La filiera della formazione artistica, musicale e coreutica

La filiera della formazione artistica, musicale e coreutica
Necessaria una riforma organica

Sorta con l’encomiabile intento di rimediare alla millenaria separazione tra cultura musicale teorica e pratica, la riforma della formazione artistica, musicale e coreutica era stata salutata da molti con gioia e speranza: finalmente si prometteva al futuro musicista una preparazione culturale completa, che sarebbe dovuta partire dalla frequenza di scuole ad hoc (la mai realizzata scuola primaria, l’incompiuta scuola secondaria di I grado e il novello e ancora acerbo Liceo musicale e coreutico), pensate con l’intento di comporre il divario tra professionalità musicale e formazione culturale; e sarebbe dovuta culminare con la frequenza di un’Alta Formazione (AFAM) di livello – e di rango – universitario. Le decantate magnifiche sorti e progressive della riforma si sono tuttavia presto infrante contro la dura realtà: le scuole pubbliche – per vari motivi, anche oggettivi – non sembrano in grado di assicurare ai propri studenti una preparazione professionale, tanto da costringere il legislatore a mettere a ordinamento dei corsi propedeutici interni all’AFAM; l’accesso all’AFAM avviene troppo tardi, quando l’età avanzata fa sì che l’aspirante artista sia già “fuori mercato”; e, dulcis in fundo, le aspirazioni universitarie del settore finiscono col produrre il peggiore dei mali: la frammentazione e proliferazione delle discipline. Gli studenti, anziché essere messi nelle condizioni di studiare il loro strumento o la danza, bivaccano quotidianamente nelle Istituzioni, barcamenandosi tra una materia teorica e l’altra. A ciò si aggiunga l’esasperante lentezza nell’attuazione della legge di riforma, ancora incompiuta a distanza di vent’anni dalla sua approvazione. Mancano ancora all’appello fondamentali regolamenti (Reclutamento; Programmazione, sviluppo e valutazione del sistema), in assenza dei quali le Istituzioni procedono alla cieca in ordine sparso. Manca il CNAM, organo elettivo di rappresentanza del sistema al pari del CUN universitario. Proliferano incontrollate le Istituzioni private. Manca una seria e coerente politica di valorizzazione dei giovani talenti. Tutto ciò ha precipitato il sistema – per comune sentire – in una grave impasse. Di fronte a tali evidenti criticità è necessario che il MIUR – con il fondamentale supporto della ritrovata Direzione Generale AFAM e la fattiva collaborazione delle stesse Istituzioni – assuma un duplice impegno: da una parte quello di emendare profondamente il sistema, rimediando alle sue più evidenti storture, e dall’altra quello di intervenire con saggezza a sistema vigente, sfruttando i sia pur minimi margini di autonomia che la legislazione attualmente in vigore concede alle singole Istituzioni. Il Coordinamento CNAFAM, che con i suoi oltre 4300 aderenti rappresenta la principale organizzazione professionale nazionale dei settori artistico, musicale e coreutico italiano, rivendica con orgoglio di aver posto – ormai da anni – la questione della riforma della formazione artistica, musicale e coreutica italiana all’attenzione di Governo e Parlamento.

Portfolio delle Competenze di Cittadinanza

Portfolio delle Competenze di Cittadinanza
Buona pratica per l’Educazione Civica trasversale

di Giuseppe Adernò

Mentre il MIUR prepara le Linee guida per l’insegnamento trasversale dell’Educazione civica, si propone alle scuole di mettere in atto l’avvio di un portfolio di documentazione e di competenze del senso civico scaturito dalle opportunità formative che la scuola offre ai propri studenti e sarebbe auspicabile che tali opportunità fossero destinate agli studenti di tutte le classi della scuola.

La logica del portfolio delle competenze che è stata avviata e applicata per alcuni anni nella scuola, (Riforma Moratti – Prof. Bertagna) consente di documentare e diventare memoria delle attività proposte, delle esperienze realizzate che contribuiscono e formare, rinsaldare, consolidare le competenze civiche nell’ottica della formazione del cittadino attivo e responsabile.

Pianificare per classe le proposte culturali e formative del senso civico, sviluppando i molteplici ambiti di azione dell’educazione civica, significa predisporre un “piano di lavoro” organico e graduale di approfondimenti che si riferiscono allo studio della Costituzione, all’ordinamento democratico dello Stato, alla cultura europea, ai diversi ambiti educativi pertinenti all’educazione: digitale, stradale, alla salute, all’ambiente, alla legalità, all’affettività, al rispetto, (bullismo), alla cultura di genere, alla solidarietà e all’accoglienza.

Per ciascuno di questi ambiti, un vero caleidoscopio educativo, si possono predisporre interventi diversi per classi e in un quadro sinottico di gradualità si completa il percorso formativo del ciclo primario e del ciclo secondario, raggiungendo le tappe di verifica e di valutazione del processo formativo delle competenze di cittadinanza.

