Incarico Parmitano

Spazio, il Ministro Fioramonti: “Parmitano ci rende orgogliosi. La space economy strategia innovativa dell’industria italiana”

“L’incarico di Luca Parmitano ci rende davvero orgogliosi”. Così il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Lorenzo Fioramonti, saluta l’astronauta italiano che da oggi ha assunto il comando della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) per la missione Beyond. È il primo italiano e il terzo europeo ad assumere questo ruolo.

“L’Italia – ha aggiunto il Ministro Fioramonti – è storicamente leader nell’ambito dello spazio sia dal punto di vista delle missioni che dal punto di vista della ricerca aerospaziale e questo è uno dei punti centrali della strategia di questo nuovo Governo – ha concluso il Ministro – che vuole fare della space economyl’ancora di una programmazione industriale profondamente innovativa”.

Principali dati della scuola – Avvio Anno Scolastico 2019/2020

MIUR – Direzione Generale per i contratti, gli acquisti e per i sistemi informativi e la statistica
Ufficio Gestione Patrimonio Informativo e Statistica

Settembre 2019


Scuola, sui banchi 8,4 milioni di studenti. Online l’approfondimento con i principali dati sul nuovo anno scolastico

Quanti sono gli studenti? Quante sono le classi e l’organico dei docenti della scuola statale? Da oggi sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) è disponibile l’approfondimento con i principali dati per il nuovo anno scolastico 2019/2020. Un identikit statistico della scuola italiana con numeri, tabelle e grafici divisi per regione e livello scolastico.

Gli studenti che in questi giorni siedono tra i banchi sono oltre otto milioni. È di 7.599.259la popolazione scolastica della scuola statale, mentre sono circa 870mila gli alunni delle paritarie. Per le statali, la regione con il maggior numero di iscritti è la Lombardia(1.183.493 studenti). Il Molise, con 37.170alunni, è la regione con il minor numero.

È un dato ancora provvisorio la presenza degli alunni con cittadinanza non italiana nelle scuole statali: quest’anno saranno 789.066, circa il dieci per cento del totale. Quasi 260mila sono gli alunni con disabilità.

Gli insegnanti che saliranno in cattedra? Per il 2019/2020 i posti del personale docente sono 835.489, di cui 150.609 per il sostegno.

Gli istituti scolastici statali sono complessivamente 8.094 a cui si aggiungono i 129 Centri provinciali per l’istruzione degli adulti, per un totale di 8.223. Quasi 41.000 le sedi scolastiche (ogni istituto può avere più plessi): 13.286 per l’Infanzia, 14.896 per la Primaria, 7.228 per le Secondarie di I grado e 5.339 per quelle di II grado.

Intesa con Miur tappa importante nella lotta al precariato nella scuola

Sinopoli: l’Intesa con il Miur è una tappa importante nella lotta al precariato nella scuola

“L’Intesa siglata il 1° ottobre 2019 fra i sindacati scuola e istruzione da una parte e il Ministro Fioramonti dall’altra, risponde innanzitutto alla necessità di superare una situazione che è diventata di emergenza e che come tale va affrontata, nell’interesse del Paese”. Così, Francesco Sinopoli, segretario generale della FLC CGIL.

“Continuare ad avere centinaia di migliaia di cattedre scoperte significa rassegnarsi a convivere con una condizione di perenne precarietà dei lavoratori e con una qualità dell’offerta formativa messa in crisi dalla discontinuità didattica. E’ questo il senso dell’Intesa: uscire dall’emergenza con provvedimenti di emergenza. In tale situazione, lo abbiamo detto in più occasioni, la politica dell’attesa e dei due tempi è quella meno adeguata”.

“Positivi dunque, il concorso ordinario e il concorso riservato per oltre 24 mila docenti da varare contestualmente, la stabilizzazione dei DSGA facenti funzione, l’avvio di un processo di acquisizione delle abilitazioni che crei un canale di assunzioni scorrevole e funzionale per i prossimi anni. Senza contare, continua Sinopoli, che per la prima volta nella storia il costo per la formazione in ingresso di migliaia di docenti viene posto a carico del datore di lavoro, sancendo il diritto alla formazione e abilitazione anche per il personale precario”.

“Accanto a ciò, aggiunge il dirigente sindacale, occorre avere la lungimiranza di varare un sistema strutturale per le abilitazioni e la formazione aperto a tutto il personale docente insieme a concorsi indetti con regolarità, fino al completo sradicamento del precariato nella scuola.”

“I tavoli tematici, a partire dalla questione dei diplomati magistrali, per proseguire con il Contratto, la valorizzazione del personale docente ed ATA e la sburocratizzazione degli adempimenti, accompagneranno tutta questa fase fino all’uscita completa dall’emergenza. Ciò potrà avvenire se nessuna delle parti che sono state sottoscritte nell’Intesa sarà trascurata”.

“C’è tutto l’impegno della nostra organizzazione, conclude Sinopoli, affinchè nessun lavoratore, sia esso a tempo determinato che a tempo indeterminato, venga escluso dalle rivendicazioni che porteremo di qui a breve nei tavoli di confronto, a partire dalla messa a punto di un sistema strutturale sulla formazione e sull’abilitazione del personale docente, che sarà approvato in tempi stretti con un Disegno di Legge collegato alla legge di bilancio 2020”.

