F. Tarantino, C’era una volta… una fiaba lunga un anno

“C’era una volta…una fiaba lunga un anno“ di Filomena Tarantino
edizioni Ecogeses AIMC 2015

di Mario Coviello

 

tarantinoFresco di stampa,nella collana “ Profumo di gesso” delle edizioni Ecogeses dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici, è uscito in questa settimana “ C’era una volta…una fiaba lunga un anno” di Filomena Tarantino. Arricchito da una introduzione di Graziano Biraghi, presidente dell’ECOGESES, il libro racconta “ la buona scuola “ e può, come sottolinea Biraghi “ diventare un valido strumento di formazione e di crescita sia degli studenti universitari …che dei docenti impegnati nell’anno di formazione del periodo di prova o nelle attività di formazione in servizio.”

Filomena Tarantino è un’insegnante di scuola dell’infanzia e dedica il libro, che è la sua relazione dell’anno di prova nell’ Istituto Comprensivo di Bella ( Potenza), ai suoi bambini della sezione B.

Lo introduce con una frase tratta dal romanzo ” La maestra e’ un capitano “, Coccolebooks di Antonio Ferrara, premio Andersen 2012 e amico della bibliomediateca della scuola “….se ci credi, nei bambini, loro possono diventare qualsiasi cosa..”.

Ed è proprio questo il senso più profondo del libro perché l’autrice dimostra che i bambini imparano, crescono se si ripone in loro una grande fiducia.

La leva per la crescita dei suoi piccoli Filomena l’ha scoperta nella fantasia o meglio in servetta Fantasia di pirandelliana memoria. Come docente di lettere nella scuola media aveva notato che gli adolescenti preferiscono scrivere una lettera,raccontare un fatto mentre Filomena ricorda ancora con affetto la sua maestra che gli raccontava fiabe ogni giorno.

Le fiabe hanno consentito ai suoi ventuno piccoli alunni di prendere confidenza con il mondo e i suoi aspetti luminosi come la gioia e la curiosità e quelli più oscuri : la paura, la malattia, la morte.

E con convinzione afferma che ” le piacerebbe che in tutti i gradi dell’ istruzione si riscoprisse la dimensione fantastico-emotiva dell’educazione, che si costruissero curricula colorati di gioco e costituiti non solo di ciò’ che serve ma anche di ciò’ che piace”.

L’autrice con Rodari e Morin ci ricorda che la musica e la poesia, il teatro e lo sport servono all’uomo completo che è’ ” sapiens e demens ,faber e ludens…

Le fiabe sono state il filo conduttore della programmazione annuale delle quattro sezioni della scuola dell’infanzia di Bella e Filomena racconta la sua esperienza come una fiaba

…” C’era una volta una maestra, una giovane maestra che aveva deciso fin da piccola di fare questo lavoro perché aveva la mamma maestra e una maestra nella scuola elementare che per cinque anni l’aveva fatta crescere con le storie.”

Vincitrice di concorso viene a Bella e con garbo racconta del suo approccio con il paese,la scuola il dirigente,le colleghe e soprattutto con i bambini.

Racconta che la sua storia ” non si svolge in fastosi castelli, ne’ in boschi e foreste incantate, ma al secondo piano a scendere di un edificio che di piani ne ha nove. La accoglie un ampio salone, un terrazzo baciato dal sole e un’aula spaziosa e colorata e soprattutto ventuno bambini curiosi provenienti non solo da Bella ma anche dall’Africa,dalla Romania,dall’Albania perché la scuola , da una ventina di anni e’ una scuola a colori e l’autrice con una valigia piena di sorprese, un orsacchiotto e una chitarra e soprattutto con tante fiabe cresce con i suoi piccoli.

I primi giorni di settembre sono stati, ” inquieti e carichi di tensione”. Con la collega di sezione che l’ha subito “adottata”, ha preparato l’aula e i suoi angoli e programmato l’attività’ di accoglienza.

Il primo giorno di scuola qualcuno dei piccoli, anche se è al secondo anno piange perché ..” nel passaggio da casa a scuola ci sono braccia che lasciano andare ma anche braccia che prendono,che accolgono,che sostengono ..”

E anche Filomena ha aperto le braccia…” Si sono precipitati verso di me, lasciandomi senza parole: mi ero tanto preoccupata e invece sono stati loro ad accogliermi..”

Ed è’ stato questo l’inizio di un viaggio..” Un viaggio faticoso, costellato di imprevisti, in cui mi è’ forse capitato di sbagliare strada, perché’ io da inesperto capitano quale sono, non sempre conoscevo bene le tappe per arrivare alla meta..”

Il viaggio si intitola ” Maestra raccontami una storia ” e in cinque tappe porta i piccoli e la loro maestra alla scoperta del bosco con Cappuccetto Rosso, nel castello di Biancaneve, al bacio del principe che sveglia la Bella addormentata e ad una emozionante unica,fantastica rappresentazione teatrale di fine anno scolastico con canti,balli,musica e sorprese…

Filomena descrive in modo affascinante le tappe del suo percorso. Racconta la ricerca sulle definizione delle competenze per gli alunni della scuola dell’infanzia, attraverso lo studio delle Indicazioni Nazionali e la costruzione di rubriche valutative per la verifica e valutazione delle unità’ di apprendimento.

Il libro e’ arricchito dai disegni dei bambini, da foto a colori dei momenti di vita in classe e in biblioteca. La maestra racconta gli incontri con nonno Ninuccio, depositario di storie e con gli anziani dei Centri Sociali di Bella e Baragiano. Narra la visita al bosco con le guardie forestali, guide preziose, e come ha affrontato lo studio delle parti del corpo, come il corpo e’ divenuto scoperta,appropriazione,identità’.

Con i piccoli questa maestra non si è fatta mancare niente ed ha pigiato l’ uva e preparato il vino e fatto conoscere a tutti i piccoli della scuola di Bella l’orsacchiotto Jim che ha insegnato, accompagnato con la chitarra , come si saluta , come si chiamano i cibi…. in inglese.

Con la valigia della fantasia, una vecchia valigia di cartone piena di domande, l’ insegnante Tarantino ha risposto ad una domanda che una mattina Elia le ha fatto “..Maestra..come nascono le storie?”

E la maestra non ha più’ raccontato storie come faceva ogni mattina, ma seduta in cerchio con gli altri piccoli, piano piano li ha incoraggiati a turno a raccontare , utilizzando i libri illustrati della biblioteca , Propp   e la vita di tutti i giorni di bambini, sempre piena di meraviglie, dubbi, domande.

Le storie narrate sono diventate momenti di vita e i piccoli hanno tirato fuori paure, gioie..dubbi..Hanno raccontato,disegnato e i disegni sono diventati storie su grandi cartelloni colorati che hanno fatto scoprire i piccoli ai loro genitori.