Il voto che collegialmente viene assegnato allo studente non scaturisce, quindi, da personali sensazioni e opinioni soggettive, ma risulta da documentata partecipazione attiva e risposta adeguata agli stimoli culturali e formativi ricevuti e acquisiti.

Il portfolio delle competenze, che diventa così personalizzato, raccoglie e documenta le esperienze che ogni studente ha condiviso, indicando i segni di un’autovalutazione di sintesi per ciascuna delle attività svolte, adoperando la formula: “Oggi ho capito che…. Ho imparato…… Sono convinto di….. M’impegno ad agire secondo…”

Nella scuola si svolgono tante attività, si promuovono iniziative e progetti, ma spesso manca il momento magico della sintesi finale e personalizzata, che costituisce la vera essenza dell’efficacia dell’attività svolta, quale momento di concentrazione, di assimilazione e di riflessione personale,

Se questo esercizio non viene svolto con puntualità e precisione, la proposta d’insegnamento non produce apprendimento e quindi non contribuisce alla modifica del modo di pensare, di sentire e di agire dello studente e spesso i ragazzi, quando tornano a casa dopo aver fatto qualcosa di diverso dall’ordinario scolastico, affrontando tematiche di legalità e di educazione civica, ai genitori che chiedono: “Cosa avete fatto oggi a scuola?” rispondono, gettando la cartella a terra, con un banale e superficiale: “Niente!”

Eppure sono state svolte attività, progetti, iniziative, incontri di ampliamento dell’offerta formativa che hanno impegnato la scuola e i docenti nell’organizzazione dell’evento e dell’attività, ma se la risposta è quel tragico “Niente!”, è necessario rivedere alcuni passaggi e colmare dei vuoti tra i quali quello dell’autovalutazione al termine di ogni attività e progetto.

La scheda proposta, che va personalizzata e graduata per tipologia di scuola e di classe, costituisce una traccia di lavoro che il Coordinatore dell’Educazione Civica potrà proporre ai Colleghi e ciascun docente operativamente e con saggia creatività pedagogica, potrà usare in classe con i propri studenti.

Le voci indicate nella colonna “ambito” potranno essere ulteriormente scalettati con altre voci specifiche secondo la tipologia di classe e di contesto e la colonna delle ore dedicate alle specifiche attività consentirà di verificare che si va ben oltre le 33 ore richieste, documentando i contributi formativi della scuola e le competenze sociali e civiche di cittadinanza che ciascun alunno sviluppa e acquisisce, sono le competenze trasversali che favoriscono la maturazione del senso civico, lo spirito d’iniziativa, e la dimensione progettuale e imprenditoriale che fanno parte delle otto competenze chiave indicate dall’Unione Europea (18 dicembre 2006) e che consentono alle persone di partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita sociale e lavorativa”.

Ciascuna delle attività didattiche e formative che si ritiene possano afferire agli ambiti dell’Educazione civica, se documentata attraverso una scheda similare, renderà più agevole e puntuale la formulazione di una valutazione oggettiva e dettagliata, dando così ragione e motivazione del voto che s’intende proporre per la valutazione intermedia e finale.

Come già l’esperienza del progetto didattico del Consiglio Comunale dei Ragazzi, lezione di Educazione Civica applicata attraverso un “imparare facendo”, nella “Scuola piccola città”,  anche questa proposta di “Portfolio delle competenze di cittadinanza” potrà costituire una “buona pratica” da presentare alla fine dell’anno al Ministero, come indicato all’art. 9 della Legge 20 agosto 2019, n. 92, al fine di  essere inserita nell’Albo delle buone pratiche di Educazione Civica”.

Con «Facciamo EcoScuola» 3 milioni per la sostenibilità

da Il Sole 24 Ore

Grazie alle restituzioni di parte degli stipendi parlamentari, il Movimento 5 Stelle ha raccolto oltre 103 milioni di euro. Tra i tanti progetti finanziati c’è «Facciamo Scuola», che grazie a un milione messo a disposizione dai portavoce regionali ha già sostenuto in pochi anni decine di interventi educativi e strutturali in tanti istituti scolastici italiani. Da quel progetto nasce una nuova iniziativa nazionale, «Facciamo EcoScuola», finanziata con 3 milioni di euro di restituzioni dei portavoce del Movimento di Camera e Senato

L’iniziativa
È quanto viene ricordato sul Blog delle Stelle. Tutte le scuole pubbliche d’Italia potranno inviare entro il 15 gennaio il loro progetto orientato a raggiungere uno di questi obiettivi, ricordano gli esponenti 5 Stelle, vale a dire «riduzione dell’impronta ecologica, interventi di messa in sicurezza dei locali scolastici, promozione della mobilità sostenibile, educazione ambientale, rigenerazione degli spazi, organizzazione di giornate per la sostenibilità».

Saranno gli iscritti alla piattaforma Rousseau, poi, a votare il progetto che preferiscono nella loro regione di appartenenza. A quelli più votati – concludono i pentastellati – andrà un contributo di 10mila o 20mila euro, in base alla tipologia di intervento, che consentirà di realizzare le attività.


