Un sottotitolo parla a tutti

Un sottotitolo parla a tutti
SuperAbile INAIL del 31/08/2023

Fiadda: “È sbagliato pensare che i sottotitoli siano destinati solo ed esclusivamente alle persone sorde ma possono essere utili a tutti”.

BOLOGNA. A giugno il DAMSLab, il laboratorio di valorizzazione culturale urbana, attivato e gestito dal Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna, ha ospitato il panel internazionale “Sottotitoli: opportunità tra diritti e inclusione sociale“, organizzato da Fiadda, l’Associazione per i diritti delle persone sorde e famiglie, in occasione del Biografilm Festival 2023. 

“L’evento moderato da Federico Spoletti, managing director di Sub/It- spiega Fiadda Emilia Romagna- ha visto la partecipazione di quattro professioniste del settore provenienti dall’Italia, dalla Slovacchia e dagli Stati Uniti ed è stata l’occasione per aprire un confronto tra le diverse realtà che ruotano attorno alla produzione e alla distribuzione di film e prodotti audiovisivi in merito alla sottotitolazione dei contenuti nel nostro Paese e all’estero. Ad oggi, infatti, l’Italia è uno dei pochi Paesi ancora ancorati alla pratica del doppiaggio di contenuti audiovisivi a differenza di Paesi esteri come il Regno Unito o gli Stati Uniti dove i film al cinema sono proiettati in lingua originale e sottotitolati poi in lingua inglese e anche la programmazione televisiva deve prevedere una certa percentuale di programmi sottotitolati.  Molti sono gli aspetti che determinano questa arretratezza da parte del sistema italiano ma ciò che ha colpito molto le panelist dell’incontro è stato che in realtà sia da parte dei produttori e dei registi che da parte degli utenti c’è molta sensibilità rispetto alla necessità di inserire i sottotitoli nei prodotti audiovisivi. E quindi è chi media produttore e destinatari ad essere in difetto? Probabilmente sì!”. 

“Uno slogan usato spesso da Fiadda è stato: ‘un sottotitolo parla a tutti’”, spiega Valeria Cotura, esperta di fruibilità della cultura del Direttivo Nazioanle di Fiadda. “Infatti è sbagliato pensare che i sottotitoli siano destinati solo ed esclusivamente alle persone sorde ma possono essere utili a tutti, agli udenti in primis, ai bambini, agli anziani, a chi è straniero e conosce meno bene la lingua, a chi ha disturbi dell’apprendimento. Inoltre i sottotitoli sono un ottimo strumento per le nuove generazioni per abbattere l’analfabetismo e aiutano anche a combattere l’inquinamento acustico di alcuni luoghi pubblici molto affollati.” “Nei cinema italiani i film non sono ancora completamente fruibili per le persone con sordità- dontinua Fiadda – La grande distribuzione, infatti, sostiene che inserire i sottotitoli infastidisca il pubblico udente e lo allontani dalle sale. Ma se a casa il 40% degli utenti delle piattaforme di streaming online aziona i sottotitoli abitualmente, di quale pubblico ipotetico stiamo parlando? Continuiamo allora a chiedere un cinema che sia realmente fruibile a tutti. Perché vedere un film al cinema è un vero atto di condivisione e se qualcuno ne rimane escluso, allora, come possiamo definirci una società attenta a tutti?”.

Se la TV pubblica lede la dignità di migliaia di persone con autismo

Se la TV pubblica lede la dignità di migliaia di persone con autismo
Superando del 31/08/2023

«Come abbiamo appreso da un articolo di “Superando.it” di qualche giorno fa – ci scrive l’avvocata Ivana Consolo, con riferimento al nostro testo L’Ordine dei Giornalisti al lavoro per una guida sul linguaggio della disabilità -, il giornalismo italiano sta cercando di prendere provvedimenti per imparare a parlare di disabilità. Ma gli episodi di gravi, gravissimi errori di comunicazione continuano e, quando avvengono sulla TV di Stato, pagata dai cittadini (anche quelli con disabilità), fa ancora più male».
«In quanto avvocato che si occupa dei diritti e della tutela di persone con autismo, non potevo tacere dinanzi a ciò che è successo il 28 agosto in occasione della messa in onda del programma di RAI Uno Estate in diretta. Ho scritto dunque all’Ufficio Stampa RAI, auspicando che ciò possa portare ad una rettifica e a scuse pubbliche nei confronti delle persone autistiche di questo Paese».
Ben volentieri, quindi, riprendiamo qui di seguito la lettera di Ivana Consolo all’Ufficio Stampa RAI.

Chi scrive è un avvocato civilista che, tra le altre cose, si occupa anche dei diritti e della tutela dei ragazzi autistici. Ho creato un gruppo Facebook dedicato all’autismo che ad oggi conta oltre 3.300 follower tra famiglie di ragazzi fragili, Associazioni, attivisti, professionisti, ragazzi autistici, semplici persone sensibili al tema, e proprio tutti loro mi hanno segnalato quanto accaduto in occasione della puntata del programma Estate in diretta andata in onda su RAI Uno il 28 agosto.
Se oggi sono qui a scrivere, è perché dopo essermi doverosamente informata mediante visione in replay della puntata, ho deciso di raccogliere e rappresentare le legittime doglianze provenienti dal “mondo dell’autismo” che qui rappresento.
Ebbene, in occasione di un dibattito che i due conduttori di Estate in diretta hanno organizzato per affrontare il terribile episodio di cronaca dello stupro di gruppo verificatosi a Palermo, uno dei giornalisti in collegamento video, esattamente Andrea Di Consoli, ha utilizzato un’espressione che fa sobbalzare e inorridire chiunque viva l’autismo personalmente, o se ne occupi a vario titolo. Il giornalista, infatti, ha parlato di «autismo di gruppo», facendo riferimento alla violenza perpetrata dagli stupratori di Palermo.
L’avere utilizzato una tale espressione durante una trasmissione seguita da milioni di telespettatori, meriterebbe un intervento serio nei confronti del giornalista che si è espresso in tal modo, e dei conduttori di Estate in diretta che non hanno battuto ciglio dinanzi ad una tale bestialità proferita da un loro ospite.
Associare l’autismo alla violenza, anzi alla delinquenza, significa far passare un messaggio del tutto distorto e falso, nonché estremamente grave! Ciò che è accaduto a Palermo, non è “autismo di gruppo”, ma becera delinquenza di gruppo.
Ma ciò che è ancora più grave è che sia stata la TV di Stato a rendersi protagonista di un tale accadimento. Ricordo alla RAI che noi tutti cittadini paghiamo un canone per poterne vedere le reti; anche gli autistici adulti e le famiglie dei ragazzi autistici pagano il canone, e di sicuro non sono lieti di pagare un servizio pubblico che non esita a porre in essere condotte del tutto irrispettose nei loro riguardi!
È chiaro ed evidente che nessuno dei giornalisti di Estate in diretta sappia cosa sia l’autismo. E visto che non lo sanno, appare il caso di fornire loro elementi per poter conoscere, capire e quindi rispettare.
L’autismo è una condizione del soggetto, del suo neurosviluppo, che si presenta con un’estrema varietà di manifestazioni e/o forme. Ricondurre l’autismo ad un fattore di pericolo per sé e gli altri significa ignorare l’esistenza di migliaia di persone autistiche, di ogni età, che invece sono l’immagine della sensibilità e della dolcezza; che non farebbero mai del male a nessuno; che (nei cosiddetti casi “ad alto funzionamento”) si prodigano per sensibilizzare la società sul tema, cercando di creare i presupposti per una piena e autentica inclusione; che troppo spesso sono esse stesse vittime di un sistema ancora incapace di accoglierle e di dare loro tutto ciò che serve per poter vivere un’esistenza dignitosa.
I ragazzi autistici e le loro famiglie, conducono una vita che rassomiglia ad una guerra quotidiana: lottano per poter frequentare le scuole, lottano per potere avere accesso alle terapie, lottano per poter veder riconosciuti i loro diritti, lottano per il “Dopo di Noi”, lottano contro ogni forma di discriminazione.
A questo punto chiedo: se la televisione offre visioni distorte di tematiche così serie e rilevanti dal punto di vista sociale, a che servono le lotte quotidiane delle famiglie? A cosa serve il lavoro delle Associazioni, degli attivisti, degli educatori e di professionisti come la sottoscritta, che si rivolge ai Tribunali per esigere il rispetto dei diritti dei più fragili? Basta infatti una sola puntata “mal costruita” di un programma televisivo offerto dal servizio pubblico per mandare in frantumi l’impegno di tantissime realtà, ma, soprattutto, per respingere ancora una volta, nell’antro dello stigma sociale e dell’ignoranza, migliaia di esseri umani che non hanno alcuna colpa e che non meritano di essere “etichettati” in modo sgradevole e irreale!
La trasmissione Estate in diretta dovrebbe informare, con un taglio giornalistico, il pubblico pomeridiano di RAI Uno, ma se davvero la RAI ambisce a svolgere una sana funzione divulgativa e informativa, allora sarebbe il caso che vigilasse sul grado di preparazione dei propri conduttori e giornalisti, e intervenisse adeguatamente ogni volta che costoro commettono “svarioni” tali da ledere la dignità di una notevole percentuale di popolazione italiana e mondiale.
Auspico dunque che il gravissimo errore di comunicazione che è stato commesso venga compreso, che si provveda a rettificare con un comunicato durante una nuova puntata della trasmissione Estate in diretta e che si porgano anche e doverosamente le scuse alle tante persone autistiche di questo Paese.
Qualora poi questo mio appello restasse “lettera morta”, non esiterò a trasmettere il tutto all’Autorità di Vigilanza RAI e all’Ordine Nazionale dei Giornalisti, affinché valutino e adottino i più opportuni provvedimenti.

di Ivana Consolo, Avvocata del Foro di Catanzaro, promotrice del Gruppo Facebook “#Autismo Diritti e Tutele”.

