AUSILI E TECNOLOGIE PER LE PERSONE CON DISABILITA’

http://www.centriausili.it/glic/default.asp?az=vwp&IdPag=22&IdCat=3
Il Corso universitario online sulle tecnologie assistive

‘AUSILI E TECNOLOGIE PER LE PERSONE CON DISABILITA” realizzato da – GLIC (rete italiana dei Centri di Consulenza sulle tecnologie assistive avanzate) – UNITELMA SAPIENZA (Università Telematica La Sapienza)

promosso e realizzato da
GLIC (rete italiana dei Centri di Consulenza sulle tecnologie assistive avanzate)
UNITELMA SAPIENZA (Università Telematica La Sapienza)
in collaborazione con
CNOAS (consiglio nazionale ordine assistenti sociali)

RIVOLTO A:
tutti coloro che sono coinvolti in percorsi di autonomia delle persone in situazione di disabilità, nei diversi ambiti di vita: domicilio, cura di sé, mobilità, comunicazione, lavoro, studio, domotica, ecc.

CONTENUTI
• panoramica aggiornata sulle tecnologie assistive
• criteri metodologici per proposta e uso delle  tecnologie assistive
• normative di riferimento.

RICONOSCIMENTI E CREDITI
• crediti formativi universitari CFU
• crediti professionali

DOCENTI
esperti di tecnologie assistive, dei Centri Ausili o Ausilioteche presenti sul territorio nazionale.

COMITATO SCIENTIFICO
• ing. Claudio Bitelli Ausilioteca AIAS Bologna – Area ausili Corte Roncati Az. USL di Bologna
• dott. Massimo Guerreschi Centro Ausili IRCCS “E. Medea”  – Ass. La Nostra Famiglia di Bosisio Parini
• ing. Silvio Pagliara Centro per l’Autonomia Ausilioteca Campana Onlus di Napoli
• ing. Alfredo Rossi Centro Auslli Tecnologici ASL 8 di Arezzo.

PROGRAMMA

A SEZIONE INTRODUTTIVA
• definizione di tecnologie assistive, accessibilità; ausili come fattori contestuali (ICF),

B ACCESSIBILITÀ, MOBILITÀ
• Barriere verticali e percorsi
• Ausili e strategie ambientali per disabilità sensoriali
• Strategie ambientali per la persona anziana
• Adattamento della casa per l’autonomia personale
• Ausili per la vita quotidiana
• Ausili per l’assistenza e la prevenzione
• Ausili per la mobilità autonoma: passeggini, sistemi di postura, carrozzine manuali, elettroniche,
• Adattamento degli autoveicoli

C AUSILI TECNOLOGICI
• Accessibilità ai dispositivi tecnologici in relazione alle diverse disabilità e alla non autosufficienza delle persone anziane: principali criticità e punti di attenzione
• Soluzioni per rendere accessibili i computer, tablet e smartphone
• Tecnologie per disabilità sensoriali
• Ausili semplici per la comunicazione interpersonale;  comunicatori hi-tech, puntamento oculare, tele – comunicazione
• Ausili per controllare l’ambiente: telefonia, controllo elettrodomestici, motorizzazioni
• Soluzioni per la domotica e la sicurezza
• Soluzioni hardware e software per l’attività e partecipazione nella scuola; ausili per gli apprendimenti; software e soluzioni per Disturbi specifici di apprendimento
• Ausili e adattamenti ambientali per il posto di lavoro
• Soluzioni per l’ergonomia e la postura

D ASPETTI METODOLOGICI

• Il percorso-ausili dalla lettura del bisogno alla scelta della soluzione
• Gli attori, i contesti e le risorse informative: chi fa cosa e come
• Le risorse di competenza: i Centri ausili, struttura dei Centri, compiti, la rete
• Gli outcome della proposta di ausili: come si misurano; come si documentano

E NORMATIVA
• Normative nazionali su ausili nei diversi ambiti: sanità, scuola, lavoro, sociale
• Convenzione ONU,
• Normativa nazionale su accessibilità e mobilità
• Integrazioni e agevolazioni fiscali a livello nazionale
• Detrazioni e deduzioni fiscali

Conoscere, riconoscere e trattare i disturbi del comportamento alimentare

Seminario
CONOSCERE, RICONOSCERE E TRATTARE
I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE

Durata e sede del corso
27 – 28 febbraio 2015
Formazione in presenza (Trento, Centro Studi Erickson)

Presentazione
I disturbi del comportamento alimentare hanno assunto, negli ultimi decenni, un rilievo clinico e sociale di notevoli dimensioni, con uno spiccato e preoccupante aumento della loro incidenza, soprattutto tra i più giovani. Questo tema suscita grande interesse per i giornali, per i media e per la società, che viene sempre più dipinta come un mondo pieno di ragazze e ragazzi insoddisfatti della loro forma corporea, alla ricerca di “corpi perfetti”.

Obiettivi
Il corso ha lo scopo di fornire gli strumenti teorico-pratici per conoscere e riconoscere le caratteristiche e le diverse tipologie dei disturbi del comportamento alimentare. Verranno inoltre fornite tutte le informazioni necessarie all’identificazione e alla prevenzione dei fattori di rischio correlati a stili di vita e comportamenti alimentari scorretti.

Destinatari
Il corso è rivolto a dietisti, educatori, psicologi e a tutte le altre figure professionali interessate a questa tematica.

Docenti
Luana Ochner (Dietista, Libero professionista, Bolzano)
Antonella Tesone (Medico specialista in Scienza dell’Alimentazione, Libero professionista, Bolzano)
Elisa Ravalli (Psicologa, Libero professionista, Bolzano)

Iscrizioni
Il costo del corso è di € 268,40 (IVA inclusa)

Veneto: aziende in crisi salvate dai disabili

Aziende in crisi salvate da cooperative. Un fenomeno in ascesa in tutta Italia, e soprattutto in Veneto (come ha documentato vita.it – vedi sotto), da dove arriva una notizia che spinge ancora più in là questo fenomeno: a Asolo (Treviso) un calzaturificio destinato alla chiusura è stato rilevato da una cooperativa sociale che impiega disabili. L’impresa è riuscita alla Cooperativa N.O.I. Nuovi Orizzonti Informatici di Castelfranco Veneto, che ha assunto cinque persone e recuperato la produzione del calzaturificio Cima 12 con la creazione della Cooperativa Venethica, destinata a dare una svolta nell’artigianato del settore. Venethica, il cui motto recita “cammina e non calpesta”, lancia un messaggio chiaro sulle sue intenzioni: dimostrare che si può fare impresa nel rispetto dei valori etici.

