Protocollo d’Intesa MIUR e Arma dei Carabinieri

Il 20 marzo 2019, alle ore 11.30, presso il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, a Roma, il Ministro Marco Bussetti e il Comandante Generale Giovanni Nistri, hanno sottoscritto un Protocollo d’Intesa per “Accrescere nei giovani la cultura della legalità e la consapevolezza dell’importanza della sicurezza, favorendo la conoscenza e il rispetto delle regole”. L’importante protocollo, il primo sottoscritto tra le due Amministrazioni, è stato siglato alla presenza di 35 studenti del Liceo Scientifico Manfredi Azzarita di Roma.

Lo scopo dell’accordo è quello di educare gli studenti all’esercizio della democrazia, nei limiti e nel rispetto dei diritti inviolabili, dei doveri inderogabili e delle regole comuni condivise, quali membri della società civile, promuovendo al tempo stesso negli alunni la consapevolezza dei valori fondanti e dei princìpi ispiratori della Costituzione italiana per l’esercizio di una cittadinanza attiva a tutti i livelli del sistema sociale.

Per raggiungere questi obiettivi, il Miur e l’Arma dei Carabinieri avvieranno un progetto congiunto per ampliare e approfondire l’offerta formativa degli studenti delle scuole di ogni ordine e grado, attraverso specifici interventi. In particolare saranno toccati i temi dell’educazione alla legalità ambientale, del bullismo e cyberbullismo, degli “interessi diffusi” della collettività, della sicurezza stradale, delle sostanze stupefacenti, della violenza di genere, dei diritti umani e delle funzioni di polizia, della cooperazione internazionale, della tutela del patrimonio culturale, oltre ad altri argomenti attinenti alla legalità concordati a livello periferico tra i Dirigenti scolastici e i Comandanti dell’Arma.

In concreto l’Arma dei Carabinieri, attraverso le sue articolazioni territoriali, attuerà conferenze sulla legalità, concorsi letterari e artistici, produzione di cortometraggi su tematiche attinenti alla legalità, oltre che visite ai Comandi territoriali o ai Reparti Specializzati dell’Arma e giornate didattico-culturali presso le riserve naturali del comparto forestale.

Le attività saranno sovrintese da un Comitato Tecnico-Scientifico paritetico, coordinato dal Direttore Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione del Miur, che ne approverà il piano annuale.

Tutti scrittori?

Tutti scrittori?

di Antonio Stanca

   Quella della scrittura sembra diventata un’attrazione, una mania alla quale non sfugge più nessuno. Essere scrittore, scrivere romanzi o almeno uno sembra diventato un desiderio ovunque diffuso. In ambito specifico quasi tutti i nuovi scrittori sono stati o ancora sono giornalisti. Sono, cioè, passati da un tipo di produzione ad un altro convinti di poterlo fare senza alcun problema, pensando che tra i due generi non ci sia nessuna differenza. Hanno continuato, quindi, a scrivere in narrativa come nel giornalismo senza accorgersi di averla fatta scadere, di averla ridotta a cronaca se non ad indagine o analisi generica. L’hanno inaridita, l’hanno privata di quei contenuti, di quell’espressione, di quell’atmosfera necessaria ad attirare, a coinvolgere, ad emozionare il lettore, a trasferirlo in una dimensione diversa da quella che vive.

   Scrittori, tuttavia, non hanno creduto di poterlo essere solo i giornalisti ma tanti altri: tra poco non ci sarà un politico, uno sportivo, un cantante, un attore, un qualunque personaggio noto che non abbia scritto un libro o che non abbia in mente di farlo. In queste opere gli autori spesso scrivono di loro, della loro vita, della loro storia, di un loro caso particolare mentre quegli altri scrivono d’altro, non autobiografiche sono le loro opere nonostante i limiti, i difetti dei quali si diceva.

   Il problema è grave: non solo per gli autori ma anche per i lettori questa sta diventando la nuova produzione narrativa e quelli i nuovi scrittori. Né servono gli esempi, ormai sempre più rari, di vecchi scrittori ancora vivi, delle loro opere, a richiamare l’attenzione, a correggere l’errore. I nuovi mezzi di comunicazione, la pubblicità è capace di far apparire grandi romanzi quelli che non lo sono, di farli premiare, di fare dei loro autori personaggi d’eccezione pur essendo degli sconosciuti.

