, dal modello neobehaviorista di acquisizione delle conoscenze attraverso l’addestramento ( stimolo-risposta-rinforzo) – mediante la riproposizione frequente e rituale dello stimolo, pena l’estinzione della risposta – alla epistemologia piagetiana che subordinava l’apprendimento alla formazione e maturazione di strutture mentali; “all’andare oltre l’informazione data” attraverso l’inferenza logica su base strutturalista di bruneriana memoria fino al cognitivismo che assimila la mente ad un software del computer (information processing) per approdare alla fine all’approccio socioculturale vigotskiano dove il concetto di “comunità di apprendimento” è basilare.

All’interno della comunità che apprende dovrebbe scaturire  una costante palestra di “pensieri riflessivi” che costruiscono la cosiddetta intelligenza  interattiva ed intersoggettiva in grado di dare “senso” all’attività scolastica,  attivando partecipazione consapevole ed appassionata.

Questo percorso teorico della psicologia dell’apprendimento non  ha però innovato la didattica che è rimasta come dicevo, tranne pochi casi, sostanzialmente trasmissiva.

Continua ad esistere uno iato notevole tra la cultura professionale disciplinare e anche metodologica a livello teorico – acquisita negli ultimi tempi anche all’Università attraverso le SSIS – e le  prassi didattiche dei docenti.

Soltanto le associazioni professionali dei docenti (AIMC, CIDI, MCE, ecc.) hanno costituito nel tempo delle “comunità di pratica” attive ed aggiornate nel formare gli iscritti a prassi didattiche aggiornate.

Perché allora questo ritardo?

La domanda cruciale che negli ultimi tempi rivolgo ai corsisti è “Da chi hai imparato ad insegnare? Da chi hai imparato a valutare?

La risposta , quando affiora la consapevolezza della base iniziale della professionalità, è sempre la stessa : “dai miei insegnanti!” e questo vale anche per i dirigenti, per quanto attiene la competenza valutativa nei confronti dei docenti.

Naturalmente l’hanno imparato, quasi inconsapevolmente, vedendolo fare.

 

I neuroni specchio

E qui mi viene in soccorso la recente scoperta da parte delle neuroscienze dei cosiddetti “neuroni specchio” che dimostrano come noi siamo dotati di determinati neuroni che si attivano nel nostro cervello quando osserviamo compiersi davanti a noi un atto motorio intenzionale, allo stesso modo in cui si attivano in chi compie l’atto stesso.

Questa imitazione che non è intenzionale ma automatica viene definita “simulazione incarnata” dal prof. Vittorio Gallese che, insieme al prof. Rizzolatti, ha fatto questa importante scoperta.

Avere avuto da parte di quasi tutti gli studenti italiani, a partire dagli anni 60 in poi (da quando la scuola è diventata di massa ma potremmo risalire anche a molto prima per quanto attiene la cosiddetta scuola elitaria ) un corpo docente che ha utilizzato una didattica trasmissiva frontale, ha perpetuato generazioni successive di altri docenti con la stessa automatica formazione “incarnata”.

A questo imprinting fissato precocemente attraverso la simulazione incarnata diventa molto difficile imprimere una “trasformazione”, alla luce non solo dei neuroni specchio ma anche di quello che afferma Mezirow sull’apprendimento degli adulti.

Comunque ciò potrà avvenire soltanto attraverso un “fare alternativo”  a quello introiettato.

Andando a spulciare dentro all’intervista che ho fatto a Gallese nel luglio del 2010,  pubblicata da Rivista dell’istruzione n° 6 del 2010,  Gallese afferma esplicitamente, facendo riferimento ai neuroni specchioParadossalmente ci sono due poli estremi che hanno introiettato questo modello (la didattica del fare dell’apprendistato cognitivo) :la scuola dell’infanzia , dove vedo i miei figli lavorare in questo modo, e l’istruzione post-universitaria come il dottorato di ricerca. Tutti gli altri gradi di istruzione intermedi mi sembrano ancora fermi a una concezione ormai superata della didattica.”

Sia ben chiaro, anche la didattica trasmissiva qualche volta produce dei buoni effetti. Non a caso generazioni di studenti sono diventati nel tempo eccellenti professionisti dopo una didattica scolastica trasmissiva, attraverso però un successivo adeguato apprendistato professionale. Esistono infatti processi mentali di rielaborazione ed approfondimento  in grado di creare autonomamente connessioni intelligenti tanto da rendere “significativo” e non solo “meccanico” l’insegnamento ricevuto (Ausubel).

Il problema però rimane e possiamo riformularlo in questi termini : quanti sono gli allievi in grado di attivare da soli i processi mentali cognitivi e metacognitivi tali da raggiungere l’auspicata riflessività?  Quando poi al giorno d’oggi vengono richieste non solo conoscenze ma anche competenze sia disciplinari che trasversali, opportunamente integrate a livello approfondito ed in grado di essere mobilitate in funzione del “problem solving”, ci chiediamo :- Sarà adeguata una didattica solo trasmissiva?

La risposta non può che essere negativa.

D’altronde lo affermano anche le recenti Linee Guida per gli Istituti Tecnici e Professionali per il 2° biennio e 5° anno che,  ad un certo punto, dopo aver auspicato che venga superata una impostazione tradizionale della Scuola italiana, che risente di una impostazione gentiliana difficile  da superare, recitano :”Il miglioramento della qualità dell’offerta di istruzione e formazione si realizza, inoltre,  con l’adozione di metodologie didattiche innovative…

Si fa poi riferimento ad una didattica laboratoriale, diffusa non solo alle discipline tecnologiche ma a tutte le discipline del curricolo, didattica laboratoriale improntata alla pedagogia collaborativa del compito condiviso e del progetto che rendono l’allievo protagonista dei propri apprendimenti, attraverso l’interdipendenza tra dimensione teorica e dimensione operativa delle conoscenze, fino a costruire dei saperi di tipo professionale.

 

Alla luce di queste osservazioni bisogna anche rivedere seriamente la formazione dentro al TFA.

Al  tirocinio formativo attivo va allora assegnato un compito molto impegnativo. Attualmente dubito che le Università, con i loro saperi accademici, siano in grado di ottemperare ad insegnare attraverso la pratica le didattiche innovative.

Nemmeno tutte le scuole che si offrono per l’esperienza del tirocinio diretto riusciranno a farlo, a meno che i loro migliori docenti sul campo non abbiano già provveduto, attraverso un apprendimento trasformativo, a modificare realmente le loro didattiche. Quanti sono però questi docenti?

 

Ruolo dei dirigenti scolastici

I dirigenti scolastici , che naturalmente provengono dal ruolo docente, dovrebbero rendersi consapevoli e rendere consapevoli a loro volta i rispettivi insegnanti della presente problematica e della necessità di avviare una fertile formazione in servizio, naturalmente di tipo laboratoriale, attraverso la quale trasformare veramente la didattica.

 

Il Progetto VALES

 Il processo di miglioramento, previsto dal programma Vales – ben venga finalmente la possibilità di avviare la cultura della valutazione anche per i docenti – quale pregnanza potrà mai avere se non avverrà questa presa forte di consapevolezza e se la “comunità professionale” non se ne farà carico, provando e riprovando, a trasformare la sua prassi attraverso un reale nuovo “apprendistato”?

Insegnare in Europa

INSEGNARE IN EUROPA: CINQUE PAESI A CONFRONTO

di Ivan Cervesato

Sono sinteticamente presentate le modalità di formazione e di accesso all’impiego, nonché le condizioni di servizio (orari di lavoro, diritti e doveri, trattamenti retributivi, ecc.), degli insegnanti dei livelli primario e secondario in cinque Paesi dell’Unione Europea: Francia, Germania, Spagna, Regno Unito (Inghilterra) e Italia.

Istituti Magistrali: storia, riforme, situazione attuale

ISTITUTI MAGISTRALI: STORIA, RIFORME, SITUAZIONE ATTUALE

di  Anna Marra Barone

 

I─Le profonde trasformazioni

Ho insegnato Scienze Naturali, Chimica e Geografia al Regina Margherita di Salerno dal 1962 al 1982 per cui ho avuto l’opportunità di seguire tutte le trasformazioni che si sono succedute nel tempo nell’ambito della Scuola italiana. Ggli istituti magistrali sono ormai  diventati Licei e per la formazione dei docenti della scuola materna e della scuola elementare non bastano più i diplomi della scuola magistrale di durata triennale per la scuola dell’infanzia e di durata quadriennale per la scuola elementare.

 In origine, gli Istituti  Magistrali avevano  una struttura quadriennale e perseguivano  esclusivamente il fine di preparare gli insegnanti delle scuole elementari di durata triennale e quadriennale, tanto che  il conseguimento del titolo finale  (diploma di maturità)  non consentiva agli alunni  di iscriversi ad alcuna delle Facoltà universitarie esistenti.

Gli studenti, infatti, forniti di diploma quadriennale, potevano accedere soltanto alle Facoltà di Magistero. Si fa presente, però, che il testo unico delle leggi sull’istruzione superiore, approvato con regio decreto del 31 Agosto 1933,  decretò che potevano iscriversi alla predetta Facoltà solo gli alunni di sesso maschile. Fu solo in data 9 Ottobre 1951  che il  Presidente della Repubblica decretò che all’Istituto Universitario di Magistero, Pareggiato alle Facoltà di Magistero delle Università governative,”  potevano iscriversi gli alunni dell’uno e dell’altro sesso.

Successivamente, con la legge n. 919/1969  (Legge Sullo) si stabilì che fino all’attuazione della riforma universitaria che fu poi varata molto tempo dopo  con la L. 341/1990,  potevano iscriversi a qualsiasi corso di laurea non solo  i diplomati degli istituti secondari di secondo grado di durata quinquennale, ma  anche i diplomati  degli istituti magistrali e dei licei artistici che avessero però frequentato con esito positivo un corso annuale integrativo. I corsi annuali integrativi, destinati agli alunni in possesso di maturità magistrale, furono istituiti al Regina Margherita di Salerno nell’a.s. 1969/70. Tali corsi comprendevano due indirizzi (giuridico e scientifico) che prevedevano per entrambi  l’italiano, la matematica e la storia  come materie fondamentali, e le scienze o il diritto per l’uno o l’altro indirizzo.

Con il Decreto Interministeriale del 10 Marzo 1997 si dette finalmente  attuazione alla  L. 341/ 90 che   prevedeva  l’istituzione di uno specifico corso di laurea, articolato in due indirizzi, per la formazione degli insegnanti della scuola materna e della scuola elementare. L’articolo n. 1 del predetto decreto  prevedeva anche, dall’a.s.1998/99, la soppressione dei corsi di studio ordinari (triennali e quadriennali) rispettivamente della scuola magistrale e dell’istituto magistrale e la soppressione,   dall’a.s. 2002/2003, dei corsi annuali integrativi che si svolgevano negli istituti magistrali. Nello stesso articolo si precisava anche che sino all’introduzione del nuovo corso di studi in via ordinamentale,  nella scuola magistrale e nell’istituto magistrale potevano  continuare a funzionare fino ad esaurimento i corsi sperimentali quinquennali  (autonomi e/o riferiti al Progetto Brocca), istituiti a norma dell’articolo 278 del  D.Lgs. n. 297 del 1994. Il primo Indirizzo del Progetto Brocca  istituito al “Regina Margherita” fu  quello linguistico al quale si aggiunsero, successivamente, gli indirizzi socio-psico-pedagogico  e scientifico-tecnologico, indirizzi che hanno funzionato  con esiti positivi per parecchio tempo.

In definitiva, gli Istituti magistrali negli ultimi decenni sono stati oggetto di  notevoli trasformazioni in seguito all’approvazione delle  leggi che hanno previsto l’istituzione di specifici corsi di laurea per la formazione degli insegnanti di scuola materna ed elementare.  Una cosa ormai è chiara: per diventare insegnanti della scuola materna e della scuola elementare occorre seguire una procedura di formazione particolare, che ha lo scopo di selezionare docenti capaci di insegnare la materia di cui sono specialisti e che posseggano una formazione educativa che permetta loro di risolvere i più comuni problemi didattici che si presentano in una classe.

Per l’insegnamento nelle scuole dell’infanzia prima era richiesto il diploma della scuola magistrale (di durata triennale) e per l’insegnamento nelle scuole elementari il diploma dell’Istituto magistrale (di durata quadriennale). Tali diplomi, che si conseguivano dopo la licenza di scuola  media, avevano valore abilitante e, quindi, consentivano direttamente l’accesso ai concorsi a cattedra.

Attualmente, invece,  per l’insegnamento nella scuola dell’infanzia (ex scuola materna)  e nella scuola primaria (ex scuola elementare) di durata quinquennale,  occorre conseguire prima la laurea in Scienze della formazione primaria e poi superare i relativi concorsi a cattedre previsti..

Il percorso formativo per i due tipi di scuole richiede, dopo il conseguimento del Diploma di Maturità, l’ iscrizione ad un corso di laurea universitario  specifico per gli insegnanti della scuola primaria, e cioè il Corso di laurea in Scienze della formazione primaria. che è diviso in due indirizzi che sono per gli Insegnanti dell’ex  scuola materna e per gli insegnanti dell’ex scuola  elementare.  Il corso dura quattro anni e gli esami sono 21, più una lingua straniera. Le  sedi sono:” Sedi dei corsi di laurea in scienze della formazione primaria”.

Il corso di laurea si articola in un biennio comune e in due indirizzi, uno per la scuola dell’infanzia e l’altro per la scuola primaria  e il tirocinio è attivato fin dal primo anno. La scelta dell’indirizzo è compiuta al termine del secondo anno accademico . La laurea conseguita costituisce titolo per l’ammissione,  in relazione all’ indirizzo prescelto, ai concorsi a posto di insegnamento nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria.

Per quanto riguarda gli  Istituti magistrali, ormai definiti  Licei,  in attesa della riforma degli Istituti Superiori, rimangono sede di corsi quinquennali che per i programmi si rifanno, per la maggior parte, agli indirizzi sperimentali  del  Progetto Brocca. Il titolo di studio finale, che si consegue al termine del ciclo quinquennale,  non ha più  valore abilitante all’insegnamento magistrale, ma consente l’iscrizione a tutti i corsi universitari

Al riguardo si fa presente che, ad opera della scrivente,  a partire dall’anno scolastico 1970/71   furono istituiti presso il “Regina Margherita”  i  Corsi sperimentali “Pilota” -OCSE- di Biologia (Progetto B.S.C.S.) e di Chimica (Progetto Nuffield), corsi  per i quali il Ministero della P.I. stanziò  appositi e consistenti fondi per dotare i laboratori di tutte le attrezzature necessarie per lo svolgimento delle attività  pratiche che la sperimentazione richiedeva  (il laboratorio rimase in funzione   per tutto il periodo che precedette il terremoto dell’80).

Si fa  presente inoltre che, come riportato nell’annuario 1996/97 dell’istituto dalla prof.ssa Maria Luisa De Vita,   nell’anno 1989  fu istituito al “Regina Margherita” il primo laboratorio di informatica (in conformità al Piano Nazionale) che introduceva l’informatica negli insegnamenti della matematica e della fisica nei bienni delle scuole medie superiori. Nello stesso tempo, fu avviata la sperimentazione secondo i programmi del P.N.I. nelle prime due classi dell’indirizzo pedagogico e nell’a.s. 1994/95 furono istituiti i corsi sperimentali ad indirizzo linguistico secondo i programmi Brocca. Successivamente, fu attivato un “secondo” laboratorio di informatica  che offriva  agli alunni la possibilità di seguire le lezioni col supporto di strumenti multimediali molto sofisticati..

Da quanto sopra esposto, risulta evidente che la sperimentazione è stata per tutti gli Istituti Magistrali  un fattore  di crescita molto importante che senza dubbio ha inciso positivamente sulla formazione professionale di tutto il corpo docente.