Nel libro troverete la valigia delle storie e le loro foto .Cose semplici, esempi illuminanti che possono aiutare a fare meglio il difficile meraviglioso lavoro di insegnante della scuola dell’infanzia.

Come in tutte le fiabe il libro che ha avuto inizio con… “C’era una volta “..termina con “ e vissero tutti felici e contenti” perché Filomena Tarantino, raccontando un anno di scuola, appassiona per la ricerca nel far bene, e con le foto, i disegni , il racconto della sua esperienza arricchisce il cuore e la mente dei suoi lettori che mi auguro numerosi.

FORTE PERPLESSITA’ SU RIFORMA

SCUOLA: MASCOLO (UGL), FORTE PERPLESSITA’ SU RIFORMA
(dall’Agenzia Adnkronos)
”Ribadiamo forte perplessità sul decreto legge sulla riforma della scuola, perché se approvato come è stato illustrato, non sarebbe a ‘costo zero’, ma sarebbe pagato ancora una volta dai lavoratori”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, aggiungendo che ”non è ancora ‘ben chiaro’ l’ammontare delle risorse da destinare al rinnovo del ccnl di categoria, ormai obsoleto, così come non lo è il sistema di valutazione del personale, rivolto esclusivamente alla base della scala gerarchica senza che siano controllati i poteri forti, e basato sul merito senza che siano verificate le caratteristiche e qualità di chi è preposto alla stima di questo criterio”.
”In attesa, dunque -prosegue- di elementi di chiarezza e trasparenza, sosteniamo che l’unico sistema di progressione della carriera applicabile sia l’automatismo degli scatti stipendiali. Altro nodo da sciogliere è il nuovo sistema di reclutamento e, di conseguenza, la stabilizzazione dei precari a seguito di quanto disposto dalla recente sentenza della corte europea: riteniamo che si debba procedere alle immissioni in ruolo su tutti i posti vacanti in organico di diritto, e che si debbano esaurire le graduatorie di prima e seconda fascia prima di indire un nuovo concorso, salvaguardando anche la terza fascia, che non può essere eliminata senza alcuna garanzia per chi ne fa parte”.
”L’auspicio dunque -conclude- è che il governo prenda atto del fatto che la qualità e la valorizzazione del personale si ottiene anche con l’investimento di risorse economiche e umane, e non di certo riducendo l’organico a fronte di carichi di lavoro in aumento. Solo così potremo ottenere un sistema scolastico efficiente e competitivo anche oltre frontiera”.

AUTONOMIE @L CENTRO

AUTONOMIE @L CENTRO Tecnologie multimediali e ausili per favorire l’autonomia e la partecipazione sociale in Centri Diurni Disabili Adulti

Il progetto intende  promuovere la conoscenza e l’utilizzo di tecnologie assistive e multimediali, per favorire e sostenere nuove metodologie di lavoro, in contesti di vita e di cura con persone disabili adulte, attraverso una sperimentazione in  alcuni Centri socio – riabilitativi diurni della Regione Emilia-Romagna.

In particolare si intende integrare le risorse e le abilità maturate dagli animatori e dagli educatori, con nuove competenze e strumenti, per valorizzare le proposte verso l’utenza, andando a lavorare sul mantenimento delle autonomie e sulla socializzazione.

Tra gli aspetti problematici che si sono analizzati è emerso che il coinvolgimento degli ospiti è limitato dal fatto che quasi nessuno utilizza ausili e interfacce facilitate di supporto per la comunicazione e la partecipazione attiva. Per gli operatori la possibilità di diversificare e personalizzare le attività in base alle competenze degli utenti, rispetto al Piano di Assistenza Individualizzato (PAI) o al Piano Educativo Personalizzato (PEI), è limitata dalla mancanza di strumenti a disposizione e di conoscenze d’uso di tecnologie multimediali e assistive.

La Regione Emilia-Romagna promuove da tempo la realizzazione sul territorio di una rete di strutture diurne e residenziali, destinate alle persone con disabilità gravi. Si tratta di strutture di piccole dimensioni, di carattere comunitario e che pertanto riescono a garantire una buona qualità della vita ai propri ospiti.  Attualmente sono funzionanti su tutto il territorio regionale oltre 300 realtà, tra Centri socio – riabilitativi diurni, Centri socio – riabilitativi residenziali, Centri diurni socio-occupazionali, Gruppi appartamento e Residenze protette.

I Centri socio-riabilitativi diurni, sono destinati alle persone in età giovane o adulta con gravi disabilità, che al termine del percorso scolastico non possono essere inserite in situazioni di lavoro. In questi contesti viene offerto un sostegno ed un aiuto sia al soggetto disabile, sia alla sua famiglia, attraverso interventi volti all’acquisizione della autonomia individuale nelle attività quotidiane, al mantenimento e potenziamento delle abilità residue e all’integrazione sociale dell’ospite.

Per la realizzazione del progetto sono state coinvolte le ASL di Bologna e di Modena in particolare del Dipartimento Integrazione Sociale Sanitaria e il territorio di Ferrara.

I cinque centri partecipanti al progetto sono

Centro Diurno Fava di Bologna, della Cooperativa CADIAI http://www.cadiai.it/disabili/centri_diurni/graziella_fava.html

Centro Diurno La Quercia di Zola Predosa, dell’Associazione Anffas http://www.comune.zolapredosa.bo.it/pagine_zola/comunicati_stampa/pagina56.html

Centro Diurno La Maieutica di San Giovanni in Persiceto, della cooperativa Open Group         http://www.coopas.it/disabilita/10-maieutica.html

Centro Diurno San Martino di Ferrara, della Cooperativa Serena http://www.coopserena.it/home_page.htm

Centro Diurno Arcobaleno di Castelfranco Emilia, della Cooperativa Domus assistenza            http://www.domusassistenza.it/index.php?option=com_content&view=article&id=34:area-disabili-adulti&catid=7:cooperativa&Itemid=171

Queste le fasi del progetto:

da febbraio a settembre 2014

Creazione di uno spazio web per la condivisone della documentazione
Realizzazione della piattaforma open-source
In questo spazio web sarà raccolto e redatto, per ogni fase di lavoro una materiale digitale, utile allo scambio tra gli operatori del Centri
In ogni fase progettuale sarà raccolto e redatto materiale utile allo scambio delle esperienze tra gli operatori dei Centri
da maggio a ottobre 2014

Condivisione della progettazione con istituzioni e  operatori
Presentazione dei contenuti formativi e dell’approccio sperimentale
Presentazione della piattaforma di documentazione e creazione del gruppo protetto su social network
Da novembre  2014 a gennaio 2015

Formazione operatori
Panoramica della strumentazione assistiva e multimediale
Attività laboratoriali per l’acquisizione di competenze da parte degli operatori all’uso dei principali strumenti
Da gennaio a giugno 2015