   E non solo di questo ci si meraviglia ma anche del fatto che nonostante si stia vivendo un’epoca nella quale la visione ha quasi completamente sostituito la lettura, da tante parti, da tante persone si voglia diventare scrittori. Non ci si rende conto che un libro è oggi un successo molto effimero perché rischia di non essere letto da nessuno e di rimanere inutile come i tanti, tantissimi altri che ormai esistono.

   In un libro, nella sua scrittura convergono, invece, le aspirazioni della moltitudine. Col libro, forse, crede di essere ricordata, di diventare immortale poiché scarsamente convinta è del valore delle immagini, delle visioni? Ma nemmeno quel libro vale ché uno scadimento esso rappresenta rispetto a quanto è da intendere per narrativa e visto che ancora non si sono diffuse, non sono state accettate altre concezioni, altre maniere al riguardo.

   Come spiegare quanto sta succedendo? A cosa attribuire il fenomeno?

   Tutti vogliono essere autori di narrativa senza accorgersi di averla travisata al punto da non farla più riconoscere, da non farle più assicurare nessun tipo di notorietà.

 E’ difficile capire ma intanto si continua sulla strada delle “ambizioni sbagliate”.

Istruzione degli adulti, Miur e Anpal avviano la sperimentazione dell’autovalutazione delle competenze

da Il Sole 24 Ore

di Amedeo Di Filippo

Miur e Anpal avviano la sperimentazione nei Cpia di “Piaac online”, lo strumento di self-assessment predisposto dall’Ocse che consente ad ogni individuo di poter svolgere tramite il portale dedicato un’autovalutazione delle proprie competenze cognitive e non cognitive.

L’invito
Con la nota 4205 dell’8 marzo la direzione generale per gli ordinamenti scolastici del Miur scrive ai direttori generali degli Usr per informarli dell’avvio, in collaborazione con l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal) e la Rete nazionale dei Cpia, della sperimentazione per l’istruzione degli adulti e l’apprendimento permanente del “Piaac online”, che rientra fra le attività previste dal Pon Ricerca.

Piaac (Programme for the international assessment of adult competencies – Programma Internazionale per la valutazione delle competenze degli adulti) è stato messo a punto dopo l’indagine, alla quale hanno partecipato 34 Paesi, basata sulla valutazione della distribuzione dei livelli di competenza della popolazione adulta (dai 16 ai 65 anni d’età), misurati relativamente al possesso e all’uso di alcune competenze ritenute strategiche.

La sperimentazione intende valorizzare il ruolo del Cpia quale struttura di servizio nella predisposizione ed erogazione delle “misure di sistema” e di sostenere l’attività della commissione per la definizione del Patto formativo individuale. Coinvolgerà 500 adulti iscritti ai percorsi di primo livello secondo periodo didattico in possesso del solo titolo conclusivo del primo ciclo di istruzione e si è svolto dal 12 al 18 marzo. Avrà una durata di dodici mesi; il termine è previsto per settembre 2019.

Le fasi
All’interno della finalità di valorizzare il ruolo del Cpia quale struttura di servizio nella predisposizione ed erogazione delle misure di sistema e sostenere l’attività della commissione presente nella fase di valutazione nel processo di riconoscimento dei crediti, la sperimentazione di Piaac è basata sulla realizzazione di tre fasi tra loro intimamente connesse:
– fase preparatoria della sperimentazione, nella quale saranno predisposti e condivisi i documenti, l’impianto della sperimentazione e le azioni informative-formative;
– fase operativa della sperimentazione, dedicata all’auto-somministrazione dell’auto-valutazione, preceduta da una ulteriore fase informativa-formativa propedeutica a cura di Anpal;
– fase di restituzione dei risultati, in cui vengono sistematizzati i dati delle prove mediante il processo di codifica, lettura, analisi e valutazione dei risultati presenti nel data-base.

Governance e risultati
La governance del processo è garantita da una Cabina di regia insediata presso Anpal, composta da Miur, dirigenti scolastici, componenti del tavolo tecnico di coordinamento della Rete nazionale dei Cpia e da una rappresentanza dei docenti sperimentatori.

Dalla sperimentazione si attendono le azioni informative rivolte ai 36-40 docenti sperimentatori, i risultati della somministrazione dei circa 500 test, l’analisi della percezione dei destinatari e degli operatori sull’esperienza attraverso la somministrazione di questionari di gradimento, lo sviluppo di considerazioni sul raggiungimento dell’obiettivo della sperimentazione, il report conclusivo con suggerimenti per la eventuale utilizzazione nei Cpia.


eTwinning, nominati i 5 nuovi “ambasciatori” nazionali

da Il Sole 24 Ore

di Al. Tr.