 

II─Autonomia e riforme degli ordinamenti

Con l’attribuzione  dell’autonomia didattica, organizzativa, di ricerca, sviluppo e sperimentazione (L.59/97),  tutte le Istituzioni scolastiche hanno subìto profonde trasformazioni perché si è venuto a determinare un forte spostamento dal centro  alla periferia  di spazi  importanti  di decisionalità  nel campo organizzativo e didattico,  di progettualità innovativa,  di ambiti di responsabilità, di procedure di valutazione e autovalutazione.

La legge 59/97, e il successivo regolamento attuativo (DPR 275/99), hanno introdotto nelle istituzioni scolastiche la flessibilitàcome strategia portante per assicurare il successo formativo a tutti gli alunni.

Con il riconoscimento anche  costituzionale dell’autonomia scolastica ( L. 18 Ottobre 2001,  n.3: “Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione”), i programmi nazionali sono stati  sostituiti dal Piano dell’Offerta Formativa (P.O.F.) che, come affermato nell’art.3 del DPR 275/99, costituisce “ il documento fondamentale dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell’ambito della loro autonomia”. Il cuore didattico del POF è rappresentato dunque  proprio dal curricolo di istituto progettato dalle singole scuole nel pieno rispetto delle linee guida e dei vincoli posti dal Ministero P.I. a livello nazionale (art.8  del DPR  275/99).

Successivamente, con la legge 28 Marzo 2003, n.53 il sistema educativo di istruzione e di  formazione ha assunto  una diversa struttura ordinamentale  in  quanto si articola nella scuola dell’infanzia che ha durata triennale,  in un primo ciclo di istruzione che comprende  la scuola primaria (ex scuola elementare) e la scuola secondaria (ex scuola media),  e in un secondo ciclo di istruzione che comprende il sistema dei licei ed il sistema dell’istruzione e della formazione professionale.

Però, mentre per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione è già andato in vigore il Decreto legislativo del 19 febbraio 2004, n.59, per cui tutte le scuole dei predetti ordini stanno già applicando le Indicazioni nazionali per il curricolo (che hanno sostituto le precedenti Indicazioni nazionali che erano ancora provvisorie), per il secondo ciclo non è stato ancora varato  il prescritto decreto legislativo, per cui nelle scuole secondarie di II grado vengono per la maggior parte adottati gli indirizzi sperimentali relativi al Progetto  Brocca.

 

III─Il Progetto della Commissione Brocca

La Commissione “ Brocca”, così chiamata in quanto presieduta dal sottosegretario on. Beniamino Brocca, ebbe l’incarico nel 1988 di rivedere i programmi e gli ordinamenti  del biennio e, in vista della successiva riforma, anche i programmi e gli ordinamenti del triennio della scuola secondaria superiore. I lavori della Commissione terminarono nel 1991 e i risultati del lavoro svolto  hanno costituito  gli indirizzi di studio sperimentali che la maggior parte delle scuole secondarie hanno adottato.

Il progetto Brocca costituiva un concreto passo in avanti verso il rinnovamento, sia strutturale che programmatico, che da molti anni si auspicava per la scuola secondaria superiore in vista della libera circolazione in Europa dei titoli di studio e delle competenze previste dalla CEE già a partire dal 1993. Poiché alla data del 1991 non erano state ancora ritenute valide ai fini normativi  le numerose proposte sperimentali offerte dalla scuole e/o promosse su larga scala dalla stessa Amministrazione, il Ministero offrì a tutte le scuole, sia statali che non statali, l’opportunità di accostarsi al progetto Brocca per  valutarlo e  sperimentarlo gradualmente al fine di verificarne la coerenza con  la domanda formativa. La  sperimentazione prese dunque il via nel 1991/92  ad opera del Ministero su di un campione nazionale rappresentativo dei vari  indirizzi e delle diverse realtà territoriali. In tale sperimentazione furono  coinvolte, ai sensi del DPR 419/74,  sia scuole in cui era già in atto  una sperimentazione, sia scuole non sperimentali.(la sottoscritta ha partecipato ai lavori della Commissione Brocca  nel Gruppo disciplinare della Biologia),

Il progetto Brocca,  senza dubbio, ha rappresentato e rappresenta ancora oggi un punto di riferimento importante per la riforma della scuola secondaria di II grado.  E questo perché,  innanzitutto, si può considerare un lavoro che per qualità, organicità, sistematicità e concretezza non ha precedenti di confronto nella storia trentennale della riforma. E anche perché fonda il cambiamento di ordinamento e di programmi su un nuovo progetto culturale ed educativo da cui discendono, coerentemente, due scelte di carattere strutturale che modificano sostanzialmente l’attuale assetto della scuola secondaria superiore. Le due scelte riguardano l’integralità dei piani di studio (non più piani di studio sezionati ma piani di studio integrali)  e l’unitarietà del sistema secondario superiore (unitario ma non unico perché, parlare di unificazione, vorrebbe significare il ridurre la secondaria ad un curricolo unico). Rendere unitario il sistema secondario superiore significa eliminare, in primo luogo, la doppia natura dei percorsi: esclusivamente preaccademici  da un lato  (i licei) e terminali dall’altro ( gli istituti tecnici). In sostanza, sia ai licei che agli istituti tecnici, viene riconosciuta  una identica funzione che sia contemporaneamente di formazione generale e di preparazione professionale di base. Si possono anche chiamare licei tutte le scuole quinquennali, purchè non si dia al termine il significato di una generale licealizzazione nel senso tradizionale del termine (anche il “vecchio liceo” si trasforma e si arricchisce).

In altri termini, nel progetto Brocca l’educazione e l’istruzione vengono ad essere considerate come un bene in sé, come una dotazione culturale necessaria ad ogni uomo in quanto persona e non più solo come necessario e definitivo lasciapassare per il mondo del lavoro.

 

IV─Obbligo di Istruzione a 16 anni e Riforma del  licei

Nella nota di indirizzo inviata a tutte le scuole  il 31 agosto 2006  per l’avvio del nuovo anno scolastico, il Ministro Fioroni  intese precisare che, per quanto riguarda la scuola secondaria di II grado, riteneva opportuno  sospendere il decreto ministeriale concernente le iniziative di “innovazione” perché, riferendosi al nuovo assetto della scuola secondaria superiore, vincolava l’esercizio dell’autonomia progettuale delle scuole alla mera “anticipazione” di un modello organizzativo e didattico rigido e predefinito.

Per quanto riguarda poi il progetto Brocca, i diversi  indirizzi risultano adottati in via sperimentale nella maggior parte delle scuole del II ciclo di istruzione e, pertanto, anche nell’ Istituto Magistrale “Regina Margherita”.

A partire dall’anno 2007/2008, che viene  considerato un  “anno-ponte, anno laboratorio”,  ha preso  il via sia la sperimentazione biennale delle nuove Indicazioni per il curricolo” relative al primo ciclo di istruzione  introdotte con il DM 31 agosto 2007, sia  la fase di prima attuazione del nuovo obbligo di istruzione fino a 16 anni varato con il DPR 22 agosto 2007 n.139 ,  cui hanno fatto seguito in pari data le relative  “ Linee guida”.

Parte integrante del Regolamento sull’obbligo scolastico è rappresentata da  un Documento tecnico costituito da due allegati. Nel primo  allegato sono esplicitati i saperi e le competenze, articolati in conoscenze e abilità, con l’indicazione degli assi culturali di riferimento, mentre  nel secondo allegato  sono riportate  le Otto  competenze chiave di cittadinanza da acquisire al termine dell’istruzione obbligatoria. Le predette competenze, che  sono considerate essenziali per favorire il successo formativo e prevenire e contrastare la dispersione scolastica, sono le seguenti: 1) Imparare ad imparare; 2) Progettare; 3) Comunicare; 4)Collaborare e partecipare; 5) Agire in modo autonomo e responsabile; 6) Risolvere problemi; 7) Individuare collegamenti e relazioni; 8)  Acquisire ed interpretare l’informazione).  La cornice delle Competenze-chiave per l’apprendimento permanente, che sono state  indicate dalla Raccomandazione del Parlamento europeo  e del Consiglio del 18 dicembre 2006, stanno a rappresentare  la soglia culturale comune  per preparare i giovani  alla vita adulta e offrire  loro  un  metodo per continuare ad apprendere per tutto il corso della loro vita.

Come accennato prima, il Ministro della Pubblica Istruzione non ha inteso applicare  cambiamenti ai programmi scolastici del biennio della scuola secondaria di II grado previsti dal   Decreto del 22 Agosto 2007, ma piuttosto ha inteso fornire indicazioni importanti per i Piani dell’Offerta formativa delle scuole superiori. Al riguardo, si avvertiva la necessità di soffermarsi adeguatamente sulla programmazione didattica dei singoli insegnanti e dei consigli di classe e, soprattutto,  di avviare una intensa e meditata sperimentazione riguardante la programmazione degli obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze di base fissate  nel predetto decreto.                                                                                                                Successivamente, con il Regolamento  D.P.R. n. 89 del 15 Marzo 2010, disciplinato dal Decreto legislativo  del 17 Ottobre 2005, n.226 e successive modificazioni,  e dal   Regolamento  del piano programmatico di interventi di cui alla Legge 6 Agosto  n.133,  finalmente hanno visto la luce  i nuovi programmi dei licei di durata quinquennale. Tali programmi   prescrivono che, a conclusione del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e di formazione di cui all’allegato A, adottano il profilo educativo, culturale e professionale dello studente e conseguono  un diploma di istruzione. secondaria superiore.

Nell’Art.2 comma 2 del  predetto D.P.R. n.89 del 15 Marzo 2010 si legge:

 “I percorsi liceali forniscono allo studente gli strumenti culturali e metodologici per una comprensione approfondita della realtà, affinché egli si ponga, con atteggiamento razionale, creativo, progettuale e critico, di fronte alle situazioni, ai fenomeni e ai problemi, ed acquisisca conoscenze, abilità e competenze coerenti con le capacità e le scelte personali e adeguate al proseguimento degli studi di ordine superiore, all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro”.

VIII Rapporto CNEL

Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro
Organismo Nazionale di Coordinamento per le politiche di integrazione sociale degli stranieri

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
DG dell’immigrazione e delle politiche di integrazione

INDICI DI INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI IN ITALIA
Attrattività e potenziale di integrazione dei territori italiani
VIII Rapporto

Roma, 16 febbraio 2012

Nota 16 febbraio 2012, Prot. AOODGAI/1953

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per la Programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali

Direzione Generale per gli Affari Internazionali

Ufficio V – Autorità di Certificazione fondi strutturali e Cooperazione bilaterale Paesi UE

 

 

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali

LORO SEDI

Al Sovrintendente agli Studi per la Regione Autonoma della Valle d’Aosta

AOSTA

Al Sovrintendente agli Studi della Provincia Autonoma di

TRENTO

Al Sovrintendente agli Studi della Provincia Autonoma di

BOLZANO

e, p.c. All’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania

Via S. Martino della Battaglia, 4

00185 – ROMA

 

Oggetto: Viaggio Premio nella Repubblica Federale di Germania 2012: Viaggio-soggiorno di studio offerto dalla Repubblica Federale di Germania a 43 studenti italiani

 

Con nota del 6 febbraio 2012, l’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania ha comunicato che, anche per l’anno in corso, il governo tedesco invita 43 studenti italiani a partecipare ad un soggiorno in Germania, nel periodo che va dal 26 giugno al 21 luglio 2012, allo scopo di approfondire la conoscenza della lingua tedesca.

Al fine di individuare i nominativi degli studenti che saranno chiamati a partecipare al viaggio-soggiorno, si chiede agli USR e Sovrintendenze in indirizzo di avviare nel territorio di competenza una procedura concorsuale per la selezione di due studenti ed una riserva (solo uno studente ed una riserva, rispettivamente, per le Sovrintendenze Scolastiche della Regione Autonoma della Valle d’Aosta e della Provincia Autonoma di Bolzano) e cinque studenti e tre riserve per la Provincia Autonoma di Trento (su richiesta dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania alla Provincia Autonoma di Trento sono espressamente riservati cinque posti), nominando un’apposita commissione a cui dovrebbero partecipare anche insegnanti italiani di lingua tedesca.

I candidati devono essere sottoposti ad un colloquio che miri ad accertare, oltre alla buona conoscenza della lingua e cultura tedesca, anche le specifiche attitudini caratteriali, adeguate ad un viaggio-soggiorno di studio della durata di quattro settimane. Le commissioni sono invitate a valutare il “curriculum” scolastico dello studente, che dovrà essere accompagnato da una lettera di presentazione della scuola di appartenenza.

I partecipanti al concorso devono avere i seguenti requisiti:

  • frequentare le scuole secondarie superiori;
  • avere un’età compresa tra i 15 e i 17 anni;
  • possedere la cittadinanza italiana;
  • godere di buona salute;
  • avere studiato la lingua tedesca a scuola per almeno due anni;
  • essersi particolarmente distinti nello studio della lingua tedesca;
  • avere una buona cultura generale;
  • sapersi integrare nei gruppi internazionali, nonché nella vita scolastica e familiare tedesca.

Non sono ammessi al concorso:

  • gli studenti che abbiano già partecipato negli scorsi anni ad un viaggio in Germania organizzato dalla Segreteria della Conferenza Permanente dei Ministri della Pubblica Istruzione dei Länder;
  • gli studenti che abbiano partecipato oppure parteciperanno nel 2012 ad un altro programma di scambio ufficiale con la Germania;
  • gli studenti di madrelingua tedesca;
  • gli studenti che sono nati, cresciuti ed hanno frequentato le scuole in Germania;
  • gli studenti che frequentano l’ultima classe del rispettivo corso di studi.

Si ritiene opportuno sottolineare che, nella selezione dei candidati, è necessario assicurare la maggiore omogeneità possibile nei requisiti relativi alla conoscenza della lingua tedesca.

Alla luce di quanto sopra indicato si chiede pertanto di far pervenire all’indirizzo e-mail: patrizia.giangregorio@istruzione.it oppure al fax 06.58492276, prima possibile e comunque entro il 17 marzo 2012 (per ragioni organizzative concordate con l’ambasciata tedesca, tale termine non potrà essere superato in alcun modo), i nominativi degli studenti prescelti e delle riserve, corredati dei rispettivi dati anagrafici e scolastici (cognome e nome, data di nascita, comune di residenza, indirizzo privato, recapito telefonico, indirizzo e-mail, istituto scolastico di provenienza e classe frequentata).

Si invita inoltre, su richiesta dell’ambasciata tedesca e a fini statistici, di comunicare il numero complessivo dei ragazzi che partecipano alla selezione.

Per ciascun nominativo dovrà inoltre essere inviata entro e non oltre il termine del 17 marzo 2012 allo scrivente ufficio (Ministero Istruzione, Università e Ricerca – Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali – Direzione Generale per gli Affari Internazionali – Ufficio V – Viale Trastevere, n. 76/A – 00153 ROMA) la seguente documentazione in originale:

  • 4 questionari personali (personalbogen,) debitamente compilati, possibilmente in stampatello;
  • 4 fotografie recenti formato tessera;
  • 4 dichiarazioni di assenso dei genitori in tedesco e 4 in italiano;
  • un giudizio della scuola sulla conoscenza della lingua tedesca, la personalità e la condotta dell’alunno (in quadruplice copia);
  • un certificato medico (in quadruplice copia) rilasciato dalla competente autorità sanitaria che deve attestare in primo luogo l’insussistenza di malattie contagiose dello studente;
  • copia di un valido documento di identità dello studente

Gli studenti prescelti dovranno essere in possesso di:

  • un documento di viaggio valido;
  • un certificato medico rilasciato dalla competente Autorità sanitaria (analogo a quello già trasmesso allo scrivente Ufficio). Si ritiene opportuno ribadire al riguardo quanto fatto presente nella citata nota dell’Ambasciata Tedesca, e cioè che “durante il soggiorno in Germania saranno curate soltanto malattie acute. Si fa presente che in nessun caso potranno essere accettati studenti con problemi di salute manifestatisi solo poco prima della partenza e non menzionati nel certificato medici. Questi casi non sono coperti dall’assicurazione. Gli studenti verrebbero immediatamente rimpatriati. Sarebbe, comunque, opportuno che gli studenti portassero con sé la Tessera Sanitaria (Tessera europea di Assicurazione Malattia).

