Concorso scolastico “Vorrei una legge che…”

Concorso scolastico “Vorrei una legge che…”
Ecco le dieci scuole che parteciperanno alla cerimonia di premiazione al Senato.

Categoria Scuola primaria

Istituto comprensivo “P. Serafini – L. Di Stefano” di Sulmona (AQ)

Direzione Didattica VIII Circolo Don Milani – Plesso Alfonso Gatto di Salerno

Istituto Comprensivo “61 Sauro-Errico-Pascoli” di Napoli

Direzione Didattica Statale “Ciampino II” di Ciampino (RM)

Istituto Comprensivo Sondrio Centro – Scuola Primaria “F. S. Quadrio” di Sondrio

Categoria Scuola secondaria di I grado

Istituto comprensivo via Ormea 6 di Roma

Istituto comprensivo “Gianuario Solari” di Loreto (AN)

Istituto comprensivo “Giovanni Padalino” di Fano (PU)

Istituto comprensivo di Volterra – Scuola Secondaria di I grado “Guido Donegani” di Montecatini Val di Cecina (PI)

Scuola secondaria di primo grado “Don Vincenzo Meo” di San Vito dei Normanni (BR)

Il Miur non risponde per l’infortunio in palestra se l’alunno si fa male «a freddo»

da Il Sole 24 Ore

Il Miur non risponde per l’infortunio in palestra se l’alunno si fa male «a freddo»

di Andrea Alberto Moramarco

Se l’alunno si fa male nell’ora di educazione fisica, durante la partita di pallavolo disputata «a freddo», non può pretendere dall’Amministrazione scolastica il risarcimento del danno subito solo perché l’insegnante non ha fatto svolgere agli alunni gli esercizi di riscaldamento. Non può esserci, infatti, nessun collegamento causale tra il mancato stretching e un infortunio, che può verificarsi in ogni momento indipendentemente dal riscaldamento muscolare. Questo è quanto emerge dalla sentenza 897/2016 della Cassazione.

Il caso
Protagonista della vicenda è una ragazza, all’epoca dei fatti frequentante l’ultimo anno di liceo, la quale nell’ora di educazione fisica, durante lo svolgimento di una partita di pallavolo, era caduta per terra provocandosi una distorsione al ginocchio. L’alunna, in seguito, ha citato in giudizio l’istituto scolastico ed il Miur chiedendo il risarcimento dei danni subiti, in quanto la caduta doveva essere ritenuta riconducibile alla mancata esecuzione degli esercizi di riscaldamento. Il Tribunale condannava in primo grado il Ministero, riconoscendone la responsabilità per l’accaduto, mentre in appello il verdetto veniva rovesciato. Per la Corte d’appello, infatti, mancava il nesso di causalità tra la mancata esecuzione degli esercizi di riscaldamento e la caduta per terra della ragazza. In particolare, i giudici di merito avevano affermato che «appare improprio fare derivare una probabilità significativamente maggiore del verificarsi di dette lesioni dal mancato svolgimento degli esercizi di riscaldamento, posto di una caduta durante il gioco può verificarsi in ogni momento e per una serie di ragioni e ciò anche ad una giocatrice che sia perfettamente riscaldata».

Non c’è collegamento tra la caduta ed il riscaldamento
Non arrendendosi, la ragazza si rivolge in Cassazione dove chiede ai giudici di legittimità di riconsiderare il ragionamento della Corte d’appello sulla prova e sul nesso causale. Per l’alunna, infatti, la dimostrazione della colpa dell’insegnante – e quindi del Miur – risulterebbe dalle testimonianze dei compagni di classe, secondo cui «per prassi, l’insegnante di educazione fisica non faceva eseguire il riscaldamento prima della partita di pallavolo, né forniva alle allieve adeguate istruzioni sulle precauzioni da adottare nell’affrontare una partita “a freddo”».
La Cassazione, tuttavia, conferma la decisione dei giudici di merito e non prende in considerazione gli argomenti della ricorrente in quanto volti ad una rilettura dell’apprezzamento in fatto della vicenda, esclusa nel giudizio di legittimità. In sostanza, per la Corte, i giudici di merito non sono incorsi in nessuna violazione ed hanno fornito una motivazione logica e priva di vizi, avendo negato – sulla base della relazione del consulente tecnico chiamato dal giudice – la sussistenza del nesso causale tra il mancato stretching ed il danno subito a seguito della caduta.

La nuova scuola dei vecchi supplenti

da Corriere della sera

La nuova scuola dei vecchi supplenti

Nonostante le assunzioni, i docenti precari sono ancora 105 mila. Le scelte degli istituti

La scuola è ancora malata di «supplentite», con la giostra dei precari che cambiano classe e istituto. Nonostante le promesse del governo la guarigione sembra ancora lontana. Anche quest’anno, dopo 86.076 assunzioni (tanti sono stati i neoimmessi in ruolo), le scuole continuano a funzionare grazie ai supplenti. E se l’anno scorso erano 118.172, ora sono pochi meno: 105.395. Un esercito di precari alle prese con la lotteria dello stipendio pagato a singhiozzo.