Educazione&Scuola Newsletter n. 1152


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Agosto 2023 – XXVIII Anno

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Notizie
Internalizzazione dei servizi di pulizia

Pubblicato il bando per la nuova procedura selettiva
Pubblicato il bando di concorso per 1.740 posti nelle classi quarte e quinte della Scuola primaria

Assunzioni in CdM

Consiglio dei Ministri, 3 agosto 2023

Formazione iniziale Docenti

Firmato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che definisce i nuovi percorsi di formazione iniziale degli insegnanti della Scuola secondaria di I e II grado

CCNI Dirigenti Scolastici

Roma, 1 agosto 2023
Nota 30 agosto 2023, AOODGPER 51325

Personale docente immesso in ruolo per l’a.s. 2023/24 ex art. 59, comma 4 e 9-bis del D.L. n. 73/21 e art. 5-ter D.L. n. 228/21, in assegnazione provvisoria ex articolo 1, comma 2, dell’Intesa del …
Nota 30 agosto 2023, AOODPIT 3845

Diciassettesima edizione del concorso Juvenes Translatores, 2023-2024
Avviso 22 agosto 2023, AOOGABMI 106909

Avviso pubblico per la selezione di assistenti amministrativi per il Gruppo di supporto al PNRR

Avviso 22 agosto 2023, AOOGABMI 106912

Adesione iniziativa rif. Prot 100100/2023 in attuazione del decreto del Ministro dell’istruzione e del merito 21 luglio 2023, n. 145. Proroga del termine per la trasmissione della candidatura

Avviso 21 agosto 2023, AOODGPER 49431

Personale educativo. Procedura “per chiamata” di cui all’articolo 1, commi da 17 a 17-septies, del decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126 – Apertura funzioni telematiche per la presentazione delle …

Legge 10 agosto 2023, n. 103

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 giugno 2023, n. 69, recante disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi derivanti da atti dell’Unione europea e da procedure di infrazione …

Legge 10 agosto 2023, n. 112

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 giugno 2023, n. 75, recante disposizioni urgenti in materia di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, di agricoltura, di sport, di …

Decreto-Legge 10 agosto 2023, n. 104

Disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici

Decreto-Legge 10 agosto 2023, n. 105

Disposizioni urgenti in materia di processo penale, di processo civile, di contrasto agli incendi boschivi, di recupero dalle tossicodipendenze, di salute e di cultura, nonche’ in materia di personale …

Decreto Direttoriale 10 agosto 2023, AOOGABMI 68

Graduatorie di merito comando presso il Ministero dell’istruzione e del merito – Unità di missione per il Piano nazionale di ripresa e resilienza e per posizioni di esonero nelle regioni per la selezione …

Accordo Quadro 7 agosto 2023, AOODGOSV 26253

Accordo Quadro tra la Marina Militare ed il Ministero dell’Istruzione e del Merito

Nota 4 agosto 2023, AOODGOSV 26102

Scuola estiva La pratica filosofica per lo sviluppo sostenibile. Città future VI edizione A.S. 2022-2023 – Modalità virtuale Piattaforma Zoom 28-29-30 agosto 2023

Decreto Dipartimentale 4 agosto 2023, AOODPIT 1330

Concorso per titoli ed esami per l’accesso ai ruoli del personale docente relativi all’insegnamento dell’educazione motoria nella scuola primaria, di cui all’articolo 1, commi 329 e seguenti, della …

CCNI 1 agosto 2023

Individuazione delle fasce di complessità, dei criteri di riparto e impiego della risorsa costituente il Fondo unico nazionale (FUN), tra quota destinata alla retribuzione di posizione e quota destinata …

Rubriche

in Bacheca della Didattica

A Scuola di bugie e inganni costosi

di Francesco Scoppetta

Il contributo dei Docenti nella sfida sociale

a cura di Mariacristina Grazioli

Carriera alias

di C.S. Benfante Picogna, D.A. Tumminelli, Z. Matera

Ipotesi CCNL 2019- 2021 Scuola: novità e abrogazioni

di Carmine Iannicelli

Suona la campanella al ritmo del PNRR

di Bruno Lorenzo Castrovinci

Mobilita intercompartimentale nel settore “istruzione e ricerca”

di C.S. Benfante Picogna, D.A. Tumminelli, Z. Matera

Incarichi aggiuntivi conferibili al Dirigente scolastico

di C.S. Benfante Picogna, D.A. Tumminelli, Z. Matera

La scuola oltre la scuola

di Margherita Marzario

in Handicap&Società di Rolando Alberto Borzetti

FAQ Handicap e Scuola – 67

a cura dell’avv. Salvatore Nocera e di Evelina Chiocca

in InformagiovaniLa Rete di Vincenzo Andraous

Ok Corral

di Vincenzo Andraous

Adolescenti semidei

di Vincenzo Andraous

G. Parisi, Io, Bullo

di Antonio Stanca

Ilse Koch (La strega di Buchenwald)

di Antonio Stanca

AA.VV. (a cura di A. Caputo), Filosofia e Istituti Tecnici

di Carlo De Nitti

A. Bajani, Il libro delle case

di Antonio Stanca

in Software

Internet, Reti, Nuove tecnologie

Verso il “Quantum Internet”

A Silvia Zorzetti l’Early Career Award del Governo americano – Università di Pisa, innovazione

Didattica digitale integrata

Firmato decreto per investimenti di oltre 8 milioni di euro


Decreto Agenda Sud

Il decreto ministeriale, firmato il 30 agosto 2023, si propone di attuare un piano complessivo per la riduzione dei divari territoriali e negli apprendimenti: coinvolge oltre 2mila scuole del Mezzogiorno e sarà finanziato con 265,5 milioni di euro, per le seguenti attività:

  • contrasto alla dispersione e riduzione dei divari negli apprendimenti;
  • potenziamento delle competenze di base e trasversali;
  • retribuzione delle ore aggiuntive al personale scolastico impegnato nell’attuazione dei progetti didattici;
  • attività laboratoriali (sport, teatro, musica, educazione alla cittadinanza e al rispetto, ecc.) per l’apertura delle scuole oltre l’orario scolastico.
  • Apertura della scuola al territorio
  • Prolungamento del tempo scuola al pomeriggio

Verrà dedicata particolare attenzione a 245 scuole (incluse le 4 scuole del primo ciclo di Caivano) individuate da INVALSI sulla base delle rilevazioni nazionali, per le quali sono previste ulteriori misure:

  • docenti aggiuntivi per le secondarie di I e II grado (per circa 4/5 docenti per ogni scuola);
  • accompagnamento e supporto costante da parte del Ministero tramite Indire e Invalsi;
  • formazione specifica dei docenti
  • coinvolgimento delle famiglie
  • didattica innovativa e laboratoriale
  • potenziamento delle attività sportive

In un prossimo decreto-legge saranno previste misure di rafforzamento delle sanzioni per contrastare l’evasione dell’obbligo scolastico e risorse specifiche, sia per potenziare esperienze di mobilità per studenti sul modello Erasmus per favorire confronti con altri contesti, sia per dotare le scuole in contesti caratterizzati da fragilità educativa di personale amministrativo aggiuntivo e incentivi per il personale docente.

