Archivi categoria: Statistiche

Potenziare il benessere psicologico: un investimento sulle persone

Portavoce UNICEF Italia Iacomini: 1 adolescente su 7 tra i 10 e i 19 anni convive con un disturbo mentale diagnosticato

UNICEF: necessario tutelare e salvaguardare la salute mentale e il benessere psicosociale di bambini e giovani

Dichiarazione del Portavoce dell’UNICEF Italia Andrea Iacomini in occasione della conferenza stampa “Potenziare il benessere psicologico: un investimento sulle persone”, che si è tenuta oggi a Roma, al Senato, Sala Caduti di Nassiriya suiniziativa della Senatrice Elisa Pirro.

24 gennaio 2023 – “La salute mentale costituisce una parte integrante ed indispensabile della salute e del benessere generale. Secondo i dati UNICEF, a livello globale 1 adolescente su 7 tra i 10 e i 19 anni convive con un disturbo mentale diagnosticato. L’ansia e la depressione rappresentano il 40% dei disturbi mentali diagnosticati. In alcuni casi il disagio è tale da lasciare i giovani con la sensazione di non avere alternative: il suicidio è, nel mondo, una fra le prime cinque cause di morte fra i 15 e i 19 anni ma in Europa occidentale diventa la seconda, con 4 casi su 100.000, dopo gli incidenti stradali.

In Italia nel 2019, in epoca pre-pandemica, si stimava che circa 956.000 ragazzi e ragazze fra i 10 e i 19 anni, soffrissero di problemi di salute mentale. La diffusione del COVID-19 e le conseguenti misure di contenimento del virus adottate a partire da marzo 2020 nel nostro Paese hanno mutato fortemente gli equilibri e le routine di tutti i cittadini. I bambini e gli adolescenti hanno subito gravi ripercussioni anche a livello psicologico ed emotivo a fronte degli effetti della pandemia. Oggi più che mai è necessario garantire un sostegno adeguato a tutti i livelli per salvaguardare la salute mentale dei più giovani.

Per rispondere al crescente disagio psicosociale, l’UNICEF in Italia ha avviato una serie di attività con partner scientifici, ordini professionali e associazioni di settore: dal Protocollo d’Intesa con la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli sul progetto #Withyou, alla Petizione ‘SALUTE PER LA MENTE DI BAMBINI E ADOLESCENTI‘, per richiedere maggiori investimenti destinati alla prevenzione, promozione e tutela della salute mentale degli adolescenti e dei loro famigliari, che ha raggiunto circa 8.000 adesioni. Dalle attività che svolgiamo nelle scuole attraverso il programma “Scuola Amica”, al documento ‘Le Cose da fare, Agenda per l’infanzia 2022-2027’,che intende presentare al Governo e al Parlamento le azioni prioritarie che dovrebbero realizzarsi durante questa legislatura a favore dell’infanzia e dell’adolescenza, in cui la salvaguardia e la tutela della salute mentale e del benessere psicosociale dei bambini e degli adolescenti è un punto fondamentale. 

Inoltre, fra le varie iniziative sostenute a favore dellebambine, bambini migranti e rifugiati in Italia, un’attenzione particolare è rivolta a sostenere l’assistenza ed inclusione sociale dei tanti bambini ucraini che sono giunti nel nostro paese con le loro famiglie, o spesso soli, e per i quali va garantita la piena realizzazione dei loro diritti.”

Transforming Education with Equitable Financing

UNICEF/Rapporto Istruzione: i bambini delle famiglie più povere beneficiano meno dei fondi nazionali per l’istruzione

  • Nuovo rapporto sull’istruzione in 102 Paesi: un aumento di un punto percentuale nell’allocazione delle risorse per l’istruzione pubblica al 20% più povero potrebbe far uscire dalla povertà di apprendimento 35 milioni di bambini in età da scuola primaria.  
  • Il 20% più povero di studenti beneficia solo del 16% dei finanziamenti pubblici per l’istruzione, rispetto ai più ricchi, che beneficiano del 28%. Nei Paesi a basso reddito, solo l’11% dei finanziamenti pubblici per l’istruzione va agli studenti più poveri, mentre il 42% va ai più ricchi.  
     
  • Due terzi di tutti i bambini di 10 anni a livello globale non sono in grado di leggere e comprendere una semplice storia.  

18 gennaio 2023 – In un nuovo rapporto l’UNICEF afferma che i bambini delle famiglie più povere sono quelli che beneficiano meno dei finanziamenti pubblici nazionali per l’istruzione e chiede investimenti aggiuntivi e più equi per far uscire milioni di bambini dalla crisi dell’apprendimento.

Il rapporto Transforming Education with Equitable Financing (Trasformare l’istruzione con un finanziamento equo), rileva che, in media, il 20% più povero di studenti beneficia solo del 16% dei finanziamenti pubblici per l’istruzione, rispetto ai più ricchi, che beneficiano del 28%. Nei Paesi a basso reddito, solo l’11% dei finanziamenti pubblici per l’istruzione va agli studenti più poveri, mentre il 42% va ai più ricchi.

“Stiamo deludendo i bambini. Troppi sistemi scolastici in tutto il mondo investono poco nei bambini che ne hanno più bisogno”, ha dichiarato il Direttore generale dell’UNICEF Catherine Russell. “Investire nell’istruzione dei bambini più poveri è il modo più efficace dal punto di vista dei costi per garantire un futuro ai bambini, alle comunità e ai Paesi. Il vero progresso può arrivare solo quando investiamo in ogni bambino, ovunque”.

Il rapporto esamina i dati sulla spesa pubblica per l’istruzione pre-primaria, primaria, secondaria e terziaria di 102 Paesi. Ha rilevato che un aumento di un punto percentuale nell’allocazione delle risorse per l’istruzione pubblica al 20% più povero potrebbe far uscire dalla povertà di apprendimento 35 milioni di bambini in età da scuola primaria. Lo studio ha rilevato che in tutto il mondo, la spesa per l’istruzione pubblica ha maggiori probabilità di raggiungere gli studenti delle famiglie più ricche, sia nei Paesi a basso che a medio reddito.

Il divario è più pronunciato tra i Paesi a basso reddito. In diversi esempi, i dati hanno mostrato che gli studenti delle famiglie più ricche beneficiano di finanziamenti pubblici per l’istruzione sei volte superiori a quelli dei più poveri. Nei Paesi a medio reddito gli studenti più ricchi in luoghi come la Costa d’Avorio e il Senegal ricevono una spesa per l’istruzione pubblica circa quattro volte superiore a quella dei più poveri. Sebbene il divario sia minore nei Paesi ad alto reddito, con i più ricchi che di solito beneficiano di una spesa pubblica per l’istruzione da 1,1 a 1,6 volte superiore a quella dei più poveri, la Francia e l’Uruguay si collocano nella zona di divario maggiore.

Secondo il rapporto, i bambini che vivono in povertà hanno meno probabilità di accedere alla scuola e abbandonano prima. Inoltre, i bambini provenienti da famiglie povere sono meno rappresentati nei livelli di istruzione più alti, che ricevono una spesa pubblica per l’istruzione molto più elevata. È anche più probabile che vivano in aree remote e rurali, generalmente poco servite e sul lato sbagliato del divario digitale.

Anche prima della pandemia da COVID-19, i sistemi scolastici di tutto il mondo stavano in gran parte deludendo i bambini, con centinaia di milioni di studenti che frequentavano la scuola ma non erano in grado di acquisire le competenze di base in lettura e matematica. Stime recenti mostrano che due terzi di tutti i bambini di 10 anni a livello globale non sono in grado di leggere e comprendere una semplice storia.

Secondo il rapporto, un passo fondamentale per affrontare la crisi dell’apprendimento è che i governi forniscano finanziamenti equi e diano priorità alle risorse per l’istruzione pubblica, anche concentrandosi sempre più sull’apprendimento di base. Ciò implica garantire finanziamenti pubblici per l’istruzione pre-primaria e primaria per tutti e concentrarsi sui poveri e gli emarginati ai livelli superiori di istruzione.