«B asta con la supplentite», con la giostra dei precari che ogni anno cambiano classe e istituto. Lo slogan renziano che ha accompagnato la riforma della «Buona Scuola» fin dagli esordi era anche una delle promesse più attese da prof, genitori e studenti che speravano in un po’ di continuità. E invece anche quest’anno, 86.076 assunzioni dopo (tanti sono stati i neoimmessi in ruolo con la legge 107), le scuole continuano a funzionare grazie ai supplenti. Se l’anno scorso erano 118.172, adesso sono pochi meno: 105.395. Un esercito di precari per i quali si è ripetuta la lotteria dello stipendio pagato a singhiozzo nel rimpallo di responsabilità fra Miur e Mef.
Perché ancora così tanti? In parte per la falsa partenza della riforma che ha permesso agli assunti fuori provincia e regione (quelli della fase B, concentrati per lo più al Sud) di restarsene vicino a casa almeno un altro anno barattando in cambio ancora la supplenza. In questo modo però, il loro posto (circa 7 mila per la maggior parte al Nord) è stato coperto da un supplente. Si rimanda così di un anno la stabilizzazione reale delle cattedre con ognuno al proprio posto. Ma il prossimo settembre si preannuncia ancora più caldo di quello passato. Perché tra poco partirà anche il piano straordinario di mobilità, con la possibilità per ogni docente di chiedere il trasferimento in una scuola diversa da quella assegnata. E riparte così il toto cattedre, con il rischio di aumentare il ricorso ai supplenti.
Ma il problema di fondo è stato il disallineamento fra domanda e offerta: i profili dei precari storici non corrispondevano ai posti disponibili. E così oltre 15 mila cattedre sono rimaste scoperte. Ci penserà (forse) il prossimo concorso a colmare i buchi: 63.712 i posti in palio, con 200 mila candidati. Il bando è stato pubblicato con tre mesi di ritardo, la scadenza è fissata per il 30 marzo. Ma altri ritardi si stanno accumulando e la prova scritta prevista per aprile potrebbe slittare. Chissà perciò i vincitori quando riusciranno davvero a salire in cattedra.
Intanto il primo dicembre scorso nelle scuole sono arrivati anche i docenti dell’ultima tornata di assunzioni, la fase C che assegna ad ogni istituto oltre 47 mila prof per rafforzare il proprio insegnamento. Ma la maggior parte delle scuole non ha ricevuto gli insegnanti chiesti: abbondano i prof di diritto ed economia, di storia dell’arte, musica e ginnastica ma mancano quelli di matematica e lingua. Nei licei che avevano chiesto un docente di informatica, ne è arrivato uno di diritto, o in quelli che puntavano sull’inglese si sono dovuti «accontentare» di psicologia. Le scuole hanno dovuto quindi riscrivere di sana pianta i Pof, i piani di offerta formativa, per riadattarli ai nuovi arrivi, che però nel peggiore dei casi finiscono a fare i tappabuchi.
Ma in Italia la Buona Scuola c’è già e la creatività di presidi e consigli d’istituto si è sbizzarrita trovando soluzioni innovative. Come al liceo Mamiani di Roma, dove un prof di economia, al suo debutto in classe dopo 20 anni al ministero delle Finanze, è stato messo a parlare di spread e mercati finanziari.

«Ci hanno assegnato esperti in materie che qui non esistono»
«Ci hanno dato insegnanti abilitati per materie che nella nostra scuola non esistono». Barbato Vetrano, preside di uno dei più antichi istituti professionali per meccanici di Torino, il Dalmazio Birago, arrivato da poco dalla Campania, ha scoperto una realtà che funziona e sforna tecnici con ottime prospettive di lavoro. Quando ha chiesto la quota di insegnanti di cui il suo istituto aveva bisogno per le attività di potenziamento («nove in tutto, soprattutto per le materie pratiche che caratterizzano il nostro indirizzo, dalla meccanica alle tecniche di manutenzione», spiega), se ne è visti assegnare solo sei e con competenze diverse: «Tre insegnanti di italiano, diritto e sostegno e tre di area artistica». Non si è perso d’animo e ha pensato a come mettere a frutto, per cinque giorni a settimana, 18 ore al giorno, le competenze dei neoarrivati, evitando di «parcheggiarli» in aula professori. «Su mille iscritti — dice — abbiamo 300 ragazzi di origine straniera, facciamo un lavoro importante anche sul piano dell’integrazione». Con gli insegnanti in più, ha intensificato le lezioni di italiano per chi aveva maggiori difficoltà e ha studiato un progetto per coinvolgere i ragazzi più difficili («ce ne sono diversi con cui dobbiamo adottare sanzioni disciplinari») attraverso l’arte e progetti per la socializzazione. «Certo, abbiamo sacrificato qualche ora di officina. Ma ci arrangiamo, come sempre».

