Hackability. A Torino, designer e disabili progettano ausili a basso costo

Hackability. A Torino, designer e disabili progettano ausili a basso costo

Organizzato dal consorzio Kairos, Hackability è una gara non competitiva per la progettazione di oggetti rivolti alle persone con disabilità. Ad aprile, i più interessanti verranno trasformati in prototipi

da Redattore Sociale
07 febbraio 2015

TORINO – Google glass, domotica sociale, protesi all’avanguardia: che l’innovazione tecnologica sia portatrice di grandi benefici nella vita dei disabili si sapeva da tempo. Ma che succede quando agli stessi portatori di disabilità viene data l’opportunità di partecipare alla progettazione di prodotti tecnologici “on demand”? Se lo è chiesto il Consorzio Kairos – insieme di cooperative sociali che lavorano su tutto il  territorio piemontese – che a Torino ha messo insieme un gruppo di oltre quaranta giovani, divisi tra disabili, inventori, progettisti e designer; i quali, a partire da oggi, parteciperanno a una “gara non competitiva” per la progettazione di ausili tecnologici rivolti ai portatori di disabilità.

Si chiama Hackability e funziona all’incirca così: a partire da questa mattina, il gruppo è riunito nella sede di Fablab, laboratorio di progettazione e ingegneria digitale nel quartiere di San Salvario. Dopo le presentazioni di rito, a turno i creativi elencheranno le proprie competenze, mentre i  portatori di disabilità esporranno a quali piccole o grandi necessità vorrebbero ovviare con l’aiuto delle nuove tecnologie. I ragazzi, quindi formeranno una serie di squadre da cinque persone ognuna, per immaginare e progettare oggetti a basso costo e personalizzabili, pensati per poter essere facilmente riprodotti attraverso l’uso di stampanti 3D o macchine taglio laser.

“Gli oggetti – spiega Carlo Boccazzi Varotto, ideatore dell’iniziativa – dovranno rivolgersi al quotidiano di queste persone, ai problemi che incontrano nella vita di ogni giorno.  L’evento di oggi andrà avanti fino alle 18, ma le squadre continueranno poi a lavorare fino ad aprile, quando verranno selezionati i progetti vincitori”. Nell’appuntamento concluso di Hackability, una giuria valuterà i progetti di maggiore interesse, che verranno trasformati in prototipo entro la fine del mese. “Anche i restanti, comunque – precisa Varotto –  saranno messi a disposizione del pubblico sotto licenza Creative Common sul sito di Hackability: vale a dire che chiunque potrà scaricarli e riprodurli con l’aiuto di una stampante tridimensionale”.

Organizzato da Kairos con la partecipazione di Fablab, del Consorzio mestieri e della Consuslta per le persone in difficoltà, l’evento di oggi era aperto alla partecipazione di chiunque, a condizione di inviare un modulo scaricabile in rete: “abbiamo ricevuto così tante richieste – conclude Varotto – che fino all’ultimo temevamo di non riuscire a contenere tutti. In molti, probabilmente, saranno qui solo per curiosità; ma anche parecchi esponenti del mondo dell’hit-tech si sono presentati. Del resto è comprensibile: è la prima volta, in Italia, che il mondo della disabilità e quello della tecnologia si incontrano per lavorare concretamente insieme. Trattandosi di giovani, possiamo dire che oggi, in un certo senso, questi ragazzi stanno scrivendo il futuro”. (ams)

Verso Expo 2015

verso_expo

Giannini a docenti e studenti
“Venite ad Expo, il mondo vi aspetta qui”

“Cari ragazzi, cari professori, cari insegnanti, fra 83 giorni parte Expo ed è già tutto pronto per portare in Italia e dall’Italia una vera cultura dell’alimentazione corretta e per trasmettere al mondo il messaggio che la sostenibilità dipende da noi. Vi aspettiamo a Milano. Unitevi al nostro grande impegno per Expo, il mondo vi aspetta qui”. Il Ministro Stefania Giannini lancia da Milano, con un video girato in occasione dell’evento “Expo delle idee”, il suo invito a docenti, studenti, universitari e ricercatori per una massiccia partecipazione della Scuola, dell’Università e della Ricerca ad Expo 2015. Obiettivo, portare due milioni di ragazzi italiani e stranieri (attraverso i gemellaggi) all’Esposizione Universale fra l’1 maggio e il 31 ottobre prossimi.

“Questo sarà veramente l”Expo delle idee e per questo tutta la filiera della conoscenza, dalla scuola alla ricerca, sarà attiva e protagonista”, ha sottolineato il Ministro. Il Miur ha già avviato “una serie di progetti che puntano, da una parte, a portare la scuola ad Expo e, dall’altra, a portare Expo, come già avviene da molti mesi, nelle scuole italiane”.

Scuola, Università e Ricerca hanno già cominciato a prepararsi per l’appuntamento milanese, fra concorsi per favorire i gemellaggi, percorsi didattici on line, adesione alle iniziative del Padiglione Italia. Un impegno che il Ministro ha illustrato stamattina a Milano, insieme a Diana Bracco, commissario del Padiglione Italia.

LA CARTA DI MILANO
Il Miur coordina il Tavolo di lavoro sull’Educazione alimentare che dovrà preparare un documento nazionale e le nuove Linee guida per la scuola. Oggi, all’evento ‘Expo delle Idee’ i responsabili di progetto del Miur, dirigenti scolastici ed esperti di settore si sono seduti attorno ad uno del 42 tavoli organizzati dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali proprio per continuare il lavoro di stesura.

