Report Insegnamento Storia


INDAGINE GILDA-SWG: STORIA IMPORTANTE PER STUDENTI E DOCENTI

Utile, interessante e importante: nonostante il ruolo sempre più marginale in cui si trova relegata, è così che la Storia viene considerata dai docenti e dagli studenti italiani. È quanto emerge dall’indagine sull’insegnamento della Storia, realizzata dalla Swg per la Gilda degli Insegnanti e presentata oggi nell’ambito del convegno nazionale “Quale futuro senza la storia?” promosso per la Giornata Mondiale dell’Insegnante.

La ricerca è stata condotta su due distinti campioni composti da 300 insegnanti di tutti i gradi di istruzione e 100 studenti delle scuole secondarie di secondo grado, intervistati online e face-to-face.

L’utilità della Storia

Per il 64% degli insegnanti, la Storia è utile ad acquisire gli strumenti per interpretare meglio il presente, per il 18% a non ripetere gli errori del passato e per il 16% ad ampliare lo sguardo verso il futuro e a prevederlo meglio. 

Sul fronte degli studenti, invece, il 38% ritiene che la Storia serva a non ripetere gli errori del passatomentre per il 30%è utile a interpretare meglio il presente e per il 29% ad ampliare lo sguardo sul futuro e a prevederlo meglio.

La Storia a scuola

Per il 55% dei docenti lo scopo dell’insegnamento della Storia a scuola è formare le nuove generazioni mentre per il 42% consiste nell’educare i giovani alla cittadinanza.

Interpellati sullo stesso tema, gli studenti hanno risposto nel 45% dei casi che insegnare la Storia a scuola ha l’obiettivo di formare le nuove generazioni e il 40% a educare i giovani alla cittadinanza. Il 15% ritiene che insegnare Storia non abbia alcuno scopo: secondo il 9% perché riguarda il passato e il 6% perché non serve a trovare un lavoro.

Imparare le date a memoria

Sull’importanza di imparare le date a memoria nello studio della Storia, la grande maggioranza dei docenti intervistati, pari all’87%, ritiene che sia utile per collocare gli eventi nel tempo e nel contesto sociale. Per il rimanente campione è indispensabile (5%) e non serve (8%).

La questione vista dagli studenti: conoscere a memoria le date degli eventi storici è utile per collocarli nel tempo e nel contesto sociale secondo il 63%, è indispensabile per il 17% e il 20% lo considera inutile.

L’opportunità della Storia locale

I docenti che giudicano opportuna l’introduzione nei programmi scolastici dell’insegnamento della Storia locale rappresentano l’89%, di cui l’85% ritiene che deve essere comunque collocata nel contesto della Storia nazionale e mondiale e il 4% secondo cui, invece, deve avere un ruolo preponderante. Lo schieramento del “no” costituisce l’11%: “perché distoglie dallo studio dei contesti nazionali ed internazionali” secondo il 5% e “perché le ore sono insufficienti” per il 6%.

A dichiararsi favorevoli all’introduzione della Storia locale è l’80% degli studenti: per il 63% la risposta è “sì, ma collocandola nel contesto della Storia nazionale e mondiale”, mentre il 17% ritiene che debba rivestire un ruolo preponderante. Il 20% secondo cui, invece, non è opportuno introdurre la Storia locale si compone di un 14% per il quale distoglie dallo studio dei contesti nazionali e internazionali e di un 6% che motiva la propria contrarietà con l’insufficienza delle ore a disposizione.

Bastano 2 ore la settimana?

Uno scarto di 7 punti percentuali separa il 52% dei docenti secondo i quali per imparare la Storia servono più delle due ore settimanali previste attualmente dai programmi scolastici dal 45% di quelli che ritengono siano sufficienti.

Tra gli studenti prevale l’opinione per cui due ore di Storia a settimana sono sufficienti: 58%; per il 31% ne servono di più, l’8% sostiene che sono troppe e che basterebbe una sola ora e il residuale 3% è del parere che bisognerebbe abolire del tutto la materia.

La trasversalità della disciplina

Secondo l’88% degli insegnanti lo studio della Storia è trasversale alle altre discipline scolastiche e a pensarla così sono per il 92% i docenti con oltre 20 anni di anzianità. Il 12% del campione intervistato, invece, ritiene che la dimensione storica non sia comune a tutte le discipline.

Per quanto riguarda gli studenti, il 71% considera lo studio della Storia trasversale alle altre materie (88% nel Nord Italia e 80% tra chi ha voti alti in Storia) contro il

29% secondo cui la dimensione storica non è comune a tutte le discipline (50% nel Mezzogiorno e 47% tra chi nutre uno scarso interesse per la materia).

