Dislessia, a Firenze il quinto convegno nazionale

da Redattore sociale

Dislessia, a Firenze il quinto convegno nazionale

FIRENZE. Si terrà a Firenze il quinto convegno nazionale sulla dislessia, dal titolo “Ho una caratteristica in più”, promosso dall’associazione “Pillole di Parole”, in collaborazione con Cred – Audilioteca del Comune di Firenze, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed il Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia dell’Università di Firenze. L’appuntamento è in programma mercoledì 16 marzo, dalle 9,30 alle 16, al Teatro Obihall di Firenze. Il convegno vuole essere un momento di significativo confronto sull’argomento, sia per quanto riguarda la dislessia all’estero, che in Italia, con workshop ed incontri formativi destinati a studenti, insegnanti e addetti ai lavori.

L’Associazione “Pillole Di Parole”, opera in sinergia con le scuole e i servizi del territorio di competenza, un’azione di sensibilizzazione e crescita culturale sull’argomento sia per insegnanti che famiglie. La partecipazione al convegno è gratuita, con iscrizione obbligatoria.
Per iscriversi e consultare il programma della giornata è possibile consultare il sito www.pillolediparole.it. Alla giornata parteciperà anche l’attore comico Lorenzo Baglioni.

Principio del merito anche nel piano straordinario di immissioni in ruolo

Vittoria ANIEF a Ferrara: il MIUR anche nel piano straordinario di immissioni in ruolo doveva rispettare il principio del merito.

 

Il Tribunale di Ferrara dà piena ragione all’ANIEF e riconosce il diritto di una docente in possesso di specializzazione sul sostegno conseguita nel 2015, ad essere immessa in ruolo in base al punteggio posseduto e non in base al momento in cui è stata inserita negli elenchi aggiuntivi afferenti alle Graduatorie a Esaurimento. L’Avv. Tiziana Sponga, ormai avvezza a ottenere ragione contro il MIUR anche presso i tribunali del lavoro dell’Emilia Romagna, mette a segno un’ulteriore vittoria per il nostro sindacato e ottiene l’immissione in ruolo da Fase 0 di una nostra iscritta illegittimamente pretermessa dal MIUR nelle operazioni di nomina del piano straordinario 2015/2016. Il Ministero dell’Istruzione non può “collocare in coda” i precetti costituzionali.

 

I docenti collocati negli elenchi aggiuntivi di sostegno nelle Graduatorie a Esaurimento hanno subito un’illegittima violazione del loro giusto diritto all’immissione in ruolo in base al punteggio posseduto. Questo quanto emerge dalla sentenza ottenuta dall’ANIEF a tutela dei diritti di una docente che aveva, per il solo fatto di aver conseguito la specializzazione sul sostegno successivamente al 2014, subito l’ingiustizia di essere stata immessa in ruolo da Fase B in altra provincia e non, come era suo diritto nel rispetto dei precetti costituzionali, in base al proprio punteggio in Graduatoria e, dunque, direttamente dalla Fase 0 in cui sarebbe stata in posizione utile se il Ministero dell’Istruzione non l’avesse collocata “in coda” agli altri specializzati sul sostegno.

 

Il Giudice del Lavoro di Ferrara, infatti, ha constatato come le ragioni dell’ANIEF fossero assolutamente condivisibili e che la decisione del MIUR di collocare in posizione subordinata nelle GaE i “nuovi” specializzati nelle attività didattiche di sostegno, “posta in essere sulla base della constatazione che ella aveva conseguito il titolo di abilitazione posteriormente alle altre docenti, era illegittima in quanto posta in essere in violazione del principio meritocratico, indicato quale unico criterio per l’assunzione degli insegnanti nella scuola pubblica. Essa infatti si pone insanabile contrasto con gli artt. 3, 51 e 97 della Costituzione, così come recepiti dall’art. 2 L. n. 124/1999 e dall’art. 401 T.U. n. 297/1994”. La sentenza, piana e lineare nelle sue motivazioni, ha evidenziato come “il criterio che governa l’inserimento nella graduatoria in esame non può che essere quello meritocratico, a prescindere dal momento in cui è stato conseguito il titolo di abilitazione” e ha ricordato che “E’ ben vero che l’art. 401 comma 3, attualmente vigente, del T.U. n. 297/1994 prevede che “le procedure per l’aggiornamento e l’integrazione delle graduatorie permanenti (poi ad esaurimento, n.d.r.) sono improntate a principi di semplificazione e snellimento dell’azione amministrativa salvaguardando comunque le posizioni di coloro che sono già inclusi in graduatoria”. Ma la disposizione in esame è stata erroneamente interpretata dalla parte convenuta, facendo invece essa riferimento solo ad un criterio sussidiario, da applicarsi ove mai più docenti si trovassero in possesso di identico punteggio meritocratico”.

 

La Corte Costituzione, infatti, aveva già dato ragione all’ANIEF e il Tribunale di Ferrara non manca di richiamare proprio quella storica sentenza n. 41 ottenuta dal nostro sindacato nel 2011, in cui il collocamento “in coda” nelle graduatorie era stato dichiarato palesemente in contrasto con i precetti costituzionali. In accoglimento del ricorso, dunque, viene dichiarato il diritto della docente “ad essere inserita nella graduatoria secondo il suo punteggio di merito e dunque “a pettine” e non “in coda” per il solo fatto di avere successivamente conseguito il titolo abilitante, con conseguente obbligo dell’amministrazione convenuta di adottare tutti i provvedimenti consequenziali in merito alla individuazione dei docenti da reclutare nell’ambito dell’elenco per il sostegno predetto nella fase 0 svoltasi a livello provinciale ed in quelle seguenti”.

 

Nuova vittoria per l’ANIEF, dunque, e nuova vittoria per la tutela dei diritti dei tanti docenti che da anni costruiscono la propria professionalità nella scuola con il duro lavoro da precari. MIUR soccombente contro le ragioni patrocinate dal nostro sindacato, condannato a pagare le spese di giudizio per aver illegittimamente pensato di poter collocare “in coda”, nelle operazioni di immissione in ruolo, i precetti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione.