SCUOLE IN MOSTRA A EXPO E I VOLONTARI PER 1 GIORNO
Grazie al Protocollo con Expo e Padiglione Italia #labuonascuola si metterà in mostra a Milano: saranno raccontate più di 700 esperienze di eccellenza. Duemilacinquecento studenti della Lombardia, i ‘volontari per un giorno’, accoglieranno e aiuteranno le scuole italiane in visita ad Expo.

LA COMMUNITY ON LINE PER #EXPO2015
Sono già più di duemila le squadre di studenti di 57 paesi che si stanno incontrando virtualmente sulla piattaforma “Together in Expo” (www.togetherinexpo2015.it). Gare e percorsi tematici on line stanno anticipando la partecipazione fisica delle scuole all’Esposizione Universale. Grazie al portale, sono già stati attivati oltre 200 gemellaggi internazionali. Il concorso “La scuola per Expo” ha raccolto invece l’adesione di 1.500 istituti, con una partecipazione importante da parte delle scuole del Sud. Il Miur porterà ad Expo anche gli oltre cinquemila studenti che parteciperanno alle finali dei Campionati studenteschi a Torino. Anche Confindustria sosterrà la partecipazione dei ragazzi all’Esposizione attraverso il progetto “Adotta una scuola per l’Expo2015“.

ACCADEMIE E CONSERVATORI PER EXPO
Il Padiglione Italia ospiterà i Conservatori italiani per tre momenti musicali al giorno. Anche le Accademie di Belle Arti, l’Accademia Nazionale di Danza e l’Accademia di arte drammatica “Silvio D’Amico” metteranno in mostra le proprie eccellenze.

#VIVAIORICERCA E UNIVERSITÀ
E’ il programma di eventi scientifici a cura del Centro nazionale delle Ricerche (Cnr) che si terrà al Padiglione Italia. Ventiquattro gli eventi in calendario. Dieci gli atenei italiani che stanno già realizzando progetti.

Slides

Ruolo unico della dirigenza – a che punto siamo

Ruolo unico della dirigenza – a che punto siamo

E’ scaduto nei giorni scorsi il termine per la presentazione di emendamenti e sub-emendamenti al testo del DdL AS 1577 sulla riforma delle pubbliche amministrazioni. Come è noto, l’attenzione e gli sforzi dell’Anp sono centrati da tempo sull’art. 10 della bozza, che porterebbe (nel testo originario) a non includere la dirigenza scolastica in nessuno dei tre “ruoli unici” della riformata dirigenza pubblica.

Nei mesi scorsi abbiamo svolto un intenso lavoro di contatti e di convicimento politico su esponenti parlamentari dei diversi schieramenti, ottenendo da parte loro attenzione ed anche la presentazione di numerosi emendamenti e sub-emendamenti al testo. Tutti, con formule diverse, mirano allo stesso risultato: l’inclusione a pieno titolo dei dirigenti scolastici nel ruolo unico della dirigenza statale.

Ora che il tempo per ulteriori proposte di modifica è esaurito, riteniamo utile dare conto del panorama completo di tali proposte di modifica (limitatamente a quelle che – ispirate da noi – vanno nella direzione auspicata).

Trovate in allegato la raccolta completa degli stessi. Ora che il disegno di legge va in aula per la discussione e le votazioni di merito, la partita si fa naturalmente più serrata. La seguiremo con la consueta attenzione e vi terremo informati degli sviluppi.


EMENDAMENTI AS 1577 – 1 COMMISSIONE

Proposta n.1 “inclusione della la dirigenza scolastica tra i ruoli unici della dirigenza pubblica previsti all’interno dell’articolo 10”

Emendamenti presentati:

10.23 (= sub. 10.502/9) BRUNO, D’ALÌ Al comma 1, lettera b), numero 1), sopprimere le seguenti parole: «esclusione dai suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica;».
10.24 COCIANCICH Al comma 1, lettera b), numero 1), sopprimere le seguenti parole: «esclusione dai suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica;».
10.25 TORRISI, PAGANO Al comma 1, lettera b), numero 1), sopprimere le seguenti parole: «esclusione dai suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica;».
10.26(= sub. 10.502/7) BRUNO, D’ALÌ Al comma 1, lettera b), numero 1), sostituire le parole: «esclusione dai suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica;» con le seguenti:«inclusione nei suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica;».
10.27 TORRISI, PAGANO Al comma 1, lettera b), numero 1), sostituire le parole: «esclusione dai suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica;» con le seguenti:«inclusione nei suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica;».
10.28 COCIANCICH Al comma 1, lettera b), numero 1), sostituire le parole: «esclusione dai suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica;» con le seguenti:«inclusione nei suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica;».

Sub Emendamenti presentati all’emendamento 10.502 del relatore con riferimento alla proposta n. 1 :

10.502/1 (Sen. Torrisi) = 10.502/3 (Sen. Bruno)
Sostituire la modifica “1) con le seguenti : 1) dopo le parole: «economici nazionali» inserire le seguenti: «, delle università statali, degli enti pubblici di ricerca, delle scuole statali di ogni ordine e grado »; 1-bis) sopprimere le parole “esclusione dai suddetti ruoli della dirigenza scolastica;”
10.502/12 (Sen. Bruno) = 10.502/13 (Sen.Torrisi)
dopo la modifica 2) inserire le seguenti: “2)bis dopo le parole: «carriere speciali;» inserire le seguenti: «definizione, nell’ambito del ruolo, di una sezione dedicata alla dirigenza scolastica, ai sensi dell’articolo 25 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165;»; “2)ter sopprimere le parole “esclusione dai suddetti ruoli della dirigenza scolastica;”