L’esordio è avvenuto con una linea di scarpe da trekking Cima12 (la vetta più elevata della Provincia di Vicenza), ideale per le passeggiate nel territorio montagnoso-collinare, prodotte secondo le tradizionali regole manifatturiere, con standard di alta qualità. «Acquistare le scarpe Cima12 prodotte dalla Cooperativa Venethica», afferma il Presidente della Cooperativa N.O.I. Fabio Panizzon, «significa favorire il mantenimento dei posti di lavoro qui, dare valore alle risorse sul nostro territorio. Venethica, inoltre, è una cooperativa sociale onlus nata per proteggere e valorizzare la capacità e la conoscenza del “saper fare”, il “know how” tramandato di generazione in generazione, patrimonio della nostra stessa cultura». In passato la cooperativa aveva già effettuato un’operazione analoga, “salvando” un pastificio.

La Cooperativa N.O.I., nota per favorire da sempre l’integrazione sociale di persone “svantaggiate”, in collaborazione con Davide Dal Bello ex titolare di Cima 12, ha favorito così la tutela su più fronti: dell’artigianato locale, della ricchezza dal e sul territorio e dell’inserimento lavorativo di uomini e donne in difficoltà. Un passo in avanti verso un progresso comunque etico. N.O.I., nata nel 2000 grazie a un finanziamento europeo, è una coop sociale di tipo B di nuova concezione: crea infatti opportunità di inserimento lavorativo mirate alle persone “svantaggiate”, affette da malattie fisiche, sensoriali o organiche anche altamente invalidanti, a chi necessita di orari di lavoro personalizzati, a chi non trova lavoro a ridosso della pensione.

E se ritornassimo a Cartesio?

E se ritornassimo a Cartesio?
Per una metafora della didattica del dubbio  

di Mariacristina Grazioli

 

 

Tra le mille ipotesi, una cosa è certa: la società di oggi – così come la viviamo, la pensiamo o anche solo la ipotizziamo – ci introduce nell’area del “se”, del “ma”, del “forse”.

E’ il probabile il luogo più certo della vita.

La liquidità di Baumann e la trasparenza di Vattimo sono ancora ben radicate e non certo superate.

Il dubbio alberga nelle anse più solide di ogni strato sociale e nelle pieghe private delle menti, siano esse giovani ed agili che adulte, ben consapevoli ma un poco attardate.

Occorre che il dubbio e il metodo dell’errore consapevole non rimangono sul precipizio dello spaesamento.

Partiamo allora da una certezza, quasi un assioma.
Partiamo da lontano, anzi lontanissimo: partiamo da Cartesio.

 

E come diceva Cartesio: se l’unica cosa certa è il dubbio, dunque…

 

 

Lesperienza filosofica del pensiero: il valore del dubbio

Cogito ego sum, o meglio esisto perché penso.

Come dice Cartesio, agire attraverso il pensiero equivale ad assumere il metodo (mathesis) che non può che coincidere con il dubbio. In effetti laddove la mente umana si realizza nella scienza (cartesiana), e si occupa solo di oggetti che conosce perfettamente, tendenzialmente esclude tutto ciò che è dubitabile.

Attraverso un attento procedimento di analisi dell’evidenza, di sintesi e di enumerazione, l’intuito e la deduzione aprono le frontiere al pensare.

La conoscenza e gli oggetti del sapere sono sottoposti insindacabilmente al test del dubbio: è attraverso una radicalizzazione del concetto di Indubitabile e di Vero che il nostro Cartesio fissa il procedere della “meta-fisica”.

Nel pensiero cartesiano il dubbio crea: il dubbio determina l’IO pensante.

Si tratta allora di un dubbio metodico e antiscettico, capace di costruire conoscenza; anzi pare proprio l’unico metodo possibile per procedere alla conquista della verità.

La conoscenza è un atto dinamico e dipende dalle nostre idee che sono la facoltà di pensare a qualcosa, attraverso passaggi graduali. Leibniz identifica in conoscenza oscura ciò che non pare sufficiente a far riconoscere la cosa rappresentata; chiara ma confusa ciò che non è sufficiente a far riconoscere le caratteristiche che distinguono una cosa rispetto alle altre simili. Sarà solo la conoscenza chiara e distinta l’area di massima espressione del pensiero.

Nel Trattato sull’emendazione dell’intelletto, Spinoza descrive tre generi di conoscenza con cui noi percepiamo le cose e forniamo nozioni universali quali immaginazione, ragione e scienza intuitiva.

Tre autori del razionalismo ante litteram, tutti da riscoprire in un mondo dove le competenze e le conoscenze sono da rifondare, alla luce del nuovo linguaggio digitale e in relazione agli orizzonti socio-culturali post moderni.

Sembra propio che il processo di conoscenza sia tutt’altro che immediato, tutt’altro che stabile, ben diverso dal concetto di apprendimento per assimilazione mnemonico e di acculturazione per sedimentazione…

Siamo agli albori delle ricerche metafisiche sulla mente, nella piena ricerca speculativa del concetto di pensiero e ragione. Il desidero di scoperta e di senso del razionalismo metafisico ha riscoperto l’evidenza del mondo.

Oggi, un nuovo desiderio di scoperta avanza: il funzionamento delle mente ora domina la scena culturale e scientifica.

Ma è l’esercizio del dubbio di cartesiana memoria che ci invita al cogito e dunque alla prudenza…

 

Le attività didattiche e le neuroscienze

Non vi qui è la necessità di fare un trattato di analisi di matrice neuroscientifica, ma è certo che le nuove frontiere della ricerca hanno dato interessanti sviluppi alla nuova concezione sulle capacità di apprendimento, anche in contesti formali quali la scuola.

Il tema della didattica inefficace è al centro di dibattiti di ricerca sempre più estesi e si esprime in un fenomeno che fa discutere anche l’opinione pubblica, se pensiamo alla spesa nazionale pro capite che sostiene la Repubblica per l’Istruzione nazionale e i risultati deludenti delle performance degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, ben conclamati nei numeri dell’abbandono scolastico.