Inoltre, il piano Agenda Sud adottato prevede già un fondo speciale per finanziare progetti di rete per aree e contesti con maggior disagio educativo: il progetto pilota di Caivano sarà finanziato specificamente con 1 milione di euro e coinvolgerà le quattro scuole del primo ciclo: IC2 De Gasperi, IC Cilea-Mameli, IC3 Parco Verde e IC Milani, prevedendo anche docenti aggiuntivi in queste scuole. Sempre a Caivano altri 560mila euro saranno destinati alla lotta contro l’abbandono scolastico e i divari territoriali.

Verrà anche firmata una convenzione con il centro polifunzionale Delphinia in collaborazione con il Ministro dello Sport, affinché la struttura sia messa a disposizione anche delle scuole.

Oltre a questi interventi, il Ministero dell’istruzione e del merito ha assegnato risorse nell’ambito del PNRR anche per la costruzione di 2 nuovi asili nido e per la riqualificazione di 2 palestre, nonché oltre 1,3 milioni per rinnovare le aule, i laboratori e gli ambienti didattici con interventi che mirano, quindi, ha sottolineato il Ministro, “ad avere scuole più accoglienti e innovative, rendendole luoghi di serenità per gli studenti”.

“Durante la visita a Caivano di questa mattina, con il presidente del Consiglio Meloni e i ministri Piantedosi e Abodi, ho presentato le misure del Decreto Agenda Sud. Questi provvedimenti, che coinvolgeranno direttamente anche quattro scuole di questo Comune e di molti altri in situazione di disagio sociale, riguardano oltre 2mila istituti e puntano a fare della scuola il fulcro dello sviluppo dei territori, tramite una serie di iniziative, tra le quali l’inserimento di più docenti e, in previsione, il rafforzamento delle sanzioni nei confronti di chi non manda i figli alla scuola dell’obbligo. Caivano rappresenterà un progetto pilota di Agenda Sud e sarà supportato e monitorato costantemente dal Ministero; io stesso tornerò fra un mese a verificare i progressi di questo cambiamento, nel segno della Grande Alleanza tra istituzioni, scuola, famiglie e studenti”: queste le parole del Ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara dopo la visita a Caivano.

“La nostra volontà è di rendere le scuole degli efficaci poli e hub educativi, presìdi di sviluppo dei territori connessi con altre scuole, enti, istituzioni, associazioni del Terzo settore: una vera e propria rete grazie alla quale sarà possibile attivare, anche grazie a docenti aggiuntivi nelle aree più a rischio e a un maggior supporto anche nelle ore curricolari, azioni di sostegno psicologico e socio-educativo durante tutto il percorso di studi, percorsi formativi personalizzati, di orientamento e di accompagnamento. In particolare si finanzieranno azioni di supporto sociale e psicologico per quei ragazzi provenienti da contesti di particolare fragilità più a rischio dispersione. Inoltre, verrà messa in atto un’azione di sensibilizzazione sui temi della parità di genere, anche attraverso l’adozione di una specifica circolare ministeriale”, ha concluso il Ministro Valditara.

Nota 31 agosto 2023, AOODGSIS 3597

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali
Direzione Generale per i sistemi informativi e la statistica

Ai Dirigenti/Coordinatori scolastici delle istituzioni scolastiche statali e paritarie
e, p.c. Ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali Ai Dirigenti degli Ambiti Territoriali
Al Sovrintendente Scolastico per la Regione Valle d’Aosta
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Trento
Al Sovrintendente Scolastico per la scuola in lingua italiana di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la scuola delle località ladine di Bolzano
Ai Referenti Regionali e Provinciali dell’Anagrafe degli studenti

OGGETTO: Anno Scolastico 2023/2024 – Attività di aggiornamento dell’Anagrafe Nazionale degli Studenti.

Oltre la lezione frontale

“Oltre la lezione frontale: la situazione stimolo come opportunità”

Il 31 agosto il nuovo Convegno Nazionale CPP

L’incontro online, a cura del pedagogista Daniele Novara con il professor Roberto Farnè e lo staff dei formatori del Centro Psico Pedagogico, è organizzato in collaborazione con Crescendo by Sodexo

“Oltre la lezione frontale: la situazione stimolo come opportunità” è il titolo del Convegno Nazionale del CPP – Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti – che si terrà online il 31 agosto dalle 9.30 alle 13.30. L’incontro, diretto dal pedagogista Daniele Novara, con la partecipazione del professor Roberto Farnè e dello staff dei formatori del CPP, è realizzato in collaborazione con Crescendo by Sodexo, l’insieme dei servizi educativi di Sodexo dedicati alla prima infanzia.

Il focus del convegno è la presentazione di un nuovo metodo di insegnamento basato sulla “situazione-stimolo“, che risponde ai bisogni delle nuove generazioni e delle loro famiglie con un approccio pedagogico innovativo e che si fonda sulla sospensione della spiegazione come fulcro dell’attività didattica. A partire dalla consapevolezza che gli alunni imparano prevalentemente dalla collaborazione e dalla condivisione fra loro stessi, l’obiettivo dei docenti diventa quello di creare situazioni che generino negli studenti curiosità e domande. L’incontro presenterà quindi uno strumento, adatto alle varie fasce d’età degli alunni, che sostituisce efficacemente la classica lezione frontale in favore della creazione di una “comunità di apprendimento”.

A parlarne saranno i docenti che ne sono stati gli artefici e che lavorano in scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, a dimostrazione della validità del dispositivo in tutte le fasce di età. Oltre a Daniele Novara e allo staff del CPP, interverranno al convegno: Roberto Farnè, professore ordinario di Didattica generale e docente di “Pedagogia del gioco e dello sport” nel corso di laurea in Scienze motorie, e gli insegnanti Karin Emma Biavaschi, Paola Sabatino, Marcello Riccioni, Andrea Sangalli, Gabriella Fanara e Stefano Saponaro.

Il Convegno CPP è destinato a genitori, educatori, allenatori e operatori educativi e rappresenta ormai un tradizionale momento di inizio anno scolastico per migliaia di insegnanti. L’evento proporrà esperienze pratiche e fattibili per entrare nella concretezza della vita scolastica. Durante l’incontro online, verrà presentata una video testimonianza di un esempio virtuoso del metodo di insegnamento “situazione-stimolo”, girata presso gli asili nido del Comune di Buccinasco, dove Crescendo by Sodexo ha in gestione i servizi educativi.

Lorella Boccalini e Vanja Paltrinieri, pedagogiste, formatrici e consulenti educative del CPP, hanno seguito l’equipe di Buccinasco in una formazione outdoor del personale, che ha provato a condividere una progettazione pensata e calibrata sui bambini, per poi osservarne i risultati. Le educatrici hanno creato delle situazioni-stimolo personalizzate, ad esempio allestendo, nel giardino del nido, un “setting” con pozze di fango e pneumatici o lasciando i bimbi liberi di interagire con la natura, con il supporto del personale. In questo modo, i piccoli hanno potuto sperimentare la propria motricità attraverso l’osservazione e l’esplorazione della situazione-stimolo. Inoltre, il nuovo metodo didattico ha favorito la creazione di una “comunità silente”, in cui i bimbi hanno cooperato tra di loro, aiutandosi l’un l’altro nella scoperta dell’ambiente circostante.

Il CPP, Istituto che dirigo dal 1989, ha recuperato negli anni le grandi tradizioni pedagogiche innovative come quella cooperativa, quella montessoriana e quella esperienziale – spiega Daniele Novara, direttore del CPP -. Ha sviluppato tecniche, dispositivi e metodi che forniscono un concreto contributo a quei professionisti dell’apprendimento scolastico che intendono vivere il loro mestiere come occasione di cambiamento. Si avverte pressante il bisogno di uscire dal mito della lezione frontale, dall’elogio della magistralità pura, dalla retorica della scuola come semplice ascolto da parte degli alunni“.

Sarà illustrata anche l’esperienza dei Percorsi animati, rivolta a bambini e ragazzi dai sei ai tredici anni e progettata dal CPP per il Museo Bagatti Valsecchi di Milano con lo scopo di rispondere al bisogno dei musei di interagire con le esigenze e le risorse del territorio.

Il Convegno CPP è riconosciuto dal MIM (Ministero dell’Istruzione e del Merito) come aggiornamento e formazione per gli insegnanti. È possibile iscriversi, anche utilizzando la Carta del Docente, dal sito web, oppure scrivendo all’indirizzo convegno@cppp.it

A Scuola di bugie e inganni costosi

A Scuola di bugie e inganni costosi

di Francesco Scoppetta

Gian Antonio Stella è un giornalista famoso, nato ad Asolo (TV) il 15/3/1953, dove il padre insegnava. Nel 2007 ha pubblicato con Sergio Rizzo La casta , che, con oltre 1,3 mil di copie vendute e ben 24 edizioni è stato un successo editoriale senza precedenti. Col senno di poi si può ben dire che l’antipolitica incarnata nel grillismo ha avuto da quel libro un impulso forte.