Progettazione della sperimentazione per ogni centro
Scelta e riprogettazione delle attività dove inserire l’uso delle tecnologie
Individuazione degli strumenti o già presenti nel centro o da acquistare
Acquisto strumenti nuovi, prescrizione da nomenclatore per quelli personali
Supporto tecnologico e metodologico per ogni Centro
Attivazione degli strumenti
Creazione di materiali multimediali contestualizzati e personalizzabili
Partecipazione a Handimatica
Prima fase di sperimentazione
Utilizzo degli strumenti e dei materiali prodotti con l’utenza in base a progetti individualizzati
Attivazione della rete: sostegno al primo scambio di esperienze a distanza e con un incontro in presenza con tutti gli operatori
Da luglio a dicembre 2015

Seconda fase di sperimentazione
Revisione della progettazione sulla base dei risultati ottenuti, con inserimento di  nuovi strumenti e formazione agli operatori
Sperimentazione con l’utenza
Valutazione dell’efficacia d’uso degli strumenti per il miglioramento delle autonomie e socializzazione dell’utenza
Utilizzo della rete per lo scambio delle esperienze
dicembre 2015 gennaio 2016

Trasferibilità dell’esperienza
Realizzazione finale della documentazione web per la trasferibilità dell’esperienza
Convegno Regionale: gli operatori raccontano

In occasione della formazione degli operatori le tematiche individuate come prioritarie sono le seguenti:

–          Interfacce touch e sensoristica (in commercio e fai da te) per facilitare l’uso in autonomia di computer e tablet

–          Software e applicazioni per stimolazione cognitiva, uso e creazione di oggetti multimediali (musica, video, storytelling), Comunicazione Aumentative e Alternativa

Referente di Progetto

Cristina Manfredini – ASPHI Bologna

Buona Scuola, slitta a martedì la discussione delle riforme

da Il Corriere della Sera

Buona Scuola, slitta a martedì  la discussione delle riforme

Decreto legge e ddl delega dovevano essere presentati in Consiglio dei ministri venerdì 27 febbraio. Giovedì incontro tra il premier Renzi e il ministro Giannini

Slitta a martedì 3 marzo il Consiglio dei ministri di venerdì 27 febbraio in cui dovevano essere discussi gli attesi provvedimenti sulla «Buona scuola» (un decreto legge e un disegno di legge delega). Ennesimo rinvio forse dovuto alla difficoltà di far quadrare i numeri e le coperture del maxi piano di assunzioni messo in cantiere dal governo. Inizialmente si era parlato di quasi 150 mila prof, poi ridimensionati a 120-130 mila, tutti e solo dalle graduatorie a esaurimento: i cosiddetti precari «storici». Poi si è aperto il fronte dei precari delle graduatorie di istituto con più di tre anni di insegnamento su posto vacante la cui posizione si è rafforzata dopo la sentenza della Corte di giustizia europea che ha condannato l’Italia per aver ricorso in modo abusivo alla reiterazione dei contratti a termine. Dal Miur fanno sapere che loro sono pronti e che il rinvio del Consiglio dei ministri sarebbe dovuto ad altri impegni sopraggiunti nel frattempo. E in effetti, stamattina, con una mossa a sorpresa, il premier Matteo Renzi, nelle sue vesti di segretario del Pd, ha inviato una lettera a tutti i parlamentari democratici invitandoli al Nazareno per fare un punto sulle principali riforme in programma proprio dopodomani. «Venerdì pomeriggio abbiamo organizzato al Nazareno un punto della situazione informale su quattro temi di qualche interesse: Scuola, dalle 14 alle 15; Rai, dalle 15 alle 16; Ambiente, dalle 16 alle 17; Fisco, dalle 17 alle 18. So che il venerdì non è il giorno migliore – scrive Renzi – ma visto il duro calendario dei lavori parlamentari non vedo alternative. Vi chiedo di partecipare ai singoli gruppi che vi interessano e/o di mandare contributi scritti (brevi e scritti in un linguaggio semplice: astenetevi dal burocratese, per favore!) sui singoli temi che più vi interessano o riguardano. Un caro saluto, a venerdì. Matteo».

Giovedì l’incontro con il ministro
Della possibilità di posticipare di qualche giorno la presentazione del decreto legge e del ddl delega sulla scuola il premier ha parlato martedì con i ministri coinvolti (Giannini e Padoan) in occasione del vertice italo-francese. Lo slittamento a martedì non inciderà – assicurano dal Ministero dell’Istruzione – sui tempi necessari per l’attuazione degli interventi previsti, a cominciare dal piano di assunzioni fissato per il prossimo settembre. Diverso sarebbe, invece, il discorso se i tempi si allungassero troppo. Giovedì è comunque in programma un incontro tra il ministro Giannini e il presidente del Consiglio.

I soldi per le assunzioni
Il rinvio ha scatenato illazioni sull’effettiva disponibilità dei soldi per assumere i precari, stanziati dalla Legge di Stabilità. Pesanti le critiche dei parlamentari del M5S in Commissione Cultura di Camera e Senato, che parlano di «caos» dietro «ai proclami». «Il motivo di questo nuovo rinvio – sostengono i Cinquestelle – è chiaro a tutti: al Ministero non sanno ancora esattamente quanti e quali insegnanti verranno assunti, da quali graduatorie attingere, come coprire le cattedre di materie come Scienze e Matematica. Gli annunci di questi mesi sono serviti solo a gettare fumo negli occhi per nascondere il vuoto e la confusione che regnano sovrani».

Ecco i nuovi limiti di reddito per l’esonero dalle tasse scolastiche

da Il Sole 24 Ore

Ecco i nuovi limiti di reddito per l’esonero dalle tasse scolastiche

di Claudio Tucci

Le famiglie degli studenti che si iscrivono alle classi fino al terzo anno delle scuole superiori «sono esonerati dal pagamento delle tasse scolastiche erariale». Tale esonero «resta confermato anche per l’anno scolastico 2015/2016, risultando immutato il regime di adempimento dell’obbligo di istruzione». Lo precisa la consueta circolare che aggiorna i limiti di reddito per l’esonero dal pagamento delle tasse scolastiche per il prossimo anno , pubblicata ieri dal ministero dell’Istruzione. Il pagamento delle tasse scolastiche erariali è dovuto, quindi, solo per il quarto e quinto anno degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado.

Le tasse erariali
La circolare ricorda le misure delle tasse scolastiche. La tassa d’iscrizione è 6,04 euro, di frequenza, 15,13 euro, per esami,12,09 euro e per il rilascio dei diplomi, 15,13 euro. La tassa d’iscrizione, in particolare, deve considerarsi esigibile “una tantum” all’atto di iscrizione al quarto anno.

