Incontro con la Sottosegretaria

INCONTRO TRA IL PRESIDENTE DELL’ANP E LA SOTTOSEGRETARIA AZZOLINA

Ieri 24 ottobre, presso il MIUR, il Presidente Giannelli ha incontrato la Sottosegretaria Azzolina per sottoporle la posizione dell’ANP, come di seguito sintetizzato, sulle principali materie che le saranno presumibilmente delegate. Ringraziamo la Sottosegretaria per la grande cordialità e la grande disponibilità all’ascolto.

Introduzione del “middle management”

In media, ogni dirigente scolastico deve gestire 125 dipendenti (docenti e ata) senza potersi avvalere di figure intermedie stabili (il cosiddetto middle management) di adeguata professionalità. Si tratta di una situazione senza pari che, oltre ad essere causa di inefficienza, è fonte di stress per i colleghi, chiamati ad occuparsi direttamente di troppe questioni specialistiche e molto diversificate. La possibilità di individuare dei “collaboratori” tra i docenti – i delegati ex art. 25, c. 5 del d.lgs. 165/2001 e i coadiutori ex art. 1, c. 83 della legge 107/2015 – non costituisce una risposta efficace e strutturale al problema: essi, infatti, continuano ad essere gravati dall’insegnamento, laddove la loro classe di concorso non comprenda anche posti di potenziamento.

Il lavoro di questi “nuove” figure professionali, invece, dovrebbe essere costituito proprio dallo svolgimento delle funzioni amministrative e organizzative delegate e/o assegnate loro dal dirigente in relazione ai vari compiti gestionali (personale, sicurezza, appalti, informatizzazione ecc.). L’ANP chiede dunque l’introduzione del livello dei “quadri”, con assunzione di almeno un dipendente di questo livello ogni 30 dipendenti. Dovrebbe essere previsto un percorso che consenta di inquadrarvi gli attuali DSGA nonché i docenti che hanno già ricoperto le funzioni di collaboratore.

Introduzione di una carriera per docenti

Sempre al fine di migliorare l’efficacia dell’azione educativa, è indispensabile creare una vera leadership diffusa. All’introduzione del middle management è indispensabile, quindi, affiancare la previsione di una differenziazione delle funzioni dei docenti finalizzata alla gestione delle nuove complessità progettuali ed organizzative proprie delle istituzioni scolastiche di oggi. Tale differenziazione va espressa anche attraverso una carriera professionale dotata di progressione economica che sia in grado di attrarre i migliori laureati.

L’ANP ritiene ancora attuale la propria proposta, risalente agli albori della autonomia scolastica, di strutturare in tre livelli la professione docente – da un livello iniziale ad un livello esperto – per chi si impegna nel miglioramento didattico, nella ricerca e nella formazione senza volersi necessariamente assumere funzioni e responsabilità dirigenziali.

Incremento organico collaboratori scolastici

Al fine di potenziare la vigilanza, l’ANP chiede che siano internalizzati gli LSU e che sia abrogato il divieto di nomina dei supplenti per i primi sette giorni. Chiediamo inoltre un incremento medio di quattro collaboratori per ogni istituzione scolastica.

Facoltà assunzionale dei DS per sostituire i DSGA

Come è ben noto, le segreterie scolastiche sono spesso in condizioni di non poter più operare efficacemente a causa della grave carenza di personale di ruolo e, in primis, dei DSGA. L’ANP chiede che il dirigente possa conferire il relativo incarico annuale ad uno degli assistenti amministrativi in servizio presso la scuola oppure, qualora nessuno di essi fosse disponibile, che abbia facoltà di assumere a tempo determinato un esterno, previo colloquio e purché in possesso dei titoli previsti dal CCNL di comparto.

Assunzione degli idonei del concorso a DS

Al fine di evitare che si ricorra di nuovo alla piaga delle reggenze, l’ANP ritiene necessario garantire l’assunzione di tutti i candidati risultati idonei al concorso a dirigente scolastico.

Per l’esercizio di una responsabilità autentica e sostenibile

Per l’esercizio di una responsabilità autentica e sostenibile

Assumersi l’impegno del governo di una istituzione scolastica – così come farne parte con il compito di insegnante – implica, oggi, l’assunzione consapevole e coraggiosa di grandi responsabilità.

La responsabilità educativa, innanzitutto, che implica accettare la sfida di lasciarsi continuamente interpellare dai ragazzi, dagli adulti, dai problemi, dalla realtà e di imparare a porre domande giuste a quello che accade.

    La responsabilità di organizzare un sistema complesso come una scuola mirando a perseguire uno scopo che coordini insegnamenti, apprendimenti, risorse e risultati affinchè accada nel singolo alunno la possibilità e l’esperienza di imparare e crescere.

    La responsabilità, ancora, di offrire a studenti, personale e utenti la garanzia dell’esercizio di una molteplicità di diritti individuali e collettivi di cui la giurisprudenza ha costruito, in questi anni, una rete di norme puntali e perentorie.  