“L’esito del sondaggio  commenta Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti – è molto confortante perché esprime a chiare lettere l’apprezzamento non solo dei docenti, ma anche degli studenti, verso la disciplina. Un dato che va in direzione diametralmente opposta rispetto a quella della politica, che ha ridotto e marginalizzato l’insegnamento della Storia”

La laicità dello Stato

La laicità dello Stato è una conquista delle moderne democrazie, una garanzia a tutela di ogni cittadino

Ha fatto molto discutere quanto dichiarato in una intervista alla Rai Radio 2 dal ministro dell’istruzione Fioramonti circa la sua contrarietà alla presenza del crocifisso nelle aule scolastiche. In realtà, il ministro si è limitato all’affermazione che la scuola deve essere laica, ma tanto è bastato a riaprire polemiche mai sopite tra le fazioni dei pro e contro, in un eterno sterile contrasto ideologico.

L’Associazione Nazionale Docenti con la seguente nota intende ribadire quanto già acquisito al patrimonio culturale comune degli italiani e ritiene inaccettabile l’evidente strumentalizzazione delle parole del ministro da parte di alcuni politici e mezzi di informazione.

***

Il principio di laicità dello Stato è sancito dagli artt. 7 e 8 della nostra Costituzione (art. 7: lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani»; art. 8: tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge) ed è stato confermato e rafforzato nei successivi interventi  del legislatore e della giurisprudenza, anche costituzionale, che ne hanno sostanziato il contenuto  nel  pluralismo confessionale, nella parità tra i culti e nella posizione di equidistanza  dello Stato rispetto alle varie confessioni religiose.  

Uno stato laico è uno stato che distingue tra diritto e morale, tra politica e religione, tra sfere ed ambiti delle diverse competenze di questi e che garantisce la reciproca non ingerenza nelle rispettive questioni interne. È neutro, non deve cioè identificarsi in alcuna dottrina, né deve essere condizionato da alcun credo o da alcuna ideologia. Diversamente, richiamarsi preferibilmente ad una confessione religiosa, riconoscendo solo i suoi principi e valori morali e spirituali, finirebbe per avere efficacia escludente nei confronti dei cittadini che in quei valori non si riconoscono, creando discriminazioni tra essi. L’ostensione nelle aule scolastiche del simbolo per eccellenza della cristianità, improntando forzatamente la nostra cultura, sarebbe facilmente interpretabile come adesione tacita generalizzata a quella confessione di cui è espressione, a detrimento di valori universali che trascendono quelli specificamente religiosi oltreché di sensibilità diverse. Il ruolo di uno Stato che si professa solo laico è proprio quello di rendersi parte attiva per garantire che nessuno imponga la propria visione del mondo agli altri. I principi laici al quale deve informarsi l’azione statale non devono essere mutuati da alcuna religione, ma dal diritto positivo. Per questo motivo si preferirebbe che le pareti delle aule fossero decorate ed arredate lasciando libero spazio alla creatività degli allievi ed ai contenuti squisitamente culturali, senza interferenze religiose o ideologiche di alcun genere, salva la libertà di ciascuno di professare il proprio credo. Ugualmente inopportuna, dunque, è da ritenere l’affissione della croce in tutti gli spazi dove si esercitano le pubbliche funzioni (aule di tribunale, uffici amministrativi) poiché non si vede la ragione di connotare confessionalmente quei luoghi e quelle funzioni che solo nella legge devono trovare fonte e limite. Si pensi in particolare ai tribunali ove con le parole “La giustizia è amministrata in nome del popolo” è richiamato il c. 1 dell’art. 101 della Cost., quale significato può assumere il crocifisso quando addirittura è posto sopra la solenne esplicitazione della funzione giudiziaria? 

La progressione culturale della società ci impone di guardare alle religioni con maggiore spirito critico valutando gli aspetti positivi, ma anche quelli negativi prodotti nella storia dei popoli, che ci testimonia, da sempre, quanto possano essere dannose le appartenenze e gli integralismi.

Al decollo le elezioni degli organi collegiali nelle scuole per il 2019/2020

da Il Sole 24 Ore

di Laura Virli

In attesa della riforma degli organi collegiali di cui si discute da tempo, anche per quest’anno scolastico, il Miur, con la nota 20399 del 1° ottobre 2019, ha confermato le istruzioni sulle elezioni già impartite nei precedenti anni.

Nel caso degli organi di durata annuale, quali i consigli di classe per le rappresentanze dei genitori e degli studenti, i consigli di istituto per le rappresentanze studentesche, le operazioni di voto dovranno concludersi entro il 31 ottobre 2019 e si svolgeranno secondo le procedure semplificate previste dagli articoli 21 e 22 della Om 215 del 1991 (modificata ed integrata).

