Professione docente, tra vecchi e nuovi paradigmi

Professione docente, tra vecchi e nuovi paradigmi

Seminario organizzato a Napoli dall’Associazione Nazionale Docenti

Si terrà nel pomeriggio del prossimo 9 maggio, presso la Sala Giunta del Comune di Napoli, il seminario organizzato dall’Associazione Nazionale Docenti sul tema: “Professione docente, tra vecchi e nuovi paradigmi. Linee per una prospettiva di sviluppo e per un nuovo modello di governo della scuola”.

Presentazione del seminario

“Nel nostro Paese l’attribuzione dell’autonomia alle scuole è avvenuta nel quadro di un generale processo di ammodernamento della pubblica amministrazione, ma i limiti di un’autonomia scolastica incentrata sugli aspetti organizzativi e gestionali sono sempre più evidenti, tanto da rendere indifferibile una riforma del sistema di governo delle istituzioni scolastiche e dello stato giuridico dei docenti. Nel seminario verranno, inoltre, discusse le proposte di riforma legislative presentate e le linee e il merito di un progetto di governo democratico delle istituzioni scolastiche basato sui criteri della partecipazione e della responsabilità ad ogni livello del processo decisionale, che valorizzi, nel contempo, la dimensione sia di comunità di apprendimento che di comunità professionale, proprie di ogni istituzione scolastica. Particolare attenzione verrà posta alla condizione attuale dei docenti e alla necessità di una riforma dello stato giuridico, nell’ambito di una prospettiva che valorizzi il merito e la partecipazione nell’ambito di un governo democratico della scuola.”

Programma

I lavori saranno aperti dal saluto della Prof.ssa Annamaria Palmieri, assessore alla scuola e Istruzione del Comune di Napoli e dai saluti delle autorità. Seguiranno le relazioni della prof.ssa Caterina Gammaldi (già componente Consiglio Nazionale Pubblica Istruzione) sul tema “Professione docente, tra vecchi e nuovi paradigmi”; del prof. Roberto Serpieri (Università di Napoli) sul tema “Senza leadership e senza autonomia, i limiti dell’esperienza italiana”; dell’avv. Rossella Barberio (amministrativista) sul tema “Dall’autonomia funzionale all’autonomia statutaria”; del prof. Sebastiano Maggio (già docente di Storia delle Istituzioni Educative nel medioevo Università di Catania) sul tema “Un preside eletto e a tempo per una scuola efficace e democratica”; del prof. Francesco Greco (presidente Associazione Nazionale Docenti) sul tema “Governo democratico della scuola e nuovo stato giuridico dei docenti, cardini di una riforma necessaria”.

I lavori proseguiranno con il dibattito e con l’intervento dei rappresentati delle associazioni professionali e sindacali della scuola.

Consultazione online sulle Linee Guida Competenze digitali

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

In corso la Consultazione pubblica sulle “Linee guida e indicazioni operative del Programma nazionale per la cultura, la formazione e le competenze digitali”.

La consultazione online sulle Linee Guida Competenze digitali – aperta fino al 12 maggio – nasce con l’obiettivo di migliorare il documento attraverso il contributi di tutti gli attori interessati. Successivamente verranno raccolte e premiate, attraverso un contest, le esperienze in corso già realizzate che sposano i fini e gli obiettivi del Programma nazionale, oltre alle idee su iniziative, eventi, attività utili a conseguire i risultati previsti per i diversi destinatari del programma. La versione definitiva delle Linee guida, presentate il 10 aprile presso la sede dell’Agid, verrà resa pubblica in occasione del prossimo Forum PA, in programma dal 27 al 29 maggio a Roma presso il Palazzo dei congressi all’Eur Il processo di consultazione proseguirà con la raccolta permanente delle esperienze e diversi cicli di webinar che saranno dedicati sia alla presentazione del Programma e delle Linee guida, sia al racconto delle esperienze premiate dal contest.

Qui tutte le info: http://culturadigitale.partecipa.gov.it/

http://culturadigitale.partecipa.gov.it/notizie/partecipa-alla-consultazione-sulle-linee-guida-competenze-digitali

Libri di testo e autonomia scolastica

Libri di testo e autonomia scolastica
Un riconoscimento per la scuola, una opportunità per i collegi da supportare con azioni concrete
Vademecum UIL Scuola
A cura di Noemi Ranieri

ANNO SCOLASTICO 2014-2015 Dopo le iscrizioni tocca ai libri di testo

La nota sulla adozione dei libri di testo, pubblicata il 9 aprile 2014 in relazione all’anno scolastico 2014-2015, risponde a diverse esigenze di carattere sociale ed educativo. In primo luogo una forte esposizione rispetto agli esiti che la crisi determina sull’economia delle famiglie italiane, l’esigenza di ridurre la spesa, che si ripresenta sistematica ogni anno va tenuta nella dovuta considerazione, specialmente se ciò coincide con la necessità di adeguare le adozioni all’entrata in vigore delle nuove indicazioni nazionali per il curricolo del primo ciclo di istruzione e della scuola dell’infanzia, modellare i liberi di testo sui rimaneggiamenti a carico degli indirizzi, delle opzioni e delle flessibilità didattiche introdotte nella scuola secondaria di secondo grado e, infine, aggiornare la normativa ai nuovi parametri della dematerializzazione, incrociando la frontiera della autoproduzione che meglio sembra rispondere ai diversi principi di innovazione, sulla via della piena attuazione dell’autonomia.

LE NOVITA’
La nota ha il merito di fare il punto sulle diverse normative – in alcuni casi modificandole – con cui negli ultimi anni si è intervenuti sulla materia.
Si procede alla ricognizione della normativa vigente, alla sua integrazione, all’attuazione dei principi di dematerializzazione tramite una sostanziale valorizzazione dell’esperienza di autoproduzione dei libri da parte delle scuole.
La maggiore novità riguarda il caso di nuove adozioni, i collegi dei docenti adottano libri nelle versioni digitali o miste, secondo le seguenti combinazioni:
– versione cartacea accompagnata da contenuti digitali integrativi;
– versione cartacea e digitale accompagnata da contenuti digitali integrativi;
– versione digitale accompagnata da contenuti digitali integrativi.

L’AUTOPRODUZIONE
La possibilità della realizzare direttamente il materiale didattico digitale da parte delle scuole rappresenta la novità di maggiore impatto, destinata in linea di principio a riconoscere le esperienze di autoproduzione già presenti sul territorio nazionale ed ancor di più a sostenere una reale dimensione dell’autonomia scolastica, quale valorizzazione della funzione docente intesa come una comunità di pratica altamente qualificata ed orientata alla ricerca.
Il modello avrà successo a condizione di una impostazione non burocratizzata degli impegni derivanti e della capacità di supportare concretamente il cambiamento da parte del MIUR, che dovrebbe parallelamente trasformarsi da ente di gestione a soggetto di coordinamento e supporto all’autonomia.

LIBRI DI TESTO AUTOPRODOTTI E AUTONOMIA
L’autonomia didattica risulta in questo caso potenziata dalle previsioni della legge n. 128/2013 – “L’istruzione riparte” – nel cui articolo 6, c. 1, si afferma: “Nel termine di un triennio, a decorrere dall’anno scolastico 2014-2015, si intende consentire alle scuole di elaborare il materiale didattico digitale per specifiche discipline da utilizzare come libri di testo e strumenti didattici per la disciplina di riferimento”.
– L’elaborazione di ogni prodotto è affidata ad un docente supervisore che garantisce, anche avvalendosi di altri docenti, la qualità didattica e scientifica dell’opera, in collaborazione con gli studenti delle proprie classi in orario curriculare nel corso dell’anno scolastico.
– L’opera didattica sarà registrata con una licenza che consentirà la condivisione e la distribuzione gratuite; successivamente dovrà essere inviata, entro la fine dell’anno scolastico, al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e resa disponibile a tutte le scuole statali, anche adoperando piattaforme digitali già preesistenti, prodotte da reti nazionali di istituti scolastici e nell’ambito di progetti pilota del Piano Nazionale Scuola Digitale del Ministero per l’azione “Editoria Digitale Scolastica”.
– Per supportare le istituzioni scolastiche nel processo di elaborazione dei materiali e degli strumenti didattici digitali da realizzare nel prossimo anno scolastico il Ministero emanerà specifiche linee guida contenenti le indicazioni per la elaborazione dei materiali.
Le linee guida saranno emanate entro la fine del corrente anno scolastico.

LA DEMATERIALIZZAZIONE
Ai fini dell’intera iniziativa va tenuto presente che al successivo comma 2 dello stesso articolo, inerente lo Sviluppo della cultura digitale viene stabilito come, per promuovere lo sviluppo della cultura digitale e l’alfabetizzazione informatica, saranno definite politiche di incentivo alla domanda di servizi digitali, anche tramite la definizione di nuove generazioni di testi scolastici, nonché attraverso la ricerca e l’innovazione tecnologica, considerati fattori essenziali di progresso ed opportunità di arricchimento economico, culturale e civile, così come previsto dal Codice dell’amministrazione digitale (decreto legislativo n. 82/2005).

IL QUADRO GENERALE
I principi generali di riferimento che fanno capo all’adozione dei libri di testo non appare nella sostanza modificato.
– L’adozione e l’utilizzazione delle metodologie e degli strumenti didattici, compresi i libri di testo, debbono essere coerenti con il Piano dell’Offerta Formativa e attuate con criteri di trasparenza e tempestività.
– L’adozione è compito del collegio dei docenti, dopo aver sentito il parere dei consigli di interclasse nella scuola primaria o di classe nella scuola secondaria di primo e di secondo grado.
– Il collegio dei docenti può adottare, con formale delibera, libri di testo oppure strumenti alternativi, in coerenza con il Piano dell’Offerta Formativa, con l’ordinamento scolastico e con il limite di spesa stabilito per ciascuna classe di corso.
– La scadenza per le adozioni è fissata alla seconda decade di maggio.

LE SCELTE DEL COLLEGIO
Tra i requisiti di cui il collegio deve tenere conto per la scelta vi sono:
– le potenzialità in ordine allo sviluppo di contenuti fondamentali delle singole discipline;
– la caratterizzazione sui contenuti propri di ogni insegnamento, necessari ad acquisire il possesso di conoscenze , abilità e competenze;
– i nessi e collegamenti con altre discipline;
– il linguaggio adeguato all’età dei destinatari, in termini di comprensibilità;
– la presenza di indicazione bibliografiche per eventuali approfondimenti.
– i testi consigliati possono essere indicati dal collegio dei docenti solo nel caso in cui rivestano carattere monografico o di approfondimento delle discipline di riferimento ed i libri di testo non rientrano tra i testi consigliati; vi rientra, invece l’eventuale adozione di singoli contenuti digitali integrativi ovvero la loro adozione in forma disgiunta dal libro di testo.

MODIFICHE
I vincoli quinquennale di immodificabilità dei contenuti dei libri di testo sono abrogati a decorrere dalle adozioni per l’anno scolastico 2014/2015.
E’ abrogato anche il vincolo temporale di adozione (5 anni per la scuola primaria e 6 anni per la scuola secondaria di primo e di secondo grado).

I TETTI DI SPESA
I prezzi di copertina dei testi scolastici per la scuola primaria restano determinati dal decreto ministeriale n. 781/2013.
Il tetto di spesa definito per le classi prime di scuola secondaria di primo grado e per le classi prime e terze di scuola secondaria di secondo grado viene ridotto del 10 per cento, rivalutando, i tetti di spesa individuati per l’a. s. 2012/2013 solo se le nuove adozioni riguarderanno tutti i testi adottati per la classe e realizzati nella versione cartacea e digitale accompagnata da contenuti digitali integrativi.
Le deroghe devono essere adottate con apposite delibere motivate da parte del Collegio dei docenti e approvate dal Consiglio di istituto.

LA PROCEDURA DI ADOZIONE
Su tutta la procedura i dirigenti scolastici hanno un compito di vigilanza affinché le adozioni siano deliberate nel rispetto dei vincoli di legge, assicurando in ogni caso che le scelte siano espressione della libertà di insegnamento e dell’autonomia professionale dei docenti.
1) Fase di consultazione
È auspicabile la costituzione di comitati misti, formati da docenti, genitori e studenti, per operare un’analisi preliminare sia dei testi già in uso che delle nuove proposte editoriali.
2) Fase di adozione
a)Proposta in capo ai consigli di classe e di interclasse
b) Adozione in seno al collegio dei docenti tramite apposita delibera,
soggetta, limitatamente alla verifica del rispetto del tetto di spesa, al controllo successivo di regolarità amministrativa e contabile.
3)Trasmissione dati e pubblicazione delle adozioni
Le delibere di adozione vanno trasmesse telematicamente all’Associazione Italiana Editori. Sono pubblicate all’albo, sul sito web della scuola e sul portale MIUR “Scuola in chiaro”, suddividendo i libri tra obbligatori e consigliati.

LE VALUTAZIONI DELLA UIL SCUOLA
Per ben comprendere la portata della nota pubblicata dal MIUR il 9 aprile 2014 sull’adozione dei libri di testo, in tempi utili per ricordare ai collegi dei docenti le scadenze e le procedure da seguire, ma un po’ stretti per ampliare la ricaduta di quella già adottata da scuole sperimentali, di autoproduzione degli stessi che diviene generalizzabile, dobbiamo ricordare da un lato l’importanza che il libro di testo assume nella scuola italiana, quale strumento per tenere il filo di cambiamenti ordinamentali e gli esercizi di equilibrio pedagogico.
I primi hanno l’abitudine di rincorrersi a forza di annunci, sperimentazioni e progetti assistiti che, insieme alle seconde scaricano sulle scuole le indecisioni politiche (vedi l’armonizzazione tra indicazioni nazionali e indicazioni per il curricolo del primo ciclo del quinquennio 2008-2012).
I libri di testo inoltre subiscono la forte pressione degli editori ancora troppo legati, tranne qualche eccezione, ai testi cartacei tradizionali, e le spinte innovative legate alla frontiera della didattica digitale supportata dalla diffusione, più veloce fuori dalla scuola, più lenta al suo interno, di nuovi strumenti quali tablet, smartphones, portatili e quant’altro, a cui faticosamente si cerca di adeguarsi tramite interventi normativi che orientano alla dematerializzazione.
Questa andrebbe accompagnata dallo scioglimento dei lacci che legano le scelte ai pesanti e burocratizzati percorsi per i quali la nostra pubblica amministrazione si è caratterizzata, ed in contrasto alla quale dovrebbe, di riflesso, essere avanzata una altrettanto rapida ed incisiva manovra di semplificazione a tutto tondo, a partire, nella scuola, da un adeguamento dei dispositivi inerenti obiettivi, costituzione e finalità degli organi collegiali.
Nel merito la UIL Scuola evidenzia:
– tempi di emanazione delle linee guida fissati per la fine del corrente anno scolastico rappresentano, un primo limite all’azione in quanto i collegi ed i docenti che volessero cimentarsi nella “autoproduzione” dovrebbero lavorare fino all’inizio delle lezioni del prossimo anno quello in cui i “nuovi prodotti” dovrebbero cominciare ad essere utilizzati;
– l’innovazione costituisce un positivo banco di prova con cui i diversi soggetti potrebbero impostare una nuova serie di rapporti; tra questi non andrebbe escluso un più dinamico e meno esclusivistico approccio all’innovazione da parte delle case editrici;
– al fine di modellare eventuali interventi di miglioramento dell’impianto adottato andrebbero chiariti tempi e modalità attraverso le quali monitorare a livello territoriale e nazionale i processi e gli esiti a cui i collegi dei docenti potranno giungere.

“Star bene a scuola” per ridare un senso alla professione docente

Federazione Gilda Unams
Gilda degli Insegnanti
Regione Calabria
Centro Studi Nazionale della Gilda degli Insegnanti e Associazione Docenti Art. 33
Convegno nazionale

“Star bene a scuola” per ridare un senso alla professione docente
7 maggio 2014 – Ore 9.00 -13.00-Aula magna dell’I.T.G. di Lamezia Terme
Via Miceli, 400 – LAMEZIA TERME (CZ)

La FGU – Gilda degli Insegnanti della regione Calabria, in collaborazione con il Centro Studi Nazionale
e l’Associazione Docenti Art. 33, organizza un Convegno nazionale per affrontare il tema della
trasformazione, avvenuta negli ultimi decenni, della professione docente e del disagio correlato al
nuovo clima che si vive nelle scuole.
La trasformazione è avvenuta nel contesto di significativi cambiamenti generali della società e ha
portato in molti sistemi scolastici, anche in quello italiano, al manifestarsi di un malessere diffuso tra
i docenti e alla fuga continua dall’insegnamento.
Il Convegno cercherà di rispondere alle domande che sempre più di frequente gli insegnanti rivolgono
a se stessi: Perché la stanchezza e la disaffezione dopo decenni di docenza? Perché l’usura al
lavoro è così alta tra gli insegnanti? Come resistere fino al pensionamento?
Programma
ore 9.00 Accreditamento partecipanti
ore 9.30 Saluto delle autorità politiche e scolastiche della Regione Calabria
ore 10.00 Antonino Tindiglia, Coordinatore della Regione Calabria per la FGU-Gilda degli Insegnanti
Presentazione e introduzione
Intervengono
ore 10.30 Vittorio Lodolo D’Oria, Medico specialista esperto in patologie professionali degli insegnanti
Insegnamento, professione a rischio salute mentale (Malattie professionali, accertamento medico e prevenzione)
ore 11.00 Fabrizio Reberschegg, Presidente dell’Associazione Docenti Art. 33 e membro del Centro Studi Nazionale della Gilda degli Insegnanti
Il disagio degli insegnanti e le ricadute sulla professione docente
ore 11.30 Gianluigi Dotti, Responsabile del Centro Studi Nazionale della Gilda degli Insegnanti
Il clima scolastico: un’indagine sul disagio della professione docente
ore 12.00 Rino Di Meglio, Coordinatore nazionale della Federazione Gilda-Unams
Conclusioni
Ore 12.30 Dibattito
Il convegno è riconosciuto come attività di formazione e di aggiornamento con diritto all’esonero dal servizio (art.64 CCNL 29-11-2007)
Per informazioni chiamare 0968 432330; 347 8785382 – 349 6241850 – 347 4368412

D. Ianes, L’evoluzione dell’insegnante di sostegno

ianesL’evoluzione dell’insegnante di sostegno
Verso una didattica inclusiva
Erickson 2014
di Dario Ianes

Partendo dal presupposto che tutti desiderano un’integrazione scolastica migliore, Dario Ianes presenta una tesi che sicuramente farà discutere il mondo della scuola, ma capace di avviare un profondo confronto: L’evoluzione dell’insegnante di sostegno. Verso una didattica inclusiva, Erickson 2014.

Il volume punta inizialmente il dito sull’insoddisfazione attuale dei docenti di sostegno, considerati spesso insegnanti di serie B, e sulle problematiche quotidiane che devono affrontare le famiglie di alunni con disabilità.

Successivamente, propone una tesi shock per realizzare compiutamente i valori di equità e partecipazione che sono alla base dell’integrazione scolastica e che l’hanno ispirata: superare radicalmente la figura professionale «speciale» dell’insegnante di sostegno come è oggi, trasformandola profondamente.

Non eliminare l’insegnante di sostegno ma trasformarlo, valorizzando le sue competenze, la sua passione, per creare una squadra di insegnanti titolari capaci di creare una didattica ordinaria più inclusiva.

È pensabile una scuola senza più insegnanti di sostegno, come siamo abituati a considerarli oggi? Senza più aule di sostegno? Non sarà facile. Ma credo che sia possibile e che possa portare a numerosi vantaggi per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità e, in prospettiva, per una didattica realmente inclusiva.

Una tesi forte, coraggiosa, capace di sollevare obiezioni e pareri favorevoli, ma l’obiettivo più volte ricordato dallo stesso Dario ianes è realizzare un’integrazione scolastica di qualità: un dovere di tutti i docenti.

Scheda libro: http://bit.ly/Evoluzione_Insegnante_Sostegno

Dario Ianes Docente ordinario di Pedagogia e Didattica Speciale all’Università di Bolzano, Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria. È co-fondatore del Centro Studi Erickson di Trento, per il quale cura alcune collane, tra cui le Guide e i Materiali. Autore di vari articoli e libri e direttore della rivista “Difficoltà di Apprendimento”.

Aggiornamento GaE

Aggiornamento GaE: ANIEF ricorre per il reinserimento dei docenti depennati per non aver aggiornato in passato o perché immessi in ruolo

 

Per ricorrere è indispensabile presentare, entro il 10 maggio salvo eventuali proroghe concesse dal Miur, la domanda di aggiornamento utilizzando il modello cartaceo predisposto da ANIEF.

 

La Legge 143/2004 parla chiaro: i docenti che non hanno aggiornato negli scorsi anni possono chiedere adesso il reinserimento nelle graduatorie ad esaurimento. Nonostante il Miur continui ad opporsi al riconoscimento di tale diritto, numerosi tribunali si sono già espressi in favore di coloro che hanno chiesto tutela al nostro sindacato.

 

Anche sulla cancellazione dei docenti immessi in ruolo da tutte le graduatorie di competenza, l’ANIEF ha denunciato da tempo l’illegittimità di una norma che non risolve il problema dei precariato (il passaggio da un ruolo all’altro tramite scorrimento delle graduatorie non fa perdere alcun posto di lavoro perché libera un posto e ne assegna un altro) ma rende nullo, di fatto, il superamento di una prova concorsuale e il relativo titolo abilitante, ovvero annulla un titolo legittimamente acquisito. Non a caso il TAR ha sollevato questione di legittimità costituzionale su tale norma.

 

Pertanto, ANIEF ha deciso di ricorrere al Tar Lazio per garantire il diritto al reinserimento di queste categorie di docenti che, per motivi diversi ma ugualmente illegittimi, sono stati depennati dalle graduatorie ad esaurimento.

 

ANIEF invita tutti gli interessati a inviare, entro il 10 maggio (salvo eventuali proroghe concesse dal Miur) il modello di domanda cartaceo predisposto dal nostro sindacato. La presentazione della domanda non è vincolante all’adesione al ricorso – le cui istruzioni saranno diramate da ANIEF nei prossimi giorni – ma è condizione indispensabile per ricorrere.

 

Invitiamo all’invio della domanda anche tutti coloro che hanno già attivato, con ANIEF, analogo ricorso al TAR Lazio o al giudice del lavoro e a seguire le istruzioni che forniremo successivamente. Chi ha già versato in passato una quota di adesione per lo stesso ricorso sarà esonerato dal pagamento della nuova quota prevista.

 

SCATTI DI ANZIANITA’ E POSIZIONI ECONOMICHE ATA

SCATTI DI ANZIANITA’ E POSIZIONI ECONOMICHE ATA| Il ministro Giannini annuncia la firma dell’atto di indirizzo

 

Di Menna: Ora ci attendiamo la convocazione all’Aran.

Se i ministeri dell’Istruzione e dell’Economia non fanno pasticci il negoziato potrebbe chiudersi in 24 ore.

 

La questione delle retribuzioni va affrontata comunque, in modo organico, in sede contrattuale.

 

Con l’annuncio dato oggi in Commissione Istruzione al Senato, l’impegno preso dal ministro nel corso dell’incontro del 23 aprile viene rispettato – è un primo commento del segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna che rileva, tuttavia, come occorra verificare i tempi di tutte le firme necessarie e quanto sarà scritto nell’atto di indirizzo e come i ritardi accumulati in precedenza fanno giungere a soluzione questo problema solo a fine di anno scolastico.

Serve una programmazione rigorosa e un approccio complessivo ed organico delle questioni legate alla retribuzione del personale. Il ministro – sottolinea Di Menna – deve assicurare che tutti gli atti preparatori, compresa la disponibilità delle risorse del fondo di istituto per retribuire le attività aggiuntive siano assicurate già da settembre, in modo da permettere alle scuole di programmare le attività per l’intero anno scolastico.

Questo anche in considerazione degli effetti del decreto legge approvato recentemente che ripristina quanto previsto dal contratto e quindi anche la normale progressione per anzianità.

Una volta convocati all’Aran auspichiamo non ci saranno ulteriori ritardi e freni burocratici e soprattutto si possano utilizzare le risorse non spese. Per quanto ci riguarda – ribadisce Di Menna – come abbiamo fatto nella precedente trattativa, siamo pronti a concludere il negoziato in 24 ore.

Quando la vicenda degli scatti di anzianità sarà conclusa è bene che siano affrontati – lo ripeteremo nell’incontro con il ministro, previsto per il 14 maggio, precisa Di Menna – i temi legati agli aspetti retributivi del personale che vanno affrontati, in modo organico, dal fondo di istituto al riconoscimento delle professionalità, nell’unica sede possibile, quella del rinnovo contrattuale, evitando di pensare a soluzioni tampone o a un utilizzo improvvisato delle risorse collegate a progetti tra loro scoordinati.

Dislessia e non solo: Bisogni Educativi Speciali, alcuni equivoci da chiarire

da Il Fatto Quotidiano

Dislessia e non solo: Bisogni Educativi Speciali, alcuni equivoci da chiarire

di Gianluca Lo Presti

Gli studenti con disabilità, con disturbi evolutivi (come Dsa, Adhd etc.) e con svantaggio socio-economico, linguistico e culturale necessitano di Bisogni Educativi Speciali (Bes) a scuola.

Su questo tema oggi c’è molta confusione.

Una lettura superficiale della normativa rischia di portare a delle affermazioni come “i Bes non esistono”; “Allora sono tutti studenti-Bes” oppure “Senza certificazione non posso fare niente” e molte altre ancora. Ma è tutto inesatto.

Vediamo insieme alcuni degli dubbi più frequenti legati alla nuova normativa e alla fine del post lasciamo un allegato che si può scaricare, il quale spiega ogni punto in riferimento alla normativa vigente.

Un primo dubbio è: “chi sono gli alunni con Bes?”. Sono tutti quelli che la scuola può individuare in tre modi: certificazione, diagnosi o da considerazioni didattiche. (punto 1, Dir. M. 27/12/2012)

“Un Bes è per sempre”. No, o meglio, non è sempre così. Infatti i Bisogni Educativi Speciali degli alunni nell’area dello svantaggio socio-economico, linguistico e culturale, prevedono interventi verificati nel tempo, così da attuarli solo fin quando serve. (pag. 3 CM MIUR n° 8-561 del 6/3/2013)

La diagnosi di Bes non esiste. Il concetto è quello che se uno studente ha una diagnosi di disturbo evolutivo (Dsa, Adhd, etc) o Disabilità (Leg. 104/92) allora necessità di Bisogni Educativi Speciali a scuola. La diagnosi è una categoria sanitaria come “Dislessia” o “Disturbo del Linguaggio”. Quando le diagnosi di questi alunni si depositano a scuola allora è necessario attivare dei Bisogni Educativi Speciali. Dunque il Bes non si certifica (per approfondire invito alla lettura del post del Prof. Flavio Fogarolo).

Bes e Dsa non sono la stessa cosa. Infatti i Dsa sono i Disturbi Specifici di Apprendimento come Dislessia, Disortografia, Disgrafia e Discalculia (Art. 1 Leg.170/10), e riguardano dunque il tipo di difficoltà che mostra il ragazzo (disturbo specifico di apprendimento) mentre i Bes sono gli strumenti di intervento didattico che mettiamo in atto in classe sia per gli alunni con Dsa che per tutti gli “alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni”(Dir. MIUR 22/12/2012).

“Devo fare il Pdp per tutti gli alunni con Bes?” Assolutamente no.

Il Piano Didattico Personalizzato:

– è obbligatorio quando abbiamo una diagnosi di Disturbo Specifico di Apprendimento, dunque con tutti codici che iniziano con F 81 dell’ ICD-10. In questo caso va compilato entro 3 mesi dalla consegna della diagnosi.

– è a scelta della scuola quando abbiamo una diagnosi di Disturbo Evolutivo (diverso dai Dsa) come Adhd, Disturbo del Linguaggio, Disturbo Coordinazione Motoria o visuo-spaziale; oppure quando abbiamo delle difficoltà di apprendimento, svantaggio socio-culturale o alunni stranieri. In tutti questi casi il Consiglio di classe è autonomo nel decidere se formulare o non formulareun Pdp. Questo può essere compilato in qualsiasi momento dell’anno. (pag. 2 Nota Ministeriale MIUR del 22/11/2013, n°2363)

Il Pdp va firmato dai genitori dell’alunno in quanto rappresenta un accordo di collaborazione con famiglia. Anche se, in altre situazioni molto più frequenti a scuola, non c’è bisogno di alcun documento per spiegare l’utilizzo di strategie didattiche più conformi a migliorare l’apprendimento di un alunno in difficoltà.

Evitiamo Pdp rappresentati da semplici elenchi in cui con caselline, tipo checklist vi è da spuntare una lista di modalità dispensative/compensative. Rischieremmo di perderebbe tutta la sua personalizzazione.

Per quanto riguarda le prove Invalsi ed i Bes, una recente nota MIUR spiega schematicamente come fare: è possibile scaricarla qui.

I docenti possono accettare la diagnosi di Dsa emessa da strutture private per la piena applicazione della Legge 170/10: Per quanto riguarda gli alunni in possesso di una diagnosi di Dsa rilasciata da una struttura privata, si raccomanda – nelle more del rilascio della certificazione da parte di strutture sanitarie pubbliche o accreditate – di adottare preventivamente le misure previste dalla Legge 170/2010”.(Pag. 2 e 3 della CM MIUR n° 8-561 del 6/3/2013)

E’ dunque possibile abbattere sia i lunghi tempi d’attesa di molti enti pubblici, sia i costi elevati di alcuni enti accreditati. E nel contempo che vi sia garantita una diagnosi rigorosamente compilata da professionisti che rispettano la Consesus Conference sui Dsa. In questo modo, sia la scuola che la famiglia, può attivarsi tempestivamente per una diagnosi precoce e percorsi didattici riabilitativi come previsto dalla legge quadro sui Dsa (comma f, art 2, L. 170/10).

Nell’allegato potete trovare l’esposizione completa di tutti i punti fin qui descritti, ognuno dei quali con il riferimento normativo preciso: Bisogni Educativi Speciali a scuola: 10 precisazioni necessarie

Un anno sperimentale: raccontaci la tua opinione

Il MIUR nella Nota del 22/12/2013 ha sottolineato che il corrente anno scolastico sarà utilizzato per sperimentare e monitorare procedure e metodologie relative ai Bisogni Educativi Speciali a scuola. E’ quindi importante conoscere la vostra esperienza e quella dei vostri colleghi.

Scaricate e date uno sguardo all’allegato proposto, stampatelo o inoltratelo ad amici e conoscenti per conoscere anche la loro opinione. Ma, sopra ogni cosa, se questo post è ricco di informazioni è anche grazie a chi ha speso il proprio tempo a raccontare la propria esperienza.

Come vi trovate a scuola con la nuova normativa sui Bes? Che miglioramenti apportereste? Cosa va bene o che cosa cambiereste?

Grazie in anticipo per ogni commento che vorrete condividere.

Qui trovate anche tutti i link alla normativa citata nel testo:

Legge quadro sui DSA 170/2010

DM 5669 del 12/7/2011

Direttiva BES del 27/12/2012

Circolare MIUR n° 8-561 6/3/2013

Nota MIUR del 22/11/2013

Nota Invalsi per alunni BES

Pasticcio Cnpi, caccia al rimedio

da ItaliaOggi

Pasticcio Cnpi, caccia al rimedio

Il parlamentino è stato soppresso, i pareri al ministro no. In arrivo un emendamento. Bloccati i nuovi tirocini, sperimentazioni a rischio

Alessandra Ricciardi

 

Il parlamentino della scuola, il Cnpi, è stato soppresso. I pareri, non vincolanti ma obbligatori che l’organismo è chiamato a dare, no. Con la conseguenza che tutti gli atti del ministro emanati senza sono impugnabili oppure non registrabili. Come accaduto di recente con il regolamento sui Pas che il Consiglio di stato non ha vistato per «l’assenza dei pareri, non marginali, di organismi quali il Cnam e il Cnpi».

Il ministro Stefania Giannini è chiamata a intervenire, dopo il nulla di fatto degli ex Francesco Profumo e Maria Chiara Carrozza, con urgenza se vuole andare avanti sulla via per esempio dei nuovi Tirocini formativi attivi, già annunciati per il prossimo anno, oppure sulla revisione delle classi di concorso ma anche sulle sperimentazioni dei licei a 4 anni, che già alcuni sindacati stanno per impugnare. Il rimedio, si ragiona a viale Trastevere, potrebbe essere un emendamento che preveda una fase transitoria nella quale, in attesa di una riforma complessiva degli organi collegiali, il parere del Cnpi è sostituito con una consultazione da parte del forum delle associazioni. Oppure, come il Tar Lazio aveva indicato in una sentenza, la costituzione del Cspi, il nuovo organismo consultivo -che in verità risale al 1999, mai andato a regime – adeguatamente depurato delle strutture e delle funzioni territoriali che, alla luce del titolo V della Costituzione, non hanno più ragion d’essere. La decisione va presa in queste ore. Il dicastero dell’istruzione ha a portata di mano un veicolo certo che è il disegno di legge di conversione del decreto sui concorsi dei presidi e sugli appalti di pulizie: è in commissione al senato, relatrice la capogruppo pd, Francesca Puglisi. Un provvedimento che parla già di scuola e su cui un intervento di allargamento della materia sarebbe considerato meno improprio rispetto ad altri, così da superare il vaglio di ammissibilità. Ma la questione, come dicono da viale Trastevere, più che tecnica è politica. Delineare l’assetto transitorio dell’attività consultiva significa decidere anche la prospettiva a breve della riforma della governance della scuola. Materia incandescente per tutti gli ultimi ministri dell’istruzione

Ecco le deleghe. Reggi fa il pieno

da ItaliaOggi

Ecco le deleghe. Reggi fa il pieno

Paritarie e regioni a toccafondi

Alla prova del nove delle deleghe, è il renziano Roberto Reggi a portare a casa le competenze più pesanti. I decreti di assegnazione delle deleghe ai sottosegretari firmati dal ministro Stefania Giannini, che si è riservata l’università, prevedono per Reggi gli ordinamenti della scuola dell’infanzia, del primo e del secondo ciclo, le classi di concorso e di abilitazione, l’autonomia scolastica, la governance delle istituzioni, scuola e sport, orientamento, raccordo tra scuola e università, reclutamento dei dirigenti, docenti e Ata, stato giuridico dei dirigenti scolastici e del personale docente, formazione iniziale e in servizio, valutazione, edilizia scolastica. Per Gabriele Toccafondi (Ncd) agenda digitale, anagrafe degli studenti, educazione stradale e ambientale, garanzia giovani, istruzione post secondaria e istruzione adulti, istruzione tecnica e professionale e rapporti con le regioni, scuole paritarie, carta dello studente, rapporti con le istituzioni europee. Ad Angela d’Onghia (Pi) vanno l’alternanza scuola lavoro, la lotta alla dispersione, tutto il filone della formazione professionale, la fondazione per il merito e la formazione artistica e musicale. A garanzia dell’unità di indirizzo, restano comunque al ministro, al di là delle singole deleghe, tutte le decisioni di «particolare» importanza politica, amministrativa ed economica. 

Scatti, la trattativa è ai blocchi

da ItaliaOggi

Scatti, la trattativa è ai blocchi

Il ministro ai sindacati: a giorni la direttiva all’Aran

Antimo Di Geronimo

Sindacati ai blocchi di partenza in vista dell’apertura delle trattative all’Aran, per la reintegrazione dell’utilità del 2012 ai fini dei gradoni. É prevista entro questa settimana la firma dell’atto di indirizzo da inviare all’Aran che darà il via alla tornata negoziale salvascatti.

Lo ha fatto sapere il ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, nel corso di un incontro con i sindacati della scuola, che si è svolto a viale Trastevere nei giorni scorsi. Sembra volgere al termine, dunque, l’annosa querelle sul recupero dell’utilità del 2012 ai fini dei gradoni. Che aveva visto , a causa dei ritardi, Cisl scuola, Uil scuola, Snals-Conflsal e Gilda pronti alla mobilitazione.

 

Un recupero che comporterà la restituzione, ai docenti e al personale Ata, del diritto di avvalersi anche dell’anno 2012 ai fini della maturazione degli scatti di anzianità. Che vale mediamente 1000 euro. A tanto ammonta, infatti, la perdita dell’utilità di un anno nella maturazione della progressione di carriera. Che secondo il contratto, dovrebbe essere articolate in 5 scatti, i cui termini dovrebbero scadere, rispettivamente, in coincidenza della maturazione dell’8°, del 15esimo, del 21esimo, del 28esimo e del 35esimo anno di servizio. E che adesso invece è spostato di due anni in avanti. Perché ai 3 anni di ritardo disposti dal governo Berlusconi (due dei quali sono stati già recuperati) si è aggiunto un ulteriore anno di ritardo disposto dal governo Letta.

 

Il passaggio al tavolo negoziale si è reso necessario perché l’art. 9, comma 23, del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78 ha disposto: «Per il personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario (Ata) della scuola, gli anni 2010, 2011 e 2012 non sono utili ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti dalle disposizioni contrattuali vigenti». L’intenzione del legislatore, infatti, era quella di introdurre un ritardo di tre anni nella maturazione degli scatti di anzianità. E ciò avrebbe comportato, a regime, una perdita secca di circa 1000 euro per ognuno degli anni del triennio, sia nella retribuzione che nella pensione. Con ulteriori decurtazioni della buonuscita.

 

Gli effetti delle nuove disposizioni, però, sono stati mitigati da un successivo intervento legislativo, che ha ripristinato il recupero del 2010. Il tutto mediante l’utilizzo dei fondi inizialmente accantonati per finanziare il cosiddetto merito. E cioè l’introduzione di articolazioni gerarchiche della funzione docente da retribuire tramite la corresponsione dei compensi accessori. Fondi derivanti dal taglio di circa 135mila posti di lavoro nella scuola, disposti tramite il piano programmatico dell’art.64 della legge 133/2008. Il ritardo, dunque, era già stato ridotto di un anno, grazie al recupero dell’utilità del 2010.

 

Per il recupero del 2011, però, i soldi del merito sono risultati insufficienti. Anche perché buona parte delle disponibilità sono state utilizzate dal governo per retribuire i docenti di sostegno, autorizzati in deroga alle riduzioni di organico.

Quindi, per trovare i fondi che mancavano, governo e sindacati si sono messi intorno a un tavolo e, alla fine, hanno deciso di utilizzare una parte dei fondi previsti per finanziare lo straordinario dei docenti e degli Ata (la Cgil però non ha firmato l’accordo). In ciò utilizzando il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (Mof). Lo stesso criterio sarà utilizzato per finanziare il recupero del 2012. Contingenza che non piace alla Flc-Cgil.

 

Resta il fatto, però che il recupero dell’utilità del 2012 non determinerà il ripristino dei termini di maturazione dei gradoni previsti dal contratto. Il decreto del presidente della repubblica 122/2013 all’articolo 1, comma 1, lettera b), dispone, infatti, la cancellazione dell’utilità del 2013 ai fini dei gradoni, prorogando di un anno le disposizioni contenute nell’articolo 9, comma 23, del decreto legge 78/2010 (la norma che ha cancellato l’utilità del 2010 del 2011 e del 2012 ai fini dei gradoni.) E quindi, dopo il recupero del 2012 rimarrà comunqe un ritardo di un anno derivante dalla cancellazione dell’utilità del 2013.

Gli studenti coinvolti nella riforma del catasto

da Tecnica della Scuola

Gli studenti coinvolti nella riforma del catasto
di A.G.
A prevederlo è un ordine del giorno approvato il 28 aprile alla Camera nell’ambito del Decreto Lavoro: agli iscritti al quarto e quinto anno degli istituti secondari superiori, in particolare i tecnici per geometri, viene data la possibilità di stipulare convenzioni con gli enti locali. Avranno un ruolo attivo nelle rilevazioni catastali.
Gli studenti delle classi terminali delle scuole superiori parteciperanno alle rilevazioni catastali nell’ambito del processo di riforma del catasto. A prevederlo è un ordine del giorno approvato il 28 aprile alla Camera nell’ambito del Decreto Lavoro: agli istituti secondari superiori viene data la possibilità di stipulare convenzioni con gli enti locali.
La cabina di ‘regia’ del progetto, spiega l’agenzia Ansa, è stata affidata all’Agenzia delle entrate: sarà da questa istituzione pubblica che partiranno gli input per “impiegare, mediante apposite convenzioni, ai fini delle rilevazioni, docenti e alunni delle quarte e quinte classi segnalati da istituti d’istruzione secondaria superiore”. Gli studenti più direttamente coinvolti saranno quelli dove è previsto l’insegnamento dell’ Estimo e della Topografia, quindi gli istituti tecnici per geometri.
Questi studenti potranno acquisire competenze spendibili nel mondo del lavoro e maturare esperienze personali utili a orientare le loro scelte formative e professionali.

Unicobas: lo sciopero continua con le prove Invalsi

da Tecnica della Scuola

Unicobas: lo sciopero continua con le prove Invalsi
di A.G.
A detta dell’organizzazione sindacale di base, il 28 aprile avrebbe aderito “un 10% su scala nazionale, con punte anche del 20% nelle grandi città come a Roma ed in Toscana. Buona anche la partecipazione alle manifestazioni sotto il Miur e a Catania. Tra le motivazioni della protesta spicca il blocco del contratto. Il segretario d’Errico all’attacco dei sindacati “tradizionali”: sono stati complici di tutti i governi in quest’operazione di distruzione delle retribuzioni. Si replica il 6 e 7 Maggio (primaria) e 13 Maggio (superiori), quando si fermeranno pure i Cobas.
Si ritengono soddisfatti i sindacalisti dell’Unicobas per l’esito dello sciopero del 28 aprile. A detta dell’organizzazione sindacale di base avrebbe aderito “un 10% su scala nazionale, con punte anche del 20% nelle grandi città. Lo sciopero ha inciso in particolare a Roma ed in Toscana”.
Buona anche la partecipazione alle manifestazioni. Quella davanti al Miur è terminata intorno alle ore 13, mentre a Catania si è protratta nel pomeriggio.
Tra le motivazioni che hanno portato allo sciopero l’Unicobas figura il blocco degli stipendi. “I sindacati tradizionali, ‘pronta-firma’, sono stati complici di tutti i governi in quest’operazione di distruzione delle retribuzioni”, sostiene il segretario nazionale Stefano d’Errico. Che poi aggiunge: “hanno sottoscritto per un trentennio contratti ridicoli dopo che gli scatti d’anzianità sono stati vietati dal Dlvo 29/93, da loro concordato all’epoca con il Governo Amato nei famosi accordi sul costo del lavoro. Il ‘congelamento’ degli automatismi d’anzianità, la manfrina della parziale ‘restituzione’ con la truffa della ‘presa dal mucchio’ del fondo di istituto, oggi così ridotto da impedire la retribuzione degli straordinari del personale ata e delle ore dei progetti dei docenti, vengono da lontano ed hanno origini sulle quali tutti tacciono. La verità che nessuno dice è che nelle leggi finanziarie, da molti anni, non si possono stanziare fondi per gli scatti”.
L’Unicobas rivendica quindi “un contratto scuola specifico fuori dall’area del pubblico impiego (dove non è prevista certo la ‘libertà di impiegamento’ e non esistono le responsabilità penali che gravano su chi a che fare con minori) e l’istituzione di un Consiglio Superiore della Docenza (con diramazioni provinciali), adibito a garantire, così come per la Magistratura, l’autonomia e la terzietà della Scuola pubblica. Per tutta la scuola, docenti ed Ata, dal momento che anche un collaboratore scolastico ha competenze di vigilanza che un usciere del ministero non ha, dal momento che pure gli aiutanti tecnici hanno competenze di coadiuzione educativa e gli amministrativi firmano bilanci di milioni che ovunque (anche nel sistema privato) darebbero luogo a retribuzioni ben più alte”.
L’Unicobas non si fermerà qui: “la battaglia contro il Ministro Giannini è appena cominciata, e continuerà con l’astensione dalle prove Invalsi nei giorni 6 e 7 Maggio (per la scuola Primaria) e 13 Maggio (per la scuola Superiore)”. Negli stessi giorni si fermeranno anche i Cobas.

Il detective per controllare i permessi legge 104/92

da Tecnica della Scuola

Il detective per controllare i permessi legge 104/92
di Aldo Domenico Ficara
La Cassazione, con sentenza n. 4984 dello scorso 4 marzo 2014, ha riconosciuto il diritto del datore di lavoro (nella scuola il dirigente scolastico) di ricorrere anche alle investigazioni private sul dipendente per controllare l’utilizzo dei permessi di cui alla legge n.104/92
La stessa Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del lavoratore che riteneva che, ai fini del licenziamento disciplinare, il pedinamento effettuato da una agenzia investigativa incaricata dal datore di lavoro, fosse in violazione con lo Statuto dei Lavoratori (legge 300/70). Il caso ha riguardato un lavoratore che è stato licenziato a seguito di contestazione disciplinare, con la quale, si addebitava al lavoratore l’illecito utilizzo di un permesso ex art. 33 legge n. 104/92 per fini del tutto estranei a quelli previsti dalla legge.
L’azienda, attraverso degli accertamenti svolti da una agenzia investigativa, appurava che il proprio dipendente, il giorno del permesso, “fosse partito con valigia ed amici mettendo tra se e la finalità di assistenza del permesso una distanza ed una previsione di rientro non prossimo, che rendevano evidente come lo stesso fosse stato utilizzato per altre finalità che la legge garantiva con l’istituto delle ferie”.
A tal proposito è bene aggiungere il fatto che l’aspetto fondante dell’articolo 33 della legge 104/1992 prevede l’accesso ai benefici solo nel caso in cui il lavoratore assista con continuità il parente con handicap grave. Lo stesso Dipartimento Funzione Pubblica, con un proprio parere del 18 febbraio 2008, n. 13 (superato dalla successiva crcolare 13 del 6 dicembre 2010 e dall’artciolo 6 del decreto legislativo 18 luglio 2011 n. 119), ha affermato che la continuità sussiste soltanto quando l’assistenza è prestata non in maniera saltuaria od occasionale ma con assiduità e costanza, in modo tale “da prestare un servizio adeguato e sistematico ossia regolare alla persona handicappata”.