    Fino alla responsabilità della prevenzione e protezione della salute e della sicurezza ‘dei lavoratori’ – ossia di chi una scuola la frequenta e la vive tutti i giorni, studenti, docenti, operatori  – che il dirigente scolastico deve attuare nelle dimensioni regolativa, organizzativa, gestionale e formativa. Una responsabilità certamente condivisa con addetti e preposti della scuola, ma che, tuttavia, chiama in causa, comunque e sempre, il dirigente scolastico e che richiede da parte sua l’attuazione di procedure, l’allocazione di risorse finanziarie, la definizione di deleghe e compiti di cui egli non ha quasi mai la possibilità né di un controllo nè di una verifica puntuale, diretta e personale. E mai come in questi anni, proprio dalla promulgazione del D. Lvo 81 nel 2008, che accentra questaresponsabilità nell’unica figura di dirigente scolastico/datore di lavoro, si sono moltiplicate nelle scuole situazioni critiche, episodi e contrasti fino ad incidenti anche gravi che hanno visto coinvolti molti presidi mortificandone l’impegno ed il ruolo. Fatti che comportano denunce, incriminazioni e, talvolta, condanne anche pesanti – come le recenti cronache riportano – con inevitabile disagio, frustrazione e timori dei prèsidi.  Un prezzo troppo alto quello pagato dai dirigenti delle scuole statali anche per l’inerzia di molte amministrazioni locali inadempienti nella manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici di loro proprietà e per l’indolenza dei decisori politici dai quali ci si aspetta da anni una decisa presa in carico del problema attraverso opportune e possibili modifiche, in particolare, degli artt. 17 e 18 del D.Lvo 81/2008.  

    DiSAL ha operato nella scorsa legislatura, in sede di Commissioni parlamentari, alla predisposizione di una norma per regolare la distinzione dei poteri e delle responsabilità dei dirigenti scolastici in materia di sicurezza e quelle degli enti locali proprietari dell’edificio scolastico, norma che, già approvata in quelle sedi, non approdò alla discussione nelle aule parlamentari per l’interruzione della precedente legislatura. Oggi esistono consapevolezze, disponibilità e competenze in molti parlamentari delle diverse aree politiche che, sollecitate anche dalle richieste in merito che proprio in queste settimane molti dirigenti hanno deciso di manifestare pubblicamente, rappresentano un importante punto di partenza per avviare un non procrastinabile intervento di ‘verità e manutenzione legislativa’ del D.L.vo 81/2008: un momento, questo, che potrebbe rivelarsi propizio per una coerente modifica del testo normativo in sede legislativa e che incontra l’esperto e decisivo concorso delle rappresentanze associative della dirigenza scolastica. Qualcosa di concreto può essere finalmente agito e DiSAL intende dare il proprio contributo.

    La gestione della sicurezza è una responsabilità che deve diventare sostenibile da parte del dirigente scolastico: proprio per poter esercitare, invece, ed in modo pieno, tutte le altre più autentiche responsabilità che ne qualificano la funzione. 

    “Il mio pensiero oggi è, però, solo quello di un padre” ha scritto in un tweet il ministro Fioramonti all’annuncio del decesso del piccolo alunno della scuola primaria ‘Pirelli’ di Milano. Ed è spesso proprio per un’intima suggestione di paternità che chi esercita la funzione di dirigere una contesto educativo ha accettato di assumersene il rischio e tutte le conseguenti responsabilità: è bene allora creare adeguate condizioni affinchè la possa avverare, sgravandolo di oneri ed incombenze non proprie.

Violenza sessuale se il professore bacia l’alunna sulla guancia

da Il Sole 24 Ore

di Andrea Alberto Moramarco

Il professore che bacia una sua allieva sulla guancia commette il reato di violenza sessuale, seppur di minore gravità, in quanto il gesto del «bacio», a prescindere dalla zona corporea verso cui è indirizzato, è qualificabile come «atto sessuale», poiché va a ledere la libertà di autodeterminazione sessuale del minore. Questo è quanto affermato dalla Cassazione nella sentenza n. 43423/2019.

I fatti
Protagonista della vicenda è un docente di educazione fisica di una scuola media, il quale si era invaghito di una sua alunna, all’epoca dei fatti, minore di 14 anni. L’insegnante nel bel mezzo di una sua lezione, nel corso delle misurazioni dell’altezza delle singole allieve all’interno dello spogliatoio, rimasto solo con la studentessa la coglieva di sorpresa abbracciandola da dietro e baciandola sulla guancia, dopo aver tentato di farlo sulle labbra senza riuscirci per la resistenza opposta dalla minore. Dopo aver superato il turbamento iniziale, la ragazza due giorni dopo raccontava l’accaduto a una sua compagna di classe e poi, in seguito a denuncia, si apriva il processo penale a carico del professore, che si concludeva con la sua condanna per il reato di violenza sessuale, seppur di minore gravità.