Le elezioni per il rinnovo dei consigli di circolo/istituto scaduti per decorso triennio o per qualunque altra causa, nonché le eventuali elezioni suppletive nei casi previsti, si svolgeranno secondo la procedura ordinaria della Om 215/1991. In questo caso saranno i direttori generali degli uffici scolastici regionali a fissare la data della votazione in un giorno festivo dalle ore 8 alle ore 12 ed in quello successivo dalle ore 8 alle ore 13,30, non oltre il termine di domenica 24 novembre e lunedì 25 novembre 2019.

Negli istituti scolastiche onnicomprensivi, invece, continuerà ad operare il commissario straordinario, non essendo ancora intervenuta una soluzione normativa circa la composizione di consiglio di istituto delle scuole in questione.


Upi: accendere un faro sulle scuole superiori

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

«La convocazione di questo Osservatorio tra i primi atti è un segnale chiaro dell’attenzione che il ministro Fioramonti vuole porre al tema dell’edilizia scolastica, attenzione confermata dall’avere assegnato al viceminstro Ascani la delega su questo tema. E’ un segno di discontinuità che cogliamo con favore e come Province ci sarà massima disponibilità a dare un contributo fattivo, ma chiediamo che si di accenda un grande faro sulla situazione delle scuole superiori italiane, che negli ultimi anni sono state le grandi dimenticate dell’azione dl Governo. Per questo lanciamo la proposta di organizzare una giornata degli Stati Generali delle scuole superiori, in cui confrontarci, istituzioni, studenti, dirigenti scolastici associazioni, magari in occasione della Settimana per la sicurezza nelle scuole». Lo ha detto il presidente dell’Upi Michele de Pascale, intervenendo alla seduta di insediamento dell’Osservatorio per l’edilizia scolastica ieri al ministero dell’Istruzione, alla presenza di Fioramonti e Ascani.

«Sono anni che le risorse per i 7.500 edifici nelle quali studiano gli otre 2 milioni e mezzo di studenti e studentesse, sono scarsissime. La scorsa settimana questi ragazzi sono scesi
in piazza per chiedere un futuro. Tutti noi li abbiamo sostenuti ed elogiati, e poi li abbiamo rimandati a studiare in classi che in buona parte certo non sono modelli dal punto di vista della compatibilità ambientale e spesso anche carenti rispetto alla stessa sicurezza. Invitiamo il ministro a fare con noi un giro per l’Italia per vedere di persona le scuole superiori, per verificare direttamente le condizioni in cui sono molte di queste scuole, ma anche gli esempi di edifici d’avanguardia che siamo riusciti comunque a costruire e che sono poli d’eccellenza. Con risorse mirate e procedure semplificate che non facciano trascorrere anni tra l’attribuzione dei fondi e l’avvio dei lavori, le Province possono realizzare una grande opera di rinnovamento delle scuole superiori», ha concluso de Pascale.

Perché è giusto valutare i professori (ed è compito anche degli studenti)

da Corriere della sera

di Gianmario Verona*

È giusto che un professore sia giudicato da uno studente? O che per pubblicare un articolo scientifico debba subire la recensione di colleghi esperti, ma magari invidiosi delle sue idee, magari più brillanti delle loro? La risposta è sì.

Sapiens (l’essere umano che, a conferma del Darwinismo, dalla notte dei tempi è sopravvissuto sino al 2019) non può lasciare alla discrezionalità individuale la decisione di quanto sia giusto o sbagliato, ma deve dotarsi di una bussola. E questa bussola è data dalle sue interfacce: i suoi pari e coloro che usano il suo servizio.

Ha ragione il Professor Piperno a porre enfasi e interrogarsi sulle (tante) imperfezioni del sistema accademico e sulla rigidità dei controlli che vengono imposti alle università per legittimare la loro attività. Per gli addetti ai lavori, molte di queste attività sono non solo frustranti, ma incoerenti con la creatività che caratterizza la Scienza e l’Arte — le due colonne portanti del mondo accademico.

Tuttavia, è fondamentale discernere tra le imperfezioni del sistema e gli errori, che non ci possiamo permettere, soprattutto se vogliamo vincere la battaglia del rientro dei cervelli, che in tutto il mondo sono abituati a standard chiari e precisi per misurare la performance del loro operato. È cioè fondamentale non confondere quello che è migliorabile con quello che è inopportuno.

Come faccio a misurare la qualità della didattica di un professore?

Beh, vi sono diverse metodologie che sono state sviluppate negli ultimi trenta anni. Certamente i questionari di «customer satisfaction» (soddisfazione dello studente), che vengono adottati dal sistema italiano, rappresentano lo strumento più rudimentale. Ricco di imperfezioni, soprattutto se implementato come viene fatto attualmente, ovvero permettendo agli studenti non frequentanti di esprimere un giudizio sul corso (!) con peraltro domande barocche e a volte retoriche e simili a quelle della «customer satisfaction» di operatori di altri settori. Ma questa metodologia è solo la base di una serie di strumenti progressivamente più sofisticati, adottati in altri Paesi — che per inciso sono avanti a noi nei ranking. Metodi in cui i giudizi degli studenti vengono selezionati sulla base di chi ha frequentato il corso. O addirittura vengono ponderati valutando l’impatto intertemporale delle carriere degli studenti di quel professore. Sino a giungere a commissioni di colleghi-professori che presenziano alle lezioni del giudicato per valutarne l’efficacia espositiva e valutativa.

