Esiti esame e scrutini secondaria I grado – A.S.2017/2018

MIUR – Ufficio Gestione Patrimonio Informativo e Statistica


Pubblicato l’approfondimento statistico relativo agli esiti dell’Esame di Stato e degli scrutini nella Scuola secondaria di I grado relativi all’anno scolastico 2017/2018. Secondo i dati rilevati dal Ministero, l’anno scorso il 98,3% degli studenti è stato ammesso all’Esame e il 99,8% lo ha superato conseguendo il diploma. Il tasso di promozioni è stato del 99,9% tra le studentesse e del 99,8% tra gli studenti. Negli scrutini del primo e del secondo anno si conferma un tasso di promozioni in crescita: 98,1%. Era il 97,7% nel 2016/2017, il 97% nel 2015/2016.

Nell’anno scolastico 2017/2018 è entrato in vigore il decreto legislativo 62/2017 che ha introdotto importanti modifiche in materia di modalità di valutazione per gli alunni della Scuola primaria e Secondaria di I grado, di svolgimento dell’Esame di Stato conclusivo del I ciclo di istruzione e di rilascio della certificazione delle competenze a seguito.

L’Esame di Stato del I ciclo
Il 98,3% di ammessi all’Esame conferma una tendenza ininterrotta dal 2010/2011. Gli ammessi sono stati il 98% nel 2016/2017 e il 97,6% nel 2015/2016. Il 99,8% di licenziati si conferma stabile per il terzo anno consecutivo.

Distribuzione regionale
A livello regionale, il dato sui promossi all’Esame è abbastanza omogeneo. Sardegna, Valle d’Aosta, Sicilia e Piemonte registrano un tasso di ammissioni all’Esame inferiore rispetto a quello nazionale. Al di sopra della media, invece, Basilicata e Abruzzo, dove il tasso di ammissione supera quello nazionale rispettivamente dello 0,8% e dello 0,6%.
I licenziati con voto sei sono stati il 22,1%, quelli con sette il 28,2%, il 23,7% con otto, il 16,6% con nove, il 5,4% con dieci, il 4% con dieci e lode. La regione con il minor numero di sei è l’Umbria (16,2%), quella con il numero maggiore la Sicilia (26,3%). La Valle d’Aosta registra il minor tasso di dieci e dieci e lode (5,3%). Gli studenti più brillanti risultano essere in Puglia e Calabria (13,5% di dieci e dieci e lode).

Le studentesse ottengono risultati migliori. Il tasso di promozione è sostanzialmente equilibrato tra la componente maschile e quella femminile. Ma se il 58,8% degli studenti ha conseguito la promozione con voto sei o sette, la stessa percentuale delle studentesse ha riportato un voto pari o superiore a otto.

I Risultati degli scrutini nella Scuola secondaria di I grado
Gli scrutini confermano la tendenza in crescita del tasso di ammissione. Sia a conclusione del primo che del secondo anno, la percentuale di promossi è aumentata di 0,4 punti percentuali rispetto al 2016/17. Nel complesso, la crescita rilevata nell’ultimo quinquennio è stata pari a 1,7 punti percentuali per il primo anno e 1,6 per il secondo. Considerevole la differenza tra studentesse e studenti. Al primo anno il 98,6% di promosse e il 97,2% di promossi. Al secondo, le rispettive percentuali sono 98,8% e 97,8%. Hanno riportato risultati migliori rispetto alla media nazionale, in termini di ammissioni, gli studenti di Basilicata (+1,1%); Veneto, Abruzzo e Calabria (+0,6%); Emilia e Puglia (+0,5%).