Il bacio è atto sessuale
Il docente ricorre però in Cassazione, lamentando l’inattendibilità delle dichiarazioni rese dalla persona offesa e sostenendo che il suo gesto non poteva avere una valenza sessuale tale da poter sfociare in violenza. La Suprema corte, tuttavia, si mostra dello stesso avviso dei giudici di merito e conferma la condanna per il professore. In particolare, dopo aver elogiato la correttezza della decisione di merito in relazione alla ricostruzione dell’accaduto, i giudici di legittimità si soffermano sull’interpretazione del concetto di «atto sessuale» e della valenza sessuale del «bacio».
Quanto al primo, esso comprende qualsiasi contatto tra autore e vittima che coinvolga la sessualità di quest’ultima e sia finalizzato e idoneo a porre in pericolo la libertà di autodeterminazione nella sfera sessuale, essendo irrilevante il soddisfacimento della finalità sessuale dell’agente. La norma penale, spiega la Corte, tutela cioè la sfera sessuale della vittima e la protegge da qualunque intrusione. Quanto, invece, al valore da attribuire al bacio, i giudici di legittimità sottolineano che il contatto corporeo con le labbra, ancor più degli altri gesti, si caratterizza per l’idoneità a ledere la libertà sessuale, a prescindere dalla parte corporea cui esso attinge, sicché esso può compromettere l’autodeterminazione sessuale anche se diretto su parti del corpo diverse dalla bocca.
Alla luce di ciò, il Collegio ritiene che il gesto del professore è senz’altro da considerarsi come un atto sessuale, «espressione di una carica erotica, indirizzata com’era all’invasione della sfera sessuale della giovane allieva». D’altra parte, chiosa la Corte, le modalità specifiche in cui il gesto è stato compiuto, ovvero in assenza di altri soggetti e tenendo ferme le braccia della studentessa, dimostrano la natura erotica dell’atto e la lesione della libertà sessuale della minore.


Pronti 5 milioni per la formazione dei docenti sull’inclusione scolastica

da Il Sole 24 Ore

di Cl. T.

Come Miur «stiamo operando per assegnare oltre 5 milioni di euro non solo per la formazione dei docenti di sostegno, ma anche per quella di tutto il personale scolastico, per rendere tutta la comunità scolastica, in ogni sua declinazione, formata per accogliere la diversità».

L’annuncio della sottosegretaria Azzolina
Lo ha annunciato la sottosegretaria, Lucia Azzolina, intervenuta ieri alla Camera, in Commissione Cultura, sul tema dell’inclusione scolastica e sull’attuazione delle nuove norme in materia. Quanto al sostegno, «sta per concludersi – ha spiegato Azzolina – il quarto ciclo del corso di specializzazione per 14 mila posti. Ne seguiranno altri due, di cui uno sarà bandito a breve, ciascuno per altri 14mila posti. Nel complesso, quindi, i posti banditi saranno 42 mila nel triennio 2018/2020. In questo modo si concorre a soddisfare l’esigenza di coprire il fabbisogno di docenti specializzati, evitando il ricorso a personale a tempo determinato sprovvisto di titolo di specializzazione per il sostegno».

Azzolina ha poi ricordato che, anche per effetto del decreto-legge sulla scuola saranno a breve banditi i concorsi ordinari per il primo e secondo ciclo di istruzione, nonché il concorso straordinario per la scuola secondaria per coprire tutti i posti vacanti e disponibili, inclusi quelli di sostegno.

Ultimi giorni per iscriversi al bando di Intercultura: 1.500 borse di studio agli adolescenti interessati a studiare all’estero

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Volata finale per gli studenti delle scuole superiori interessati a frequentare un anno scolastico all’estero (o un periodo più breve). Scade infatti il 10 novembre 2019 il termine ultimo per iscriversi al bando di concorso di Intercultura, rivolto agli studenti nati tra il 1 luglio 2002 e il 31 agosto 2005.

Una scelta sempre più diffusa
I dati dell’ ultima ricerca condotta da Fondazione Intercultura e Ipsos – presentata al ministero dell’Istruzione lo scorso 1 ottobre – segnalano la forte crescita del numero di studenti che frequentano un periodo di almeno tre mesi in una scuola superiore all’estero) : 10.200 studenti stimati (+38% sul 2016, ma soprattutto +191% sul 2009). La ricerca si è focalizzata in particolare sugli effetti delle borse di studio promosse da Intercultura, che danno accesso a un’esperienza che marca un segno deciso nella vita delle generazioni più giovani: si laureano con più facilità (86% una percentuale molto superiore alla media sia nazionale che UE), trovano o cambiano più agevolmente lavoro (79% rispetto al 45% dei loro coetanei dei loro coetanei che non sono partiti per un periodo di studio da adolescenti), e diventano indipendenti dalla famiglia più presto rispetto al resto della popolazione italiana (solo il 14% vive ancora in famiglia).

La domanda, le borse di studio e le destinazioni
Il bando di concorso di Intercultura è disponibile alla pagina http://www.intercultura.it/come-partecipare. L’iscrizione va effettuata entro il 10 di novembre; non è impegnativa per la futura partecipazione al programma ma è necessaria per prendere parte agli incontri di selezione che inizieranno in tutta Italia già dal fine settimana successivo. In palio ci sono oltre 2.200 i posti a disposizione, di cui almeno 1.500 finanziati dalle borse di studio, a totale o parziale copertura della quota di partecipazione, che Intercultura mette a disposizione delle famiglie, grazie alla collaborazione con oltre un centinaio di aziende, banche, fondazioni ed enti locali. Le borse comprendono non solo l’esperienza all’estero, ma anche il percorso di formazione, prima, durante e al termine del soggiorno all’estero, una componente imprescindibile per comprendere la reale portata educativa di un periodo vissuto all’estero da adolescenti.