A fine luglio di quest’anno Stella ha ripreso sul Corriere un vecchio discorso sui diplomifici ( Il turismo dei diplomifici. Pochi giorni di frequenza e «rette» fino a 10mila euro per una maturità facile) rivelando che in Campania c’è il record degli iscritti in queste paritarie: il 90%. Stella di solito basa le sue analisi sui dati forniti da Alfredo Vinciguerra, storico direttore di “Tuttoscuola”, che ha il merito da tanti anni di svelare la scuola italiana, con inchieste e dati aggiornati, per quello che è, come avviene ormai ogni anno quando vengono diffusi i dati Invalsi. G.A. Stella ha così costretto anche Repubblica (25/8/23) ad occuparsi della faccenda campana (Scuola, la Campania felix della maturità facile: “L’invasione dei 23 mila iscritti solo al quinto anno” di Bianca De Fazio, Ilaria Venturi).

“È la Campania il bengodi della Maturità facile, la fabbrica di diplomi. Basta scegliere una delle oltre 90 scuole paritarie che all’ombra del Vesuvio, più che altrove, promettono la Maturità con appena un anno di scuola superiore. Nell’hinterland partenopeo si rilasciano diplomi che poi viaggiano in tutto il Paese, dalla Liguria al Nord Est, dall’Emilia alla Lombardia: da tutte le regioni d’Italia studenti giovani, e meno giovani, alimentano un mercato che di legale ha poco, ma ha stuoli di avvocati che garantiscono la quasi impunità grazie a cavilli legali e pronunciamenti dei Tar”.

Dove sta dunque il trucco che adoperano i diplomifici? Lo sappiamo da decenni, sta nella categoria “studenti-lavoratori”. Non bastano, per esempio, i divieti alla formazione di classi cosiddette collaterali negli istituti paritari (quelle cui vengono iscritti i diplomandi dell’ultima ora), perché più di un Tar ha stabilito che tali limiti devono cessare se gli studenti risultano anche lavoratori. E allora, come per miracolo, nella regione della disoccupazione giovanile più alta d’Europa, quegli alunni risultano, quasi sempre, appartenere alla categoria degli studenti-lavoratori.

Fatta la legge trovato l’inganno è un vecchio detto che in Italia, dove le leggi vengono prodotte in maniera incessante, è ormai un motto da scrivere sulla bandiera tricolore. Ma quel detto ormai è diventato un altro, ogni legge contiene l’inganno. Torniamo agli studenti-lavoratori ( disposti a pagare sino a 15 mila euro per quel pezzo di carta ottenuto in pochi mesi di finta scuola, ma in genere ne bastano solo 5mila) per chiederci, ma chi controlla lo status? Nessuno, e quindi come abbiamo già appreso per il reddito di cittadinanza, tutta la normativa è costruita (ecco l’inganno) sulla impossibilità di effettuare i controlli. Come ha scritto Vinciguerra, “sarebbe facile fare una verifica sullo status di lavoratori. Perché non la si fa? Sarebbe la leva per bloccare il fenomeno”. Il fenomeno tipicamente italiano della legge che contiene al suo interno l’inganno (il bonus 110% è esemplare) si riassume in una legge che in apparenza sembra perseguire l’effetto A ma in realtà vuol ottenere B.

Un altro inganno, ancora pienamente operante, lo stesso Stella lo spiegò nel 2019 sugli scioperi nelle scuole. Giusto per autocitarmi, in un mio libro  La fabbrica dei voti finti, 2017, Armando editore) erano spiegati anche altri casi, dalla grande truffa delle ore di 50 minuti senza recupero per i docenti, alle assemblee sindacali fatte solo di mattina (mai nel pomeriggio) con conseguente perdita di ore di lezione, per finire con lo storico passaggio del personale Ata nei ranghi dei dipendenti statali che sarebbe dovuto avvenire ( ecco il trucco) “senza oneri per lo Stato”. Inganni, bugie, truffe, giochi di prestigio, che io, in quel mio libro, riassunsi tutti raccontando il seguente episodio. Facendo il preside ho spesso ricevuto telefonate anonime che mi preannunciavano un “allarme bomba a scuola”. Sin dalla prima volta la mia risposta fu sempre la stessa: “Oddio. Moriremo tutti”. Se avessi, dopo la prima telefonata, innescato la procedura cautelare prevista, avrei dovuto far uscire tutti e chiamare gli a rtificieri per una verifica. Fatta una volta, l’avrei dovuta ripetere sempre, anche se non sono scaramantico. Il mio non è stato un rischio, diciamo che conoscevo bene il contesto, ma ho raccontato questo per dire che nelle scuole se si fanno prevalere sempre e comunque le procedure e le formalità sulla sostanza, si finisce per sfiorare il ridicolo. Allora, si era nel 2019 (ma nel 2023 è lo stesso), pare possibile che nessuno si metta a ridere ( per non piangere) se Stella poneva questa domanda sul Corsera?

Perchè chiudere la scuola se sciopera meno dell’1% dei professori? (19/11         /2019). Anche se quasi nessuno aderisce i presidi chiudono le scuole in via preventiva. Scuola, persi 2,5 milioni di lezioni perchè sciopera 1 professore su 100.

G.A. Stella riepilogava le 177 sigle sindacali nella scuola, 114 con meno di 100 iscritti, e faceva l’esempio di un anno scolastico (dal 26/10/2018 al 25/10/2019). In quell’anno gli scioperi nella scuola sono stati 12, proclamati da sigle minori come l’Unicobas (1527 iscritti), Cub scuola (979), Sgb (229), o addirittura microscopici come il Sisa o l’Unione sindacale italiana che contano 13 iscritti a testa, su oltre 1 milione di addetti dalle materne alle superiori. Nessuno sciopero ha sfiorato il 2%, tutti sotto, con partecipazioni che sfiorarono in due casi lo 0,50 e lo 0,52.

Dove sta l’inganno? Le fasi della pantomima sono tre: la proclamazione dello sciopero; l’adesione volontaria allo sciopero; la comunicazione alle famiglie. “La proclamazione di uno sciopero anche di una sigla minuscola e poco rappresentativa, viene rilanciata su tutto il circuito mediatico, nazionale e locale. Il tam tam via social fa da cassa di risonanza (spesso richiamando l’immagine del venerdì nero oppure utilizzando la frase tipica “per l’agitazione dei sindacati di base non mancheranno disagi nelle scuole”).

Ora, le leggi che regolano il diritto di sciopero “non fanno però menzione della facoltà del lavoratore di comunicare o no se intenda scioperare”. Ne parla solo un accordo del 1999. Ogni lavoratore senza comunicarlo in via preventiva può decidere all’ultimo momento di scioperare. E’ vero che in occasione di ogni sciopero i capi d’istituto invitano in forma scritta il personale a rendere comunicazione volontaria circa l’adesione allo sciopero al fine di valutare l’entità della riduzione del servizio scolastico; ma siccome tutti i dipendenti scolastici coinvolti possono decidere se avvertire o no, a loro piacimento, i presidi, i colleghi e gli alunni, se andranno o non andranno a scuola, i presidi prudentemente mettono le mani avanti avvertendo le famiglie: per sicurezza è meglio che teniate i ragazzi a casa.

E’ esattamente quello che sta avvenendo con gli allerta meteo. Nessun sindaco vuol trovarsi nella condizione di essere indagato per non aver chiuso le scuole nel caso di allarme della protezione civile. Quest’ultima non vuol correre il rischio di essere indagata per un mancato allarme (giallo, arancione e rosso). Ne consegue che lo scrupolo della protezione civile sommato allo scrupolo dei sindaci fa chiudere le scuole e un giorno qualcuno, città per città, magari farà il calcolo esatto delle lezioni perdute pur in presenza di tempo buono. Meglio la prudenza che il rischio, è chiaro, ma i giorni che si perdono per gli allerta meteo dovrebbero già bastare ad intervenire drasticamente sull’inganno delle adesioni “volontarie” per il diritto di sciopero. Chi vuol scioperare per quale ragione, morale o politica, non lo deve dire prima?

Se si stabilisse l’obbligo, quale principio etico sarebbe violato?

In realtà quindi le adesioni ad uno sciopero o ad una assemblea saranno pochissime ma le scuole sono state preventivamente chiuse. L’aspetto economico? L’adesione allo sciopero comporta la ritenuta sullo stipendio, la non comunicazione no. La seconda finisce però per avere più peso della prima a costo zero per il lavoratore, ma non per la collettività. D el resto, visto che è consentito da un accordo sindacale, perchè dar torto a chi non comunica nulla?