Non è infatti un mistero che la scienza dell’apprendimento e dell’insegnamento sia intrisa di falsi miti. E’ proprio questa è l’area di analisi di Paul Howard Jones che ha esplorato le credenze e le certezze dei docenti in ambito neuroscientifico.

In uno dei suoi ultimi lavori sostiene che i pregiudizi culturali e la confusione linguistica che proliferano tra i neuoscienziati e gli esperti dell’educazione non fanno certo bene al potenziale dell’apprendimento delle persone.

Molti insegnanti basano le loro tecniche didattiche ed educative su false credenze, non supportate da basi scientifiche; anche le loro competenze sulle modalità di funzionamento della mente e del cervello – in quanto organo – risultano non tempre adeguate.

E’ stupefacente vedere come chi deve pilotare una macchina non ne conosca la struttura del motore, e sono ancora più stupefacenti le resistenze alle necessarie attività professionali di formazione ed aggiornamento – che sarebbero assai utili a conoscere le condizioni neuro-scientifiche – per avere un approccio corretto alla costruzione di un attività didattica significativa.

L’auspicio è quello di una sempre maggiore e più stretta collaborazione tra le neuroscienze (che devono imparare a sfatare i cosiddetti neuromiti) e il mondo dell’educazione. A partire dalla costruzione di campi di ricerca comuni e di comuni linguaggi, ricerca scienza ed educazione devono imparare a cooperare, a tutto a vantaggio della didattica di aula e al fine di promuove lo sviluppo delle capacità cognitive attraverso il pensiero e – conseguentemente – il pensiero attraverso la conoscenza.

 

Strumenti per pensare

L’apprendimento senza pensiero è mero esercizio mnemonico. Dunque occorre pensare o quantomeno avere il coraggio di voler pensare. In effetti pensare costa fatica, pensare è difficile.

“Pensare a certi problemi è così difficile che il solo pensiero di pensare a quei problemi può fare venire il mal di testa”.

Sono parole del filosofo Daniel Dennett che non nasconde la sua personale apprensione per lo strumento principe delle sue attività, ma non cede alla tentazione dell’abbandono al conformismo e lascia tanti piccoli sassi nello stagno della conoscenza: ecco che nascono i suoi magnifici e singolari “strumenti per pensare”. Certo non si tratta di un ricettario di idee e risposte, ma invero di una sfida al conformismo in cui spesso il ragionamento si accomoda supinamente.

Tra gli “strumenti” di Dennett (strumenti per pensare al significato, per pensare all’evoluzione, alla coscienza e al libero arbitrio) sono assai stimolanti le modalità per accendere la mente e per liberare le energie di un apprendimento innovato, dove l’errore è già parte della conoscenza stessa.

Errore e dubbio come metafora del pensiero; l’errore è in fondo la chiave più giusta per fare progressi…

L’uomo di cultura ha un compito: seminare dubbi e non raccogliere certezze. Norberto Bobbio auspica un modello di neo-umanesimo che si rifà all’idea del divenire e che relega il pensiero unico tra le armi antidemocratiche.

L’invito allora è quello di dare maggior attenzione ad una didattica caratterizzata dal ricorso al valore dell’errore, basata

sull’esperienza ragionata, fondata sul dubbio razionale. Per certi versi siamo in pieno accordo con le migliori esperienze della didattica della ricerca, ma l’auspicio è di andare oltre.

 

Le 5 intelligenze, e forse qualcuna in più…

Intelligenza disciplinare, intelligenza sintetica, intelligenza creativa, intelligenza rispettosa, intelligenza etica: ecco le cinque chiavi di H. Gardner per accedere al futuro incerto.

Non si fa mistero – nel pensiero sotteso al testo – che le nuove forme di apprendimento richiesto dallo straordinario e vorticoso processo evolutivo della società attuale non possano prescindere da nuovi modi di pensare, sia a scuola che sul lavoro, nella vita privata, così come nella vita pubblica.

Pare quindi assodato che il dubbio rappresenti lo strumento per eccellenza delle capacità del pensiero dell’uomo, tanto da creare un’area che supera l’intelletto e porta all’intelligenza, intesa come massima forma di adattamento all’ambiente, tanto per citare il mai banale Piaget.

Il contesto scolastico, dove gli apprendimenti sono organizzati con forma e metodo costante, deve sapere sviluppare una didattica del dubbio. Dubbio come cogito cartesiano: dubito dunque penso e se penso sono…

L’esperienza didattica deve pertanto assumere i connotati della formazione life long learning che massimizza l’esposizione ai modelli formativi, indipendentemente dai contesti scolastici di riferimento. Attraverso il superamento del modello lineare e cumulativo di acquisizione nozionistica, il nuovo uomo del terzo millennio adatta le sue competenze metacognitive alla luce dei “nodi di competenze diverse e interscambiabili”, tra le “reti delle conoscenze”, nelle “relazioni tra apprendimenti disciplinari e multidisciliplinari”.

Inevitabile pensare che la complessa sfida per la conquista del sapere sarà garantita dal metodo del dubbio.

 

Il dubbio nellera digitale

L’era digitale ha diffuso un sottile entusiasmo tra vecchi e nuovi adepti dei sistemi tecnologici.

Il New Millennium Learning però ci consegna un quadro piuttosto sconcertante: le tecnologie digitali modificano i comportamenti sociali e cognitivi e nascono nuovi abitanti del sapere, chiamati nativi digitali. Non è una idea vaga, ma una ipotesi fondata da analisi comparate e sostenute da vari campi di ricerca.

Da questi studi emerge che – incredibilmente – l’uso a scuola delle tecnologie digitali non è così rilevante come quello dei contesti familiari e sociali.

L’utilizzo delle tecnologie digitali nei nostri Istituti (sia quelli italiani che quelli degli scenari internazionali più avanzati) è limitato ai docenti “immigranti digitali” più preparati (e il dato a volte è sconfortante), ma il setting di esperienze educative dei ragazzi non coincide del tutto con il mondo digitale, poiché la scuola sa offrire ancora contesti alternativi.

E ciò è un bene, anche se da qualche pulpito questo è un indice di arretratezza…

I nativi vivono in un mondo dove il “virtuale” è una manifestazione del “reale”.