Notizie dettagliate sul viaggio e sul soggiorno saranno successivamente comunicate a ciascun partecipante dagli uffici tedeschi di competenza.

Le spese di viaggio dall’aeroporto internazionale più vicino al luogo di residenza verso la Germania e ritorno, così come quelle per il soggiorno saranno a carico della Segreteria della Conferenza Permanente dei Ministri della Pubblica Istruzione dei Länder della Repubblica Federale di Germania.

Non è ammessa alcuna proroga del soggiorno nella Repubblica Federale di Germania.

Si precisa che gli studenti, durante la permanenza in Germania, saranno accompagnati da due docenti, individuati e nominati da questo Ministero congiuntamente con le Autorità tedesche.

Al fine di superare alcuni dubbi interpretativi, che si sono manifestati negli anni precedenti, si ritiene utile evidenziare quanto segue:

  • in nessun caso gli USR dovranno inviare allo scrivente ufficio più di due nominativi di studenti prescelti ed una riserva;
  • è necessario che i requisiti richiesti (in particolare, l’età compresa tra i 15 ed i 17 anni e lo studio della lingua tedesca per almeno 2 anni) siano posseduti alla data di partenza per il viaggio-soggiorno;
  • si esclude, in modo assoluto, che le scuole possano trasmettere direttamente i nominativi degli studenti (le eventuali domande che pervenissero direttamente all’ufficio non saranno prese in esame né restituite);
  • ogni eventuale quesito relativo all’interpretazione della presente circolare potrà essere rivolto allo scrivente ufficio unicamente dagli USR e dalle Sovrintendenze Scolastiche.

La seguente documentazione è disponibile in formato elettronico sulla intranet del Ministero dell’Istruzione, sezione “news”. Coloro che non dovessero riuscire ad accedervi potranno farne richiesta all’indirizzo email patrizia.giangregorio@istruzione.it:

  • nota verbale dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania
  • questionario relativo alle informazioni personali,
  • dichiarazione di assenso dei genitori (in italiano ed in tedesco)
  • un foglio informativo

Ogni informazione relativa alla presente circolare può essere chiesta dagli Uffici in indirizzo allo scrivente Ufficio (MIUR – Dipartimento per la Programmazione – Direzione Generale per gli Affari Internazionali – Uff. V – Viale Trastevere 76/A – 00153 ROMA) a:

Sig.ra Patrizia Giangregorio tel. 06/ 5849 3379 e-mail: patrizia.giangregorio@istruzione.it

Nel segnalare la massima urgenza, si ringrazia della collaborazione.

 

IL DIRETTORE GENERALE

f.to Marcello Limina

 

Allegati

  • Nota verbale dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania
  • Questionario relativo alle informazioni personali Dichiarazione di assenso dei genitori (italiano)
  • Dichiarazione di assenso dei genitori (tedesco)
  • Foglio informativo

Nota 16 febbraio 2012, Prot. n. AOODGPER 1132

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per il personale scolastico
Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali
Direzione Generale per gli studi, la statistica e i sistemi informativi

Agli Uffici Scolastici Regionali

Oggetto: Presentazione via web delle domande di mobilità per la scuola primaria e secondaria di I e II grado ed estensione di tale modalità alle domande per la scuola dell’infanzia.

Come è noto il nuovo sistema POLIS (Presentazione On Line IStanze) realizzato da questo Ministero, consente la presentazione e l’invio delle istanze rivolte all’Amministrazione “on line”, eliminando la necessità di gestire la versione cartacea dell’istanza medesima con notevoli vantaggi operativi per gli uffici competenti al trattamento delle domande e di maggiore trasparenza per il personale utente.
A partire dalle operazioni di mobilità per l’anno scolastico 2012/13, anche il personale docente di scuola dell’infanzia, come già quello di scuola primaria e secondaria di I e II grado, inoltrerà le domande di mobilità utilizzando tale modalità.
Accedendo alla sezione “Istanze on line”, inserendo direttamente la propria domanda ed utilizzando la modalità guidata di compilazione, si otterrà una riduzione degli errori formali di compilazione e si potranno seguire i vari stati della domanda stessa, ricevendo via email/sms la notifica delle operazioni disposte dai vari uffici su di essa.
Le scuole, con una semplice operazione di presa in carico, consulteranno le domande acquisite, verificheranno la congruenza tra i  dati inseriti e la documentazione presentata, invieranno contestualmente la lettera di notifica via e-mail, e spediranno tutta la documentazione all’Ufficio scolastico competente.
Ai fini dunque della graduale estensione di tale modalità di presentazione a tutte le istanze trattate nei procedimenti amministrativi concernenti il personale scolastico, per l’a.s. 2012/13 l’inoltro delle domande di mobilità per e nell’ambito della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di I e II grado avverrà esclusivamente mediante l’accesso a POLIS.
L’operazione sarà effettuata tramite apposite funzionalità messe a disposizione nell’area Istanze On Line (Presentazione delle Istanze via Web) presente sul sito internet dell’amministrazione all’indirizzo www.pubblica.istruzione.it/istanzeonline/index.shtml.
Per l’utilizzo della funzionalità web, sono state previste due fasi: quella della registrazione nel servizio “Istanze On Line” da parte del personale interessato e quella della presentazione della domanda via Web.
Si precisa che la registrazione richiede il possesso di una casella di posta elettronica  @istruzione.it.
Ciò premesso, tenuto conto che le funzioni per consentire la compilazione della domanda via web saranno disponibili secondo la tempistica prevista dalla normativa, si propone di suggerire ai docenti interessati di iniziare anzitempo la procedura di registrazione, in modo da ottenere le credenziali complete in tempo utile per le operazioni di presentazione delle domande.
Si rende noto, al riguardo, che le funzioni di registrazione sono sempre disponibili nella suddetta area delle Istanze On Line, all’interno della quale sarà possibile consultare tutta la documentazione utente di supporto al procedimento.
E’ utile precisare che gli utenti già accreditati per la presentazione di precedenti istanze non hanno perduto la registrazione, purché non siano trascorsi più di 15 mesi dall’ultimo accesso ai servizi effettuato dagli interessati nell’area Istanze On Line.
Il successo dell’operazione è subordinato alla messa in atto di procedure e modalità organizzative che supportino gli utenti nello svolgimento delle fasi più critiche. La numerosità dell’utenza e il periodo di svolgimento dell’operazione impongono un coinvolgimento diretto delle scuole, che a loro volta potranno avvalersi di referenti provinciali e regionali, individuati dai rispettivi Direttori Regionali, quali referenti dei nuclei di supporto alle scuole.
Tali nuclei, composti da personale amministrativo qualificato, dovranno mettere a disposizione delle segreterie scolastiche la propria competenza soprattutto su tematiche tecniche e amministrative. Ciascun Direttore Generale potrà, in alternativa, individuare direttamente personale delle segreterie scolastiche laddove, per i carichi di lavoro degli Uffici territorialmente competenti, risulti impossibile attivare il suddetto nucleo di supporto presso gi Uffici medesimi.
I nuclei di supporto disporranno di strumenti e materiale per poter organizzare eventuali conferenze di servizio destinate in particolare al personale delle segreterie delle istituzioni scolastiche del proprio territorio e anche agli attori interessati alla corretta applicazione della nuova procedura, ivi comprese le dovute informative alle Organizzazioni Sindacali del comparto scuola.
Si ringrazia per la collaborazione e si prega di dare la massima diffusione della presente nota agli interessati.

Il Direttore Generale della Direzione Generale per il personale scolastico:
Luciano Chiappetta
Il Direttore Generale della Direzione Generale per gli studi, la statistica e i sistemi informativi:
Emanuele Fidora

100 giorni di Profumo…

100 giorni di Profumo…

di Enrico Maranzana

Una titolazione così perentoria deriva dall’inventariazione dei due principali nodi problematici della scuola: nulla è stato fatto per la loro soluzione, anzi,  è mancata perfino la loro percezione.

La filosofia anarchica e l’individualismo, che identificano la loro controparte nello Stato, non hanno subito scalfitture: nella scuola la volontà del legislatore è sempre stata sistematicamente travisata e sterilizzata, risolta nella sola compilazione di carte di lampante inutilità[1].

La ristrutturazione del sistema scolastico è iniziata sull’onda della protesta del 68. I decreti delegati del 1974, per arginare l’onda distruttiva, hanno sposato la dottrina scientifica per riorganizzare l’assetto scolastico.

L’hanno ridisegnato assegnando funzioni e compiti a organismi[2]:

  • strategici che, curando il rapporto con la società, elaborano e adottano gli indirizzi generali per orientare il servizio alla promozione di  comportamenti utili all’inserimento dei giovani in un contesto in frenetica evoluzione;
  • tattici che, attraverso la programmazione dell’azione educativa, ipotizzano e controllano i percorsi d’apprendimento;
  • di coordinamento che intrecciano i diversi insegnamenti per farli convergere verso traguardi comuni;
  • operativi che progettano i lavori di classe per concretizzare le decisioni che, collegialmente, sono state assunte.

E’ innegabile l’insolvenza del mandato ricevuto dagli organi della scuola.

 

Quali motivazioni hanno portato alla sua elusione?

  1. I dirigenti scolastici non hanno mai accettato che un genitore fosse posto a capo dell’organismo strategico e, da quarant’anni, stanno combattendo una battaglia per riconquistare centralità nella gerarchia della scuola. La loro vittoria è a portata di mano: il DDL Aprea, in discussione nella commissione cultura della camera e il progetto sperimentale VALeS[3] tendono a reintrodurre un obsoleto modello organizzativo di cui il preside è l’architrave.
    Scelta irrazionale: in presenza di situazioni complesse l’inefficacia di tale struttura decisionale è accertata e universalmente accettata.
    Il fallimento del riordino strutturale della scuola deriva dalla mancata redazione, da parte dei dirigenti scolastici, di ordini del giorno atti a mettere gli organi di governo di fronte alle loro responsabilità.
  2.  I docenti non possiedono professionalità.
    Per comprendere l’oggetto del mandato loro conferito si deve far riferimento alla struttura decisionale della scuola che, nell’ordine, affronta i problemi formativi, quelli educativi, dell’istruzione e finalmente quelli dell’insegnamento.
    I docenti, limitando al solo insegnamento il campo di loro pertinenza, impediscono, nei fatti, l’orientamento e il controllo del servizio scolastico.
    E’ una scelta di comodo: è bello delegare alle case editrici le responsabilità progettuali; genera sicurezza l’aver come modello l’università. Si tratta di un riferimento inadeguato, che non tiene in alcuna considerazione il fatto che l’insegnamento universitario ha un orientamento diametralmente opposto a quello della scuola:  istruzione .. formazione .. educazione sono gli “stati” del procedere di quest’ultimo.
    Da un lato un sistema finalizzato alla promozione delle capacità dei giovani[4], dall’altro un’organizzazione con a cardine la conoscenza.

In  questo contesto deve essere collocata la trionfale introduzione alle nuove tecnologie dell’informazione: non sono nuovi supporti per veicolare informazioni ma spazi virtuali in cui idee, razionalmente concepite, sono messe alla prova.  Strumenti per la finalizzazione della didattica.



[1] Cfr ad esempio in rete  “Voti, valutazione, insufficienze: parole che offuscano il problema educativo”; “Libertà di insegnamento, ovvero i bamboccioni”

[2] CFR in rete “Coraggio! Organizziamo le scuole”

[3] CFR in rete “ VALeS un progetto concepito da persone che non conoscono le regole del gioco”

[4] CFR art. 2 legge 53/2003

15 febbraio Audizione Ministro Istruzione

Rispettivamente il 10 e l’11 gennaio, nelle 7e Commissioni di Camera e Senato, si svolge l’audizione del Ministro dell’istruzione, università e ricerca, Francesco Profumo, sulle linee programmatiche del suo dicastero.

Il seguito del dibattito nelle 7e Commissioni di Camera e Senato sulle comunicazioni del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca prosegue il 31 gennaio (7a Camera) e 25 gennaio, 8 e 15 febbraio (7a Senato).