DIFFIDA AI DIRIGENTI SCOLASTICI

LA FEDER. A.T.A. DIFFIDA I DIRIGENTI SCOLASTICI
CHE STANNO BOICOTTANDO LO SCIOPERO

In riferimento allo sciopero di cui all’oggetto proclamato dalla scrivente Federazione, viste le preoccupazioni avanzate dai colleghi ATA in merito all’azione di precetto messa in campo da alcuni Dirigenti Scolastici e dei Direttori dei Servizi Generali ed Amministrativi per garantire i servizi minimi, La scrivente, vuole ricordare ai destinatari della stessa, che i servizi minimi indispensabili sono previsti dall’accordo nazionale del settore della scuola per l’attuazione della legge 146/90, valutato idoneo dalla Commissione di Garanzia con deliberazione 99/284-8.1 (seduta del 22/4/99) e allegato al CCNL del 26 maggio 1999.
L’accordo integrativo nazionale del 8/10/99 definisce i criteri generali per determinare il contingente da prevedere in caso di sciopero. In un accordo di scuola (contrattazione d’istituto) successivamente verranno definiti i criteri specifici per determinare il contingente per garantire i servizi minimi in quella scuola. Per quanto riguarda la categoria del personale ATA, questi, secondo l’accordo sopra citato per il giorno 18 marzo 2016, non devono garantire il servizio minimo.
Pertanto, ogni eventuale mancato rispetto delle norme, da parte di ogni singolo Dirigente Scolastico che obbligherà il personale ATA a rimanere in servizio per garantire il servizio minimo, sarà prontamente denunciato agli uffici competenti.

Chiediamo al Ministero di intervenire con la massima urgenza, attraverso una circolare, per evitare che alcuni Dirigenti Scolastici, per l’appartenza sindacale, cerchino in tutti i modi di boicottare lo sciopero.

Chiediamo a tutto il personale ATA,  che laddove si dovessero verificare casi di precettazione, di seguire le seguenti indicazioni:

Farsi mettere tutto per iscritto dal Dirigente Scolastico;
Comunicare o Inviare urgentemente la notizia al seguente indirizzo mail: segreteria@federata.it

COSA FARE IN CASO DI SCIOPERO
(servizi minimi da garantire, modalità di adesione e procedure)

SERVIZI MINIMI

SERVIZI ESSENZIALI
CONTINGENTI (accordo nazionale)
Qualsiasi esame e scrutini finali
-un assistente amministrativo per le attività di natura amministrativa,
-un assistente tecnico dell’area specifica nei casi in cui il tipo di esame
prevede l’uso dei laboratori
-un collaboratore scolastico per l’apertura e chiusura dei locali scolastici.
Vigilanza durante il servizio mensa
solo se per motivi eccezionali il servizio  è mantenuto, uno o due collaboratori scolastici
Cura del bestiame
(solo istituto agrario)
-un assistente tecnico di azienda agraria,
-un collaboratore scolastico tecnico
-un collaboratore scolastico per l’apertura e la chiusura dei locali scolastici
Impianto di riscaldamento
(sole se condotto direttamente dalla scuola)
chi ha il patentino di conduttore di caldaie
Raccolta e smaltimento rifiuti tossici e nocivi
(solo istituto con reparti di lavorazione)
-un assistente tecnico di reparto
-un collaboratore scolastico per l’accesso ai locali interessati
Pagamento stipendi ai supplenti temporanei.
-Direttore sga
-un assistente amministrativo
-un collaboratore scolastico.
Vigilanza di notte e servizio mensa
(solo in convitto o educandato con convittori o semiconvittori)
-un istitutore
-un cuoco
-un infermiere
-un collab. scolastico. Il servizio mensa può sostituirsi da piatti freddi o preconfezionati

Quindi:

1.      nella gran parte delle scuole e nella gran parte dell’anno non occorre formare il contingente;
2.      non è prestazione indispensabile l’apertura della scuola (il custode non deve aprire la scuola), né la generica vigilanza all’ingresso o all’interno della scuola o di tutti i plessi.
3.      un solo collaboratore presente nel plesso può scioperare e il DS deve chiudere il plesso;
4.      il DS non può cambiare di plesso i collaboratori scolastici nella giornata di sciopero;
5.     non è previsto nessun obbligo di svolgimento di attività di segreteria.

ADEMPIMENTI

Il Dirigente scolastico

Il lavoratore

chiede al personale ATA con una circolare chi intende scioperare specificando che la comunicazione è volontaria.
(La circolare deve essere emanata in tempo utile per la successiva comunicazione alle famiglie che il dirigente deve fare 5 giorni prima dello sciopero)

non può obbligare alcuno a rispondere;

non può chiedere di più (ad esempio che si dichiari anche l’intenzione di non scioperare).

È libero di dichiarare o di non dichiarare cosa intende fare.

Chi non dichiara nulla non può essere costretto a farlo e non è sanzionabile.

Chi dichiara di scioperare e poi cambia idea e si presenta a scuola il giorno di sciopero, potrebbe non essere utilizzato dal dirigente scolastico e sarebbe comunque considerato in sciopero. Quindi se intende cambiare idea lo deve comunicare per tempo (ad esempio prima della comunicazione alle famiglie).

valuta l’effetto previsto sul servizio didattico (le lezioni) e di conseguenza:
deve sospendere le lezioni se non è in grado di garantire neanche un servizio minimo;
deve chiudere la scuola o le singole sedi se tutti hanno dichiarato di scioperare.

comunica alle famiglie, 5 giorni prima dello sciopero, le modalità di funzionamento o la sospensione del servizio previsti per il giorno di sciopero.

La comunicazione è un obbligo della scuola non del  singolo personale. Quindi il Dirigente scolastico non può invitare ogni lavoratore a comunicare alle famiglie se intende scioperare o no.

Non deve far nulla. Non è suo compito avvisare le famiglie sul suo comportamento il giorno dello sciopero.

IL GIORNO 18 MARZO 2016 NON CI SONO SERVIZI MINIMI DA GARANTIRE

Una decisione unilaterale si configurerebbe come attività anti-sindacale.