«Per spagnolo costretti a chiamare una ex tirocinante»

Finite le assegnazioni ed esaurite tutte le graduatorie c’è un elenco «altri» in cui un preside può annotarsi contatti per le emergenze-supplenti, a prescindere dai titoli. Ha la sua lista anche Aldo Domina, preside all’istituto Cardarelli-Massaua di Milano con elementari e medie. «E per fortuna avevo salvato anche il numero di una ragazza spagnola che aveva svolto da noi il tirocinio. Subito arruolata», dice il dirigente. Che riassume così il suo bilancio dell’operazione «potenziamento»: «Chiesti 7, assegnati 4 perché 3 erano per il sostegno e la graduatoria è vuota. Preziosi, ma non coprono tutte le aree che avevamo richiesto». Racconta allora come si è organizzato: «Ci mancavano prof per spagnolo e matematica, introvabili qui come i maestri elementari e gli specialisti di sostegno. Ho verificato anche con le scuole di zona, come prevede la 107, niente. Allora, di nuovo, caccia i supplenti. Alla fine ci siamo salvati con gli elenchi interni». Spiega il preside: «Abbiamo una lista della “messa a disposizione”, con i laureati che hanno comunicato la disponibilità e lì ho trovato un insegnante di matematica». Quell’elenco però era vuoto per spagnolo. «In questi casi possiamo chiamare chiunque, perché in classe qualcuno dobbiamo mandare. Così ho risolto con l’ex tirocinante». «E per le elementari — dice —. Tanti di noi stanno chiamando anche i laureandi dalle facoltà di Scienze della formazione

«Hanno reclutato in base al diritto non al fabbisogno»

Come un serpente che si morde la coda: «Altro che eliminare le supplenze, il “potenziamento” dell’organico ci ha portati a nominare sostituti in posti che dovevano servire a incrementare l’offerta formativa». Sulla carta, all’Iis Mattei di Fiorenzuola (Pc), 55 prof titolari e 30 supplenti a coprire cattedre rimaste scoperte dopo le immissioni in ruolo, per il potenziamento sono stati assegnati 12 insegnanti. «Ma ne sono arrivati solo 5 — racconta Mauro Monti, 62 anni, preside da nove —. Sono una novità positiva: li utilizziamo per coprire aree in cui eravamo in emergenza, coordinare l’alternanza scuola-lavoro, l’italiano per gli stranieri, l’aiuto a studenti in difficoltà. Non sono però arrivati i docenti di sostegno che avevamo chiesto; una professoressa non ha preso servizio perché in maternità; altri cinque sono stati dirottati sulle scuole medie, che avevano più bisogno. E abbiamo dovuto nominare supplenti perché i titolari, quasi tutti, hanno preferito completare l’anno dove avevano iniziato a prestare servizio a settembre». «Comunque — dice Monti — mettere in ruolo i docenti che han maturato diritti in questi anni non corrisponde a coprire i fabbisogni: dalle mie parti sono entrati di ruolo tanti docenti di lettere, disegno e diritto, mentre c’era fame di ingegneri o professori di matematica». E sul futuro c’è incertezza: «Si passa agli ambiti territoriali, anche lì, ancora tutto da definire».

«Il personale di potenziamento? Copre le ore buche»

Il preside Antonio Lattanzi lo riconosce: «Certo che se capita l’emergenza, il docente del potenziamento lo metto a fare il supplente, d’altronde entro i 10 giorni la legge non mi permette di assumere un supplente vero e io devo far andare avanti la scuola». Però, gli insegnanti che sono arrivati alla sua Mazzini-Pasini all’Aquila non sono quelli che il Consiglio d’istituto aveva richiesto. «Avevamo bisogno — dice Lattanzi — di una madrelingua inglese, di un docente di informatica e uno di arte». La lotteria dei prof invece ha assegnato un insegnante di educazione fisica, uno di musica e uno di italiano. «Abbiamo dovuto cambiare il nostro Pof, il piano dell’offerta formativa con i servizi della nostra scuola: alle famiglie non possiamo promettere qualcosa che non siamo in grado di garantire». Nel 2015, le scuole di Pof ne hanno dovuti preparare due: uno per l’anno di transizione 2015-2016, l’altro per il triennio 2016-2017-2018, quando la «Buona Scuola» sarà a regime. E così intanto il docente di musica lavora con i bimbi delle elementari che debuttano nel coro e studia un progetto musica con gli alunni con disabilità. Progetti per asilo ed elementari anche per l’insegnante di motoria. «Non li lascio in panchina — sorride il preside —, qualcosa da fare glielo trovo». Ma «diventa anche quello un impegno aggiuntivo al nostro carico di lavoro che con la riforma è ogni giorno più pesante».

«Chieste 4 maestre: nessuna è arrivata o è stata sostituita»

P er la sua scuola elementare, la preside Lidia Mangani aspettava 4 maestre. Invece, sospira, «non ne ho vista neanche una: formalmente hanno preso servizio il primo dicembre, appena sono state nominate, ma subito dopo sono arrivati congedi parentali di vario tipo che di fatto hanno vanificato il potenziamento e qui non è arrivato nessuno; non ho potuto chiedere neanche dei sostituti perché non sono previsti». Succede all’Istituto comprensivo Pinocchio-Montesicuro di Ancona: 6 scuole dell’infanzia, 4 primarie e 3 medie. Il problema, dice la dirigente, «è che questa storia dell’organico di potenziamento è un mezzo fallimento: è molto utile avere degli insegnanti in più, ma alla fine diventa più importante averli in pianta stabile, con la possibilità di sostituirli in caso di assenza». Cosa che invece non è prevista dalla legge. E così nessuno verrà al posto delle 4 maestre. «E non so se mai arriveranno visto che provengono da Calabria e Campania e chiederanno il trasferimento». Piuttosto, si chiede la Mangani, «perché dal potenziamento è stata esclusa la scuola dell’infanzia? Proprio dove servirebbero maestre in più». Alla media invece sono arrivati 2 nuovi prof, solo che al posto di italiano e area scientifica, la preside ha avuto un docente di educazione fisica e uno di musica. «Ho fatto di necessità virtù», dice la Mangani. Il prof di ginnastica lavora a un progetto alle elementari, «l’altro potenzia la musica a primaria e medie».