C’è anche il Programma Itaca dell’Inps
E’ inoltre possibile iscriversi al bando di concorso del programma Itaca 2019 di Inps per l’anno scolastico 2020/2021. Si tratta di altre 1.500 borse di studio per la partecipazione a programmi scolastici all’estero annuali, semestrali e trimestrali riservate a figli dei dipendenti e dei pensionati della pubblica amministrazione. I programmi di Intercultura sono conformi ai requisiti del bando del programma Itaca di Inps e negli ultimi anni circa 650 vincitori di queste borse di studio hanno potuto finanziare in questo modo la partecipazione ai programmi di Intercultura.

Intercultura garantisce tutti i servizi previsti dal bando Itaca (che non è in esclusiva per Intercultura) e offre in aggiunta il percorso di formazione prima, durante e dopo il soggiorno all’estero, l’assistenza e la certificazione delle competenze acquisite dagli studenti nell’intero percorso (per info www.intercultura.it/itaca).

Oltre le 60 le destinazioni possibili. Circa il 40% dei ragazzi partiti nei mesi scorsi ha optato per una destinazione dove si parla l’inglese nel Nord America, in Europa o in Oceania; il 21% ha scelto una meta europea con lingua diversa dall’inglese e infine il 39% si è avventurato verso mete dove il confronto interculturale è più marcato, molti in destinazioni asiatiche o latino americane come Cina, Thailandia, Argentina, Brasile, Costarica qualcuno anche verso l’Africa (Ghana,Tunisia).

Il riconoscimento
Per gli studenti che frequentano all’estero l’intero anno scolastico, la normativa scolastica italiana riconosce la possibilità di accedere alla classe successiva senza ripetere l’anno. Il Ministero dell’Istruzione ha chiarito (nota 843/2013) che le esperienze di studio all’estero sono “parte integrante dei percorsi di formazione e di istruzione” e che sono “valide per la riammissione nell’istituto di provenienza”. (www.intercultura.it/normativa).

Inoltre, le esperienze di studio all’estero sono equiparate ai fini dei Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (ex Alternanza Scuola Lavoro): per riconoscerle contano le competenze acquisite e il parere del Consiglio di Classe. Il 28 marzo 2017 il Miur ha pubblicato la nota 3355 con alcuni importanti chiarimenti sull’alternanza Scuola Lavoro. In particolare, al punto 7 il Miur si esprime sull’alternanza scuola lavoro per «gli studenti che partecipano a esperienze di studio o formazione all’estero». (http://www.intercultura.it/studenti/faq/).

Al fine di fornire alla scuola gli elementi per valutare l’intero percorso seguito dallo studente, Intercultura fornirà al termine di ogni fase del programma la certificazione delle competenze acquisite (https://www.intercultura.it/studenti/fasi-del-programma/) calcolate in: fino a 30 ore per aver partecipato alle selezioni; fino a 40 ore per la formazione prepartenza che i volontari forniscono a tutti i vincitori del concorso di Intercultura; fino a 80 ore per il soggiorno all’estero e fino a 15 ore per la formazione al rientro.

Tim, accordo triennale con Miur per la scuola digitale

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Accordo triennale tra Tim e il ministero dell’istruzione per accompagnare la trasformazione digitale delle scuole. Oggi l’ad di Tim, Luigi Gubitosi, e il ministro Lorenzo Fioramonti hanno firmato al Miur un protocollo d’intesa triennale finalizzato ad accelerare il processo di trasformazione digitale delle scuole italiane di ogni ordine e grado, puntando a elevare la qualità dell’offerta formativa degli istituti scolastici, attraverso l’innovazione didattica e l’integrazione delle nuove tecnologie nei processi di apprendimento. L’iniziativa sarà aperta anche al contributi delle altre aziende attive nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie per la didattica digitale.

Grazie all’accordo si realizzeranno azioni per portare nelle scuole e negli ambienti di apprendimento l’accesso alla rete internet. Saranno inoltre attivate iniziative di formazione del personale docente e degli studenti per favorire lo sviluppo delle competenze digitali e promuovere la cultura scientifica nelle scuole.
L’accordo di oggi «è un esempio – ha detto il ministro- di come si può lavorare bene tra pubblico e privato».

«Col Miur, mi auguro, avremo una collaborazione – ha detto Gubitosi – costante. È importante che la responsabilità sociale sia sentita dalle aziende».

Tornelli in scuola Treviso, stop a registro presenze

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Tornelli e badge per registrare assenze e ingressi di studenti e professori: la novità sarà introdotta dalla prossima settimana al Collegio Pio X, l’istituto frequentato per tradizione dalla Treviso bene. A “testare” per primi le barriere all’ingresso del complesso paritario, che accoglie 1.500 studenti che frequentano la scuola per l’infanzia, la scuola primaria e secondaria e tre licei, sono stati nei giorni scorsi i docenti. Ora tocca agli alunni che da lunedì saranno chiamati a “strisciare” la loro presenza attraverso dei totem installati all’ingresso che fungeranno da registro elettronico e da barriera anti-intrusioni.