Precari e concorso: accordo mortificante

USB Scuola: Precari e concorso: accordo mortificante tra Cgil, Cisl, Uil e Miur

Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda hanno sbraitato per mesi che la soluzione al problema del precariato era vicina e sicura: come dimenticare le dirette video su Facebook, stile guerra del Golfo, per raccontarci minuto per minuto l’andamento delle trattative? Abbiamo ancora negli occhi le assemblee organizzate in tutta Italia dai sindacati collaborazionisti, in cui si promettevano azioni forti per difendere i diritti dei precari, si gridava all’affronto e allo scandalo, veniva indetto uno sciopero per poi ritirarlo. Questo lo spettacolo, una vera farsa, che si è chiuso ieri con un accordo vergognoso tra sindacati gialli e Miur, che possiamo sintetizzare in pochi semplici punti:

1) niente PAS e, quindi, niente abilitazione per accedere alla seconda fascia delle graduatorie d’istituto nel 2020;

2) concorso riservato selettivo in ingresso ed uscita per un numero di posti ridicolo (24000) ed altrettante briciole (24000) per il concorso ordinario quando le nostre scuole hanno bisogno di almeno 200.000 “precari fissi” ogni anno;

3) nessuna soluzione per i docenti vincitori di concorso ed idonei di infanzia, primaria, secondaria, che potranno solo scegliere nel 2020 di andarsene in una provincia del Nord, con un meccanismo simile a quello della 107, per non tornare mai più a casa e andare a rimpolpare le fila degli esiliati.

Ancora una volta i lavoratori possono vedere con i propri occhi a cosa porta la tanto decantata concertazione: un accordo a perdere che umilia i lavoratori precari – che da anni consentono il funzionamento della scuola pubblica statale – e prevede miseri 24000 posti per un concorso ordinario che vedrà la partecipazione di migliaia di aspiranti, mentre 200.000 supplenti stanno entrando anche quest’anno nelle scuole.

Nessun riferimento nell’accordo alla trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto, che da solo libererebbe più di 100.000 posti comuni e almeno 50.000 di sostegno, utilizzabili per le immissioni in ruolo dal 1 settembre 2020, garantendo anche i precari GaE infanzia e primaria, men che meno ci sono passaggi sull’aumento del tempo pieno al Sud ed interventi strutturali per garantire la continuità didattica e il ritorno dei docenti esiliati al Nord.

Una Caporetto del sindacalismo giallo spacciato per grande accordo sindacale, il solito risultato che rivela l’assenza di un cambio di passo vero da parte del nuovo Ministro.

Crediamo che per chi lavora nella scuola sia arrivato il momento di ritornare ad un vero protagonismo. Bisogna aprire una stagione di lotte per ottenere investimenti nella scuola e finalmente cambiare passo rispetto ai governi e alle politiche di smantellamento della scuola pubblica statale degli ultimi vent’anni.

J. Deaver, Promesse

Il caso Deaver

di Antonio Stanca

   Quello del thriller, del romanzo giallo è il genere che più si sta diffondendo presso gli autori contemporanei poiché attira i lettori più di ogni altro. Sembra un riflesso di quanto da tempo sta avvenendo in televisione dove molto seguiti sono i film carichi di suspence. Di intrighi, di scoperte sensazionali, di atmosfere, cupe, sospese vuole sapere oggi il pubblico dei lettori e l’americano Jeffery Deaver sembra averlo capito abbastanza bene se scrittore di thriller ha voluto diventare, se in questo genere si è specializzato, se sempre e solo di esso scrive.

   E’ nato a Glen Ellyn, presso Chicago, nel 1950, ha cominciato a scrivere per giornali e riviste, ha frequentato la famosa Fordham University di New York e dal 1990 si è dedicato esclusivamente alla narrativa. Nel 1997 con Il collezionista di ossa conobbe il successo internazionale e d’allora è rimasto a questo livello. Molto tradotte e molto lette sono ancora oggi le sue opere. Molti premi gli sono stati attribuiti.

   Oltre a romanzi ha scritto anche racconti, ha curato antologie che raccolgono suoi lavori. La sua produzione si divide in cicli. Il collezionista di ossa è la prima opera del primo ciclo, quello detto di Lincoln Rhyme e Amelia Sachs, quello che ha fatto di Rhyme il suo personaggio più noto, l’interprete di tanti suoi romanzi e l’idolo di tanti lettori. Anche in questo breve libro intitolato Promesse, appena pubblicato da Solferino, Milano, e tradotto da Rosa Prencipe, c’è Lincoln Rhyme che, insieme all’inseparabile Amelia Sachs, provvede a risolvere due casi molto complicati. Sono due i racconti che l’opera contiene ed entrambi rientrano nel primo ciclo del Deaver. In entrambi lo scrittore, nonostante la loro brevità, riesce a costruire, come al suo solito, delle trame così complicate, a far muovere personaggi così misteriosi da avvincere il lettore dalle prime pagine e tenerlo legato fino alla fine. E’ la sua maniera, quella che lo ha reso famoso in tutto il mondo e che continua a procurargli successo.

   Nel primo di questi racconti Promesse, Deaver dice di un caso di avvelenamento che, però, non aveva avuto conseguenze mortali grazie all’abilità, al lavoro compiuto da Rhyme e Sachs.  I due erano andati al lago di Como, si erano sposati in una chiesetta alla presenza di pochi amici e prima di far ritorno in America Rhyme era stato pregato da una signora di far luce su una situazione che per lei era diventata sempre più oscura e inquietante. Aiutato da Sachs lo farà e quasi incredibili risulteranno le verità scoperte.