Sono 5 i nuovi ambasciatori eTwinning nominati dall’Unità nazionale per i gemellaggi elettronici. I docenti esperti, selezionati dalle graduatorie regionali in accordo con gli Usr di riferimento, vanno ad aggiungersi agli oltre 160 docenti esperti di gemellaggi elettronici che sono già parte della rete Ambasciatori, attiva in Italia dal 2009.

Docenti hi-tech
Gli Ambasciatori sono docenti esperti in eTwinning, selezionati a livello nazionale, incaricati di aiutare L’Unità nazionale e gli Usr nelle attività di formazione e promozione dei gemellaggi elettronici a livello locale, nazionale ed europeo e nell’orientamento dei nuovi iscritti. I prof partecipano a eventi eventi nazionali e internazionali riservati agli ambasciatori e sono chiamati a contribuire alla diffusione del senso di community e inclusione, mettendo a disposizione degli altri eTwinner la propria esperienza e capacità.

I nuovi ambasciatori
Ecco di seguito i 5 nuovi Ambasciatori eTwinning, suddivisi per regione:
Basilicata: Claudia Corrado (ICS 1 “L. Milani” di Policoro – Mt);
Lazio: Emiliana Rufo (ICS Parco di Veio di Roma) e Rosanna Viglietta (ICS 3 di Sora – Fr);
Lombardia: Vincenza Leone (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano);
Piemonte: Laura Filliol (ICS 4 di Pinerolo – To).
Così come gli altri, i nuovi Ambasciatori resteranno in carica sino al 31/12/2020, data di scadenza del Programma Erasmus+.
Per contattarli: http://etwinning.indire.it/ambasciatori-e-referenti/

Nuovo anno, allarme precariato

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Nessuna schiarita sul precariato. La richiesta di prevedere una fase transitoria per i docenti precari con almeno 36 mesi di servizio, avanzata nei giorni scorsi dai sindacati al governo, non ha trovato risposte nell’ambito del decreto su quota 100 e reddito di cittadinanza, in sede di conversione alla Camera. Una soluzione su cui i sindacati puntavano per dare una risposta di stabilità in vista dell’avvio del prossimo anno scolastico, vista la carenza strutturale di candidati per le assunzioni a tempo indeterminato nelle graduatorie sia concorsuali che a esaurimento. Le stime sindacali valutano da 125 a 150 mila il numero di cattedre che il 1° settembre risulteranno scoperte per l’intero anno e che dovranno essere assegnate a supplenze: 32 mila i posti su cui non è stato possibile assumere nel 2018, poi l’organico di fatto, quasi 60 mila, i due terzi di posti sul Sostegno, e i pensionamenti, quelli ordinari e quelli indotti da quota 100 e requisiti ridotti. Per non parlare delle carenze del personale di segreteria e assistenza. Le carenze diventano emergenze al Nord, in regioni come Veneto, Lombardia e Piemonte, ma anche Emilia-Romagna, dove già quest’anno si è vista un’impennata del ricorso alle messe a disposizione, in particolare per la scuola primaria.

Ed è l’emergenza precariato uno dei pilastri della mobilitazione indetta dai sindacati che a giorni, entro fine marzo, si avvia a tradursi nella richiesta di conciliazione al ministro dell’istruzione, Marco Bussetti, atto propedeutico alla dichiarazione di sciopero. Il primo della scuola contro il governo gialloverde.

Sarebbe uno sciopero unitario, infatti dopo anni di divisioni a firmare la piattaforma della mobilitazione ci sono proprio tutti, Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda. E il fronte potrebbe allargarsi anche agli autonomi oltre che al mondo dell’associazionismo. Alla base della mobilitazione, la precarietà del lavoro e una politica degli organici che non garantirebbe l’offerta formativa su tutto il territorio, ma anche l’emergenza salari e il mancato rinnovo del contratto scaduto il 31 dicembre. E poi la riforma ventilata della regionalizzazione del sistema scolastico.