Altri risultati del rapporto:  

  • Nell’ultimo decennio, la spesa per l’istruzione pubblica è diventata più equa nel 60% dei Paesi con dati. 
  • Tuttavia, quasi un terzo dei Paesi spende meno del 15% dei fondi per l’istruzione pubblica per i più poveri. Tra i Paesi a basso reddito, questa percentuale è sorprendentemente alta, pari all’80%. 
  • In 1 Paese su 10, gli studenti delle famiglie più ricche ricevono una spesa per l’istruzione pubblica quattro o più volte superiore rispetto a quella destinata agli studenti delle famiglie più povere.  
  • Gli appelli per l’istruzione nelle emergenze spesso ricevono solo il 10-30% degli importi necessari, con notevoli disparità tra Paesi e regioni. 

È necessario intervenire con urgenza per garantire che le risorse per l’istruzione raggiungano ogni studente. Il rapporto definisce quattro raccomandazioni chiave:sbloccare i finanziamenti pubblici pro-equità per l’istruzione; dare priorità ai finanziamenti pubblici per l’apprendimento di base; monitorare e garantire un’equa allocazione degli aiuti all’istruzione in contesti di sviluppo e umanitari; investire in modi innovativi per garantire l’istruzione.

Scarica Il rapporto Transforming Education with Equitable Financing (in inglese)

56ª Rapporto Censis sulla Situazione sociale del Paese

56° RAPPORTO SULLA SITUAZIONE SOCIALE DEL PAESE/2022
2 dicembre – ore 10:00

Giunto alla 56ª edizione, il Rapporto Censis prosegue l’analisi e l’interpretazione dei più significativi fenomeni socio-economici del Paese, individuando i reali processi di trasformazione della società italiana.

Su questi temi si soffermano le «Considerazioni generali» che introducono il Rapporto. Nella seconda parte, «La società italiana al 2022», vengono affrontati i processi di maggiore interesse emersi nel corso dell’anno.

Nella terza e quarta parte si presentano le analisi per settori: la formazione, il lavoro, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, la sicurezza e la cittadinanza.

Intervengono:

Massimiliano ValeriiDirettore Generale Censis
Giorgio De RitaSegretario Generale Censis

DIRETTA STREAMING

Under 14 e social network

Under 14 e social network: la ricerca dell’Università di Cassino sulla vita digitale dei giovanissimi

L’88% degli under 14 usa i social network e oltre il 50% ritocca la propria immagine. “Uso passivo dei contenuti, ma grande attenzione a come si appare. I social hanno assunto una funzione reputazionale”. Whatsapp e Tik Tok i preferiti

Under 14 e social network: iscrizione precoce e ricerca dell’approvazione sociale. È questo che emerge da una ricerca effettuata dal Dipartimento di Scienze Umane, Sociali e della Salute dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale coordinata da Simone Digennaro – PhD, Ricercatore e Educatore Professionale, Presidente dei Corsi di Laurea in Scienze Motorie – su un campione di oltre 2000 ragazzi di età compresa fra gli 11 e i 13 anni. L’88% degli intervistati, senza variazioni significative sulla base del sesso, dichiara infatti di usare con regolarità i social network, e questo nonostante il limite di età per accedere alle piattaforme di condivisione e di messaggistica sia fissato per legge a 14 anni. La percentuale sale al 100% se guardiamo unicamente ai tredicenni. Non solo, 4 ragazzi su 10 hanno un profilo pubblico, con le relative criticità dal punto di vista della privacy dei minori: “La condivisione di contenuti privati su piattaforme visibili in tutto il mondo, senza il diretto controllo e la supervisione degli adulti, espone il minore a rischi enormi, quali ad esempio cyberbullismo, adescamento online e, più in generale, violazioni della privacy”, spiega il coordinatore della ricerca.

La ricerca ha innanzitutto messo in luce quali sono le piattaforme social preferite dai ragazzi: oltre il 50% del campione dichiara di usare più di due ore al giorno l’app di messaggistica WhatsApp, a pari merito con Tik Tok; interessante, però, notare che la prima, a differenza della seconda, è utilizzata, prescindendo dal tempo d’uso, praticamente dalla totalità dei ragazzi intervistati. Seguono Instagram, Youtube e Snapchat. Quest’ultima, anche in relazione all’utilizzo che ne viene fatto – l’applicazione, infatti, viene usata principalmente per modificare foto da postare poi su altri social – vanta una buona penetrazione, ma una permanenza minore da parte della giovane audience: usata nel complesso da oltre il 60% dei giovani, circa il 30% del campione analizzato dichiara di trascorrervi meno di 2 ore al giorno. Stando alle risposte, è confermato il progressivo ma avanzato abbandono di Facebook e la scarsa attrattività di Twitter per i giovani. Fra i social si affacciano invece Discord, piattaforma VoIP e di messaggistica istantanea pensata per i gamere la piattaforma di live streaming Twitch.

Come usano i social i giovani italiani under 14? “Osservando i dati – commenta Digennaro – emerge quello che in sede di analisi abbiamo definito dualismo fra il corpo fisico, quello a cui siamo destinati per natura, e il corpo rappresentato, quello cioè che vogliamo personalizzare e offrire allo sguardo degli altri”. Oltre il 50% degli under 14 intervistati, infatti, afferma di aver modificato almeno una volta una foto prima di aver deciso di postarla, di questi oltre il 14% lo fa spesso, mentre quasi il 6% ammette di farlo sempre. Se operiamo una divisione per genere, le ragazze dimostrano una maggiore propensione dei ragazzi a “correggere” le proprie immagini, il 25,4% contro il 15,5%, ma possiamo comunque parlare di una tendenza condivisa. A questo proposito, è particolarmente interessante osservare l’uso che gli under 14 fanno dei filtri presenti sui social: se oltre il 50% ammette di utilizzarli con lo scopo di migliorare la propria immagine e circa un terzo per osservare come il proprio corpo potrebbe apparire, ben il 42% vorrebbe essere nella vita reale così come appare quando utilizza i filtri, una percentuale che lancia un chiaro messaggio. “I filtri sono diventati cioè strumenti per operare cambiamenti sul proprio corpo, per modificare il proprio aspetto e allinearlo a un’immagine ideale di sé da proiettare all’esterno – dice Digennaro – qui emerge chiaramente la questione dell’opposizione tra il sé reale e il sé immaginato“Senza dubbio questo dualismo fra corpo di natura e corpo rappresentato può modificare la percezione che i ragazzi hanno di loro stessi – commenta ancora Digennaro – non è un caso ad esempio che, alla domanda ‘Come dovrebbe essere il corpo di un tuo coetaneo?’, le ragazze, in percentuale maggiore rispetto ai ragazzi, 42,5% contro 24,8%, abbiano individuato in un corpo sottopeso il ‘modello idealtipico’. Emergono, cioè, dei chiari disturbi a livello dell’immagine corporea – aspetto quest’ultimo essenziale per il benessere individuale – in quanto la costante esposizione a ideali di bellezza e di aspetto fisico irraggiungibili creano un forte contrasto tra la percezione del proprio corpo e il modello a cui si aspira”.

Tornando alla modifica delle immagini, una pratica diffusissima fra le ragazze – tre quarti delle intervistate dichiarano di farlo; circa il 50% con elevata frequenza – è anche l’abitudine di scattare molte foto per scegliere la migliore da condividere online. “I social concorrono in maniera determinante alla costruzione della reputazione dei giovani – prosegue il ricercatore – e questo appare evidente osservando alcuni trend di utilizzo che mostrano come l’approvazione e il riconoscimento sociale siano al centro delle dinamiche con cui essi espongono la propria immagine”. In questo senso è interessante notare che il 50% di loro confessa di rimuovere il proprio tag dalle foto che non incontrano gradimento, un’abitudine per il 50,9% delle ragazze, meno diffusa fra i maschi. Ma non solo, oltre il 50% delle giovani intervistate afferma di inviare le proprie foto agli amici prima di condividerle sui social, mentre sono solo il 30% i ragazzi che ammettono di farlo. “Possiamo dunque immaginare – spiega il coordinatore della ricerca – che le ragazze subiscano una maggiore pressione dei loro coetanei maschi alla regolazione della propria immagine, oppure che per le prime i social rappresentino un canale preferenziale per farlo, a differenza dei secondi, che potrebbero esprimere quest’esigenza altrimenti”.