Essi ”crescono, apprendono, comunicano, socializzano all’interno di questo nuovo ecosistema mediale, vivono nei media digitali, non li utilizzano semplicemente come strumenti di produttività individuale e di svago, sono in simbiosi con loro”.

Se questo è il quadro, la capacità di pensare è condizionata dalle nuove forme digitali, dai codici e dai generi del multimediale.

I nativi hanno un approccio pragmatico alla cognizione: essi sperimentano naturalmente la pedagogia dell’errore.

L’apprendimento per successive approssimazioni, secondo la logica abduttiva di Peirce, allontana i nativi dal pensiero aristotelico, ma anche da quello galileiano. In effetti il modello di acquisizione per ricerca e per pratiche – tipico dei nativi – prevede una scarsa valorizzazione dell’errore in senso cognitivo: l’errore fa cambiare strada repentinamente per ottenere il risultato sperato, ma non fa pensare con la lentezza necessaria a ponderare e a sedimentare.

In ogni caso, il nuovo approccio alle conoscenze attraverso la cultura partecipativa tipica del learning by doing e del learning by experience, unitamente all’interazione transmediale dei contesti digitali, impone all’istituzione scuola un ripensamento delle didattiche, necessariamente adattate alle indiscutibili richieste di apprendimento dei nativi.

Ecco allora che il “pensiero” cartesiano fa necessariamente capolino, onde evitare che l’epoca nuova possa approssimare la massima da “cogito ergo sum” a “digito ergo sum”.

Il dubbio nell’era digitale ha dunque a che fare con la pazienza e l’attesa e la frustrazione che ne può conseguire. Si costruirà conoscenza e sapere solo arginando l’onnivoro multitasking digitale con il più sapiente e lento cogito.

 

La metafora della nuova didattica: il relativismo buono

Raymond Boudon traccia le linee del relativismo cognitivo sintetizzandolo in “un punto di vista sulla conoscenza”.

Tra il pensiero degli scienziati, e quello dell’uomo comune con cultura ed istruzione (ma anche dell’uomo senza istruzione) non vi è differenza: semmai la differenza è di grado, ma non di natura.

Tutti sono in grado di ragionare poiché non esiste un ragionamento pre-logico o primitivo. Esiste un concetto di razionalità non di tipo esclusivamente strumentale: una versione cognitiva secondo cui le persone hanno come obiettivo la ricerca del vero, non dell’utile e lo raggiungono attraverso un ragionamento soggettivo.

Il concetto che ci suggerisce l’autore è permettere all’individuo di sviluppare il ragionamento che gli è proprio in contesti differenti, sia sociali che mentali, imparando ad analizzare bene “l’apparente caos del divenire”.

In conclusione l’auspicio che l’individuo sia preparato al domani, comporta una profonda responsabilità didattica dell’agire quotidiano di coloro che sono deputati a curare lo sviluppo del massimo potenziale dei nostri alunni. In altri termini ”da questo dipende la comprensione dell’Altro, del mondo, del divenire storico, così come l’approfondimento della democrazia e l’accantonamento del relativismo cattivo”.

Si deve passare dal fascino della comunicazione, allattrattiva della razionalità”: il cogito e l’esercizio del dubbio ritornano prepotentemente tra gli strumenti indispensabili del nostro futuro.

 

La sintesi dei pensieri di questo piccolo sunto non vuole rivelare certezze, semmai vorrebbe prospettare uno scenario educativo da esplorare nel prossimo futuro.

Ecco allora il valore del dubbio e il senso della metafora di un didattica del pensiero che dubita e si scopre come metodo fondante dell’agire umano: un buon regalo per l’avvenire radioso dei nostri diciottenni a caccia di verità, in un mondo di probabili certezze…

Programmazione di interventi didattico-educativi specifici e valutazione formativa per la riuscita scolastica degli alunni stranieri

Programmazione di interventi didattico-educativi specifici e valutazione formativa per la riuscita scolastica degli alunni stranieri. Il binomio forte da rivisitare

di Domenico Sarracino

Abstract

Nonostante il cammino compiuto in tema di inte(g)razione, inclusione e successo scolastico di tutti gli alunni, sono ancora presenti alcune pesanti criticità. La Programmazione didattico-educativa e la Valutazione formativa sono un binomio di grande portata, che contiene gli strumenti operativi per attuare l’individualizzazione-personalizzazione dei percorsi scolastici curvati sui bisogni dei singoli alunni. È tempo che si torni a riflettere su questi strumenti, rivisitandone lo stato di salute, per rilevare le condizioni di un loro potenziamento in rapporto agli sviluppi in corso ed evitare il rischio che si riducano a tecnicalità e routine, prive della necessaria tensione alla ricerca che non deve mai fermarsi. Occorre anche rivisitare impegno e condizioni operative in particolare dei docenti e dirigenti, ma anche dei Consigli di classe, come insostituibili strumenti di cerniera e raccordo. E ciò anche alla luce della recente direttiva sui Bisogni Educativi Speciali (BES) e degli ostacoli, soggettivi e oggettivi, che una fase difficile della storia della scuola fa emergere. Occorre lavorare con rinnovato slancio e più affinati strumenti per il successo scolastico di tutti gli allievi e, più in generale, per costruire la cittadinanza interculturale e una nuova e più ampia coesione sociale.