Fioramonti: via le tre buste dalla Maturità e l’Invalsi dalla terza media

da Corriere della sera

Maturità, si cambia di nuovo. Il neo ministro Fioramonti aveva promesso che non ci sarebbero stati stravolgimenti, ma ha anche fatto capire che alcune migliorie erano possibili, anzi necessarie. C’è in sospeso la questione se reintrodurre o meno la traccia di storia, come richiesto fra gli altri dalla senatrice a vita Liliana Segre, su cui il ministro si è detto possibilista. Adesso si fa strada anche l’ipotesi di rivedere una delle novità più contestate della Maturità targata Bussetti: l’orale in stile quiz tv. «Sulle buste – ha detto oggi il ministro intervistato dal sito Tecnica della Scuola – , che sono un elemento formale più che sostanziale, stiamo valutando quale intervento fare: garantiscono trasparenza, però necessitano di tempo e risorse. Vorrei evitare che ore e ore si perdessero per cercare di distribuire quesiti. Mentre le commissioni devono dedicarsi alla valutazione e all’esame degli studenti: non fare delle lotterie». Addio alle buste dunque? Par di capire di sì, si saprà – dice sempre il ministro intervistato da Alessandro Giuliani – nel giro di poche settimane.

Test Invalsi non più obbligatori

E le prove Invalsi, che da quest’anno avrebbero dovuto diventare obbligatorie? Già un mese fa, in un’intervista al Corriere aveva anticipato: «Il test Invalsi è utile ma non deve essere requisito di ammissione alla maturità. L’anno scorso non era obbligatorio e l’hanno fatto praticamente tutti, credo che se fosse obbligatorio avremmo l’effetto di spaventare insegnanti e studenti». Oggi si è spinto anche più in là: «Credo molto nella valutazione ma non deve essere un onere. Non si deve studiare per passare il test di valutazione. I test Invalsi devono essere volontari, sarebbe bello avere la fila fuori dalla porta per farli». Un’affermazione che sembra confermare le voci circolanti da settimane secondo cui il ministro vorrebbe eliminare l’obbligo delle prove Invalsi non solo in quinta superiore, dove sono state introdotte per la prima volta l’anno scorso in forma ancora solo facoltativa, ma anche in terza media, dove invece sono già obbligatorie. Anche questo si capirà a breve: per quanto riguarda la valutazione il ministro si è comunque impegnato per usarla per migliorare le condizioni delle scuole che nelle prove Invalsi si dimostrano problematiche.

Noi presidi da aiutare

da la Repubblica

Mariapia Veladiano

Qui non si tratta di buona o cattiva volontà dei presidi, ma di oggettiva impossibilità. Per questo i presidi manifesteranno a Roma il 30 ottobre, perché la sicurezza nelle scuole sia garantita da chi può farlo.

La notizia dei presidi che vengono condannati per incidenti accaduti negli istituti che dirigono, incidenti che sono però legati a ragioni di inadeguatezza o degrado strutturale degli edifici, è qualcosa che mina in modo carsico tutto il mondo della sicurezza a scuola e per questo famiglie e società civile dovrebbero stare bene attente a quel che capita.

Capita questo. Il decreto legislativo 81/2008 mette la sicurezza dei lavoratori in capo al datore di lavoro, che ne è responsabile attraverso l’adeguamento dei locali, la formazione del personale, le misure di prevenzione. Poiché il Miur indica nei presidi il datore di lavoro per gli istituti scolastici, queste misure ricadono automaticamente su di loro. Ma in realtà ai presidi mancano proprio i fondamenti della figura del datore di lavoro, pensata per le aziende innanzi tutto. Il preside non ha autonomia finanziaria, non sceglie il personale, non ha fondi per la struttura e anche se li trovasse attraverso finanziamenti privati e donazioni, non potrebbe spostare un coppo senza l’autorizzazione degli enti proprietari, ovvero i Comuni per la scuola primaria e per le medie, e le Province per gli istituti superiori.

Un preside se ha sentore che una finestra si schiodi o un soffitto traballi può (deve) fare tre cose: avvertire immediatamente con pec l’ente proprietario, intanto prendere misure precauzionali tipo spostare, se ha posto, i ragazzi, oppure, estrema decisione, chiudere la scuola esponendosi alla denuncia per sospensione di pubblico servizio se il pericolo non verrà riconosciuto immediato. Se poi intanto succede qualcosa, questo dicono le sentenze, è comunque colpa sua perché non ha fatto abbastanza. In questo momento si consuma un’operazione di deresponsabilizzazione degli enti proprietari che possono contare su una sentenza definitiva in cui si dice sostanzialmente che tutta la sicurezza, anche quella degli edifici, è in capo al preside.

La preside Franca Principe, oltre alla condanna a due mesi per l’incidente occorso a uno studente nel 2011, sentenza confermata in Cassazione, ha avuto la settimana scorsa anche la sanzione disciplinare dall’Ufficio scolastico della Campania: 5 mesi di sospensione senza stipendio.