(7a Commissione Senato, 11 gennaio 2012) Il ministro PROFUMO osserva anzitutto che, nel panorama delle amministrazioni centrali e periferiche in cui si articola l’organizzazione statale, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca si contraddistingue per alcune peculiarità specifiche tra le quali l’imponenza dell’organizzazione. Non solo esso ha infatti un organico estremamente cospicuo, ma si compone anche di una molteplicità di sedi che ad avviso del Ministro occorre razionalizzare onde ottimizzare spazi e costi. Fra l’altro, ritiene che le Agenzie debbano godere di una terzietà anche geografica.
Egli si sofferma indi sui temi della ricerca, a partire dalle difficoltà riscontrate dall’Italia nell’accedere ai fondi europei e dalla necessità di inserire meglio il Paese nellacompetizione internazionale. Ad esempio, sul VII Programma Quadro, che ha impegnato circa 50 miliardi di euro complessivi, il contributo dell’Italia è stato pari circa al 15 per cento, ma lo sfruttamento non ha superato l’8,5 per cento circa. Il differenziale ammonta quindi a circa mezzo miliardo all’anno che, rispetto alle risorse complessive del settore, non è certo indifferente. In vista dell’VIII Programma Quadro, denominato Horizon 2020, che muoverà risorse per 80 miliardi circa, è dunque assolutamente indispensabile recuperare margini di competitività. I ricercatori italiani sono del resto estremamente brillanti come singoli, ma rilevano difficoltà nell’azione di gruppo. Egli preannuncia quindi l’intenzione di utilizzare i due anni che ci separano dall’avvio del prossimo Programma Quadro per stimolare le capacità dei ricercatori italiani a lavorare insieme su grandi temi, in una sorta di “grande palestra”.
Anche sul fronte delle politiche di coesione, la performance dell’Italia nell’utilizzazione dei fondi strutturali è molto scarsa: il Paese è infatti al penultimo posto, davanti alla Romania, con situazioni particolarmente critiche nelle Regioni della convergenza.
A titolo di ulteriore esempio, il Ministro riporta l’ultimo bando di grant da parte dell’European Research Conuncil per progetti proposti da singoli ricercatori, che rappresenta un’opportunità di grande rilievo, atteso che investe anche le capacità gestionali dei ricercatori, i quali possono decidere dove utilizzare il grant ottenuto. Anche in questo caso l’Italia, pur figurando al primo posto per numero di progetti avanzati, è assai più bassa in classifica in termini di assegnazioni, confermando un dato costante dal 2007. Negli anni di operatività di detti grant, l’Italia se ne è aggiudicati infatti solo 72 in tutto, a dimostrazione dell’evidente difficoltà del sistema a trasformare ottimi progetti in progetti Paese.
Dopo aver illustrato una tabella in cui sono riportate le specifiche azioni in essere e quelle in fase di avvio, il Ministro riferisce di aver avviato, nello scorso mese di dicembre, i progetti FIRB giovani e PRIN, attraverso cui spera si realizzi quella sorta di “palestra” in cui i ricercatori potranno allenarsi in vista di Horizon 2020.
Egli comunica indi di aver stanziato alcune somme residue (pari a 100 milioni del MIUR e 100 milioni dell’Ambiente) per stimolare la trasformazione di alcuni progetti in progetti Paese. In particolare, ritiene che la città rappresenti il centro reale della domanda dei cittadini, rispetto alla quale la digitalizzazione sta diventando dirompente. Occorre pertanto configurare delle città intelligenti, nelle quali sia possibile utilizzare proficuamente la grande quantità di dati esistente, attraverso modalità di comunicazione diverse. L’enorme disponibilità di dati cambia infatti il nostro modo di essere e deve essere gestita in modo intelligente. A tal fine, egli ha individuato sette verticalizzazioni, fra cui la scuola, la sanità, la mobilità, l’ambiente, l’energia e il binomio cultura-turismo. Partendo dalla domanda pubblica in ciascuno di questi settori, occorrerà mettere i dati a disposizione di comunità più ampie attraverso associazioni temporanee di imprese che coprano competenze diverse. Sul territorio opereranno dunque micro imprese per sviluppare i progetti di imprese più grandi. Per superare le difficoltà che esse potranno incontrare nel divenire stabili nel tempo, occorrerà supportarle con capitali di rischio ed incentivarne il lavoro sinergico in distretti. Si tratta di un progetto, prosegue il Ministro, che partirà dal Sud, instaurando un meccanismo virtuoso per tutto il Paese.
Per il medesimo progetto al Centro-Nord è prevista la devoluzione di 700 milioni di euro, di cui una quota parte a fondo perduto e una quota parte sul fondo rotativo.
Passando ai temi dell’università, il Ministro rileva anzitutto come sia necessario ringiovanire le università e assicurare periodicità al reclutamento.
E’ poi necessaria la riforma dei dottorati di ricerca, atteso che attualmente solo il 20 per cento dei dottorati trova sbocco presso l’università o enti di ricerca. Occorre dunque che l’investimento abbia una maggiore ritorno verso la comunità, sia nella pubblica amministrazione che nelle aziende, e si migliori la percezione dei dottorati, allo stato di età troppo elevata e con buona esperienza di laboratorio ma non di gestione. A titolo di esempio cita il bando da lui emesso per quattro figure di consigliere, per le quali ha richiesto proprio un’età giovanile e il possesso del dottorato.
Dopo aver accennato all’obiettivo della valutazione, il Ministro si sofferma sul diritto allo studio, informando che il decreto legislativo previsto dalla legge n. 240 del 2010 sta per essere trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni.
Quanto alla revisione del finanziamento dell’università, egli pone l’accento sulla specificità del Fondo per il finanziamento ordinario (FFO), che rappresenta solo un segmento di un sistema complesso. L’università può infatti contare su tre distinte linee di finanziamento statale: le risorse a copertura delle spese correnti, i fondi infrastrutturali e i fondi per la ricerca. Quanto al primo canale, pari a 7,5 miliardi di euro, esso si compone del FFO, della programmazione triennale e delle economie da turn over, che consentono di liberare molte risorse vincolate. A tale riguardo, egli comunica di aver destinato al FFO 300 dei 400 milioni disponibili sul cosiddetto “fondo Letta”.
Con riferimento al secondo canale, sul quale pure sono dirottate alcune risorse del “fondo Letta”, egli si sofferma in particolare sul Fondo edilizia ed infrastrutture, sul Fondo per le residenze di cui alla legge n. 338 del 2000, sulle risorse per collegi e residenze, nonché sul Piano per il Sud già avviato dagli ex ministri Gelmini e Fitto per 1,2 miliardi di euro. Si tratta in particolare di completare tutte le strutture esistenti e di promuoverne l’ottimizzazione energetica. A tale canale afferiscono anche il PON A3-Rafforzamento strutturale (di cui il 30 per cento è destinato alle università), nonché la rinegoziazione dei mutui con la Cassa depositi e prestiti alla luce della riduzione degli interessi e in vista di un allungamento del debito. Occorre peraltro che le risorse liberate tornino alle università con il vincolo di essere utilizzate per la riduzione del debito. Tale canale assomma complessivamente a 1,7 miliardi di euro. Il terzo canale di finanziamento riguarda, infine, i fondi per la ricerca, per un totale di 3,3 miliardi di euro. Si tratta dei fondi PRIN 2010-2011, FIRB 2012, PON 2 – Distretti e laboratori, PON 1 – Ricerca industriale, distretti Centro-Nord e dottorati di ricerca.
Nel complesso, le risorse disponibili assommano perciò a circa 12,5 miliardi.
Quanto poi al settore dell’istruzione, evidenzia l’urgenza di mettere in sicurezza tutti gli edifici scolastici e dare concretezza all’autonomia scolastica in un’ottica di responsabilità. Atteso che non è realistico un incremento di risorse disponibili nel breve periodo, occorre peraltro utilizzare meglio quelle che ci sono, realizzando le possibili razionalizzazioni. Individua dunque alcune azioni prioritarie di intervento, fra cui innanzitutto ilrilancio e lo sviluppo dell’autonomia nelle scuole; un nuovo modello di governance del servizio scolastico; la revisione delle Indicazioni nazionali e dei curricula, in senso più cooperativo e meno autorizzativo; la valorizzazione della professionalità dei docenti, con adeguati investimenti; lo sviluppo del sistema nazionale di valutazione; ilrecupero delle aree scolastiche più compromesse, di cui sottolinea la complessità; l’integrazione tra i sistemi di istruzione, formazione e lavoro per il rilancio della cultura tecnica e scientifica e il sostegno all’occupazione; la promozione del merito e dell’eccellenza; interventi a favore dell’edilizia scolastica e messa in sicurezza degli edifici scolastici. A questo ultimo riguardo, il Ministro riporta che il patrimonio edilizio scolastico assomma a 64 milioni di metri quadri, di cui il 75 per cento costruita prima degli anni Ottanta. Si tratta perciò di un’edilizia piuttosto povera, di cui il 10 per cento è in affitto e il 30 per cento si trova in aree ad elevato valore immobiliare. Rispetto ad una popolazione di 8 milioni di studenti, il dato è di 8 metri quadri a studente, che risulta addirittura maggiore della media europea (pari a 6 metri quadri). Gli spazi non tuttavia ben utilizzati perché in gran parte originariamente costruiti con altre finalità. Inoltre, quasi tutte le scuole si trovano in classe G dal punto di vista energetico, facendo registrare un costo di 200 euro a metro quadro, per un totale di 12 miliardi, che si scarica sugli enti locali. Se si riuscisse a portare buona parte degli edifici scolastici in classe B, il costo energetico scenderebbe a 60 euro a metro quadro, per un totale di 4 miliardi. Se poi si riuscisse a trasformarli in classe A, il costo energetico scenderebbe addirittura a 35 euro a metro quadro, per un totale di 3 miliardi. Il Ministro assicura pertanto il massimo impegno in questo senso. Fra gli altri interventi prioritari in materia scolastica, egli cita infine la semplificazione delle modalità di finanziamento della scuola paritaria nel sistema pubblico di istruzione e l’innovazione digitale nella scuola.

Dopo un breve dibattito sull’ordine dei lavori in cui intervengono i senatori PROCACCI (PD) e VALDITARA (Per il Terzo Polo:ApI-FLI), cui risponde il PRESIDENTE, prende la parola il senatore GIAMBRONE (IdV) il quale ringrazia anzitutto il Ministro per la sua ampia esposizione. Chiede tuttavia di chiarire se vi sia un’effettiva inversione di tendenza rispetto al passato e, in particolare, se le politiche formative abbiano finalmente guadagnato il centro dell’azione di Governo. In tal senso, le dichiarazioni del Ministro sulla difficoltà di reperire risorse aggiuntive non sembrano incoraggianti. Gli ultimi anni hanno del resto visto numerosi interventi che hanno falcidiato il mondo dei saperi, dalla riduzione del tempo scuola, all’aumento degli alunni per classe, alla revisione delle classi di concorso. Occorre dunque un cambio di passo, che marchi la differenza con il passato.
Dopo aver apprezzato le parole del Ministro sulla sicurezza nelle scuole, l’oratore chiede che il Ministro si pronunci sull’istituzione di dotazioni organiche aggiuntive, sulla gestione del personale docente in esubero, con particolare riguardo al difficile equilibrio fra giovani e precari, e sulla possibilità di abilitare all’insegnamento musicale coloro che ne sono rimasti esclusi per una normativa irragionevole.
In tema di università, chiede ragguagli in ordine al finanziamento delle borse di studio e alla sorte degli idonei, assicurando il sostegno del suo Gruppo all’azione del Ministro, nella misura in cui saprà segnare una forte discontinuità con il passato.

La senatrice Vittoria FRANCO (PD) non esita a definirsi sconvolta dall’enunciazione del Ministro, che ha illustrato un programma indubbiamente destinato a sconvolgere gli assetti del Paese. Dopo più di due anni caratterizzati da riforme ispirate da intenti punitivi nei confronti della ricerca e dell’università, le parole del Ministro non possono non essere salutate con entusiasmo. La realizzazione del programma illustrato contribuirà infatti certamente alla crescita del Paese.
Ella dichiara poi di condividere l’obiettivo del Ministro di svecchiare l’università e la ricerca italiane e si augura che ciò possa essere conseguito nella fase applicativa della riforma.
Quanto al diritto allo studio, ella auspica l’ampliamento del numero dei diplomati e dei laureati, ponendo l’accento sull’importanza di creare le condizioni affinché tutti possano competere ad armi pari, piuttosto che inseguire la meritocrazia. In proposito, chiede delucidazioni sulle sorti del Fondo per il merito introdotto dalla legge n. 240 e indi trasformato in Fondazione, sottolineando l’esigenza di garantire eguale cittadinanza a tutti. Concorda altresì sull’obiettivo di assicurare periodicità al reclutamento, evidenziando nel contempo la necessità di evitare la formazione di nuovo precariato. Apprezza inoltre l’intenzione di assicurare maggiore dignità ai dottorati di ricerca.
Rivolge indi due domande specifiche al Ministro, di cui la prima sui criteri di assegnazione dei PRIN, che rischiano di penalizzare le scuole di eccellenza e la ricerca di base, nonché sui parametri di valutazione elaborati dall’ANVUR, pur nella sua autonomia.
Quanto alla scuola, ella ritiene infine indispensabile rimotivare i docenti, recuperando il ruolo fondamentale della scuola rispetto ad altre agenzie formative che, negli ultimi anni, hanno contribuito alla diffusione di disvalori.

Il senatore ASCIUTTI (PdL), dopo aver ringraziato il Ministro per la sua esposizione, gli chiede quali siano le sue intenzioni in ordine all’imminente scadenza del mandato di alcuni rettori, a fronte dell’ancora incompiuta riforma delineata dalla legge n. 240.
Sollecita altresì ragguagli in ordine alle nuove assunzioni, tanto più che è ancora vigente il vincolo di non superare il 90 per cento del FFO per la spesa destinata al personale. A fronte delle continue riduzioni del Fondo, tale soglia è stata infatti incolpevolmente sforata da molti atenei, con gravi ripercussioni su un’intera generazione di talenti. Chiede quindi al Ministro di esprimersi al riguardo, con particolare riferimento alle idoneità in scadenza.
Egli evidenzia poi la difficoltà dei docenti che abbiano conseguito un finanziamento privato ad assumere ricercatori e sollecita un aggiustamento della normativa relativa alle borse di studio e di ricerca.
Dopo aver condiviso l’intenzione di valorizzare i dottorati di ricerca, suggerendo di estendere l’azione alle specializzazioni in medicina, si sofferma indi sull’edilizia scolastica, invitando a verificare con attenzione le situazioni di emergenza denunciate.
Quanto infine all’autonomia, ritiene che dovrebbe estendersi alla gestione del personale docente ed in tal senso chiede al Ministro di pronunciarsi sul futuro delle graduatorie.

Il senatore RUSCONI (PD) ringrazia il Ministro per il messaggio positivo trasmesso, secondo cui la formazione non è più un settore di spesa ma di investimento ed auspica che in questo modo la funzione docente possa recuperare centralità.
Chiede poi al Ministro di precisare come intenda coniugare la promessa attenzione ai giovani con il dovuto rispetto dei diritti acquisiti dai precari in questi anni, augurandosi che il reclutamento venga bandito con costante periodicità biennale.
In merito all’edilizia scolastica rileva che solo il 40 per cento delle scuole ha il certificato di idoneità. Ritiene pertanto che i comuni dove ha sede il restante 60 per cento degli edifici scolastici dovrebbero essere autorizzati a sforare il patto di stabilità.
Sollecita infine procedure più agili per l’accreditamento delle risorse alle scuole.

Il senatore PITTONI (LNP) rivendica al suo Gruppo l’impegno per riequilibrare la situazione delle università sottofinanziate, incrementando la consistenza dei fondi assegnati per merito. A tal fine, mancano tuttavia alcuni decreti attuativi della legge n. 240, come quello sui costi standard per studente, su cui chiede informazioni al Ministro.
Sottolinea poi le disfunzioni legate alla limitazione degli accessi per determinate facoltà, come ad esempio medicina, e ne sollecita un ripensamento.
Dopo aver convenuto sull’urgenza di assicurare la sicurezza nelle scuole, pur con le verifiche sollecitate dal senatore Asciutti, si sofferma sulla problematica del reclutamento degli insegnanti, le cui aspettative sono state finora largamente disattese. Pone quindi in luce la necessità di intervenire con urgenza e dà conto del suo impegno a favore di una proposta, oggetto di ampio confronto con gli operatori del settore, che coniuga merito e capacità nell’interesse di tutti, per migliorare la qualità dei docenti e, di conseguenza, degli studenti.

In considerazione dell’elevato numero degli iscritti a parlare, il PRESIDENTE rinvia il seguito del dibattito ad altra seduta.

La seduta termina alle ore 16,20.

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(7a Commissione Senato, 25 gennaio 2012) Seguito del dibattito sulle comunicazioni del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, rese nella seduta dell’11 gennaio 2012, sulle linee programmatiche del suo Dicastero

Riprende il dibattito, sospeso nella seduta dell’11 gennaio scorso.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il senatore ASCIUTTI (PdL) chiede che il Ministro anticipi la risposta ad alcuni quesiti urgenti posti nell’ultima seduta, affinché i parlamentari si possano regolare in relazione all’esame del decreto-legge n. 216, cosiddetto “mille proroghe”. Fra gli altri, ricorda il superamento del vincolo del 90 per cento fra spese per il personale e finanziamento ordinario delle università ai fini delle assunzioni, la prossima scadenza dell’idoneità conseguita da molti ricercatori e la imminente conclusione del mandato di numerosi rettori.

Intervenendo anch’ella sull’ordine dei lavori, la senatrice SOLIANI (PD) sottolinea come la Commissione stia procedendo con ritardo alla discussione delle dichiarazioni programmatiche del ministro Profumo. Si augura tuttavia che ragioni di urgenza non impediscano ai commissari di esporre con agio le proprie posizioni politiche, interloquendo con il Ministro in tempi certi e garantiti.

Il PRESIDENTE, accogliendo le sollecitazioni testè espresse, propone che al termine della seduta odierna il ministro Profumo anticipi la risposta ai quesiti più urgenti, fermo restando il diritto di ciascun senatore di intervenire nel dibattito, al cui termine si svolgerà la replica complessiva del Ministro.

Conviene la Commissione.

Nel dibattito interviene quindi il senatore VITA (PD), il quale, approfittando della delega del ministro Profumo sull’innovazione, gli chiede se sia favorevole alla sperimentazione nelle scuole del software libero, che consentirebbe cospicue economie di scala. Con riferimento al progetto delle smart cities, sollecita poi una particolare attenzione al digital divide il quale, se sommato al cultural divide, rischia di diventare esplosivo ed addirittura distruttivo se ad esso si aggiunge anche la povertà economica in senso classico. Egli si sofferma indi sull’attuazione della legge n. 240 del 2010, sottolineandone le incongruenze. In particolare, evidenzia che le nuove abilitazioni nazionali non sono ancora state avviate e rischiano di non esserlo per tutto il 2012, sicché viene a mancare proprio uno degli elementi di maggiore novità della riforma. Chiede quindi ragguagli in proposito, con riguardo fra l’altro all’utilizzazione dei fondi 2012 del Piano straordinario di reclutamento dei professori associati. Passando alla ricerca, chiede al Ministro di precisare i suoi intendimenti per infondere nuova linfa al settore, anche al fine di onorare la prestigiosa tradizione italiana al riguardo. Segnala inoltre il discutibile “criterio della mediana” proposto dall’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR), che rischia di penalizzare i giovani e lamenta una scarsa attenzione per le scienze umane. Dopo aver sollecitato il Ministro ad esprimere la propria opinione sul mantenimento del valore legale del titolo di studio e sui tempi di attuazione della riforma Gelmini, per la parte relativa al diritto allo studio, conclude osservando che per la realizzazione delle misure illustrate dal Ministro occorrono consistenti risorse, che si augura il Governo voglia dedicare ai campi del sapere.