«La vera priorità sono gli insegnanti di sostegno»
A ll’alberghiero Margherita di Savoia (Bat, Barletta—Andria—Trani), la sfida è partita e l’arbitro ha fischiato il calcio d’inizio. Il dirigente, Pasquale Sgaramella, che tiene in campo 1.013 studenti e 130 insegnanti, deve giocare con il miglior schieramento possibile una partita faticosa. Non ha, è vero, supplenti annuali («tutte le cattedre sono state occupate durante le varie fasi delle immissioni in ruolo», spiega); proseguono però al ritmo di 7-8 alla volta i contratti per supplenze brevi (consentite dalla legge 107, dopo i primi 10 giorni di assenza, ndr ). E i giocatori in più, quelli del potenziamento, rischiano di rimanere in panchina. Nel Piano dell’Offerta formativa triennale abbiamo dato priorità all’inclusione: a scuola ci sono 80 studenti diversamente abili. Abbiamo chiesto insegnanti di sostegno e docenti per incrementare le ore di laboratorio e le lezioni tecnico-pratiche, per noi fondamentali, oltre a insegnanti specializzati in lingue straniere. Ma i giocatori entrati in campo non corrispondono alla squadra ipotizzata: ci sono due docenti di discipline giuridico-economiche, uno di disegno e storia dell’arte («da noi non esiste»), uno di educazione fisica, uno di trattamento testi e dati. «Abbiamo dovuto chiamare dei supplenti. E soprattutto non sappiamo cosa sarà per il prossimo anno. Se non ci daranno il personale dovremo ripensare tutto il Pof triennale daccapo».

Il Global Teacher Prize 2016 ad una prof palestinese che insegna la non violenza

da La Tecnica della Scuola

Il Global Teacher Prize 2016 ad una prof palestinese che insegna la non violenza

È una donna palestinese, Hanan Al Hroub, la vincitrice del premio da un milione di dollari messo in palio dalla Varkey Foundation per il prof più bravo al mondo.

La comunicazione è giunta da Papa Francesco, in un messaggio video proiettato a Dubai, in occasione della cerimonia di premiazione voluta dall’organizzazione non-profit ideatrice del riconoscimento che ha lo scopo di accendere i riflettori sulla figura del docente e sul suo ruolo strategico nella società contemporanea.

“Mi congratulo con l’insegnante Hanam Al Hroub che ha vinto questo prestigioso premio per l’importanza – ha detto Papa Francesco – da lei data all’aspetto ludico nell’educazione dei bambini. Un bimbo ha il diritto di giocare. E parte dell’educazione è insegnare ai bambini come giocare perché si impara a socializzare attraverso i giochi. Una popolazione che non è ben istruita a causa della guerra o per ragioni analoghe è una popolazione in decadenza. Questo è il motivo per cui desidero dare risalto alla nobile professione dell’insegnante”.

Nel presentare Hanan al-Hroub, gli organizzatori dell’evento hanno sottolineato che la docente, in servizio alla Samiha Khaleel Girl’s School di Ramallah, ha adottato un particolare metodo di insegnamento focalizzato sulla non violenza: la sua formazione passa, invece, attraverso il gioco e il metodo di relazione con gli studenti con problemi di comportamento originati sempre da forme collegate alle violenze.

Giannini lancia il Premio nazionale insegnanti: le candidature in primavera

da La Tecnica della Scuola

Giannini lancia il Premio nazionale insegnanti: le candidature in primavera

Dopo l’annuncio del Corriere della Sera dei giorni scorsi, è arrivato quello ufficiale del Miur: l’Italia istituirà un Premio nazionale degli insegnanti.

A dirlo, con un video, è stato il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, nella giornata della proclamazione del vincitore del ‘Global Teacher Prize’, il premio internazionale divenuto noto come ‘Nobel’ dei docenti.

Il ministro ha tenuto a ricordare che “gli insegnanti hanno un ruolo determinante. Il loro compito è la missione più speciale: quella di educare le nuove generazioni a contribuire ad una società migliore”.

Poi ha detto: “il Global Teacher Prize da alcuni anni porta i diversi Paesi, e quindi la comunità educativa mondiale, a parlare dei temi della scuola e del valore del ruolo degli insegnanti”.

Per questo, prosegue Giannini, “istituiremo in Italia, per la prima volta, primi tra i paesi europei, il nostro Premio nazionale, che si collegherà ai principi che abbiamo inserito nella riforma ‘Buona Scuola’: l’innovazione didattica, la valutazione, la premialità, la necessità di una formazione continua, che è un diritto più che un dovere di tutti coloro che entrano in classe ogni mattina e che hanno nelle loro mani la responsabilità di accompagnare il processo di crescita non solo culturale, ma soprattutto interiore di quelli che diventeranno i cittadini di domani”.