   Pure nel secondo racconto, In assenza di prove, Rhyme riuscirà a chiarire un caso così difficile da avergli fatto pensare di abbandonarlo. Una bomba scoppiata su un piccolo aereo privato da turismo lo aveva fatto affondare nell’Oceano Atlantico con a bordo il proprietario. Risalire ai mandanti non sarà facile ma Rhyme e Sachs ci riusciranno con meraviglia di quanti stanno loro intorno e diffidano della loro opera.

   Una scrittura che sorprende in continuazione è quella di Deaver perché fatta generalmente di frasi brevi e cariche di significato. Ad una serie di annunci, di avvisi sembra di assistere, ad una corsa che si arresta solo quando giunge al traguardo. Non c’è mai tempo, mai spazio per altro, si pensa solo a quanto si persegue, all’obiettivo da raggiungere. Ed anche la lingua diventa veloce, rapida, immette in un movimento al quale piace partecipare perché fa sentire vicini a chi scrive.    Tanto ha fatto, tanto ha ottenuto Deaver a sessantanove anni, oltre quaranta romanzi ha scritto, in venticinque lingue è tradotto, in centocinquanta paesi è letto.

P.L. Coda, Sherlock Holmes sulle tracce di Dante Alighieri

Pier Luigi Coda, Sherlock Holmes sulle tracce di Dante Alighieri – Il mistero dei robumani
ed. Effatà

In questi tempi così socializzanti e tecnologici si può ancora parlare di Dante ai giovani (e non solo) senza provocare troppi sbadigli? Beh, dopo il positivo riscontro ottenuto, dai docenti e dagli alunni, con “William Shakespeare al Castello della Pietra”, mi sono convinto che è ancora possibile e ci ho provato con il mio ultimo racconto, fresco di stampa. Un giallo fantascientifico che, oltre a parlare delle opere di Dante, tratta molti argomenti importanti come l’arte, l’attenzione alla disabilità, la funzione formativa dello sport, i primi turbamenti dell’adolescenza, il rapporto interattivo ed altro ancora.

Pier Luigi Coda

Crocifisso in aula, Fioramonti: «Sono per scuola laica». E divampa la polemica

da Il Sole 24 Ore

di An. C.

Nuovo governo, nuovo ministro dell’Istruzione, nuova “visione” o punto di vista sull’opportunità di esporre il crocifisso nelle aule scolastiche. «Dobbiamo mettere il crocifisso nelle classi scolastiche durante il periodo di Natale» aveva tuonato Marco Bussetti, ex ministro della Pubblica istruzione nell’esecutivo giallo verde, dal palco di Piazza del Popolo, a dicembre, alla manifestazione della Lega. «Non bisogna vergognarsi delle nostri tradizioni: senza le tradizioni – aveva aggiunto – non siamo niente».

Fioramonti: «Crocifisso in aula? Sono per scuola laica»
Con il Conte due, e l’arrivo al dicastero di Viale Trastevere del pentastellato Lorenzo Fioramonti, la posizione è cambiata: «Credo in una scuola laica – ha spiegato il ministro, intervenuto alla trasmissione “Un giorno da Pecora” -. Ritengo che le scuole debbano essere laiche e permettere a tutte le culture di esprimersi non esporre un simbolo in particolare». Il pentastellato ha chiarito che nessun provvedimento è stato pensato dal Governo. «Il crocifisso a scuola è una questione divisiva, che può attendere», ha continuato. Fioramonti si è detto contrario a esporre nelle aule i vari simboli religiosi: «Eviterei l’accozzaglia, diventa altrimenti un mercato» e non è favorevole nemmeno alla foto di Mattarella nelle aule perché, a suo dire, «neanche il presidente la vorrebbe».

Dibattito “storico”
Parole quelle pronunciate dal neo responsabile dell’Istruzione che hanno riacceso una polemica “storica” tra chi è favorevole e chi contrario al crocifisso nelle aule delle scuole italiane. Una controversia mai sopita tra cattolici e laici che partì quasi un ventennio fa con una crociata da parte di Adel Smith, presidente dell’Unione musulmani d’Italia e del giudice Luigi Tosti, promotori di una battaglia anti-crocifisso. Con una sentenza del 2011 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha sancito che il crocifisso può restare affisso nelle aule delle scuole pubbliche italiane.

Si accende la polemica politica: no di Lega e FdI
Il tema è soprattutto politico. In una nota il leghista Roberto Calderoli, vice presidente del Senato, sottolinea che «in pochi giorni (il ministro Fioramonti, ndr) ha tirato fuori che vuol tassare le merendine, poi ha invitato gli studenti a marinare la scuola per manifestare per il clima, quindi ha messo il veto all’autonomia differenziata per le Regioni senza neppure aver letto il testo, ieri si è dichiarato sostenitore dello ius culturae e oggi, per arrivare all’apice della sua escalation mediatica, propone di cestinare i crocifissi e rimpiazzarli con cartine geografiche mondiali». Perplessità vengono espresse anche da Italia Viva, con il presidente dei senatori Davide Faraone che su Twitter lancia un messaggio al pentastellato: «Ministro Fioramonti, lascia stare merendine, crocifisso, foto di Mattarella, giustificazioni. E pensa a fare il Ministro. Ripristiniamo l’Unità di Missione sull’edilizia scolastica? ».
Attacca anche Fratelli d’Italia. «Il Ministro dell’Istruzione ci dice che al posto del crocifisso in aula vedrebbe bene “una cartina del mondo con dei richiami alla Costituzione” – scrive su Facebook la presidente Giorgia Meloni – . Io invece vedo bene il crocifisso in aula, e la cartina del mondo con richiami alla Costituzione negli uffici del M5S, così imparano dove sta Matera e cosa dice l’art. 1 della Costituzione (la sovranità appartiene al popolo)». Il presidente dei deputati Forza Italia Maria Stella Gelmini ha fatto presente che «il crocifisso non è un elemento di arredo, ma la testimonianza delle radici del nostro Paese. La sua presenza sulle pareti delle aule scolastiche, contrariamente a quel che pensa il ministro Fioramonti, non impedisce di esprimersi agli studenti di altre culture e religioni, ma sta lì a ricordare che la laicità che il ministro liberamente rivendica è conseguenza diretta proprio delle radici cristiane dell’Italia e dell’Europa».