Università 2.0: gli atenei comunicano con i nativi digitali

Presentati i primi risultati dell’Osservatorio sulla comunicazione web delle università italiane istituito dal Censis

Università 2.0: gli atenei comunicano con i nativi digitali

Sempre più attivi su Facebook e Twitter. I commenti delle social community sono prevalentemente positivi (71%). E il 65% degli atenei ha anche una web radio

Roma, 6 febbraio 2015 – Dall’analisi dei siti web di 74 atenei italiani (58 statali e 16 non statali) emerge una spinta all’innovazione dei servizi online e una maggiore attenzione all’interazione con un’utenza sempre più composta da nativi digitali. In gran parte dei siti sono presenti motori di ricerca multilingue (l’83,8% fornisce informazioni in una o due lingue straniere). Il 40,5% dispone di un’app per garantire la navigazione agli utenti che si collegano con dispositivi mobili. Il 35,2% dei siti è stato progettato con tecniche di responsive design (i contenuti sono adattabili graficamente ai diversi device utilizzati dagli utenti: computer con diverse risoluzioni, tablet, smartphone). Oltre la metà delle università fornisce entro un giorno un riscontro alle richieste inoltrate attraverso gli indirizzi e-mail presenti sulle loro pagine web, i forum e le bacheche su Facebook e Twitter. Ed è significativa anche la presenza di canali informativi degli atenei con un’attività redazionale strutturata: il 64,9% dei siti dispone di una propria web radio e il 63,5% di un proprio magazine online. È invece ancora minoritaria l’attivazione di e-shop per la vendita di prodotti merchandising: ne è dotato solo il 20,3% degli atenei.
Il mondo dell’istruzione, e in particolare quello della formazione superiore, è impegnato ogni giorno di più anche nella diffusione di informazioni e contenuti sui social network. La ricognizione sugli account Facebook e Twitter di 30 atenei italiani effettuata durante il mese di dicembre 2014 ha prodotto 2.420 contenuti. Di questi, 1.974 sono post e tweet generati dagli atenei stessi, 283 sono stati postati dagli universitari sulle fan page di Facebook e 163 sono i commenti generati dalla stessa utenza. Con riferimento ai soli contenuti generati dagli account di ateneo, il 57,1% proviene da Twitter e il restante 42,9% da Facebook. Sono le donne la componente prevalente dell’utenza che interagisce con le fan page delle università, rappresentando il 63,4% del totale a fronte di un 36,6% di maschi. L’utenza femminile è anche quella più propensa a condividere i contenuti con un engagement pari all’86,5% del totale, più alto su Facebook (85,9%) rispetto a Twitter (14,1%).
È quanto emerge dai primi dati raccolti dall’Osservatorio sulla comunicazione web delle università italiane istituto dal Censis, in partnership con Extreme e Kapusons, nell’ambito del progetto di Competitive Media Intelligence. Lo scopo dell’Osservatorio è analizzare i flussi comunicativi sul web generati dalle università italiane attraverso la piattaforma cloud di monitoraggio WebLive Pro SaaS, ideata per fornire un’analisi quantitativa e qualitativa sui flussi comunicazionali (di cosa si parla) e un’analisi del sentiment correlato (come se ne parla).
Di cosa si parla nelle social community? Il 40% dei post e tweet riguarda gli eventi (congressi, appuntamenti, iniziative sportive, ecc.), il 24,7% la didattica, il 18% argomenti di carattere istituzionale, il 6,4% la ricerca, il 5,4% il placement, il 3,3% informazioni amministrative e il 2,2% notizie relative alle borse di studio. La sentiment analysis dei commenti postati dagli utenti sulle pagine Facebook di ateneo evidenzia prevalentemente umori positivi (71%) rispetto a quelli negativi (29%).
Attualmente l’Osservatorio monitora i contenuti generati su Facebook e Twitter da 30 università italiane (statali e non statali), per un totale di 58 profili sociali analizzati. Nei prossimi mesi l’Osservatorio proseguirà la sua attività di monitoraggio con l’obiettivo di allargare l’analisi a tutti gli spazi online (siti web, forum, blog, altri social network, ecc.) sui quali sono presenti discussioni relative alle università prese in esame.
I principali risultati vengono presentati ai responsabili della comunicazione degli atenei che hanno aderito alla terza edizione del ciclo di seminari su «La comunicazione delle università italiane», focalizzati sui temi della comunicazione 2.0, il primo dei quali si è svolto lo scorso 30 gennaio presso la sede del Censis, il secondo è in programma oggi e il terzo il 27 febbraio.

Linux Lubuntu Ogigia 2015

Terminata la realizzazione di un altro Linux utile per l’economia italiana, un derivato di Lubuntu progettato per sostituire Windows Xp (abbandonata lo scorso anno dalla Microsoft) scaricabile gratis. Funziona sui Pentium 3 e 4 oppure equivalenti, e richiede appena 256 mb di ram:
http://ogigia.altervista.org/index.php?mod=read&id=1390847528
permettera’ il recupero di tantissimi computer in tutta Italia, alleggerendo un pochino la crisi. Tra le novita’ c’e’ il sistema Telegram gia’ installato.

Linux_Lubuntu_Ogigia_2015

Deriva da Lubuntu 14.04 LTS a 32 bit, ovvero Long Term Support, che significa Supporto a Lungo Termine (3 anni in questo caso, cioe’ fino al 17 aprile 2017). E’ preinstallato tutto il necessario per organizzare la ricostruzione dopo una catastrofe, come software per il medici o per i tecnici elettronici o per il disegno Cad, cosi’ anche se non andasse Internet si puo’ avere le risorse di base perfino per i campi profughi. Tutto secondo i canoni del progetto base da cui derivano i vari Linux Ogigia:
http://ogigia.altervista.org/index.php?mod=read&id=1196451935
Tutti i codec multimediali, il Java, il Flash ed altro sono preinstallati e gia’ configurati. Non serve essere bravi con Linux quando e’ gia’ tutto pronto, basta solo installare. Un progetto originale, italianizzato, che sostiene il paese nella crisi e nel diminuire l’esubero di vecchi computer altrimenti destinati alle discariche.

NAO Tour: il robot umanoide per studenti e ricercatori arriva in Sicilia

CampuStore porta a Catania il NAO Tour

Il robot umanoide per studenti e ricercatori arriva in Sicilia

 

NAO1Il NAO Tour sembra inarrestabile: dopo il successo delle tappe di Genova, Pontedera e Bologna l’umanoide più accattivante del mercato si spinge a sud dello stivale. Sarà infatti Catania la quarta meta dell’itinerario tematico che mira a presentare le soluzioni robotiche firmate da Aldebaran al pubblico italiano.

Media Direct, con il brand Campustore, è promotrice dell’evento, rivolto in particolare a professori, ricercatori universitari e docenti delle scuole superiori e medie.

NAO rappresenta uno strumento unico per lo studio e la sperimentazione nelle materie scientifiche e osservarlo in azione non può che essere un’inesauribile spinta allo studio e all’approfondimento delle materie tecnico-scientifiche.