Il senatore DE ECCHER (PdL) rimarca il prevalere, negli ultimi decenni, di un approccio all’istruzione teso a portare il maggior numero di studenti possibile ai massimi livelli formativi, con conseguente scadimento della selezione e dequalificazione dei titoli di studio conseguiti. A questa filosofia egli oppone invece la necessità di una precisa programmazione del fabbisogno, estesa anche alla scuola secondaria superiore, onde evitare di condurre fino alla laurea un numero eccessivo di studenti, una parte dei quali sarebbe inevitabilmente priva di avvenire. Censura poi le difficoltà manifestate dal mondo dell’istruzione ad aprirsi verso i settori produttivi, in un’ottica sostanzialmente autoreferenziale.

Il senatore LEONI (LNP) raccoglie con entusiasmo le idee fortemente innovative illustrate dal Ministro, ad esempio con riguardo all’edilizia scolastica, e si dichiara pronto a seguirle a partire dalla sua città, purchè ne siano chiariti i contorni. Chiede poi al Ministro conferma sulle prospettive di un polo tecnologico a Genova e sollecita la promozione di università di eccellenza, dotate di adeguate infrastrutture.

Il senatore CERUTI (PD) esprime apprezzamento per la cornice culturale delle dichiarazioni programmatiche del Ministro, che dà respiro all’urgenza dei problemi e imprime un cambio di marcia, prefigurando un vero e proprio nuovo umanesimo. Questa sfida stride tuttavia, a suo avviso, con il nostro sistema di istruzione e formazione, che necessità con urgenza di una vera riforma dell’università rispetto al modello a suo tempo delineato. Al di là delle disquisizioni sul valore legale del titolo di studio, egli rileva infatti che manca il necessario contesto di regole sulla competitività. Chiede quindi al Ministro quale ruolo ritenga che debba avere lo Stato nella definizione di detto contesto di regole, che a suo giudizio dovrebbero essere volte a consentire a tutti gli atenei di tendere insieme verso l’eccellenza. In tal senso, pone l’accento sull’opportunità di stimolare le università ad integrarsi, sul modello dei reti territoriali. Egli domanda poi al Ministro se corrisponda al vero che anche nel 2012 saranno congelati gli squilibri nel finanziamento degli atenei, come è già accaduto nel 2011. Al riguardo, richiama l’articolo 11 della legge n. 240, introdotto su iniziativa della Lega, che prevedeva l’attribuzione dell’1,5 per cento del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) agli atenei sottofinanziati. Tale norma è stata disattesa nel 2011 e, a quanto pare, rischia di restare lettera morta anche per il 2012. Alcuni atenei non possono tuttavia competere adeguatamente proprio per un vistoso sottofinanziamento e si ritrovano ai margini della legalità per il mancato rispetto del vincolo percentuale relativo alle tasse di iscrizione degli studenti. Auspica pertanto uno sblocco del sistema di riequilibrio. Passando alla ricerca, egli rammenta che il 27 dicembre scorso il Ministero ha bandito i PRIN e i progetti FIRB, che rappresentano le due leve più importanti per sviluppare la ricerca universitaria, soprattutto a favore dei giovani. Esprime tuttavia perplessità sulla scelta di svolgere una preselezione a livello di ateneo e di adottare criteri di carattere quantitativo. In questo modo, teme infatti che risultino favoriti i grandi atenei a danno di quelli più piccoli e la ricerca scientifica rispetto a quella umanistica. Pone infine l’accento sulle problematiche relative all’Alta formazione artistica e musicale (AFAM), sottolineando l’esigenza di ridefinire con sollecitudine lo stato giuridico dei docenti. Evidenzia altresì la criticità dei titoli di studio dei restauratori.

La senatrice SOLIANI (PD) esprime a sua volta apprezzamento per l’inversione di tendenza impressa dal ministro Profumo, dichiarando di condividerne gli intenti di semplificazione ed essenzialità. Dopo aver rilevato come la finalità fondamentale dell’istruzione consista nel costruire le basi per la democrazia e la cittadinanza, nazionale ed europea, invita il Ministro a fare in fretta per dare quanto prima il segno di un possibile cambiamento. In particolare, si augura che il Ministro possa dimostrare che è possibile, attraverso la scuola, combattere le disuguaglianze e, contestualmente, responsabilizzare i giovani. Ella dichiara poi di condividere le considerazioni del Ministro in ordine alla unicità di Governo e alla ricerca di sinergie con le altre amministrazioni, nazionali ed europee, per un ben preciso “progetto Paese”. In questa prospettiva, ritiene strategico anche un rapporto saldo con le Regioni e gli enti locali ed in tal senso apprezza l’impegno del Ministro a favore del Sud. Dopo aver sollecitato il Ministro a conferire autonomia responsabile alle scuole, attraverso l’erogazione di adeguate risorse di cui controllare l’efficacia con una precisa verifica dei risultati, si sofferma sui problemi di governance, ponendo in luce la connessione con la riforma delle autonomie locali. Auspica indi una effettiva terzietà degli organi di valutazione quali l’ INVALSI e l’ANVUR, sollecitando un approccio che non sia solo di risultato immediato ma anche di lunga gittata. Ella sottolinea altresì il ruolo fondamentale dei docenti, che tuttavia appaiono allo stato sempre più depressi. Si augura quindi che il concorso annunciato dal Ministro per i giovani docenti possa essere l’occasione per rivitalizzare la categoria. Invita tuttavia il Ministro ad adoperarsi affinché il Ministero non compia gli stessi errori del recente passato, quali quelli riscontrati in ordine al concorso per presidi o per insegnanti all’estero. Conclude richiamando le difficoltà della Scuola per l’Europa di Parma, i cui recenti concorsi non sono esenti da criticità e zone d’ombra. Invoca perciò maggiore trasparenza, tanto più in considerazione della dimensione europea in cui opera l’istituzione.

Il senatore VALDITARA (Per il Terzo Polo:ApI-FLI) osserva in primo luogo come l’orizzonte temporalmente definito del Governo induca a concentrare l’attenzione su poche misure, ma di qualità. In tale prospettiva, egli raccoglie con soddisfazione gli intendimenti illustrati dal Ministro con riguardo all’edilizia scolastica, che rappresenta a suo avviso un settore idoneo a rilanciare la qualità dell’insegnamento e a rimettere in moto segmenti produttivi importanti. Al riguardo, suggerisce peraltro il ricorso al project financing, in analogia a quanto già disposto dal Governo per le carceri. Sollecita altresì il Ministro a dare una risposta al mondo del precariato attraverso la definizione di regole certe, che consentano ai docenti di prefigurare precisi percorsi di carriera. Quanto alla riforma della governance degli istituti, condivide l’esigenza di uno stretto rapporto con gli enti locali ma ritiene fondamentale anche quello con il mondo delle imprese. Il tema di finanziamento privato alla scuola, ricorda, era stato del resto sfiorato nella XV legislatura dall’allora ministro Fioroni, ma poi non adeguatamente perseguito. Reputa invece che la riforma del reclutamento abbia bisogno di tempi più lunghi. Il concorso nazionale preannunciato dal Ministro potrebbe tuttavia rappresentare una prospettiva importante. Dopo aver suggerito che le università virtuose possano superare il vincolo del 50 per cento attualmente imposto al turn over, eventualmente istituendo un fondo ad hoc sul modello francese o tedesco, si sofferma sulle criticità dei PRIN, denunciando criteri spesso insufficienti ad evitare opacità. Chiede altresì quali siano i tempi per i prossimi concorsi universitari e quali incentivi il Ministro abbia in animo di introdurre per inserire i dottori di ricerca nelle imprese. Avviandosi alla conclusione, rammenta che nella riforma Gelmini si erano mantenuti gli scatti meritocratici per i docenti, successivamente abrogati dal ministro Tremonti ma infine recuperati. Al riguardo permane tuttavia negli atenei una qualche incertezza, per cui sollecita il Ministro a fare chiarezza. Auspica infine un deciso impegno del Ministro a favore della internazionalizzazione dell’accademia.

Come convenuto ad inizio di seduta, il ministro PROFUMO risponde quindi ai quesiti più urgenti, riservandosi di intervenire più diffusamente in sede di replica.
Con riguardo alla possibilità per le università che abbiano superato la soglia del 90 per cento nel rapporto fra spese per il personale e finanziamento ordinario, comunica che è in fase di elaborazione finale lo schema di decreto legislativo previsto dalla legge n. 240, che prevede la definizione di nuovi parametri. In particolare, saranno prese in considerazione anche altre categorie di spesa, ad esempio per il personale a tempo determinato e per infrastrutture, nonché altre entrate come le tasse degli studenti e il piano triennale. Verranno così a incrociarsi due parametri, di cui uno relativo alle spese per il personale a tempo determinato e indeterminato, e un altro relativo alle spese per infrastrutture, che consentiranno una maggiore gradualità e una diversa premialità. Le università virtuose potranno infatti superare la soglia del 50 per cento di turn over.
Quanto alla scadenza delle idoneità, di cui sottolinea il legame con le ridotte disponibilità finanziarie delle università, osserva che occorre compiere un’attenta ricognizione e presumibilmente indirizzarsi verso una proroga.

Il senatore PROCACCI (PD), riservandosi di intervenire in discussione generale, chiede al Ministro di esprimersi in ordine all’emendamento, approvato dalle Commissioni I e V della Camera dei deputati al decreto-legge n. 216 del 2011 (“milleproroghe”), che prevede espressamente la possibilità per le università di derogare alla soglia del 90 per cento ai fini delle assunzioni.

Il ministro PROFUMO tiene a precisare la differenza tra i criteri per la distribuzione del FFO e la possibilità per gli atenei di procedere ad assunzioni. Con particolare riguardo all’emendamento, si dichiara favorevole ad una maggiore attenzione per le università in condizioni critiche e quindi ad un conseguente allentamento dei vincoli attuali, sia pure con le opportune differenziazioni.

Il ministro consegna indi alla Commissione una documentazione recante le linee guida della sua azione di Governo.

Il PRESIDENTE avverte che tale documentazione sarà resa disponibile per la pubblica consultazione sulla pagina web della Commissione.

Prende atto la Commissione.

Il PRESIDENTE rinvia il seguito del dibattito ad altra seduta.

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(7a Commissione Senato, 8 febbraio 2012) Seguito del dibattito sulle comunicazioni del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, rese nella seduta dell’11 gennaio 2012, sulle linee programmatiche del suo Dicastero

Riprende il dibattito, sospeso nella seduta del 25 gennaio scorso.

Interviene il senatore LIVI BACCI (PD), il quale pone l’accento sull’esigenza di una maggiore internazionalizzazione degli atenei. Al riguardo, rileva con rammarico che gli studenti italiani sono fra i minori utilizzatori del programma europeo Erasmus, benché con significativi squilibri a livello territoriale interno. Egli suggerisce pertanto alcune politiche mirate, atte ad aumentare la percentuale di connazionali che usufruiscono del programma. Fra queste cita ad esempio la possibilità di sgravi fiscali alle famiglie che documentino spese connesse al programma, la corresponsione di prestiti d’onore in linea con quanto previsto dal prossimo programma Erasmus per tutti, nonchè un più certo riconoscimento dei crediti acquisiti all’estero ed una loro maggiore spendibilità nel sistema formativo nazionale.
Quanto al finanziamento della ricerca, egli conviene con il Ministro sull’opportunità di sostenere i grandi progetti che vedano la collaborazione di atenei italiani con i loro omologhi stranieri, nonché la messa in rete di collaborazioni fra diverse università nazionali. Ritiene tuttavia altrettanto proficuo incentivare i piccoli progetti, anche individuali, attraverso procedure più snelle.

Il senatore PROCACCI (PD) si sofferma anzitutto sui temi dell’università, dichiarando di condividere le affermazioni del Ministro sulla necessità di ringiovanire del personale docente e assicurare periodicità al reclutamento. Richiama tuttavia l’attenzione del Ministro sul Piano straordinario per l’assunzione di professori di seconda fascia, previsto dall’articolo 29, comma 9, della legge n. 240 del 2010. Su tale atto, entrambe le Commissioni parlamentari hanno espresso un parere, vincolante per legge, che sollecitava il Ministro a superare il criterio del 90 per cento del rapporto fra finanziamento ordinario e spese per il personale ai fini delle assunzioni. Il Ministro non ha tuttavia recepito tale indicazione, limitandosi a calcolare predetta percentuale al 31 dicembre 2010, all’uopo inserendo un’apposita copertura legislativa nel decreto-legge n. 216 del 2011, cosiddetto “milleproroghe”, attualmente all’esame del Senato. Nel corrispondente decreto-legge “milleproroghe” dell’anno scorso, infatti, non era stata inserita analoga norma di adeguamento della soglia al 2011. Egli ricorda tuttavia che il Piano straordinario era stato concepito, nell’ambito della legge n. 240, per consentire assunzioni a tutte le università, mentre l’applicazione del vincolo ha escluso ben 16 atenei, che pure avevano regolarmente bandito i concorsi prima dei tagli imposti nel 2008 dagli allora ministri Tremonti e Gelmini. Ritiene pertanto ingiusto applicare il vincolo a quelle assunzioni, in quanto penalizzerebbe talenti del tutto incolpevoli. Osserva poi che la virtuosità di un’università non può essere considerata solo dal punto di vista finanziario. Occorre infatti tenere conto anche di altri parametri, come il numero degli esoneri, certamente più cospicuo nel Meridione, nonché la consistenza dei finanziamenti privati, senz’altro più rilevante al Nord. Ciò nonostante, la Costituzione impone di tutelare tutti gli studenti meritevoli, ancorché privi di mezzi, e di consentire loro di giungere ai gradi più elevati di istruzione. Tutte le università devono quindi essere poste in condizioni di competere fra loro. Si augura pertanto che il Ministro voglia dimostrare una precisa volontà politica in tal senso, ricusando la prospettiva di accompagnare all’eccellenza solo un ristretto numero di sedi. Sul piano concreto, lo invita a sostenere l’emendamento al decreto-legge n. 216 che egli si accinge a presentare recependo l’indicazione unanime a suo tempo espressa dalla Commissione.
Con riferimento alla scuola, apprezza indi le considerazioni del Ministro circa le aree disagiate del Paese ed auspica una riflessione sull’opportunità di destinare a tali zone un contingente di docenti particolarmente preparati, che potrebbe fra l’altro determinare cospicui risparmi in termini di sicurezza.

La senatrice Mariapia GARAVAGLIA (PD) esprime piena sintonia con le dichiarazioni programmatiche del Ministro. Registra tuttavia con rammarico la scarsa propensione dei giovani laureati a restare in ambito universitario, per assoluta mancanza di prospettive certe. Il percorso di tenure track, individuato dalla legge n. 240, non è infatti sufficiente in assenza di una programmazione triennale dotata di adeguate risorse.
Quanto alla scuola, chiede al Ministro di chiarire come intenda mettere in pratica il tirocinio formativo attivo, manifestando condivisione sull’obiettivo di coniugare autonomia e responsabilità. Concorda altresì sulla prospettiva di tenere le scuole aperte il più a lungo possibile, anche se non può esimersi dal constatare che attualmente il tempo pieno è ridotto e la sicurezza degli edifici non è assicurata. Sollecita inoltre la piena operatività degli strumenti di monitoraggio dell’autonomia, stigmatizzando l’incertezza normativa in ordine all’Agenzia nazionale, ora nuovamente trasformata in Istituto, con una fase di transizione che non giova a nessuno.
Avviandosi alla conclusione, si sofferma sul diritto allo studio e sulla valorizzazione del merito, chiedendo ragguagli sull’apposita Fondazione. Si associa altresì al suggerimento di promuovere le capacità individuali che giudica indispensabili per incentivare la competizione fra atenei.