Venerdi 10 maggio 2019 hanno scioperato 5.767 tra docenti e personale non docente su un organico di 1.100.380. Eppure le cronache di quel giorno raccontano che in molte scuole non si è fatta lezione.

2 ,5 milioni di ore di lezione perse dagli studenti nel 2019 per microscioperi ai quali ha aderito sì e no l’1% del personale della scuola: oltre 60 milioni di euro il relativo costo per lo Stato. Il costo aumenta perchè è ancora impossibile far svolgere di pomeriggio le assemblee sindacali (magari a distanza) senza far perdere lezioni agli studenti di mattina. Anche in questo caso il diritto di partecipare alle assemblee per un totale annuo di 10 ore è consentito al personale scolastico attraverso una semplice adesione formale. Un dirigente scolastico per esempio conosce i nomi dei 50 docenti che hanno aderito e quindi comunica agli studenti che quel giorno le ore di lezione di quei proff non si terranno. Benissimo, ma per quale principio etico è consentita la bugia, cioè il docente che ha aderito poi può non partecipare in pratica all’assemblea? Che esempio professionale forniamo ai discenti, che le bugie sono consentite a scuola, così come gli inganni?

I diplomifici non si intendono cancellare con un tratto di penna, ma, come si vede, non s’intende neppure far valere quella legge che stabilisce i 200 giorni di lezione obbligatori per la validità dell’anno scolastico, tant’è che, regione per regione, occorre stabilire data di inizio e di fine? Se con scioperi e assemblee sindacali le ore di lezione si perdono come abbiamo spiegato, quale educazione civica viene impartita ai giovani studenti?

Sono anni, del resto, che tanti intellettuali, economisti, studiosi della scuola, chiedono inutilmente di rovesciare il principio del valore legale del titolo di studio. Per la semplice ragione che quel valore legale non garantisce un suo valore reale. Il Gran bazar del pezzo di carta ha reso le nostre scuole diplomifici nei casi peggiori, ma anche, in tutti gli altri casi, fabbriche inutili di voti finti, dove meno ci si va, meglio è per tutti. Quello che nessuno in Italia osa dire (perchè la verità è sempre sconveniente se occorre osservare la decenza del politicamente corretto) è che nelle scuole, al contrario dei lavoratori veri, dipendenti e autonomi, che se non lavorano non guadagnano ( fatta salva la cassa integrazione), se la produzione (di apprendimenti) si ferma, i due fronti contrapposti, alunni e docenti, sono felici. Sta in queste occasioni di momenti di trascurabile felicità ( come il titolo di un libro di Francesco Piccolo) il motivo psicologico di tutta una serie di inganni che, come quelli che abbiamo esaminato velocemente, sono non solo accettati ma invocati. Nel mio libro facevo l’esempio delle autogestioni, delle occupazioni, delle settimane dello studente, degli incidenti provocati (allagamenti, incendi, vandalismi), cattive pratiche che non provocano disagio ma al contrario piacere per le vacanze che provocano.

 Insomma, il titolo di studio dovrebbe avere un valore legale se la durata degli studi (e il monte ore annuale delle materie) fossero realmente obbligatori. In una università devi arrivare ad ottenere i crediti stabiliti, così ai miei tempi dovevi superare un numero prestabilito di esami, non uno di meno. Nelle scuole italiane le ore di lezione sono invece s tabilite solo sulla carta perchè tutto è ormai predisposto per far ottenere qualcosa che non è reale, è solo virtuale. Si pensi, per finire, agli studenti tedeschi che dall’età di 10 anni, a causa dei voti riportati, non possono frequentare il Gimnasyum ( che consente di andare all’università). Bene, ogni studente tedesco sa che ottenendo un diploma potrà nel giro di pochi giorni ottenere un lavoro. Il valore legale di un titolo di s tudio è questo, noi rilasciamo invece semplici pezzi di carta completamente sganciati dalla possibilità reale di ottenere una dignitosa occupazione.

G. Parisi, Io, Bullo

Giusi Parisi, l’opera di una protagonista

di Antonio Stanca

   Di recente, per conto del Corriere della Sera su licenza Einaudi EL, è apparsa un’edizione speciale del breve volume Io, Bullo (Da una storia vera) di Giusi Parisi. Un romanzo breve, un racconto può essere considerato e a scriverlo è stata un’insegnante siciliana che a Palermo è nata nel 1978 e qui vive e lavora. Oltre ad insegnare la Parisi ha scritto libri di storia, geostoria e geografia. È impegnata presso alcune case editrici e tiene laboratori di scrittura creativa in scuole di primo grado. È convinta che i libri per bambini e ragazzi siano i mezzi migliori per la formazione del loro pensiero e del loro spirito creativo. Questa volta sono state le sue esperienze di docente a farle concepire un romanzo breve dove mostrare come sia possibile correggere, modificare la condotta capricciosa, irrequieta, ribelle di un cosiddetto “bullo” e farla rientrare tra le altre dei compagni di classe. Ha solo quarantacinque anni la Parisi e tanto lavoro ha svolto e tanto ha intenzione di svolgere. A guidarla sono le sue opinioni, le sue convinzioni, le sue aspirazioni riguardo ai giovani, alla loro vita, al loro rapporto con la scuola, la famiglia, gli adulti, i coetanei. Molto di quanto la Parisi ha fatto è completamente nuovo, viene da sue intuizioni, suoi tentativi, sue prove. A degli esperimenti sembra di assistere con lei, alla volontà di scoprire come fare, come è meglio quando molto difficile diventa stare con i giovani e molto buon senso, molta prontezza servono più di quanto studiato, imparato.

   Ad una Parisi professoressa che procede in questo modo, che pensiero e azione, anima e corpo dedica al suo lavoro, non sono mancati i successi e di un altro dice questo libro. Qui ha scritto di un’esperienza vissuta, ha voluto fissarla perché diventasse un esempio sempre utile, servisse a tutti, si sapesse di quanto, in una scuola media di una pessima periferia di Palermo, le era provenuto non solo dalla sua professione ma anche dalle sue iniziative, dalle sue decisioni. Scrittrice di sé si è fatta. Autrice e protagonista.    In quella seconda media di molti anni fa, dove era stata incaricata dell’insegnamento di Lettere, si era imbattuta in Alessandro Caruso, un ragazzo che a tredici anni era venuto a capo della sua famiglia perché in carcere era finito il padre e senza sostegno erano rimasti la madre e due fratelli più piccoli. Questo aveva aggravato le condizioni di Alessandro: era diventato ancor più irascibile oltre che presuntuoso, arrogante, prepotente, voleva emergere per forza, essere l’unico, il migliore fino a giungere facilmente alle mani. Tra i compagni di classe aveva i suoi seguaci e dagli altri era temuto. Per il personale scolastico, docenti e bidelli, era un problema, poteva combinare una in ogni momento e vantarsene spudoratamente. Non sembrava ci fosse rimedio anche perché poco poteva aiutare la povera madre già tanto provata. Ne soffrirà pure la nuova insegnante di Lettere, una giovane e bella donna carica di tanto entusiasmo, di tanta buona volontà come appunto nei primi anni di una simile attività. Anche lei sembrerà capitolare di fronte ad un ostacolo così difficile ma basterà che sappia cogliere un’occasione, l’azione cattiva compiuta da Alessandro nei riguardi del compagno Danilo, perché cominci a ribaltarsi quello che per Alessandro sembrava un dominio costituito. Nell’occasione quell’insegnante avvierà, attuerà in classe tante iniziative da far emergere la differenza tra bene e male della quale sembravano essersi persi i segni, da far acquisire ai ragazzi la consapevolezza, la coscienza che il male va condannato, punito e il bene premiato, da far rimanere Alessandro solo con le sue colpe e gli altri insieme con le loro qualità. I mezzi che la professoressa userà non saranno eccezionali, non verranno da libri famosi ma da improvvisazioni, invenzioni, creazioni. Sarà il suo merito, le farà riportare alla loro vita, ai loro doveri, alle loro regole non solo gli altri alunni della classe ma anche Alessandro. L’ambiente sarà ricostituito. Una classe recuperata. Una vittoria ottenuta quando tutto sembrava impedirlo. Una persona sola ci era riuscita. Preziosi diventeranno il lavoro e il libro di quella persona, non si distinguerà tra l’uno e l’altro, ancora possibile mostreranno il bene.