Attivi unitari di Flc-Cgil, Cisl scuola e Uil scuola si terranno a Napoli il 22 marzo, a seguire Firenze il 28 e Roma il 29. Appuntamenti che serviranno a tastare il consenso per l’astensione nazionale. L’eventuale sciopero, con la chiamata alle armi di quasi un milione di dipendenti, a quel punto andrebbe a collocarsi tra aprile, rigorosamente prima delle festività pasquali, e gli inizi di maggio. Alla vigilia delle elezioni Europee. Il primo segnale di frattura tra una parte dell’elettorato che ha votato Lega e M5s a marzo dello scorso anno e il governo che oggi i due partiti condividono. Mentre sull’altro fronte, quello del Pd oggi guidato da Nicola Zingaretti, si rispolverano parole come confronto e dialogo, «prima di fare le cose e non dopo», precisa il segretario. Una netta discontinuità rispetto alla stagione del renzismo che tanto consenso nel settore è costata al centrosinistra.

La battaglia della scuola ha incassato la benedizione dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente Maurizio Landini, Annamaria Furlan, Carmelo Barbagallo, che nei giorni scorsi hanno incontrato i segretari di categoria per fare il punto sugli obiettivi posti dalle organizzazioni alla base della mobilitazione. Il vento dello sciopero soffia sempre più forte.

Docenti precari con 36 mesi, nessuna selezione ad hoc

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Sfuma il concorso riservato ai docenti precari triennalisti. L’ipotesi, che circolava in ambienti di maggioranza, di inserire un emendamento nel decretone su Quota100, all’esame della Camera, non si è concretizzata. Almeno nel dibattito che si è avuto nelle commissioni. La possibilità di promuovere la reintroduzione nell’ordinamento di una qualche forma di concorso riservato ai docenti precari, che abbiano prestato servizio per almeno tre anni in qualità di supplenti, era stata prevista nella precedente legislatura in attuazione della legge 107/2015.

L’attuale governo, però, ha promosso e fatto approvare un provvedimento che aveva cancellato questa possibilità. Successivamente è stato approvato un provvedimento secondo il quale, nei concorsi ordinari, ai precari triennalisti viene destinata la riserva del 10% dei posti nella prossima tornata concorsuale. E dopo questo provvedimento è stata approvata un’altra disposizione che prevede la valorizzazione del servizio per il tramite dell’attribuzione fino al 20% del punteggio riservato ai titoli. Queste aperture del governo, però, non sono risolutive del problema della stabilizzazione dei precari. Che negli ultimi anni ha determinato l’insorgenza di un contenzioso seriale che ha visto l’amministrazione soccombere sistematicamente in giudizio.

Tant’è che nella scorsa legislatura è stato predisposto e attuato un piano straordinario di assunzioni che, però, non ha risolto il problema. Secondo alcune stime, infatti, la copertura dei posti e delle cattedre dell’organico del prossimo anno scolastico potrebbe determinare l’assunzione di circa 150mila supplenti. Il dato pone in luce le difficoltà dell’amministrazione scolastica di coprire la provvista dei docenti mediante i soli concorsi ordinari. Difficoltà che si collegano, oltre che alle oggettive difficoltà connesse alle procedure, anche e soprattutto alla difficoltà di reperire i commissari. Ciò è dovuto essenzialmente a tre fattori.

Il primo è la mancata previsione dell’esonero dall’insegnamento dei commissari durante l’espletamento delle procedure. Esonero previsto fino a qualche anno fa e poi eliminato. Il secondo fattore è l’esiguità dei compensi. E il terzo è l’alto rischio, per i commissari, di risultare coinvolti in procedimenti penali, le cui spese non sono coperte dall’amministrazione. In buona sostanza, dunque, la partecipazione ai lavori delle commissioni comporta, un forte aggravio di oneri, che si aggiungono alla prestazione ordinariamente svolta dai commissari durante le procedure. E in caso di denunce (anche se infondate) da parte di candidati, esclusi o asseritamente ipovalutati, la necessità di affrontare procedimenti penali. Che si svolgono con tempi molto lunghi, durante i quali i commissari devono provvedere autonomamente a fare fronte alle spese legali (spesso molto onerose). La prospettiva di andare incontro a queste difficoltà costituisce un forte deterrente, che induce i potenziali commissari a non proporsi per tali incarichi. E ciò allunga ancora di più la durata delle procedure concorsuali, già di per sé complicate.