La senatrice BLAZINA (PD) sottolinea anzitutto l’importanza di incentivare la collaborazione fra università, anche straniere, ad esempio attraverso progetti transfrontalieri, come quelli condotti dagli atenei di Trieste ed Udine.
Pone poi l’accento sulle problematiche delle scuole con lingua di insegnamento slovena e bilingui, che partecipano a pieno titolo al sistema scolastico italiano, presentando tuttavia qualche specificità da tenere nel debito conto. E’ infatti un diritto inalienabile di tutti i bambini essere istruiti nella propria madre lingua. In questi anni, le predette scuole sono state tuttavia oggetto di trasformazione, nell’ambito dei processi di riordino che hanno interessato l’intero sistema nazionale, con conseguenze negative che impongono un’urgente riflessione. Tali scuole hanno peraltro registrato, recentemente, un aumento delle iscrizioni, dovuto a famiglie miste ovvero di lingua italiana che le scelgono come strumento di integrazione. In due comuni della Regione le scuole italiane sono state addirittura trasformate in bilingui e, in un caso, anche trilingue.
Ella evidenzia quindi le problematiche di maggiore rilievo in attesa di soluzione: la formazione iniziale del personale docente, atteso che non è stato ancora emanato il decreto previsto dall’articolo 15, comma 25, del decreto del Presidente della Repubblica n. 249 del 2010; lo stato giuridico di tutto il personale delle scuole bilingue, in assenza del contingente organico specifico; l’istituzione della sezione di lingua slovena presso il conservatorio di Trieste.
Nel ricordare di aver presentato uno specifico disegno di legge in materia, di cui si augura l’approvazione prima della fine della legislatura, sollecita un dialogo costruttivo con il Ministro nell’auspicio che le scuole di lingua slovena rientrino nell’ambito delle innovazioni che egli ha esposto.

Il senatore PITTONI (LNP) coglie l’occasione per segnalare al Ministro le criticità connesse al possibile inserimento di nuovi insegnanti abilitati nelle graduatorie ad esaurimento, previsto da un emendamento approvato dalla Camera dei deputati al decreto-legge “milleproroghe”. In proposito, reputa ingiusto consentire ai nuovi insegnanti abilitati di scegliere la provincia di inserimento conoscendo i punteggi di tutti gli altri candidati già inseriti. Inoltre, in occasione dell’ultimo aggiornamento era stato garantito che le graduatorie sarebbero state bloccate per tre anni senza nuovi aggiornamenti o inserimenti. Assumere ora una decisione in direzione diametralmente opposta lederebbe fortemente i diritti di chi ha scelto una determinata provincia e finirebbe per essere scavalcato da nuovi inseriti, aprendo un contenzioso infinito. Inoltre, diventerebbe difficilissimo, se non impossibile, reclutare docenti attraverso concorso.
Il risultato pratico della norma contenuta nel “milleproroghe” sarebbe dunque, prosegue l’oratore, solo quello di offrire alle associazioni di avvocati specializzate nel settore un’altra occasione di arricchimento, dopo quella conseguente alle incertezze sulle immissioni in coda o a pettine. Né va trascurato il fatto che si ridarebbe così fiato a chi in questi anni ha lavorato contro la riforma del reclutamento in senso meritocratico e vorrebbe boicottare il tentativo di correggere l’accentuata disomogeneità di valutazione sul territorio con un progetto organico. Il salto all’indietro di cinque anni rappresentato dal ritorno di fatto alle liste permanenti, oltre a vanificare il lavoro dell’allora ministro Fioroni, verrebbe peraltro presto affiancato dalla richiesta di recuperare “provvisoriamente” anche i vecchi concorsi, con un salto complessivo all’indietro di ben dodici anni.
A suo giudizio, il problema dei circa 23.000 nuovi abilitati senza collocazione si inserisce invece nella più ampia questione del precariato degli insegnanti, che va affrontata alla radice varando il più presto possibile un nuovo meccanismo di reclutamento. In proposito, egli rammenta il progetto elaborato dalla sua parte politica, che ha da tempo la disponibilità a discuterne della quasi totalità delle forze sindacali e delle parti interessate. Si tratta di una proposta, precisa, in linea con il suggerimento, incluso su sua richiesta nel documento conclusivo dell’indagine conoscitiva svolta dalla Commissione sugli effetti connessi all’eventuale abolizione del valore legale del titolo di studio, di dare meno importanza al punteggio di laurea, privilegiando invece l’esito delle prove di valutazione nella determinazione della graduatoria dei bandi di concorso per assunzione nella Pubblica amministrazione. Anche la summenzionata riforma del reclutamento prevede infatti che l’inserimento dei giovani nuovi abilitati nella “sezione aperta” degli albi a carattere regionale avvenga sulla base della somma di un punteggio, costituito per 1/5 dai titoli e per 4/5 da una valutazione approfondita effettuata a parità di condizioni con gli altri iscritti all’albo regionale, e dei punti del concorso, che dovrebbe vertere su direttive nazionali – uguali per tutti – ma gestito a livello regionale. Libera sarebbe la scelta della regione ove collocarsi. Gli albi regionali avrebbero altresì una “sezione ad esaurimento”, con una diversa percentuale di cattedre assegnate.
Dopo aver sottolineato come il progetto illustrato sia pienamente conforme alla Costituzione e alla normativa europea, egli pone in luce come esso porrebbe al riparo dal rischio di essere scavalcati, in quanto perderebbero appetibilità i corsi on line più o meno fasulli, spesso ridotti a puro “mercato” dei punti, nonché lo scambio di favori tra strutture private e docenti. Tali meccanismi inciderebbero infatti solo su 1/5 del punteggio base e non garantirebbero la preparazione necessaria per ottenere una buona valutazione nelle prove di preparazione, che inciderebbero per i restanti 4/5.

La senatrice BASTICO (PD), anche alla luce delle misure in materia di scuola contenute nei decreti-legge cosiddetti “milleproroghe” e “semplificazione”, sollecita alcuni approfondimenti sui temi dell’autonomia e dell’edilizia scolastica.
Con riferimento al primo, chiede al Ministro se intenda collegare la valorizzazione dell’autonomia con la ridefinizione della governance. Pur comprendendo che spetta al Parlamento l’iniziativa in materia, ritiene infatti utile sapere se la riforma degli organi collegiali rientra fra le priorità del Governo, atteso che la disciplina attuale risale agli anni Settanta e quindi ad un’epoca molto precedente l’autonomia. Ella ritiene altresì che l’autonomia scolastica debba essere fortemente connessa alle autonomie locali, ivi compresi i soggetti del territorio come il volontariato e l’associazionismo. Apprezza indi la scelta del Governo in ordine all’organico funzionale. Chiede tuttavia quale sia il punto di partenza da cui si intendano avviare le nuove modalità. Benché non sia necessario un numero maggiore di docenti quanto piuttosto la stabilizzazione del personale per le funzioni ordinarie, di supplenza, di sostegno, nonché di cura di alcuni progetti di particolare rilievo, risulta infatti cruciale la base da cui si intende partire per la ridistribuzione del personale secondo criteri oggettivi e trasparenti. Invita poi il Ministro ad esprimersi sulla natura che intende attribuire alle reti di scuole. In particolare, vorrebbe sapere se il Ministro le intende giuridicamente strutturate e titolari di contratti, ovvero come mere associazioni.
Passando all’edilizia scolastica, reputa piuttosto centralistico il piano predisposto dal Ministero. Invita pertanto a rifinanziare la legge n. 23 del 1996 e a svincolare gli investimenti in questo settore dal patto di stabilità. Suggerisce inoltre di destinare all’edilizia scolastica una quota dell’8 per mille del gettito IRPEF.
L’oratrice solleva infine alcune tematiche specifiche. Dopo aver chiesto al Ministro le proprie intenzioni in ordine al reclutamento dei docenti, lo interroga sulle sorti della scuola dell’infanzia. Gli organici non sono stati infatti ampliati e molti bambini non hanno avuto accesso quest’anno ad un segmento così importante della loro formazione. Domanda quindi al Ministro se intenda applicare la normativa che dispone la generalizzazione del servizio e come intenda procedere con le sezioni primavera per i bambini dai 2 ai 3 anni, anche alla luce del disegno di legge di iniziativa popolare presentato in materia.
Conclude augurandosi che il Ministro voglia sostenere l’estensione al 31 agosto 2012 del termine per la maturazione dei requisiti di pensionamento per i docenti, in considerazione della specificità del lavoro da loro svolto.

Il senatore MARCUCCI (PD) pone anzitutto in luce il rapporto fra ricerca, innovazione e imprese, stigmatizzando i tempi generalmente troppo lunghi del Ministero per l’approvazione dei progetti di ricerca e l’erogazione degli stanziamenti, che spesso giungono fuori tempo massimo per la realizzazione dei progetti stessi.
Prende indi atto delle dichiarazioni del Ministro circa la difficoltà di destinare risorse aggiuntive alla scuola nei prossimi anni. Sottolinea tuttavia le condizioni di sussistenza in cui si trovano numerose istituzioni scolastiche, ormai prive dei fondi indispensabili per la gestione ordinaria e quotidiana. Fra l’altro, censura la scelta di vietare l’esonero dall’insegnamento per i vice presidi di istituti comprensivi dislocati su più sedi, considerato il carico di lavoro da svolgere. Invita perciò ad attenuare il progressivo depauperamento delle scuole, con particolare riferimento ai territori montani, disagiati e periferici.
Segnala infine l’esperienza positiva dell’Istituto di alti studi di Lucca, che rappresenta a suo avviso un modello da estendere ad altre realtà del Paese.

Il senatore PETERLINI (UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI) sottolinea l’importanza di integrare la formazione con il mondo del lavoro, come del resto perseguito dalle scuole professionali della provincia di Bolzano che operano secondo un modello duale.
Apprezza altresì le dichiarazioni del Ministro a favore del risparmio energetico nelle scuole richiamando il progetto “casa-clima” della provincia di Bolzano che ha consentito risparmi pari al 90 per cento.
Dopo aver invitato a restituire dignità alla professione docente, attualmente un po’ scolorita, si sofferma su alcuni problemi specifici della provincia di Bolzano. In primo luogo, ricorda che, nel parere sullo schema di regolamento relativo alla riforma degli istituti professionali, su sua richiesta fu inserito un richiamo all’esigenza di consentire alle regioni e province autonome di realizzare corsi annuali per completare la formazione professionale dei ragazzi con l’esame di Stato. Occorre però ora accelerare le previste intese con il Ministero affinché detti corsi possano partire il prima possibile. Rammenta del resto che nel suo territorio gli alunni delle scuole professionali sono pari al 35 per cento della popolazione studentesca, contribuendo in modo determinante a mantenere basso il tasso di disoccupazione.
Evidenzia altresì la necessità di predisporre programmi per la formazione degli insegnanti nelle lingue locali ed a tal fine auspica una delega alla provincia autonoma di Bolzano, in linea con quanto già disposto a favore di Trento.
Invita poi ad attivare rapidamente i tirocini formativi attivi, atteso che nel suo territorio le graduatorie sono esaurite ed è quindi viva l’esigenza di coprire gli organici.
Dopo aver auspicato la facoltà per l’università di Bolzano di prevedere specifiche discipline per l’insegnamento, si sofferma sul reclutamento del personale, raccomandando che possa provenire anche dall’estero. Sollecita inoltre una delega per il riconoscimento delle qualifiche professionali per i docenti e stigmatizza la disparità di trattamento fiscale relativo alle borse di studio. Invita infine ad ammettere i contratti stagionali per l’apprendistato nelle scuole professionali.

Il senatore FIRRARELLO (PdL) lamenta che, a fronte di 500.000 posti, il reclutamento ipotizzato si fermi a 300.000. Prospetta altresì un uso più razionale delle risorse europeea favore della scuola, per esempio per l’adeguamento retributivo del personale precario rispetto a quello di ruolo, nonché per la sua stabilizzazione.
Deplora altresì che le scuole professionali ad indirizzo turistico e alberghiero abbiano perduto ore preziose di insegnamento e invoca una revisione della riforma Gelmini sotto questo profilo.
Dopo aver stigmatizzato le molteplici competenze delle Amministrazioni dello Stato in ordine all’edilizia scolastica, pone in luce le difficoltà a realizzare il tempo pieno al Sud, per mancanza di locali. Analoghi problemi ritiene tuttavia che si registrino anche in altre aree del Paese.
Invoca poi maggiore flessibilità per la refezione scolastica, affinché le scuole possano intervenire con fondi propri.
Accenna indi al numero programmato di accessi a talune facoltà universitarie che, a suo avviso, fa solo gli interessi delle società di formazione. Avanza perciò la proposta di abolire il numero chiuso, lasciando più spazio alla selezione nel corso degli studi.
Denuncia infine una situazione di estrema confusione circa le deroghe al dimensionamento scolastico, raccomandando al Ministro di dettare una linea univoca.

Interviene infine il presidente POSSA (PdL), il quale comunica di aver già chiesto informalmente al Ministro alcuni chiarimenti sulle sue dichiarazioni programmatiche e di aver ricevuto le relative risposte in un documento che si mette a disposizione della Commissione.
Con riferimento al progetto sulle smart cities, considerate le plurime competenze che investono numerose Amministrazioni dello Stato, chiede se per quanto riguarda il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca la partecipazione sarà assicurata attraverso progetti bandiera del CNR, ovvero con altre azioni.
Sollecita altresì una riflessione sulle cifre fornite in ordine al risparmio energetico nelle scuole, che a suo avviso appaiono eccessive.

Il seguito della procedura informativa è indi rinviato.

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(7a Commissione Senato, 15 febbraio 2012) Replica del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca a conclusione del dibattito sulle comunicazioni rese nella seduta dell’11 gennaio 2012, sulle linee programmatiche del suo Dicastero

Riprende la procedura informativa, sospesa nella seduta antimeridiana dell’8 febbraio scorso, nel corso della quale – ricorda il PRESIDENTE – si era concluso il dibattito sulle comunicazioni rese dal Ministro.