Conversando

Conversando

di Maurizio Tiriticco

Caro Pino! La nostra stagione “laportiana” (per chi non sa, alludo al mio maestro pedagogista Raffaele Laporta, attivo negli settanta/ottanta) è stata utilissima ed ha prodotto buoni frutti! Credo che una riflessione pedagogica – chiamiamola così – indipendentemente dal mestiere di insegnante, sia utile a tutti. A mio vedere, sarebbe un bagno salutare per il profondo dell’essere umano e per i rapporti interpersonali! Oggi, come non mai, abbiamo bisogno di riavviare quella “difficile scommessa” (ricordi? Quel bel libro di Laporta, che agli inizi degli anni settanta ci fece tanto pensare) che allora credemmo possibile vincere in breve tempo! L’obbligo di istruzione ci dava tanta fiducia! Ed oggi che l’obbligo di istruzione ha durata decennale, quella scommessa di civiltà la dovremmo vincere!

Purtroppo, è un traguardo che mi sembra ancora lontano! A volte avverto un regresso della nostra intera convivenza civica. Forse dipende dal fatto che i vecchi sono sempre pessimisti, ma poi ci ripenso… e mi chiedo: che cosa abbiamo fatto per “produrre” nel corso degli ultimi anni quel cinismo, quel cattivismo, direi, che contraddistingue questa stagione storica del nostro Paese? Vivo a Roma, come sai, ed assisto giorno dopo giorno ad un progressivo decadimento non solo dei servizi (trasporti, pulizia, ecc.), ma anche del senso civico purtroppo, se è lecita questa espressione. La nostra città, come purtroppo l’intero Paese, è governata da una manipolo di incompetenti. E tutti di destra! Che, però, abbiamo eletti! E continuiamo ad eleggerli!

Copio dal web: “In Basilicata lo spoglio conferma le proiezioni: Vito Bardi, il candidato forzista, vola oltre il 42%. Ed esulta: ‘Nella mia agenda al primo posto il lavoro’. Il centrosinistra dopo 24 anni perde la guida della regione. Calo dei 5 Stelle, al 20 per cento. Affluenza definitiva al 53,58%, in crescita di 6 punti rispetto alle precedenti amministrative”. Io mi chiedo: e l’altro 46% che pensa, che dice, che fa? Il 46% degli elettori rinuncia a quel diritto al voto che abbiamo riconquistato – lo sai meglio di me – con tanta fatica e con tante sangue versato! Le “lettere dei condannati a morte della Resistenza”, che io, quando insegnavo, facevo leggere ai miei alunni, oggi sembrano non solo un ricordo sepolto, ma forse anche carta straccia!

Carissimo! Una sinistra storica (Pci, Psi, una buona parte della Dc) spazzata via! Lo so! Passano gli anni e “le cose cambiano”! Però, purtroppo, cambiano in male! Il cattivismo – chiamiamolo così – aumenta! Alimentato dall’arroganza dei Salvini, dall’ignoranza dei Di Maio, dalla pochezza dei Conte! Uomini politici – si fa per dire – che suonano offesa a fronte dei De Gasperi, dei Togliatti, dei Nenni, degli Andreotti anche! E non dimentichiamo un Aldo Moro! Mah! Mio caro! Siamo precipitati da una Prima Repubblica civica e colta, che ha prodotto il miracolo economico degli anni cinquanta e sessanta, ad una Repubblica che annaspa nell’ignoranza, nell’insolenza, nel cattivismo, nella pochezza culturale e civica prodotta e largamente diffusa dei tre compari che se la cantano e se la suonano! E il popolo, sempre più becero e sciocco nonché sempre più cinico, guarda e passa, sperando che qualche briciola prima o poi spetti anche a lui! E i migliori soffrono impotenti! Fino a quando? Mah! Un pizzico di ottimismo ogni tanto mi prende! E penso che domani è sempre un altro giorno! Però, Rossella aspetta ancora…R