Ma come trascorrono il loro tempo sui social i giovanissimi? “Quello che emerge è un uso piuttosto passivo dei contenuti”. L’azione tipo compiuta dai giovanissimi presenti sui social, infatti, è quella di guardare foto e storie di personaggi famosi. Interessante notare due abitudini che caratterizzano le giovanissime: se da una parte le ragazze, in percentuale maggiore rispetto ai coetanei maschi, trascorrono più tempo a postare e guardare contenuti che riguardano loro stesse, il che testimonierebbe un’attenzione maggiore verso il proprio corpo (e il suo controllo), dall’altra sono più attratte da post e video del gruppo di pari di quanto non lo siano i ragazzi. Cosa significa? Risponde Digennaro: “Forse la ricerca di modelli socioculturali meno stringenti, per difendersi e bilanciare modelli inarrivabili, o anche un alto bisogno di inserimento e approvazione nella propria sfera sociale. O, ancora, una maggiore propensione a coltivare i legami sociali e una connessione più forte fra mondo dei social e mondo reale”.

“I risultati della ricerca puntano quindi nella direzione di una funzione reputazionale che hanno assunto i social nella vita dei nostri giovani – conclude Digennaro – vengono utilizzati per osservare i propri modelli, per creare e controllare la propria immagine sociale, per modificare il proprio aspetto nella direzione desiderata, abitudine che può assumere il valore di una correzione, ma anche di una sperimentazione. Insomma, i social sono diventati ormai veri e propri spazi e dispositivi di costruzione della soggettività e come tali vanno considerati e studiati, se non vogliamo ritrovarci a fare i conti con enormi punti ciechi sulla vita dei ragazzi”.

SEROTONINA MEDIA

Q Hack 4.0/Call 4 Earth – L’azione dei giovani per COP27

COP27, UNICEF Italia, Earth Day Italia e IAIA Italia lanciano la pubblicazione Q Hack 4.0/Call 4 Earth – L’azione dei giovani per COP27 

La pubblicazione realizzata per promuovere le idee e le soluzioni dei giovani sui cambiamenti climatici. 

11 novembre 2022- In occasione della COP-27, UNICEF Italia, Earth Day Italia e IAIA Italia hanno realizzato la pubblicazione “Q Hack 4.0/Call 4 Earth – L’azione dei giovani per COP27” – in doppia versione, in italiano e in inglese – con l’obiettivo di ispirare i rappresentanti e decisori politici riuniti a Sharm-el-Sheik per i negoziati sul clima. 

Negli ultimi anni bambine, bambini e giovani hanno svolto un ruolo rinnovativo nel favorire un nuovo pensiero globale e nel chiedere giustizia climatica attraverso proteste, attivismo e impegno nella lotta al cambiamento climatico. Tuttavia, le loro voci non sono ancora prese nella dovuta considerazione nella normativa, nelle politiche e nei programmi per contrastare i cambiamenti climatici. È importante ascoltarli  perché saranno proprio i giovani di oggi a ereditare il mondo che sapremo lasciargli domani. 

La pubblicazione propone 6 idee elaborate dai gruppi formati dai 100 giovani riuniti gli scorsi 15 e 16 ottobre all’Hackathon “Q Hack4.0 Call for Earth” realizzato dall’UNICEF Italia, in collaborazione con Earth Day Italia e IAIA Italia. Nel corso dell’evento una serie di esperti e i giovani del gruppo YOUNICEF (il movimento dei giovani volontari dell’UNICEF Italia) hanno guidato le ragazze e i ragazzi nell’utilizzo di dati e strumenti per elaborare soluzioni sostenibili ai problemi legati ai cambiamenti climatici. La pubblicazione documenta il lavoro di queste due giornate. 

I 6 progetti elaborati dai gruppi di ragazzi riguardano: 

  • Le geo-cronache di Narni – La transizione energetica attraverso l’installazione di impianti geotermici. 
  • Mantua Green – L’incentivazione del sistema geotermico e della mobilità sostenibile. 
  • E-boats “Salpiamo Mantova” – Un sistema di trasporti alternativo. 
  • Verde sospeso – Messa in posa del verde pubblico. 
  • Depuriamo il Mare – Dal metano libero all’energia da biogas per alimentare la depurazione. 
  • Medicus curat, natura sanat – Monitoraggio e riduzione delle emissioni di metano da allevamenti intensivi. 

Nella pubblicazione vengono presentati anche altri progetti inviati in vista di COP27 in una sessione di Call4Earth realizzata in collaborazione con la rivista Donna Moderna. Tra questi: il pannello fotovoltaico pieghevole e portatile della startup green tech Levante, il contenitore di rifiuti intelligente della startup Ganiga, la piattaforma creativa per la circolarità tessile di Resrcle, la turbina eolica verticale e intelligente della startup GEVI, il superfood nato dagli scarti dell’uva di Vitigna, l’app Conoscere la zona della città con l’aria pulita di CleanxCast, il dispositivo NANDO di ReLearn per monitorare e misurare la differenziata in ufficio, la piattaforma per la gestione forestale condivisa di Bluebiloba.  

LINK PER DOWNLOAD ALLA PUBBLICAZIONE IN ITALIANO:

https://www.unicef.it/pubblicazioni/q-hack-4-0-call-4-earth-l-azione-dei-giovani-per-la-cop27/

LINK PER DOWNLOAD ALLA PUBBLICAZIONE IN INGLESE:

https://www.datocms-assets.com/30196/1668001121-q_hack_4-0_call_4_earth_inglese.pdf

UNICEF Italia – Per sensibilizzare bambini, giovani e famiglie sui temi del cambiamento climatico e della sostenibilità ambientale, l’UNICEF Italia ha lanciato la campagna “Cambiamo Aria: la crisi climatica è una crisi dei diritti delle bambine e dei bambini”. Accedendo al link  https://misurailtuoimpatto.unicef.it/  sarà possibile partecipare a un breve quiz sulle proprie abitudini di consumo e reperire informazioni utili per un eventuale miglioramento.  

IAIA Italia – IAIA Italia ha sviluppato e messo a disposizione di istituzioni e organizzazioni la piattaforma Q-Cumber per la misurazione e valutazione degli impatti ambientali. La piattaforma impiega dati e strumenti basati sull’intelligenza artificiale e una metodologia operativa di supporto alle decisioni grazie alla quale i giovani possono partecipare in modo attivo e informato alla governance territoriale. 

Earth Day Italia – Per stimolare i giovani ad essere protagonisti nella lotta al cambiamento climatico, Earth Day Italia ha lanciato l’iniziativa “Call4Earth – Produci il cambiamento”. I ragazzi, dagli studenti ai giovani startupper, sono stati invitati a presentare idee e progetti in grado di contribuire al raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 che Earth Day Italia analizza per selezionare i migliori e accompagnarli nella fase di sviluppo.  

RISOLVERE L’EQUAZIONE

UNICEF/Rapporto istruzione: le ragazze sono in ritardo rispetto ai ragazzi in matematica a causa delle discriminazioni e degli stereotipi di genere. 

  • Secondo il nuovo rapporto “RISOLVERE L’EQUAZIONE: aiutare ragazze e ragazzi a imparare la matematica”, i ragazzi hanno probabilità fino a 1,3 volte maggiori di ottenere competenze matematiche rispetto alle ragazze.  
  • Un’analisi dei dati di 34 Paesi a basso e medio reddito mostra che tre quarti dei bambini che frequentano il quarto anno di scuola non acquisiscono le competenze numeriche fondamentali.  
  • I dati di 79 Paesi a medio e alto reddito mostrano che più di un terzo dei quindicenni non ha ancora raggiunto le competenze minime in matematica. 
  • Gli scolari delle famiglie più ricche hanno una probabilità 1,8 volte maggiore di acquisire competenze matematiche entro il quarto anno di scuola rispetto ai bambini delle famiglie più povere. 