Agli intervenuti nel dibattito replica il ministro PROFUMO, il quale si sofferma anzitutto sulle considerazioni avanzate in tema di università. Fra queste, cita in primo luogo il diritto allo studio, riconoscendo che l’anno accademico 2011-2012 ha evidenziato difficoltà in numerose regioni. Ciò, da un lato per la riduzione dei fondi statali e, dall’altro, per le minori disponibilità regionali. Occorre tuttavia una soluzione stabile nel tempo, che dia certezze in anticipo agli studenti. Dopo aver riferito che l’apposito schema di decreto legislativo, attuativo della legge n. 240 del 2010, è in attesa del parere della Conferenza Stato-Regioni, anticipa che la quota di investimento del Ministero per il 2012-2013 deve essere aumentata a 170 milioni. Inoltre, occorre un impegno degli studenti che, pur tenendo conto delle diverse esigenze, ammonti a circa 160/170 milioni. Per dare una risposta soddisfacente a tutti gli idonei, per reddito e per merito, è tuttavia necessario anche un impegno delle regioni per ulteriori 50/60 milioni. In tal modo saranno disponibili circa 400 milioni, che consentirebbero di coprire tutte le richieste ammissibili, anche in caso di aumento degli idonei a causa della situazione economica generale.
Passando al dottorato, informa che il relativo schema di decreto è quasi pronto. A suo avviso l’esperienza delle scuole di dottorato è positiva in quanto idonea a conferire una certa uniformità, a sua volta foriera di maggiore trasversalità sulla formazione. Occorre tuttavia porre mente al fatto che, mentre all’inizio degli anni Ottanta vi era rispondenza fra numero di borse e numero di candidati che potevano essere assunti nell’università o nei centri di ricerca, oggi queste condizioni non si verificano più. Lo sbocco dei dottorati negli atenei e negli enti di ricerca copre infatti appena il 15 per cento del numero complessivo. Il restante 85 per cento deve pertanto rivolgersi ad altri settori della società. Il curriculumdei dottorandi deve perciò consentire loro di acquisire professionalità spendibili anche nella Pubblica amministrazione e nelle aziende pubbliche, eventualmente attraverso una formazione differenziata. Non va del resto dimenticato, prosegue, che il sistema industriale italiano ha dimensioni medio piccole ed è quindi inadeguato a svolgere molta ricerca; ha pertanto bisogno di chi sappia dialogare con la ricerca pubblica.
Quanto all’attuazione della “riforma Gelmini”, comunica che a fine febbraio saranno stati rivisti dal Ministero tutti i nuovi statuti degli atenei. In proposito, ritiene che la situazione sia discreta, anche se forse si sarebbe potuto fare meglio. Sarebbe stato infatti preferibile – a suo avviso – un indirizzo di policy più attento, una minore ricerca del dettaglio e una maggiore dose di autonomia responsabile. Comunque, il processo è quasi concluso ed occorre pertanto partire da qui per valutare eventuali profili di criticità e di positività.
Circa l’assunzione dei professori associati, rammenta che erano previste due tranches, rispettivamente per l’anno accademico 2011-2012 e per l’anno accademico 2012-2013. Le risorse della prima tranche sono state assegnate a dicembre. Nel prossimo riparto del Fondo di finanziamento ordinario (FFO), che egli si augura possa essere approvato entro il 31 marzo, saranno comprese le risorse per il 2012-2013. Sottolinea infatti l’esigenza di regolarizzare la contribuzione statale agli atenei onde consentire loro una adeguata programmazione. Sulle modalità di attribuzione dei fondi per l’assunzione degli associati, ricorda che per il 2011-2012 erano previsti 78 milioni, da destinare solo alle università che non avessero sforato la soglia del 90 per cento del finanziamento ordinario rispetto alle spese per il personale. Per il 2012-2013 sono invece stanziati 90 milioni, da ripartire fra tutti gli atenei, utilizzando il vincolo del 90 per cento solo come parametro.
Il Ministro dà conto altresì del suo impegno per accelerare i nuovi concorsi. Al riguardo comunica che tutte le università hanno deliberato i propri regolamenti interni, sui quali egli esprime un giudizio in linea di massima favorevole. Ricorda inoltre che la valutazione sarà riferita a tre categorie: gli abilitati; gli idonei; i trasferiti, a livello nazionale o dall’estero. Pone altresì in luce che un 20 per cento non dovrà appartenere all’università per favorire una maggiore mobilità culturale.
Quanto alla presunta scarsa attenzione alle scienze umane nel finanziamento alla ricerca, egli richiama l’esigenza di utilizzare il biennio 2012-2013, che precede il settennato di programmazione europea 2014-2020, per aumentare la capacità di competizione dell’Italia rispetto al resto d’Europa. Il nostro Paese si caratterizza infatti per grandi talenti, che tuttavia incontrano difficoltà nel confrontarsi con culture più organizzate della nostra. Nel sottolineare come l’Italia perda 500 milioni all’anno sul VII Programma quadro di ricerca, evidenzia che il nuovo Programma Orizzonte 2020 vedrà un aumento considerevole di risorse a disposizione. Se l’Italia non migliora le proprie capacità di partecipazione, rischia quindi di perdere ben 800 milioni all’anno.
Attraverso i PRIN, egli si ripromette pertanto di allenare il Paese a competere in vista di Orizzonte 2020, nei campi previsti da quest’ultimo. In tal modo, l’Italia affinerà le proprie capacità di acquisire fondi europei e potrà dedicare maggiori risorse nazionali ai campi non coperti dalla ricerca europea, come la ricerca di base, ovvero le scienze umanistiche e sociali.
Sul valore legale del titolo di studio, rammenta che il Consiglio dei ministri ha deciso di avviare una consultazione pubblica che rappresenta, a suo avviso, un lodevole meccanismo di democrazia di stampo anglosassone.
Egli afferma indi che le regole di competizione fra atenei devono essere definite ex ante e poi conservate. Non ritiene quindi che debbano essere modificate nel 2012, che rappresenta un anno di transizione, mentre occorrerà lavorarci dal 2013, quando saranno disponibili le valutazioni dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR).
Il Ministro dà conto poi del nuovo programma comunitario Erasmus per tutti, che unifica i precedenti programmi in materia, con riferimento al quale precisa la tempistica prevista. Poiché le prime votazioni sono previste per il prossimo autunno, egli invita il Parlamento a fargli pervenire tutte le osservazioni che ritiene opportune, impegnandosi a farne tesoro in vista della discussione comunitaria.
Passando ai temi della ricerca, ritiene di aver già parzialmente risposto alle osservazioni relative ai PRIN. Aggiunge peraltro che la fase di prevalutazione nelle università si è resa necessaria per scremare l’elevato numero di domande rispetto ai limitati fondi a disposizione. In occasione del bando precedente, sono state infatti presentate 5.000 domande a fronte di risorse pari a 100 milioni di euro. Il bando attuale reca una dotazione di 170 milioni, con una previsione di 7-8.000 domande. Considerato che i fondi scadono al termine del 2012, in queste condizioni il Ministero non è in grado di fare una valutazione seria. La preselezione degli atenei si rende pertanto necessaria. Il Ministro è peraltro certo che essa sarà svolta con il massimo rigore, valorizzando i progetti migliori che potranno giungere al finanziamento.
Sul progetto di un Villaggio tecnologico a Genova, sulla collina degli Erzelli, egli reputa che si tratti una grande opportunità che occorre tuttavia governare con prudenza considerato che coinvolge fondi pubblici. Egli ha pertanto posto alla regione Liguria la condizione che il progetto veda l’integrazione dell’università, della ricerca e del mondo imprenditoriale. Solo così è ipotizzabile il finanziamento pubblico. L’università deve peraltro cambiare missione, andando oltre le tradizionali formazione e ricerca, per comprendere anche il trasferimento delle conoscenze, il servizio al territorio, la messa a disposizione di spazi comuni, in un’ottica di anticipazione dell’ingresso nel mondo del lavoro. Occorre altresì che il progetto sia sostenibile e non si traduca in un indebitamento dell’università. Altre condizioni da soddisfare sono un’adeguata viabilità e un forte sostegno alla ricerca, ai fini di stabilire rapporti continuativi fra università e imprese in una logica di partenariato positivo.
Il Ministro si sofferma indi sulle misure da adottare per promuovere una maggiore internazionalizzazione, osservando che la scarsità delle risorse impone di compiere scelte prioritarie a favore di determinati Paesi. Dopo aver riferito che alcuni atenei, come il Politecnico di Milano, si sono impegnati ad offrire quanto prima tutte le lauree magistrali in inglese per attirare un maggior numero di studenti stranieri, illustra nel dettaglio i quattro interventi promossi dal Ministero: il portale unico dell’offerta formativa di tutti gli atenei del Paese, affinché gli utenti abbiano precise informazioni in ordine ai servizi, ai laboratori, alle relazioni internazionali, agli indicatori di prestazione, oltre che all’offerta formativa, delle diverse sedi; il coinvolgimento contestuale delle strutture diplomatiche, del sistema dei ricercatori e degli studenti all’estero e delle aziende in un’ottica integrata volta ad attirare talenti che poi mantengano strette relazioni con il nostro Paese; riconoscimento dei test di ingresso svolti dall’università di Cambridge (Cambridge assessment) quali certificati spendibili in tutti gli atenei; sostegno all’espletamento delle pratiche burocratiche da parte degli studenti stranieri direttamente presso le università.
Sul progetto “Comunità intelligenti”, riferisce che il primo bando riguarderà le Regioni di convergenza nonché ulteriori quattro Regioni (Sardegna, Basilicata, Abruzzo e Molise). Il secondo bando sarà invece diretto al Centro-Nord, onde coprire tutto il Paese. Il programma prevede che l’hardware resti nei territori, mentre il software sia eliminato dai server e spostato sulla “nuvola”. Altri progetti sono poi indirizzati ai distretti (cluster), con risorse più importanti per sostenere quelli già esistenti e più contenute per avviarne di nuovi.
Con riferimento alla scuola, il Ministro osserva che l’Amministrazione è ancora a carattere fortemente autorizzativo. Reputa invece preferibile unapolicy di obiettivi e valutazione dei risultati. A tal fine è indispensabile un riordino, che egli ha avviato a partire dalla copertura dei due dipartimenti finora scoperti. Circa le nomine effettuate, sottolinea la profonda esperienza specifica del nuovo capo dipartimento per la scuola, nonché l’elevata competenza del nuovo capo dipartimento per l’università, che proviene da un’esperienza europea di altissimo livello. A seguire, occorrerà ridefinire le direzioni generali, iniziando da quella per la ricerca il cui responsabile ha recentemente assunto l’incarico di segretario generale del Ministero dell’ambiente. In proposito, egli rivolge un ringraziamento al direttore generale uscente per il grande contributo offerto in questi anni e si augura che il nuovo incarico sia di stimolo per proficue sinergie fra i due Dicasteri, ad esempio con riguardo all’ottimizzazione energetica delle strutture edilizie universitarie.
Per quanto riguarda invece l’edilizia scolastica, egli richiama l’attenzione sul finanziamento disposto dal CIPE lo scorso mese di gennaio, pari a 550 milioni, di cui 450 destinati a migliorare la sicurezza degli edifici esistenti e 100 per la costruzione di nuove scuole. Egli riferisce altresì che sono in corso intese con enti come l’INAIL per investimenti nel settore. Si tratta di progetti importanti, su cui non mancherà di riferire al Parlamento in un’ottica di piena collaborazione. Sottolinea altresì l’urgenza di conseguire risparmi energetici anche negli edifici scolastici, realizzando un’attenta valutazione delle condizioni di partenza e di quelle finali. Ritiene quindi che il tema debba essere affrontato in una logica integrata fra sicurezza primaria, adeguamento antisismico e ottimizzazione energetica.
Circa l’accreditamento delle scuole, dà conto di recenti misure introdotte in provvedimenti governativi. Ricorda inoltre che l’analogo processo del percorso universitario è stato strutturato, dalla legge Ruberti, in quattro momenti: valutazione, governance, autonomia gestionale e finanziaria, autonomia di reclutamento. Dopo l’autonomia statutaria, quella finanziaria e quella di reclutamento, il processo sta per completarsi peraltro solo ora, con l’entrata in funzione dell’ANVUR. Occorre dunque avviare un analogo percorso per le scuole, con l’apposizione di adeguate risorse.
Un’altra esigenza fondamentale per la scuola, prosegue il Ministro, è la formazione del personale docente, sia iniziale che permanente. A fronte dei rapidi mutamenti della società, serve infatti che gli educatori siano adeguatamente preparati per affrontare con successo le nuove sfide. In tale ottica, lancia la proposta di un ampio momento di confronto con il mondo della scuola sul modello degli “stati generali” già svolti, che possa essere un’occasione di dialogo e partecipazione importante.
Egli registra poi con rammarico la debolezza dell’istruzione e formazione professionale in Italia, nonostante che in passato sia stata al contrario un elemento di forza del nostro Paese. Occorre dunque non solo migliorare l’orientamento sui suoi contenuti, ma anche ripensarne l’articolazione rafforzando la parte pratica di laboratorio e tirocinio. L’eccessiva licealizzazione ha infatti depauperato il segmento delle sue specificità, a danno sia degli studenti sia del Paese nel suo complesso. Ritiene peraltro che gli istituti tecnici superiori debbano essere autonomi rispetto all’università.
Dà conto infine di un progetto in corso con alcuni assessori comunali a favore delle aree a rischio, che egli si augura si possa trasformare presto in un progetto Paese con policy definite a livello nazionale.

Il PRESIDENTE ringrazia il ministro Profumo per i numerosi e puntuali spunti offerti anche in sede di replica e dichiara conclusa la procedura informativa.

Nota 15 febbraio 2012, Prot. n. 729

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione

Ufficio VI

 

 

 

Ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali

LORO SEDI

 

Al Dirigente Generale del Dipartimento Istruzione per la Provincia di TRENTO

 

All’Intendente Scolastico per la Scuola in lingua italiana

BOLZANO

 

All’Intendente Scolastico per la Scuola in lingua ladina

BOLZANO

 

All’Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca

BOLZANO

 

Al Sovrintendente agli Studi per la Regione autonoma

Valle d’Aosta

 

Ai Presidenti delle Consulte Provinciali Studentesche

 

Oggetto: Protocollo d’intesa MIUR-“SOS Il Telefono Azzurro ONLUS”. Concorso AZZURROYOUNG. A.S. 2011/2012.

 

Si comunica che, nell’ambito delle attività previste dal protocollo d’intesa stipulato nel 2010 con il MIUR, l’ente morale “SOS Il Telefono Azzurro ONLUS” bandisce il concorso AZZURROYOUNG riservato agli studenti delle Consulte Provinciali Studentesche.

 

L’accordo citato ha, tra l’altro, il fine di promuovere congiuntamente la progettazione di efficaci modalità di educazione peer to peer.

In tal senso, l’iniziativa concorsuale vuole dare impulso alla comunicazione tra gli studenti del secondo ciclo d’istruzione, facilitando lo scambio proficuo di valori, esperienze e conoscenze sulle questioni di maggior interesse per la popolazione giovanile.

Il concorso prevede l’ideazione originale di un modello di sito web dove poter accedere ad informazioni e spazi di dialogo sulle tematiche nonché sulle problematiche più diffuse in adolescenza. I concorrenti dovranno trasmettere i propri elaborati su apposito supporto multimediale – entro e non oltre le ore 24.00 del 30 aprile 2012 – alla Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione, Ufficio VI – Viale Trastevere, 76/A – 00153 Roma.

La valutazione delle proposte pervenute e la selezione delle tre opere vincitrici sarà effettuata dai componenti del gruppo nazionale paritetico MIUR-TA istituito presso l’Ufficio VI della medesima Direzione, da esperti della comunicazione video televisiva e da giornalisti professionisti.

Tutte le indicazioni riguardanti le modalità di partecipazione – gratuita – al concorso sono riportate nel regolamento allegato e disponibili sia sul sito www.istruzione.it/web/istruzione/concorsi che sul sito www.azzurro.it.

Il Telefono Azzurro potrà offrire la necessaria collaborazione per favorire la partecipazione all’iniziativa concorsuale.

In considerazione del significato culturale del concorso, si invitano le SS. LL. a voler diffondere nelle scuole del secondo ciclo d’istruzione la presente nota.

Si confida nella consueta collaborazione.

 

Firmato IL DIRIGENTE

Antonio CUTOLO

———————————

AZZURROYOUNG
BANDO DI CONCORSO
A.S. 2011-12

Nell’ambito delle attività previste dal protocollo d’intesa stipulato il 13 ottobre 2010 con il
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, l’ente morale “SOS Il Telefono Azzurro
ONLUS” bandisce il concorso “AZZURROYOUNG”.

REGOLAMENTO DEL CONCORSO

Art. 1
Finalità
L’iniziativa vuole promuovere la comunicazione tra pari per realizzare efficaci interventi di
educazione attraverso Internet, facilitando lo scambio proficuo di valori, esperienze e conoscenze
sulle tematiche di maggior interesse per la popolazione giovanile studentesca.

Art. 2
Destinatari
Il concorso è riservato agli studenti delle Consulte Provinciali Studentesche.
Sono candidati al premio finale tutti gli studenti che – singolarmente o in gruppi di massimo cinque
componenti – abbiano elaborato in maniera originale e significativa un progetto di sito web
(struttura e articolazione delle aree e dei temi e realizzazione del Logo dello stesso), riservato agli
alunni del secondo ciclo di Istruzione.
L’ipotesi progettuale valutata come la migliore, tra quelle esaminate, sarà proclamata vincitrice e i
suoi autori riceveranno da Telefono Azzurro il necessario supporto per renderla operativa ed
accessibile.

Art. 3
Caratteristiche del sito
Il concorso richiede lo studio e la progettazione di un sito web educativo per ragazzi, dove si
possano trovare informazioni e spazi di dialogo sulle tematiche nonché sulle problematiche più
diffuse in adolescenza.
In merito ai contenuti, si potrà scegliere di affrontare uno o più dei seguenti temi:
1. famiglia
2. scuola nell’era digitale
3. emozioni e sentimenti, sessualità
4. giovani e disagio
5. bullismo
6. razzismo e discriminazione
7. partecipazione alla società civile
8. giovani e futuro
9. Internet e nuove tecnologie
Resta inteso che saranno particolarmente apprezzati quei modelli di sito web che favoriscano, con
ogni strumento o soluzione possibile, l’interazione con i giovani visitatori del portale nonché la
trasmissione di messaggi educativi coerenti con le finalità istituzionali dell’Associazione
proponente.