Il provvedimento disciplinare è un atto (forse) dovuto, di fronte a una condanna, ma la misura in questo caso è smisurata perché si tratta evidentemente di reato colposo: lei non ha certo voluto che lo studente si facesse male, una quantità di misure di sicurezza erano state messe in atto.

È una sanzione disciplinare che scolpisce nella storia della nostra attuale amministrazione scolastica la assoluta solitudine dei presidi. La manifestazione del 30 ottobre a Roma è nata completamente dal basso, promossa dai presidi stessi che hanno ben chiaro quello che è in gioco, nessun sindacato di categoria al momento la appoggia sul piano organizzativo o finanziario. È nata dalla consapevolezza che su queste sentenze la scuola sta o cade, perché se quelli che potrebbero fare, ovvero gli Enti proprietari, non fanno e non vengono ritenuti responsabili e invece viene condannato il preside che non può fare assolutamente niente sulle strutture, è la fine della sicurezza nelle scuole e anche la fine del lavoro di preside, che dovrà sempre più occuparsi di sicurezza invece di curare il mondo complesso ed esigente delle relazioni di scuola. Si troverà un capro espiatorio nel preside, qualcuno potrà avere il gusto di poter chiamare per nome un colpevole purchessia, ma le scuole resteranno insicure e basta. Non possiamo davvero volere questo.

Infortuni a scuola, i presidi in piazza: “Stanchi di pagare”

da la Repubblica

Ilaria Venturi

È a casa da giovedì scorso, non potrà rientrare a scuola sino a marzo, sospesa per cinque mesi dal lavoro e dallo stipendio dopo la condanna in Cassazione per lesioni colpose gravi: un suo studente nei giorni degli orali della Maturità 2011 cadde da un lucernaio ferendosi gravemente. La porta di accesso a quel terrazzino doveva essere chiusa, una bidella, poi dichiarata inidonea, l’aveva aperta.

Lei quel giorno era a presiedere una commissione d’esame in un’altra scuola. Finì sotto processo e quello di Franca Principe, preside dell’istituto Pisacane di Sapri, divenne un caso emblematico. Ora esploso con la sentenza in ultimo grado: pena confermata a un mese di carcere (sospeso) e a una provvisionale di 15mila euro. Poi è arrivata la sanzione disciplinare dell’ufficio scolastico della Campania, la goccia che ha scatenato la rivolta dei presidi: «Sulla sicurezza degli edifici non possiamo intervenire perché la proprietà è degli enti locali. Ma se succede qualcosa ne rispondiamo noi. Ora basta fare i capri espiatori, si cambi la legge».

Il tam tam è partito via social, dal basso. E così è nata la protesta che ha scavalcato sindacati e associazioni di categoria: il raduno sarà all’istituto Da Vinci di Roma il 30 ottobre, da lì i dirigenti raggiungeranno il Miur per un sit-in, per poi essere ricevuti dai sottosegretari. Ci sarà anche Franca Principe che sin dalla condanna in primo grado ha trasformato il dramma in un’occasione per cambiare le cose. «Sono indignata, ma non rassegnata, credo di essere vittima di un errore giudiziario e lo dico con la serenità che mi viene dal fatto che l’allievo si è salvato. È la cosa che mi ha tenuta su in questi anni insieme al fatto di sapere che ho la coscienza a posto, sono talmente meticolosa che ho fatto tutto quello che era in mio potere: segnalazioni, solleciti. Risultato? Sono stata condannata io, non l’ente responsabile della manutenzione, per questo dico che bisogna cambiare la norma – racconta d’un fiato – la mia vita ora è divisa tra avvocati e medici, una sofferenza anche economica per la mia famiglia».

I colleghi sono pronti a creare un fondo di sostegno, l’Anp pagherà il ricorso contro la sanzione disciplinare perché «sproporzionata» contesta Antonello Giannelli. Sulla sicurezza è recente la denuncia di Cittadinanzattiva: un crollo ogni tre giorni di scuola nell’ultimo anno. L’Inail conta 88mila incidenti nel 2017 nelle scuole. «Non è ammissibile lavorare stando seduti su una polveriera ardente e pagare per responsabilità di inadempienze di altri» aveva già scritto la dirigente di Sapri, 58 anni, all’ex ministra Valeria Fedeli interpretando il comune sentire dei colleghi. Dalla sua battaglia è nata l’associazione «Modifica 81» dal decreto legge, rimasto senza regolamenti attuativi, che i presidi chiedono di cambiare per fare chiarezza sulle responsabilità. Un punto condiviso dalla vice ministro Anna Ascani (Pd) che annuncia un intervento legislativo. «Vogliamo che gli enti locali ci diano scuole sicure», insiste Giannelli.
A pagare per ora sono solo i presidi. «Come possiamo garantire la sicurezza senza avere la possibilità e le risorse per farlo?» domanda Alessandra Francucci, preside di Bologna. E ancora: quale vigilanza se hai otto bidelli per 800 alunni? La rabbia monta.