Obiettivo del NAO Tour è quello di illustrare, praticamente, come sarà la nostra vita in un domani non troppo lontano, quando ci saranno nelle case dei robot umanoidi. Quale sarà il percorso che porterà questi strumenti nelle nostre abitazioni? Come si possono preparare gli studenti di oggi – che saranno gli ingegneri di domani – ad affrontare le richieste di questo mercato in continua ascesa? La soluzione potrebbe essere NAO.

NAO è un Robot umanoide, alto 58 cm, che reagisce agli stimoli esterni ed è caratterizzato da una resa dei movimenti estremamente naturale. NAO riconosce facilmente visi, forme e colori, è in grado di studiare l’ambiente in cui si trova e di adattarsi ad esso e sa individuare un oggetto in movimento che si dirige verso di lui. Se viene toccato rileva la pressione e reagisce a seconda di come è stato programmato e se cade è in grado di rialzarsi da solo.

Dotato di diversi sensori, microfoni, due videocamere HD e mani prensili, l’umanoide è pensato come un supporto alla ricerca volta a migliorare le condizioni di vita dell’uomo.


Per conoscerlo dal vivo sarà sufficiente recarsi all’Istituto Tecnico Archimede di Catania, in viale Regina Margherita 22, dalle 10 alle 12 di martedì 17 febbraio.

Ai partecipanti sarà consegnato un Attestato di Partecipazione e sarà fornito gratuitamente il software di programmazione di NAO.
L’iscrizione è gratuita ma i posti sono limitati.

Buona scuola e’ stata fumo negli occhi

Scuola: Mascolo (Ugl),
Buona scuola e’ stata fumo negli occhi
(dall’Agenzia ANSA)
“Il governo Renzi con il bel titolo la ‘Buona Scuola’ ha tentato di propagandare una valorizzazione ed una riorganizzazione del settore scolastico che in breve tempo si e’ rivelata essere solo fumo negli occhi”.
Lo dichiara il segretario nazionale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo.
“Siamo purtroppo abituati ai ‘sapientoni’ di turno che proclamano di aver pronta la pozione miracolosa per il sistema scolastico italiano, quando poi la realta’ e’ sempre un’altra: non esistono riforme a costo zero, tanto piu’ non lo e’ la ‘Buona Scuola’ perche’, oltretutto, a pagarla in anticipo sono stati proprio i lavoratori con il blocco del contratto di lavoro, con la storia infinita degli scatti di anzianita’ e delle mancate immissioni in ruolo, con gli indiscriminati tagli agli organici del personale. Addirittura – continua il sindacalista – dopo aver espletato gli adempimenti per l’inserimento e l’aggiornamento delle graduatorie di terza fascia del personale docente e Ata, sembrerebbe non vi sara’ certezza per chi e’ inserito nelle stesse in quanto passibili di eliminazione. Senza dimenticare che il governo ha inserito nella sua ‘black list’ il termine ‘confronto’ – conclude – non comprendendo che invece e’ l’unica strada per iniziare con il piede giusto un percorso di riforma tanto indispensabile, quanto semplice da realizzare”.

“I #1000xLABUONASCUOLA”: RIFORMA NON DEVE ESSERE QUESTIONE INTERNA DI UN PARTITO

“I #1000xLABUONASCUOLA”, GILDA: RIFORMA NON DEVE ESSERE QUESTIONE INTERNA DI UN PARTITO

“Ormai la cosiddetta ‘Buona scuola’ è diventata un affare tutto interno al partito di governo, altro che riforma scritta con il Paese intero”. E’ quanto dichiara Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, in riferimento all’iniziativa “I #1000xLABUONASCUOLA” promossa dal Partito Democratico.

“Ci risulta – spiega Di Meglio – che il Dipartimento Scuola Pd nazionale abbia inviato una lettera ai segretari provinciali e ai responsabili scuola del partito per invitarli a reclutare tra gli iscritti e i simpatizzanti del Pd 1000 persone con il compito di seguire i lavori delle commissioni parlamentari e di offrire il loro supporto attraverso una community su Facebook. Dopo i risultati non certo soddisfacenti della consultazione on line sul documento ‘La Buona Scuola’, – prosegue il coordinatore nazionale della Gilda – adesso Renzi cerca sponde più sicure giocando in casa e coinvolgendo soltanto persone del suo partito, o vicine al Pd, per scrivere una riforma che invece dovrebbe coinvolgere prima di tutto gli insegnanti, cioè chi conosce bene il mondo dell’istruzione perchè ci lavora ogni giorno”.

“Anche nei metodi di partecipazione Renzi non cambia registro – conclude Di Meglio – perchè sceglie soltanto internet, predisponendo due piattaforme di lavoro: un gruppo Facebook e una pagina web all’interno del sito nazionale del Pd. Non è di certo questo il modo di riformare seriamente un settore così importante e delicato come quello della scuola”.

Nel decreto «Buona Scuola» ci sarà anche il rafforzamento all’educazione alla cittadinanza

da Il Sole 24 Ore

Nel decreto «Buona Scuola» ci sarà anche il rafforzamento all’educazione alla cittadinanza

di Claudio Tucci

Il ministro, Stefania Giannini, conferma che nel decreto «Buona Scuola», atteso per fine febbraio, ci sarà un intervento per assegnare «all’insegnamento dell’educazione alla cittadinanza una posizione più precisa all’interno dei programmi scolastici di tutte le scuole del nostro Paese». È una cosa «che ci è anche stata chiesta dal 95% di quei due milioni di cittadini che hanno partecipato alla consultazione» sulla riforma della scuola, ha spiegato Giannini, intervenendo ieri al ministero dell’Istruzione alla sottoscrizione di una carta diintenti per l’educazione alla legalità nelle scuole . Da quanto s’apprende, non sarà una “nuova materia”, resterà un insegnamento “trasversale”, che verrà rafforzato.

Oltre al diritto, inteso appunto come educazione alla cittadinanza, il decreto «Buona Scuola» conterrà anche il potenziamento di altre discipline: e cioè l’inglese, la storia dell’arte, la musica, l’economia, le competenze digitali.