Nadef e scuola: poche aperture sul futuro e tanti «ripescaggi»

da Il Sole 24 Ore

di Ilaria Ricci

Poco più di cinquanta righe, qualche apertura sul futuro (ad esempio sulla valorizzazione economica del ruolo dei docenti) e molto ripescaggio dal (recente) passato.
Per il mondo dell’istruzione la Nota di aggiornamento al Def approvata ieri a Palazzo Chigi non prospetta rivoluzioni. Ma qualche annuncio e molto “ripescaggio” di politiche già avviate nella precedente esperienza di governo lasciate a metà dall’ex ministro Bussetti (in qualche caso, come quello del decreto precari, anche per i “no” pronunciati dai 5 Stelle) che ora Fioramonti sembra voler portate a casa. Ecco dunque che rispuntano l’Agenzia nazionale per la ricerca, più volte annunciata dall’ex ministro leghista, così come la revisione dell’accesso ai corsi di laurea a numero programmato, cavallo di battaglia di diversi inquilini di viale Trastevere che, però, ha sempre incontrato, soprattutto per la facoltà di Medicina, le perplessità dei rettori universitari.

Gli impegni per la scuola
Ma andiamo per gradi. La parte relativa al mondo istruzione si apre con la questione delle «classi pollaio» che vanno «limitate». Un tema su cui i 5 stelle si erano già spesi in Parlamento durante il primo governo Conte. A farlo era stata la deputata Lucia Azzolina, oggi sottosegretario, che ha presentato un disegno di legge in materia ora pronto, forse, per un cammino più veloce. Secondo punto: valorizzare «anche economicamente» il ruolo dei docenti. Fioramonti ha già promesso un aumento a due zeri per i prof nel prossimo rinnovo contrattuale. Lo stesso, a dire il vero, aveva fatto anche Bussetti che aveva anche annunciato di voler trovare le risorse nella legge di bilancio per il 2020. Ora toccherà all’attuale responsabile dell’Istruzione farlo. Ad una prima lettura della Nota varata lunedì i soldi ancora non sono sul piatto. Occorrerà attendere il testo della legge di bilancio che sarà presentata in ottobre. Sarà, come sempre, corsa contro il tempo per accaparrarsi le risorse fra Ministeri. E Fioramonti dovrà convincere Mef e Funzione Pubblica che la scuola è una priorità. Molto del consenso che in queste ore ruota, anche sui social, attorno alla figura del neo ministro nasce dalla speranza di una vera inversione di tendenza sugli stipendi.

Le altre misure annunciate
La Nota di aggiornamento al Def parla anche di potenziamento del Piano nazionale per l’edilizia scolastica. Qui Fioramont ha già promesso un ufficio ad hoc per supportare di più gli enti locali nella progettazione. Il precedente governo aveva previsto stanziamenti, per la prima volta, proprio a questo scopo. Fioramonti sembra voler garantire attraverso le strutture Miur un maggior supporto logistico. Gli enti locali sono spesso in difficoltà, infatti, al momento di mettere in piedile gare di appalto e di progettaregli interventi.
Occorrerà poi garantire, annuncia il Governo, con le Regioni, «la gratuità degli asili nido e dei micro-nidi, ampliandone l’offerta soprattutto nel Mezzogiorno nonché quella del percorso scolastico per gli studenti provenienti da famiglie con redditi medio-bassi». Molto chiaro il primo punto su cui anche il premier Conte e la ministra per la Famiglia Elena Bonetti si sono già spesi. Meno il secondo: la scuola, di fatto è già gratuita o quasi. Sui nidi pende, ovviamente, il nodo risorse. E, al di là della gratuità, ad oggi a mancare sono spesso i posti. Servirà un piano complessivo. Ripartendo, magari, dal progetto 0-6 anni della Buona scuola che procede a rilento.
«Saranno contrastati infine la dispersione scolastica e il bullismo», cita ancora la Nota di aggiornamento al def. La dispersione resta un tema cruciale per l’Italia, seppur in diminuzione come dimostrano i dati pubblicati recentemente dal Miur. Quanto al bullismo, il Ministero ha da tempo avviato piani specifici di intervento, ma il tema è sempre attuale, le cronache parlano choaro, e va di pari passo con il ritorno i classe dell’educazione civica che per ora, però, resta al palo dopo il rinvio della sua reintroduzione al 2020.
«Per garantire una maggior funzionalità e qualità del sistema nazionale di istruzione e formazione si rende opportuno ripensare i percorsi di formazione e abilitazione del personale docente», annuncia il governo che presenterà alle Camere un disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica. Il Ddl arriveràa gennaio.