Montascale per anziani e invalidi

Montascale per anziani e invalidi: tipologie e caratteristiche
Agenzia Italpress del 30/08/2023

Il crescente bisogno di soluzioni tecnologiche pensate per l’abitazione mette in evidenza come l’innovazione e la sicurezza domestica siano diventate priorità nell’era moderna. In particolare, per persone anziane o invalidi, le barriere architettoniche, come le scale, possono rappresentare un ostacolo significativo nella vita quotidiana. È qui che entrano in gioco i montascale, strumenti pensati per garantire autonomia, comfort e sicurezza.

Cosa sono i montascale per persone anziane e invalide
Un montascale è un dispositivo progettato per aiutare persone con difficoltà motorie, come anziani e disabili, a superare barriere architettoniche come scale. Questo strumento rappresenta una soluzione fondamentale per garantire l’accessibilità e la mobilità in spazi residenziali o pubblici dove le scale potrebbero rappresentare un ostacolo insormontabile per chi ha problemi di deambulazione.
Esistono vari tipi di montascale: dalle semplici pedane elettriche alle poltroncine con un meccanismo motorizzato che scorre su una guida fissata lungo la scala. Questi dispositivi sono progettati per essere sicuri, confortevoli e facili da utilizzare. La persona si siede sulla poltroncina o si posiziona sulla pedana, e con un semplice comando, viene trasportata al piano superiore o inferiore senza alcuno sforzo.

Caratteristiche dei montascale
Scegliere un montascale non è un’operazione da prendere alla leggera. Ogni modello possiede specifiche caratteristiche che lo rendono adatto a particolari necessità. La resistenza del dispositivo, ad esempio, è fondamentale. Deve essere in grado di sostenere il peso dell’utente in modo sicuro. Inoltre, l’autonomia della batteria, la facilità d’uso e la presenza di comandi chiari e intuitivi sono altri fattori da considerare attentamente.
L’adattabilità è un altro elemento chiave. Non tutte le scale sono uguali, e il montascale dovrebbe potersi adattare perfettamente alla forma e alla pendenza delle scale, che siano dritte, curve o a chiocciola.

Montascale lato interno o esterno della scala
Quando si arriva alla decisione di acquistare un montascale, è fondamentale considerare il posizionamento ottimale per il dispositivo all’interno della vostra abitazione. Nella scelta, vi troverete di fronte a due principali opzioni: installare il montascale lungo il lato interno della scala o sul lato esterno. La maggior parte delle persone tende a preferire il primo metodo per diverse ragioni.
Innanzitutto, dal punto di vista puramente economico, optare per l’installazione lungo il lato interno della scala risulta essere la scelta più vantaggiosa. Il motivo principale dietro questa decisione riguarda la lunghezza del percorso del binario. Su questo lato, il percorso tende a essere più corto rispetto al lato esterno, rendendo così il binario più semplice e meno costoso da realizzare.
Oltre agli aspetti economici, ci sono anche questioni legate alla praticità e all’utilizzo quotidiano della scala. Ad esempio, su scale che presentano uno sviluppo a ventaglio, il lato esterno è il punto in cui la scala si allarga, diventando la zona in cui le persone camminano normalmente. Se, su questo lato, si decidesse di installare la rotaia del montascale, si finirebbe per ridurre notevolmente lo spazio disponibile per chi desidera utilizzare la scala a piedi. Questa limitazione potrebbe causare disagi o potenziali pericoli.
Pertanto, tenendo in considerazione sia l’aspetto economico che quello pratico, la scelta che emerge come la più logica e conveniente è quella di posizionare il montascale sul lato interno della scala. Questo consente non solo di risparmiare sulle spese di installazione ma garantisce anche che il resto della scala rimanga libero, spazioso ed accessibile per tutti gli abitanti della casa.

Montascale a binario singolo e doppio
Il montascale, essenziale per molti per superare le barriere architettoniche delle proprie abitazioni, si compone principalmente di due componenti chiave: una comoda poltroncina e il binario su cui questa si muove per aiutare l’utente a salire e scendere le scale. Il mondo dei montascale offre due varietà principali di binari: il binario singolo e quello doppio.
La decisione tra questi due tipi di binario, in genere, è guidata dalla conformazione della scala in cui il montascale verrà installato. Ad esempio, i montascale progettati per essere posizionati sul lato interno delle scale tendono a utilizzare un binario singolo. Questo perché sono spesso destinati ad affrontare curve interne più accentuate e angoli con un’inclinazione superiore ai 70 gradi. Il binario singolo è, dunque, particolarmente adatto a gestire queste pendenze più ripide.
D’altro canto, quando si considera l’installazione del montascale sul lato esterno della scala, il doppio binario diventa una scelta comune. Una delle peculiarità del sistema a doppio binario è che il tubo superiore può funzionare come corrimano, garantendo ulteriore supporto e sicurezza all’utente.
Sia il sistema a binario singolo che quello a doppio binario presentano specifici vantaggi. La scelta tra i due dovrebbe basarsi sulle esigenze individuali e sulla struttura della scala in cui il montascale verrà montato.

Come ordinare un montascale
Ordinare un montascale è un processo che richiede attenzione e riflessione. Iniziate identificando le specifiche esigenze dell’utente e la conformazione della scala. Contattate diverse aziende specializzate e richiedete una consulenza gratuita. Questo permetterà di avere un’idea chiara delle opzioni disponibili e dei costi. È essenziale verificare le certificazioni di sicurezza del prodotto e informarsi sulle garanzie offerte. Leggete recensioni e chiedete referenze per valutare l’affidabilità del fornitore. Una volta scelto il modello adatto, discutete termini e tempi di installazione. Ricordate che un buon montascale può garantire autonomia e sicurezza, quindi investite con saggezza. Su alcuni siti specializzati potrete comunque trovare montascale in offerta di ottima qualità, a prezzo ridotto solo perché ne sono rimasti pochi pezzi o perché a breve uscirà un nuovo modello della stessa marca.

Quanto costa un montascale
Il costo di un montascale può variare notevolmente in base a diversi fattori. La tipologia di scala (retta o curvilinea), le specifiche tecniche, le funzionalità aggiuntive e il marchio influenzano il prezzo finale. Per una scala retta, i prezzi partono da alcune migliaia di euro, mentre per scale curve o con particolari esigenze, il costo può aumentare significativamente. Al prezzo base, bisogna aggiungere eventuali opzioni personalizzate o servizi post-vendita come la manutenzione. È fondamentale richiedere preventivi da diverse aziende per confrontare le offerte. Investire in un montascale di qualità significa garantire sicurezza e durata nel tempo, ma è sempre bene valutare il rapporto qualità-prezzo.

Quali optional può avere un montascale
Per migliorare l’esperienza e la comodità del montascale che intendi acquistare, puoi considerare l’aggiunta di alcune funzionalità extra. Nella configurazione standard, la pedanetta poggiapiedi della poltroncina è regolabile attraverso una leva manuale. Tuttavia, come funzionalità aggiuntiva, puoi optare per un sistema motorizzato che permette di regolare la pedanetta premendo un semplice pulsante sul bracciolo. Inoltre, nella versione base, al termine del percorso in cima alla scala, è necessario ruotare manualmente la seduta usando le gambe per scendere in modo sicuro. Se desideri maggiore praticità, esiste un optional che consente una rotazione automatica e motorizzata della poltroncina.

Ok Corral

Ok Corral

di Vincenzo Andraous

Senza ombra di dubbio siamo nel bel mezzo di un tornado sociale che non risparmia alcuno, professionisti della parola ed esperti di disturbi della personalità non sanno più che pesci pigliare, rimane il fatto che tante e troppe donne rimangono stese sul selciato in un bagno di sangue e bambine sempre più piccole sono profanate e gettate via.

Un paese il nostro che non riesce a formulare una sintesi, una spiegazione plausibile se non militarizzare il territorio, per tentare di arginare e costringere con le spalle al muro tanta indegna inesistenza umana.

Di per sé è già gravissimo il reato di femminicidiomoltiplicato all’infinito, figuriamoci la violenza sessuale e quella carnale compiuta da bambocci di strada che di strada non sanno proprio niente, da bulletti di periferia o di città che pensano di essere intoccabili persino nella miserabilità più inaccettabile.

In questo tempo così martoriato dalla brutalità del male, dalla prevaricazione e dal sopruso, dalla crocifissione di una innocenza dapprima umiliata e poi annientata, stordisce e fa tremare le vene dei polsi, la normalità di una narrazione mostruosamente reale, con cui si afferrano due bambine di dieci e dodici anni, si trascinano in una sorta di terra di nessuno, sì, proprio di nessuno. e per lunghi mesi a turno vengono violentate, picchiate, tra risate e scaracchi.

Nel silenzio omertoso, nella paura della minaccia incombente, due creature indifese, due bimbe, due innocenti, sono usate come carne da macello.