Necessario uno scatto culturale
Per il Presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, «è necessario uno scatto culturale» per cambiare l’approccio alla corruzione alla quale «andrebbe dedicata la stessa attenzione che si è dedicata alla mafia». Dopo aver ricordato che, dalla propria posizione “privilegiata”, la Direzione Nazionale Antimafia non si limita a contrastare le mafie ma le studia, il presidente della Dna, Franco Roberti, ha posto l’accento sull’importanza di agire sul piano culturale per contrastarle. Un aspetto ugualmente necessario anche nella lotta alla corruzione, «come ha ribadito il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso di insediamento. Un discorso che – secondo Roberti – meriterebbe una riflessione approfondita in aula da parte di docenti e studenti».

«La lotta alla criminalità organizzata – ha ricordato il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Rodolfo Sabelli – passa attraverso la diffusione della cultura e del valore della legalità che vanno consolidati perché reprimere non è sufficiente. Va rafforzato anche il principio di eguaglianza sostanziale inteso – ha spiegato – come impegno per rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono l’effettiva uguaglianza tra tutti gli uomini».

La Carta d’Intenti vede per la prima volta la collaborazione di Miur, Anac, Dna e Anm e si tradurrà da subito in azioni concrete che, utilizzando anche i social media e piattaforme informatiche, coinvolgeranno migliaia di ragazzi e insegnanti in seminari, percorsi di formazione e progetti educativi. Il documento, che avrà validità triennale, stabilisce che le attività previste saranno realizzate nell’ambito dell’insegnamento interdisciplinare «Cittadinanza e Costituzione».

Istituti tecnici, l’82% soddisfatto e il 55% ha trovato lavoro

da La Stampa

Istituti tecnici, l’82% soddisfatto e il 55% ha trovato lavoro

Scelto soprattutto dai ragazzi per trovare un’occupazione
roma

Crescono gli Its (Istituti tecnici superiori): dagli iniziali 59 nel 2010-2011 sono arrivati oggi a quota 74; chi li ha frequentati è soddisfatto dell’esperienza fatta (82%) e il 55% ha trovato lavoro. Sono alcuni dei risultati dell’Osservatorio sugli Its creato da Cnos-Fap e Censis, presentati oggi a Roma.

L’indagine ha coinvolto 41 Fondazioni (che nel primo biennio di attività hanno erogato 52 percorsi formativi) e 518 diplomati. Questi ultimi hanno scelto gli Its soprattutto per trovare un’occupazione (lo afferma il 29,6%). Per raggiungere questo obiettivo, il 22,8% è stato disposto a spostarsi di provincia e il 7,7% anche di regione. Gli ex studenti degli Its hanno spesso un diploma e un’età tra 21 e 22 anni (34,6%), il 21,8% ha superato i 25 anni, e per il 76,1% sono maschi, segno che le vocazioni lavorative tecniche sono ancora poco diffuse tra le ragazze, a meno che non siano legate alla moda, al turismo o ai servizi.

I diplomati valutano che il corso ha risposto del tutto (24,4%) o abbastanza (68,9%) alle loro aspettative. E sono molto (28,4%) o abbastanza (54%) soddisfatti dell’esperienza compiuta. Gli occupati al momento della rilevazione erano il 54,8%. Per il 72% di loro quello post-Its è il primo lavoro. Prevalgono il contratto a tempo determinato (32,6%) e il contratto di apprendistato (29,8%). Solo il 17,6% lavora in un settore diverso da quello del corso Its frequentato, mentre il 49% lavora in un’azienda che fa parte della rete di relazioni della Fondazione Its e spesso (43,3%) lavora nella stessa azienda in cui è stato effettuato lo stage. Tutti questi aspetti fanno sì che i giovani si dicano molto (53,7%) o abbastanza (34,5%) soddisfatti del proprio lavoro.

Da parte delle Fondazioni è emerso l’impegno a rafforzare le attività finalizzate al collocamento dei propri diplomati, ampliando le realtà imprenditoriali del territorio, allargando il numero dei partner, mettendo a regime un sistema di orientamento e placement ex post autogestito o in accordo con i servizi pubblici per l’impiego. Vorrebbero, tuttavia, un maggiore sostegno da parte del Miur e delle Regioni.

Il quadro che emerge dalla ricerca è completato dall’opinione di alcuni datori di lavoro che hanno avuto contatto con i ragazzi appartenenti a cinque settori diversi (meccatronica, moda, agroalimentare, turismo, Ict). Per tutti l’esperienza è stata positiva e considerano due gli aspetti di eccellenza: l’efficacia della formazione teorica integrata con quella pratica e la scelta utilitaristica dei ragazzi che, essendo determinati nel seguire un percorso per trovare lavoro, sono decisamente motivati.

Scuola, sindacati contro governo:ci ricevano o sarà braccio di ferro

da Corriere della sera

Scuola, sindacati contro governo:ci ricevano o sarà braccio di ferro

Cgil, Cisl e Uil: silenzio del Miur da mesi, sul decreto solo indiscrezioni,, ma il contratto di lavoro degli insegnanti non si tocca: a rischio 8.500 euro l’anno

Claudia Voltattorni

«Non possono governare una scuola che li ha tutti contro», ma invece finora «sono stati muti e sordi» e «gli insegnanti sono preoccupati perché temono di trovarsi davanti al fatto compiuto», cioè «stipendi bloccati e lavoro aumentato senza neanche essere stati ascoltati». Se così fosse, «siamo pronti a mobilitarci». Proteste, manifestazioni e perfino lo sciopero se dovesse servire. I sindacati della scuola sono sul piede di guerra. Si avvicina il giorno del decreto sulla Buona Scuola e «nessuno ci ha ascoltato né convocato: abbiamo chiesto al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini un incontro-confronto sui provvedimenti che il decreto conterrà e finora nessuna risposta è pervenuta».

«8.500 euro in meno all’anno»

Eppure, sostengono Flc-Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola «stando a quello che leggiamo sui giornali, gli insegnanti rischiano di perdere fino a 8.500 euro l’anno». L’ultimo incontro ufficiale con il governo è stato il 13 novembre scorso. Da allora, lamentano i 3 sindacati, più nulla. Temono che nel decreto Buona Scuola vengano inserite per legge questioni su orario e retribuzione degli insegnanti: «Il rapporto di lavoro si regola per contratto – dicono – non per decreto». Perché una cosa è assumere 140 mila precari («è la prima volta che succede ed è solo un fatto positivo»), un’altra è «intervenire su materie che hanno una ricaduta diretta sul rapporto di lavoro, a partire dalle retribuzioni che per legge rientrano nella disciplina contrattuale».