Ricerca e università
Quanto al sistema della ricerca «va potenziato, favorendo un più intenso coordinamento tra centri universitari ed enti di ricerca, nel segno dell’internazionalizzazione». Il sistema di reclutamento nelle istituzioni di alta formazione e di ricerca «va allineato ai migliori standard internazionali e va rafforzato anche attraverso l’istituzione di un’agenzia nazionale, sul modello di quelle già attive in altri paesi europei». Qui Fioramonti dovrà portare a casa, insomma, l’Agenzia più volte annunciata da chi lo ha preceduto e mai istituita. Il governo vuole poi «ripensare il modello di accesso ai corsi di laurea a numero programmato». Da Renzi in poi una promessa fatta da tutti e finora mai mantenuta.
L’ultima parte del testo ricorda quanto fatto dal precedente governo (di cui Fioramonti faceva parte): il bando per la selezione di 120 docenti esperti in materia di scuola digitale, il via libera, a luglio, all’assunzione fino a 53.627 docenti, per la copertura di altrettanti posti vacanti e disponibili in dotazione organica, gli accordi con la Bei (Banca europea per gli investimenti) sui mutui per ristrutturare le scuole, le nuove regole per l’inclusione dei disabili (frutto di un lungo lavoro dell’allora sottosegretario Salvatore Giuliano oggi tornato a scuola a fare il dirigente scolastico).

I concorsi già previsti
Poi l’annuncio: entro la fine del 2019 sarà bandito un concorso ordinario per coprire 16.959 posti della scuola dell’infanzia e primaria. Che però era già stato previsto da Bussetti. Così come, si legge, tra il 2019 e il 2033 sono previste risorse per l’edilizia scolastica: 1.410 milioni per la messa in sicurezza e l’adeguamento anti-incendio degli edifici scolastici e 1.020 milioni per l’adeguamento delle strutture per rischio sismico. Anche queste ereditate dal (recente) passato.

Ricostruzioni, illegittimo il sistema di calcolo fatto sui mesi

da ItaliaOggi

Carlo Forte

Il software utilizzato dal ministero dell’istruzione per elaborare le ricostruzioni di carriera è stato programmato per valutare il servizio preruolo a mesi, convenzionalmente calcolati nell’ordine di 30 giorni ciascuno. Pertanto, se il periodo in esame è frazionato, anche se raggiunge i 180 giorni previsto dalla legge 124/99 ai fini della validità dell’anno, può accadere che l’anno non venga considerato valido. È successo in provincia di Napoli, dove un’insegnante si è vista negare il diritto al riconoscimento di un anno di servizio preruolo, nonostante il periodo di riferimento raggiungesse i 180 giorni. La docente però ha impugnato il rigetto della sua domanda. E il tribunale di Napoli, con la sentenza 5524/19 del 17 settembre scorso, le ha dato ragione condannando le amministrazioni coinvolte a riconoscerle l’intero periodo e a pagare 2.400 euro di spese legali oltre all’Iva (20%) e ai contributi per la cassa degli avvocati (4%).

Il giudice del lavoro ha argomentato la decisione citando anzitutto l’articolo 4 del decreto legge 370/70. Il dispositivo prevede, infatti, che il servizio è da considerarsi come anno scolastico intero, se ha avuto la durata prevista, agli effetti della validità dell’anno, dall’ordinamento scolastico vigente al momento della prestazione. Questa norma, peraltro, è stata recepita a suo tempo dal comma 1, dell’articolo 489, del decreto legislativo 297/94. Ed è stata fatta oggetto di un’interpretazione autentica con l’articolo 11, comma 14, della legge 124/99.

A questo proposito, il dispositivo prevede che il comma 1 dell’articolo 489 del Testo unico debba essere inteso nel senso che il servizio di insegnamento non di ruolo prestato a decorrere dall’anno scolastico 1974/1975 debba essere considerato come anno scolastico intero se abbia avuto la durata di almeno 180 giorni oppure se il servizio sia stato prestato ininterrottamente dal 1° febbraio fino al termine delle operazioni di scrutinio finale. La normativa di settore, dunque, prevede espressamente che la validità dell’anno in esame debba essere ritenuta sussistente al raggiungimento dei 180 giorni.

A nulla rilevando che il software dell’amministrazione segua un criterio di calcolo diverso. E quindi l’amministrazione deve adeguarsi. Di qui l’accoglimento del ricorso e la condanna alle spese per le amministrazioni soccombenti.

Maestri diplomati in bilico, la sfida per entrare nel dl

da ItaliaOggi

Un’altra questione rimasta in sospeso è quella che riguarda i diplomati magistrali assunti per effetto dell’inserimento con riserva nelle graduatorie a esaurimento. Che saranno inevitabilmente licenziati, anche in corso d’anno, a mano a mano che il Consiglio di stato emetterà le sentenze di rigetto dei loro ricorsi. Sentenze dall’esito scontato perché si basano sull’orientamento dell’adunanza plenaria emesso con due pronunce dello stesso tenore. L’anno scorso il legislatore aveva previsto una proroga dei contratti. Ma quest’anno il governo non sembrerebbe orientato a prendere un’analoga decisione. Sebbene tale avviso fosse stato già formalizzato in sede di approvazione del decreto salvaprecari da parte de governo Conte1. Si tratta di docenti che avevano conseguito il diploma magistrale entro l’anno scolastico 2001/2002. Vale a dire entro il termine decorso il quale il diploma magistrale avrebbe perso definitivamente il valore abilitante. Dopo un lungo contenzioso con alterne vicende, questi soggetti si erano visti riconoscere il valore abilitante del titolo. E per l’effetto, anche il diritto ad essere inseriti nella seconda fascia delle graduatorie di istituto. Sempre all’esito di un lungo contenzioso sfociato in pronunce da parte del Consiglio di stato, alcuni ricorrenti erano riusciti a vedersi riconoscere il diritto ad essere inclusi nelle graduatorie a esaurimento. E quindi anche il diritto ad essere assunti, se utilmente collocati in graduatoria, sia con contratti a tempo determinato che tramite immissione in ruolo.