Il governo, dunque, si trova nella difficile situazione di dovere procedere necessariamente alla provvista dei docenti per coprire le cattedre e i posti disponibili. Che quest’anno sono anche più numerosi del solito per effetto dell’aumento del numero dei pensionamenti indotti dall’accesso alla disciplina speciale della cosiddetta quota 100. Una necessità alla quale non è possibile fare fronte tramite lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi e delle graduatorie a esaurimento. Sia per l’oggettiva incapienza delle stesse in molte classi di concorso, sia per i maggiori costi collegati alle immissioni in ruolo dovuti alle ricostruzioni di carriera, che spettano ai docenti dopo l’immissione in ruolo. Maggiori costi che si incrociano con quelli relativi all’aumento dei pensionamenti.

Resta il fatto, però, che il ricorso sistematico alle supplenze annuali su posti vacanti e disponibili è vietato dalla legge se si eccedono i 36 mesi. Tale è l’interpretazione adottata dalla Corte costituzionale all’esito del contenzioso seriale che riguarda questa annosa questione. Per tentare di risolvere questo problema, nella scorsa legislatura era stato adottato un provvedimento legislativo che si limitava a vietare il cumulo di supplenze annuali oltre il terzo anno. Ma anche questo provvedimento è stato abrogato.

E se il governo non provvederà in tempi celeri alla soluzione del problema, anche tramite l’introduzione di una disciplina speciale per favorire il reclutamento dei precari storici, il rischio che si corre è quello di rinfocolare il contenzioso con esiti ormai scontati per l’amministrazione. Che dovrebbe nuovamente fare fronte alle spese delle ormai inevitabili e prevedibili soccombenze. E proprio per questo a viale Trastevere i tecnici starebbero lavorando ad una soluzione legislativa del problema, anche per effetto delle azioni di mobilitazione dei sindacati della scuola, che hanno promosso azioni unitarie a tutela delle decine di migliaia di precari che lavorano da tanti anni nella scuola e che aspirano, legittimamente, alla stabilizzazione.

La videosorveglianza incassa il primo ok

da ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Fondi anche alle paritarie per installare i sistemi di videosorveglianza nei nidi e nelle scuole per l’infanzia. Requisiti solo attitudinali e non pscioattitudinali aggiuntivi all’idoneità professionale di educatori e maestri. Queste le nuove osservazioni con cui la Commissione istruzione del Senato, martedì scorso, ha approvato all’unanimità il parere favorevole al disegno di legge Calabria (Fi) sulle misure per prevenire e contrastare i maltrattamenti e gli abusi contro i minori nei servizi e nelle scuole dell’infanzia e la delega al governo sulla formazione del personale. Due osservazioni mosse, rispettivamente, dalle senatrici del Pd Flavia Malpezzi e Vanna Iori che incassano il via libera anche del Miur. Per la Commissione, inoltre, andrebbe anche precisato che la delega sui requisiti professionali riguarda «i docenti delle scuole dell’infanzia «statali e paritarie»», essendo queste ultime circa il 40% delle materne. Mentre il riferimento al possesso di adeguati requisiti psicoattudinali da parte del personale non docente va specificato solo per i «collaboratori scolastici chiamati ad avere contatti diretti con i bambini». Precisando inoltre se «sia richiesto indistintamente a tutti» o solo per l’assunzione di quelli immessi in ruolo in scuole che gestiscono materne. Infatti, ci sono istituti scolastici comprensivi in cui sono presenti anche primarie o medie, nei quali dunque questa distinzione potrebbe essere di difficile attuazione.

Tra le altre osservazioni sui requisiti psicoattitudinali la Commissione propone di «l’eventuale introduzione di una disciplina transitoria, previa specifica contrattazione sindacali», per capire in quali forme e con quali tempi queste norme debbano applicarsi anche al personale attualmente in servizio. Opportuni, inoltre, «percorsi di formazione diversificati in base alla qualifica e alla tipologia di servizio del personale docente», poiché per i docenti della materna la normativa prevede una formazione in servizio obbligatoria. Poiché in molti edifici scolastici sono situate oltre alle materne anche scuole di altro grado scolastico, occorre considerare che gli impianti di videosorveglianza potrebbero impropriamente acquisire immagini relative ad alunni, docenti, genitori e personale Ata di queste ultime. Dalla Commissione Istruzione anche la raccomandazione di garantire, «in particolare alle istituzioni scolastiche statali», «adeguati fondi per la manutenzione periodica dei sistemi di videosorveglianza, considerate le sanzioni amministrative». Bisogna «specificare le figure professionali che saranno incaricate di effettuare gli accertamenti ispettivi», poiché attualmente per le materne necessitano di un specifico incarico da parte del Miur.