La nuova maturità alla prova del merito

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

«Tutti gli anni, quando viene luglio, l’angosciosa storia si ripete e mi risveglio con il cuore che mi scoppia». È così che il protagonista di un racconto di Giovannino Guareschi descrive il suo incubo per la maturità. Talmente ricorrente da ripresentarsi, tutte le estati, per 21 anni. Fino all’arrivo, anche in sogno, dell’agognata promozione. Il tono, tipico dello scrittore emiliano, è scanzonato. Ma centra lo stato d’animo con cui gli studenti affrontano l’ultimo atto delle superiori. Specie quest’anno che giunge al traguardo la riforma voluta dal centrosinistra e completata dal governo gialloverde. Di fatto – come spiega la guida del Sole 24 Ore in edicola domani, in concomitanza con la terza giornata di simulazioni nazionali dell’esame di Stato – cambia un po’ tutto: dal numero di prove alla loro struttura fino ai criteri di valutazione. Resta da capire se il restyling risolverà il mismatch territoriale che attanaglia l’Italia dell’istruzione. Con i migliori ai test Invalsi ubicati al Nord e i diplomati “eccellenti” residenti al Sud.

La sperequazione tra Nord e Sud

I numeri parlano da soli. Se prendiamo i test Invalsi di seconda superiore l’Italia appare spaccata in due. Con il Centro-Nord quasi sempre sopra la media nazionale e il Mezzogiorno al di sotto. Sia in italiano sia in matematica. E se è vero che i risultati non sono direttamente confrontabili con la maturità – almeno fino all’anno prossimo quando saranno noti i dati delle prove introdotte anche in quinta (seppure senza effetto ai fini dell’esame) – è difficile spiegare razionalmente come nei tre anni successivi si verifichi un miglioramento tale da giustificare il tripudio di 100 e 100 e lode al Sud. In questo solco si inserisce il nuovo esame che inizierà il 19 giugno con la prova di italiano e proseguirà l’indomani con il secondo scritto (che sarà per la prima volta misto al liceo classico e allo scientifico). Portando in dote un paio di modifiche utili, a detta del Miur, a rendere i giudizi più uniformi. A cominciare dalle griglie di valutazione uniche per tutte le commissioni e dal potenziamento del curriculum scolastico, che varrà fino a 40 punti su 100.

L’esempio del Regno Unito

Di diverso avviso è il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto, che in un articolo pubblicato venerdì scorso su questo giornale ha sottolineato come già da tempo gli atenei e i datori di lavoro non diano più alcun valore al voto di diploma giudicandolo poco o nulla attendibile. E anche l’economista Daniele Checchi la pensa così: «La conclusione del percorso di scuola secondaria dovrebbe accertare il possesso delle competenze previste nel curriculum frequentato e contribuire ad orientare il ragazzo nelle scelte successive. Ma la struttura attuale della prova di maturità – aggiunge – svolge male entrambe le funzioni. Nonostante si tratti di una prova unica sul territorio nazionale, i criteri di valutazione della stessa sono assai differenziati, come dimostrano le differenze territoriali nella distribuzione dei voti».

«Il principio di formazione delle commissioni valutatrici con insegnanti che provenivano dall’esterno – spiega ancora Checchi – poteva correggere queste distorsioni, ma per ridurre i costi il Miur ha gradatamente azzerato i commissari in trasferta. Ma non svolge neppure una funzione orientativa, perché il ragazzo non ha la possibilità di segnalare i propri interessi, ad esempio scegliendo le materie su cui chiede di essere valutato, come accade nel caso inglese».

In Inghilterra infatti l’esame consta di un primo step a 16 anni – il general certificate of secondary education che testa le competenze in inglese, matematica e scienze – a cui nei due anni successivi può seguire il diploma di abilitazione: l’“A-Level”, che è molto più specifico e serve anche a scegliere l’università. Senza sobbarcarsi la lotteria dei test di ingresso. Che invece da noi sono sempre più diffusi. E forse adesso è più evidente anche il perché.


Indicazioni più vincolanti alle commissioni d’esame

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci e Laura Virli

Si chiama “documento del 15 maggio”, e mai come quest’anno, con la nuova maturità, le informazioni che i consigli di classe dell’ultimo anno forniscono ai commissari diventano una sorta di bussola per i valutatori (in primis, per i tre membri esterni).