14 settembre 2022 – Secondo un nuovo rapporto pubblicato oggi dall’UNICEF, le ragazze di tutto il mondo sono in ritardo rispetto ai ragazzi per le competenze matematiche, e tra le cause principali ci sono il sessismo e gli stereotipi di genere.  

Il rapporto “RISOLVERE L’EQUAZIONE: aiutare ragazze e ragazzi a imparare la matematica presenta nuove analisi dei dati relativi a oltre 100 Paesi e territori. Il rapporto rileva che i ragazzi hanno probabilità fino a 1,3 volte maggiori di ottenere competenze matematiche rispetto alle ragazze. Le norme di genere e gli stereotipi negativi spesso sostenuti da insegnanti, genitori e coetanei sull’innata incapacità delle ragazze di comprendere la matematica contribuiscono a questa disparità. Ciò mina anche la fiducia delle ragazze in se stesse, rendendole inclini al fallimento, si legge nel rapporto.  

“Le ragazze hanno la stessa capacità di apprendere la matematica dei ragazzi: ciò che manca loro è una pari opportunità di acquisire queste competenze fondamentali”, ha dichiarato il Direttore generale dell’UNICEF Catherine Russell. “Dobbiamo sfatare gli stereotipi e le norme di genere che frenano le ragazze e fare di più per aiutare ogni bambino ad apprendere le competenze fondamentali di cui ha bisogno per avere successo a scuola e nella vita”.  

Nel rapporto si legge che l’apprendimento delle competenze matematiche rafforza la memoria, la comprensione e l’analisi, migliorando a sua volta la capacità dei bambini di creare. In vista del vertice delle Nazioni Unite “Transforming Education”, che si terrà la prossima settimana, l’UNICEF avverte che i bambini che non padroneggiano la matematica di base e altri apprendimenti fondamentali possono avere difficoltà a svolgere compiti essenziali come la risoluzione di problemi e il ragionamento logico.  

Un’analisi dei dati di 34 Paesi a basso e medio reddito presentata nel rapporto mostra che, mentre le ragazze sono in ritardo rispetto ai ragazzi, tre quarti dei bambini che frequentano il quarto anno di scuola non acquisiscono le competenze numeriche fondamentali. I dati di 79 Paesi a medio e alto reddito mostrano che più di un terzo dei quindicenni non ha ancora raggiunto le competenze minime in matematica.  

Anche la ricchezza delle famiglie è un fattore determinante. Il rapporto rileva che gli scolari delle famiglie più ricche hanno una probabilità 1,8 volte maggiore di acquisire competenze matematiche entro il quarto anno di scuola rispetto ai bambini delle famiglie più povereI bambini che frequentano programmi di formazione e assistenza per la prima infanzia hanno probabilità fino a 2,8 volte maggiori di raggiungere una competenza minima in matematica entro i 15 anni rispetto a quelli che non li frequentano.  

Il rapporto rileva anche che l’impatto della pandemia da COVID-19 ha probabilmente aggravato ulteriormente le capacità matematiche dei bambini. Inoltre, queste analisi si concentrano su ragazze e ragazzi che attualmente frequentano la scuola. Nei Paesi in cui è più probabile che le ragazze non vadano a scuola rispetto ai ragazzi, le disparità complessive nelle competenze matematiche sono probabilmente ancora più ampie.  

L’UNICEF chiede ai governi di impegnarsi a raggiungere tutti i bambini con un’istruzione di qualità.  Chiediamo nuovi sforzi e investimenti per reinserire e far rimanere tutti i bambini a scuola, per aumentare l’accesso all’apprendimento di recupero, per sostenere gli insegnanti e dare loro gli strumenti di cui hanno bisogno, e per assicurarsi che le scuole forniscano un ambiente sicuro e di supporto in modo che tutti i bambini siano pronti a imparare.  

“Con l’apprendimento di un’intera generazione di bambini a rischio, non è il momento di fare promesse a vuoto. Per trasformare l’istruzione per ogni bambino, abbiamo bisogno di agire, ora”, ha dichiarato Russell. 

SCARICA IL RAPPORTO (in inglese): https://www.unicef.org/reports/solving-equation

FOTO/VIDEO: https://weshare.unicef.org/Package/2AMZIF968IZF

Studenti con cittadinanza non italiana A.S. 2020/2021

Disponibile l’annuale approfondimento statistico con i dati relativi alle studentesse e agli studenti con cittadinanza non italiana, riferiti all’anno scolastico 2020/2021.

Per la prima volta dal 1983/1984, primo anno scolastico nel quale sono stati raccolti dati statistici attendibili, nel 2020/2021 si registra una flessione della presenza di studenti con cittadinanza non italiana nelle nostre scuole: sono 865.388, 11.000 in meno rispetto all’anno precedente (-1,3%). Nonostante la flessione, resta inalterata la percentuale di studenti con cittadinanza non italiana sul totale degli studenti in Italia (sono il 10,3%) poiché è diminuito, al contempo, di quasi 121 mila unità (-1,4%) anche il totale generale degli alunni.

Flessione nell’Infanzia e nel primo ciclo, aumento nella secondaria di II grado  La diminuzione più consistente si registra nella scuola nell’infanzia (-12.742 bambine e bambini), seguono primaria (-8.000) e secondaria di I grado (-3.550). Considerando solo queste tre aree educative, la flessione sarebbe pari a 24.500 persone. Viceversa, nella Secondaria di II grado si rileva un aumento di oltre 13 mila ragazzi, dunque il calo complessivo degli studenti con cittadinanza non italiana si riduce a un totale di 11.400.

I tassi di scolarità sono analoghi a quelli degli studenti italiani sia nella fascia di età 6-13 anni (quasi il 100%), sia in quella 14-16 anni (94,1%), mentre nei 17-18 anni il tasso di scolarità degli studenti con cittadinanza non italiana scende al 77,4%.

La presenza nelle Regioni  Il 65,3% delle studentesse e degli studenti con cittadinanza non italiana risulta concentrato al Nord, seguono il Centro, con il 22,2%, e il sud con il 12,5%. La Regione con la presenza maggiore è la Lombardia, che nello scorso anno scolastico ha ospitato 220.771 studenti con cittadinanza non italiana, oltre un quarto del totale presente nel nostro Paese (25,5%).

Le seconde generazioni  La percentuale dei nati in Italia sul totale delle studentesse e degli studenti di origine migratoria, nel 2020/2021, è arrivata al 66,7%, oltre un punto in più rispetto al 65,4% del 2019/2020.

Gli studenti di cittadinanza non italiana sono originari di quasi 200 Paesi del mondo. Il 44,95% è di origine europea, una percentuale stabile, seppure in lieve diminuzione. Seguono bambini e ragazzi di provenienza africana (26,9%) e asiatica (20,2%).

Recovering learning

Lanciato nuovo Rapporto in vista della World Youth Skills Day (Giornata Mondiale delle Competenze giovanili del prossimo 15 luglio)

UNICEF/Education Commission: circa 3 giovani su 4 non hanno le competenze necessarie per lavorare in 92 paesi

  • A circa 10 anni, la maggior parte dei bambini nei Paesi a basso e medio reddito non è in grado di leggere e comprendere un testo semplice. 
  • In almeno un Paese su tre a basso reddito con dati disponibili, oltre l’85% dei giovani è fuori strada per quanto riguarda il conseguimento di competenze di livello secondario, digitali e specifiche per il lavoro. 
  • I dati provenienti da 77 Paesi mostrano che meno di tre quarti dei bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni hanno uno sviluppo adeguato in almeno tre di quattro ambiti delle competenze.  

13 luglio 2022 – Secondo un nuovo rapporto lanciato oggi dalla Education Commission e dall’UNICEF in vista della Giornata mondiale delle competenze giovanili (15/7), quasi tre quarti dei giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni in 92 Paesi con dati disponibili non riescono ad acquisire le competenze necessarie per lavorare.