RIPRISTINATI I VECCHI ORARI NEGLI ISTITUTI TECNICI E PROFESSIONALI

SCUOLA: RIPRISTINATI I VECCHI ORARI NEGLI ISTITUTI TECNICI E PROFESSIONALI
IN FAVORE DELLE MATERIE PROFESSIONALIZZANTI

Lo conferma il Tar Lazio su ricorso dello Snals-Confsal

Roma, 10 marzo. L’annosa vicenda che vede contrapposti Miur e Snals-Confsal sugli orari scolastici negli istituti tecnici e professionali sembra giunta a conclusione.
Con sentenza n. 3019 dell’8 marzo 2016 il Tar del Lazio ha accolto per la terza volta il ricorso dello Snals-Confsal contro il Ministero della Pubblica Istruzione.
Il Ministero è, pertanto, tenuto a ripristinare gli orari precedenti ai decreti 87 e 88 del 2010, annullati dallo stesso Tar Lazio a seguito del primo ricorso del sindacato autonomo (sentenza n. 3527/2013).
Con una seconda sentenza del 2015, la n. 6438, il Tar Lazio aveva dato nuovamente ragione allo Snals-Confsal sulla stessa questione ordinando al Miur di dare esecuzione alla sentenza del 2013 lasciata nel dimenticatoio. Per questo, il Tar aveva disposto il commissariamento dello stesso Ministero, ostinatamente incurante, e la nomina di un commissario nella figura del Prefetto di Roma.
Il commissario, però, nelle more della rinnovazione dei regolamenti, non ha ripristinato i vecchi quadri orari. Da qui il terzo ricorso del sindacato e la risoluta risposta del Tar.
In merito alla sentenza di martedì scorso il segretario dello Snals-Confsal, Marco Paolo Nigi, ha dichiarato: “Speriamo che il Miur, almeno questa volta, provveda con la dovuta sollecitudine. E’ importante che gli studenti degli istituti tecnici e professionali tornino quanto prima a orari che sono favorevoli alle materie professionalizzanti. Il nostro impegno, la nostra tenacia e questi nostri successi sono per loro. Sarebbe triste che presunti tempi burocratici per il rinnovo dei regolamenti siano l’ennesimo alibi del Miur per continuare ad applicare orari talmente penalizzanti per l’istruzione e la formazione da essere stati annullati dal Tar Lazio già 5 anni fa. Infine, le sentenze vanno rispettate, in primis dalle istituzioni”.
Il ricorso è stato accolto dal collegio del Tar Lazio, sezione III bis, composto dal presidente, dottoressa Maria Cristina Quiligotti, dal giudice estensore, dottoressa Emanuela Loria e dalla dottoressa Ines Pisano, quale terzo componente. Lo Snals-Confsal in tutti i ricorsi è sempre stato assistito dagli avvocati Mirenghi e Viti.

Cyberbullismo

Cyberbullismo: aumentano i casi sul web, le scuole sono in allerta, ma le famiglie minimizzano

Il 52% dei presidi italiani ha dovuto gestire episodi di bullismo digitale, il 10% di sexting e il 3% di adescamento online. E nel 51% dei casi si sono rivolti alle forze dell’ordine. Ma i genitori hanno poca consapevolezza e tendono a sminuire il fenomeno, dice l’81% dei dirigenti scolastici

Roma, 10 marzo 2016 – Il cyberbullismo corre sul web. Per il 77% dei presidi delle scuole italiane medie e superiori internet è l’ambiente dove avvengono più frequentemente i fenomeni di bullismo, più che nei luoghi di aggregazione dei giovani (47%), nel tragitto tra casa e scuola (35%) o all’interno della scuola stessa (24%). Il 52% dei presidi ha dovuto gestire personalmente episodi di cyberbullismo, il 10% casi di sexting (l’invio con il telefonino di foto o video sessualmente espliciti) e il 3% casi di adescamento online. Per il 45% dei presidi il cyberbullismo ha interessato non più del 5% dei loro studenti, ma per il 18% dei dirigenti scolastici il sexting vede coinvolto tra il 5% e il 30% dei ragazzi. Il cyberbullismo è un fenomeno difficile da mettere a fuoco, data la grande varietà di comportamenti che possono essere qualificati come bullismo digitale. Ma il 77% dei presidi ritiene il cyberbullismo un vero e proprio reato. E nel 51% dei casi accaduti il preside si è dovuto rivolgere alle forze dell’ordine. È quanto emerge da una ricerca realizzata dal Censis in collaborazione con la Polizia Postale e delle Comunicazioni.

La ricerca del Censis con la Polizia Postale. Nell’era della comunicazione digitale, dove il 91% dei giovani tra 14 e 18 anni è iscritto ad almeno un social network e l’87% usa uno smartphone connesso a internet, il Censis e la Polizia Postale e delle Comunicazioni hanno avviato un comune percorso di ricerca per capire meglio le implicazioni dell’uso delle nuove tecnologie da parte degli adolescenti. L’obiettivo del progetto è costruire un quadro di analisi utile alla progettazione di campagne di sensibilizzazione per promuovere un impiego dei media digitali sempre più consapevole sia delle loro straordinarie potenzialità, sia dei rischi connessi. Oggi, presso la Scuola Superiore di Polizia, sono stati discussi, con i dirigenti e i funzionari della Polizia di Stato che ogni giorno operano sul campo, i risultati della prima fase del lavoro di ricerca: un’indagine realizzata attraverso un questionario distribuito ai presidi e ai dirigenti scolastici di tutte le scuole secondarie di primo e di secondo grado. I dati presentati si basano sulle risposte fornite da 1.727 dirigenti scolastici di tutta Italia.