Il perché è presto detto. Fino allo scorso giugno queste indicazioni (sull’azione educativa e didattica realizzata dagli studenti – da pubblicare nell’albo digitale dell’istituto) avevano, nei fatti, un solo scopo: “aiutare” la commissione a predisporre il terzo scritto. Oggi, invece, con l’addio al “quizzone”, il documento del 15 maggio assume un’importanza cruciale. Da una parte, infatti, le nuove regole impongono ai consigli di classe di sviluppare in modo analitico e puntuale tale documento. Dall’altra, obbligano i commissari a tenerne conto in tutte le fasi dell’esame e, soprattutto, nella definizione di griglie di valutazione e seconda parte della prova scritta d’indirizzo nei professionali, e nell’individuazione dei materiali per la conduzione del colloquio. Insomma, una sorta di “freno” alle (in realtà, già limitate) libertà dei commissari; e certamente un “aiutino” in più per gli studenti. Specie, all’orale, visto che il nuovo colloquio prende avvio proprio con la trattazione di materiali proposti dalla commissione (analisi di testi, documenti, esperienze, progetti, problemi) in coerenza con quanto descritto, appunto, nel documento del 15 maggio.

Quindi, quali possono essere i contenuti da inserire nel documento? In primis, tutti gli elementi utili per rendere edotta la commissione sul percorso didattico svolto nel triennio. Pertanto, non solo i contenuti, ma anche le informazioni sulla progettazione didattica (metodi, mezzi, spazi, tempi). E, qualora sia stata realizzata una progettazione didattica pluri o interdisciplinare, è bene evidenziare moduli e unità di apprendimento svolte. Sarà, inoltre, utile inserire attività, percorsi e progetti che hanno coinvolto una parte (quale?) o tutta la classe in orario curricolare e/o extra curricolare (sempre nel rispetto delle Indicazioni nazionali e delle Linee guida), tra cui le attività, i percorsi e i progetti svolti nell’ambito di «Cittadinanza e costituzione» realizzati in coerenza con gli obiettivi del piano triennale dell’offerta formativa (percorsi di educazione alla legalità, alla cittadinanza attiva, progetti sui diritti umani, e così via). Sarà pure utile illustrare le modalità con le quali l’insegnamento di una disciplina non linguistica in lingua straniera è stato attivato con la metodologia Clil. Non dovrà mancare la descrizione delle attività di scuola-lavoro svolte. Possono, poi, essere allegati tutti gli atti e le certificazioni relativi alle prove effettuate e alle iniziative realizzate durante l’anno in vista dell’esame.

Ecco, perciò, che la commissione dovrà analizzare con attenzione il percorso didattico illustrato nel documento del 15 maggio. Che, è bene ricordarlo, va redatto tenendo conto delle indicazioni del Garante privacy. Vale a dire, non bisogna inserire dati personali o sensibili o informazioni superflue, come indicazione del genere, eventuali disabilità, ripetenze.

«Scuole eTwinning», 130 istituti italiani tra i più innovatori in Ue

da Il Sole 24 Ore

di Al. Tr.

Sono 130 le scuole italiane che in questi giorni hanno ricevuto il riconoscimento europeo 2019 di “Scuola eTwinning”, il premio per i risultati raggiunti nell’anno scolastico da docenti e studenti attraverso la piattaforma europea per i gemellaggi elettronici. Gli istituti Ue premiati sono stati 1004 in totale, di cui 130 italiane, con ottimi risultati soprattutto al Sud. In Italia la community eTwinning conta sono circa 70mila docenti registrati, 24mila progetti attivati e 11.400 scuole coinvolte.