Da chi? Dal gruppo dei pari, da adolescenti poco più grandi, da chi ha scoperto il potere della violenza, la disumanità nascosta nella frazione di uno sparo.

E’ così incomprensibile anche solo immaginare che delle bimbe possano essere brutalizzate da coetanei ancora al primo imbocco, come è possibile anche solo pensare che delle bambine innamorate di Barbie, vengano sbattute sul selciato, aggredite, offese e torturate sessualmente da nullatenenti del corpo e dello spirito.

Da padre mi si attorcigliano le budella, rimango letteralmente sconnesso dalla ragione, come se il freddo di una lama mi colpisse al basso della schiena. La sofferenza di queste bambine è davvero insopportabile, lo è di meno purtroppo, l’indifferenza lasciata crescere nell’angolo più buio dove troppo spesso non è dato vedere.

Il contributo dei Docenti nella sfida sociale

“Voci di scuola”
Atto secondo*: Il contributo dei Docenti nella sfida sociale

a cura di Mariacristina Grazioli

Quella “aggrezione smantellata” che Zygmunt Bauman ci consegna come l’insano baricentro della “gente” che cerca, ma non trova, ci descrive anche una società abitata da uno spettro: la xenofobia. E’ così che “ logora ed esusta a seguito di sempre inconcludenti test di adeguatezza, spaventata a morte dalla misteriosa, inespilcabile precarietà delle sue fortune e dalle nebbie globali che nascondono ai suoi occhi qualunque prospettiva, la gente cerca disperatamente dei colpevoli per le proprie pene e tribolazioni”. (Zygmunt Bauman, Amore liquido, Ed Laterza, 2003, pag 165)
Parliamoci chiaro: l’inizio del nuovo anno scolastico si apre con scenari emergenziali che spaccano i dibattiti quotidiani. E’ delle ultime ore la rincorsa verso una educazione accudente che insegni i limiti, le risposte accettabili, la condivisione di nuovi orizzonti.
La fiducia nel sistema di miglioramente continuo nell’ottica dell’azione di difesa e applicazione dell’articolo 3 della Costituzione italiana è una pensiero comuine che va ascoltato soprattutto in questo inizio di anno scolastico.
Ecco di seguito alcune forze, alcune voci, alcune consapevolezze

“Penso che il concetto di attività strategica per la comunità scolastica, miglioramento continuo e cambiamento sia estremamente importante per la crescita e lo sviluppo delle scuole. Il mondo sta cambiando rapidamente e la scuola deve essere in grado di adattarsi a questi cambiamenti per continuare a fornire un’istruzione di alta qualità ai nostri studenti.
In questo contesto, il contributo professionale del docente “sociale” è fondamentale. Un insegnante sociale è colui che è in grado di comprendere le dinamiche sociali che influenzano la comunità scolastica e utilizzare queste conoscenze per creare un ambiente di apprendimento accogliente e inclusivo per tutti gli studenti. Gli insegnanti sociali sono in grado di lavorare con gli studenti, i genitori e i membri della comunità per creare un ambiente scolastico che promuova il successo degli studenti; inoltre, i “docenti sociali” possono aiutare gli studenti a sviluppare le competenze (sociali e emotive) di cui hanno bisogno per avere successo nella vita. Queste competenze includono la capacità di collaborare, comunicare, risolvere i problemi e gestire le proprie emozioni. Gli insegnanti sociali possono anche aiutare gli studenti a sviluppare l’empatia e la comprensione degli altri, il rispetto per la diversità e la tolleranza. In generale, ritengo che il contributo professionale del docente sociale sia fondamentale per il miglioramento continuo della comunità scolastica. Gli insegnanti sociali possono aiutare a creare un ambiente di apprendimento inclusivo e accogliente per tutti gli studenti, promuovendo il loro successo a lungo termine nella vita.
Francesco Terranova

( …) Sono stato molto contento di aver affrontato un tema cardine già espresso nell’ art.3 della Costituzione, ovvero la figura del docente come docente sociale, tema che sento molto e che vivo in modo amplificato anche grazie alla mia attività di docente di sostegno. Credo che la scuola sia un avamposto di democrazia e che abbia un ruolo decisivo sia sociale che culturale, che sia un bastione contro la dispersione scolastica e il divario territoriale. Diviene quindi essenziale una corretta e cooperativa attività strategica, attività che si concretizzi in rapporti auto valutativi. Occorre quindi analizzare contesti, esiti e processi(pratiche educative e didattiche), pratiche gestionali e organizzative, infine individuare priorità. Ho capito quindi più profondamente il ruolo dell’ INVALSI in questo processo che e’ quello di monitorare il raggiungimento dei risultati attesi e ad agire nel correggere eventuali criticità sempre in funzione strategica. Nella nuova scuola sociale-ecologica il docente quindi si evolve ed il suo contributo diventa uno sforzo collettivo orientato al futuro. Uno sforzo che sia aderente alle esigenze degli studenti. Il docente deve dare ai discenti le chiavi di lettura del futuro. Deve lavorare nel ”noi”, collaborare con tutti gli attori coinvolti nel sistema scuola e formarsi continuamente, in modo da migliorarsi ed essere resiliente, ripensarsi anche in base alle risposte del contesto classe e del territorio”.
Rocco Salomone

“Il miglioramento avviene attraverso il cambiamento. Si evidenzia quindi la necessità di “lavorare su noi” in un processo costante di co-progettazione e co-costruzione. Il docente grazie allo sviluppo delle capacità per la promozione del lavoro in gruppo e attraverso un lavoro collaborativo e sinergico con i vari professionisti contribuisce al cambiamento e quindi al miglioramento. Il miglioramento all’interno degli istituti scolastici quindi avviene attraverso il contributo dei vari professionisti che grazie al principio di negoziazione, ovvero la gestione dei processi di collaborazione, creano lavori congruenti e ne favoriscono l’efficacia. In quest’ottica, il docente costruisce la propria professionalità su un sistema collettivo che è in grado di fornire un contributo significativo nella compilazione dei diversi documenti strategici . Credo quindi che tutte le figure scolastiche che interagiscono e cooperano (a partire dal docente) debbano sviluppare delle capacità professionali e attraverso il loro contributo saranno in grado di dare spessore e valore ai fini del miglioramento dell’organizzazione scolastica. Un leader trasformazionale, infatti, è colui che stimola e ispira i propri studenti ad ottenere risultati straordinari, valorizzando e liberando le specificità presenti in ognuno. Un docente infine, non può non occuparsi anche della dimensione relazionale e sociale, ciò ha a che fare con un sapere collettivo, che mira allo sviluppo e alla crescita e produce un miglioramento inteso come cambiamento, innovazione, valorizzazione e benessere di tutte le componenti della comunità”.
Cinzia di Taranto

“Attraverso il laboratorio ho potuto considerare in ottica longitudinale che anche nella nostra società 4.0, il fine ultimo della scuola resta il monito della piccola Scuola di Barbiana di “non lasciare indietro nessuno”, estrema sintesi dell’Art.3 della nostra Costituzione. Oggi, come allora, ci troviamo alle prese con la necessità di fronteggiare la dispersione scolastica (azione prioritaria dei fondi del PNRR) che è il prodotto della nostra realtà sociale on-life e post pandemica. Dopo 20 anni passati negli istituti comprensivi come educatrice e in procinto di completare il mio anno di formazione e prova come docente specializzato per le attività didattiche di sostegno, la scuola di Barbiana continua ad apparirmi precorritrice dei tempi, direzione del miglioramento e del cambiamento, anche se attori, scenari e metodi hanno subito molte trasformazioni. Rifletto allora che nella società sempre più complessa, fluida e multiforme in cui viviamo il miglioramento continuo, vettore progressivo ma inesorabile di cambiamento, ha lo scopo di confermare l’identità democratica e universalista della scuola, il suo essere presidio sociale ed educativo a custodia della comunità, da quelle territoriali, alla comunità europea ed internazionale fino alla cittadinanza digitale.
Come docente posso contribuire a questo compito sociale, e solo in conseguenza culturale, impegnandomi ad attivare innovazione didattica strategica e di significato che promuova il valore del cambiamento sia negli alunni sia a livello di lavoro di team docente per l’organizzazione strategica degli Istituti. I processi, distinti in pratiche didattico-educative e pratiche gestionali ed organizzative, alla base dell’agire strategico della scuola descritti nei documenti del RAV e in sintesi nel PTOF, se compilati ed utilizzati con rigore oggettivo, confermano il legame generativo tra la scuola e il suo territorio e il ruolo sociale e politico – nel senso originario del termine – insito nella professione docente”.
Arianna Campanini