La corda e il silenzio

La corda e il silenzio

di Vincenzo Andraous

Una signora mi ha chiesto se in carcere si muore ancora? Qualcuno le ha detto che il sovraffollamento come problema endemico dell’Amministrazione Penitenziaria è stato debellato.
Che la totale chiusura di movimento all’interno degli istituti è stata corretta e riveduta. In carcere ora è possibile vivere e non solo sopravvivere.
Con questo nuovo regime carcerario non si hanno più notizie di detenuti che si sono ammazzati.
Forse una visitina in qualche galera non sarebbe inappropriato farla svolgere, non nell’ufficio del Direttore, neppure nella condizione di detenuto, ma volontariamente, tanto per rendersi conto di come una certa disinformazione mieta vittime non solo dentro una prigione, ma anche nella società cosiddetta libera. Costringendo le persone ad allontanarsi dalla realtà circostante, che invece riguarda tutti. In carcere si continua a morire malamente, si muore e tutto finisce lì, senza interrogativi, senza timore di incorrere in una riflessione che faccia male.
Ci si ammazza, tutto qui, niente di eccezionale, come se non accadesse, come se questa ferita persistente della giustizia fosse un semplice ruminar di parole.
No, amica mia, in carcere non c’è tregua a una sfrontata normalità della morte, della violenza, permane un evento critico accettabile, nulla di più e nulla di meno di un conto di mano, una somma da detrarre al famigerato disagio del sovraffollamento.
A volte mi chiedo le ragioni per queste assurde campagne disinformanti, i silenzi assordanti, i rumors ovattati e orchestrati ad arte sulla pena, sulla punizione, sul carcere come Istituzione.
Me lo chiedo perchè chi porta avanti questa sorta di alambicco residuale del male che guarisce altro male, della violenza che sana altra violenza, non alimenta l’economia del dettato costituzionale, ma il suo opposto e contrario: una indifferenza feroce che non risparmia alcuno. Sottostimare questo ragionamento riproduce il dis-valore del cane che si morde la coda, consentendo di aggirare il rispetto della pratica delle leggi, che sono tali, non solo tra la collettività esterna, ma anche e soprattutto dentro una cella, dove è necessario veramente tentare di essere-diventare migliori, ma ciò può accadere solamente con la promozione del pieno sviluppo della persona. Una persona viva, non morta, perché in tal caso nulla apporterebbe in termini di prevenzione, infatti trasformare un luogo di morte in una dimensione di speranza, comporta un grande dispendio di energie per svolgere una congrua manutenzione delle coscienze ritrovate. Papi e Presidenti, riferimenti certi perché autorevoli, ci ripetono come dischi incantati, che c’è un grande bisogno di recupero della legalità, valore questo che non può esser richiesto a comodo, tanto meno licenziato come qualcosa di scontato, per niente eccezionale. Cara amica in carcere si continua a morire disperatamente ( SENZA PIU’ SPERANZA), senza lasciare alcun monito in queste assenze, sbrigativamente additate come un abuso alla propria libertà personale. Dimenticando che l’uomo ristretto nel frattempo quella libertà l’ha perduta.

Altro che rivoluzione informatica Le scuole digitali sono 38 su 8.519

da Corriere.it

Altro che rivoluzione informatica
Le scuole digitali sono 38 su 8.519

Dal «Libro e tastiera» di Luigi Berlinguer alle tre «I» di Berlusconi, solo slogan a ripetizione

di Gian Antonio Stella

Dopo le mirabolanti promesse di un fantastilione di triliardi siamo messi così: le «scuol@2.0» all’altezza delle sfide digitali mondiali sono in Italia 38 su 8.519. Di questo passo, accusa Tuttoscuola , occorreranno «437 anni per digitalizzarle tutte». È una sconfitta epocale. Che la dice lunga sulle indecorose panzane che ci sono state rifilate per anni.
Per capire la sproporzione abissale tra le rassicurazioni, gli impegni, i giuramenti del passato e il panorama di oggi è necessario fare un passo indietro. A partire da un’Ansa del 1988 in cui l’allora ministro della Pubblica istruzione Giovanni Galloni già invitava a tener conto della «rivoluzione informatica». Il primo pc esisteva solo da 12 anni, Internet non arrivava a 100 mila utenti e non c’era ancora il «www», ma era già chiaro: il futuro era quello. Tanto che una dozzina d’anni dopo Luigi Berlinguer lanciava uno slogan che, irridendo al «libro e moschetto» del Duce, era: «Libro e tastiera»: «Al momento il rapporto computer-alunni è di uno a cinquanta», garantiva, «vogliamo arrivare a uno a 10».
L’ultima finanziaria del governo Amato, fatta nel 2000 per il 2001, confidava di «colmare il divario digitale» che già c’era offrendo ai giovani un «prestito d’onore» che sperava di spingere «600.000 studenti di 60.000 scuole medie superiori» a comprare un pc «di buon livello, al costo di 1.440.000 lire, Iva inclusa». Spiegava infatti: «Solo il 33% dei ragazzi italiani tra 15 e 17 anni possiede e utilizza abitualmente un pc; ben lontano dai livelli della Svezia ad esempio, dove il 75% delle famiglie ha un computer in casa e il 70% naviga in Internet».

L’anno dopo, miracolo! Nel novembre 2001, entusiasta di compiacere Berlusconi che aveva fatto la campagna elettorale sulle tre «I» di Internet, Inglese, Impresa, il ministro Letizia Moratti assicura trionfante: «Gli obiettivi fissati per il 2001 dal piano europeo sulla diffusione delle tecnologie informatiche nella scuola sono stati raggiunti. Quasi tutte le diecimila scuole italiane risultano oggi collegate in Rete: in particolare la totalità delle superiori, il 96% per cento delle medie e il 91% delle elementari». Bum! E non è finita, assicura la maga Letizia: «Per il 2002 il nostro obiettivo è realizzare un collegamento Internet in tutte le classi e la creazione di specifici servizi di supporto informatico alla didattica». Di più ancora: «Entro il 2004 uno studente su due avrà a disposizione un personal computer». Testuale. Ansa.