Il Rapporto Recovering learning: Are children and youth on track in skills development?presenta un’analisi sullo sviluppo delle competenze nella prima infanzia, tra i bambini in età di scuola primaria e tra i giovani. I dati evidenziano bassi livelli di competenze tra i bambini e i giovani di tutte le fasce d’età, con i giovani dei Paesi a basso reddito che hanno meno probabilità di avere le competenze necessarie per esprimere le proprie potenzialità, in particolare per quanto riguarda le future opportunità di lavoro, il lavoro dignitoso e l’imprenditorialità.

 “Una generazione di bambini e giovani ispirata e qualificata è fondamentale per la prosperità, il progresso e il successo delle società e delle economie. Tuttavia, per la maggior parte dei bambini e dei giovani di tutto il mondo i sistemi formativi hanno fallito, lasciandoli privi di istruzione, di ispirazione e di competenze – la tempesta perfetta per l’improduttività”, ha dichiarato il Direttore dell’UNICEF per l’Istruzione Robert Jenkins. “Per affrontare questa crisi è urgente investire in soluzioni efficaci e comprovate per accelerare l’apprendimento e lo sviluppo delle competenze per la generazione di oggi e per quelle future”. 

Secondo il Rapporto, con alti tassi di giovani fuori dalla scuola e un basso livello di competenze di secondo livello, i Paesi di tutto il mondo stanno affrontando una crisi di competenze, con la maggior parte dei giovani impreparati a partecipare alla forza lavoro di oggi. 

Le profonde disparità tra i Paesi e tra le comunità più povere stanno aumentando le disuguaglianze. In almeno un Paese su tre a basso reddito con dati disponibili, oltre l’85% dei giovani è fuori strada per quanto riguarda il conseguimento di competenze di livello secondario, digitali e specifiche per il lavoro, si legge nel Rapporto.  

 

“Per dare ai giovani le migliori possibilità di successo e recuperare le perdite di apprendimento dovute alla pandemia, dobbiamo sostenerli in modo olistico. Ma non possiamo recuperare ciò che non misuriamo. Dobbiamo sapere a che punto sono i bambini e i giovani nello sviluppo delle competenze di cui hanno bisogno e monitorare i loro progressi. Ecco perché l’Education Commission, l’UNICEF e i partner hanno lavorato per colmare le lacune critiche in termini di dati, tra cui il lancio dell’Orologio mondiale delle competenze per aiutare a tracciare i progressi e sensibilizzare i giovani sul raggiungimento delle competenze in tutto il mondo, in modo da poter intervenire con urgenza per preparare questa generazione a prosperare in futuro”, ha dichiarato il Direttore Esecutivo dell’Education Commission Liesbet Steer. 

I dati provenienti da 77 Paesi mostrano che meno di tre quarti dei bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni hanno uno sviluppo adeguato inalmeno tre dei quattro ambiti riguardanti alfabetizzazione-abilità di calcolo, educazione fisica, sfera socio-emotiva e apprendimento. A circa 10 anni, la maggior parte dei bambini nei Paesi a basso e medio reddito non è in grado di leggere e comprendere un testo semplice. Queste competenze fondamentali sono i mattoni per l’apprendimento successivo e per lo sviluppo delle competenze, si legge nel rapporto. 

L’alfabetizzazione e la capacità di calcolo di base; le competenze trasferibili, tra cui le competenze di vita e le competenze socio-emotive; le competenze digitali, che consentono agli individui di utilizzare e comprendere la tecnologia; le competenze specifiche per il lavoro, che supportano la transizione verso la forza lavoro; e le competenze imprenditoriali sono essenziali per la crescita dei bambini. Queste competenze sono fondamentali anche per lo sviluppo delle società e delle economie. 

L’UNICEF e l’Education Commission esortano i governi a raggiungere ogni bambino con un’istruzione di qualità e ad abbattere le barriere che li espongono al rischio di abbandono; a valutare i livelli di apprendimento dei bambini e a fornire lezioni di recupero su misura per portarli al passo; a dare priorità alle competenze fondamentali per costruire una solida base per l’apprendimento nel corso di tutta la vita; a sostenere la salute e il benessere psicosociale fornendo un supporto olistico. Il rapporto sottolinea la necessità di disporre di dati più ampi sul divario di competenze tra i bambini e i giovani in tutte le fasce d’età. 

FOTO/VIDEO: https://weshare.unicef.org/Package/2AMZIFFB27O9

Integrazione dei dati e potere informativo

CONVEGNO ALMALAUREA 2022
Presentazione XXIV Indagine

Integrazione dei dati e potere informativo
Dalla formazione al mondo del lavoro

Giovedì 16 giugno 2022 | ore 9:00 – 12:30
Sala delle Armi, Palazzo Malvezzi | Via Zamboni, 22
Alma Mater Studiorum Università di Bologna

Il Direttore del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea Marina Timoteo, giovedì 16 giugno, presenta il XXIV Rapporto annuale sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei laureati presso Alma Mater Studiorum – Università di Bologna.

[Bologna, 10 giugno 2022]L’evento, organizzato con il Ministero dell’Università e della Ricerca e il patrocinio della CRUI – Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, sarà aperto alle ore 9:00 dai saluti di benvenuto del Rettore dell’Università di Bologna Giovanni Molari, della Direttrice generale delle istituzioni della formazione superiore – MUR Marcella Gargano e del Presidente di AlmaLaurea Ivano Dionigi.

A seguire la prima sessione dei lavori dalle 9:30 alle 10:00 con la presentazione del Rapporto 2022 a cura della Direttore di AlmaLaurea, Marina Timoteo.

Seguiranno due tavole rotonde, dalle 10:00 alle 12:30, dedicate rispettivamente a “INTEGRAZIONE DATI E PROSPETTIVE DI ORIENTAMENTO: FORMAZIONE PER IL LAVORO e ai PROCESSI DI INTEGRAZIONE DATI: ANALYTICS PER IL LAVORO. Il Convegno è parte della dissemination activity del Progetto TRACED – Towards Regular Availability of Comparative European Data on graduates (EUROGRADUATE SURVEY 2022).

Il Rapporto 2022 sul Profilo dei Laureati di 77 Atenei, degli 80 aderenti ad AlmaLaurea a giugno 2022, si basa su una rilevazione che coinvolge circa 300mila laureati del 2021 e restituisce un’approfondita fotografia delle loro principali caratteristiche.

Il Rapporto 2022 sulla Condizione occupazionale dei Laureati di 76 Atenei, degli 80 aderenti ad AlmaLaurea a giugno 2022, si basa su un’indagine che riguarda 660mila laureati di primo e secondo livello (magistrali biennali e magistrali a ciclo unico) e analizza i risultati raggiunti nei mercati del lavoro di Italia, Europa e resto del mondo in particolare di 287mila laureati di primo e secondo livello del 2020, contattati a un anno dal termine degli studi, 119mila laureati di secondo livello del 2018, contattati a tre anni dal termine degli studi, 114mila laureati di secondo livello del 2016, contattati a cinque anni dal termine degli studi, 74mila e 66mila laureati di primo livello, rispettivamente, del 2018 e del 2016 che non hanno proseguito la formazione universitaria, contattati a tre e cinque anni dalla laurea.

Obbiettivo della presentazione è quello di offrire una fotografia puntuale delle caratteristiche del capitale umano uscito dal sistema universitario italiano e dello stato occupazionale dei laureati nell’anno 2021. Non ultimo, il Rapporto prenderà in considerazione anche l’evoluzione temporale degli indicatori su efficacia interna ed esterna del sistema universitario.

Alle 12:00 si svolge l’incontro con la stampa che dialogherà con il Ministro dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa (in collegamento da remoto), il Presidente di AlmaLaurea Ivano Dionigi e il Magnifico Rettore dell’Università di Bologna Giovanni Molari.

Accredito richiesto per la partecipazione alla conferenza stampa in presenza o da remoto, entro mercoledì 15 giugno alle ore 16.00. Scrivere a ufficiostampa@almalaurea.it

Indicare se si è in presenza, testata giornalistica, nome e cognome.