I limiti massimi di reddito per l’esenzione
Il Miur aggiorna poi i limiti massimi di reddito per l’esenzione. Per nuclei familiari di 3 persone il tetto è di 11.259 euro, per 4 persone, si sale a 13.447 euro, fino a 19,798 euro per nuclei di 7 persone e oltre.
Il Miur precisa anche che il versamento del contributo da parte dei candidati esterni agli esami di Stato è dovuto «esclusivamente qualora essi intendano sostenere esami con prove pratiche di laboratorio»

Troppe volte si sbaglia la scelta delle superiori

da Il Sole 24 Ore

Troppe volte si sbaglia la scelta delle superiori

di Federica Micardi

Un diplomato su due a scelto la scuola sbagliata. Questo preoccupante risultato emerge dall’indagine di AlmaDiploma, svolta in collaborazione con AlmaLaurea, pubblicata oggi che ha coinvolto 90mila giovani usciti fra il 2009 e il 2013 da licei, istituti tecnici, istituti professionali e scuole artistiche o pedagogiche; in tutto 350 istituti.
E non è l’unico dato allarmante. In trent’anni l’Italia ha perso quasi il 40% dei propri diciannovenni, inoltre è in calo il numero di giovani che decide di proseguire gli studi e andare all’università; e anche tra chi fa questo importante passo il numero di chi abbandona è piuttosto rilevante.
Buone notizie invece arrivano sul fronte di stage, tirocini e alternanza scuola-lavoro che effettivamente si rivelano fattori determinanti per trovare un impiego.

Una scelta poco consapevole
Gli studenti pentiti della propria scelta tendono ad aumentare ad un anno dal diploma.
L’errore nella scelta è più diffuso tra gli istituti professionali: ad un anno dal diploma il 48% opterebbe per un altro indirizzo; negli istituti tecnici questa percentuale scende al 40,6% e per le scuole artistiche o pedagogiche è al 40,4%. I liceali farebbero una scelta diversa solo nel 29,8% dei casi.
Se sommiamo i diplomati insoddisfatti dell’indirizzo scelto a quelli “non contenti” della scuola frequentata il grado di insoddisfazione sale al 58,6% per gli istituti professionali, a 45,9% per i tecnici, 50,1 per le scuole artistiche o pedagogiche e al 40,4 per i licei.
Università o lavoro?
I secchioni vanno all’università gli “altri” si presentano sul mercato del lavoro. I diplomati più brillanti infatti, a prescindere dal tipo di scuola, nel 72% dei casi scelgono di proseguire gli studi.
A prescindere dal voto il 65% dei diplomati si iscrive all’università. La scelta di proseguire gli studi però si rivela sbagliata per 18 diplomati su 100 dopo un anno dal diploma – 7 hanno abbandonato l’università mentre 11 hanno cambiato corso o ateneo – numero che sale a 27 dopo tre anni (di questi 9 hanno abbandonato gli studi).
Più nel dettaglio: ad un anno dal diploma tra i 90mila ragazzi intervistati emerge che il 52,8% studia all’università, l’11,8% studia e lavora, il 15,8% lavora e basta, il 15,9% è in cerca di un’occupazione. Dopo tre anni lavora il 46,6%, studia e lavora il 16,1%, lavora il 23,7% e cerca lavoro l’11%.
Ovviamente i liceali scelgono quasi tutti il percorso accademico (oltre il 90%), seguono gli studenti d’arte o di pedagogia (74,1%), i tecnici (48,6%) e i professionali (20%).
Stage, tirocini e alternanza scuola-lavoro
Tirocini e stage hanno un effetto positivo in termini sia di gradimento che occupazionali: “chi ha svolto questo tipo di esperienza, rispetto a chi non l’ha fatta, ha il 42% in più di probabilità di lavorare”, la percentuale sale al 69% se si considerano le sole esperienze di stage in azienda dopo il diploma; buoni anche i risultati del progetto di alternanza scuola-lavoro molto presente negli istituti professionali (73% del casi), abbastanza presente negli istituti tecnici (56% dei casi) e praticamente assente nei licei (15%).
Una scelta vincente si sta rivelando l’alternanza scuola lavoro, esperienza diffusa tra le scuole tecniche ma praticamente assente nei licei. In un caso su tre si traduce in un rapporto di lavoro: “ad un anno dal diploma, infatti, tra gli occupati che hanno svolto l’alternanza, ben il 34% lavora nella stessa azienda in cui ha svolto il progetto” percentuale che sale al 38% tra i diplomati tecnici.
Formazione adeguata?
Nonostante la scelta fatta, che in un caso su due non è stata “indovinata”, emerge un buon livello di soddisfazione (7,2 su 10) dato uniforme per le diverse tipologie di studio, dovuto soprattutto ai colleghi, al luogo di lavoro e all’autonomia economica. C’è però un problema su cui il sistema scolastico dovrebbe interrogarsi, è cioè la scarsa coerenza tra quanto studiato e le competenze richieste dal mondo del lavoro: “il 43% degli intervistati – rileva AlmaDiploma – ad un anno dal diploma ritiene di non sfruttare le competenze apprese nel corso della scuola secondaria superiore”, questa percentuale scende al 34,9% dopo cinque anni.

Il Miur prepara un piano nazionale per l’istruzione digitale, boom del bando sui tablet

da Il Sole 24 Ore

Il Miur prepara un piano nazionale per l’istruzione digitale, boom del bando sui tablet

di Mar.B.

Il ministero promette «ingenti finanziamenti» per lanciare il piano nazionale per la scuola digitale. Ad assicurarlo è il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, che apre anche agli investimenti dei privati che credono nel “brand” scuola: «Vogliamo che la scuola di domani, e con domani intendo un futuro molto prossimo, sia più che 2.0, che riesca ad anticipare i tempi, che sia il luogo dove i ragazzi sperimentino ed esercitino le loro idee in prospettiva». Intanto sono 54 le nuove scuole che si aggiungono all’iniziativa «Smart future» – un progetto nato da una partenership tra Miur e Samsung – ricevendo tablet e lavagne multimediali dopo la chiusura del bando a cui hanno partecipato quasi mille scuole. Un boom di domande che sembra far emergere la voglia degli istituti di sperimentare e muoversi in direzione della digitalizzazione.