Dopo le prime sentenze favorevoli, il contenzioso ha cominciato ad assumere proporzioni sempre più importanti. Tanto più che nel 2015 il Consiglio di stato, nel 2015, aveva modificato il proprio orientamento disponendo che i ricorrenti dovessero essere inseriti in graduatoria a pieno titolo già dalla fase cautelare. Praticamente, per essere inclusi nelle graduatorie a esaurimento, ai ricorrenti diplomati magistrali bastava presentare il ricorso di urgenza e, dopo poco tempo, il giudice ne disponeva l’inclusione con ordinanza. Il ministero dell’istruzione, quindi, con la nota n. 5237 del 24 febbraio 2016, si era conformato all’orientamento del Consiglio di stato. E aveva risolto il problema della provvisorietà dei provvedimenti tramite l’apposizione di una clausola risolutiva espressa nei contratti individuali di lavoro dei docenti interessati.

In pratica, nei singoli contratti, finora è stata inserita una dicitura nella quale viene chiarito che, in caso di esito sfavorevole del giudizio in corso, il rapporto di lavoro in essere viene automaticamente risolto. Ciò vale sia per le immissioni in ruolo che per le supplenze. La clausola non è stata apposta, però, ai primi contratti che vennero stipulati nella prima fase del contenzioso. I cui rapporti sono ormai esauriti perché le sentenze sono diventate definitive. Il Consiglio di stato, però, avendo constatato che il contenzioso sulla questione cresceva esponenzialmente e che i potenziali ricorrenti avrebbero potuto raggiungere la cifra record di 60mila, ha ritenuto necessario un supplemento di riflessione. E ha investito della questione l’adunanza plenaria. Il supremo collegio, quindi, per ben due volte ha stabilito che i possessori dei diplomi magistrali conseguito entro il 2001-2002 non fossero titolari del diritto di essere inclusi nelle graduatorie a esaurimento. Dopo di che il Consiglio di stato si è conformato all’orientamento espresso dall’adunanza e ha rigettato e sta rigettando i ricorsi. Di qui l’imminenza dei licenziamenti.

Ecco il piano per il Mezzogiorno

da ItaliaOggi

Emanuela Micucci

«A disposizione 15 miliardi di euro» per la scuola al Sud e un piano di iniziative per fermare l’emigrazione. Il ministro per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, annuncia di partire dalla scuola per il suo programma per il Mezzogiorno. Fondi di coesione con cui fare progetti per aprire le scuole tutto il giorno, «non solo ai bambini ma anche ai genitori». E per «investire sugli asili nido riducendo le rette per le famiglie a basso reddito e allargando l’offerta al Sud, anche per liberare il potenziale delle donne». Punto di partenza: la povertà educativa minorile, perché la scuola torni «a essere luogo di emancipazione, mentre spesso oggi riproduce le diseguaglianze sociali». E poi dalla valorizzazione dei docenti. Non solo. Provenzano punta a fermare la fuga dal Sud, quel mezzo milione di giovani che sono emigrati nel Centro-Nord e all’estero.

Un fenomeno che il neo ministro conosce bene, provenendo dallo Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno che negli ultimi anni ha sottolineato la vera emergenza del Sud: più emigrati meridionali per studio o per lavoro che stranieri immigrati regolari che scelgono di vivere nelle regioni meridionali.

Tra il 2002 e il 2017, infatti, sono state oltre 2 milioni le persone che sono emigrate dal Mezzogiorno. Di cui 132.187 nel solo 2017. Di queste ultime 66.557 sono giovani: il 50,4%, di cui il 33,0% laureati, pari a 21.970. Il saldo migratorio interno, al netto dei rientri, è negativo per 852 mila unità. Nel solo 2017 sono andati via 132 mila meridionali, con un saldo negativo di circa 70 mila unità.

In base alle elaborazioni dello Svimez i cittadini stranieri iscritti nel Mezzogiorno provenienti dall’estero sono stati 64.952 nel 2015, 64.091 nel 2016 e 75.305 nel 2017. Invece i cittadini italiani cancellati dal Sud per il Centro-Nord e l’estero sono stati 124.254 nel 2015, 131.430 nel 2016, 132.187 nel 2017.«Dobbiamo mettere insieme gli strumenti per sancire il diritto a restare», spiega Provenzano, «i giovani devono essere liberi di andare e liberi di tornare. Noi dobbiamo creare le condizioni perché possano restare». I numeri, infatti, dimostrano che l’emergenza emigrazione del Sud determina una perdita di popolazione, soprattutto giovanile e qualificata, solo parzialmente compensata da flussi di immigrati, modesti nel numero e caratterizzati da basse competenze.

Una dinamica che, inoltre, determina soprattutto per il Mezzogiorno una prospettiva demografica assai preoccupante di spopolamento, che riguarda in particolare i piccoli centri sotto i 5 mila abitanti, soprattutto montani e collinari, che negli ultimi 15 anni hanno già perso 250 mila abitanti. Una vera desertificazione delle aree interne, con il conseguente indebolimento dei servizi per il cittadini.

Tra questi anche l’istruzione, già penalizzata da storici divari con il resto del paese. Dal tempo pieno, che per gli alunni del Centro-Nord è una costante nel 48,1%, ma che al Sud precipita al 15,9%. Con punte del 7,5% in Sicilia e del 6,3% in Molise. All’edilizia scolastica con appena il 28,4% dei plessi scolastici meridionali che ha il certificato di agibilità o di abitabilità, a fronte di una media oscillante attorno al 50% nel Nord che hanno al Sud sono appena il 28,4%. Di più.