Per i giornalisti accreditati seguirà mail con il LINK per accedere alla diretta streaming riservata alla stampa (dalla Sala delle Feste, Università di Bologna) ore 12.00 – 13.00

Per i colleghi giornalisti per i quali comunque è prevista la partecipazione al convegno in diretta streaming, le informazioni per l’accesso saranno pubblicate sul sito di AlmaLaurea

Sempre sul sito, a partire dalle ore 13.30 del giorno dell’evento, verrà reso disponibile il materiale per la stampa: https://www.almalaurea.it/info/convegni/bologna2022

AlmaLaurea è un Consorzio Interuniversitario fondato nel 1994 che a oggi rappresenta 80 Atenei e circa il 90% di coloro che ogni anno si laureano in Italia. Il Consorzio è sostenuto dal contributo del Ministero dell’Università e della Ricerca e dagli Atenei aderenti. Il suo Ufficio di Statistica è dal 2015 membro del Sistan, il Sistema Statistico Nazionale.

Il Consorzio realizza ogni anno due Indagini censuarie sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei Laureati a 1, 3 e 5 anni dal conseguimento del titolo, restituendo agli Atenei aderenti, al Ministero, all’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) basi documentarie attendibili per favorire i processi di programmazione, monitoraggio e valutazione delle decisioni assunte dalle Università. Il Consorzio vuole essere anche un punto di riferimento per i diplomati e per i laureati di ogni grado, ai quali AlmaLaurea offre strumenti di orientamento, servizi, informazioni e occasioni di confronto tra pari, per valorizzare il loro percorso formativo e facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro. Il Consorzio raccoglie e rende disponibili online i CV dei laureati (oggi oltre 3.420.000) e affianca gli Atenei consorziati nelle attività di job placement attraverso una piattaforma web per l’intermediazione.

Favorisce, inoltre, l’incontro tra offerta e domanda di lavoro qualificato tramite la società interamente controllata AlmaLaurea srl, Agenzia Per il Lavoro (APL) che opera principalmente nell’intermediazione e nella ricerca e selezione del personale, progettando ed erogando servizi – rivolti a imprese, enti e professionisti – concepiti e offerti nell’interesse primario dei laureati e in sinergia con gli Atenei e con le Istituzioni pubbliche competenti. Il Consorzio internazionalizza i propri servizi, le competenze, le attività di ricerca in prospettiva globale, collaborando con Paesi europei – in linea con la Strategia di Lisbona – ed extra europei.

Dall’esperienza di AlmaLaurea è nata l’associazione AlmaDiploma, per creare un collegamento tra la scuola secondaria superiore, l’università e il mondo del lavoro.

ITS Day


ITS, al Ministero presentati i principali dati sui percorsi post-diploma

Nel 2021 l’80% dei diplomati ha trovato un’occupazione 

 Bianchi: “Investimento strategico per i ragazzi e per il Paese” 

Si è svolto questa mattina, al Ministero dell’Istruzione, l’”ITS DAY”, l’evento dedicato alla formazione terziaria professionalizzante. Hanno partecipato all’appuntamento, presso la Sala “Aldo Moro”, il Ministro Patrizio Bianchi, il Capo Dipartimento per il Sistema educativo di istruzione e formazione del Ministero, Stefano Versari. Durante la giornata, insieme agli esperti e ai protagonisti del settore, sono stati presentati i principali dati sull’andamento degli Istituti Tecnici Superiori. Secondo i dati del monitoraggio, svolto dall’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (INDIRE), l’80% dei diplomati ha trovato lavoro nel corso del 2021 e, di questi, oltre il 90% in un’area coerente con il proprio percorso di studi.Durante la mattinata è stato anche presentato lo spot promozionale per informare studentesse, studenti e famiglie sulle opportunità offerte dagli ITS e sui percorsi disponibili. È stata anche ricordata la collaborazione tra Ministero dell’Istruzione e Rai, che, grazie al programma “Cercasi Talento”, ha fatto conoscere questa filiera a un vasto pubblico.  

Ampio spazio è stato dedicato alle opportunità di sviluppo per gli ITS nei Progetti UE, con l’esposizione dei migliori progetti realizzati da quattro ITS. Con riguardo alla dimensione europea dei corsi ITS, sono stati illustrati i piani di sostegno e le opportunità di sviluppo offerti, oltre alle iniziative intraprese.

Sono stati inoltre premiati cinque ITS per i migliori progetti assolutamente meritevoli per tema e percorso, realizzati nell’ambito del Programma ITS 4.0, che ogni anno coinvolge un numero sempre più vasto di ITS e di allievi fortemente motivati ad affrontare le sfide proposte dal programma formativo che avvicina scuola e impresa nei processi di innovazione.

“L’investimento che stiamo facendo sugli ITS attraverso il PNRR è strategico, non solo per le ragazze e i ragazzi, ma per l’intero Paese – dichiara il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi –. I dati dell’ultimo monitoraggio sugli Istituti Tecnici Superiori confermano l’alta qualità e l’efficacia di questo segmento formativo. Con 1,5 miliardi fino al 2026 puntiamo a rafforzare i percorsi, mantenendo la loro identità e il loro prezioso e specifico rapporto con i territori, e a renderli ancora più attrattivi per i giovani. Vogliamo creare una rete educativa nazionale, per rendere il sistema più solido e integrato, oltre che arricchire l’offerta, in linea con le esigenze del tessuto produttivo e con i nuovi campi dell’economia”.  


Monitoraggio 2022: i dati principali
  

Le performance occupazionali dei diplomati ITS a un anno dal diploma  

Dopo undici anni dal suo avvio, il sistema degli Istituti Tecnici Superiori conferma la sua efficacia in termini di occupabilità, nonostante la pandemia. I dati del monitoraggio nazionale 2022 dei percorsi ITS (Istituti Tecnici Superiori), realizzato da INDIRE su incarico del Ministero dell’Istruzione, mostrano che, su 5.280 diplomati, l’80% (4.218) ha trovato un’occupazione nel corso dell’anno 2021, nonostante le restrizioni e le difficoltà causate dalla pandemia: dal mese di marzo 2020 a dicembre 2020 i percorsi formativi si sono necessariamente svolti in dad e solo in alcune aziende è stato possibile ospitare gli allievi.  

La rilevazione si è concentrata sull’analisi dei 260 percorsi oggetto di monitoraggio terminati nel 2020, erogati da 89 Fondazioni ITS su 103 già costituite nel 2018.  Dei 4.218 diplomati ITS che hanno trovato lavoro a un anno dal diploma, 3.836 (il 90,9% degli occupati) risultano essere in un’area coerente con il proprio percorso di studi. La restante percentuale comprende coloro che non hanno trovato lavoro, oppure che si sono iscritti a un percorso universitario, oppure ancora impegnati in tirocini extracurricolari.  

Dall’analisi dei dati relativi agli occupati nelle diverse aree tecnologiche emerge che sono l’area della Mobilità sostenibile e il Sistema meccanica a registrare le performance migliori (85,7% e 84,7%). Dall’analisi della tipologia contrattuale degli occupati emerge che, a 12 mesi dal diploma, 1.946 diplomati ITS (il 46,1% degli occupati) hanno trovato lavoro con contratto a tempo determinato o lavoro autonomo in regime agevolato, 1.245 diplomati (29,5%) sono stati assunti con contratto a tempo indeterminato o lavoro autonomo in regime ordinario e 1.027 (24,3%) con contratto di apprendistato di terzo livello.  

Gli allievi degli ITS  

Gli iscritti ai 260 percorsi ITS monitorati nel 2020 erano 6.874, prevalentemente di sesso maschile (72,4%). Gli iscritti sono in prevalenza giovani: il 37,9% sono neodiplomati (18-19 anni), mentre quelli tra i 20 e 24 anni sono il 41,9%. In minor numero gli over 25, che comunque risultano il 20,2%.   

I percorsi formativi degli ITS  

Gli ITS sono caratterizzati da una flessibilità organizzativa e didattica, da una rete di governance con prevalente presenza delle imprese e dalla capacità di intercettare l’innovazione, con particolare riguardo alle tecnologie proprie del Progetto ITS 4.0. I percorsi in settori tecnologici d’avanguardia erogati dagli ITS hanno una durata biennale e in alcuni casi triennale e fanno riferimento alle aree della Mobilità sostenibile, Efficienza energetica, Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali/turismo, Tecnologie dell’informazione e comunicazione, Nuove tecnologie della vita e Nuove tecnologie per il Made in Italy, articolata a sua volta in sistema agro-alimentare, sistema meccanica, sistema moda, servizi alle imprese, sistema casa.  