Premi all’innovazione, oltre il 50% al Sud
Il premio, spiega Indire, è una “medaglia” che vuole certificare l’innovazione mostrata dalle scuole più virtuose in ambiti della didattica quali: pratica digitale, eSafety, approcci creativi e innovativi alla pedagogia, promozione dello sviluppo professionale continuo del personale e degli studenti. A livello geografico gli istituti italiani premiati sono per oltre il 50% del Sud Italia, con Sicilia, Campania e Puglia come regioni più rappresentate (rispettivamente con 15 istituti le prime due e 13 la terza), seguite da Lombardia (15 istituti), Emilia-Romagna (14) e Lazio (9).

«Visibilità alle attività delle scuole»
«Il riconoscimento – ha dichiarato Flaminio Galli, Direttore dell’Indire a cui fa capo l’Unità italiana eTwinning – ha l’obiettivo di dare visibilità all’attività europea della scuola sul piano locale, regionale e nazionale, riconoscendo il lavoro dei docenti coinvolti nelle attività eTwinning all’interno della scuola e andando a definire modelli scolastici di riferimento non solo per le altre scuole, ma anche per le autorità scolastiche regionali e nazionali».
La lista completa delle italiane premiate è disponibile sul sito eTwinning.

Bussetti: no a grandi riforme, portare docenti preparati in cattedra

da Orizzontescuola

di redazione

Il Ministro Bussetti, nella giornata di ieri, è stato in visita presso l’Istituto “G. B. Cerletti” di Conegliano, scuola enologica più antica d’Italia.

Bussetti è stato accompagnato, come riferisce Qdpnews.it, dal Governatore della regione Luca Zaia.

Il Ministro ha affermato che l’Istituto rappresenta un modello da esportare, alla luce del fatto che, diversamente da quanto accade altrove, in questo Istituto gli studenti sono scontenti non quando si devono alzare per andare a scuola ma quando ritornano a casa, grazie all’operato dei docenti.

Il mio obiettivo, ha proseguito il titolare del Miur, è quello di portare in cattedra docenti più giovani e preparati. Meglio avere docenti in gamba che effettuare grandi riforme, ha concluso Bussetti.

Concorso Dirigenti Scolastici: entro il 31 marzo elenco ammessi a prova orale

da Orizzontescuola

di redazione

La prossima settimana sarà decisiva per il Concorso 2017 Dirigenti Scolastici. Previsto per il 25 e 26 marzo l’abbinamento dei codici ai nominativi, mentre per fine mese dovrebbe essere pubblicato l’elenco degli ammessi

Ammessi alla prova orale

Hanno partecipato 9.376 candidati. Il Miur non è ancora in possesso della percentuale di candidati che ha superato la prova scritta.

L’elenco degli ammessi sarà pubblicato entro il mese di marzo, dopo lo scioglimento dell’anonimato, procedura prevista per il 25 e 26 marzo.

Gli ammessi alla prova orale riceveranno una e mail. I candidati potranno poi avere accesso on line su polis alla prova svolta e alla griglia individuale di valutazione.

La timeline del concorso Dirigenti Scolastici

MARZO

25/26 marzo: scioglimento dell’anonimato, con abbinamento codici a nominativi;
entro fine mese:  pubblicazione elenco degli ammessi. Sono ammessi alla prova orale i candidati che superano la prova scritta conseguendo un punteggio pari a 70 punti su 100.
Sia i candidati ammessi che chi non avrà superato la prova potranno accedere al proprio elaborato e alla griglia di valutazione tramite Istanze online

APRILE 

Presentazione titoli da parte dei candidati ammessi alla prova orale

entro fine mesi: nomina dei commissari aggregati di lingue e informatica nelle commissioni;

MAGGIO 

Prove orali (a partire dalla lettera M). Dove si svolgerà prova orale

GIUGNO

Prove orali, con conclusione prevista entro la data di avvio degli Esami di Stato;

LUGLIO

Pubblicazione graduatorie

Ricorsi

Il Miur ha anche comunicato  che i diversi giudizi di merito del consiglio di stato sui ricorsi proposti dai ricorrenti ammessi agli scritti avrebbero avuto esito favorevole per il Miur. Altre pronunce dovrebbero aversi nelle prossime settimane. Ovviamente il miur utilizzerà i dispositivi delle pronunce giudiziarie per formulare gli elenchi degli ammessi.