L’anno dopo, dimentica d’avere già festeggiato il prodigioso collegamento esistente per «quasi tutte», la Moratti annuncia un accordo per portare il web «nell’85% delle scuole entro il 2005» e il debutto della «telescuola, che consentirà agli studenti un contatto continuo con i docenti e darà loro la possibilità di approfondire le conoscenze attingendo dalle fonti in Rete…». E non basta: « Nei prossimi anni prevediamo di collegare a Internet a banda larga il 90% delle scuole, contro l’attuale 18%». Detto fatto, stanzia per il ciclopico impegno delle 10.797 scuole italiane 81 milioni. Pari a un deca per ogni studente. Due toast e una Coca.
L’anno dopo, il mago Silvio si spinge ancora più in là: «Introdurremo il computer già dalla prima elementare, non subito. Ma quando i bambini cominceranno a conoscere le lettere e i numeri, già a febbraio potranno giocare con il computer». Per capirci: febbraio 2004. Undici anni fa.
E potremmo andare avanti. Ricordando i numeri dati nel 2005 dal ministro per l’Innovazione Lucio Stanca: «L’85% degli istituti usa Internet e uno studente ogni 10 ha a disposizione un pc» (bum!) e poi «il 68% delle famiglie con figli in età scolare possiede un pc, ponendo l’Italia al 3° posto in Europa» (bum!) e ancora «una famiglia su 5 ha già accesso alla banda larga» (bum!) e via così…
Dieci anni più tardi, dopo avere incassato via via altri impegni da Mariastella Gelmini («Un mini pc per tutti gli studenti, al ritmo 1.000 classi al mese») a Francesco Profumo («Da quest’anno tutte le classi delle medie e delle superiori potranno contare su un computer da utilizzare nelle lezioni. Alle classi che ancora non ce l’hanno sarà consegnato nelle prossime settimane») la situazione è quella fotografata dall’ultimo studio Survey Of Schools: Ict in Education . Il quale dice che, in un contesto mondiale dove la velocità media di download (compresi il Niger o il Burkina Faso, per capirci) è di 22,1 megabyte al secondo e noi stiamo novantaseiesimi con 9,22, gli studenti europei che nella loro scuola non hanno la banda larga sono, a seconda dei gradi di studio, tra il 4% e l’8%. Nelle quattro tabelle prese ad esempio per mettere a confronto varie classi delle medie e delle superiori noi siamo sempre (sempre) i peggiori, arrivando al 34%. E parliamo di una banda larga nominale. Spessissimo miserella. Che magari, tra un problema e l’altro, non arriva a 3 mega.

Due ragazzi su tre, dice un sondaggio di Skuola.net , «dichiarano di non avere la connessione wi-fi o comunque di non utilizzarla per la didattica». Peggio: «Uno su 5 utilizza il laboratorio informatico una volta a settimana, uno su 5 una volta al mese». Riccardo Luna, uno dei referenti di Matteo Renzi delle nuove tecnologie, ha raccontato un mese fa dello stupore di Enzo Valente, il direttore del Garr, il consorzio che gestisce la super-rete in fibra ottica della ricerca scientifica in Italia: «Roba seria, fino a mille volte più veloce di quello che avete a casa». Aveva scritto a 260 scuole del Sud offrendo loro la fibra ottica gratis in cambio di un canone annuale di 3.000 euro: «Mi hanno risposto in 40: quaranta! Da non crederci!». Cecità. E mancanza di fondi. Fatto sta che, con solo il 20% delle aule connesse al Web (dati dell’Agenzia digitale diretta da Alessandra Poggiani), lo studio di Glocus (il think tank presieduto da Linda Lanzillotta) ha denunciato che «il 18,5% dei plessi (4.200) non è connesso a Internet, le lavagne interattive multimediali sono appena 69.813 e i tablet per uso individuale nelle classi ancora meno, appena 13.650».

Certo, esistono eccellenze. E come scrive la rivista Tuttoscuola diretta da Giovanni Vinciguerra, le scuole sperimentali dei due progetti «cl@ssi 2.0» e «scuol@2.0» sono ambitissime. Ma sono rare: «Nel 2012-13 erano 416 le cl@ssi 2.0, dotate di minicomputer per tutti gli alunni per interagire con la lezione in tempo reale. Mentre erano solo 14 le scuol@2.0, completamente digitalizzate». Da allora «un lieve incremento si è registrato», ma i numeri sono quelli che dicevamo: «Dopo tre anni dal lancio del progetto, siamo a 38 scuole su 8.519». Li abbiamo, quattro secoli e mezzo, per recuperare i ritardi?

In arrivo lo psicologo per i docenti: li formerà sui disturbi dell’apprendimento

da La Tecnica della Scuola

In arrivo lo psicologo per i docenti: li formerà sui disturbi dell’apprendimento

La novità giunge a seguito di un recente accordo tra Consiglio nazionale degli psicologi e Miur sulla formazione agli insegnanti sui bisogni educativi speciali e disturbi specifici dell’apprendimento scolastico. In Toscana il 43,7% delle scuole ha uno sportello d’ascolto.