Concorso Dirigenti Scolastici, sentenza rinviata al 12 marzo 2020

da Orizzontescuola

di redazione

Concorso Dirigenti Scolastici: gli Avvocati dell’Associazione UDIR hanno comunicato che la decisione è stata rinviata al 12 marzo 2020.

Ricordiamo che il 12 luglio il Consiglio di Stato ha accolto la sospensiva presentata dal Ministero dell’Istruzione sull’annullamento del concorso a dirigente scolastico decretato dal Tar Lazio lo scorso 2 luglio.

I nuovi Dirigenti Scolastici hanno assunto servizio il 2 settembre, ma il procedimento è ancora in corso.

La sentenza di merito, fissata per oggi 17 ottobre 2019, è stata dunque spostata al 12 marzo 2020.

Maturità 2020, buste colloquio e tema di storia nel mirino del Ministro Fioramonti

da Orizzontescuola

di redazione

La struttura dell’esame di Stato 2020 rimarrà invariata. Su questo il Ministro Fioramonti è già stato categorico: non si può fare  e disfare ogni anno. Ma qualche piccolo accorgimento probabilmente ci sarà.

Prova di Italiano

Al centro del dibattito ancora la richiesta della Sen. Liliana Segre relativa alle tematiche storiche.

Ho da subito sottolineato che non ho voglia di cambiare l’esame di maturità per l’ennesima volta – ha affermato il Ministro –  Ogni volta che un ministro si insedia cambia l’esame di maturità, come a voler ammettere che non è in grado di cambiare nient’altro. Sono però cosciente che sulla prova di storia all’esame è necessario avviare una riflessione. In questo senso vorrei apporre degli interventi migliorativi senza però fare delle modifiche sostanziali“. ha detto Fioramonti in occasione di un convegno Gilda.

Prova Invalsi

Sull’obbligatorietà dello svolgimento del test Invalsi per l’ammissione all’esame il Ministro ha invece dichiarato in una recente intervista al Corriere:  “È utile ma non deve essere requisito di ammissione alla maturità. L’anno scorso non era obbligatorio e l’hanno fatto praticamente tutti, credo che se fosse obbligatorio avremmo l’effetto di spaventare insegnanti e studenti

Ricordiamo che lo scorso anno è stata del 95,9% la percentuale di partecipazione degli studenti di V anno della scuola secondaria II grado a livello nazionale.

Buste al colloquio

Il Ministro ha già anticipato la possibilità di rivedere il meccanismo, in quanto complesso rispetto ai risultati. . Un’idea, quella delle tre buste, che il precedente Ministro Bussetti ha rivendicato come originale, pensata per offrire degli spunti ai candidati.

Legge di Bilancio 2020: rimane Quota 100, stanziati più soldi per rinnovo contratti. I punti

da Orizzontescuola

di redazione

Il Governo ha approvato all’alba di oggi 16 ottobre la legge di Bilancio 2020, ok anche a fondi per rinnovo contratti dipendenti del Pubblico impiego.

Via libera salvo intese al decreto fiscale e alla legge di  Bilancio dopo una riunione a Palazzo Chigi di circa 6 ore. “Abbiamo impiegato del tempo perché abbiamo approfondito i vari documenti, abbiamo ripassato insieme tutte le misure” ha riferito il Premier Conte subito dopo il Cdm.

Il Documento programmatico di bilancio “è già stato inviato a Bruxelles” hanno spiegato il Premier e il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri.

I punti della legge di Bilancio 2020

Iva: cancellazione clausola, per evitare un aumento delle imposte a carico dei consumatori, con ripercussioni sulla distribuzione e il commercio – si legge nel comunicato del Cdm – gli incrementi dell’Iva pari a 23,1 miliardi di euro previsti a legislazione vigente per il 2020 sono stati completamente sterilizzati, senza ricorrere a interventi sulle rimodulazioni delle aliquote capaci di aumentare il gettito di tale imposta.

Cuneo fiscale: si riduce già dal 2020 il cuneo fiscale a carico dei lavoratori, avviando un percorso di diminuzione strutturale della pressione fiscale sul lavoro e di riforma complessiva del regime Irpef per tutti i lavoratori dipendenti.

Salute:  prevista la cancellazione del cosiddetto superticket in sanità, a partire dalla seconda metà del 2020, con un corrispondente incremento delle risorse previste per il sistema sanitario nazionale, destinate comunque ad aumentare nel prossimo triennio.

Ape social e Quota 100: conferma del sussidio economico che accompagna alla pensione categorie di lavoratori da tutelare e la possibilità per le lavoratrici pubbliche e private di andare in pensione anticipata anche per il 2020.

Canone Rai: esenzione per gli anziani a basso reddito

Contratti Pa: ampliati gli stanziamenti del triennio 2019-2021 per i contratti del Pubblico impiego.

Pagamenti elettronici: si predispone un piano che prevede, tra l’altro, l’introduzione di un super bonus da riconoscersi all’inizio del 2021 in relazione alle spese effettuate con strumenti di pagamento tracciabili nei settori in cui è ancora molto diffuso l’uso del contante, nonché l’istituzione di estrazioni e premi speciali per le spese pagate con moneta elettronica e sanzioni per la mancata accettazione dei pagamenti con carte di credito o bancomat.