Diplomati magistrale, per Bussetti storia risolta ma i docenti attendono decisione Cassazione

da Orizzontescuola

di redazione

Il Ministro Bussetti oggi a Conegliano per un incontro presso l’Istituto enologico “Cerletti” è intervenuto nuovamente sulla questione diplomati magistrale.

Abbiamo risolto il problema dei diplomati magistrali che da dicembre 2017 non era mai stato più ripreso in mano” ha affermato il Ministro, in riferimento al concorso straordinario indetto con DDG n. 1456 del 9 novembre 2017.

Il concorso, secondo Bussetti, sarebbe stato nuovamente legittimato dalla decisione dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato che il 27 febbraio 2019 ha nuovamente ribadito il no all’inserimento dei diplomati magistrale con titolo conseguito entro l’a.s. 2001/02 nelle Graduatorie ad esaurimento, annualmente utilizzate per il 50% dei ruoli.

In questi giorni gli Uffici Scolastici stanno procedendo ai depennamenti dalle GaE in relazione alle sentenze di merito già emanate, in vista del nuovo aggiornamento che partirà tra qualche settimana.

E tuttavia i docenti interessati sono in attesa di una nuova importante pronuncia, quella della Corte di Cassazione, che sulla questione si è riunita il 12 marzo scorso.

A breve dovrebbe arrivare il responso.

E’ probabile inoltre che il contenzioso non si concluderà qui, per maggio infatti è attesa anche la pronuncia della Corte Costituzionale sulla legittimità del concorso straordinario bandito con DDG n. 85 del 1° febbraio 2018 solo per i docenti abilitati della scuola secondaria.

Di riflesso, anche il concorso straordinario per infanzia e primaria potrebbe avere dei risvolti sulla base di questa pronuncia.

Il concorso  è comunque in pieno svolgimento e le prime assunzioni si avranno a partire da settembre 2019.

La “competenza digitale” nella Raccomandazione del Consiglio Europeo per l’apprendimento permanente

da Orizzontescuola

di redazione

Lo corso anno, il Consiglio dell’Unione Europea ha diffuso la nuova “Raccomandazione del Consiglio relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente”.

Ogni persona ha diritto a un’istruzione, a una formazione e a un apprendimento permanente di qualità e inclusivi, al fine di mantenere e acquisire competenze che consentono di partecipare pienamente alla società e di gestire con successo le transizioni nel mercato del lavoro.

Ogni persona ha diritto a un’assistenza tempestiva e su misura per migliorare le prospettive di occupazione o di attività autonoma. Ciò include il diritto a ricevere un sostegno per la ricerca di un impiego, la formazione e la riqualificazione.

Questi principi sono definiti nel pilastro europeo dei diritti sociali.

In un mondo in rapido cambiamento ed estremamente interconnesso ogni persona avrà la necessità di possedere un ampio spettro di abilità e competenze e dovrà svilupparle ininterrottamente nel corso della vita. Le competenze chiave, come definite nel quadro di riferimento, intendono porre le basi per creare società più uguali e più democratiche. Soddisfano la necessità di una crescita inclusiva e sostenibile, di coesione sociale e di ulteriore sviluppo della cultura democratica.

I principali scopi del quadro di riferimento sono:

a)  individuare e definire le competenze chiave necessarie per l’occupabilità, la realizzazione personale e la salute, la cittadinanza attiva e responsabile e l’inclusione sociale;

b)  fornire uno strumento di riferimento europeo al servizio dei decisori politici, dei fornitori di istruzione e formazione, del personale didattico, degli specialisti dell’orientamentodei datori di lavoro, dei servizi pubblici per l’impiego e dei discenti stessi;

c) prestare sostegno agli sforzi compiuti a livello europeo, nazionale, regionale e locale, volti a promuovere lo sviluppo delle competenze in una prospettiva di apprendimento permanente.