Presto gli psicologi formeranno i docenti per farli meglio agire quando hanno a che fare con i crescenti disturbi dell’apprendimento dei loro allievi. La novità giunge a seguito di un “recentissimo accordo tra Consiglio nazionale degli psicologi e Miur sulla formazione agli insegnanti sui bisogni educativi speciali e disturbi specifici dell’apprendimento” scolastico: l’intesa, riporta l’agenzia Ansa, prevede che gli psicologi “saranno nelle scuole di tutta Italia a promuovere una politica di valorizzazione delle diversità che va ben oltre la certificazione della disabilità e le diagnosi di Disturbi dell’apprendimento”.

L’annuncia dell’iniziativa è giunto durante la quarta edizione del Congresso “A scuola ho un bambino che…” in corso a Firenze, dalle parole di Lauro Mengheri, referente del gruppo di lavoro sui Bes e i Dsa del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi e presidente dell’Ordine degli psicologi della Toscana che ha portato il saluto del presidente nazionale Fulvio Giardina.

“La scuola – ha detto Mengheri – sta attraversando, infatti, una fase di grandi cambiamenti, complicati da una situazione finanziaria e organizzativa che grava pesantemente sull’ ‘umore’ di dirigenti, insegnanti, famiglie e alunni. Riteniamo – ha aggiunto – che lo psicologo si sia guadagnato uno spazio all’interno della scuola, che dall’anno dell’istituzione della professione è cresciuto in termini di competenza e capacità di condivisione con gli altri attori che operano nel contesto scolastico”.

Durante il Congresso si è parlato anche di alunni disabile, Bes e Dsa. Ma anche di un’indagine significativa, realizzata dall’Ordine degli psicologi della Toscana sui siti delle scuole primarie e secondarie della regione, dalla quale è emerso che il 43,7% delle scuole ha uno sportello d’ascolto che nel 51% dei casi è gestito da psicologi, nel 21% da altri e nel 28% dei casi non indicato. Si è ricordato, infine, che in Italia circa 110-115.000 ragazzi compresi fra i 14 ed i 17 anni, ogni anno, abbandonano la scuola e qualsiasi percorso formativo alternativo.

Riforma, Giannini convoca i sindacati lunedì 16 febbraio per un confronto

da La Tecnica della Scuola

Riforma, Giannini convoca i sindacati lunedì 16 febbraio per un confronto

Al centro dell’incontro vi saranno le linee guida, riveste e corrette, su “La Buona scuola”: l’obiettivo del ministro è arrivare ad una presentazione il più possibile condivisa dei provvedimenti legislativi in via di approvazione. Ma i rappresentanti dei lavoratori hanno già messo le mani avanti: non possano accettare forti perdite sui salari per il quasi addio agli scatti di anzianità.

Sembrerebbe aver prodotto il risultato voluto la protesta dei sindacati Confederali, prodotta solo ventiquattrore fa, sui timori di una riforma della scuola, con tanto di revisione del contratto, imposta dall’alto e senza il loro coinvolgimento.

Venerdì 6 febbraio il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha infatti convocato per lunedì 16, tutti i sindacati rappresentativi della scuola. Al centro del confronto vi saranno le linee guida, riveste e corrette, su “La Buona scuola”: l’obiettivo del responsabile dei dicastero di Viale Trastevere è arrivare ad una presentazione il più possibile condivisa dei provvedimenti legislativi in via di approvazione.

In particolare, il ministro Giannini e il suo entourage dovranno trovare un punto d’incontro sulle questioni relative al merito e alla carriera: sempre Flc-Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola ricordavano che se venisse cancellato l’80% degli attuali scatti automatici il danno per ogni lavoratore sarebbe in media di 8.500 euro. Si salverà solo chi accederà al merito. Ma se così fosse, sarà difficile far digerire ai lavoratori un rinnovo di contratto a queste condizioni.

Le ripercussioni, nel bene o nel male, potrebbero già rivelarsi in occasione del prossimo rinnovo delle Rsu, che si svolgeranno proprio qualche giorno dopo l’approvazione del decreto di riforma in Consiglio dei ministri.

Il Miur propone la simulazione degli esami di Stato nei Licei scientifici

da La Tecnica della Scuola

Il Miur propone la simulazione degli esami di Stato nei Licei scientifici

Interesserà la prova di Matematica (e nei licei scientifici con opzione scienze applicate anche Scienze e Fisica) e sarà esclusivamente su base volontaria. Iscrizioni delle scuole interessate entro il 14 febbraio 2015

Alla fine dell’anno scolastico in corso, va a regime l’esame di Stato del nuovo ciclo secondario di istruzione, in applicazione anche delle nuove Indicazioni nazionali.

Per tale ragione il Miur ha proposto ai licei scientifici, se interessati, di sottoporre ai propri studenti dell’ultimo anno, come strumento di ausilio nella preparazione agli esami, delle prove simulate di Matematica, oggetto della seconda prova scritta.

La partecipazione alla simulazione, come indicato nella nota prot. n. 981 del 5/02/2015, è esclusivamente su base volontaria.

Le scuole interessate dovranno iscriversi, utilizzando il proprio codice meccanografico, al sito http://questionariolsosa.miur.carloanti.it entro il giorno 14 febbraio 2015.

Ai licei scientifici che avranno aderito a tale iniziativa saranno proposte due prove simulate che si svolgeranno nelle seguenti date: il giorno 25 febbraio 2015 e, con precisazioni fornite con nota successiva, il giorno 22 aprile 2015. Le prove potranno essere scaricate dal sito utilizzato per la registrazione esclusivamente nei giorni di svolgimento appena individuati dalle ore 8.00 alle ore 13.00. Sarà necessario utilizzare la password assegnata dal sistema in fase di registrazione. Le scuole sono libere di individuare in piena autonomia le modalità di svolgimento di tali prove, della durata massima di tre ore ciascuna, sempre nella piena autonomia di ogni scuola, tali simulazioni potranno anche essere utilizzate in sostituzione delle ordinarie periodiche verifiche scritte.