Un piano scuola digitale con «ingenti finanziamenti»
L’annuncio del sottosegretario Faraone è arrivato ieri in occasione della consegna a Roma dei premi «Anp per l’innovazione» dell’Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola. «Ci sono studenti, docenti e dirigenti scolastici che autonomamente e spontaneamente in questi anni hanno saputo creare innovazione, hanno sviluppato buone pratiche che adesso, però, vanno istituzionalizzate e messe a disposizione della collettività». Da qui la promessa della predisposizione di un «Piano nazionale scuola digitale al quale dedicheremo finanziamenti ingenti». E Faraone assicura anche che saranno accolti «con piacere gli investimenti di privati che credono nel brand della buona scuola e di conseguenza nel futuro del Paese. La scuola è responsabilità di tutti». L’iniziativa «Anp per l’innovazione», in collaborazione con Microsoft italia, punta a premiare chi nel mondo dell’istruzione, si è maggiormente distinto per progetti realizzati con il contributo della tecnologia. «Lo spirito di questo premio – ha spiegato il presidente di Anp, Giorgio Rembado – è legato a tre cose: premiare e mettere in evidenza la professionalità, sollecitare le scuole all’utilizzo delle nuove tecnologie, spingere all’internalizzazione. Non a caso, il premio previsto per il miglior docente e il miglior dirigente scolastico, è uno stage all’estero per conoscere e confrontarsi con realtà scolastiche diverse e che hanno molto da dare».

Boom di domande per il bando «Smart future»
Sono 18 primarie e 36 secondarie di primo grado le 54 scuole che hanno ottenuto la fornitura di una lavagna interattiva multimediale e 25 tablet nell’ambito dell’avviso relativo al progetto «Smart Future» nato dopo un protocollo d’intesa tra il Miur e Samsung. L’avviso era stato pubblicato lo scorso 20 gennaio sul portale «Protocolli in Rete» , la vetrina attivata dal ministero dell’Istruzione per raccogliere iniziative che favoriscano la diffusione dell’innovazione digitale nelle scuole. E ieri è stato pubblicato l’elenco degli istituti beneficiari . Complessivamente, dal 26 gennaio al 9 febbraio, sono pervenute al ministero 933 domande di partecipazione all’avviso per il progetto “Smart Future”: un numero 17 volte superiore a quello previsto dall’offerta. L’iniziativa prevedeva, infatti, l’assegnazione di tecnologie digitali per 54 classi. A livello regionale, è stata la Lombardia a far registrare la partecipazione più ampia con 207 domande (a fronte di 8 forniture messe a disposizione per la stessa Regione, seguita dalla Campania con 6 forniture). La distribuzione territoriale evidenzia l’adesione più alta al Nord (51% di domande). Seguono Centro (25%) e Sud e Isole (24%). «L’ampia e tempestiva partecipazione delle scuole al primo degli avvisi resi pubblici dal Miur attraverso la vetrina di “Protocolli in Rete”, rappresenta – spiega una nota del Miur – un segnale importante del desiderio delle scuole italiane di innovarsi e di sperimentare nuove soluzioni per la didattica». E costituisce anche «un apprezzamento, da parte di docenti e dirigenti scolastici, per questa nuova procedura informatizzata snella e trasparente messa in atto dal Miur per creare un canale di comunicazione e di interazione con il tessuto produttivo».

Farmaci in classe, verso un nuovo documento normativo per regolare gli interventi

da Il Sole 24 Ore

Farmaci in classe, verso un nuovo documento normativo per regolare gli interventi

di Lorena Loiacono

Farmaci e somministrazioni, per molti studenti si tratta di appuntamenti a cui non è possibile rinunciare neanche nell’orario scolastico. Sia per mantenere la continuità terapeutica, sia per gestire casi di emergenza. E allora la scuola deve provvedere ad organizzare gli interventi necessari per assicurare alle famiglie la giusta assistenza.
La procedura da seguire, per scuole e famiglie, è in corso di aggiornamento. Il Comitato paritetico nazionale per le malattie croniche e la somministrazione dei farmaci a scuola, costituito presso il Miur, ha preso atto che le raccomandazioni del 2005 non esauriscono tutta la gamma di situazioni da affrontare ad oggi e ha avviato la predisposizione di un nuovo documento normativo che regolamenti l’intera problematica che, ad oggi, riguarda migliaia di famiglie italiane. Nel 2013-2014 infatti sono state 5.816 le richieste di somministrazione di farmaci ad alunni con patologie croniche e 10.551 per emergenze, a rivelarlo è uno studio dell’Istat in collaborazione con il Miur.
Picco di richieste in Lombardia ed Emilia Romagna
L’analisi dell’Istituto nazionale di statistica rientra nell’ambito dei lavori del Comitato paritetico nazionale per le malattie croniche e la somministrazione dei farmaci a scuola e prende in esame le scuole primarie e secondarie di 1° grado, statali e non statali. Dall’indagine emerge che durante lo scorso anno hanno avuto almeno una richiesta di somministrazione il 15,20% delle scuole primarie, 2.053 istituti, e il 13,60 delle medie pari a 858 scuole. Le regioni con maggior richiesta sono state la Lombardia per le elementari con il 22,90% di casi e e l’Emilia Romagna per la scuola superiore di primo grado con il 24,60%. le percentuali più basse sono state registrate in Molise con il 2% di intervento alla primaria e in Calabria con 1,205 alle medie.
Come procedere alla richiesta di somministrazione
Le famiglie devono fare regolare domanda alle scuole, riportando anche l’autorizzazione medica in cui, eventualmente, sarà presente l’indicazione per l’autosomministrazione del farmaco. Procedura prevista anche per i ragazzi al di sotto dei 14 anni. Nella richiesta deve essere specificato a chiare lettere nome e cognome del ragazzo, nome del farmaco, dosi e periodicità della somministrazione. Preso atto della richiesta, la scuola stila un piano di intervento anche in collaborazione con la Asl in cui individuare le persone adatte ad intervenire. Sono previsti appositi verbali al momento della consegna alla scuola dei farmaci salvavita.
Chi somministra il farmaco della terapia? La maestra
Per quanto riguarda la scuola primaria, su un totale di 4.125 somministrazioni per la continuità terapeutica, in 702 casi il bambino provvede da solo (17%), in 776 casi è un familiare ad andare direttamente a scuola (18,80%) mentre il personale scolastico interviene in 2.170 casi (52,60%). La Asl ha provveduto per 281 somministrazioni (6,80%). Per il resto, le scuole non hanno specificato la procedura. Nelle scuole medie invece su 1.691 somministrazioni sono state 799 le autosomministrazioni (47,30%), 211 quelle affidate a un familiare (12,505) e 613 quelle affidate al personale scolastico (36,30). La Asl è intervenuta 74 volte (4,40%).
Il personale scolastico in prima linea
I dati, soprattutto nelle scuole elementari, mettono in risalto come nella maggior parte dei casi sia il personale della scuola ad aiutare il ragazzo nel portare avanti la terapia. Il personale può essere infatti formato per un servizio simile, si tratta del 32,22%, e può essere stato formato in precedenza, il 23,22%. Resta non formato alla somministrazione il 28,17% del personale interessato dall’indagine Istat.
Intervenire in emergenza, si può
Se per la continuità terapeutica la famiglia può accordarsi con la scuola, la prassi cambia di fronte all’emergenza. Si tratta di quei casi in cui l’intervento e la somministrazione del farmaco non sono previsti o almeno non sono continuativi. Nel 2013-2014 sono state 7.316 le somministrazioni in emergenza alla primaria e 3.235 alle medie. Anche in questo caso il personale scolastico è stato in prima linea, intervenendo nel 63,105 dei casi alle elementari e nel 57% alla secondaria di primo grado. Il 41,41% del personale è formato per intervenire in emergenza, il 28,90% era stato formato in precedenza e resta un 29,69% che non può intervenire, perché non è preparato per farlo.
Sos per diabete, epilessia e asma
A richiedere una procedura di emergenza nelle scuole elementari, con tanto di chiamata al 118, sono soprattutto eventi improvvisi di malattie, a cui fa riferimento l’indagine Istat, come l’epilessia con il 41,72%, l’asma con il 23,18% e il diabete con il 5,63%. Stessa situazione alle medie con 34,49% di casi per epilessia, 26,90% per asma e 5,06% per diabete.
Chiedere aiuto alle Asl
La stragrande maggioranza delle scuole che hanno attivato protocolli specifici per la somministrazione di farmaci si è rivolta alle asl: su 2.737 scuole, 2.034 si avvalgono di accordi con l’azienda sanitaria di riferimento. Piccole quote si avvalgono invece di intese con comuni e province, uffici scolastici territoriali e cooperative.