Venendo invece alle pubblicazioni: cosa rende scientifico un lavoro? Una validazione da parte di una autorità che stabilisce che, quanto è stato scritto, oltreché originale, ha delle basi solide, dei fondamenti. Se no, siamo nel mondo delle opinioni — Vax o No Vax? Ognuno dice la sua, con buona pace al Professor Burioni. È questa scienza? Chiaramente no.

Siamo tutti ben consapevoli dei limiti che un sistema del genere sottenda, soprattutto se l’anonimato viene gestito ad arte o se non esiste un «arbitro» leader (il redattore della rivista) in grado di scegliere le persone competenti o in grado di smistare le pubblicazioni in modo coerente. Ma la differenza tra le riviste di fascia A e le altre, è proprio questa. Ed è per questo che è così difficile pubblicare nelle riviste di fascia A: è come la Champions League. Ci sono giocatori e arbitri migliori delle leghe e delle rispettive serie B.

Un collega famoso autore di uno dei paper più citati in Google Scholar nel campo delle scienze sociali ama raccontare che nel processo di pubblicazione su una rivista di fascia A la moglie una domenica pomeriggio si mise a leggere i rapporti anonimi prodotti dagli arbitri della rivista a cui aveva sottoposto il paper e… si mise a piangere. Lui la consolò dicendo che su alcuni punti gli autori dei rapporti avevano ragione anche se lui non condivideva e che quello che avrebbe dovuto fare era dimostrare loro che avevano torto. Il paper è oggi un punto di riferimento nella teoria aziendale moderna.

L’open science e le nuove modalità di pubblicazione ci aiuteranno a trovare forse sistemi più equi, ma non sono ancora riusciti a farlo. Perché se alla fine tutti pubblicano tutto, quello che ha successo non è scienza, è mercato, un po’ come il giudizio popolare della finale di Sanremo e X factor.

Da tempo l’accademia si interroga su cosa sia giusto o sbagliato, e la strada da percorrere è ancora lunga, ma il sentiero se vogliamo competere a livello globale è tracciato. In Dio crediamo, tutti gli altri portino fatti. Questo è il motto della scienza. E in epoca digitale dove i dati sono la materia elementare sarebbe troppo rischioso cambiare paradigma.

(*Rettore Università Bocconi)

Orientamento, occupazione e auto-imprenditorialità: 19.000 euro per idee d’impresa meritevoli

da Orizzontescuola

di redazione

Il passaggio dal mondo della formazione al mondo del lavoro non è sempre lineare, come vorremmo.

E questo per diverse ragioni, di per sé complesse, ma che in genere si tende a sintetizzare nella valutazione/analisi della distanza che c’è tra le competenze con cui un giovane si affaccia sul mercato del lavoro e i fabbisogni professionali espressi dalle imprese. Un fenomeno, meglio noto come skill mismatch tra domanda e offerta di lavoro, ancora in cima alle agende di molti Stati membri dell’Unione Europea, chiamati a fronteggiare elevati tassi di disoccupazione giovanile.

Se il tema del mismatch rappresenta, comunque, una tra le principali argomentazioni cui spesso si ricorre per spiegare le difficoltà di accesso dei più giovani al mondo del lavoro – con i dovuti distinguo rispetto al titolo di studio posseduto, alle caratteristiche (più o meno favorevoli) del tessuto economico in cui si cerca lavoro, alla disponibilità (e possibilità) del giovane a muoversi verso aree del Paese (o di Paesi esteri) più dinamiche sul fronte occupazionale – c’è tutta un’area del mondo del lavoro che rappresenta più di un’alternativa per un giovane: stiamo parlando dell’auto-impresa.

È chiaro che ci spostiamo all’interno di una dimensione dove il lavoro (autonomo) non va “cercato” ma “inventato”, scommettendo sulla propria creatività, sullo spirito di iniziativa e d’impresa, e sulla capacità di intercettare nuovi bisogni o soddisfare in maniera più efficace bisogni già esistenti.

Gli studenti e le studentesse che hanno svolto nel percorso di studi attività di impresa simulata nell’ambito dei PCTO hanno forse avuto cognizione di quanto sia complessa una realtà di impresa. E hanno sicuramente avuto modo di riflettere su quanto il successo nel mondo dell’imprenditoria parta da un fattore imprescindibile: un’idea innovativa su cui scommettere.