Il quadro di riferimento delinea otto tipi di competenze chiave:

  • competenza alfabetica funzionale;
  • competenza multilinguistica;
  • competenza matematica e competenza in scienze, tecnologie e ingegneria;
  • competenza digitale;
  • competenza personale, sociale e capacità di imparare a imparare;
  • competenza in materia di cittadinanza;
  • competenza imprenditoriale;
  • competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali.

Competenza digitale

La competenza digitale presuppone l’interesse per le tecnologie digitali e il loro utilizzo con dimestichezza e spirito critico e responsabile per apprendere, lavorare e partecipare alla società. Essa comprende l’alfabetizzazione informatica e digitale, la comunicazione e la collaborazione, l’alfabetizzazione mediaticala creazione di contenuti digitali (inclusa la programmazione), la sicurezza (compreso l’essere a proprio agio nel mondo digitale e possedere competenze relative alla cibersicurezza), le questioni legate alla proprietà intellettuale, la risoluzione di problemi e il pensiero critico.

Conoscenze, abilità e atteggiamenti essenziali legati a tale competenza

Le persone dovrebbero comprendere in che modo le tecnologie digitali possono essere di aiuto alla comunicazione, alla creatività e all’innovazione, pur nella consapevolezza di quanto ne consegue in termini di opportunità, limiti, effetti e rischi. Dovrebbero comprendere i principi generali, i meccanismi e la logica che sottendono alle tecnologie digitali in evoluzione, oltre a conoscere il funzionamento e l’utilizzo di base di diversi dispositivi, software e reti. Le persone dovrebbero assumere un approccio critico nei confronti della validità, dell’affidabilità e dell’impatto delle informazioni e dei dati resi disponibili con strumenti digitali ed essere consapevoli dei principi etici e legali chiamati in causa con l’utilizzo delle tecnologie digitali.

Le persone dovrebbero essere in grado di utilizzare le tecnologie digitali come ausilio per la cittadinanza attiva e l’inclusione sociale, la collaborazione con gli altri e la creatività nel raggiungimento di obiettivi personali, sociali o commerciali. Le abilità comprendono la capacità di utilizzare, accedere a, filtrare, valutare, creare, programmare e condividere contenuti digitali. Le persone dovrebbero essere in grado di gestire e proteggere informazioni, contenuti, dati e identità digitali, oltre a riconoscere software, dispositivi, intelligenza artificiale o robot e interagire efficacemente con essi.

Interagire con tecnologie e contenuti digitali presuppone un atteggiamento riflessivo e critico, ma anche improntato alla curiosità, aperto e interessato al futuro della loro evoluzione. Impone anche un approccio etico, sicuro e responsabile all’utilizzo di tali strumenti.

Classi pollaio: per fare sul serio sono necessari diversi miliardi di euro

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

Si concluderanno in settimana presso la Commissione Cultura della Camera le audizioni sul disegno di legge a firma dell’onorevole Lucia Azzolina (M5S) in materia di formazione delle classi nelle scuole di ogni ordine e grado.
Fino ad ora sono state audite associazioni professionali di docenti, dirigenti scolastici, genitori e organizzazioni sindacali. Martedì 26 saranno audite altre associazioni di docenti mentre nella mattinata giovedì la riprenderà l’esame del provvedimento da parte dei deputati.