Le scuole diventano sempre più digitali. Praticamente tutte le scuole hanno un sito internet, che nel 65% dei casi è gestito dai docenti, nel 16% da personale non docente e nel 12% da consulenti esterni. Nell’86% delle scuole esiste una rete wi-fi, che solo nel 5% degli istituti è liberamente accessibile agli studenti. Il 93% delle scuole ha un laboratorio multimediale, che però solo nel 17% dei casi è aperto anche oltre l’orario scolastico. Il 46% dei presidi è a conoscenza dell’esistenza di una pagina sui social network che riguarda la scuola, anche se nel 55% dei casi è gestita dagli studenti. Nel 47% delle scuole il responsabile della sicurezza informatica è un insegnante, nel 34% un consulente esterno e nel 19% un operatore amministrativo.

L’identikit del cyberbullo. Per il 70% dei dirigenti scolastici i cyberbulli sono indifferentemente maschi o femmine, per il 19% invece sono in prevalenza ragazze e per l’11% soprattutto ragazzi. Il 90% dei dirigenti pensa che il fenomeno del cyberbullismo sia più grave del bullismo, perché più doloroso per chi ne subisce le conseguenze e più rapido e duraturo negli effetti negativi sulla reputazione personale. Secondo il 78% dei presidi i cyberbulli tendono a colpire i ragazzi psicologicamente più deboli.

Genitori poco consapevoli. Per l’81% dei dirigenti scolastici i genitori tendono a minimizzare il problema, ritenendo il bullismo digitale poco più che uno scherzo tra ragazzi. Per il 49% dei presidi la maggiore difficoltà da affrontare è proprio rendere consapevoli i genitori della gravità dell’accaduto, per il 20% capire esattamente cosa sia successo. Secondo l’89% delle opinioni raccolte il cyberbullismo è più difficile da individuare rispetto a episodi di bullismo tradizionale, perché gli adulti sono esclusi dalla vita online degli adolescenti. Il 93% dei presidi ritiene poi che l’esempio dei genitori influenzi molto o abbastanza il comportamento dei cyberbulli.

Le iniziative delle scuole. Il 39% delle scuole ha già attuato alcune azioni specifiche contro il cyberbullismo previste dalle linee di orientamento del Ministero dell’istruzione e il 63% intende farlo nel corso di questo anno scolastico. Ma nel 36% degli istituti la partecipazione non va oltre la metà circa dei genitori e nel 59% dei casi si ferma solo a pochi genitori. Il 48% delle scuole che hanno avviato un programma di contrasto al cyberbullismo ha attivato un programma di informazione rivolto ai genitori e il 43% uno sportello di ascolto. Solo il 10% delle scuole ha un vero e proprio programma di monitoraggio attraverso questionari rivolti a studenti e genitori.

 

Questi sono i principali risultati della prima fase della ricerca «Verso un uso consapevole dei media digitali» realizzata dal Censis in collaborazione con la Polizia Postale e delle Comunicazioni, che sarà presentata oggi a Roma presso la Scuola Superiore di Polizia. Una collaborazione nata nel 2015, quella tra Polizia di Stato e Censis, nell’ambito della quale si è concordato di sviluppare ricerche e approfondimenti riguardanti tematiche sociali connesse all’uso dei nuovi media da parte di minori e adulti. L’obiettivo del progetto è costruire un quadro di analisi utile alla progettazione di campagne di sensibilizzazione per promuovere un impiego dei media digitali sempre più consapevole sia delle loro straordinarie potenzialità, sia dei rischi connessi.

Progetto “Italia la scuola del bello: arte cultura e patrimonio”

uffizi3d

Proiezione per le scuole il 21, 22 e 23 marzo 2016 del film
“Firenze e gli Uffizi 3D – Viaggio nel cuore del rinascimento”

Nell’ambito delle attività che il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca realizza per favorire la conoscenza e comprensione del patrimonio culturale e artistico del nostro Paese, la Direzione generale per lo studente, l’integrazione e la partecipazione, in collaborazione con AGISCUOLA, intende portare a conoscenza delle istituzioni scolastiche il progetto di Sky e Nexo Digital con Ente Cassa di Risparmio di Firenze dal titolo “Italia la scuola del bello: arte cultura e patrimonio”, per avvicinare gli studenti al mondo dell’arte, attraverso un nuovo modo di vivere e raccontare il patrimonio artistico, svelandone punti di vista esclusivi e dettagli inediti di cui spesso solo gli addetti ai lavori sono a conoscenza.

Il progetto, rivolto agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, ha l’obiettivo di educare le nuove generazioni a scoprire, conoscere o ri-conoscere l’immenso patrimonio artistico e culturale del nostro Paese, studiando nell’ottica dell’edutainment luoghi, città, musei, opere d’arte che fanno dell’Italia l’unico paese al mondo ad ospitare 50 siti inseriti dall’Unesco nella lista del Patrimonio dell’Umanità.
Per inaugurare il progetto “Italia: la scuola del bello” è stato scelto il film d’arte “Firenze e gli Uffizi 3D – Viaggio nel cuore del rinascimento” che ha raccolto al suo esordio al cinema un gran successo e plauso di pubblico e di critica.
Il film attraversa i luoghi simbolo di Firenze, dalla Cappella Brancacci al Museo del Bargello, da Santa Maria del Fiore con la cupola del Brunelleschi a Palazzo dei Medici e la Galleria dell’Accademia, fino ad arrivare alla Galleria degli Uffizi. L’incedere del racconto alterna approfondimenti autorevoli, spesso demandati a noti studiosi dell’arte, a racconti storici ed emotivi affidati a Lorenzo de’ Medici, figura chiave del Rinascimento fiorentino.
In occasione della primavera, richiamo e omaggio alla celebre opera di Botticelli, uno dei simboli della Galleria degli Uffizi, sono stati quindi organizzati dal 21 al 23 marzo tre giorni dedicati alle scuole, durante i quali tutte le sale cinematografiche aderenti all’iniziativa riprogrammeranno il film con una proiezione riservata esclusivamente agli studenti e ai docenti accompagnatori.
I docenti interessati all’iniziativa possono consultare, a partire dal 15 febbraio p.v., agli indirizzi www.agiscuola.it e www.nexodigital.it, l’elenco delle sale cinematografiche aderenti e seguire le indicazioni per procedere alle prenotazioni contattando direttamente i cinema fino all’11 marzo p.v.