In tanti ci provano, tant’è che il numero delle start-up nel nostro Paese continua a crescere. E, visto il trend, si moltiplicano anche le iniziative lanciate da soggetti pubblici e privati volte a sostenere i giovani che hanno un’idea di impresa ma non la disponibilità di risorse economiche e un livello di esperienza tale per poterla sviluppare.

Tra le diverse iniziative che vanno in questa direzione, il Premio Alamo (promosso dall’omonima Fondazione) offre l’opportunità a persone di età compresa tra i 18 e i 35 anni di partecipare (individualmente o in team) a un contest dedicato, proponendo un vero e proprio progetto di impresa. I 3 migliori progetti riceveranno premi in denaro dal valore complessivo di 19.000 euro e la possibilità di essere affiancati in un percorso di mentoring per lo sviluppo concreto dell’idea progettuale, del business plan e una valutazione complessiva della fattibilità dell’iniziativa imprenditoriale proposta.

Chi è interessato a prender parte all’iniziativa può inviare il proprio progetto entro il 18 novembre 2019 e provare a metter piede su un terreno, quello dell’auto-imprenditorialità, in cui dar prova di sé, sperimentare competenze già acquisite, apprenderne di nuove e capire se la vocazione all’impresa può offrire concrete opportunità per rendere realtà un’idea in un lavoro (maggiori informazioni sul Premio Alamo sono disponibili qui).

Fonti Mef: in legge di Bilancio maggiori risorse per nidi e infanzia

da Orizzontescuola

di redazione

“La prossima legge di bilancio individuerà maggiori risorse sia per l’istruzione che per la formazione prescolare (asili nido e scuola dell’infanzia)” in coerenza con “quanto indicato nei numeri e nelle politiche delineate dalla Nota Aggiuntiva al Def.”

Lo riferisce una fonte del Mef.

La stessa fonte precisa che “in ciascun anno del periodo 2018-2020 la spesa per l’istruzione è più alta di circa 3 miliardi rispetto al dato 2016”.

3 miliardi di tagli alla scuola? Ministero dell’economia smentisce

da Orizzontescuola

di redazione

Notizia di oggi diffusa dal Sole24Ore, arriva la smentita da parte del Ministero dell’Economia, “completamente destituito di fondamento il presunto taglio delle risorse per la scuola diffuso sugli alcuni organi di stampa”.

3 miliardi di tagli

Questa mattina il Sole24Ore aveva pubblicato un articolo facendo riferimento al Documento di Economia e finanza pubblicato nei giorni scorsi dal Governo, che, a detta del giornale economico, conteneva dei tagli.

Secondo il giornale sarebbero presenti nel NADEF ben 3 miliardi di tagli rivedendo al ribasso dal 3,5 al 3,4% la spesa per l’istruzione rispetto al PIL.

I numeri sono presenti nella tabella R1, a pagina 48, dove, alla voce scuola gli stanziamenti in percentuale del Pil nel 2020 sono attesi al 3,4 per cento. Per poi calare progressivamente al 3,2% nel 2025, al 3,1% nel 2030 e al 3% nel 2035.

Ministero economia smentisce

Notizie, secondo lo stesso MEF che ha diffuso notizie tramite le agenzie, “frutto di un’errata valutazione del contenuto di una tabella della NADEF che riporta i dati delle grandi voci di spesa tendenziale, quindi, precedenti all’attuale programmazione della finanza pubblica, che risentono della dinamica demografica e che per l’istruzione sono stimate sulla base dell’elaborazione effettuata dal MIUR dei dati relativi al 2016.”

Sempre secondo il MEF, “si tratta di un’analisi che descrive le tendenze di lungo termine di queste spese in rapporto al PIL, tra cui quella relativa all’istruzione (che include anche l’università ma esclude gli asili nido e la scuola dell’infanzia) e che nulla dice sulle risorse già stanziate o che verranno appostate in bilancio”.

La tabella – precisa la fonte – “non riporta, quindi, dati di bilancio e non indica scelte programmatiche circa le risorse che il Governo stanzierà in favore della scuola”.

Consigli intersezione, classe e interclasse: vanno eletti entro il 31 ottobre. La procedura

da Orizzontescuola

di redazione

Organi collegiali annuali: entro quando devono essere eletti e secondo quale procedura. Composizione consigli di classe, intersezione e interclasse.

Circolare Miur

Il Miur, come riferito, ha pubblicato l’annuale circolare che fornisce indicazioni sull’elezione degli organi collegiali.

La circolare, riguardo alle procedure da seguire, rinvia all’Ordinanza Ministeriale n. 215/91, modificata e integrata dalle Ordinanze n. 267/95, 293/96 e 277/98.

Organi collegiali annuali

Gli organi collegiali annuali sono i consigli di classe, interclasse e intersezione, all’interno dei quali vanno eletti i rappresentanti dei genitori e degli alunni (nella scuola secondaria di secondo grado).