Mezzogiorno: vengono destinate risorse ad interventi per incentivare gli investimenti delle imprese, alle infrastrutture sociali e al risparmio energetico.

Famiglie: vengono destinate ulteriori ingenti risorse agli interventi per la famiglia, che saranno oggetto di un piano di razionalizzazione e semplificazione.

Evasione fiscale: vengono messe in campo le politiche di contrasto all’evasione e alle frodi. Previsto un inasprimento delle pene per i grandi evasori. Si introducono misure per contrastare l’illecita somministrazione di manodopera e l’aggiramento della normativa contrattuale in tema di appalti da parte di cooperative o imprese fittizie, che in tal modo evadono l’Iva e non procedono al versamento delle ritenute sui redditi dei lavoratori. Previsto anche un rafforzamento delle misure contro le frodi nel settore dei carburanti. Si implementa il contrasto all’evasione e all’illegalità nel settore dei giochi, attraverso l’istituzione del registro unico degli operatori del gioco pubblico e il blocco dei pagamenti per i soggetti che operano dall’estero senza concessione, anche attraverso l’istituzione dell’agente sotto copertura.

Olimpiadi del Problem Solving, al via la dodicesima edizione

da La Tecnica della Scuola

Prende il via l’edizione 2019/2020 delle Olimpiadi di Problem Solving, le gare di informatica pensate per promuovere la diffusione del Pensiero Computazionale tramite attività coinvolgenti che si applicano alle diverse discipline scolastiche.

È prevista la partecipazione delle classi IV e V della scuola primaria per le gare a squadre; del triennio della scuola secondaria di primo grado e del primo biennio delle scuole secondarie di secondo grado per le gare a squadre e individuali.

Le iscrizioni sono già aperte.

A breve verranno pubblicati regolamento e calendario. La prima gara di istituto si svolgerà ad inizio novembre.

Per tutte le info: www.olimpiadiproblemsolving.it

Sicurezza scuole, Villani: “Modifica della proposta legge per responsabilità dei presidi”

da La Tecnica della Scuola

“Hanno pienamente ragione i dirigenti scolastici a sollecitare interventi legislativi in tal senso. In Italia la fotografia della situazione relativa all’edilizia scolastica è disastrosa: 22.000 scuole su 42.000 sono state costruite prima del 1970 con criteri non antisismici e sono prive di certificazioni. Il 59% degli istituti non ha il certificato di Prevenzione degli Incendi. Consapevole di questa problematica, nelle prime settimane del nostro insediamento ho presentato una proposta di modifica del D.Lgs. 81/2008, per cambiare questa situazione e per definire una volta e per tutte di chi siano le responsabilità in merito alla sicurezza degli edifici scolastici”.

Così la deputata del Movimento 5 Stelle, Virginia Villani ripercorre l’iter della sua proposta di legge “Introduzione del titolo XII-bis del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, concernente la sicurezza degli immobili utilizzati dalle istituzioni scolastiche” presentata il 7 agosto del 2018.

“Al Ministero abbiamo previsto un Piano nazionale triennale che prevede un finanziamento di un miliardo e 700 milioni da destinare all’edilizia scolastica, è altresì possibile chiedere fondi per valutare la sicurezza dei tetti e dei solai e avviare una manutenzione straordinaria. Ma questo è solo un primo passo. La sicurezza è un problema prioritario: le mamme devono avere la certezza che i figli, quando sono a scuola, siano in un luogo sicuro. Non possiamo rinunciare a questo diritto, né mettere a rischio la sicurezza dei nostri bambini e del personale scolastico.

Tuttavia la tematica della sicurezza nelle scuole abbraccia anche un’altra questione che riguarda i Dirigenti Scolastici – spiega Villani – E’ un problema “tutto” italiano dove le responsabilità, civili e penali, del Dirigente Scolastico, del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione e del Medico Competente dipendono, per legge, dal potere decisionale e di spesa di altri soggetti come Comuni, Province, Regioni, Privati, Stato. Ciò perché Sindaci, Presidenti di Provincia, Presidenti di Regione e Privati. Loro sono, per legge, i veri “proprietari” degli edifici scolastici e quindi responsabili, in pieno, dal punto di vista civile e penale, delle loro omissioni. Spesso però si privilegia il loro ruolo politico ed il trasferimento di ogni responsabilità, in caso di problemi o incidenti, va ai Dirigenti Scolastici che, per contro, non hanno in concreto “pieni” poteri organizzativi e di spesa, così come richiesto espressamente dal D.Lgs. 81/2008″.

I rischi che si corrono a scuola, al giorno d’oggi, sono troppo alti.