Longhena e dintorni

LONGHENA E DINTORNI

di Dora Acri

 

Il seminario internazionale dell’ADI (http://www.adiscuola.it/home/) si è appena concluso a Bologna. Questo viaggio tra le scuole più creative del mondo ci ha lasciati una grande voglia di ricominciare subito a lavorare, condividendo e divulgando i nuovi stimoli, le  buone pratiche, le strategie di una scuola che vuole rinnovarsi e che vuole farlo a partire proprio da quello che l’esperienza dimostra che funziona.

Ho letto recentemente un articolo che mi è piaciuto molto: “Nelle scuole italiane che resistono e innovano”,(http://www.internazionale.it/reportage/2016/02/14/scuole-italia-innovazione) di Valentina Pigmei, che cita tra l’altro il libro fresco di stampa di Giacomo Stella Tutta un’altra scuola. Quella di oggi ha i giorni contati (Giunti) a  proposito della necessità di “rivoluzionare la nostra obsoleta, fatiscente, grigia, ma comunque essenziale, e nella stragrande parte dei casi, inevitabile, scuola pubblica”.

Io vivo e insegno a Bologna, e mi fa piacere trovare in questo articolo, felice nei contenuti e ottimista rispetto al dialogo che si può aprire tra scuola tradizionale e scuola “alternativa”, anche le scuole Longhena di Bologna,  citate come esempio di scuole da imitare!

L’entusiasmo si smorza subito, lasciando posto a un senso di spaesamento, quando mi imbatto in un articolo ( corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2016/28-febbraio-2016/caso-longhena–duello-provveditore-pd-240109106843.shtml) che riguarda  proprio le scuole Longhena nella città in cui vivo, Bologna, centro di una cultura pedagogica che ha fatto storia! Una storia che però fatica ad entrare nelle quotidiane pratiche scolastiche…

Riporto testualmente dall’articolo:

BOLOGNA – La battaglia sulla ricreazione delle Longhena non accenna a stemperarsi. La decisione della dirigente scolastica di ridurre le pause all’aperto alle scuole di via di Casaglia ha scatenato la reazione di genitori e insegnanti, schierati compatti nella difesa di quello che considerano un aspetto fondamentale dell’offerta formativa dello storico istituto sui colli. La preside Giovanna Facilla ha spiegato in un’intervista al Corriere di Bologna che incontrerà i genitori e si confronterà con loro ma difficilmente tornerà sui propri passi.

L’UFFICIO SCOLASTICO – Dalla sua parte si schiera senza tentennamenti il direttore dell’Ufficio scolastico provinciale Giovanni Schiavone: «La dirigente ha posto un problema legittimo. Il tempo è una variabile importante, per raggiungere i traguardi fissati dalle indicazioni nazionali è necessario dedicare del tempo ai processi di apprendimento. Le Longhena sono una buona scuola dove insegnano ottime maestre, ma la preoccupazione della preside è che non venga dedicato sufficiente spazio alla  attività didattica, mi sembra condivisibile».

Qualcosa non mi torna…

Ha ragione Norberto Bottani nell’affermare che “impera nel mondo scolastico una grande confusione rispetto al gioco”, eppure “imparare giocando non è una novità, già negli anni trenta il costruttivismo piagetiano aveva considerato ed analizzato la potenza formativa del gioco”.

Non solo: l’aspetto motivazionale-emotivo è fondamentale nel processo di apprendimento, si impara quando si ha voglia di imparare, l’esser disposti ad apprendere è tutt’altro che scontato…

Solitamente pensiamo che dopo mezz’ora di esercizi fisici/movimento, i ragazzi siano stanchi, la ricerca invece ha recentemente  dimostrato che le funzioni esecutive beneficiano dell’esercizio fisico (Kubesch, 2009): quell’attività mette in moto i neurotrasmettitori che servono per attivare il sistema dopaminergico. La dopamina è molto importante nello svolgimento di certe attività cognitive, quelle che sono maggiormente richieste dalla scuola. Questo aspetto, insieme alla considerazione dei tempi d’attenzione di ogni individuo, indagati dalle neuroscienze, dovrebbe far propendere gli specialisti dell’educazione e dell’istruzione verso i modelli scolastici che ne tengono conto.

Anche perché è ormai noto che il modello occidentale di trasmissione scolastica (esportato in tutto il mondo) con bambini seduti in un’aula, fermi sui banchi per ore con un’insegnante che fa lezione, è un modello che oggi non è più adeguato: il rendimento effettivo dell’insegnamento si rivela spesso incredibilmente debole.

Leggo ancora nell’articolo del Corriere:

Non può passare il concetto che il tempo pieno alle Longhena sia migliore o diverso da quello delle altre scuole, né che il gioco sia una necessità solo per i bambini che frequentano quella scuola — avverte il provveditore

Giusto. Tanto più che, si dice, c’è chi è disposto a fare carte false per avere il proprio figlio alle Longhena!

Qualcuno ha detto che la scuola ha bisogno di insegnanti coraggiosi, vorrei aggiungere che la scuola ha bisogno anche di dirigenti coraggiosi e provveditori coraggiosi.

Il tempo pieno alle Longhena è migliore e diverso da quello delle altre scuole. E il gioco è una necessità per tutti i bambini, non solo per quelli che frequentano le scuole Longhena.

Per questo auspico che la Dirigente Scolastica e il Provveditore non facciano un gioco al ribasso: di queste scuole ce ne vorrebbero di più, non distruggiamo quella che ha aperto la strada!

Non ho visto polemiche sui giornali intorno alla scelta di scuole in cui il collegio docenti  ha deliberato di dimezzare le due ore previste di educazione motoria (i miei figli frequentano il tempo pieno in una di queste scuole), né intorno alla pratica diffusa di far saltare l’intervallo a intere classi ritenendolo un efficace metodo educativo…

Non sono le Longhena che devono abbandonare il loro progetto educativo, sono le altre scuole che devono aprirsi a nuove riflessioni. Tutti i bambini e le bambine  hanno diritto a una scuola davvero inclusiva, e centrata sui bisogni  del loro essere bambini e bambine.