Scuola, il governo rinvia di 4 giorni: solo assunzioni dei precari per decreto, ma resta il nodo graduatorie

da la Repubblica

Scuola, il governo rinvia di 4 giorni: solo assunzioni dei precari per decreto, ma resta il nodo graduatorie

Al ministero dell’istruzione si lavora per definire le varie anime della riforma. Il grosso sarà inserito in un disegno di legge. Ma a preoccupare è la questione della concellazione delle graduatorie a esaurimento

di SALVO INTRAVAIA

ROMA – Slitta tutto al prossimo 3 marzo. La notizia che il piano di riforma sulla ‘Buona scuola’ verrà presentato la prossima settimana non è ancora stata ufficializzata, ma trapela dalle stanze del ministero dell’Istruzione. Dove i tecnici stanno cercando, non senza fatica, di trovare la quadra fra le dichiarazioni del premier Matteo Renzi, che lo scorso 3 settembre ha presentato il dossier con le riforme che traghetteranno la scuola italiana nel terzo millennio, e la realtà della complessa macchina scolastica italiana. Senza trascurare il dettato costituzionale che per un decreto-legge prevede due requisiti imprescindibili: necessità ed urgenza. Per questa ragione martedì 3 marzo il decreto-legge dovrebbe contenere soprattutto il piano di assunzione dei precari, 125.000/148.000 in tutto, e l’organico funzionale legato a queste assunzioni.

Secondo le indiscrezioni che filtrano da viale Trastevere, il grosso della riforma  –  curriculum dello studente, merito e carriera degli insegnanti, ampliamento dell’offerta formativa (economia e storia dell’arte al superiore, inglese, educazione motoria e musica all’elementare)  –  dovrebbero scivolare nel disegno di legge accoppiato al decreto. Ma quello che tiene banco in queste ore di vigilia (la presentazione dei due provvedimenti era stata annunciata per venerdì prossimo) è il mega piano di assunzioni che dovrebbe cancellare le graduatorie provinciali dei precari.

Cosa che, a quanto pare, non avverrà. Perché tra i 134.000 inclusi nelle graduatorie ad esaurimento ci sono supplenti di materie che non si insegnano più  –  come il trattamento testi che una volta era denominata Stenografia e dattilografia  –  o troppi inclusi nelle graduatorie della scuola dell’infanzia.

Alcuni rimarranno certamente delusi dal mezzo passo indietro del premier, ma il governo non vuole assumere  –  e pagare  –  docenti che poi non sa dove collocare. “Verranno assunti sono quelli necessari alle scuole”, hanno ripetuto sin dall’inizio i più vicini al ministro Stefania Giannini. Resta il dubbio sulla mobilità: ai neoassunti verrà chiesto di trasferirsi di provincia o addirittura di regione? A quanto pare, per assumere anche coloro che rientrano nella recente sentenza della Corte di giustizia europea, il piano di assunzioni potrebbe essere ultimato in due e non più in un solo anno.

C’è poi la questione dell’organico funzionale, che dovrebbe superare il dualismo organico di diritto/di fatto. Sarà d’istituto o di rete? In altre parole, i docenti saranno assegnati alle scuole o a reti di scuole che potranno utilizzarli al meglio? A quanto sembra, l’organico funzionale sarà misto. Ma le risposte a tutti i quesiti si avranno fra pochi giorni: il 3 marzo, quando il presidente del consiglio dovrebbe presentare i due provvedimenti.

Per la scuola non basta uno slogan

da la Repubblica

Per la scuola non basta uno slogan

di NADIA URBINATI

PRESIDENTE del Consiglio lancia l’ambizioso progetto “la buona scuola”. Lo fa alla fine di una consultazione con i diretti interessati (alunni, docenti e famiglie) che egli stesso ha giudicato un evento unico, non solo nel nostro Paese. In una recente puntata di Piazzapulita si è avuto modo di capire che le cose non stanno proprio in questi termini: l’ascolto è stato pilotato e molti temi concreti che le scuole statali hanno urgente bisogno di discutere e risolvere non hanno avuto centralità, anche perché poco attraenti. In effetti, parlare della mancanza cronica di carta igienica nelle scuole statali di ogni ordine e grado, sapere che i genitori si autotassano ormai abitualmente per coprire le spese ordinarie degli istituti frequentati dai loro figli che lo Stato non copre: tutta questa concretezza non consente di fare spot attraenti sulla buona scuola del futuro. Tuttavia questi sono i problemi. Che non svaniscono con gli slogan: “Sì, serve la carta igienica, ma fateci sognare”. Semmai, si potrebbe dire al presidente Renzi che i sogni li dovrebbero poter fare le scuole, non il governo. E vi è di che dubitare che questi provvedimenti ben propagandati vi riescano.