I percorsi sono progettati sulla base di piani triennali di programmazione regionale, predisposti con riferimento alle figure nazionali previste dal Decreto del 7 febbraio 2013 per ciascuna area tecnologica e con riguardo sia ai fabbisogni formativi dei diversi territori rispetto alle specifiche filiere produttive sia alle esigenze di innovazione scientifica, tecnologica e organizzativa delle imprese. Rispondono ad alcuni standard minimi, quali stage obbligatori in aziende e laboratori almeno per il 30% della durata del monte ore complessivo, presenza di non meno del 50% di docenti provenienti dal mondo del lavoro e con specifica esperienza professionale maturata nel settore per almeno cinque anni (D.P.C.M. 25 gennaio 2008). Il diploma rilasciato dagli ITS al termine del corso biennale si colloca al V livello EQF (European Qualification Framework); il diploma rilasciato al termine del corso triennale, al VI livello EQF.  

I docenti degli ITS  

I docenti dei percorsi ITS conclusi nel 2020 sono complessivamente 9.161. Diversa la provenienza: impresa (71,9%), università (11,7%), scuola (10,6%), agenzia formativa (4,2%) e centro di ricerca (1,8%).  I 6.583 docenti provenienti dal mondo del lavoro svolgono il 72,3% delle ore complessive di docenza, superando tale valore le Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (77,9%), Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali – Turismo (76,6%) e per gli ambienti delle Nuove tecnologie per il made in Italy: il sistema casa (77,5%) e sistema moda (77,5%). 

I percorsi premiati  

I percorsi che accedono alla premialità sono 142 (il 54,6% del totale dei percorsi monitorati). Le Regioni con la percentuale più alta di percorsi premiati sono Umbria (83,3%), Piemonte (78,9%), Veneto (65,8%), Lombardia (65,3%), Emilia-Romagna (63,6%). 

Regione sede della Fondazione ITS  N. ITS   con percorsi premiati  Percorsi monitorati  Percorsi in premialità  % Percorsi in premialità  
Nord  Piemonte   19  15  78,9  
Lombardia  13  52  34  65,3  
Veneto   41  27  65,8  
Friuli-Venezia Giulia   16   50,0  
Liguria   12   58,3  
Emilia-Romagna   22  14  63,6  
Centro  Toscana     62,5  
Umbria     83,3  
Marche     12,5  
Lazio   12   58,3  
Sud e Isole  Abruzzo     33,3  
Molise      
Campania   10   10,0  
Puglia   23  13  56,5  
Calabria      
Sicilia   12   16,6  
Sardegna      
Totale  59  260  142  54,6  

Fonte: Indire, Banca dati nazionale ITS 

Luoghi e Spazi – Ambiente e benessere dei bambini

UNICEF/nuova Report Card 17: i consumi eccessivi nei Paesi più ricchi del mondo stanno distruggendo l’ambiente dei bambini a livello globale 

  • Se tutti i cittadini del mondo consumassero le risorse al ritmo dei paesi dell’OCSE e dell’UE, sarebbe necessario l’equivalente di 3,3 pianeti Terra per mantenere i livelli di consumo.  
  • Oltre 20 milioni di bambini in questo gruppo di paesi hanno livelli elevati di piombo nel loro sangue. In Belgio, Repubblica Ceca, Israele, Paesi Bassi, Polonia e Svizzera oltre 1 bambino su 12 è esposto a elevato inquinamento da pesticidi.  
  • In Islanda, Lettonia, Portogallo e Regno Unito, 1 bambino su 5 è esposto a umidità o muffa a casa, mentre a Cipro, in Ungheria e Turchia più di 1 bambino su 4 ne è esposto.
  • L’Italia si colloca 6° su 39 paesi nella classifica generale delle condizioni ambientali che influenzano il benessere dei bambini nei paesi industrializzati. Oggi Webinar di presentazione del Rapporto per l’Italia (dalle h.16,30) con intervento di Ilaria Fontana, Sottosegretario del Ministero della Transizione Ecologica.  

24 maggio 2022 – Secondo l’ultima Report Card pubblicata oggi dal Centro di Ricerca UNICEF Innocenti, la maggior parte dei Paesi ricchi sta creando condizioni malsane, pericolose e nocive per i bambini di tutto il mondo. La Innocenti Report Card 17: “Luoghi e Spazi – Ambiente e benessere dei bambini” mette a confronto i risultati ottenuti da 39 Paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) e dell’Unione Europea (UE) nel fornire ambienti sani ai bambini. Il rapporto presenta indicatori come l’esposizione a inquinanti nocivi, tra cui aria tossica, pesticidi, umidità e piombo; l’accesso alla luce, agli spazi verdi e a strade sicure; il contributo dei Paesi alla crisi climatica, al consumo di risorse e allo smaltimento dei rifiuti elettronici.  

Il rapporto afferma che se tutti i cittadini del mondo consumassero le risorse al ritmo dei paesi dell’OCSE e dell’UE, sarebbe necessario l’equivalente di 3,3 pianeti Terra per mantenere i livelli di consumo. Se tutti consumassero le risorse al ritmo di Canada, Lussemburgo e Stati Uniti, sarebbero necessari almeno 5 pianeti Terra.  

Sebbene Spagna, Irlanda e Portogallo occupino i primi posti della classifica generale, tutti i Paesi dell’OCSE e dell’UE non riescono a garantire ambienti sani a tutti i bambini in tutti gli indicatori. Alcuni dei Paesi più ricchi, tra cui l’Australia, il Belgio, il Canada e gli Stati Uniti, hanno un impatto grave e diffuso sull’ambiente globale – sulla base delle emissioni di CO2, dei rifiuti elettronici e del consumo complessivo di risorse pro capite – e si collocano agli ultimi posti anche per la creazione di un ambiente sano per i bambini all’interno dei loro confini.  Al contrario, i Paesi meno ricchi dell’OCSE e dell’UE in America Latina e in Europa hanno un impatto molto più basso a livello mondiale.  

“La maggior parte dei Paesi ricchi non solo non riesce a fornire ambienti sani ai bambini all’interno dei propri confini, ma contribuisce anche alla distruzione degli ambienti in cui vivono i bambini in altre parti del mondo”, ha dichiarato Gunilla Olsson, Direttore del Centro di Ricerca UNICEF Innocenti. “In alcuni casi, vediamo che i Paesi che forniscono ambienti relativamente sani per i bambini nel proprio paese sono tra i maggiori responsabili dell’inquinamento che distrugge gli ambienti dei bambini all’estero”. 

ITALIA – il nostro paese si colloca 6° su 39 paesi nella classifica generale delle condizioni ambientali che influenzano il benessere dei bambini nei paesi industrializzati. In particolare, l’Italia risulta in una posizione buona (7°) per quanto riguarda “inquinamento dell’aria e dell’acqua e avvelenamento da piombo” e in posizioni medie (16° e 14°) per “sovraffollamento, spazi verdi urbani e sicurezza stradale” e “‘numero di pianeti Terra consumati’, produzione di rifiuti elettronici ed emissioni di CO2 basate sui consumi”. Le maggiori criticità sono legate alla situazione abitativa: in particolare, la percentuale di famiglie con bambini che hanno difficoltà a riscaldare la propria abitazione (10%), le famiglie che vivono in un’abitazione sovraffollata (18,9%), la percentuale di bambini sotto i 6 anni che vivono in condizioni di disagio abitativo grave (5,9%) e le condizioni di sovraffollamento nel 20% delle famiglie con il più basso reddito (24,3%). 