“Su questa questione sono molto coinvolta emotivamente, nella consapevolezza che basterebbe poco per modificare le cose. Non si parla qui di finanziamenti del ministero, né di tecnologia, si parla solo di categoria mentale degli insegnanti”  ma anche  delle altre persone che fanno la scuola. Non esclusi i genitori.

(cfr. Lucia Mason, Ordinario di Psicologia dell’educazione, Università di Padova, http://ospitiweb.indire.it/adi/SemFeb2015_Atti/2-1_Mason/sa15_21_frame_dir.htm )

Nuove classi di concorso, i laureati in relazioni internazionali protestano: penalizzati nell’accesso all’insegnamento

da Il Sole 24 Ore

Nuove classi di concorso, i laureati in relazioni internazionali protestano: penalizzati nell’accesso all’insegnamento

di Cl. T.

Il regolamento con il riordino delle classi di concorso è in vigore dal 23 febbraio; ma secondo l’Associazione italiana dottori in scienze politiche (Aidosp), l’apertura della nuova classe «A46», scienze giuridico-economiche, ai laureati in scienze politiche non è così automatica, e penalizzerebbe i giovani.

La lettera al ministro Giannini
Così l’Associazione ha scritto al ministro, Stefania Giannini, chiedono una correzione: «Nelle ultime bozze di revisione delle classi di concorso disponibili online rileviamo come la Ls60/Lm52 (relazioni internazionali) sia inserita nella classe di concorso A46, relativa alle scienze giuridico-economiche. La possibilità di accedere quindi alle graduatorie, per i laureati magistrali dei corsi del nuovo ordinamento derivati da scienze politiche vecchio ordinamento, è quindi un fatto positivo; tuttavia si segnalo aspetti discriminatori che rischiano di vanificare l’intento di chi ha riformato le classi di concorso».

I sottovincoli
Infatti, scrive ancora l’Aidosp, risulta comprensibile il fatto che si richieda di aver accumulato 96 crediti in determinate materie, ma non lo è altrettanto l’inserimento di successivi discriminatori vincoli legati a “famiglie” più ristrette di esami (12 crediti per 8 diverse “famiglie”). Questi «eccessivi sottovincoli», a parere dell’Associazione scrivente, infatti renderebbero impossibile l’accesso all’insegnamento per moltissimi laureati della Lm52. Con l’ulteriore paradosso che, essendo i laureati in relazioni internazionali naturalmente più portati alla conoscenza e alla pratica delle lingue straniere, gli stessi non potrebbero nemmeno accedere all’insegnamento laddove si sta sperimentando il Clil sin dalle scuole dell’infanzia. Di qui la richiesta a Stefania Giannini di «ri-esaminare i criteri confidando in una ulteriore meno restrittiva revisione delle classi».

Disabili, no delle associazioni all’approdo nelle scuole normali dopo un biennio nelle speciali

da La Tecnica della Scuola

Disabili, no delle associazioni all’approdo nelle scuole normali dopo un biennio nelle speciali

L’inclusione deu disabili va attuata con gli stessi tempi dei compagni normodotati: nella riforma del settore, allo studio del Governo, ciò deve essere scritto a chiare lettere.

A sostenerlo è Mario Barbuto, presidente nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, che in tal modo boccia, senza se e senza ma, ogni ipotesi di approdo ritardato dei giovani disabili nelle scuole normali, dopo un biennio “propedeutico” all’acquisizione di tecniche specifiche all’interno delle scuole speciali. Incrementando, indirettamente con questo intervento, il numero di coloro che si oppongono al mantenimento in vita proprio delle scuole speciali.

Secondo Barbuto, la proposta di legge presentata congiuntamente da Fand e Fish, “che stiamo tentando di far recepire il più possibile nell’alveo operativo della legge sulla Buona Scuola, indica una direzione di marcia chiara e condivisa, relativamente all’inclusione scolastica degli alunni con disabilità: garantire la frequenza delle scuole comuni per tutti; accrescere risorse e competenze generali e specifiche da porre al servizio dei processi di inclusione. Non sarà un cammino agevole e veloce, ma non esistono alternative”.

E ancora: “non si possono percorrere facili scorciatoie” continua il presidente Uici riferendosi all’ipotesi, circolata in questi giorni, sullo svolgimento di “due anni di ‘scuola speciale’ prima di tuffare i bambini ciechi di sei e sette anni nel mondo più vasto della scuola di tutti. Due anni di indottrinamento speciale per imparare le tecniche e le pratiche necessarie a saper sopravvivere poi, nella scuola comune”.

Barbuto si oppone, dunque, a quello che considera “una specie di ‘trattamento sanitario obbligatorio’ al quale sottoporre i nostri bambini e le nostre bambine per due anni prima di concedere loro il permesso di soggiorno in quella scuola dove tutti gli altri entrano invece fin dal primo giorno, per diritto sancito dalle leggi e dalla Costituzione della Repubblica”.

“Non sarà necessario confutare simili stravaganze sotto il profilo pedagogico! Sarà sufficiente un sano esercizio del buon senso – conclude Barbuto – a cogliere l’assurdità e l’inattuabilità di una simile idea”, conclude il rappresentante dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.

Personale ATA, M5S lotta contro i tagli: “strutture scolastiche al collasso”

da La Tecnica della Scuola

Personale ATA, M5S lotta contro i tagli: “strutture scolastiche al collasso”

I deputati del M5S in commissione Cultura hanno ottenuto il rinvio del provvedimento che porterebbe al taglio di 2 mila posti Ata.
“Mentre oggi in commissione Cultura, affermano i deputati, la maggioranza si apprestava a tagliare ben 2020 posti ATA – collaboratori scolastici e personale amministrativo della scuola – abbiamo fatto rilevare che, il decreto è l’ennesimo pasticcio del Governo Renzi. I criteri fissati dal governo sono utilizzati come un pallottoliere impazzito per giustificare un numero di tagli definiti aprioristicamente, per una digitalizzazione del sistema scolastico che tra l’altro non è monitorata dal Ministero. Grazie a questo rilievo sostanziale siamo riusciti a ottenere  il rinvio dell’esame del Decreto sull’organico del personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola chiedendo anche al governo di compiere un serio approfondimento rispetto ai dati”.
“La conseguenza di questi tagli, continuano i pentastellati, sarebbe un peggioramento drastico del servizio all’interno delle scuole che, in molti casi, potrebbero trovarsi in una situazione di totale empasse”.
“Invitiamo dunque il Governo, concludono i deputati M5S, a compiere tutti gli approfondimenti del caso per evitare un’ulteriore, ingiustificabile, riduzione del personale Ata. Anzi, chiediamo che quelle migliaia di posti attualmente mancanti per coprire il fabbisogno vengano inseriti in legge di Stabilità e si proceda finalmente ad un serio piano pluriennale di assunzione”.