Disegno di legge ambizioso, ma subito ridimensionato

Fin da subito il disegno di legge, che prevede nuove regole finalizzate ad evitare  la formazione di classi con 28-30 e anche più alunni. Addirittura si era parlato della possibilità di applicare la legge già dal prossimo settembre, ma non appena arrivata in Commissione la proposta è stata subito ridimensionata dalla stessa relatrice di maggioranza: la legge di bilancio 2019, infatti, non prevede risorse mirate e quindi, nella migliore delle ipotesi, se ne potrà parlare a partire dall’anno scolastico 2020/21.
Inizialmente la proposta aveva suscitato grande entusiasmo nel mondo della scuola, entusiasmo che si è via via affievolito anche perchè le risorse necessarie per raggiungere gli obiettivi previsti sono davvero consistenti: poco meno di 400 milioni di euro per il primo anno di applicazione, più di un miliardo per il secondo anno e più di due miliardi a partire dal terzo anno.

Si aspetta una soluzione con il DEF

Dal Ministero dell’Economia hanno già fatto sapere che all stato attuale la proposta è del tutto irrealizzabile, ma nei prossimi giorni il Governo dovrebbe presentare il Documento di Economia e Finanza per il prossimo triennio e a quel punto si capirà se sulla scuola la maggioranza intende fare sul serio o meno.

Diplomati magistrale, Bussetti: abbiamo risolto il problema

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

“Abbiamo risolto il problema dei diplomati magistrali che da dicembre 2017 non era mai stato più ripreso in mano”: è uno dei punti toccati dal ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, nel corso di un suo intervento a Conegliano, in provincia di Treviso, tenuto sabato 23 marzo.

Maestri abbandonati…

“In questo momento abbiamo la necessità di stabilizzare i nostri docenti e quindi abbiamo avviato con l’ultima legge finanziaria i presupposti per avviare in tempi anche veloci le procedure di reclutamento per i docenti”, ha spiegato Bussetti.

Poi, il titolare del Miur ha detto che il Governo ha “risolto il problema dei diplomati magistrali che da dicembre 2017 non era mai stato più ripreso in mano”, ovvero dalla prima sentenza negativa del Consiglio di Stato.

Il concorso in atto

Il riferimento del ministro è al concorso riservato ai maestri abilitati all’insegnamento, ma non solo quelli con diploma magistrale ante 2002, appena scalzati dalle GaE per via del giudizio dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato: a quel concorso, infatti, possono partecipare anche altri abilitati, a partire dai laureati in Scienze della formazione primaria: una volta terminato il colloquio non selettivo, si formeranno delle graduatorie regionali, attraverso le quali gli Usr potranno attingere per stipulare i contratti, anche a tempo indeterminato.

E quelle graduatorie saranno a scorrimento, negli anni. Quindi, non verranno soppresse.

Perché si lamentano i maestri

A sentire molti maestri diretti interessati, però, la soluzione trovata dall’Esecutivo gialloverde non sarebbe ottimale, perché ha “mescolato” le esigenze dei precari storici, i diplomati magistrale, con quelli più giovani e con meno esperienza, i laureati in Scienze della formazione primaria.

Inoltre, lamentano il fatto che occorreranno diversi anni, forse decenni, prima di potere svuotare le nuove graduatorie regionali post-Gae: i posti che annualmente verranno messi a disposizione per le immissioni in ruolo, infatti, non saranno tantissimi.

L’educazione civica da riscoprire

Nel corso del suo intervento a Conegliano, Bussetti ha parlato anche di “altre procedure di reclutamento per dirigenti scolastici e personale amministrativo già state avviate.

Poi ha ribadito che l’educazione civica “non è solo studio della Costituzione: significa anche riservare un momento per i ragazzi dedicato al rispetto e alla legalità, a tutti quegli aspetti che fan parte della formazione dei nostri ragazzi e li coinvolgono nella vita civile di tutti i giorni”.

L’educazione civica comprende anche “educazione stradale, uso consapevole dei mezzi di informazione e dei device – ha concluso il ministro – anche per combattere i fenomeni di bullismo che purtroppo sono presenti nei nostri ragazzi, per responsabilizzarli e condividere con loro l’obiettivo di una scelta migliore”.