«No al braccio di ferro»

Secondo quello che si sa, denunciano i sindacati, («si assiste al moltiplicarsi di annunci e indiscrezioni che prefigurano ipotesi vaghe e confuse»), «si rischia di arrivare al blocco dell’anzianità e togliere gli scatti». Anche perché, se davvero si va verso le figure dei tutor e dei mentor, «bisognerà risparmiare su tutti i docenti per poi pagare quella quota del 20-30% che entrerebbe a regime, secondo la Buona Scuola, solo dal 2019». Quindi, «si vende qualcosa di futuribile scontentando tutti oggi». I tre sindacati chiedono di essere ascoltati, «con questo atteggiamento del governo si pregiudicano le relazioni sindacali», oltre a creare un «clima di forte tensione e preoccupazione fra il personale». E «noi – dicono i segretari generali Domenico Pantaleo, Francesco Scrima e Massimo Di Menna – vogliamo evitare il braccio di ferro».

Studenti in piazza

In attesa anche gli studenti, che però già annunciano una giornata di mobilitazione nazionale per il 12 marzo, quando i ragazzi dell’Unione degli Studenti scenderanno in tutte le piazze delle principali città italiane. «Se il Governo pensa di procedere a tappe forzate per riformare la scuola contro le nostre istanze si sbaglia di grosso – dichiara Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti – Renzi vuole liquidare facilmente le proteste degli ultimi mesi, ma noi non faremo dei passi indietro».

Registro elettronico, per i docenti il lavoro doppio è assicurato

da La Tecnica della Scuola

Registro elettronico, per i docenti il lavoro doppio è assicurato

La denuncia della Gilda: anche se la sua adozione non è obbligatoria, da molte scuole ci giungono segnalazioni riguardanti dirigenti scolastici che pretendono il doppio uso cartaceo ed elettronico, sovraccaricando di lavoro i docenti già massacrati da scartoffie e incombenze burocratiche. Un problema che si aggiunge a quelli della possibile mancanza di privacy e dell’accesso problematico per mancanza di pc e connessione internet nelle nostre scuole.

Sono sempre di più le scuole dove i dirigenti impongono il registro elettronico. Con non pochi malumori per i docenti interessati. In un recente articolo avevamo già indicato i limiti di queste iniziative, che in molti casi non sembrano essere stati presi in considerazione: come l’esposizione dei dati sensibili alle intrusioni di hacker, che porta ad una possibile lesione della privacy e l’effettiva consistenza e capacità delle strutture informatiche e di connessione internet adeguata nelle nostre scuole.

Ora spunta un altro problema, di non meno rilevanza: quello dell’eccessivo carico di lavoro per i docenti. A denunciarlo è la Gilda degli Insegnanti, che punta l’indice “contro l’incapacità del Miur di predisporre in tutte le scuole le condizioni necessarie per attuare il registro elettronico. Fino a quando non sarà attuato il piano di dematerializzazione – sostiene il sindacato autonomo – l’adozione del registro elettronico non è obbligatoria. Invece da molte scuole ci giungono segnalazioni riguardanti dirigenti scolastici che pretendono il doppio uso cartaceo ed elettronico, sovraccaricando di lavoro i docenti già massacrati da scartoffie e incombenze burocratiche”.

“Per consentire l’utilizzo di questo nuovo strumento – spiega la Gilda – occorre prima di tutto che ogni istituto scolastico sia coperto da una rete internet wifi sempre in funzione. Poi è fondamentale che agli insegnanti siano forniti i dispostivi informatici, perchè è inconcepibile che i docenti debbano mettere a disposizione i loro computer personali. Inoltre – prosegue il sindacato – serve un software open source, così da evitare il pagamento delle licenze. Per fare tutto ciò servono risorse economiche. Laddove non sussistono queste condizioni, e quindi nelle scuole in cui il registro elettronico non funziona bene – conclude la Gilda – è giusto che gli insegnanti si rifiutino di svolgere il doppio lavoro, compilando sia la versione cartacea che quella digitale”.

Ora la “palla” passa ai dirigenti e al Miur: qualora le condizioni poste dal sindacato siano eluse, se le scuole non sono effettivamente pronte ad adottare il registro elettronico, non sarebbe il caso di posticiparne l’introduzione?

Iscrizioni on line, già oltre un milione di domande inviate

da La Tecnica della Scuola

Iscrizioni on line, già oltre un milione di domande inviate

Dati ufficiali emessi dal Miur: il milionesimo iscritto a Belluno. Gli ultimi dieci giorni utili, c’è tempo fino al 15 febbraio, saranno decisivi per oltre la metà dei prossimi studenti della prima classe di secondaria superiore che ancora non hanno fatto la loro scelta.

A dieci giorni dalla conclusione della modalità telematica di iscrizione al prossimo anno scolastico, il Miur comunica che è stato “superato il milione di iscrizioni on line completate dalle famiglie”.

“Ieri pomeriggio – spiegano da Viale Trastevere – è stato superato il milione di iscrizioni inviate alle scuole, oltre il 64% di quelle attese. Il milionesimo iscritto è un ragazzo che ha scelto una classe prima del Liceo scientifico ‘Galilei’ di Belluno”.

“Ad oggi è già pervenuto alle scuole il 74,8% delle domande attese nella scuola primaria, il 72,8% di quelle attese nella secondaria di I grado, il 46,9% di quelle della secondaria di II grado. Il 73% delle famiglie ha inviato la domanda da casa, una percentuale in aumento rispetto allo scorso anno. Il rimanente 27% – conclude il dicastero dell’Istruzione – si è rivolto alle scuole”.

Gli ultimi giorni utili all’iscrizione via internet saranno decisivi, quindi, per oltre la metà dei prossimi studenti della prima classe di secondaria superiore: c’è tempo, anche per i prossimi alunni di una classe prima di scuola primaria o secondaria di primo grado, fino il 15 febbraio prossimo.

A tal fine, il Miur ha predisposto un sito internet ad hoc per le iscrizioni. Inoltre, per aiutare le famiglie nella procedura, ha anche messo a disposizione materiali informativi ad hoc sul sito www.iscrizioni.istruzione.it e un help desk che risponde allo 06.58494025.