Maturità, ecco le indicazioni del Miur per lo svolgimento

da La Tecnica della Scuola

Maturità, ecco le indicazioni del Miur per lo svolgimento

Il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato i decreti (DD.MM. nn. 142, 143, 144, 145 e 146 del 07/03/2016)  con cui fornisce le indicazioni in merito alle norme per lo svolgimento degli esami di Stato 2016.

Queste indicazioni riguardano le classi sperimentali autorizzate, le sezioni ad opzione internazionale tedesca funzionanti presso istituti statali e paritari, nelle sezioni ad opzione internazionale spagnola funzionanti presso istituti statali e paritari, e le sezioni ad opzione internazionale cinese presso il Convitto Nazionale “V. Emanuele Il” di Roma e presso il Convitto Nazionale “Umberto l” di Torino, le sezioni di Liceo Classico Europeo.

Concorso docenti, malfunzionamento Istanze on line. Gilda chiede incontro al Miur

da La Tecnica della Scuola

Concorso docenti, malfunzionamento Istanze on line. Gilda chiede incontro al Miur

Gilda degli insegnanti, scrive al Miur per ottenere al più presto un incontro urgente in merito alle problematiche inerenti il malfunzionamento della piattaforma Istanze Online per la compilazione e l’invio delle domande per il concorso docenti.

Sono molti i nostri lettori che si sono lamentati del funzionamento pessimo di Istanze on line, che in alcuni casi, nel corso dell’inoltro della domanda di partecipazione al concorso, è andato in tilt, vanificando il tempo impiegato dal candidato.

Infatti, come riporta il sindacato Gilda, i server della piattaforma risultano essere sovraccarichi e spesso bisogna attendere molto per compilare e inviare la domanda di partecipazione al concorso.

Da qui la richiesta di un incontro per provare a risolvere una situazione delicata.

L’occasione sarà propizia anche per parlare del fatto che nei bandi emanati non ci sia quello relativo all’insegnamento della lingua slovena, causando problemi alle scuole di lingua slovena, che possono reclutare docenti solo attraverso la mobilità.

 

Ecco il documento della Gilda inviato al Miur

 

GUIDA PER PARTECIPARE AL CONCORSO

1) Chi può partecipare:

  1. I docenti in possesso del titolo di abilitazione all’insegnamento conseguito entro la data di scadenza del termine per la presentazione della domanda;
  2. I docenti che hanno conseguito all’estero il corrispettivo titolo di abilitazione, titolo riconosciuto dal nostro ministero;
  3. I docenti scuola primaria che hanno conseguito il titolo di studio, sia quadriennale che quinquennale, entro il 2001 / 2002
  4. I docenti di religione cattolica anche se di ruolo (fonte SNADIR)

2Entro quale data deve possedere i titoli:

  1. Entro la data di scadenza di presentazione della domanda (30 marzo 2016)

3Chi non può partecipare e domande inoltrate con metodo diverso:

  1. I candidati in possesso del titolo di diploma di sperimentazione ad indirizzo linguistico sia conseguito in Italia che all’estero.
  2. Il personale già assunto con contratto individuale di lavoro a tempo indeterminato nelle scuole statali
  3. Le istanze presentate con modalità diversa non sono in alcun caso prese in considerazione