I senatori, infine, segnalano che il richiamo al patto di corresponsabilità educativa «dovrebbe essere accompagnato con una norma che preveda che tale patto sia sottoscritto anche per i bambini da 3 a 5 anni frequentanti le scuole dell’infanzia e per i bambini da 0 a 3 anni accolti dai servizi educativi»; infatti, nonostante i vari annunci di riforma, a legislazione vigente è riferito solo a medie e superiori.

Meno studenti, stessi docenti

da ItaliaOggi

Carlo Forte

Dal 1° settembre prossimo nelle aule scolastiche vi saranno 69.256 alunni in meno rispetto all’anno in corso. È quanto risulta dalla bozza di circolare sugli organici, sulla quale il ministero dell’istruzione ha fornito la prescritta informazione ai sindacati la scorsa settimana. La riduzione del numero degli alunni non comporterà una corrispondente riduzione del numero dei docenti. Perché saranno istituti 2 mila posti in più per l’ampliamento del tempo pieno nella scuola primaria e 400 posti di strumento per i Licei musicali per effetto delle disposizioni contenute nella legge di bilancio. E saranno istituti anche 1.169 posti in più di insegnante tecnico pratico per effetto del riordino dei percorsi degli istituti professionali. Saranno confermati anche i 48.812 posti di potenziamento già in essere nel corrente anno scolastico. La diminuzione del numero degli alunni avrà comunque effetti nelle scuole secondarie per effetto di contrazioni del numero delle classi determinando l’insorgenza di situazioni di soprannumerarietà. Che, però, dovrebbero essere riassorbite grazie alle disponibilità che insorgeranno per effetto dei pensionamenti.

A guidare la classifica dei decrementi del numero degli alunni è la Campania, che ne perderà 15.535. Seguono la Sicilia: -11.442 e la Puglia: -11.202. Distanziati di diverse lunghezze, la Calabria: -5.418, il Veneto: -5.138 e il Piemonte: -3.474. Seguono la Sardegna: -3.231; la Lombardia: -2.556; le Marche: -2.423. Al di sotto delle 2 mila unità di decremento l’Abruzzo: -2.423; la Basilicata: -1.742; il Friuli Venezia Giulia: -1.611; la Toscana: -1.611 e il Lazio: -1.219. Sempre con il segno meno, ma al disotto delle mille unità di perdita, la Liguria: -880; l’Umbria: -772 e il Molise: -735. Il segno + compare solo nell’Emilia Romagna, che guadagna 1.484, probabilmente per l’efficienza del proprio sistema di servizi alla prima infanzia.

Per quanto riguarda il tempo pieno, l’art. 1, commi 728 e 729, della legge 145/2018 ha disposto una dotazione organica aggiuntiva pari a 2000 posti comuni, per incrementare il tempo pieno nella scuola primaria prioritariamente per le classi prime ed in subordine per classi successive alle prime. La distribuzione dei posti in più sarà così determinata: sud e isole: 941; centro: 330; nord: 729. La maggiore concentrazione al sud e nelle isole è stata prevista perché in queste zone il tempo pieno è meno presente che altrove. Ma l’attivazione delle classi aggiuntive di tempo pieno sarà autorizzata solo nel caso in cui le istituzioni scolastiche richiedenti dispongano di adeguate strutture e siano in grado di provvedere al servizio di mensa scolastica.

In caso contrario, le ulteriori disponibilità saranno assegnate anche in altre zone del paese. Restano comunque confermati l’orario di 40 ore settimanali per classe, comprensive del tempo dedicato alla mensa, l’assegnazione di due docenti per classe e l’obbligo dei rientri pomeridiani. L’ulteriore attivazione del tempo pieno, ricorrendo a risorse eccedenti quelle individuate in base alla legge 145/2018, sarà effettuata sempre nei limiti della dotazione organica complessiva autorizzata nell’ambito dell’organico dell’autonomia.

Licei musicali: la legge 145 prevede anche un incremento di 400 posti per garantire il ripristino della seconda ora di primo strumento musicale. La distribuzione delle ore in più avverrà in modo direttamente proporzionale al numero degli alunni delle prime e delle seconde classi di questi istituti che sono, rispettivamente: 3.667 e 3.646. Non si tratta, dunque, di 400 cattedre in più, ma di un incremento pari a 7.200 ore da distribuire secondo le necessità.