Il Premio nazionale nasce dal Memorandum di Intenti siglato con la Varkey Foundation, organizzazione non-profit ideatrice del Global Teacher Prize che quest’anno ha avuto fra i 50 finalisti anche la docente italiana Barbara Riccardi. Il Premio italiano, come quello internazionale, ha lo scopo principale di accendere i riflettori sulla figura del docente e sul suo ruolo strategico nella società contemporanea.

Le candidature per il Premio nazionale saranno aperte in primavera. I docenti non potranno candidarsi da soli ma dovranno essere candidati. Chiunque potrà proporre un nome: un altro membro della comunità scolastica, le famiglie, gli studenti. Una commissione indipendente di esperti di alto livello, individuata dal Miur e dalla Fondazione, sceglierà i 5 vincitori, che riceveranno un budget (50.000 euro al primo, 30.000 agli altri 4) da utilizzare esclusivamente per realizzare progetti all’interno delle loro scuole.

Il Miur ricorda che “si tratta, infatti, di un premio all’insegnante, ma nell’ottica della valorizzazione del Iavoro in squadra con gli altri docenti e della capacità di innovare la propria comunità scolastica. I 5 docenti parteciperanno al Global Teacher Prize 2017 a cui si potrà comunque accedere anche senza aver preso parte all’edizione nazionale”.

L’Italia, attraverso una delegazione guidata dal Miur, ha partecipato attivamente, in questo fine settimana, ai panel e ai dibattiti del “Global Education & Skills Forum” di Dubai, incentrato sul futuro dell’Istruzione e nel corso del quale viene consegnato il Global Teacher Prize. Erano presenti esponenti del Miur, dell’Invalsi, dell’Indire, dell’Università, imprenditori e associazioni impegnati in progetti nel settore dell’istruzione. L’Italia è entrata a far parte anche dell’Alliance for teachers, gruppo di lavoro internazionale che produrrà entro un anno un documento con proposte per la valorizzazione del ruolo del docente nel mondo.

“Concludo congratulandomi veramente e sentitamente con tutti quegli insegnanti, migliaia, che in tutto il mondo hanno aderito a questa edizione del Global Teacher Prize. Anche la nostra candidata italiana ha avuto un ottimo risultato e quindi va anche a lei il mio pensiero. Ma soprattutto il mio pensiero va a tutta la comunità degli insegnanti italiani che dal prossimo anno avranno anche questa occasione per dimostrare il loro attaccamento, la loro dedizione quotidiana alla scuola e quindi allo sviluppo di una società migliore”.

Renzi sui precari: tutti assunti nella loro regione, i sindacalisti li hanno malconsigliati

da La Tecnica della Scuola

Renzi sui precari: tutti assunti nella loro regione, i sindacalisti li hanno malconsigliati

“Quelli che dicevano ‘ci deporteranno’ sono stati assunti tutti nella stessa regione”: non passerà inosservata la dichiarazione del premier Matteo Renzi del 12 marzo.

Parlando alla scuola di formazione politica del Pd, il presidente del Consiglio è voluto tornare sull’argomento delle circa 87 immissioni in ruolo attuate attraverso la riforma della scuola approvata la scorsa estate.

“Ci sono poveri cristiani – ha aggiunto Renzi – che non hanno fatto domanda perché consigliati così da alcuni sindacalisti e sono rimasti a spasso”.

Non è nostro costume entrare nel merito dei concetti espressi dai politici. Non possiamo però esimerci dal ricordare che nella fase B del piano straordinario di assunzioni, ben 7mila immessi in ruolo (su circa 9mila) hanno dovuto lasciare la propria provincia. In gran parte spostandosi dal Nord al Sud. In qualche caso, però, anche a parti inverse.

Mentre nella fase C, quella del “potenziamento”, in effetti quasi tutti i 48mila assunti sono stati collocati (sempre dall’algoritmo ministeriale) nella provincia di residenza o comunque quella indicata tra le prime in ordine decrescente attraverso il sistema on line predisposto dal Miur.

La dinamica, ricordiamo, ha anche fatto discutere, visto che tanti precari davanti in graduatoria sono stati costretti a scegliere sedi lontane. Mentre gli ultimi hanno trovato posto in provincia.

Ora, se alcuni sindacalisti hanno spiegato ai lavoratori precari (spesso ‘anta’ con figli piccoli e problemi familiari) degli altissimi rischi cui sarebbero andati incontro nel presentare la propria candidatura all’immissione in ruolo, nel senso che sarebbero potuti incorrere in un trasferimento lontano da casa (cosa poi realmente avvenuta con la fase B e che potrebbe ancora accadere con i trasferimenti legati agli ambiti territoriali), crediamo non sia corretto dileggiarli pubblicamente.

Il premier avrebbe bene a specificare, nel corso del suo intervento del 12 marzo, che quasi tutti i precari immessi in ruolo ad un passo da casa o dalla sede prescelta, sono stati quelli dell’ultima tornata di stabilizzazioni. Quella che ha sorriso anche alla moglie Agnese.