Con particolare riferimento ai licei scientifici con opzione scienze applicate, verranno proposte anche delle ulteriori prove simulate relative alle altre materie caratterizzanti, ossia Fisica e Scienze. Queste prove saranno a disposizione delle scuole interessate, sempre sullo stesso sito, nelle seguenti date: 11 Marzo 2015 – prova di Fisica e 25 marzo 2015 – prova di Scienze.

Dal 9 febbraio on-line il Questionario scuola dell’Invalsi

da La Tecnica della Scuola

Dal 9 febbraio on-line il Questionario scuola dell’Invalsi

L.L.

La compilazione dovrà avvenire entro il 28 febbraio per consentire all’Invalsi l’elaborazione dei dati che saranno restituiti alle scuole con i relativi valori di riferimento (benchmark) all’interno della Piattaforma operativa unitaria in cui sarà prodotto il RAV.

Il nuovo Sistema Nazionale di Valutazione, tra gli strumenti messi a disposizione delle scuole, prevede anche il Questionario Scuola, predisposto dall’Invalsi.

I dati inseriti saranno restituiti alla scuola entro la fine di marzo all’interno della Piattaforma operativa unitaria, unitamente a valori di riferimento esterni (benchmark) e ad altre informazioni già disponibili nel sistema informativo del Miur.

La compilazione, a cura dei Dirigenti scolastici/Coordinatori delle scuole statali e paritarie, dovrà essere effettuata tra il 9 e il 28 febbraio 2015.

Nei prossimi giorni le scuole riceveranno una e-mail contenente il link per accedere al Questionario e la relativa password di accesso. Tale accesso è anche disponibile dal portale della valutazione (http://www.istruzione.it/sistema_valutazione) dove, inoltre, sono riportati i modelli dei questionari e la guida utente; è poi presente una sezione dedicata alle domande più ricorrenti (FAQ).

Gli Istituti Comprensivi e gli Istituti Superiori statali devono compilare un unico Questionario relativo a tutti plessi e scuole gestite, pertanto verrà inviata un’unica e-mail ed un’unica password di accesso. Invece, gli Istituti Omnicomprensivi dovranno compilare due Questionari: uno per le scuole

del primo ciclo (primarie e secondarie di 1° grado) ed uno per le scuole del secondo ciclo (secondarie di 2° grado); in questo caso, le mail saranno due con due diverse password di accesso, una per ogni questionario da compilare.

Impossibilità a prestare servizio per calamità? Non c’è obbligo di recupero

da La Tecnica della Scuola

Impossibilità a prestare servizio per calamità? Non c’è obbligo di recupero

Non c’è alcun obbligo di recuperare il servizio che non è stato possibile prestare per la chiusura della scuola a causa di eventi atmosferici o altre calamità naturali

Il ritardo nel prendere servizio, o l’assenza dal servizio, per cause non imputabili alla volontà del lavoratore (la situazione di emergenza neve è tra queste) può essere assimilata alla fattispecie che rientra in quella prevista dal codice civile.

Lo rende noto la Flc-Cgil che in questo modo fa chiarezza all’interno di un ginepraio di norme che talvolta vengono pure inventate o adottate alla carlona.

La norma, secondo il sindacato, è inserita nell’art. 1256 del cod. civile che afferma: “ L’obbligazione si estingue quando, per una causa non imputabile al debitore, la prestazione diventa impossibile“.

Al successivo art. 1258 sempre del cod. civile, si legge: “ La stessa disposizione si applica quando, essendo dovuta una cosa determinata, questa ha subito un deterioramento, o quando residua alcunché dal perimento totale della cosa” .

Da quanto sopra si evince chiaramente, spiega Flc-Cgil,  che non è dovuto alcun recupero, da parte del lavoratore (docente o ATA che sia), per le ore di lavoro eventualmente non prestate, fermo restando il diritto alla retribuzione.

Di conseguenza la chiusura della scuola per allerta meteo, o per una nevicata straordinaria, rappresenta l’obiettivo perseguito dall’autorità e finalizzato ad una tutela della pubblica incolumità e del patrimonio che trascende il pubblico interesse allo svolgimento del servizio scolastico, quindi rientra certamente nella fattispecie regolata dal codice civile.

Anche se l’impossibilità della prestazione fosse solo temporanea, il debitore, finché essa perdura, non è responsabile del ritardo dell’adempimento. Per cui sia il docente, che il personale ATA, in qualità di debitore, estingue qualsiasi obbligo di servizio, in quanto la prestazione del servizio è ritenuta ufficialmente impossibile e, quindi, non è soggetto ad alcun tipo di recupero.

Inoltre va ricordato che è fatta salva anche la regolarità dell’anno scolastico per la quale, il  comma 3 dell’art. 74 del decreto legislativo n. 297 del 16 aprile 1994, stabilisce in almeno 200 giorni di lezione la validità di un anno scolastico. Su questo aspetto, nel febbraio 2012, in occasione della chiusura delle scuole di Roma a causa di una forte nevicata, il MIUR emise una nota in cui specificò che, “al verificarsi di eventi imprevedibili e straordinari come un’allerta meteo che inducano i Sindaci ad adottare ordinanze di chiusura delle sedi scolastiche, si deve ritenere che è fatta comunque salva la validità dell’anno scolastico, anche se le cause di forza maggiore, consistenti in eventi non prevedibili e non programmabili, abbiano comportato, in concreto, la discesa dei giorni di lezione al di sotto del limite dei 200, per effetto delle ordinanze sindacali di chiusura delle scuole”.