Il riordino degli istituti professionali comporterà l’assegnazione di 1.169 posti di insegnante tecnico pratico.

Calano invece gli Ata: la riduzione del numero degli alunni comporterà una corrispondente decurtazione dell’organico dei collaboratori scolastici nell’ordine di 1.224 posti in meno e degli assistenti amministrativi, che dovrebbe comportare un taglio di 437 posti. Il taglio sarà compensato dall’applicazione delle disposizioni contenute nell’articolo 3, comma 2 del decreto legislativo 66/2017, il quale prevede che la definizione dell’organico del personale amministrativo, tecnico e ausiliario dovrà tenere conto tra i criteri per il riparto delle risorse professionali, della presenza di bambine e bambini, alunne e alunni, studentesse e studenti con disabilità certificata iscritti presso ciascuna istituzione scolastica statale, fermo restando il limite alla dotazione organica.

Per effetto di questa norma il ministero dell’istruzione intende confermare l’organico attualmente in essere senza, però, prevedere incrementi di posti.

In buona sostanza, dunque, anziché aumentare il numero dei posti, l’amministrazione intende compensare i decrementi di organico istituendo i posti in più in numero pari a quelli che saranno decurtati, determinando un’invarianza del totale dei posti dell’organico del prossimo anno rispetto a quello attuale.

Il direttore amministrativo non c’è, ecco come trovare sostituti tra gli Ata

da ItaliaOggi

Franco Bastianini

Quale profilo professionale Ata può sostituire il direttore dei servizi generali e amministrativi (Dsga) in caso di assenza e come va calcolata l’indennità da corrispondere a chi lo sostituisce? Alle due domande l’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, ha di recente fornito, tramite gli Orientamenti Applicativi Scu- 105 e 106 del 12 marzo 2019, alcuni interessanti chiarimenti concernenti appunto le disposizioni contrattuale che disciplinano la materia oggetto delle domande.

Fino alla concreta e completa attivazione del profilo del coordinatore amministrativo, il direttore dei servizi generale e amministrativi va sostituito da un assistente amministrativo con incarico conferito ai sensi dell’art. 1, comma 1, lett. b) della sequenza contrattuale del personale Ata del 25/7/2008.

Sempre con riferimento a tale personale l’Aran ricorda che stante il disposto dell’art. 2, comma 4 , della predetta sequenza contrattuale, l’assistente amministrativo, se titolare della seconda posizione economica, è tenuto a sostituire il Dsga ma con la precisazione che tale obbligo attiene solo alle funzioni da esercitare che vanno retribuite nel rispetto dell’art. 88 del Ccnl del 29/11/2007.

Nel caso di assenza del Dsga dall’inizio dell’anno scolastico, su posto vacante e disponibile, il relativo incarico a tempo determinato andrà conferito sulla base delle graduatorie permanenti.

Quanto all’indennità di direzione da corrispondere all’assistente amministrativo in caso di sostituzione del Dsga, l’Agenzia ricorda che l’art. 56, comma 1, del contratto collettivo nazionale 29/11/2007 riconosce al sostituto del Dsga la medesima indennità di direzione attribuita a quest’ultimo, prevedendone il finanziamento a carico del Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa. Tuttavia, come si legge nell’Orientamento Applicativo n. 105, poiché l’indennità di direzione è comprensiva del compenso individuale accessorio (Cia) e considerato che l’assistente amministrativo che sostituisce il Dsga già percepisce tale compenso individuale, la quota di indennità di direzione a carico del Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, è determinata al netto del Cia in godimento, così come previsto dall’art. 88, comma 2, lett. i) del contratto 29/11/2007.

Rapporto sul Valore Aggiunto nelle Prove Invalsi 2018

da Tuttoscuola

Il 14 marzo 2019 è stato presentato al MIUR il Rapporto sul Valore Aggiunto nelle prove Invalsi 2018, definito come la misura della qualità delle competenze degli studenti al netto di tre fattori che non dipendono dalla scuola: 1) il livello socio-culturale del territorio (background ambientale); 2) il livello socio-culturale della famiglia di ciascun alunno (background individuale); 3) le competenze che gli studenti già possedevano all’ingresso della scuola. Si tratta di una tipica valutazione di sistema, tesa a misurare l’efficacia dell’azione didattica svolta dalle singole scuole, basata sull’esito dei test.