Crescita intelligente? Impossibile senza la scuola

da tuttoscuola.com

Crescita intelligente? Impossibile senza la scuola

 di  Enrico Seta (*)

“La missione più importante del sistema educativo è preparare i giovani per il mercato del lavoro”. Lo ha scritto recentemente Dirk Van Damme  Direttore del Centre for Educational Research and Innovation (CERI) presso l’OCSE di Parigi.  Nel contesto italiano, per quel che pensiamo, diciamo e facciamo sulla scuola, l’affermazione può apparire quasi blasfema. Eppure una prima macroscopica questione da affrontare nel nostro Paese è quella del progressivo scollamento tra istruzione/formazione e mercato del lavoro. Ma non soltanto, abbiamo un basso livello di dotazioni tecnologiche e, salvo lodevoli eccezioni, il digitale viene visto, anche da alcuni operatori dell’istruzione, come una minaccia.

Siamo partiti da qui, ma soprattutto dalla tradizionale difficoltà del nostro Paese di guardare al “medio termine”, dal fatto che  siamo abituati a modellare le scelte di policy sulla domanda del presente per lanciare una delle proposte e illustrare una delle Tesi del rapporto 2016 di italiadecide che sarà presentato lunedì prossimo presso la Camera dei deputati alla presenza del Capo dello Stato e della ministra Marianna Madia. Ci siamo soffermati, quest’anno sulle sfide della società digitali e certamente una di questa deve essere saper rispondere alla domanda che esprimono i giovani che oggi entrano nel percorso educativo e che  tra qualche anno dovranno misurarsi con l’organizzazione del lavoro in uno scenario competitivo e in continua evoluzione.

Se ricerca, istruzione e imprese non collaborano non ci sarà alcun effetto persistente e, l’obiettivo dell’alternanza scuola/lavoro posto con forza dalla Riforma Giannini che mostra la volontà di cambiare le cose, potrebbe restare lettera morta.

Alternanza con il lavoro e digitalizzazione della scuola, sono dunque necessari.  Coniugare alternanza e digitalizzazione può rappresentare il filo conduttore di una riforma da cui ci si attende molto, ma che potrebbe anche partorire il classico topolino se non verrà rapidamente riempita di contenuti, di iniziative concrete, di energia espansiva.

Ma digitalizzare la scuola non significa soltanto usare lavagne interattive e computer in classe, ma confrontarsi e utilizzare e scambiare dati e informazioni e in ciò può essere d’aiuto, se si trovano professori sensibili e dirigenti sensibili, ai quali l’autonomia scolastica permette di modificare l’offerta formativa non soltanto per la qualità delle opzioni offerte, ma anche per le modalità di programmazione e per flessibilità oraria. Nella riforma Giannini questo è scritto, ma ora bisogna tradurre quella visione in azione costante e quindi in provvedimenti e scelte ordinate secondo un criterio gerarchico e con scadenze non irrealistiche, assicurando con continuità l’adeguato supporto politico.  La sede è  l’attuazione del Piano per la Scuola Digitale, pubblicato dal MIUR lo scorso ottobre. Un documento che prende il posto di una precedente piattaforma ministeriale assai carente e che testimonia quindi un’apertura e una disponibilità nuove, per lo meno nelle stanze del MIUR. Bisogna fare evolvere quel Piano in un vero e proprio Masterplan della Scuola Digitale.

Non mancheranno le difficoltà, dovute in gran parte a dati oggettivi. Perché non sia una riforma “di facciata”, dovrà mettere in crisi i sistemi di formazione degli insegnanti, la formazione dei curricula, i sistemi di valutazione, il modello di lezione, gli stessi ambienti fisici. E poi se esiste una dimensione specificamente scolastico-educativa del tema delle competenze, declinata nei vari livelli di istruzione, esiste anche il dato che la società digitale è un potente fattore di sollecitazione del lifelonglearning. Misurarsi con le competenze richieste dalla società digitale è una sfida che si ripropone per tutta la vita e che mette in discussione la tradizionale compartimentazione fra sedi del processo educativo (formazione del capitale umano) e sedi della vita sociale e della produzione (creazione di valore). E infatti la sfida delle competenze digitali mette immediatamente in discussione processi, istituzioni e metodi della formazione professionale – i cui assetti istituzionali sono del tutto inadeguati e vengono opportunamente rivisitati anche dalla riforma costituzionale in itinere – oltre che i confini stessi fra scuola e lavoro.

Ministero, insegnati, dirigenti, sindacati, stakeholder, tutti chiamati alla stessa sfida. Vincerla è dare un futuro migliore ai nostri giovani, ma anche a tutto il nostro Paese.

 

(*) curatore rapporto 2016 italiadecide. “Italiadigitale. 8 tesi per l’innovazione e la crescita intelligente”

Giannini. Premiamo il miglior prof dell’anno

da tuttoscuola.com

Nobel made in Italy
Giannini. Premiamo il miglior prof dell’anno
Sulla scia del Global Teacher Prize che a Dubai premia con un milione di dollari il miglior insegnante dell’anno

In queste ore a Dubai viene premiato il migliore professore dell’anno con un milione di dollari, messo in palio dalla Varkey Gems Foundation.

Si tratta del Global Teacher Prize, varato nel 2015 e nato con l’intento di alzare il livello di considerazione dell’insegnamento, enfatizzando le migliori pratiche di buona docenza.

Lo scorso anno soltanto 14 insegnanti italiani si sono candidati, un numero relativamente basso rispetto ad altri Paesi come, ad esempio, gli Stati Uniti (174 candidature), la Nigeria (98) e l’India (193).