Stando ai dati pubblicati lo scorso anno da Cittadinanzattiva, si verifica un crollo ogni quattro giorni di scuola, tre edifici su quattro senza agibilità statica, solo uno su venti in grado di resistere ad un terremoto. Accade frequentemente di osservare su pareti e soffitti degli Edifici Scolastici la presenza di muffe, funghi e infiltrazioni di acqua che possono produrre crolli dei soffitti.

Spesso, anche a seguito di segnalazioni del personale scolastico, degli studenti, dei genitori e dei cittadini, i “proprietari” come il Comune, la Provincia ed i Privati tendono a rinviare tali interventi facendo sì che la situazione si aggravi progressivamente. Secondo i dati forniti anche dall’Inail, inoltre, è stata riscontrata una presenza di amianto nel 15% nelle scuole monitorate al livello nazionale. Ben cinquanta invece, gli episodi di crolli e di distacchi di intonaco registrati da Cittadinanzattiva, tramite la stampa locale, tra settembre 2017 e settembre 2018, ovvero più di un episodio ogni 4 giorni di scuola.

“Uno scenario che non possiamo più ignorare e che fa capire l’urgenza di calendarizzare la proposta di modifica del D.Lgs. 81/2008 così da definire gli obblighi di sicurezza e le responsabilità dei proprietari, circoscrivendo il ruolo dei Dirigenti Scolastici – spiega la Deputata Virginia Villani – Il “Dirigente Scolastico ha le mani legate, non può intervenire concretamente, e non ha pieni poteri di spesa sulle strutture (ex art. 2 lettera b) D.Lgs. 81) ma è responsabile in caso di crolli, infortuni e disagi. Il Comune o la Provincia o il Privato o lo Stato come “proprietari” devono garantire gli interventi di manutenzione ordinaria, di manutenzione straordinaria, le certificazioni e i collaudi per il funzionamento degli edifici, con i relativi rinnovi.

Un assurdo italiano dove il Dirigente Scolastico che vive la realtà della “sua” scuola, giorno dopo giorno, consapevole dell’alto rischio, supportato dal parere di un consulente specializzato come il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, non può decidere autonomamente la chiusura della scuola in caso di acclamata emergenza o urgenza” dichiara l’On. Villani.

“Con la proposta di legge del MoVimento 5 Stelle, datata 7 agosto 2018, a mia prima firma, non verranno ritenuti responsabili i Dirigenti Scolastici che avranno fatto richiesta (per tempo) di intervenire sulla manutenzione dell’edificio scolastico. Ciò per quanto attiene alla sicurezza nell’ambito dell’attività scolastica. Invece, l’ente proprietario dell’immobile dovrà occuparsi sia dei rischi inerenti alla struttura degli edifici sia dell’identificazione delle misure atte ad evitarli – afferma Villani.

Questo perché anche se il dirigente scolastico è considerato come datore di lavoro, non ha però le necessarie risorse e strumenti per poter operare direttamente al fine di garantire la sicurezza delle strutture. Con l’approvazione della proposta di modifica al D.Lgs. 81/2008 saranno dunque apportati diversi cambiamenti, soprattutto per quanto riguarda l’articolo 18 che si occupa delle responsabilità, civili e penali, dei Dirigenti Scolastici per ciò che riguarda la sicurezza nei luoghi di lavoro. Con la nuova legge, dunque, le responsabilità dovrebbero essere meglio ripartite tra gli enti proprietari degli immobili scolastici ed i Dirigenti Scolastici. Una norma che cambierà l’architettura giuridica delle responsabilità e assicurerà al personale ed ai bambini, scuole sicure e più accoglienti” conclude la deputata.

Borse di studio Inps, tutte le opportunità per i dipendenti pubblici

da La Tecnica della Scuola

Sono in scadenza nel mese di ottobre due bandi Inps per l’erogazione di borse di studio in favore dei figli di dipendenti della P.A. Un altro bando è in scadenza a novembre.

Vediamo quali sono le opportunità offerte dall’Istituto pensionistico.

Supermedia 2019

Il bando “Supermedia” è riservato a chi ha conseguito, nell’anno scolastico 2018/2019, il titolo di studio della scuola secondaria di primo e di secondo grado o la promozione alle classi successive nella scuola secondaria di secondo grado.

Le borse di studio sono riservate a figli, orfani ed equiparati dei dipendenti della pubblica amministrazione iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali, dei pensionati utenti della Gestione dipendenti pubblici, degli iscritti alla Gestione assistenza magistrale e dei dipendenti e pensionati ex-Ipost.

La domanda può essere inoltrata, esclusivamente on line, a decorrere dentro le ore 12 del giorno 25 ottobre 2019.

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Master e CUP Italia a.a. 2019/2020

Il bando, riferito all’anno accademico 2019/2020, concerne il pagamento di contributi per partecipazione e conseguimento titolo di Master di I o di II livello o di Corsi di Perfezionamento Universitari tenuti in Italia da Atenei ovvero da soggetti legittimati al rilascio del titolo.

Il concorso è riservato ai figli ed orfani dei dipendenti o pensionati iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali ed alla Gestione Magistrale e dei pensionati utenti della Gestione Dipendenti Pubblici.