È dal mese di settembre 2016 che le scuole ricevono dall’Invalsi questo dato, che consente di individuare l’efficacia dell’attività didattica svolta dalla scuola a prescindere dai fattori esterni alla sua azione, su cui essa non può intervenire. Il valore aggiunto viene stimato dall’Invalsi con riferimento a tre segmenti scolastici: 1) dalla seconda alla quinta classe della scuola primaria; 2) dalla quinta primaria alla terza secondaria di primo grado; 3) dalla terza secondaria di primo grado alla seconda secondaria di secondo grado.

La stima del valore aggiunto delle scuole, distinte per ordine e grado, è stata effettuata per l’Italia nel suo insieme e per le cinque macro-aree in cui essa è ripartita: Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud, Sud e Isole.

Ne è risultato un quadro d’insieme che mette in evidenza il fatto che “la grande maggioranza delle scuole di tutto il Paese ottiene i risultati che era prevedibile ottenesse tenuto conto delle caratteristiche dei suoi studenti, mentre sono una minoranza le scuole con valore aggiunto ‘positivo’ o ‘negativo’ e che dunque raggiungono risultati, rispettivamente, superiori e inferiori a quelli attesi”.

Il sistema scolastico nel mezzogiorno e nelle isole, tuttavia, rivela una tendenza alla divaricazione fra scuole più e meno efficaci superiore a quella rilevabile nelle regioni settentrionali e centrali, dove l’efficacia del servizio scolastico risulta dunque essere più uniforme (come succede, in misura ancora maggiore, nei sistemi scolastici del Nord Europa).

La più accentuata polarizzazione fra le diverse istituzioni scolastiche nell’Italia meridionale e insulare, fa notare l’Invalsi, “era d’altronde già segnalata dalla maggiore variabilità tra scuole, anche a parità di livello socio-economico, che emergeva dall’analisi dei risultati delle prove”.

Il Rapporto è scaricabile a questo link:

https://invalsi-areaprove.cineca.it/docs/2019/Rapporto%20Valore%20aggiunto%202018.pdf

Decreto “Sblocca Cantieri” in CdM

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della riunione di mercoledì 20 marzo 2019, ha approvato un decreto-legge recante “Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici e misure per l’accelerazione degli interventi infrastrutturali”.


DECRETO SBLOCCA CANTIERI

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Giuseppe Conte, del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli e del Ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio, ha approvato un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici e misure per l’accelerazione degli interventi infrastrutturali, norme per la semplificazione dell’attività edilizia in generale e scolastica in particolare e misure per eventi calamitosi.


Edilizia scolastica, in decreto “sblocca cantieri” semplificazioni per interventi degli enti locali. Bussetti: “Deroga importante al codice dei contratti pubblici per sveltire procedure”

Procedure più semplici per l’esecuzione degli interventi di edilizia scolastica da parte degli enti locali. Sono previste da una importante norma contenuta nel decreto-legge “sblocca-cantieri”, approvato mercoledì 20 marzo in Consiglio dei Ministri.

“Il nostro impegno sull’edilizia scolastica continua con costanza – afferma il Ministro Marco Bussetti – Abbiamo infatti approvato una norma fondamentale che consentirà agli enti locali di affidare in tempi più stretti i lavori di messa in sicurezza delle scuole e le relative progettazioni e di semplificare le procedure di appalto. Ancora una volta – prosegue il Ministro – stiamo dimostrando con i fatti e con azioni concrete e mirate come l’edilizia scolastica e la sicurezza dei nostri studenti siano una priorità di questo Governo. Oltre ad aver sbloccato ingenti risorse negli ultimi mesi e ad aver messo in moto procedure significative per agevolare e sostenere economicamente le progettazioni degli enti locali, siamo intervenuti ora con una deroga specifica per l’edilizia scolastica al codice dei contratti pubblici”.

Grazie a questa norma, gli enti locali potranno, infatti, per tutto il triennio di programmazione 2019-2021, affidare i lavori pubblici relativi a interventi di edilizia scolastica fino alla soglia comunitaria mediante procedure negoziate aperte ad almeno 15 operatori economici. Una importante semplificazione che ridurrà notevolmente i tempi di realizzazione degli interventi. Analoga disposizione si applicherà per l’affidamento degli incarichi di progettazione da parte degli enti proprietari degli istituti scolastici con procedura negoziata rivolta ad almeno 5 operatori.