“Ho trovato molto interessante e motivante l’impostazione riflessiva e partecipativa del laboratorio nel quale, fin da subito, sono stati valorizzati idee, proposte e punti di vista dei partecipanti. Tale approccio guidato si è sposato perfettamente con le tematiche affrontate che, nonostante la loro eterogeneità (nozioni, normativa, documenti, strategie, modelli, proposte, contesti didattici), sono state tutte attraversate da un filo conduttore comune: la caratterizzazione del docente sociale e il suo delicato ruolo all’interno del contesto scolastico. Ho trovato molto affascinante questa concezione e mi sono rivisto moltissimo in tale figura, in relazione al mio approccio alle esperienze didattiche avute negli anni di precariato, sempre ispirate ai principi costituzionali, legate al raggiungimento di obiettivi di inclusione scolastica, formativa e sociale. Inoltre credo moltissimo nell’efficacia del lavoro di gruppo, sia in riferimento a metodologie e strategie didattiche adottabili nei percorsi di apprendimento degli alunni, sia nel team working tra le figure caratterizzanti l’intero contesto scolastico, entrambi associati ad un processo di valorizzazione di competenze individuali poste al servizio di una crescita collettiva. Durante la mia esperienza lavorativa (da libero professionista, da ricercatore universitario e poi da docente) ho sempre potuto valutare l’importanza del ruolo sociale di una professione, che assume aspetti importanti e ricadute valorizzanti indipendentemente dalle dinamiche e dall’ampiezza del contesto in cui si sviluppa (società, comunità, collettivo, azienda, studio professionale). In particolare durante l’esperienza di docente, anche attraverso la copertura di alcuni ruoli di coordinamento e responsabilità ((referente ambiente, referente inclusione, referente INVALSI e INDIRE, coordinatore del dipartimento di matematica e scienze), ho potuto appurare quanto tale ruolo sia intimamente legato ad una predisposizione: realizzare uno stretto legame tra competenza, azione, ricerca, miglioramento e cambiamento; contribuire a predisporre un ambiente lavorativo accogliente, dinamico, collaborativo e produttivo, nel quale anche attraverso la strategia del team building e della leadership positiva, si realizzano strategie di cambiamento e obiettivi di miglioramento. Le tematiche affrontate hanno aperto un ventaglio di stimoli ad attività formative e di approfondimento sia in campo normativo/documentale (D.M. 850/2015; Legge 107/2015; Valutazione di sistema; RAV, PTOF, SNV) che nel campo dell’innovazione didattica, dell’utilizzo delle tecnologie digitali e del miglioramento strategico. In tali contesti, caratterizzati da una continua evoluzione, risulta molto importante poter sempre ipotizzare e scegliere nuovi bisogni formativi, finalizzati sia ad arricchire il proprio bagaglio di conoscenze e abilità, sia soprattutto a sviluppare competenze spendibili nella quotidianità scolastica. Trovo particolarmente importante poter approfondire le peculiarità del “lavoro basato su assetti strategici” mosso dal riconoscimento e dalla valorizzazione della propria funzione organizzativa di docente; quindi potermi documentare sui dettagli delle fasi del miglioramento strategico (credenze, mappatura, identità, resistenze ).”
Giuseppe Barbera

“Grazie al laboratorio ho avuto modo di conoscere meglio aspetti relativi ai documenti scolastici, documenti di cui ho solo sentito nominare nel corso dei miei quattro anni di insegnamento. La burocrazia non è il mio forte. Da questo punto di vista ho ancora molto da migliorare, ma questi laboratorio mi è stato molto utile per comprendere quanto sia importante documentare per migliorare e migliorarsi.
Non ho mai nascosto ai colleghi questa mia barriera, perché reputo che la lealtà e la sincerità siano elementi importanti per poter instaurare con i colleghi un rapporto di fiducia reciproca, nonché elementi che, insieme alla collaborazione, costituiscono una base solida per instaurare una relazione professionale perfetta. Questi principi di lealtà, fiducia e collaborazione cerco di riproporli nella mia azione didattica, insegnando ai miei studenti che prima del saper e del saper fare c’è, a mio avviso, il saper essere: sapere a memoria una tabellina o una poesia non basta se non si vuole essere in grado di aiutare il prossimo in qualsiasi azione di qualsivoglia ambito.
Sapere tante nozioni significa essere un bravo studente; saper essere (o meglio, voler essere) leali, collaborativi e rispettosi verso il prossimo significa essere non solo un bravo studente, ma anche e soprattutto un bravo cittadino del domani. Portare la cultura libera in uno stato democratico appare anche per me la condizione imprescindibile del fare scuola. Per mio figlio ho scelto una scuola poiché nell’open day le insegnanti hanno dichiarato:’Qui non si lascia indietro nessuno’ e, come insegnante, perseguo ogni giorno questo principio per i miei alunni e nei confronti del team docente. Sì perché il principio di cooperazione parte da un atteggiamento di apertura e confronto continuo tra i docenti che collaborano, co-costruiscono, giorno dopo giorno, le conoscenze da mettere a disposizione del gruppo di bambini. In
questo quadro in cui si è sempre disponibili a mettere in discussione e
a rivalutare i propri operati, la meta è il miglioramento attraverso il cambiamento dei modi e delle strategie e si possono creare le condizioni per una scuola di servizio con obiettivi di valore, dove si punta allo sviluppo e alla valorizzazione delle risorse umane, fornendo le chiavi di lettura della realtà agli studenti. Per verificare la propria competenza è indispensabile operare una valutazione precisa e puntuale di quello che si fa attraverso una documentazione dettagliata, un confronto costruttivo tra le figure docenti, una formazione sempre aggiornata, un’analisi sempre attuale del contesto classe e la disponibilità di una rinegoziazione di intenti e obiettivi in base alle risposte degli alunni. Diventa rilevante allora capire in che quadro di contesto la scuola sia inserita per conoscere la realtà in cui ci si trova ad operare. Sono sincera
nell’affermare che solo ora, con questo laboratorio, sono
riuscita ad approfondire l’argomento sul RAV e sull’INVALSI e mi sto impegnando nella consultazione di quello del mio istituto e nella visione dei siti sui sistemi di monitoraggio.
Penso che individuare i bisogni formativi futuri sia un’operazione da fare almeno ogni fine di anno scolastico in quanto sono convinta che non si finisca mai di imparare in una professione come quella del docente che deve puntare sempre a migliorare accogliendo esperienze e percorsi che quotidianamente offrono risposte agli innumerevoli quesiti del nostro agire. In questo particolare anno di formazione e prova, comprendo di dover approfondire molti argomenti teorici (le normative scolastiche, la documentazione didattica, i percorsi della formazione) e altrettanti pratici. Essendo insegnante di sostegno, ritengo di dover studiare ancora le peculiarità di molte diagnosi e capire come intervenire in modo efficace nei percorsi individualizzati. Oltre ai corsi di formazione, penso sia estremamente utile e istruttivo poter contare su un team capace e preparato in grado aiutare e sostenere valide scelte educative. Spesso i colleghi hanno più esperienza e un passato di studi eterogeneo, quindi la condivisione e confronto mi pare siano un ottimo strumento di crescita personale e professionale.
Giorgia Sperimenti

Grazie docenti “sociali”.


*Atto primo: il contributo dei Docenti per il Miglioramento continuo

Nota 30 agosto 2023, AOODGPER 51325

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per il personale scolastico Reclutamento del personale docente

Ai Dirigenti responsabili degli Uffici scolastici regionali LORO SEDI
e, p.c., Al Capo del Dipartimento per il sistema educativo di Istruzione e Formazione SEDE
Alla Direzione generale per i sistemi informativi e la statistica SEDE

OGGETTO: Personale docente immesso in ruolo per l’a.s. 2023/24 ex art. 59, comma 4 e 9-bis del D.L. n. 73/21 e art. 5-ter D.L. n. 228/21, in assegnazione provvisoria ex articolo 1, comma 2, dell’Intesa del 13 giugno 2023. Istruzioni operative per la sottoscrizione del contratto individuale di lavoro a tempo indeterminato.

Nota 30 agosto 2023, AOODPIT 3845

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Ufficio II

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali LORO SEDI
Ai Dirigenti Scolastici degli Istituti di Istruzione Secondaria di II grado, statali e paritari LORO SEDI
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua italiana della Provincia di BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la scuola delle località ladine BOLZANO
Al Dirigente del Dipartimento Istruzione della Provincia di TRENTO
Al Sovrintendente agli Studi della Regione Autonoma della Valle d’AOSTA
e,p.c. Al Capo di Gabinetto SEDE

Oggetto: Diciassettesima edizione del concorso Juvenes Translatores, 2023-2024