«L’anno scorso abbiamo subito un furto di computer in pieno pomeriggio – spiega il preside Simone Ferraro – quindi questo sistema ci servirà anche a garantire la sicurezza dell’istituto». Ogni visitatore sarà registrato digitalmente e ci sarà la precisa consapevolezza di chi in ogni momento si troverà a camminare all’interno della scuola. Il badge farà andare in pensione il registro di classe. «Strisciandolo – sottolinea il preside – i ragazzi segneranno la loro presenza a scuola sul registro elettronico. Il sistema verificherà la presenza, consentendo ai genitori di constatare che i ragazzi siano effettivamente a scuola».

Il Pio X farà da apripista in Veneto ai tornelli scolastici, dopo i casi di tentativi di introduzione dei tesserini elettronici sfumati in altre parti d’Italia tra contestazioni e successivi ripensamenti. Nel 2017 a lanciare l’idea, sempre per ragioni di sicurezza, fu l’istituto Kennedy di Pordenone: il progetto venne criticato da sindacati e studenti e
successivamente bloccato dalla Provincia per verifiche sull’iter di spesa. Non andò meglio alla Biblioteca di Bologna in via Zamboni che aveva deciso di dotare studenti e frequentatori delle sale di un apposito badge. Le contestazioni, in quel caso, vennero placate con l’intervento della forza pubblica.

In molti sono pronti a scommettere che a Treviso la novità non desterà particolari preoccupazioni, tanto più che ad avviarla è l’istituto privato che ha formato, a partire da Alessandro Benetton, la classe politica e imprenditoriale che risiede nella Marca. Proprio Benetton sta sostenendo economicamente, assieme alla diocesi, il progetto di ampliamento dell’edificio centrale del plesso scolastico per dotarlo di nuovi spazi a disposizione degli alunni.

Appello dell’Upi contro la chiusura dell’istituto Bartolo di Siracusa

da Il Sole 24 Ore

di REdazione Scuola

«Piena solidarietà agli alunni, alle famiglie e ai docenti e al personale dell’Istituto Bartolo, ma soprattutto un invito a trovare subito le soluzioni necessarie per scongiurare la chiusura della scuola. Sarebbe gravissimo se lo Stato, tutto, non facesse sentire il suo impegno per garantire a queste ragazze e ragazzi il diritto alla scuola». Lo dichiara il Presidente dell’Upi Michele de Pascale a proposito delle vicende che stanno colpendo l’istituto Bartolo di Siracusa, a rischio sfratto.

La richiesta delle Province
«Come Upi – ha spiegato il presidente dell’Upi – abbiamo chiesto che nella prossima Legge di Bilancio si accenda un faro sulle scuole secondarie superiori italiane, che devono essere considerate una priorità per il Paese. Servono risorse mirate e procedure semplificate – altrimenti i pochi fondi a disposizione impiegano anni per essere utilizzati – per investire in sicurezza e costruire strutture moderne e all’avanguardia. Ma c’è bisogno anche di assicurare alle Province le risorse necessarie per tenere aperte le oltre 7.400 scuole superiori in gestione: i tagli ai bilanci imposti negli ultimi anni hanno avuto gravissime ripercussioni proprio su queste spese, dal riscaldamento alla manutenzione ordinaria.

Il dialogo in corso con il Miur
Lo stesso de Pascale ha ricordato che su questi temi è già stato «avviato un dialogo costruttivo con il Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti e la viceministro Anna Ascani, che hanno mostrato grande attenzione e sensibilità. Siamo certi che troveranno il modo per intervenire e trovare una soluzione per l’Istituto Bartolo. Certo – ha aggiunto – nel caso specifico ad aggravare la situazione in Sicilia è il commissariamento delle ex province che prosegue da oltre cinque anni, con un susseguirsi di decine di Commissari regionali, con la prevedibile incertezza istituzionale che questo comporta, ma se non si cambia rotta a breve avremo altre decine di situazioni simili in tutta Italia».

Inchiesta sulla scuola, che cosa pensano gli studenti dei loro prof?

da Corriere della sera

Maurizio Tucci

Ogni anno la pubblicazione dei risultati dell’Invalsi e di quelli della Maturità si porta dietro un inevitabile strascico di polemiche: sull’analfabetismo funzionale dei nostri ragazzi che arrivano all’ultimo anno senza sapere leggere e capire un testo di media complessità e con competenze matematiche da terza media, sulla forbice Nord-Sud, sulla disparità fra licei e istituti tecnici e professionali e così via. Ai dibattiti – per lo più senza alcun seguito – sulle ragioni di questa crisi (docenti sottopagati, didattiche non al passo con i tempi) si alternano le notizie di cronaca che raccontano di studenti e docenti bullizzati e famiglie in rotta con la scuola. Ma i ragazzi, loro, cosa pensano di compagni e prof? E cosa vorrebbero dalla scuola? Ecco i risultati di un sondaggio in più puntate condotto dal Canale Scuola di Corriere.it in collaborazione con il Laboratorio Adolescenza. L’indagine è stata realizzata con un questionario a risposte chiuse distribuito a un campione di 780 studenti delle scuole superiori di Milano (licei, istituti tecnici e professionali) durante l’orario di lezione, alla presenza dell’insegnante e/o di un intervistatore, tra i mesi di marzo e maggio 2019. La prima puntata ha per argomento il rapporto con gli insegnanti. L’autore, Maurizio Tucci, è presidente del Laboratorio Adolescenza.