Possono partecipare al concorso i beneficiari in possesso dei seguenti requisiti:

a) diploma di laurea triennale per master di I livello;
b) diploma di laurea specialistica magistrale o diploma di laurea del vecchio ordinamento per master di II livello;
c) diploma di laurea triennale/magistrale per i CUP;
d) essere inoccupato o disoccupato alla data di presentazione della domanda;
e) avere un’età inferiore ai 40 anni alla data di presentazione della domanda;
f) non aver già ricevuto dall’Istituto, in uno degli anni accademici 2014/2015, 2015/2016 2016/2017, 2017/2018 e 2018/2019 borse di studio, per Master di I e II livello o Corsi universitari di perfezio-namento, finanziate dall’Istituto.
g) non aver presentato domanda per la borsa di studio INPS per la frequenza di Master all’estero per l’anno accademico 2019-2020.

I contributi (per un importo massimo di 10.000 euro) sono 600 per gli aventi diritto della Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali/Gestione dipendenti pubblici e 200 per gli aventi diritto della gestione Assistenza Magistrale.

La domanda deve essere trasmessa entro le ore 12.00 del 30 ottobre 2019.

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Programma Itaca 2020/2021

Il Programma Itaca 2020-2021 mette a disposizione borse di studio per soggiorni scolastici all’estero in favore di figli (o orfani ed equiparati) dei dipendenti e dei pensionati della pubblica amministrazione iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali e dei pensionati utenti della Gestione Dipendenti Pubblici.

Il bando è finalizzato ad offrire a studenti della scuola secondaria di secondo grado un percorso di mobilità internazionale, attraverso la frequenza di un intero anno scolastico, o parte di esso, presso scuole straniere, localizzate all’estero. L’Inps, in particolare, eroga una borsa di studio a totale o parziale copertura del costo di un soggiorno scolastico all’estero, organizzato e fornito da un unico soggetto terzo che garantisca il supporto per l’acquisizione, presso la scuola straniera e quella italiana, della documentazione necessaria per il riconoscimento del periodo di studi trascorso all’estero, secondo le vigenti disposizioni legislative e ministeriali.

In totale, le borse erogate per studiare in Paesi UE o estra UE sono 1.500.

La domanda deve essere trasmessa dal richiedente la prestazione a decorrere entro le ore 12,00 del giorno 22 novembre 2019.

Diplomati magistrale, aggiornato a giovedì 17 il tavolo Miur-sindacati

da La Tecnica della Scuola

Sul tema delle possibili soluzioni rispetto alla proroga delle misure contenute nel Decreto dignità a tutela della continuità didattica il confronto con il Miur proseguirà domani e il tavolo con ogni probabilità sarà riconvocato per le ore 11.00.

Si tratta di trovare delle soluzioni che vadano nella direzione di tutelare tutti i diversi lavoratori coinvolti. Per questo motivo il Miur valuterà le varie proposte prese in esame e riconvocherà le organizzazioni sindacali domani in mattinata.

I sindacati hanno ribadito la grande urgenza di una misura a tutela della continuità didattica, che verrebbe calpestata dai pronunciamenti in arrivo in corso d’anno, con il conseguente avvicendamento di insegnanti sulle cattedre, anche nei casi di sostegno, in cui famiglie e alunni coinvolti pagherebbero un prezzo inaccettabile.

Concorso dirigenti scolastici, tribunale siciliano ribadisce illegittimità bando

da La Tecnica della Scuola

Si va consolidando l’orientamento della giurisprudenza del lavoro in merito al riconoscimento dei benefici di cui alla legge 104/92 nella procedura di reclutamento dei dirigenti scolastici vincitori dell’ultimo concorso.

Avevamo scritto delle pronunce dei Tribunale del lavoro di Siena e Palermo, che si erano espressi a favore del riconoscimento del diritto alla scelta della sede con priorità sin dalla fase di assegnazione alla regione di destinazione, ed è di oggi 15 ottobre un nuovo intervento della magistratura del lavoro, questa volta il Tribunale di Termini Imerese, che ribadisce sul punto l’illegittimità del bando di concorso.

Il Giudice del lavoro di Termini Imerese infatti, accogliendo il ricorso d’urgenza proposto dall’avv. Dino Caudullo nell’interesse di una vincitrice del concorso a dirigente scolastico, cui il bando aveva precluso di poter scegliere con priorità in base alla legge 104/92 sin dalla fase di assegnazione alla regione, nel rilevare la nullità del bando di concorso stesso per violazione della legge 104, ha rilevato che è chiaro che l’unico modo per rendere effettivo il diritto previsto dall’art.33 della L.104 era quello di consentirne l’esercizio sin da subito, ossia sin dalla fase di assegnazione alla regione di destinazione e non dopo, come tuttavia è avvenuto.

Risultano ancora pendenti diversi ricorsi innanzi ai giudici del lavoro di tutta Italia e, quello che si va profilando, è un orientamento della giurisprudenza favorevole ai vincitori di concorso che beneficiano della legge 104/92