Procedura

Ecco in sintesi la procedura che va seguita per l’elezione dei rappresentanti dei genitori e degli alunni (nella scuola secondaria di secondo grado):

  • entro il 31 ottobre di ogni anno il dirigente scolastico convoca per ciascuna classe – o per ciascuna sezione – l’assemblea dei genitori e, nelle scuole secondarie di secondo grado e artistiche, separatamente quella degli studenti;
  • in occasione delle assemblee per eleggere i rappresentanti degli studenti nel consiglio di classe, la componente studentesca elegge anche i propri rappresentanti nel consiglio di istituto delle scuole secondarie di secondo grado e artistiche. In tal caso si adotta il consueto sistema delle liste contrapposte di cui all’art. 20 del D.P.R. 31 maggio 1974, n.416. Le liste predette sono presentate dal 20° al 15° giorno antecedente le votazioni;
  • la data di convocazione di ciascuna delle assemblee è stabilita dal consiglio di circolo/ istituto in giorno non festivo e, per la componente dei genitori, comunque al di fuori dell’orario delle lezioni. La convocazione è soggetta a preavviso scritto di almeno 8 giorni;
  • il dirigente si assicura, nelle forme più idonee, che i genitori, anche per il tramite dei propri figli, siano informati sulla convocazione dell’assemblea.
  • la convocazione delle assemblee deve indicare:

– l’orario di apertura dei lavori dell’assemblea, che dura il tempo necessario all’ascolto e alla discussione della programmazione didattico-educativa annuale esposta dal dirigente o del docente delegato e all’esame dei primi problemi della classe rappresentati dai genitori o dagli studenti, dal preside o dal docente delegato o dai docenti presenti;

– le modalità di votazione, quelle di costituzione del seggio e l’orario di apertura e chiusura del medesimo, che sono fissate dal consiglio di circolo/istituto possibilmente in modo che per i genitori le operazioni di votazione inizino in orario tale da favorire la massima affluenza degli stessi e si svolgano in non meno di due ore e senza soluzione di continuità rispetto all’assemblea, che si conclude con l’inizio delle operazioni elettorali.

  • in ciascuna classe, subito dopo la conclusione dell’assemblea, deve essere costituito un seggio elettorale per facilitare e rendere rapide le operazioni di voto, quelle di scrutinio e di proclamazione degli eletti;
  • limitatamente alla sola elezione dei rappresentanti dei genitori, nella eventualità in cui gli elettori di una o più classi siano presenti in numero esiguo, è consentito, subito dopo l’assemblea, far votare gli stessi presso il seggio di altra classe, nella quale a tal fine deve essere trasferito l’elenco degli elettori della classe e l’urna elettorale.
  • le elezioni dei rappresentanti dei genitori e degli alunni nei consigli di classe, di interclasse e di intersezione hanno luogo per ciascuna componente sulla base di una unica lista comprendente tutti gli elettori in ordine alfabetico. Ciascun elettore può votare la metà dei membri da eleggere se i candidati sono in numero superiore a uno.
  • nell’ipotesi in cui due o più genitori o alunni riportino, ai fini dell’elezione dei consigli di classe, di interclasse e di intersezione, lo stesso numero di voti, si procede, ai fini della proclamazione, per sorteggio.

Il numero dei rappresentanti dei genitori da eleggere è:

  • uno per sezione alla scuola dell’infanzia;
  • una per classe alla scuola primaria;
  • quattro per classe alla scuola secondaria di primo grado;
  • due per classe alla scuola secondaria di secondo grado

Il numero dei rappresentanti degli studenti da eleggere nella scuola secondaria di secondo grado è:

  • due studenti per classe

Composizione consigli

Scuola dell’Infanzia Consiglio di intersezione : è composto dai docenti delle sezioni  (inclusi quelli di sostegno se presenti) e un rappresentante dei genitori per ciascuna sezione.

Scuola PrimariaConsiglio di interclasse:  è composto dai docenti (inclusi quelli di sostegno se presenti) dei gruppi di classi parallele (o dello stesso ciclo o dello stesso plesso) e da un rappresentante dei genitori per ciascuna classe.

Scuola secondaria primo gradoConsiglio di classe: è composto dai docenti di ogni singola classe (inclusi quelli di sostegno) e dai quattro rappresentanti dei genitori.

Scuola secondaria secondo gradoConsiglio di classe: è composto dai docenti di ogni singola classe (inclusi quelli di sostegno), dai due rappresentanti dei genitori e due rappresentanti degli studenti.

Sono tutti presieduti dal Dirigente scolastico o da un docente delegato.

Stop appalti pulizie, sul decreto tutto tace. “7mila lavoratori rischiano licenziamento”

da Orizzontescuola

di redazione

Stop appalti pulizie nelle scuole, Italia Viva: 7000 lavoratori rischiano il licenziamento in attesa dell’internalizzazione dei servizi.