Il primo resoconto di questo percorso insieme agli studenti (attivato attraverso la somministrazione di un questionario e la realizzazione di focus group) lo dedichiamo ad un aspetto molto importante della vita scolastica: la qualità della comunicazione con gli insegnanti, a prescindere dagli aspetti strettamente legati all’insegnamento. Il risultato emerso dall’indagine appare decisamente confortante: il 70,7% degli intervistati (la percentuale sfiora il 73% se ci riferiamo solo alle ragazze) sostiene che la comunicazione con «i prof» è generalmente buona. E questo risultato non subisce variazioni significative passando dai licei alle scuole tecniche o professionali. Mentre, passando dal biennio al triennio, si consolida ulteriormente raggiungendo quota 72%. In quel 30% che sostiene, invece, che la comunicazione non è soddisfacente, c’è una percentuale significativa di studenti e studentesse che affermano di andare a scuola «così così» o «male».

La stima degli insegnanti e l’autostima

È evidente il collegamento tra le due cose: un buon rendimento scolastico facilita indubbiamente la comunicazione studente-insegnante, anche al di là della stretta didattica. Ma se da un certo punto di vista questa evidenza ci può apparire scontata, dall’altro ci deve spingere a riflettere sul rischio che un cattivo rendimento scolastico possa generare difficoltà anche nella comunicazione tout-court insegnante-studente, innescando un circolo vizioso dal quale può diventare difficile uscire. «Il recupero di un rapporto di fiducia con uno studente che ha un una comunicazione difficile con gli insegnanti, e che spesso si autoconvince di essere poco stimato e considerato come persona, non è cosa facile o scontata – afferma Teresa Caputo, insegnante dell’Istituto Tecnico Turistico Varalli di Milano (la scuola, tra quelle selezionate nel campione dell’indagine, in cui è risultata più alta la percentuale di studenti che ha affermato che la comunicazione con gli insegnanti è generalmente buona) – ma è necessario sfruttare tutti i canali possibili per riallacciare la comunicazione». A volte si può fare attraverso la famiglia, parlando con i genitori e spiegando che non c’è alcun preconcetto nei confronti del ragazzo o della ragazza; a volte sfruttando un eventuale maggior livello di confidenza tra lo studente e uno dei suoi insegnanti. «Nella mia lunga esperienza – riferisce Caputo – ricordo successi straordinari in questo senso, ma anche tante situazioni che non si sono risolte in modo soddisfacente. L’importante, da parte di un insegnante e della scuola tutta, è provarci sempre».

Il conflitto familiare

Ma c’è un altro aspetto, emerso dall’indagine, che lega ulteriormente scuola e famiglia: tra i ragazzi e le ragazze che indicano la loro vita in famiglia come conflittuale (24%) o critica (8,5%), la percentuale di chi afferma di non avere un buon livello di comunicazione con gli insegnanti è maggiore rispetto a coloro che, invece, descrivono la loro vita familiare come «piacevole» (37,6%) o «tranquilla» (29%). Scontato anche questo? «Dipende dalla gravità del conflitto in famiglia – afferma Fulvio Scaparro, psicologo e psicoterapeuta, fondatore dell’Associazione Genitori Ancòra e referente per l’area psicologica di Laboratorio Adolescenza – All’età del campione osservato [15-19 anni] un normale tasso di conflitto familiare è inevitabile e generalmente non condiziona i rapporti con il resto del mondo, ma se il conflitto ed il disagio sono gravi, influiscono negativamente su tutto ed, in particolare, sul rapporto con il mondo adulto di cui gli insegnanti sono l’espressione extra-familiare con la quale gli adolescenti sono più a contatto».

Prossimo appuntamento: A scuola telefonino sì o telefonino no?

Sostegno, Azzolina: decreto scuola alla firma. A breve TFA sostegno e concorsi a cattedra

da Orizzontescuola

di redazione

Comunicato stampa – Azzolina: “5 milioni per la formazione in servizio dei docenti sull’inclusione scolastica. Presto i nuovi concorsi sul sostegno”.

Formazione docenti su sostegno

Come Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca “stiamo
operando per assegnare oltre 5 milioni di euro non solo per la formazione dei docenti di sostegno, ma anche per quella di tutto il personale scolastico, per rendere tutta la comunità scolastica, in ogni sua declinazione, formata per accogliere la diversità”.

Lo ha annunciato la Sottosegretaria all’Istruzione, Università e Ricerca, Lucia Azzolina, intervenendo oggi alla Camera dei deputati, in Commissione Cultura, sul tema dell’inclusione scolastica e sull’attuazione delle nuove norme in materia.

TFA sostegno

Quanto al sostegno, “sta per concludersi – ha spiegato Azzolina – il quarto ciclo del corso di specializzazione per 14 mila posti. Ne seguiranno altri due, di cui uno sarà bandito a breve, ciascuno per altri 14.000 posti. Nel complesso, quindi, i posti banditi saranno 42 mila nel triennio 2018/2020. In questo modo si concorre a soddisfare l’esigenza di coprire il fabbisogno di docenti specializzati, evitando il ricorso a personale a tempo determinato
sprovvisto di titolo di specializzazione per il sostegno”.