Per l’edizione di quest’anno, la giuria del premio ha selezionato nei mesi scorsi una prima rosa di 50 candidati, tra i quali era inclusa anche un’insegnante di una scuola elementare romana, Barbara Riccardi, che però non è riuscita a entrare nel gruppo dei dieci finalisti.

Prendendo spunto da quel premio internazionale, il ministro Giannini ha deciso che anche l’Italia avrà il suo “Nobel” per l’insegnamento.

È intenzione, infatti, del ministro introdurre anche in Italia il premio al migliore prof dell’anno prendendo spunto dal Global Teacher Prize da un milione di dollari.

Attraverso un video inviato agli organizzatori, il ministro Giannini annuncerà la versione italiana del premio. Il Nobel “Made in Italy” non sarà probabilmente assegnato al singolo prof, ma alla scuola in cui lavora e sarà impiegato per fare innovazione.

Al via il Referendum sulla Buona Scuola

Il 13 marzo si è tenuta l’assemblea dei Comitati promotori di alcuni importanti referendum sociali. Questi ultimi prevedono il deposito dei quesiti il prossimo 17 marzo, mentre il 9 e il 10 aprile, in centinaia di piazze italiane, avrà luogo l’inizio della raccolta delle firme. I Comitati promotori rappresentano decine di organizzazioni tra movimenti, associazioni e sindacati, tra i quali aderisce anche la FLC CGIL.

I Referendum sulla scuola sono relativi all’abrogazione di alcune norme contenute nella legge 107 del 2015. Naturalmente, la FLC CGIL sosterrà tutti i quesiti referendari e darà il proprio concreto sostegno alla raccolta delle firme.

Viaggi di Istruzione – FAQ MIUR

Risposte alle domande piu frequenti sull’organizzazione dei viaggi di istruzione e visite guidate in riferimento alla nota ministeriale n. 674 del 3 febbraio 2016


 

La nota prot. n. 674 del 3 febbraio 2016 attribuisce nuove responsabilita ai docenti accompagnatori in merito all’organizzazione dei viaggi di istruzione? 

No, la nota non attribuisce nuove responsabilita ai docenti e dirigenti scolastici. In particolare, per quanto attiene agli accertamenti circa lo stato dei mezzi di trasporto, si tratta di documenti e verifiche che la scuola e tenuta a richiedere alla societa di trasporti che viene di volta in volta individuata.

I docenti hanno la responsabilita sulla condotta del conducente?

Il Vademecum realizzato dalla Polizia Stradale, che il MIUR ha trasmesso alle scuole con la nota prot. n. 674/2016, ribadisce le responsabilita in capo al conducente che deve mantenere, per tutta la durata del viaggio, un comportamento che non esponga a rischi le persone trasportate. In questo caso, la responsabilita della condotta e solo del conducente medesimo e la verifica dell’idoneita alla guida dello stesso ricade sulla societa dei trasporti per la quale presta servizio. Non e compito quindi del personale docente o del dirigente scolastico l’accertamento di detta idoneita. Il Vademecum elaborato dalla Polizia stradale effettua un puntuale riepilogo degli obblighi previsti dalle norme di condotta, e invita gli insegnanti a segnalare alla Polizia medesima, in una dimensione di esercizio di senso civico, eventuali comportamenti considerati a rischio dei quali dovessero avere testimonianza diretta (come ad esempio parlare al cellulare, ascoltare musica con auricolari, bere alcolici o mangiare alla guida, ecc.).

La nota prot. n. 674 del 3 febbraio 2016 annulla o sostituisce la precedente circolare prot. n. 291 del 14.10.1992? 

La nota prot. n. 674 del 3 febbraio 2016 non sostituisce ed annulla la validita della precedente circolare prot. n. 291 del 14.10.1992. La circolare del ’92 infatti riguarda diversi aspetti dell’organizzazione delle visite di istruzione: le finalita didattiche, la differenziazione dei diversi tipi di viaggi di istruzione, il richiamo alle modalita di partecipazione dei docenti accompagnatori, etc, ed infine la scelta del mezzo di trasporto e dell’agenzia di viaggio. Si tratta di una circolare onnicomprensiva che affronta l’organizzazione della visita di istruzione sia sotto il profilo didattico che tecnico.

Prima di intraprendere un viaggio o una visita di istruzione e sempre obbligatorio darne comunicazione o richiedere l’intervento della Polizia stradale?

No non e obbligatorio né comunicare la partenza o richiedere l’intervento preventivo. Chi finora si rivolgeva alla Polizia Locale puo continuare a farlo. La nota informa che c’e la possibilita di rivolgersi anche alla Sezione di Polizia Stradale piu vicina alla scuola e richiedere l’intervento della stessa per un controllo del mezzo di trasporto e la verifica dell’idoneita del veicolo e del conducente la mattina, prima della partenza, in caso sorgano dubbi sulla regolarita degli stessi.

La richiesta del controllo del mezzo di trasporto e la verifica dell’idoneita del veicolo e del conducente da parte della Polizia stradale va fatta solo per viaggi di istruzione superiori ad un giorno? 

No la richiesta di intervento della Polizia stradale puo essere fatta anche qualora il viaggio di istruzione sia di una sola giornata.

Come posso richiedere l’intervento della Polizia stradale? 