In conclusione:

nulla deve essere recuperato in caso di chiusura della scuola o di sospensione dell’attività didattica per evento imprevedibile o per oggettiva impossibilità di espletare la prestazione lavorativa;

è fatta salva anche la validità dell’intero anno scolastico in caso che la chiusura prolungata delle scuole faccia scendere il limite delle lezioni annue al di sotto dei fatidici 200 giorni.

La Flc mette pure a disposizione un fac simile di lettera da inviare all’amministrazione qualora venisse richiesto il recupero per la mancata prestazione lavorativa

Monitoraggio e valutazione per gli Istituti tecnici superiori

da La Tecnica della Scuola

Monitoraggio e valutazione per gli Istituti tecnici superiori

L.L.

La comunicazione dei dati da parte delle Fondazioni ITS dovrà avvenire entro il 23 febbraio 2015

Con la Nota prot. n. 603 del 23 gennaio 2015 il Miur ha fornito indicazioni operative sulle modalità di comunicazione dei dati da parte delle singole Fondazioni ITS, comunicazione che dovrà essere effettuata entro il 23 febbraio 2015 (secondo quanto riporta la Flc Cgil, questa è la scadenza corretta e non il 15 febbraio, come riporta la nota).

Oggetto di monitoraggio e valutazione saranno i percorsi ITS che alla data del 31 dicembre 2014 si sono conclusi da almeno un anno.

Ad ogni Fondazione ITS sono rilasciate due distinte credenziali di accesso alla Banca dati INDIRE:

  • la prima, con il ruolo di data entry, con funzioni di scrittura e lettura, per l’inserimento e/o la modifica dei dati; tale credenziale di accesso è attualmente già in possesso di ogni singola Fondazione ITS;
  • la seconda, con il ruolo di amministratcon funzioni di scrittura, lettura e validazione dei dati inseriti relativamente ai percorsi ITS conclusi da almeno un anno alla data del 31 dicembre 2014.

L’ acquisizione definitiva dei dati relativi ai percorsi ITS costituisce condizione necessaria per l’attuazione del monitoraggio e della valutazione dei percorsi ITS, ai fini del mantenimento dell’autorizzazione al riconoscimento del titolo di studio, nonché per l’accesso alle risorse nazionali, compresa la quota di premialità prevista dall’Accordo del 5 agosto 2014, e per l’ individuazione, da parte delle Regioni, dei percorsi assegnatari delle risorse.

Il pesante danno economico del contenzioso scolastico

da La Tecnica della Scuola

Il pesante danno economico del contenzioso scolastico

In questi ultimi anni e in particolare da quando è stato approvato il decreto Brunetta sui provvedimenti disciplinari e non solo, il contenzioso all’interno delle scuole ha avuto una crescita esponenziale del tutto fuori controllo.

La riduzione degli spazi contrattuali, l’incapacità di concertazione tra sindacati e Amministrazione scolastica, ha generato l’aumento indiscriminato del ricorso al Tar o al giudice del lavoro.

Le cifre sono da capogiro, perché stiamo parlando di un aumento di oltre il 300%, calcolato in riferimento all’anno 2014 rispetto all’anno solare 2013. In buona sostanza la conflittualità è dovuta ad una mancanza di relazioni, sempre maggiore di questi tempi, tra Amministrazione scolastica e sindacati.

Mentre un tempo i sindacati riuscivano, grazie alle corrette relazioni con l’Amministrazione, a fare da filtro per evitare il contenzioso, adesso questo filtro è saltato per volere di una certa politica, che snobba completamente i sindacati e li colpevolizza di avere ridotto la scuola ad una vera e propria corporazione. Insegnanti e personale scolastico sarebbero colpevoli, secondo il modo di pensare di molti politici di governo, di essere eccessivamente sindacalizzati, troppo corporativi e di avere un contratto con troppi diritti e pochi doveri.

Questa è l’ottica con cui si è agito per destrutturare il contratto della scuola, introducendo norme sempre più restrittive nei diritti e sempre più ampie nei doveri.

Il decreto legge Brunetta, che sembra piacere molto anche al partito democratico che non lo ha mai messo in discussione da quando è maggioranza, ha limitato molto la concertazione tra Amministrazione e sindacati e al contempo ha aumentato i poteri discrezionali del dirigente scolastico. Questi sono i motivi dell’aumento esponenziale del contenzioso, che dopo i prossimi provvedimenti sulla scuola, aumenterà ancora.

L’impotenza dei sindacati, voluta fortemente ed ottenuta dal Governo, è la causa per cui il personale scolastico si rivolge sempre più spesso al giudice per vedere riconosciuti i suoi diritti.

Dietro questo fenomeno di crescita smisurata di contenzioso si riscontrano pesanti danni economici per l’intero sistema scolastico.

Infatti spesso è l’Amministrazione scolastica a soccombere in questi contenziosi e a pagare non sono i singoli dirigenti ma è la stessa Amministrazione. In tempi di crisi sarebbe stato meglio trovare il modo di fare rientrare la percentuale del contenzioso nel suo fisiologico trend, risparmiando risorse che potrebbero essere investite per migliorare davvero il nostro sistema scolastico.

I sindacati della scuola contro il governo

da La Tecnica della Scuola

I sindacati della scuola contro il governo

“O ci ricevono o sarà braccio di ferro”: Cgil, Cisl e Uil, visto il silenzio del Miur sul contratto di lavoro degli insegnanti, affilano le armi. A rischio 8.500 euro l’anno

“Gli insegnanti sono preoccupati perché temono di trovarsi davanti al fatto compiuto e cioè stipendi bloccati e lavoro aumentato senza neanche essere stati ascoltati. E se così fosse, siamo pronti a mobilitarci”.