Concorsi scuola

Azzolina ha poi ricordato che, anche per effetto del decreto-legge sulla scuola “già approvato in Consiglio dei Ministri e alla firma del Presidente della Repubblica, saranno a breve banditi i concorsi ordinari per il primo e secondo ciclo di istruzione, nonché il concorso straordinario per la scuola secondaria per coprire tutti i posti vacanti e disponibili, inclusi quelli di sostegno”.

Contratti docenti e Ata a.s. 2019/20: domenica 1° settembre viene pagata

da Orizzontescuola

di redazione

Nota Aran: decorrenza contratti a tempo indeterminato personale Ata e docenti anno scolastico 2019/2020.

L’Aran osserva che gli articoli 25 e 44 del CCNL comparto scuola, rispettivamente per il personale docente e Ata, disciplinano gli elementi del contratto di lavoro individuale, il quale deve contenere la data d’inizio del rapporto di lavoro. Da tale data derivano quindi gli effetti giuridici ed economici del contratto.

E’ la risposta che l’Aran fornisce a un istituto comprensivo di Scandicci (FI) che aveva chiesto spiegazioni in merito alla stipula dei contratti dal 1° settembre sebbene il personale abbia preso regolarmente servizio il 2 dello stesso mese, essendo il 1° una domenica.

nota Aran

Aumenti stipendiali, ci saranno per circa 80 euro lordi. Fioramonti: rimango fiducioso per altre risorse

da Orizzontescuola

di redazione

“La fase di bilancio è ancora aperta, ci sono molte evoluzioni in corso, una serie di vertici di maggioranza. Quindi la situazione è molto fluida.”

Risponde così il Ministro Fioramonti a quanti hanno già affilato le lame della critica sui fondi per la scuola previsti dalla finanziaria.

Per quanto riguarda, in particolare, per il 2020 sono disponibili 2 miliardi per tutti i dipendenti pubblici, mentre per il 2019 la cifra è di un miliardo e 100 milioni che sarà utilizzata per le indennità di vacanza contrattuale.

Per il 2021 ai 1,75 miliardi si aggiungeranno altri 1,4 per un totale di 3,1 miliardi.

Con questi numeri gli aumenti per gli impiegati non potranno superare gli 80 euro lordi di media. Una cifra, al momento, lontana dalle tre cifre promesse prima dal Ministro Bussetti e poi dal Ministro Fioramonti.

“Abbiamo bisogno di un investimento coraggioso sulla scuola, sull’università e sulla ricerca – ha detto oggi il Ministro -. Rimango fiducioso che entro la fine di questa fase di bilancio, che si chiuderà a dicembre, ci potrà essere una svolta”.

Sostegno, il nuovo PEI su base ICF. Un modello

da La Tecnica della Scuola

Per quanto riguarda il PEI, il piano didattico individualizzato rivolto agli studenti con disabilità, le scuole devono adeguarsi agli obblighi introdotti dal Decreto legislativo n. 66/2017, modificato dal D.Lgs n. 96/2019.

Tale documento, preziosissimo per alunni, famiglie e scuole, dovrà essere redatto adesso su base ICF, secondo i criteri del modello bio-psico-sociale della Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute (ICF) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

PEI 2019, che cos’è?

Prima di tutto ricordiamo che il PEI è redatto, ai sensi del comma 5 art. 12 L. n. 104 del 1992, congiuntamente dagli operatori
sanitari individuati dalla ASL e dal personale insegnante curricolare e di sostegno della scuola e, ove presente, con la partecipazione dell’insegnante operatore psico-pedagogico, in collaborazione con i genitori o gli esercenti la potestà parentale dell’alunno.
Il PEI tiene presenti i progetti didattico-educativi, riabilitativi e di socializzazione individualizzati, nonché le forme di integrazione
tra attività scolastiche ed extrascolastiche, di cui alla lettera a) comma 1 dell’art. 13 della legge n. 104 del 1992.

Il nuovo PEI su base ICF: è importante il contesto

In base al nuovo corso indicato dal decreto legislativo 7 agosto 2019, n. 96 (Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità), il piano educativo individualizzato dovrà seguire alcuni parametri differenti rispetto al passato. E’ cambiato, infatti, l’approccio: come spiega Ernesto Ciraci, docente formatore esperto in inclusione scolastica e presidente dell’associazione insegnanti di sostegno specializzati MiSoS, si tratta dell’approccio bio-psico sociale dell’ICF, che indaga gli aspetti funzionali dell’alunno con disabilità, fornendoci le modalità per descrivere l’impatto dei fattori ambientali/contestuali (contesto scuola) in termini di facilitatori o di barriere, rispetto alle attività ed alla partecipazione dell’alunno che ad una determinata “condizione di salute”.

L’uso dell’ICF-CY in ambito educativo, pertanto, si sofferma proprio sul contesto in cui si muove lo studente disabile a scuola.