Le carenze strutturali del sistema scolastico meridionale, insieme all’assenza di politiche di supporto alle fasce più deboli della popolazione, in un contesto economico più sfavorevole, hanno determinato dal 2016, per la prima, un peggioramento dei dati sull’abbandono scolastico.

Così, il numero di giovani che, conseguita la licenza media, resta fuori dal sistema di istruzione e formazione professionale raggiunge nel Sud il 18,8%, con punte oltre il 20% in Calabria, Sicilia e Sardegna.

Scuola, salvato il decreto precari. Cattedra per 24 mila

da la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA – C’è l’accordo bis sui precari della scuola, dopo che il primo era stato approvato “salvo intese” per l’opposizione dei Cinque Stelle e definitivamente affossato dalla crisi giallo-verde aperta da Matteo Salvini. Ora al timone del ministero dell’Istruzione c’è un professore del movimento, Lorenzo Fioramonti, e il suo primo atto legislativo – come d’altronde dichiarato a “Repubblica” nella prima intervista – va a salvare il decreto Salvaprecari togliendogli la patina di sanatoria della sua prima versione.

Bene, il testo del nuovo accordo firmato nel tardo pomeriggio con cinque sindacati prevede innanzitutto un nuovo concorso straordinario per le medie superiori riservato a chi ha 3 anni di servizio (su otto) nella scuola statale. Solo statale. Il concorso (prevedibilmente sarà alla fine dell’autunno) porterà in ruolo entro settembre 2020 almeno 24 mila precari e all’abilitazione – ovvero al titolo che consente l’accesso ai concorsi – coloro che risulteranno “idonei” (ma non vincitori). Quindi, e questa è una novità, i candidati che non saranno nei primi ventiquattromila posti non avranno la cattedra, ma – se avranno preso almeno “7/10” alla prova scritta – saranno abilitati a giugno 2020 all’ingresso nelle graduatorie che precedono il ruolo, quelle di seconda fascia.

La simulazione della lezione con un giudice esterno

Per scegliere i vincitori dello “straordinario” ci si affiderà ai titoli – che periodo di supplenza si è fatto in classe – e a una prova scritta semplificata al computer. Chi otterrà l’immissione in ruolo dovrà, comunque, misurarsi con un periodo di prova lungo un anno, prendere i 24 crediti formativi universitari nelle “materie d’insegnamento” (discipline antropo-psico-pedagogiche e metodologie e tecnologie didattiche) e, al termine del percorso, dovrà essere confermato: l’ultima prova richiesta sarà la simulazione di una lezione valutata da un comitato della scuola (dirigente, colleghi e tutor) più una figura esterna (altra novità).

I precari che avranno ottenuto almeno “sette” allo scritto del concorso straordinario, ma non si saranno classificati nei primi ventiquattromila posti (e questa seconda platea si può stimare intorno ai 30-40 mila precari) avranno accesso a loro volta a un anno di formazione che garantirà i 24 crediti necessari: faranno una stagione da supplenti e nel giugno del 2020 potranno partecipare a una prova ad hoc, orale e selettiva, con valore abilitante. Se la passeranno, entreranno nelle graduatorie di Seconda fascia (oggi sono in Terza).

Questo meccanismo complesso, che cambia l’impostazione data dal precedente accordo mai operativo, i famosi 55 mila che potevano accedere a un percorso universitario Pas,   introduce un elemento di valutazione per tutti – precari vincitori e idonei – per dare una minima certificazione ai docenti che andranno in cattedra o entreranno nelle graduatorie di istituto.

Un altro elemento che il nuovo decreto introduce è quello che vuole favorire i precari ingolfati in una graduatoria, soprattutto al Sud, soprattutto nelle discipline umanistiche: ora potranno cercare volontariamente, nel Paese, il loro posto di lavoro fisso. Il Salvaprecari bis offre, sempre con decreto d’urgenza, la possibilità che i vincitori e gli idonei dei concorsi 2016 e 2018 possano spostarsi, su base volontaria, in un’altra provincia. Emigrare, tendenzialmente, al Nord, se lo riterranno utile.

Ancora, terzo punto del Dl d’urgenza: parte un concorso riservato per gli assistenti amministrativi che oggi svolgono il lavoro di dirigenti (Dsga): se hanno tre anni di servizio ma sono sprovvisti di titolo potranno partecipare. Oggi in questo ruolo mancano 3.500 posti.

Un’altra proroga per i Diplomati magistrali

Per quanto riguarda i Diplomati magistrali, già salvati dal concorso straordinario senza selezione, si è deciso di prorogare lo stesso Decreto dignità del precedente governo: in questo modo una sentenza del Tar, qualora arrivi ad anno in corso (per chi non avesse fatto lo “straordinario”), non toglierà subito il docente dalla cattedra ma gli consentirà di arrivare alla fine dell’anno scolastico: “Vogliamo garantire la continuità didattica”, dicono i sindacati.

Con la prossima Legge di bilancio potrebbero arrivare altri percorsi abilitanti: riguarderebbero chi ha insegnato solo nelle scuole paritarie e i dottori di ricerca, esclusi dal Salvaprecari bis. Insieme al concorso straordinario per la Terza fascia partirà, infine, anche un “bando ordinario” per aspiranti docenti delle scuole medie superiori.