Decreto

La legge di bilancio 2019, com’è noto, ha previsto lo stop degli appalti di pulizia nelle scuole dal 1° gennaio 2020. Si attende ancora il decreto attuativo.

Dopo l’incontro Miur-sindacati del 1° agosto u.s., non si sono più avute notizie al riguardo. Ricordiamo che, nel corso dell’incontro, erano emerse alcune problematiche, in primis la differenza in difetto tra numero di lavoratori e posti accantonati: 11.263 posti a fronte di una platea di interessati pari a 16000 unità.

L’onorevole Gallo (M5S) aveva dichiarato che il decreto sarebbe stato pubblicato a settembre, ma ancora tutto tace.

Rischio licenziamento

Intanto, denuncia il deputato di Italia Viva Silvia Fregolent, 7000 lavoratori in tutta Italia rischiano il licenziamento:

“Anche in Piemonte ad a Torino stanno per essere licenziati moltissimi addetti al decoro ed alla pulizia degli istituti scolastici dipendenti di aziende private affidatarie degli appalti. Tutto questo a causa della Legge di Bilancio, approvata dalla precedente maggioranza e dal precedente governo, che ha sancito il processo di internalizzazione di tali servizi senza però prevedere parametri efficaci per ricollocare e garantire l’attuale personale impiegato. Il Ministro Fioramonti la smetta di giocare con le merendine, le carte geografiche ed i social e si metta a lavorare per risolvere i problemi seri del paese.
Questa vicenda, su cui ho presentato una interrogazione parlamentare nei giorni scorsi, coinvolge oltre 7000 lavoratori in tutta Italia che rischiano il licenziamento o, nel migliore dei casi, una sensibile riduzione dello stipendio. Ho chiesto al Ministro della Pubblica Istruzione di intervenire rapidamente per garantire gli attuali livelli occupazionali e per evitare gravissimi disservizi alla continuità dell’attività didattica”.

Affidamento dei servizi di ristorazione a scuola, la guida MIUR

da La Tecnica della Scuola

Il Miur ha pubblicato il Quaderno 2 recante “Istruzioni per l’affidamento dei Servizi di ristorazione mediante bar e distributori automatici nelle Istituzioni Scolastiche ed Educative”.

Il documento è uno strumento operativo predisposto per facilitare l’approvvigionamento del Servizio e procedere alla selezione degli operatori economici con modalità omogenee, restando in ogni caso ferme le ordinarie attività di ricerche e analisi di carattere normativo, giurisprudenziale e di prassi, a cura delle singole Istituzioni, che rappresentano presupposto indispensabile per lo svolgimento delle attività di acquisito delle Pubbliche Amministrazioni.

Al Quaderno sono allegati anche i seguenti documenti:

  • Allegato 1: “Format di atti di gara per l’affidamento del Servizio di ristorazione mediante bar e distributori automatici”;
  • Allegato 2: “Guida alla compilazione del Piano Economico Finanziario di massima”;
  • Allegato 3: “Guida alla compilazione della Matrice dei Rischi”.

SCARICA IL QUADERNO E GLI ALLEGATI

Global Teacher Prize, entro il 14 ottobre il termine ultimo per le candidature

da La Tecnica della Scuola

Mancano pochi giorni alla scadenza dei termini per presentare nomine al «Global Teacher Prize», il “Nobel” dell’insegnamento da un milione di dollari (entro lunedì 14 ottobre 2019).

Sarei riconoscente per eventuali segnalazioni e se possibilmente la notizia potesse essere pubblicata o diffusa alla vostra rete di contatti affinché insegnati, studenti e famiglie approfittino di questi ultimi giorni per segnalare insegnati che siano stati loro d’ispirazione.

Basta il nome e una breve descrizione delle motivazioni della scelta, sul sito www.globalenseignantsprize.org. I candidati saranno poi invitati ad iscriversi e presentare con calma un dossier dettagliato.

Il premio di 1 milione di dollari viene assegnato a marzo durante il Global Education and Skills Forum di Dubai ed erogato in dieci anni a beneficio del progetto educativo dell’insegnante vincitore.

La Varkey Foundation, un’organizzazione filantropica e di ricerca nel settore dell’istruzione scolastica, ha rilanciato per il sesto anno consecutivo questo premio, il più importante nel campo dell’istruzione, con l’obiettivo di evidenziare il lavoro di un insegnante eccezionale poiché il suo metodo possa essere sviluppato e condiviso a beneficio della scuola in tutto il mondo.