Prima di tutto perché lo Stato ha dichiarato di non potere coprire le spese delle sue scuole. È come se dicesse: non possiamo garantire i diritti civili perché non abbiamo soldi a sufficienza per sostenere i tribunali. Non ci sono fondi a sufficienza. Ma se lo Stato (e i suoi organi amministrativi) finanziasse solo le sue scuole, come la Costituzione gli comanda, i soldi non sarebbero un problema così emergenziale. A fine gennaio l’Espresso ha dedicato al depauperamento della scuola statale un’inchiesta ben fatta. Eccone il senso: “Settecento milioni l’anno di denaro pubblico vanno ad aiutare gli istituti paritari, mentre lo Stato non ha soldi neppure per rendere sicure le aule. Un flusso che parte dal ministero dell’Istruzione, dalle Regioni e dai Comuni e finisce senza controlli ad enti privati di scarsa qualità o dove i professori ricevono stipendi da fame”. Governatori e sindaci, continua l’Espresso, alimentano un fiume carsico di denaro pubblico per le private, un federalismo scolastico che si somma alla sovvenzione ministeriale. L’articolo 33 della Costituzione è raggirato, e non da oggi, con l’escamotage degli aiuti alle famiglie. La Costituzione sembra non avere forza, sembra parlare la lingua dei sogni, ma non di quelli che piacciono a chi la dovrebbe attuare.
E il progetto detto “buona scuola” non cambia questo trend privatistico, ma lo legittima, lo regolamenta e lo stabilizza. Lo ha confermato proprio il presidente del Consiglio in conferenza stampa: «In futuro chiederemo autonomia anche dal punto di vista economico, così che una parte della dichiarazione dei redditi possa andare a una singola scuola». Ovvero, chi non ha figli si sentirà libero di non dare alcun contributo alla scuola pubblica, trattata come la religione o i partiti politici: oggetto di libera scelta individuale. Benché la scuola sia un bene pubblico, non privato che si può scegliere o non scegliere. La logica che guida questo progetto è opinabile: prima di tutto perché associa la tassazione per beni pubblici al consenso individuale — questo è esattamente quanto dagli anni Settanta sono andati predicando i teorici liberisti; questa è stata la filosofia che ha guidato i governi Reagan. E il reaganomics è la direzione di marcia del nostro governo sulla scuola statale.
Lo Stato si impegna a istituire e sostenere scuole di ogni ordine e grado: lo Stato, non i singoli secondo la loro personale preferenza e decisione. È evidente che il governo cerca di vendere il prodotto appellandosi all’autonomia scolastica. Ma legare il destino della scuola statale alle preferenze individuali non è una condizione di autonomia ma di assoluta dipendenza dal privato. È stupefacente come non si crei un dibattito serio e ragionato su temi così rilevanti, come le rivendicazioni della minoranza nel Pd non sappiano tradursi in contro-proposte che incalzino la maggioranza con argomenti efficaci. La dialettica sarebbe di aiuto al governo che potrebbe voler accettare la sfida della discussione e migliorare la sua proposta. In questo momento, i cittadini restano fuori del palazzo, inascoltati e fortemente critici. Organizzano convegni, lanciano petizioni, firmano documenti, ma la loro voce non ha risonanza. Non hanno rappresentanti nei partiti e non hanno nel Parlamento un interlocutore. Politica costituita e opinione dei cittadini marciano su binari paralleli.

Giannini a sorpresa: chi non insegna da anni non verrà assunto

da La Tecnica della Scuola

Giannini a sorpresa: chi non insegna da anni non verrà assunto

Lo ha detto il Ministro illustrando in commissione Istruzione al Senato i contenuti dei provvedimenti (il decreto legge e il ddl delega) che saranno presentati in CdM martedì 3 marzo: si terrà conto del fabbisogno e delle competenze fondamentali che devono essere rinforzate. Avranno un peso anche le esigenze territoriali.

Ora è sicuro: non ci sarà davvero alcuno svuotamento delle GaE. Anzi, è prevista una bella selezione. Sicuramente in base alla effettiva disponibilità, anche in prospettiva, delle cattedre. Ma anche in riferimento al tipo di concorso svolto o abilitazione acquisita. Quest’ultimo punto è stato introdotto il 25 febbraio dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, illustrando in commissione Istruzione al Senato, i contenuti dei provvedimenti (il decreto legge e il ddl delega) che saranno presentati in Cdm il 3 marzo.

“Il piano di assunzioni messo a punto, che stiamo ultimando nei micro dettagli, non manderà in classe docenti che non hanno insegnato negli ultimi anni”, ha dichiarato il Ministro.

“Si terrà conto – ha aggiunto – del fabbisogno e delle competenze fondamentali che devono essere rinforzate”. Tra le competenze fondamentali che devono essere rinforzate il ministro ha indicato Lettere e studi scientifici-matematici (paventando il rischio di un analfabetismo di ritorno) e poi materie come Arte ed educazione musicale, quest’ultima già dalla primaria.

Nello scegliere i docenti da assumere, inoltre, avranno un peso non indifferente pure le diversità territoriali, con le zone più “difficili” che evidentemente avranno un maggior numero di docenti. “Il piano di assunzioni – ha spiegato Giannini – seguirà questo tipo di fabbisogni. E lo farà con una mappatura precisa considerando che i fabbisogni non sono uguali in tutta Italia e le cattedre scoperte non sono distribuite uniformemente su tutto il territorio nazionale. E dunque nell’assegnare i docenti alle scuole, ma anche a reti di scuole, si terrà conto delle differenze territoriali e di alcune esigenze specifiche. Un obiettivo fondamentale del decreto è anche quello di combattere la dispersione scolastica”.

#riformabuonascuola, rinvio approvazione decreto al 3 marzo

da La Tecnica della Scuola

#riformabuonascuola, rinvio approvazione decreto al 3 marzo

Il Movimento 5 Stelle annuncia lo slittamento dal 27 febbraio al 3 marzo dell’esame del decreto legge al Consiglio dei Ministri con un comunicato dai toni molto aspri: “il caos regna sovrano. Sino ad ora solo annunci dal Governo”.

I parlamentari del M5S in Commissione Cultura di Camera e Senato dichiarano: “Prima l’annuncio a settembre 2014, per prendersi i titoli sui giornali in occasione dell’inizio dell’anno scolastico, poi una valanga di tweet e di slogan e una finta consultazione sul web, poi la kermesse politica di domenica scorsa solo per annunciare che la riforma della scuola sarebbe arrivata in Cdm questo venerdì e infine oggi il colpo di scena, con l’ennesimo rinvio che fa slittare l’arrivo della riforma in Cdm a martedì prossimo (3 marzo, ndr)!

Sembra una barzelletta e invece è la vergognosa storia di quella riforma della Buona Scuola che secondo Renzi dovrebbe rivoluzionare il mondo dell’istruzione e che invece assomiglia sempre più a una clamorosa presa in giro”.

“Il motivo di questo nuovo rinvio – continuano – è chiaro a tutti: al Ministero non sanno ancora esattamente quanti e quali insegnanti verranno assunti, da quali graduatorie attingere, come coprire le cattedre di materie come scienze e matematica. Gli annunci di questi mesi sono serviti solo a gettare fumo negli occhi per nascondere il vuoto e la confusione che regnano sovrani. Il M5S, invece, le idee sulla scuola le ha chiarissime e le ha messe nere su bianco in 7 proposte concrete per una scuola aperta, inclusiva ed efficiente, che presenteremo venerdì alla Camera alle ore 15.30. Tra queste c’è anche una proposta organica sul reclutamento, un piano quinquennale di assunzioni dei circa 300mila docenti in graduatoria ad esaurimento e abilitati delle graduatorie d’istituto”.