Art. 4
Indicazioni tecniche
Allo scopo di facilitare la migliore integrazione con il sito dell’associazione “Telefono Azzurro”, il
materiale multimediale da pubblicare dovrà soddisfare i requisiti di seguito elencati.
– Per la realizzazione del sito web i software da utilizzare dovranno essere:
1. open source Joomla (www.joomla.it) ultima versione
2. plugin open source (no commerciali) joomla compatibile
– Per le immagini:
1. dimensione max 60Kb
2. formati accettati: jpeg, png, gif
3. dichiarazione di libero utilizzo e/o liberatoria
– Per i video:
1. formato MPEG4
2. compresso con Divx o Xvid
3. dimensione 640×480
– Per i prodotti audio:
1. mp3 max 128kbps
Il modello di sito andrà creato in “locale” (nel proprio computer) utilizzando WordPress, Joomla o
altro applicativo come CMS di lavoro e seguendo le linee guida scaricabili dal sito www.azzurro.it
e relative all’installazione e all’uso del programma indicato.

Art. 5
Criteri per l’ammissione delle proposte di portale
I progetti di sito dovranno essere frutto dell’originalità e dell’autonomia creativa dei loro autori.
I modelli pervenuti potranno essere ammessi alla fase di valutazione nazionale se in possesso dei
seguenti requisiti:
– essere ispirati ai criteri redazionali previsti dal concorso;
– costituire un’opera non coperta da diritto di autore;
– non violare le leggi italiane relative alla pubblicazione di immagini;
– non veicolare valori lesivi della sensibilità e dei diritti altrui;
– non avere ad oggetto contenuti offensivi, in particolare nei confronti di tematiche religiose,
razziali, sessuali, sociali o politiche;
– riportare la citazione delle fonti delle notizie nel caso in cui il modello contenga immagini,
filmati e testi di carattere storico e/o documentale.

Art. 6
Articolazione del concorso e modalità di partecipazione
Il concorso si svolgerà in un’unica fase nazionale.
La partecipazione è gratuita e riservata ai componenti delle Consulte Provinciali Studentesche.
Tutta la documentazione relativa all’iniziativa concorsuale sarà scaricabile anche dai siti
http://www.istruzione.it/web/istruzione/concorsi www.azzurro.it.
Coloro che intendano partecipare all’iniziativa dovranno inviare i materiali prodotti e la scheda di
adesione (una per ogni modello proposto), compilata in ogni sua parte e sottoscritta dal Presidente e
dal docente referente della Consulta di appartenenza.
È richiesto, altresì, che i nomi dei file degli elaborati riportino le seguenti informazioni: Consulta
Provinciale di appartenenza, nominativo del Presidente e del docente referente, nominativo degli
autori.
Si assicura che i dati personali verranno trattati con la riservatezza prevista dalla legge in vigore ed
utilizzati per lo svolgimento del concorso. Su richiesta, tali dati potranno essere cancellati o
rettificati.
Le opere dovranno essere trasmesse su apposito supporto multimediale, entro e non oltre le ore
24.00 del 30 aprile 2012, alla Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione
e la Comunicazione, Ufficio VI – Viale Trastevere, 76/A – 00153 Roma.
La selezione sarà effettuata da una commissione appositamente istituita presso l’Ufficio VI della
medesima Direzione Generale e costituita dai componenti del gruppo nazionale paritetico MIURTA,
da esperti della comunicazione video televisiva e da giornalisti professionisti.
Saranno selezionati n. 3 modelli di siti web.
Il giudizio della commissione è insindacabile e terrà conto, indipendentemente dal numero delle
tematiche prescelte, dell’attinenza ai temi oggetto del concorso, della creatività, dell’originalità e
del superamento degli stereotipi nell’approccio ai temi proposti, oltre che della qualità estetica del
prodotto finale.

Art. 7
Proclamazione e premiazione dei vincitori
La commissione giudicatrice nazionale proclamerà vincitrici le migliori n.3 proposte di redazione
web realizzate.
I premi in palio sono:
1° classificato: Videocamera (per un massimo di 5 premiati)
2° classificato: Itunes Gift Card del valore di 50 € cadauna (per un massimo di 5 premiati)
3° classificato: Itunes Gift Card del valore di 15 € cadauna (per un massimo di 5 premiati).
La cerimonia di premiazione dei vincitori avverrà nell’ambito di un evento ufficiale organizzato
entro il corrente anno scolastico presso la Sala Comunicazione del MIUR, Viale Trastevere 76/A,
Roma.

Art. 8
Disposizioni finali
La partecipazione al concorso implica la conoscenza e l’incondizionata accettazione delle norme
contenute nel presente regolamento; il mancato rispetto anche di un solo punto di esso sarà motivo
di esclusione.

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CONCORSO
AZZURROYOUNG
A.S. 2011/12
Scheda di partecipazione
Il/I sottoscritto/i ( max 5 concorrenti )
1)
Nato/a a il
Residente in: CAP
Via:
Telefono (fisso o cellulare)
E-mail
Consulta provinciale di
appartenenza
Nominativo Presidente
Consulta
Nominativo docente
referente
2)
Nato/a a il
Residente in: CAP
Via:
Telefono (fisso o cellulare)
E-mail
Consulta provinciale di
appartenenza
Nominativo Presidente
Consulta
Nominativo docente
referente
3)
Nato/a a il
Residente in: CAP
Via:
Telefono (fisso o cellulare)
E-mail
Consulta provinciale di
appartenenza
Nominativo Presidente
Consulta
Nominativo docente
referente
4)
Nato/a a il
Residente in: CAP
Via:
Telefono (fisso o cellulare)
E-mail
Consulta provinciale di
appartenenza
Nominativo Presidente
Consulta
Nominativo docente
referente
5)
Nato/a a il
Residente in: CAP
Via:
Telefono (fisso o cellulare)
E-mail
Consulta provinciale di
appartenenza
Nominativo Presidente
Consulta
Nominativo docente
referente
dichiara/no
di aver preso visione e di accettare integralmente il regolamento del concorso
Descrizione sintetica del progetto di portale
(max 20 righe)
INFORMATIVA E CONSENSO PER LA PRIVACY
I dati raccolti verranno trattati in base alla vigente normativa sulla privacy (D.Lgs 196/2003) ai soli fini del Concorso e delle attività correlate. Titolare del
trattamento è il MIUR.
Acconsento al trattamento dei dati personali presenti in questa scheda.
L’autore/gli autori
1)___________________________________________________________
2)___________________________________________________________
3)___________________________________________________________
4)___________________________________________________________
5)___________________________________________________________
Il Presidente della Consulta di ___________________________
_____________________________________________________________
Il docente referente della Consulta di ____________________
_____________________________________________________________

VALeS vs I polli di Renzo!

VALeS vs I polli di Renzo!

E’ vero che molti insegnanti hanno una pregiudiziale nei confronti di un sistema di valutazione nazionale. Verissimo! Ma forse hanno ragioni da vendere, visto il modo in cui ogni “novità” piove come una meteora sulle loro teste senza che esse (le teste) siano mai state consultate! D’altra parte, che il corpo docente sia unicamente chiamato a eseguire, è una consuetudine tutta italiana che ha radici molto antiche. Viene in mente il mitico Maestro di Vigevano! Si sperava che nel terzo millennio qualcosa cambiasse. E’ vero anche che l’Europa chiede di “allinearsi”.

Per ora si dice che verrà abbandonata in un primo momento l’idea della premialità dei docenti e che sull’argomento spinoso verrà avviata una consultazione tra rappresentanze (?) di docenti.

A parte il fatto che soldi per pagare tutti gli insegnanti migliori (ce ne sono una moltitudine) non ce ne sarebbero (e questa è una verità che bisogna pur dire), non abbiamo sempre sostenuto che il vocabolo “migliore” per sua natura ha bisogno di due termini di paragone e cioè di almeno due insegnanti da confrontare tra i quali scegliere? Inoltre, tra il soggetto valutatore (spesso promanazione diretta del centro e portatore di un’ideologia) e il soggetto valutato, si innescherebbe una specie di cliché della serie “tu sai cosa pretendo, quindi fai in modo di compiacermi” e dall’altra parte “io so cosa pretendi, quindi ti do ciò che vuoi.”

Fortunatamente il Ministro ha completamente cassato anche il metodo “reputazionale” di ispirazione Trelle.

Non oso neppure pensare a una valutazione di tale tipo che avrebbe potuto condurre a far risorgere quelle modalità becere di pettegolezzo su questo o quell’insegnante più o meno simpatico. Quando lessi di tale metodo, non sapevo se ridere di gusto per una simile volgarità, o piangere per il timore che veramente si potesse giungere a squalificare l’intera “categoria degli adulti”.

Ora però pongo un’ altra domanda: nel caso si volesse procedere (come pare) nel futuro all’avvio di una consultazione nella comunità scolastica su un possibile sistema nazionale di valutazione del lavoro individuale del docente, le rappresentanze degli insegnanti che dovrebbero condividere un percorso di analisi prima e di decisione poi, da quale settore o settori del mondo scolastico, proverrebbero, su quali basi verrebbero selezionati? Lo chiedo perché è  stato a dir poco impressionante per me leggere il bando di concorso volto ad assumere quei quattro giovani che ora sono il braccio destro di Profumo. Il 23 dicembre 2011 uscì il bando, alquanto pretenzioso nelle richieste di titoli, al quale bisognava rispondere in quattro e quattr’otto. Poi non se ne seppe più niente fino al momento in cui, qualche giorno fa, i loro nomi comparvero sui quotidiani. La velocità dell’operazione e il poco tempo dato per conoscerla non mi è sembrata cosa particolarmente equa. Tanto è vero che molti giovani ricercatori e ricercatrici non riuscirono neppure a venire a conoscenza del bando.

Ma torniamo al VALeS che dovrebbe essere una valutazione del funzionamento delle scuole che si auto propongono (anche attraverso l’INVALSI e al cosiddetto “valore aggiunto”).

Credo, con tutte le migliori intenzioni che voglio impiegare per comprendere il significato e la ricaduta pratica su insegnamento/apprendimento del VALeS, di non riuscirci proprio: perché come insegnanti si dovrebbe essere motivati ed entusiasti?  L’opinione più diffusa tra i docenti in servizio e tra i precari è quella di chiedere una tregua tra una riforma e l’altra, tra uno stravolgimento e l’altro di orari, indicazioni, circolari, maestro unico, non unico, bino e trino, quadruplo, quintuplo, tempo pieno destrutturato e privato delle compresenze…

Non si riesce a comprendere perché mai per mettere su un sistema di ricerca-azione nelle scuole ci sia la necessità di farlo spinti dal VALES. Veramente non si capisce. Non sarebbe stato meglio offrire alla scuola gli spazi e i tempi, le giuste risorse per fare aggiornamenti interni e per l’acquisto di materiali, anche  di consultazione? E’ il colmo che in particolare gli insegnanti delle elementari non abbiano mai avuto neppure il diritto a testi saggio! Ma ci si rende conto che mescolando la ricerca alla valutazione di sistema in prima battuta, si indurranno le scuole a soffrire soltanto dell’ansia della rendicontazione. Vi prego non dite che non è così. Nei Collegi è così anche senza un VALES, figuriamoci con! Valium a gogò. Litigi, baruffe, permali, scartoffie da riempire, diffidenza tra i colleghi più servizievoli e quelli meno, tra i più arroccati su posizione di difesa e quelli che ti dicono “ma facciamo quello che ci dicono e che vadano all’…!”

Anche Il Dirigente dovrà farsi “carico di altro carico” eccome. Infatti già oggi deve sobbarcarsi incontri di ogni tipologia e spesso deve dividersi in più plessi o istituti per dirigere centinaia di persone,  a volte migliaia, considerando anche le famiglie. Dirimere controversie è diventato l’assillo più pressante quando va bene, perché se ci si mette pure l’edilizia che va a pezzi, allora sono guai…già oggi è impossibile vedere un Dirigente in carne e ossa, figuriamoci un domani oberato da ulteriori impegni targati Vales!

Gli incentivi andrebbero dati a tutte le scuole che ovviamente NE SONO TUTTE ASSETATE. Al Ministero non possono ignorarlo, tuttavia sicuramente si procederà dritti alla meta del Vales, perché così è scritto come in un vangelo, ma certo l’equità non è questa.

Si dice poi che risorse economiche andranno alle scuole identificate come “in difficoltà”, però mi si permetta di sollevare un dubbio: se si sa quali sono le scuole in difficoltà, perché non aiutarle ora ed eventualmente valutarle poi???

Come si procederà ad “apprezzare” il lavoro delle scuole per onorare il VALeS? E perché in particolare verrà “apprezzato” il lavoro il Dirigente? Non è tutta la comunità che concorre?

Di nuovo si creeranno situazioni di conflitto che a nulla hanno mai giovato al funzionamento didattico interno alle classi, le quali sono il luogo dove si crea, lì sì, valore aggiunto!

La valutazione del funzionamento complessivo sarà rendicontata da alcuni sicuramente, ma sarà poi quella percepita dagli altri?

Tante sono le esperienze di autovalutazione, ma l’osservazione di valutatori esterni in quale modo avverrà? In quali tempi durante l’anno scolastico? Quali saranno i criteri per verificare se in una scuola si usano le strategie adatte a far crescere i talenti di ognuno, a far apprendere e insegnare ad apprendere? Oppure gli osservatori esterni guarderanno ciò che luccica e fa scena?

A proposito di quanto sopra, vorrei incollare poche righe che mi sono pervenute da una collega bravissima nella sua classe e grande conoscitrice di bambini e rapporti. Credo che più di altre esprimano molto bene la sensazione che l’insegnante prova a leggere il “copione” del VALES : “E’ spaventoso! Ma perché vogliono portarci via tutte le nostre energie……per dimostrare cosa??? Se si legge il testo e non si sa nient’altro, non si capisce neanche che si parla della scuola…mi sembra il mercato delle vacche con  quelli che vengono a ‘palpeggiare’, gente che non saprebbe insegnare ormai più nulla, che non sa più rapportarsi a un bambino …

E tutte quelle parole in inglese??? Sembra il ‘latinorum’ di Azzeccagarbugli e noi…poveri Renzo… con i nostri polli in mano…  Presto presto, a scuola con i nostri bambini nei quali dobbiamo far crescere il gusto per la vita!

Inoltre se, come pare, i valutatori esterni non saranno dell’ambito territoriale, la loro missione dovrà essere pagata dallo Stato, affinché  essi possano stare accanto alla scuola. Altrimenti, la loro funzione verrebbe alquanto indebolita dalla mancanza di frequentazione assidua della scuola. O no?

Ci saranno poi anche valutatori interni (pardon, portatori di interesse!), docenti, genitori… detti stakeholder:  non commento, perché i colleghi sicuramente comprenderanno. Mi limito a incollare la definizione di Wikipedia:

“Con il termine stakeholder (o portatore di interesse) si individuano i soggetti influenti nei confronti di un’iniziativa economica, sia essa un’azienda o un progetto. Fanno, ad esempio, parte di questo insieme: i clienti, i fornitori, i finanziatori (banche e azionisti), i collaboratori, ma anche gruppi di interesse esterni, come i residenti di aree limitrofe all’azienda o gruppi di interesse locali.”

E ancora:

“il processo produttivo di un’azienda generica deve soddisfare delle soglie critiche di costo, servizio e qualità che sono diverse e specifiche per ogni stakeholder. Al di sotto di una prestazione minima, il cliente cambia fornitore, manager e i dipendenti si dimettono, e i processi materialmente non possono continuare. ”

Non ho più parole se non quelle della mia collega riportate sopra.

Claudia Fanti