In caso di necessita l’intervento andra richiesto telefonicamente utilizzando il numero di emergenza (112 – 113). La compilazione e l’invio del modulo 2, allegato alla nota, alla sezione della Polizia Stradale della provincia dove ha sede la scuola, non va utilizzato per richiedere l’intervento della Polizia Stradale, ma per segnalare il viaggio e agevolare la programmazione dei controlli lungo l’itinerario, che saranno effettuati a campione.

Animatori manuali

ANIMATORI MANUALI PRIMA CHE ANIMATORI DIGITALI di Umberto Tenuta

CANTO 646 DIGITALE Sì, MA DOPO IL MANUALE!

  • <<L’intelligenza è un sistema dioperazioni… L’operazione non è altro che azione: un’azione reale, ma interiorizzata, divenuta reversibile. Perché il bambino giunga a combinare delle opera­zioni, si tratti di operazioni numeriche o di operazioni spaziali, è ne­ces­sario che abbia manipolato, è necessario che abbia agito, sperimentato non solo su disegni ma su un materiale reale, su oggetti fisici…>>( PIAGET J., Avviamento al calcolo, la Nuova Italia, Firenze, 1956, p. 31).
  • <<Se è vero che l’abituale decorso dello sviluppo íntellettuale procede dalla rappresentazione attiva, attraverso quella iconica, alla rappresentazione simbolica della realtà, è probabile che la migliore progressione possibile seguirà la stessa direzione>> (BRUNER J.S., Verso una teoria dell’ístruzione, Annando, Roma, 1967, p. 85)

 

 

REPETITA JUVANT!

A condizione che l’interesse superiore sia il successo formativo degli alunni, e non l’interesse dell’industria digitale!

Per carità, nulla contro il digitale.

Anzi, ne ho tutte le dieci dita piene!

Ma, stante la mia inveneranda età, ho vivo il ricordo dei due grandi Padri della Pedagogia moderna.

Ammoniscono, il Piaget ed il Bruner, che il primum dell’apprendimento è la manipolazione (rappresentazione concreta).

Solo dopo viene la rappresentazione iconica, oggi in formato digitale. (http://www.rivistadidattica.com/metodologia/metodologie_60.htm).

Dimenticare questo significa rendere un cattivo servizio agli alunni ed anche al digitale.

Coloro che nelle scuole vanno ad abilitare all’uso del DIGITALE debbono prima di tutto precisare bene che prima del DIGITALE viene l’ESPERIENZA CONCRETA degli alunni.

Prima di entrare nei laboratori digitali gli alunni debbono avere manipolato nei laboratori concreti, ricchi di materiali concreti (agazziani) e di materiali strutturati (montessoriani).

Trascurare questo significa arrecare gran danno agli alunni ed al DIGITALE.

Purtroppo si tratta di un pericolo incombente!

Si formano gli ANIMATORI DIGITALI, ma si dimenticano gli ANIMATORI MANUALI.

Perdura ancora nelle scuole la vergogna di sporcarsi le mani.

Ohibò, un Professore di Liceo classico che avvita una lampadina!

Ma che scherziamo?

E scherziamo soprattutto nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado?

Mani pulite, Signore e Signori!

Tanto, la mortalità scolastica mica riguarda i figli del dottore di Don Milani!

APPROFONDIMENTI

http://www.edscuola.it/archivio/didattica/itinerari.html

 

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

Altri saggi sono pubblicati in

www.rivistadidattica.com

E chi volesse approfondire questa o altra tematica

basta che ricerchi su Internet:

“Umberto Tenuta” − “voce da cercare”

 

Nota USR Emilia-Romagna 14 marzo 2016, Prot.n. 2678

Alle Istituzioni Scolastiche dell’Emilia-Romagna
Ai Dirigenti degli Uffici per ambito territoriale dell’Emilia-Romagna
Loro Sedi
e, p.c. Ai Dirigenti Tecnici
Sede

Nota USR Emilia-Romagna 14 marzo 2016, Prot.n. 2678

Oggetto: Attività di individuazione precoce di difficoltà di apprendimento nella lettoscrittura e nell’aritmetica. Protocollo di Intesa tra l’Ufficio Scolastico Regionale e la Regione Emilia-Romagna ai sensi dell’art.7 comma 1 della Legge 8 ottobre 2010 n.170.

Nota 14 marzo 2016, AOODGPER 7062

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
Direzione Generale Personale della Scuola

Agli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI
Agli Ambiti Territoriali Provinciali
LORO SEDI
Alle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado
LORO SEDI

Nota 14 marzo 2016, AOODGPER 7062

OGGETTO: Graduatorie di istituto personale docente ed educativo. D.D.G. 16/02/2016 n. 89. Apertura funzioni POLIS per la scelta delle sedi (mod. B). Presentazione del modello B l per i Licei musicali e coreutici

Decreto Ministeriale 14 marzo 2016, AOOUFGAB 159

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Ufficio del Gabinetto del MIUR

Decreto Ministeriale 14 marzo 2016, AOOUFGAB 159
(Reg. Corte dei Conti 21 aprile 2016, n. 1429)

Criteri di riparto del fondo per la valorizzazione del merito del personale docente di cui all’articolo 1, comma 126 della legge 13 luglio 2015, n. 107