Sei docenti italiani sono stati selezionati nella rosa dei 50 finalisti per il Global Teacher Prize dalla fondazione, nel 2015, e nominati “ambasciatori” della Varkey Foundation, impegnati a condividere i loro metodi di lavoro per dieci anni:

Giuseppe Paschetto, insegnante di matematica e scienze della Scuola Secondaria di Primo Grado A. Garbaccio di Mosso (2019)

Lorella Carimali, docente di matematica al Liceo Scientifico Statale Vittorio Veneto di Milano (2018) scelta tra quasi 40.000 candidati provenienti da 173 paesi.

Armando Persico, che insegnava imprenditorialità presso l’istituto professionale della Fondazione Ikaros di Bergamo (2017).

Barbara Riccardi, insegnante presso l’Istituto Comprensivo Via Frignani di Roma è stata selezionata nel 2016

Daniela Boscolo, insegnante di sostegno presso l’ITSE C. Colombo di Porto Viro e Daniele Manni, che insegna informatica presso l’Istituto Galilei Costa di Lecce erano entrambi tra i finalisti nel 2015.

DVR, principali documenti che l’ente locale deve dare alla scuola

da La Tecnica della Scuola

Il DVR è un documento che individua i possibili rischi presenti in un luogo di lavoro e serve ad analizzare, valutare e cercare di prevenire le situazioni di pericolo per i lavoratori.

A seguito della valutazione dei rischi, infatti, viene attuato un preciso piano di prevenzione e protezione con l’obiettivo di eliminare, o quantomeno ridurre, le probabilità di situazioni pericolose.

Tra i principali documenti che l´ente locale deve mettere a disposizione, si ricordano i seguenti:

• Planimetrie aggiornate dei piani delle scuole con indicato l´ubicazione degli estintori, degli idranti, della cartellonistica di sicurezza, degli eventuali pulsanti di allarme e attacco VVFF.
• Indicazione sull´ubicazione delle valvole di intercettazione dei combustibili per riscaldamento (Gas, Gasolio, ecc.), e l´ubicazione dell´interruttore generale per la parte elettrica.
• Planimetria e/o indicazione sull´ubicazione dell´impianto di messa a terra e relativi paletti dispersori sia per quanto concerne la parte elettrica che l´eventuale parte atmosferica.
• Certificati di conformità degli impianti per come previsto dalla Legge 37/08.
• Certificati di conformità, dichiarazione di conformità e/o libretti, licenze, ecc., degli impianti di sollevamento e/o ascensori, montacarichi, ecc..
• Certificato di Prevenzione Incendi (CPI) rilasciato dai VVFF (vigili del fuoco) quando necessario.
• Eventuali autorizzazioni edilizie, concessioni edilizie, certificati di agibilità e/o abitabilità dei locali, deroghe per attività in piani interrati e/o seminterrati.
• Eventuale rapporto di valutazione dei Rischi sull´esposizione ad Amianto D.Lgs. 81/08 s.m.i., solo in presenza di manufatti contenenti amianto all´interno delle scuole.

Nota 4 ottobre 2019, AOODGOSV 20666

Alle Istituzioni Scolastiche Statali, Paritarie e CPIA di ogni ordine e grado
LORO SEDI
Ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI
AI Sovrintendente agli Studi della Valle d’Aosta
AOSTA
AI Dirigente del Dipartimento Istruzione per la Provincia Autonoma di TRENTO
All’Intendente Scolastico per le scuole delle località ladine di BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca di BOLZANO
AI Sovrintendente Scolastico della Provincia di BOLZANO
Ai Dirigenti scolastici delle Istituzioni scolastiche statali e paritarie
di ogni ordine e grado
LORO SEDI
E, p.c.. AI Gabinetto On.le Ministro
SEDE
All’Ufficio del Consigliere Diplomatico
SEDE
AI Capo Ufficio Stampa
SEDE
AI Capo Dipartimento
SEDE
Alla Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO
Piazza Firenze, 27 – 00186 Roma

OGGETTO: UNESCO ICT PRIZE

Nota 4 ottobre 2019, AOODGSIP 4322

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il Sistema Educativo di Istruzione e di Formazione
Direzione generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione
Ufficio Quinto – Politiche sportive scolastiche

Ai Direttori Generali e ai Dirigenti titolari degli Uffici Scolastici Regionali
Al Dipartimento istruzione – Provincia Autonoma di Trento
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca – Bolzano
All’Intendente Scolastico per le Località Ladine – Bolzano
Al Sovrintendente degli studi per la Regione Valle d’Aosta
Ai Dirigenti delle Istituzioni scolastiche
A Sport e Salute S.p.A.
Al Comitato Olimpico Nazionale Italiano
Al Comitato Italiano Paralimpico
Alle Federazioni e Organismi sportivi
Ai Coordinatori regionali di Educazione Fisica

Oggetto: Progetto didattico sperimentale studente-atleta di alto livello – D.M. 10 aprile 2018, n. 279. A.S. 2019 – 2020.