Infatti, “l’ICF nell’ambito scolastico ci permette di andare incontro in modo più preciso e coerente ai bisogni degli alunni valorizzando soprattutto le capacità, abilità, che caratterizzano ciascun alunno, insiste il presidente MiSos, che però esorta: “Occorre però che vengano pubblicati al più presto i decreti attuativi relativi al decreto 96/19 e che ci sia un’estesa formazione sull’utilizzo dell’ICF dall’ASL alla scuola”, conclude Ernesto Ciraci.

Nonostante ci siano delle istruzioni di massima, al momento mancano infatti le indicazioni operative, delle linee guida uniche. Un modello di PEI su base ICF fornito direttamente dal Ministero dell’Istruzione.

Per questo motivo, segnaliamo un modello molto interessante di PEI su base ICF elaborato dal Comune di Venezia, che può essere utile in attesa delle indicazioni operative del Miur.

MODELLO PEI SU BASE ICF (CLICCA QUI)

Graduatorie di istituto docenti, occhio alle prossime scadenze

da La Tecnica della Scuola

In attesa dell’apertura, verso giugno, delle nuove graduatorie di II e III fascia per il successivo triennio, con decreto dipartimentale 1458, trasmesso con nota 44321 del 9 ottobre, il Miur ha fornito indicazioni in merito all’integrazione delle vigenti graduatorie di istituto del personale docente ed educativo, riferite al triennio 2017/2020.

In proposito, i soggetti già collocati per altri insegnamenti nelle graduatorie di I, II, e III fascia delle graduatorie di istituto o negli elenchi aggiuntivi alla II fascia relativi alle finestre temporali
precedenti, ove abbiano conseguito il titolo di abilitazione entro il 1 ottobre 2019 possono sostituire, nella stessa provincia di iscrizione, una o più istituzioni scolastiche già espresse all’atto della domanda di inserimento esclusivamente per i nuovi insegnamenti.

In particolare, le sedi già espresse possono essere cambiate esclusivamente ai fini dei nuovi insegnamenti per i quali si chiede l’inserimento nell’ elenco aggiuntivo relativo alla finestra del 1 ottobre 2019, mentre non è consentito cambiare sedi qualora nelle stesse tali insegnamenti risultino già impartiti.

L’istanza dovrà essere presentata, esclusivamente, in modalità telematica, compilando il modello B, che sarà disponibile sul portale POLIS del sito internet di questo Ministero, nel periodo compreso tra il 28 ottobre 2019 ed il 8 novembre 2019 (entro le ore 14,00).

Inserimento negli elenchi aggiuntivi del sostegno

Altra scadenza da ricordareriguarda la possibilità di presentare domanda per essere inseriti negli elenchi aggiuntivi del sostegno.

L’istanza dovrà essere trasmessa, esclusivamente, in modalità telematica, compilando il
modello A5, disponibile sul portale POLIS fino al 31 ottobre 2019 (entro le ore 14,00).

Non dovranno compilare il modello A5 i docenti appartenenti ad una delle due sotto indicate
categorie:

  • i docenti di I fascia che abbiano presentato domanda di inserimento negli elenchi del sostegno delle GaE, ai sensi dell’art. 4 del D.M. 374 del 24/04/2019, i quali sono automaticamente trasposti in graduatoria;
  • i docenti che chiedono anche l’inserimento negli elenchi aggiuntivi di II° fascia con il modello A3 in quanto potranno dichiarare il titolo di specializzazione nella sezione del modello A3 appositamente predisposta.

Priorità nell’attribuzione delle supplenze di III fascia

Infine, ricordiamo che per richiedere la priorità nell’attribuzione delle supplenze nelle graduatorie di III fascia potranno presentare istanza i docenti che conseguono il titolo di abilitazione nelle more dell’inserimento negli elenchi aggiuntivi alla II fascia.

A tal fine è disponibile sul portale POLIS, per tutto il triennio di validità delle graduatorie, l’apposito modello A4. L’istanza dovrà essere rivolta alla istituzione scolastica capofila prescelta all’atto di inclusione in III fascia che avrà cura di prenderla tempestivamente in carico con le funzioni SIDI appositamente predisposte.

Flc-Cgil Sicilia rivendica il suo ruolo contro i furbetti della 104

da La Tecnica della Scuola

Il segretario della Flc Cgil Sicilia, Adriano Rizza rivendica il ruolo avuto dal suo sindacato nello svelare il gioco sporco dei cosidetti furbetti della 104 e afferma con un comunicato: “Il Tribunale di Agrigento riconosce la nostra costituzione di parte civile contro i furbetti della 104.

Siamo orgogliosi e soddisfatti di questo pronunciamento e dell’iniziativa allora intrapresa dal segretario provinciale della nostra organizzazione, Gaetano Bonvissuto. Difendere i diritti dei lavoratori vuol dire anche combattere gli illeciti e le ingiustizie”.

Le fasi procedurali

Il procedimento è quello avviato nel 2014 quando un’inchiesta svelò un giro di attestazioni mediche false presentate da diversi dipendenti pubblici volte a scalare le graduatorie a danno dei loro colleghi. Tra questi quattro insegnanti che nei mesi scorsi sono stati licenziati definitivamente.
“Chi abusa di una legge che tutela le persone malate – aggiunge – fa una cosa disdicevole, che va combattuta fermamente, perché froda lo Stato, danneggia coloro che hanno reale bisogno di assistenza e i loro familiari”.