#riformabuonascuola, per Giannini il “piatto forte” è l’organico dell’autonomia

da La Tecnica della Scuola

#riformabuonascuola, per Giannini il “piatto forte” è l’organico dell’autonomia

Il ministro: darà alle scuole tutti gli insegnanti di cui hanno bisogno con una flessibilità non più legata a parametri numerici ma ai fabbisogni. Sulle assunzioni ho già i numeri sono precisi ma non li dico: comunque saranno in classe a settembre.

Sulla riforma della scuola il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, punta forte sull’organico dell’autonomia: “è la benzina” della scuola e del processo educativo, ha detto il responsabile del dicastero dell’Istruzione nel corso di un intervento a Tv2000. “Il piano assunzionale che abbiamo preparato – ha spiegato il ministro – risolve definitivamente la piaga sociale del precariato, impedisce che si riaccenda e attiva subito un concorso. Darà alle scuole tutti gli insegnanti di cui hanno bisogno con una flessibilità non più legata a parametri numerici ma ai fabbisogni”. Secondo Giannini, inoltre, è proprio grazie a questa novità che “non avremo le classi-pollaio. I dirigenti scolastici in base al fabbisogno avranno i docenti per comporre le classi” ha assicurato il ministro che non ha voluto dire quale sarà il numero delle assunzioni (“i numeri sono precisi ma non li dico”) confermando però che gli insegnanti saranno in classe a settembre. A questo ci risulta, tuttavia, ben difficilmente tutti i 120-140mila immessi in ruolo firmeranno il contratto nel corso della prossima estate. Metti MI PIACE sulla nostra pagina Facebook per sapere tutte le notizie dal mondo della scuola

Esonero dal pagamento delle tasse scolastiche

da La Tecnica della Scuola

Esonero dal pagamento delle tasse scolastiche

Definiti i limiti di reddito per l’anno scolastico 2015/2016. Confermati gli importi delle tasse così come determinati anche per gli anni passati dal D.P.C.M. 18 maggio 1990

Con Nota 1647 del 25 febbraio 2015 il Miur ha comunicato quali saranno i limiti di reddito per l’esonero dal pagamento dalle tasse scolastiche per l’anno scolastico 2015/2016.

Secondo la legge finanziaria 1988 i limiti di reddito devono essere rivalutati in ragione del tasso d’inflazione annuo programmato, che per il 2015 è pari a 0,6 per cento.

I limiti massimi di reddito, ai fini dell’esenzione dalle tasse scolastiche, pertanto, sono rivalutati, per l’anno scolastico 2015/2016 come dal seguente prospetto in euro:

 

Per i nuclei familiari

formati dal seguente

numero di persone

Limite massimo di

reddito per l’anno

scolastico

2014/2015 riferito

all’anno dimposta

2013

Rivalutazione in

ragione dello 0,6%

Con arrotondamento

all’unità di euro

superiore

Limite massimo di

reddito espresso in

euro per la.s.

2015/2016 riferito

allanno d’imposta

2014

1

5.251,00

32,00

5.283,00

2

8.708,00

52,00

8.760,00

3

11.192,00

.67,00

11.259,00

4

13.367,00

80,00

13.447,00

5

15.540,00

93,00

15.633,00

6

17.612,00

106,00

17.718,00

7 e oltre

19.680,00

118,00

19.798,00

Queste, invece, sono gli importi delle tasse scolastiche determinati dal D.P.C.M. 18 maggio 1990:

  • tassa di iscrizione (euro 6,04);
  • tassa di frequenza (euro 15,;
  • tassa per esami di idoneità, integrativi, di licenza, di qualifica, di maturità e di abilitazione (euro 12,09);
  • tassa di rilascio dei relativi diplomi (euro 15,13).

Le famiglie degli studenti che si iscrivono alla scuola primaria e secondaria di primo grado (istruzione obbligatoria) sono esonerati dal pagamento delle tasse scolastiche erariali; l’esonero è esteso anche agli studenti che si iscrivono al primo, secondo e terzo anno dei corsi di studio degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado.

Tale esonero resta confermato anche per l’anno scolastico 2015/2016, essendo rimasto immutato il regime di adempimento dell’obbligo di istruzione.

Pertanto, le tasse erariali scolastiche sono dovute unicamente per il quarto e quinto anno degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado. La tassa di iscrizione deve considerarsi esigibile “una tantum” all’atto dell’iscrizione al quarto anno.

Inoltre, come precisato dall’art. 23 della O.M. n. 37 del 19 maggio 2014, il versamento del contributo da parte di candidati esterni agli esami di Stato nella misura richiesta, regolarmente deliberata dal Consiglio di Istituto, è dovuto esclusivamente qualora essi intendano sostenere esami con prove pratiche di laboratorio.

La misura del contributo per le predette prove pratiche di laboratorio deve, comunque, essere stabilita con riferimento ai costi effettivamente sostenuti, pur nel rispetto delle autonome determinazioni ed attribuzioni sia delle istituzioni scolastiche statali che di quelle paritarie.

 

La Buona Scuola? Porterà problemi da risolvere nei tribunali

da La Tecnica della Scuola

La Buona Scuola? Porterà problemi da risolvere nei tribunali

Duro commento sulla riforma di Francesco Scrima, leader Cisl Scuola: non c’è stato confronto e sinora nulla di concreto. Se poi i contenuti sono quelli riportati dalla stampa, finiranno col creare tanti problemi di cui si dovrà occupare la magistratura.

La Buona Scuola? Sinora si è dimostrato solamente un grande annuncio privo di concretezza. Se si va avanti così, senza un confronto vero con i lavoratori e i loro rappresentanti, c’è il rischio di spostare il confronto nelle aule dei tribunali per gli effetti negativi che porterà la riforma. Non le manda a dire Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola, parlando a Lecce delle novità in arrivo nel campo scolastico presentate per sommi capi a Roma il 22 febbraio dal premier Matteo Renzi.

Secondo Scrima l’impianto è da bocciare, anche se al momento non si comprende ancora in pieno da cosa sia composto: “ci troviamo di fronte a un altro annuncio. Rispetto al passato non c’è niente di concreto non, c’è niente di scritto e mi sembra che la confusione regni sovrana”.

Il leader della Cisl Scuola giudica male anche il modo con cui si è pervenuti alla stesura dei provvedimenti in procinto di essere approvati dal Governo. “Quello che non condividiamo é che questo Governo non si vuole confrontare. Le proposte che leggiamo sulla stampa – prosegue Scrima – non mi sembrano finalizzate ad affrontare seriamente il problema e finiranno col creare più problemi di quelli che si vorranno risolvere perché si è rifiutato il confronto con le organizzazioni sindacali che da anni gestiscono questa partita”.