Ulteriori risultati includono: 

  • Oltre 20 milioni di bambini in questo gruppo di paesi hanno livelli elevati di piombo nel loro sangue. Il piombo è una delle sostanze tossiche ambientali più pericolose. 
  • La Finlandia, l’Islanda e la Norvegia si posizionano nel primo terzo della classifica nel fornire un ambiente sano per i loro bambini ma finiscono nell’ultimo terzo nella classifica per quanto riguarda “Il mondo in generale”, con alti tassi di emissione, rifiuti elettronici e consumi. 
  • In Islanda, Lettonia, Portogallo e Regno Unito, 1 bambino su 5 è esposto a umidità o muffa a casa, mentre a Cipro, in Ungheria e Turchia più di 1 bambino su 4 ne è esposto
  • Molti bambini respirano aria tossica sia fuori che dentro le loro case. Il Messico è uno dei paesi con il maggior numero di anni di vita in buona salute persi a causa dell’inquinamento dell’aria, equivalente a 3,7 anni per 1.000 bambini, mentre la Finlandia e il Giappone hanno il più basso, a 0,2 anni. 
  • In Belgio, Repubblica Ceca, Israele, Paesi Bassi, Polonia e Svizzera oltre 1 bambino su 12 è esposto a elevato inquinamento da pesticidi. L’inquinamento da pesticidi è stato collegato al cancro, compresa la leucemia infantile, e può danneggiarne i sistemi nervoso, cardiovascolare, digestivo, riproduttivo, endocrino, sanguigno e immunitario.  

 L’UNICEF chiede di adottare le seguenti misure per proteggere e migliorare l’ambiente in cui vivono i bambini:  

  1. I governi a livello nazionale, regionale e locale devono essere all’avanguardia nel migliorare l’ambiente in cui vivono oggi i bambini, riducendo i rifiuti, l’inquinamento dell’aria e dell’acqua e garantendo abitazioni e quartieri di alta qualità. 
  2. Migliorare le condizioni ambientali dei bambini più vulnerabili. I bambini delle famiglie povere tendono ad essere maggiormente esposti ai danni ambientali rispetto ai bambini delle famiglie più ricche. Ciò rafforza e amplifica gli svantaggi e le disuguaglianze esistenti. 
  3. Garantire che le politiche ambientali siano a misura di bambino. I governi e i responsabili politici dovrebbero assicurarsi che le esigenze dei bambini siano integrate nel processo decisionale. I decisori adulti a tutti i livelli, dai genitori ai politici, devono ascoltare le loro prospettive e tenerle in considerazione quando definiscono politiche che avranno un impatto sproporzionato sulle generazioni future.  
  4. Coinvolgere i bambini, i principali soggetti interessati del futuro: i bambini si troveranno ad affrontare i problemi ambientali di oggi per molto tempo, ma sono anche quelli meno in grado di influenzare il corso degli eventi. 
  5. I governi e le imprese devono intraprendere subito azioni efficaci per onorare gli impegni presi per ridurre le emissioni di gas serra entro il 2050. L’adattamento ai cambiamenti climatici dovrebbe essere in primo piano sia per i governi che per la comunità globale, e in vari settori, dall’istruzione alle infrastrutture. 

“Dobbiamo a noi stessi e alle generazioni future la creazione di luoghi e spazi migliori per la crescita dei bambini”, ha dichiarato Olsson. “L’accumulo di rifiuti, le sostanze inquinanti nocive e l’esaurimento delle risorse naturali stanno compromettendo la salute fisica e mentale dei nostri bambini e minacciano la sostenibilità del nostro pianeta. Dobbiamo perseguire politiche e pratiche che salvaguardino l’ambiente naturale da cui i bambini e i giovani dipendono maggiormente”. 

PRESENTAZIONE IN ITALIA – Nell’ambito degli spazi ‘Officina UNICEF’, oggi l’UNICEF Italia organizza il Webinar di presentazione italiana della Innocenti Report Card 17 “Luoghi e spazi. Ambiente e benessere dei bambini: a che punto siamo”con gli interventi di: Carmela Pace, Presidente dell’UNICEF Italia; Gwyther Rees, Social & Economic Policy Manager e Alessandro Carraro, Social and Economic Policy Analyst del Centro di Ricerca UNICEF Innocenti; Federica Gasbarro, Giovane attivista per il clima; Alessandra De Canio, Giovane volontaria del movimento YOUNICEF; conclusioni di Ilaria Fontana, Sottosegretario del Ministero delle Transizione Ecologica. Modera: Andrea Iacomini, Portavoce UNICEF Italia.  

Appuntamento: Martedì 24 maggio/16.30-17.30 Diretta Streaming sul canale YouTube di UNICEF Italia: https://www.youtube.com/watch?v=DiPkOrrswR8 

VIDEO SULL’ITALIA: https://www.youtube.com/watch?v=yvv3hvJbeR4 VIDEO sulla Report Card: Scaricabile qui https://we.tl/t-Z9FEGFMtZT
LINK alla Report Card completa:https://we.tl/t-znln5xNmis

Equità nell’istruzione scolastica in Europa

Il nuovo quaderno di Eurydice indaga il tema in ottica comparata

di Simona Baggiani

Negli ultimi anni,l’equità nell’istruzione è stata una delle principali questioni politiche dibattute a livello europeo e nazionale. La crisi globale causata dalla pandemia non ha fatto che rafforzare le ragioni per rendere sempre più equi e inclusivi i sistemi di istruzione.

Le conclusioni del Consiglio del 16 giugno 2020 sulla lotta alla crisi da Covid-19 nell’istruzione e nella formazione hanno riconosciuto infatti che “una delle principali sfide è stata la questione di garantire l’inclusione e la parità di accesso a opportunità di apprendimento a distanza di qualità”.

In tale contesto politico, la rete Eurydice ha prodotto un rapporto comparativo che l’unità italiana ha tradotto in italiano e, dato il crescente interesse anche a livello nazionale in relazione all’argomento, ha reso fruibile tramite una versione a stampa parzialmente ridotta.

Il nuovo Quaderno di Eurydice Italia “L’equità nell’istruzione scolastica in Europa: strutture, politiche e rendimento degli studenti” accoglie dunque le prime due parti del rapporto della rete Eurydice “Equity in School Education in Europe: Structures, Policies and Student Performance”1) Concetti e indicatori di equità nell’istruzione; 2) Caratteristiche del sistema educativo.

L’analisi comparativa offre una panoramica delle strutture e delle politiche educative che influenzano l’equità nell’istruzione scolastica ed esamina 42 sistemi educativi europei, cercando di identificare quali sono le caratteristiche del sistema educativo associate a livelli inferiori di equità.

La prima parte si compone di una panoramica teorica del concetto di equità nell’istruzione, nonché di un’analisi degli indicatori sull’impatto del contesto socioeconomico sul rendimento degli studenti nelleindagini internazionali (PISA, PIRLS e TIMSS). Inoltre, esamina le informazioni specifiche per Paese sulle definizioni nazionali relative all’equità nell’istruzione e agli svantaggi, nonché sulle iniziative politiche di livello centrale/superiore per affrontare le disuguaglianze.

La seconda parte contiene dodici capitoli, ciascuno dei quali esamina un fattore sistemico che la ricerca evidenzia come influente sull’equità nell’istruzione. Tali fattori includono partecipazione all’educazione e cura della prima infanzia (ECEC), livelli di finanziamento nell’istruzione, differenziazione e tipi di scuola, scelta della scuola, politiche di ammissione, sistemi di scelta del percorso di istruzione, ripetenza di anni scolastici, autonomia scolastica, accountability delle scuole, sostegno alle scuole svantaggiate, sostegno agli studenti con scarsi risultati e opportunità di imparare.

Articolo di approfondimento sul sito Eurydice Italia >>

Quaderno “L’equità nell’istruzione scolastica in Europa: strutture, politiche e rendimento degli studenti” >>

Cos’è Eurydice

Eurydice è la rete europea che raccoglie, aggiorna, analizza e diffonde informazioni sulle politiche, la struttura e l’organizzazione dei sistemi educativi europei. Nata nel 1980 su iniziativa della Commissione europea, la rete è composta da un’Unità europea con sede a Bruxelles e da varie Unità nazionali. Dal 1985, l’Indire è sede dell’Unità nazionale italiana.

Altri link utili: