“Flipped Classroom” – “Classe Capovolta”

PRIMO CONVEGNO NAZIONALE “FLIPPED CLASSROOM”

Alla Palestra dell’innovazione esperti a confronto sulla didattica inclusiva
Introduce i lavori il linguista Tullio De Mauro
È la Città Educativa di Roma a ospitare il primo convegno nazionale di didattica capovolta. L’appuntamento è per venerdì prossimo 13 febbraio a via del Quadraro 102. Apre i lavori il professore emerito Tullio De Mauro. Intervengono gli esperti Castoldi, Ferri, Molina e Revoltella. Partecipano duecento docenti provenienti da tutta Italia.
In linguaggio tecnico si chiama “flipped classroom”, ovvero classe capovolta. Niente più lezioni frontali in classe e compiti a casa. Gli studenti a scuola lavorano con pc, tablet e smartphone, mentre a casa la lezione si assimila con podcast e video tutorial preparati dai docenti. Con la flipped classroom viene sperimentato anche in Italia un modo innovativo, cooperativo e inclusivo di fare scuola, che ribalta tempi, luoghi e ruoli tradizionali del processo di insegnamento-apprendimento. La didattica capovolta nasce dalla necessità di adeguare il sistema formativo alle nuove sfide educative, proponendo attività più coinvolgenti, in modalità blended, come esercitazioni, casi di studio e laboratori che si adattano in modo flessibile alle capacità di ciascun studente, con attenzione specifica anche ai bisogni educativi speciali.
Venerdì 13 febbraio, alle ore 10, presso la Città educativa di Roma, si tiene il primo convegno nazionale di didattica capovolta, organizzato dall’associazione Flipnet in collaborazione con la Fondazione Mondo Digitale. Ospite atteso il professore emerito Tullio De Mauro, linguista ed esperto di didattica innovativa, che discute con docenti provenienti da tutta Italia le potenzialità dell’approccio flipped learning, soprattutto se integrato con il modello di educazione per la vita. L’evento prosegue con una conferenza in plenaria con gli interventi di Alfonso Molina (Università di Edimburgo), Pier Cesare Revoltella (Università Cattolica di Milano), Mario Castoldi (Università di Torino) e Paolo Ferri (Università di Milano Bicocca). La giornata si conclude con workshop paralleli dedicati alla scuola primaria e a quella secondaria. Il format dei lavoro comune prevede che i partecipanti usino il proprio smartphone o tablet per sperimentare da subito la metodologia della classe capovolta.
A dare respiro europeo al convegno è la presenza di un agguerrito gruppo di docenti che sta lavorando da alcuni mesi sulle tecnologie mobili grazie al progetto “M-Learn – Training Teachers to use mobile (hand held) technologies within mainstream school education”, attuato nell’ambito del programma per l’apprendimento permanente Comenius. La Fondazione Mondo Digitale è uno dei sei partner.


Primo convegno nazionale

“Flipped Classroom” – “Classe Capovolta”

 

Roma, Città educativa (via del Quadraro 102)

13 febbraio 2015 ore 10

 

L’evento si aprirà con una conferenza in plenaria a cui seguiranno 2 workshop, con la metodologia flipped, che si terranno in parallelo e saranno dedicati alla scuola primaria e a quella secondaria. Il format del workshop prevede l’utilizzo da parte della platea del proprio smartphone o tablet per conoscere e imparare in modo pratico la metodologia. E’ prevista una pausa pranzo che sarà occasione per fare networking e una chiusura in cui i referenti dei workshop riporteranno i risultati e le impressioni emerse.

 

PROGRAMMA

Conferenza di apertura

 

10.00 SALUTI DI BENVENUTO E DISCORSO INTRODUTTIVO

Tullio De Mauro, professore emerito Università “Sapienza” di Roma

 

10.30 LA CLASSE CAPOVOLTA NELLA SCUOLA ITALIANA

Maurizio Maglioni, presidente Associazione Flipnet e coautore del saggio “La classe capovolta”

 

10.50 EDUCAZIONE PER LA VITA: IL MODELLO DELLA FONDAZIONE MONDO DIGITALE

Alfonso Molina, professore di Strategie delle Tecnologie all’Università di Edimburgo e direttore scientifico della Fondazione Mondo Digitale

 

11.10 PAUSA CAFFE’

 

11.30 FARE DIDATTICA NEL 2015: USARE GLI E.A.S. IN AULA

Pier Cesare Rivoltella, docente ordinario presso l’Università Cattolica di Milano, Facoltà di Scienze della Formazione

 

12.00

 

VALUTARE LE COMPETEMZE IN UN’OTTICA CAPOVOLTA

Mario Castoldi, docente associato presso l’Università di Torino, Facoltà di Scienze della Formazione

 

12.30

 

IL NUOVO SETTING DIDATTICO DIGITALMENTE AUMENTATO

Paolo Ferri, docente ordinario presso l’Università di Milano Bicocca, Facoltà di Scienze della Formazione

 

 

13

 

Lunch buffet
Networking

 

14 – 16 Sala Acquedotto – scuola primaria

 

FLIPPED CHILDREN: I RISULTATI CON I BAMBINI

Il lavoro a casa, il lavoro in classe, hardware e software

Coordina Paolo Maria Ferri

Partecipano:

·      Aurora Di Benedetto, docente scuola primaria e formatrice Flipnet

·      Francesca Muraca, docente scuola primaria e formatrice Flipnet

·      Stefania Bassi, docente scuola primaria e formatrice per Impara Digitale

 

14-16 Agorà – scuola secondaria di primo e secondo grado

 

FLIPPED STUDENTS: I RISULTATI NELLA SCUOLA SECONDARIA

Il lavoro a casa, il lavoro in classe, hardware e software

Coordina Mario Castoldi

Partecipano:

·      Fabio Biscaro, docente scuola secondaria di secondo grado, coautore del saggio “la classe capovolta” e formatore Flipnet

·      Grazia Paladino, docente scuola secondaria di primo grado e formatrice Flipnet

·      Laura Cimetta, docente scuola secondaria di secondo grado, blogger e formatrice PNSD

 

16-17 Riunione di chiusura

 

REPORTING, CONCLUSIONI E PROPOSTE

 

 

Diritto allo studio: confronto con il Governo

Diritto allo studio: confronto con il Governo

La legge 7 aprile 2014, n. 56 – pur nell’intento di perseguire principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza – ha soppresso le Province e ne ha redistribuito le principali competenze istituzionali.

L’intervento normativo tuttavia sta causando non pochi problemi applicativi relativamente alle competenze, precedentemente attribuite alle Provincie, relative al diritto allo studio per le persone con disabilità.

Il decreto legislativo 112/1998 (art. 139, comma 1 c) attribuiva alle Province il compito di garantire assistenti educativi e della comunicazione (AEC). Il loro supporto è essenziale soprattutto nel caso di alunni sordi, non vedenti o ipovedenti o con pluriminorazioni. Il loro ruolo è espressamente previsto dalla legge quadro 104/1992. Inoltre le stesse Province dovevano assicurare (gratuitamente) il trasporto scolastico alle persone con disabilità nelle scuole superiori.

“Queste competenze al momento sembrano scomparse. Non è ben chiaro se siano di competenza delle Regioni, dei Comuni o delle Città metropolitane. Questa incertezza sta già generando non pochi problemi di garanzia di un diritto costituzionale e causando una forte preoccupazione e disagio nelle famiglie.”

Questo l’appunto di Vincenzo Falabella, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap che ha chiesto e ottenuto ieri un incontro con Gianclaudio Bressa, Sottosegretario di Stato agli Affari regionali. Oltre all’avvocato Salvatore Nocera, esperto FISH sui temi dell’inclusione scolastica, erano presenti al confronto anche l’onorevole Elena Carnevali, Micaela Campana (Responsabile PD per welfare e terzo settore) e Raffaele Ciambrone (MIUR – Direzione generale per lo studente, l’integrazione, la partecipazione e la comunicazione – Ufficio Disabilità).

La FISH ha evidenziato la preoccupazione e il disappunto delle famiglie delle persone con minorazioni della vista e dell’udito che in precedenza contavano sull’assistenza dalle Province nelle scuole di ogni ordine e grado e di alunni con altre disabilità che fruivano di tali supporti e del trasporto scolastico nelle scuole superiori.

La mancata previsione nelle leggi regionali che avrebbero dovuto esplicitare a chi riassegnare tali competenze, ed erogare i corrispondenti finanziamenti, sta comprimendo in molte parti d’Italia il diritto allo studio di tantissime migliaia di alunni con disabilità che rischiano di rimanere – o in alcuni casi rimangono – a casa.

La FISH ritiene siano stati violati dei livelli essenziali del diritto allo studio degli alunni con disabilità, costituzionalmente protetto. La richiesta netta è che il Governo intervenga in sostituzione delle Regioni inadempienti. In mancanza di un intervento normativo, la FISH intende depositare presso le Procure della Repubblica delle Regioni inadempienti altrettante denunce per interruzione di un pubblico servizio. Ciò in forza anche di una ampia e consolidata giurisprudenza della Corte costituzionale, del Consiglio di Stato e della Corte dei Conti.

La situazione è ancora più urgente , perché anche le Regioni che hanno provveduto, hanno ridotto i finanziamenti con il devastante effetto che dal 1° marzo sono limitati anche in esse i servizi di trasporto gratuito e di assistenza alla comunicazione.

Il Sottosegretario Bressa ha assicurato che riferirà al Sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio la drammatica situazione e riferirà alle associazioni possibilmente entro fine febbraio.

“Ci rassicura l’espressione di volontà del Governo e dei parlamentari di porre in sicurezza il tema della disabilità, nella fase di adempimento degli obblighi previsti dopo l’approvazione della legge 56/2014. Ma nell’attesa di una risposta, che ci si augura positiva, stiamo perfezionando gli strumenti per le eventuali azioni legali che si rendano comunque necessarie.”

La periferia al centro: a Bari il Meeting del volontariato 2015

La periferia al centro: a Bari il Meeting del volontariato 2015

Si rinnova l’appuntamento con il Csv San Nicola. Il 14 e 15 marzo alla Fiera del Levante in programma convegni, riflessioni ma anche mostre ed eventi culturali

Quest’anno il Meeting del volontariato, tradizionale appuntamento del Csv San Nicola di Bari, sarà ospitato dalla Fiera del Levante i prossimi 14 e 15 marzo. Il Meeting è una proposta culturale rivolta ai volontari ma anche a tutti i cittadini; il programma di convegni e iniziative dell’edizione 2015 si ispira al tema “Amanti della realtà. La periferia al centro”.
La manifestazione è anche un luogo di incontro e confronto per le associazioni con i rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali e i volontari di altre realtà territoriali, oltre che una possibilità di promozione del volontariato.

Gli organizzatori hanno anche previsto una serie di iniziative collaterali, tra cui le due mostre: “Generare bellezza. Nuovi inizi alle periferie del mondo”, a cura di John Waters e della Fondazione AVSI e “Azzardo: non chiamiamolo gioco”, a cura della Fondazione Exodus onlus. Nella giornata di domenica 15 marzo si svolgerà il concorso “Associazioni allo sbaraglio” che invita le associazioni a esibirsi in performance di arte varia – dalla musica alle imitazioni, dal ballo al cabaret.

Fondazione Il Sole, i disabili che perdono i genitori trovano una nuova vita

da Il Redattore Sociale

Fondazione Il Sole, i disabili che perdono i genitori trovano una nuova vita

A Grosseto la struttura residenziale supportata dalla Regione Toscana offre ospitalità e attività ricreative ai disabili. Il presidente Frascino: “Il dopo di noi è un problema delicatissimo anche sotto il profilo della sostenibilità economica dell’assistenza alle persone con disabilità”

FIRENZE – Si chiama residenza Il Sole ed è una casa famiglia che offre ospitalità a 14 disabili che hanno perso i genitori e non hanno più nessuno in grado di assisterli. E’ una struttura del cosiddetto percorso ‘Dopo di noi’ che si trova a Grosseto ed è supportata dall’assessorato al welfare della Regione Toscana. Struttura moderna e accogliente, la casa famiglia realizzata dalla Fondazione Il Sole è suddivisa in due edifici speculari collegati da un ampio portico che dà su un giardino interno. Dotati di camere e ampi spazi comuni, gli edifici sono inseriti all’interno di un parco di 8.000 metri quadrati nel quale sono presenti anche il centro sociale sede della Fondazione Il Sole, un campetto sportivo e un parco giochi. Gestita dalla cooperativa sociale Uscita di Sicurezza, la casa famiglia Il Sole è convenzionata con la Asl 9 di Grosseto, e quindi si tratta di fatto di una struttura pubblica alla quale è possibile accedere attraverso graduatoria, dopo la valutazione fatta dalla competente Unità di valutazione multifunzionale della Asl 9.

«Quello del dopo di noi – spiega il presidente della Fondazione Il Sole, Massimiliano Frascino – è un tema delicatissimo, per le implicazioni emotive e psicologiche, ma anche sotto il profilo della sostenibilità economica dell’assistenza alle persone con disabilità. Le fondazioni come la nostra sono nate proprio su imput delle famiglie per dare una risposta in termini di qualità della vita complessiva”.

La Fondazione ha organizzato un servizio specifico che, avvalendosi dell’apporto dei giovani volontari del Servizio civile, impegna il tempo libero con attività che favoriscono la socializzazione e lo sviluppo di relazioni interpersonali, come andare al cinema o al teatro, uscire in compagnia per una pizza o prendere parte a una festa di piazza. E poi 12 laboratori (il numero varia di anno in anno), che hanno l’obiettivo di sviluppare l’autonomia personale attraverso occasioni di socializzazione, acquisizione di competenze e percorsi educativi che valorizzino le inclinazioni personali.

“Dalla nostra esperienza – ha detto Frascino – abbiamo imparato che le strutture residenziali devono essere diversificate a seconda di chi ospitano, e che non esiste un criterio assoluto per garantire una risposta di qualità: Rsd, casa famiglia, appartamenti protetti, vita autonoma con un’assistenza personale. Ciò che fa la differenza è la disponibilità delle famiglie delle persone non autosufficienti, come nel caso di chi è disabile psichico, a collaborare e costruire soluzioni condivise. Le fondazioni devono conquistare la fiducia dei familiari, e questi devono contribuire con il proprio patrimonio a costruire le condizioni materiali per garantire autonomia e qualità della vita a chi è disabile nel momento in cui la famiglia non potrà più farsene carico, o solo parzialmente. Donare un appartamento alla fondazione, in questo senso, è solo il passo di un percorso che inizia molto prima del momento del distacco definitivo, che comincia con i servizi di accompagnamento generalmente riconducibili al “durante noi”. Nella costruzione di soluzioni per il dopo (e durante) di noi è importante che si stabilisca una relazione virtuosa all’interno di un triangolo ai cui vertici ci sono famiglia, fondazione e istituzioni, ed al cui centro stanno i bisogni reali della persona disabile. Solo da questa collaborazione, e dalla mesa a disposizione delle risorse necessarie, viene fuori la quadratura del cerchio”

I giovani passano più ore su internet che a scuola

da Il Sole 24 Ore

I giovani passano più ore su internet che a scuola

di Francesca Milano

Gli studenti italiani passano più tempo su internet che a scuola:per la precisione, un ragazzo su sei usa il web per più di cinque ore al giorno. A scattare la fotografia dei giovani e dell’utilizzo della Rete è stato il Saver internet center italiano , che ha condotto un sondaggio in collaborazione con Skuola.net.

I risultati
L’indagine, che ha coinvolto 8mila studenti, dimostra che i giovani trascorrono su internet molte ore: in alcuni casi (1/6) il tempo in Rete supera quello quotidiano in classe. Solo in un caso su dieci gli studenti ammettono di usare il web per meno di un’ora al giorno. Navigare non è più solo una questione di pc: il 98% degli intervistati ha uno smartphone con cui si connette a internet. Secondo una ricerca del Dipartimento di Scienze della formazione e Psicologia dell’Università di Firenze il 95% dei giovani ricevono il primo smartphone prima di finire la scuola media, quindi prima dei 13 anni.

L’utilizzo
Internet è fondamentale, secondo gli intervistati, per la scelta di scuola e università da frequentare: nove studenti su dieci si affindano al web per decidere del loro futuro studentesco. Ma nel “mare” di internet di naviga anche per sciogliere dubbi legati al sesso, per giocare e per comunicare con gli amici. Ma proprio la possibilità di comunicare espone i giovani ad alcuni rischi: il 40% delle ragazze intervistate dichiara di aver ricevuto via internet messaggi, proposte o immagini indesiderate. Per i ragazzi, invece, il rischio è quello di di trovarsi coinvolti in siti, gruppi o persone che mettono in atto comportamenti illegali. Secondo i risultati dell’indagine, i più giovani (11-13 anni) vorrebbero più protezione contro adulti malintenzionati mentre i ragazzi tra i 14 e i 16 anni chiedono di essere aiutati contro le prese in giro dei coetanei. Quest’ultima si conferma così la fascia più esposta al cyber-bullismo.

La scuola
Dalle risposte date dagli studenti intervistati emerge la necessità di affrontare i temi legati al web e ai social network a scuola, con l’aiuto degli insegnanti: nel 49% dei casi i giovani dichiarano di non aver mai partecipato a lezioni su queste tematiche, e nel 66% dei casi si dicono interessati a partecipare.

Emilia Romagna: nel 2014 Erasmus record, +30% di iscrizioni a «eTwinning»

da Il Sole 24 Ore

Emilia Romagna: nel 2014 Erasmus record, +30% di iscrizioni a «eTwinning»

di Alessia Tripodi

Pubblicati i dati Indire sul programma Ue: coinvolti oltre 6mila tra studenti e docenti, boom di gemellaggi on line

Erasmus record per studenti e prof dell’Emilia Romagna. Nel 2014 quasi 6mila emiliani sono stati coinvolti in esperienze di studio all’estero, corsi di formazione per docenti e, soprattutto, gemellaggi elettronici tra scuole tramite la piattaforma eTwinning, che ha registrato un aumento delle iscrizioni e dei progetti superiori al 30 per cento. Sono i dati resi noti dal direttore dell’Indire, Flaminio Galli, secondo il quale questi numeri «parlano chiaro e confermano la vocazione europea della regione».

Scuola
Secondo i dati dell’agenzia nazionale Erasmus+ Indire, sono 650 gli insegnanti e gli alunni coinvolti in incontri di progetto e scambi nell’ambito di 20 progetti e attività di collaborazione in partnership internazionali con studenti e docenti di altri paesi d’Europa. Saranno 265 le borse di mobilità per docenti delle scuole della regione a partire nei prossimi mesi (o già partiti all’inizio dell’anno scolastico) grazie alle quali i prof potranno svolgere un corso di formazione o un periodo di codocenza in scuole europee: un dato, sottolinea Indire, che rappresenta il 15% del totale italiano. Sempre in Emilia Romagna, i gemellaggi elettronici tra scuole realizzati attraverso eTwinning confermano il trend di crescita mostrato a livello italiano. Oltre all’aumento nelle registrazioni, con 1.709 insegnanti iscritti (+37% rispetto al 2013) alla piattaforma, si registrano infatti aumenti significativi anche nei progetti didattici, arrivati a 690 (+32%). La piattaforma eTwinning, che adesso consente anche l’attivazione di partnerhisp tra scuole italiane, offre agli insegnanti l’opportunità di connettersi, collaborare e condividere attraverso la più grande comunità europea dedicata all’apprendimento online.

Università
Dall’inizio del programma Erasmus nel 1987 fino a tutto il 2013, gli studenti universitari italiani coinvolti a livello europeo sono stati oltre 300mila. L’anno accademico 2013/2014, l’ultimo censito in modo completo, ha segnato un record per la regione Emilia Romagna, che – dice l’Indire – in quest’ambito è seconda regione italiana (dopo la Lombardia): sono stati infatti 3.015 gli studenti in Erasmus, 2.527 dei quali partiti per studio e 488 per tirocinio in imprese europee.

Renzi lascia a piedi 20 mila prof

da ItaliaOggi

Renzi lascia a piedi 20 mila prof

Verso il dl sulla Buona scuola: il governo punta a svuotare le Gae, per gli altri il concorso. Tanti i precari delle liste di istituto che rischiano il contratto

Alessandra Ricciardi

la decisione, che è innanzitutto politica, ancora non è stata presa, anche perché manca il confronto finale con il premier Matteo Renzi. Ma l’orientamento ai piani alti del ministero dell’istruzione ormai appare chiaro. Le 148 mila assunzioni del decreto legge sulla Buona scuola consentiranno lo svuotamento delle sole graduatorie ad esaurimento.

Sarà questo canale del precariato, così come del resto aveva annunciato lo stesso presidente del consiglio nell’illustrare i punti chiave della riforma della scuola, ad essere esaurito.

Una scelta per nulla indolore, che dovrebbe lasciare senza contratto circa 20 mila docenti ad oggi impiegati dalle graduatorie di istituto per supplenze di durata annuale. Per loro, se il piano sarà confermato, due le vie di uscita di emergenza: il ricollocamento volontario presso le scuole paritarie, nell’ipotesi che chi oggi vi lavora, ed è incluso nelle Gae, propenda per il passaggio alle dipendenze dello stato; il concorso che sarà bandito nel 2015, e che esplicherà i suoi effetti fino al 2018, e che potrebbe prevedere una quota di posti riservati oppure un punteggio aggiuntivo ad hoc per quanti dimostreranno di avere già lavorato per un certo numeri di anni.

Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, sono queste le linee del ragionamento che il Miur sta portando avanti nel corso dei lavori preparatori del decreto legge sulla Buona scuola, atteso al consiglio dei ministri del 27 febbraio, e in vista dell’incontro chiarificatore con il premier, che potrebbe aversi la prossima settimana. E in attesa che dal ministro dell’economia arrivino alcuni riscontri, sul fronte della esatta quantificazione delle coperture. Se quest’anno i docenti destinatari di contratto da graduatorie di istituto da almeno tre anni risultano circa 30mila, si conta che di questi almeno 10 mila continueranno comunque a lavorare perché per la cattedra ricoperta, in generale materie scientifiche, non c’è disponibilità sufficiente di insegnanti nelle graduatorie ad esaurimento. Resterebbero altri 20 mila precari le cui supplenze, con le assunzioni da Gae e la creazione dell’organico funzionale, è il ragionamento, non dovrebbero più essere necessarie.

Un problema sociale e anche economico, visto che rappresentano altrettante indennità di disoccupazione da mettere a carico dello stato.

Esiste anche un piano B: non assorbire tutti i docenti delle Gae in un anno, allungare il piano e includervi anche i precari della seconda fascia delle liste di istituto, rivedendo la legge sul reclutamento. Un piano sulle cui chance di successo ad oggi in pochi sono pronti a scommettere.

Sindacati pronti alla mobilitazione: sulla riforma nessun dialogo

da ItaliaOggi

Sindacati pronti alla mobilitazione: sulla riforma nessun dialogo

Cgil, cisl e Uil protestano il prossimo 17 febbraio. dalla Giannini intanto arriva la convocazione

Carlo Forte

Sindacati sul piede di guerra a causa della chiusura dei canali di comunicazione operata dal governo nei loro confronti. La preclusione di ogni possibilità di dialogo è al centro delle doglianze contenutegià in una lettera inviata il 9 gennaio scorso da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda-Unams al ministro dell’istruzione Stefania Giannini, in questi giorni passata al Pd dopo l’abbandono di Scelta civica, e rimasta senza risposta fino al 6 febbraio, data in cui il ministro ha fatto sapere ai sindacati di essere disposta a riceverli lunedì prossimo.

La convocazione è giunta dopo un’ulteriore nota di protesta da parte di Cgil, Cils e Uil inviata la scorsa settimana. Ma non ha convinto i sindacati a cancellare la manifestazione prevista per il 17 febbraio davanti al ministero dell’istruzione. La richiesta di incontro era stata inoltrata per avviare una discussione sulla Buona Scuola. Al fine «di affrontare in modo chiaro ed esaustivo le materie che attengono al rapporto di lavoro, e che sono di natura contrattuale, e le relative ricadute sul personale«, spiega Francesco Scrima, segretario Cisl scuola, «sia in relazione ai nuovi provvedimenti che il governo si appresta ad attuare che agli effetti derivanti dall’entrata in vigore della legge di stabilità».

Il nodo centrale resta la riduzione degli importi retributivi che il governo intende adottare, rimettendo mano, unilateralmente, alla disciplina degli scatti di anzianità. Nella nota le confederazioni lamentano il fatto che, ad oggi, restano del tutto oscure le modalità con cui si provvederà all’individuazione dei docenti aventi titolo ai benefici economici che dovrebbero sostituire la progressione di anzianità. Benefici anch’essi tutti da precisare nella loro entità. Mentre, ragiona Massimo Di Menna, segretario Uil scuola, appare «invece molto chiaro cosa accadrebbe limitando al 20% rispetto all’attuale il margine di incremento retributivo legato all’anzianità di servizio: i docenti potrebbero subire una perdita secca di circa 8.500 euro». In buona sostanza, dunque, le retribuzioni non solo rimarranno ben al di sotto della media europea, «ma gli ipotetici benefici per merito sarebbero ricavati da pesantissime riduzioni di trattamento per l’insieme della categoria», aggiunge Mimmo Pantaleo, segretario Flc-Cgil. In più, le confederazioni lamentano l’ulteriore rinvio del rinnovo del contratto. Nessuna novità è riscontrabile in tal senso nella direttiva con le priorità politiche del 2015 della Giannini: promuovere gli interventi in materia di edilizia scolastica, ridurre il precariato fra i docenti, portare a sistema la valutazione. Un piano in piena corrispondenza con la Buona scuola, insomma.

Contro il deficit di partecipazione punta il dito anche la Gilda-Unams: «Ci risulta che il Dipartimento Scuola Pd nazionale abbia inviato una lettera ai segretari provinciali e ai responsabili scuola del partito per invitarli a reclutare tra gli iscritti e i simpatizzanti del Pd 1000 persone con il compito di offrire il loro supporto attraverso una community su Facebook», dice il coordinatore Gilda, Rino Di Meglio, «dopo l’insuccesso della consultazione on line, adesso Renzi cerca sponde più sicure giocando in casa».

La Cgil attacca: replicano gli Ifts Confindustria: no, funzionano

da ItaliaOggi

La Cgil attacca: replicano gli Ifts Confindustria: no, funzionano

E la camusso rilancia: biennio unico alle superiori

Emanuela Mucucci

Una buona idea diventata, però, «la riproposizione degli Ifts che si volevano eliminare». Proliferati nel numero, «non rispondono alla situazione produttiva immediata del territorio». Questo il giudizio duro e netto sugli Its, gli istituti tecnici superiori post diploma, di Gianna Fracassi, segretario confederale Cgil, nel corso della tavola rotonda dei giorni scorsi «Scuola lavoro: le chiavi del futuro». Ferma la risposta di Ivanhoe Lo Bello, vicepresidente Education di Confindustria: «Gli Its sono una piccola realtà, ma stanno dando risultati estremamente interessanti in termini occupazionali. Sono un segmento formativo fondamentale, soprattutto in un sistema produttivo manufatturiero come il nostro. Sono in larga parte finanziati dalle aziende e sono tutti fortemente avanzati. Vanno sostenuti e supportati».

Anche la Cgil, tuttavia, sottolinea la necessità di potenziare il sistema degli Its attraverso scelte politiche e nazionali. «L’offerta formativa – osserva il sindacato – deve corrispondere a bisogni verificati e condivisi tra istituzioni e parti sociali, evitando la proliferazione di percorsi dequalificati perché privi di vocazione territoriale».

Its come laboratorio permanente di percorsi formativi per figure strategiche di super-tecnici, promuovendo incroci tra filiere produttive e formative, favorendo il raccordo con la ricerca e la costruzione di reti multiregionali in un sistema europeo. Un sistema quello degli Its che, conclude la Flc-Cgil guidata da Mimmo Pantaleo, «deve essere sostenuto da adeguate politiche di orientamento, misure di diritto allo studio e di accompagnamento alla mobilità territoriale degli studenti».

Per migliorare il rapporto scuola-lavoro la ricetta della Cgil è questa: biennio unitario e orientativo alle superiori e innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni come antidoti alla dispersione scolastica e per innalzare i livelli d’istruzione. Alternanza scuola-lavoro solo nel triennio delle superiori, ma generalizzata comprendendo i licei. Costituzione di un’area unitaria tecnico-professionale per superare l’attuale divisione tra istruzione tecnica e istruzione professionale.

«Occorre una soluzione organica», spiega il segretario generale Susanna Camusso: «Se stiamo per progettare una riforma del sistema d’istruzione, la prima cosa è l’innalzamento, l’obbligo scolastico a 18 anni è un modo per evitare le diseguaglianze sociali nell’istruzione e per cambiare i numeri negativi del Paese».

Ecco i numeri: il 17% di tasso di abbandono scolastico, il 28% di 25-34enni senza diploma di scuola superiore, contro una media Ocse del 17,4% ed europea del 15,7%. Ancora, la disoccupazione giovanile al 42,9% e i Neet al 31,5%.

Precari Ata, uno su cento ce la fa

da ItaliaOggi

Precari Ata, uno su cento ce la fa

Al lumicino le chance di supplenza per i 300mila iscritti . La legge di Stabilità ha ridotto i posti in organico e vietato le supplenze fino a 7 giorni

Nicola Mondelli

Sarebbero in totale trecentomila gli aspiranti a supplenze brevi e saltuarie di assistente amministrativo, assistente tecnico, collaboratore scolastico, guardarobiere, cuoco e infermiere che entro l’8 ottobre 2014 avevano presentato domanda di aggiornamento o di inserimento nelle graduatorie di istituto di terza fascia del personale Ata.

Si tratta delle graduatorie valide per il triennio 2014/2015, 2015/2016 e 2016/2017.

Il loro numero, peraltro assolutamente indicativo, lo si ricava dalla presa visione, appunto, delle graduatorie provvisorie consultabili sui siti degli uffici scolastici territoriali e su quelli degli istituti presenti nelle singole province. Il dato definitivo, che presumibilmente non si discosterà molto da quello ufficioso, lo si potrà tuttavia definire solo dopo la pubblicazione delle graduatorie definitive, pubblicazione che dovrebbe avvenire entro la prossima settimana.

In ogni caso il dato di trecentomila non sorprende più di tanto quanti avevano fatto osservare, fin dal momento della pubblicazione del decreto ministeriale (5 settembre 2014) con il quale si fornivano le disposizioni per l’aggiornamento o l’inseriment nelle graduatorie di istituto di terza fascia, che l’avere consentito a chiunque di presentare la domanda, purché in possesso dei titoli di studio richiesti per ognuna delle figure professionali del personale Ata – non inferiore comunque al diploma di qualifica triennale rilasciato da un istituto professionale – avrebbe indotto migliaia di giovani e meno giovani a presentarla nella speranza di ottenere nel corso del triennio di validità delle graduatorie una supplenza breve o saltuaria.

Una speranza che, alla luce dell’elevatissimo numero di aspiranti e soprattutto delle ulteriori riduzioni di posti in organico (2.020 a decorrere dall’anno scolastico 2015/2016) e del divieto imposto ai dirigente scolastici al conferimento di supplenze brevi di assistente amministrativo nelle scuole con più di tre unità in organico di diritto, di assistente tecnico, di collaboratore scolastico per i primi sette giorni di assenza del titolare, previsti dalla legge 23 dicembre 2014, n. 190 (legge di stabilità 2015), potrà realizzarsi per l’1 o al massimo per il 2 per cento degli inclusi nelle graduatorie di istituto.

Dopo la pubblicazione delle graduatorie definitive, i dirigenti scolastici saranno tenuto a conferire eventuali supplenze utilizzando esclusivamente le nuove graduatorie, ciò comporterà in non pochi casi la risoluzione del contratto stipulato con gli aspiranti inclusi nelle graduatorie in vigore per il triennio 2011/2014, contratti validi fino alla nomina dell’avente diritto incluso nelle nuove graduatorie.

Le prove Invalsi? Avviliscono gli esami e il ruolo dei prof, per colpa di esperti chiusi nel guscio

da La Tecnica della Scuola

Le prove Invalsi? Avviliscono gli esami e il ruolo dei prof, per colpa di esperti chiusi nel guscio

Dura requisitoria del professor Giorgio Israel, matematico dell’Università “La Sapienza”: chi opera per l’ente agisce con una visione così autoreferenziale da interagire solo con interlocutori “addomesticati”. Non ho nulla contro le prove, ma inserendole in terza media si arriva a “conturbare l’esito dell’esame” e, ancora peggio, “a stimolare insegnanti e studenti a studiare una nuova materia”. Il rischio è voler sostituire pian piano “la funzione valutativa dell’insegnante”, invece “assolutamente inespugnabile”

L’operato dell’Invalsi? È da bocciare, perché “i suoi esperti agiscono su una base di una visione così autoreferenziale”, al punto di “essere chiusa a qualsiasi confronto propriamente detto” o al massimo disposta ad interagire solo con interlocutori “addomesticati”. A sostenerlo è il professor Giorgio Israel, matematico dell’Università “La Sapienza” di Roma, con un intervento on line dal titolo “Sono utili le prove invalsi?”, realizzato in corrispondenza del convegno “In classe ho un bambino che … “, organizzato dalla casa editrice “Giunti Scuola” svolto a Firenze il 6 e 7 febbraio 2015.

Non potendo partecipare direttamente, per un malessere fisico, Israel ha fatto conoscere il suo pensiero via web, attraverso un video reso pubblico dalla Gilda degli Insegnanti.

“Non ho nulla a priori contro l’Invalsi o le prove Invalsi”, né tantomeno contro la valutazione, spiega l’accademico: “ma davvero si vuole far credere che la valutazione sia una scoperta dei nostri giorni? Sarebbe una dimostrazione di ignoranza o malafede davvero sconcertante”. “Come se fino adesso fosse tutto stato legato all’arbitrio”, ha detto ancora il docente universitario.

Israel, inoltre, negli anni ha prodotto una lunga lista “di test criticabili” e dai “contenuti significativi su cosa non si dovrebbe fare: ma non ho mai ricevuto alcuna risposta”. Per poi chiedere ironicamente: “cosa volete che si possa discutere in queste condizioni? La speranza è che” finalmente “spalanchino le finestre: questo modo di procedere è il massimo dell’arbitrio”.

Il punto è che “se la funzione” dell’Invalsi “è quella di sostituirsi pian piano alla funzione valutativa dell’insegnante”, invece “assolutamente inespugnabile”, allora “non ci siamo proprio. Penso all’inserimento della prova nell’esame di terza media: non c’è bisogno di essere un grande epistemologo per capire che” con questa prova si arriva a “conturbare l’esito dell’esame” e, ancora peggio, a “stimolare insegnanti e studenti a studiare una nuova materia: i test”.

 

Per visionare l’intero intervento on line del professor Israel cliccare qui.

Iscrizioni on line, domenica 15 ultimo giorno: famiglie assistite anche nel week end

da La Tecnica della Scuola

Iscrizioni on line, domenica 15 ultimo giorno: famiglie assistite anche nel week end

A comunicarlo è il Miur, che ha deciso di tenere attivo il servizio di assistenza telefonica (06 58494025) anche sabato e domenica prossimi dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00. Le domande inoltrate sono oltre 1,2 milioni, il 78% di quelle attese. Alle superiori però uno su tre deciderà al fotofinish.

Domenica 15 febbraio è l’ultimo giorno per le iscrizioni on line alle classi prime di scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado: per l’occasione il servizio di assistenza telefonica del Miur resterà eccezionalmente aperto anche sabato e domenica.

“Per assistere al meglio i cittadini che effettueranno la procedura nei prossimi giorni – scrivono da Viale Trastevere – , il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha deciso di tenere attivo il servizio di assistenza telefonica dedicato alle iscrizioni (06 58494025) anche sabato e domenica prossimi dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00. Le domande inoltrate, ad oggi, sono oltre 1,2 milioni, il 78% di quelle attese”.

Gli ultimi dati sulle iscrizioni indicano che la grande maggioranza dei nuovi alunni alla primaria e alle medie ha preso la sua decisione sulla scuola che frequenterà il prossimo anno: “è già arrivato alle scuole oltre l’84% delle domande previste per la primaria, l’85% di quelle della secondaria di primo grado”. Solo due studenti su tre hanno invece effettuato l’iscrizione per il primo anno di scuola superiore: siamo al “65% di quelle attese per le superiori”, dicono sempre dal Miur. Ciò significa che, approssimativamente, circa 200mila alunni oggi frequentanti la terza media decideranno al fotofinish.

Esiste invidia professionale tra gli insegnanti?

da La Tecnica della Scuola

Esiste invidia professionale tra gli insegnanti?

La scuola italiana è pregna di situazioni conflittuali, infatti, esistono conflitti tra i docenti del Sud e quelli del Nord, tra insegnanti giovani e quelli più vecchi.

Ce ne sono tra i docenti di ruolo e precari, tra quelli che si sono spostati dalle loro case, facendo il più delle volte grandi sacrifici, e quelli che insegnano a due passi dalla casa in cui sono cresciuti.

Come in ogni professione, anche in quella dell’insegnamento, ci sono persone che riescono meglio nel loro operare in classe e persone che dovrebbero fare altro nella vita. In queste differenze spesso si annida l’invidia, un sentimento antico come il mondo e certamente universale, che riguarda a detta di molti la quasi totalità degli insegnanti, a livelli diversi di intensità e di consapevolezza.

A tal proposito in un articolo del Corriere della Sera dal titolo “Ecco i sette peccati capitali dell’insegnante” sull’invidia professionale si scrive così: “L’invidia amareggia l’esistenza. Non è tanto il voler avere ciò che l’altro possiede in talenti e qualità, è l’odio per quello che l’altra persona ha oppure rappresenta.

L’insegnante che invidia il collega carismatico, ricco di passione e ingegno, amato dagli studenti e dagli altri colleghi, che fa le cose non per gli incentivi del fondo d’istituto ma per piacere, non si accontenta di rodersi dentro, ma semina calunnia, desidera distruggere i pregi dell’altro.

L’invidia si alimenta di risentimento. Si insinua nella pretesa che ciascuno ha di valere qualcosa a sé stesso e agli occhi degli altri. L’insegnante invidioso sminuisce i successi altrui e li attribuisce alla fortuna o al caso o sostiene che siano frutto di ingiustizia.

La professionalità e l’entusiasmo altrui sono fonte di personale frustrazioni”.

Rsu: confermata l’eleggibilità del personale a tempo determinato

da La Tecnica della Scuola

Rsu: confermata l’eleggibilità del personale a tempo determinato

Sottoscritto definitivamente all’Aran il CCNQ per le modifiche all’ACQ per la costituzione delle Rsu

In data 9 febbraio 2015 è stato sottoscritto definitivamente il Contratto collettivo nazionale quadro con il quale si interviene sull’elettorato attivo e passivo delle RSU.

In particolare, l’articolo 3 (Elettorato attivo e passivo) – Parte II – dell’Accordo collettivo quadro per la costituzione delle RSU per il personale dei comparti delle pubbliche amministrazioni e per la definizione del relativo regolamento elettorale del 7 agosto 1998, come modificato dall’ACQ 24 settembre 2007,  è sostituito dal seguente:

“1. Hanno diritto a votare (elettorato attivo) tutti i lavoratori dipendenti con rapporto di lavoro a tempo indeterminato e determinato in forza nell’amministrazione alla data delle votazioni, ivi compresi quelli provenienti da altre amministrazioni che vi prestano servizio in posizione di comando e fuori ruolo.

2. Ai fini della definizione degli adempimenti relativi delle procedure elettorali, ivi  compreso il calcolo dei componenti della RSU, si tiene conto soltanto dei dipendenti con rapporto di lavoro a tempo indeterminato e determinato in forza nell’amministrazione alla data di inizio della procedura elettorale (annuncio).

3. Sono eleggibili (elettorato passivo) i lavoratori che, candidati nelle liste di cui all’art. 4, siano dipendenti con contratto di lavoro a tempo indeterminato in servizio alla data di inizio delle procedure elettorali (annuncio), sia a tempo pieno che parziale.

4. Fatto salvo quanto previsto al comma 5, nei comparti di contrattazione sono, altresì, eleggibili i dipendenti a tempo determinato, in servizio alla data di inizio della procedura elettorale (annuncio), il cui contratto a termine, al fine di garantire la stabilità della RSU, abbia una durata complessiva di almeno 12 mesi dalla data di costituzione della stessa

5. Nei comparti Scuola ed AFAM sono, altresì, eleggibili i dipendenti con rapporto di lavoro a tempo determinato cui sia stato conferito un incarico annuale fino al termine dell’anno scolastico/accademico o fino al termine delle attività didattiche.”

In merito alla durata e sostituzione nell’incarico, il CCNQ prevede che i componenti della RSU restino in carica per tre anni, al termine dei quali decadono automaticamente con esclusione della prorogabilità.

In tutti i casi di dimissioni o decadenza di uno dei componenti, lo stesso sarà sostituito dal primo dei non eletti appartenente alla medesima lista.

Le dimissioni devono essere formulate per iscritto alla RSU. Quest’ultima ne dà comunicazione al servizio di gestione del personale e, mediante affissione all’albo, ai lavoratori. Tale comunicazione deve contenere anche il nominativo del subentrante o la dichiarazione di decadenza dell’intera RSU, nei casi previsti dalle disposizioni contrattuali vigenti.

Pensioni: entro il 2 marzo le domande di cessazione per la “sesta salvaguardia”

da La Tecnica della Scuola

Pensioni: entro il 2 marzo le domande di cessazione per la “sesta salvaguardia”

Interessati i lavoratori che hanno ricevuto comunicazione dall’Inps di essere rientrati tra i beneficiari per andare in pensione con i requisiti previgenti la riforma Fornero, se nel 2011 erano in congedo o permesso per l’assistenza di un parente o affine disabile grave

La c.d. Sesta salvaguardia prevista dalla legge 10 ottobre 2014, n. 147 consente di accedere al trattamento pensionistico con i requisiti vigenti prima dell’entrata in vigore del D.L. 201/2011, convertito con modificazioni dalla L. 214/2011 (riforma Fornero), per i lavoratori che nel corso del 2011 abbiano fruito di un congedo ai sensi dell’articolo 42, comma 5, del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, o di permessi ai sensi dell’articolo 33, comma 3, della legge 5  febbraio 1992, n. 104.

I soggetti che abbiano ricevuto comunicazione dall’Inps di essere rientrati tra i beneficiari della suddetta Sesta salvaguardia possono presentare domanda di cessazione in modalità cartacea utilizzando il modello allegato alla Nota prot. n. 4441 del 9 febbraio 2015 entro il 2 marzo 2015.

Gli uffici scolastici provinciali e le segreterie scolastiche devono pertanto procedere, con urgenza, a convalidare le cessazioni al Sidi.