4Requisiti da possedere e da dichiarare

  1. I candidati devono, altresì, possedere i seguenti requisiti generali fra i quali l’idoneità fisica all’impiego, per la quale l’Amministrazione si riserva la facoltà di sottoporre a visita medica di controllo i vincitori. In caso di carenza degli stessi, l’USR dispone l’esclusione immediata dei candidati in qualsiasi momento della procedura concorsuale.
  2. Ricevuta di versamento tramite bonifico bancario di dieci € intestato a : sezione di tesoreria 348 ROMA SUCCURSALE, IBAN: IT 28S 01000 03245348 O 13 241000 Causale: “regione procedura concorsuale/posto comune – nome e cognome – codice fiscale del candidato”
  3. il cognome ed il nome (le coniugate indicheranno solo il cognome di nascita);
  4. la data, il luogo di nascita, la residenza e il codice fiscale;
  5. il possesso della cittadinanza italiana ovvero della cittadinanza di uno degli stati membri dell’Unione Europea ovvero dichiarazione attestante le condizioni di cui all’articolo 7 della legge 6 agosto 2013, n. 97;
  6. il comune nelle cui liste elettorali è iscritto ovvero i motivi della mancata iscrizione o della cancellazione dalle liste medesime;
  7. di essere fisicamente idoneo allo svolgimento delle funzioni proprie del docente;
  8. le eventuali condanne penali riportate (anche se sono stati concessi amnistia, indulto, condono o perdono giudiziale) e gli eventuali procedimenti penali pendenti, in Italia e all’estero. Tale dichiarazione deve essere resa anche se negativa, pena l’esclusione dal concorso;
  9. di non essere stato destituito o dispensato dall’impiego presso una pubblica amministrazione per persistente insufficiente rendimento e di non essere stato licenziato da altro impiego statale ai sensi della normativa vigente, per aver conseguito l’impiego mediante produzione di documenti falsi e, comunque, con mezzi fraudolenti, ovvero per aver sottoscritto il contratto individuale di lavoro a seguito della presentazione di documenti falsi. In caso contrario il candidato deve indicare la causa di risoluzione del rapporto d’impiego;
  10. il possesso di titoli previsti dall’articolo 5, commi 4 e 5, del decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487, che, a parità di merito o a parità di merito e titoli, danno luogo a preferenza. I titoli devono essere posseduti alla data di scadenza del termine di presentazione della domanda;
  11. l’indirizzo, comprensivo di codice di avviamento postale, il numero telefonico, nonché il recapito di posta elettronica ordinaria o certificata presso cui chiede di ricevere le comunicazioni relative al concorso. Il candidato si impegna a far conoscere tempestivamente le variazioni tramite sistema POLIS;
  12. se, nel caso in cui siano portatori di handicap, abbiano l’esigenza, ai sensi degli articoli 4 e 20 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, di essere assistiti durante le prove, indicando, in caso affermativo, l’ausilio necessario in relazione al proprio handicap, nonché l’eventuale necessità di tempi aggiuntivi. Tali richieste devono risultare da apposita certificazione rilasciata da una competente struttura sanitaria da inviare, almeno 10 giorni prima dell’inizio della prova, o in formato elettronico mediante posta elettronica certificata all’indirizzo del competente USR o a mezzo di raccomandata postale con avviso di ricevimento indirizzata al medesimo USR. Le modalità di svolgimento della prova possono essere concordate telefonicamente. Dell’ accordo raggiunto il competente USR redige un sintetico verbale che invia all’interessato;
  13. la procedura concorsuale per la/e quale/i intende concorrere;
  14. il titolo di abilitazione all’insegnamento posseduto ai sensi dell’articolo 3, con l’esatta indicazione dell’Istituzione che l’ha rilasciato, dell’anno scolastico ovvero accademico in cui è stato conseguito, del voto riportato. Qualora il titolo di accesso sia stato conseguito all’estero, devono essere altresì indicati obbligatoriamente gli estremi del provvedimento del Ministero di riconoscimento dell’equipollenza del titolo medesimo;
  15. la lingua straniera prescelta tra le seguenti: inglese, francese, tedesco e spagnolo per la procedura inerente la scuola dell’infanzia. Per la scuola primaria la lingua straniera è obbligatoriamente la lingua inglese;
  16. i titoli valutabili ai sensi della tabella allegata al decreto del Ministro n. 94 del 23 febbraio 2016;

il consenso al trattamento dei dati personali per le finalità e con le modalità di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, e successive modificazioni;

il possesso di titoli previsti dall’articolo 5, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487;

  1. dichiarazione di autorizzazione al trattamento dei dati personali

5Dove e come presentare la domanda:

  1. In una sola regione eccezione per chi ha abilitazioni per l’altro concorso (es. per la scuola dell’infanzia e primaria) po’ presentare domanda in un’altra regione.
  2. tramite il sistema POLIS
  3. entro 30 giorni dalle ore 8,00 del 29 febbraio 2016 e fino alle ore 14.00 del 30 marzo 2016

6Prove di esame:

  1. nessuna prova preselettiva
  2. Le prove scritte ovvero scritto-grafiche sono computerizzate
  3. La prova orale
  4. La valutazione delle prove

7) Dove e quando si farà la prova scritta:

  1. Il 12 aprile sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale e nei siti del MIUR e degli USR La data della prova scritta, l’elenco delle sedi con la loro esatta ubicazione e l’elenco dei candidati distribuiti per ordine alfabetico dove si sosterrà la prova scritta.
  2. I candidati dovranno presentarsi con un valido documento di riconoscimento e la ricevuta del versamento di 10 €.
  3. Perde il diritto alla partecipazione al concorso chi non si presenta nella sede di sua spettanza il giorno e l’orario fissato.
  4. I candidati ammessi alla prova orale riceveranno almeno venti giorni prima tramite posta elettronica indicata all’atto della domanda di partecipazione.
  • comunicazione del voto ottenuto alla prova scritta,
  • la data e l’ora di svolgimento della prova orale
  1. Prima di sostenere l’esame orale e comunque entro quindi giorni dalla ricezione della comunicazione relativa al superamento della prova scritta, il candidato ammesso alla prova orale dovrà presentare tutti i titoli dichiarati nella domanda.
  2. Nell’accertamento della veridicità delle dichiarazioni se dovesse risultare una o più dichiarazioni non veritiera il candidato decade dai benefici relativi alla stessa dichiarazione non veritiera.
  3. Le documentazioni non complete possono essere regolarizzate successivamente e comunque entro i termini stabiliti dalle USR.

8Graduatorie:

  1. La commissione giudicatrice dopo aver valutato le prove e i titoli compila la graduatoria di merito inserendo un numero di candidati pari al numero dei posti messi a concorso aumentati del 10%
  2. La graduatoria avrà la durata di tre anni dalla data delle sua pubblicazione.

9Assunzione:

  1. Il candidato utilmente collocato nella graduatoria di merito e in regola con la

prescritta documentazione è assunto, secondo l’ordine di graduatoria ai sensi e nei limiti delle ordinarie facoltà assunzionali (chiamata dei dirigenti)

  1. I docenti assunti ricevono le proposte di incarico, di durata triennale
  2. sono sottoposti al periodo di formazione e di prova
  3. In materia di riserva di posti si applicano le disposizioni normativa in vigore
  4. I concorrenti vincitori sono tenuti a presentare i documenti di rito richiesti per la stipula del

contratto a tempo indeterminato

  1. Il rifiuto dell’assunzione, o la mancata presentazione senza giustificato motivo ovvero in assenza di delega nel giorno indicato implica la decadenza dal relativo diritto con depennamento dalla relativa graduatoria.
  2. Nel caso di rinuncia o decadenza dalla nomina di candidati vincitori l’Amministrazione può

procedere ad altrettante assunzioni di candidati secondo l’ordine della graduatoria concorsuale

10Ricorsi:

Avverso i provvedimenti relativi alla presente procedura concorsuale è ammesso, per i soli vizi di legittimità, dalla data di pubblicazione o di notifica all’interessato.

  1. ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, entro 120 giorni,
  2. ricorso giurisdizionale al competente T.A.R., entro 60 giorni