Il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, a fine trattativa dichiara: “Questo accordo si basa su un’intesa iniziale dell’aprile di quest’anno che il governo precedente non era stato in grado di concludere. Noi abbiamo ripreso le attività e dopo una battaglia molto ostica siamo riusciti a raggiungere un’intesa che aiuta la scuola e dà un colpo forte al dilagare del precariato e alla fine garantirà, tra concorso ordinario e straordinario, oltre 50 mila insegnanti in cattedra. I nostri studenti non devono rivivere la pesante esperienza di quest’anno in cui tante cattedre sono rimaste scoperte”.

Francesco Sinopoli, segretario Flc, i lavoratori della conoscenza della Cgil, dice: “Grande soddisfazione sull’accordo, ci sono stati passi avanti rispetto all’intesa di agosto con il precedente governo. Abbiamo ottenuto tutele e un futuro possibile per un blocco di precari che già oggi si fa carico dell’insegnamento quotidiano. Ora servono investimenti sulla scuola in Finanziaria”.

Il Ministro Fioramonti: “Dal primo settembre assumeremo circa 50.000 docenti di cui almeno 24.000 precari”

da Orizzontescuola

di redazione

Comunicato MIUR – Questa sera al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) è stata siglata l’Intesa tra il Ministro Lorenzo Fioramonti e le Organizzazioni Sindacali rappresentative del comparto sul tema del reclutamento e del precariato della scuola.

“Al termine di una lunga e complessa trattativa – ha spiegato il Ministro Fioramonti – abbiamo siglato l’intesa con le Organizzazioni Sindacali della scuola per risolvere una questione lasciata irrisolta dal Governo precedente. A partire dal primo settembre assumeremo circa 50.000 docenti di cui almeno 24.000 precari con oltre 3 annualità di servizio. L’accordo – ha aggiunto il Ministro – dà un duro colpo al precariato, aiuta la scuola mettendo in cattedra i nuovi assunti dall’inizio dell’anno scolastico e riattiva i concorsi ordinari per tutti. Fornisce inoltre un’opportunità di formazione e abilitazione per gli idonei del concorso straordinario che i nostri figli troveranno il prossimo anno in classe e che potranno così migliorare la qualità del loro insegnamento”.

L’Intesa in particolare prevede un Decreto Legge per un concorso straordinario abilitante, da bandire contestualmente al concorso ordinario, per l’assunzione di almeno 24.000 docenti nella scuola secondaria di I e di II grado. Il concorso straordinario sarà riservato agli insegnanti che abbiano almeno 3 anni di anzianità pregressa nella scuola secondaria statale – anche sul sostegno – e dei quali uno nella classe di concorso per la quale concorrono. Supereranno il concorso gli aspiranti che ottengano una votazione minima di sette decimi in una prova scritta computer-based. I vincitori saranno immessi in ruolo a partire già da settembre 2020. Gli idonei non vincitori del concorso che abbiano un contratto di docenza in essere almeno sino al 30 giugno, potranno comunque abilitarsi all’insegnamento a seguito di un periodo di formazione universitaria e purché superino una ulteriore prova orale.

L’Accordo siglato oggi al MIUR stabilisce inoltre un concorso per DSGA (i Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi), riservato agli assistenti amministrativi di ruolo che abbiano svolto le funzioni superiori per almeno 3 anni negli ultimi 8, anche in deroga al requisito della laurea specifica richiesta per l’accesso dall’esterno.

L’Intesa prevede anche dei tavoli tecnici congiunti con le Organizzazioni Sindacali per la semplificazione amministrativa e per affrontare in generale le tematiche riguardanti il personale docente e ATA (Ausiliario, Tecnico e Amministrativo), i docenti diplomati magistrali e il rinnovo contrattuale.

Pubblicata nota MIUR elezioni organi collegiali: termine ultimo 24 e 25 novembre

da Orizzontescuola

di redazione

Pubblicata dal MIUR la nota sulle elezioni degli organi collegiali per quest’anno scolastico 2019/20.

La nota ricalca i contenuti degli anni precedenti: in particolare si ricorda che le elezioni vanno svolte entro il 31 ottobre 2019 per il rinnovo delle degli organi collegiali e per le rappresentanze studentesche nei consigli di istituto delle istituzioni scolastiche di istruzione secondaria di II grado.
La data della votazione sarà fissata dal Direttore preposto di ciascun USR in un giorno festivo dalle ore 8.00 alle ore 12.00 ed in quello successivo dalle ore 8.00 alle ore 13.30 non oltre il termine di domenica 24 novembre e lunedì 25 novembre 2019.

Nota

Nuovi percorsi Istruzione professionale, pubblicate Linee Guida

da Orizzontescuola

di redazione

Pubblicate le Linee Guida finalizzate a favorire e sostenere l’adozione del nuovo assetto didattico-organizzativo dei percorsi di istruzione professionale, secondo quanto previsto dal DI n. 92/2018, emanato in applicazione del D.lgs. 61/2017.

Le suddette Linee guida sono volte a fornire indicazioni riguardanti orientamenti interpretativi e operativi funzionali all’implementazione dei nuovi percorsi dell’istruzione professionale.

Le predette indicazioni saranno aggiornate con le scuole interessate che a loro volta potranno rendere disponibili strumenti, esperienze e materiali dalle stesse realizzati.

Le Linee guida si articolano in due parti:

  1. la prima fornisce un quadro di riferimento interpretativo e metodologico;
  2. la seconda riporta i traguardi intermedi di apprendimento, da utilizzare sia per i passaggi e i raccordi, sia per la declinazione dei percorsi di IP.

Prevista una piattaforma ove saranno raccolti esempi, modelli, pratiche didattiche e organizzative utili come strumenti di lavoro per le scuole.

Scarica le Linee Guida