I sindacati della scuola, pubblica Il Corriere della Sera,  sono sul piede di guerra, mentre si avvicina l’approvazione del decreto sulla Buona Scuola. Ma nel frattempo, brontolano i sindacati, “nessuno ci ha ascoltato né convocato: abbiamo chiesto al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini un incontro-confronto sui provvedimenti che il decreto conterrà e finora nessuna risposta è pervenuta”.

Secondo Flc-Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola “gli insegnanti rischiano di perdere fino a 8.500 euro l’anno”  e dopo l’ultimo incontro del 13 novembre scorso col governo più nulla. La preoccupazione dei sindacati, che diventano coì portavoce dei docenti, deriva dal sospetto che nel decreto Buona Scuola vengano inserite per legge questioni di grande rilievo come la quota  oraria  e la retribuzione degli insegnanti.

“Il rapporto di lavoro si regola per contratto e non per decreto”, tuonano “Perché una cosa è assumere 140 mila precari un’altra è intervenire su materie che hanno una ricaduta diretta sul rapporto di lavoro, a partire dalle retribuzioni che per legge rientrano nella disciplina contrattuale”.

Per ora, sostengono, le uniche cose note sono le indiscrezioni giornalistiche col rischio che si possa arrivare, senza un preventivo confronto “al blocco dell’anzianità e togliere gli scatti”, anche perché, se davvero si va verso le figure dei tutor e dei mentor, “bisognerà risparmiare su tutti i docenti per poi pagare quella quota del 20-30% che entrerebbe a regime, secondo la Buona Scuola, solo dal 2019”.

Quindi, dice la coalizione sindacale, “si vende qualcosa di futuribile scontentando tutti”, mentre  il governo da un lato pregiudica “le relazioni sindacali” e dall’altro “creare un clima di forte tensione e preoccupazione fra il personale. E noi – dicono i segretari generali Domenico Pantaleo, Francesco Scrima e Massimo Di Menna – vogliamo evitare il braccio di ferro”.

Intanto gli studenti annunciano una giornata di mobilitazione nazionale per il 12 marzo, quando i ragazzi dell’Unione degli Studenti scenderanno in tutte le piazze delle principali città italiane: “Se il Governo pensa di procedere a tappe forzate per riformare la scuola contro le nostre istanze si sbaglia di grosso. Renzi vuole liquidare facilmente le proteste degli ultimi mesi, ma noi non faremo dei passi indietro”.

Principi di obbligatorietà e di gratuità nel contributo scolastico

da La Tecnica della Scuola

Principi di obbligatorietà e di gratuità nel contributo scolastico

Come ben descritto nel sito web dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico del Miur, in ragione dei principi di obbligatorietà e di gratuità, non è consentito richiedere alle famiglie contributi obbligatori di qualsiasi genere o natura per l’espletamento delle attività curriculari e di quelle connesse all’assolvimento dell’obbligo scolastico (fotocopie, materiale didattico o altro).

Fatti salvi i rimborsi delle spese sostenute per conto delle famiglie medesime (quali ad es: assicurazione individuale degli studenti per RC e infortuni, libretto delle assenze, gite scolastiche, etc.). Eventuali contributi possono dunque essere richiesti solo ed esclusivamente quali contribuzioni volontarie con cui le famiglie, con spirito collaborativo e nella massima trasparenza, partecipano per al miglioramento e all’ampliamento dell’offerta formativa degli alunni, per raggiungere livelli qualitativi più elevati. E’ pertanto illegittimo e si configura come una violazione del dovere d’ufficio, subordinare l’iscrizione degli alunni al preventivo versamento del contributo. I contributi scolastici sono deliberati dai Consigli di Istituto.
Riferimenti normativi sono ( http://www.istruzione.it/urp/tasse.shtml ):

– comma 622 della legge 27 Dicembre 2006, n. 296 (finanziaria 2007): “resta fermo il regime di gratuità ai sensi degli articoli 28, comma 1, e 30, comma 2, secondo periodo, del Decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226;

– nota ministeriale prot. 312 del 20/3/2012;

nota ministeriale prot. 593 del 7/3/2013;

– combinato disposto dell’art. 1, comma 5, e dell’art. 6, comma 1 del Decreto Legislativo 15 Aprile 2005, n. 76 e dell’art. 28 del Decreto Legislativo 17 Ottobre 2005, n. 226.

Per la Flc bastano 32 azioni per far funzionare la scuola

da La Tecnica della Scuola

Per la Flc bastano 32 azioni per far funzionare la scuola

Il documento è stato inviato dalla Flc-Cgil al ministro Giannini per mettere a disposizione del Governo, che sta lavorando ai decreti attuativi della “buona scuola”. Renzi aveva chiesto che gliene indicassero 100.

Tra le proposte suggerite dalla Flc ve ne sono di inedite, come, ad esempio consentire alle scuole autonome di accedere all’8 per mille, per finanziare ricerca e sperimentazione. Anche se le scuole hanno bisogno di finanziamenti pubblici, certi nei tempi e nelle quantità per l’attuazione dei Pof di istituto.

“32 azioni su alcuni punti specifici per ottenere dei risultati mirati e per dare leggerezza alle scuole, oggi appesantite da gravi difficoltà dovute al deficit di funzionamento dei centri ministeriali” commenta Domenico Pantaleo segretario generale della FLC.

Togliere alle scuole le pratiche seriali, come già avviene negli altri Paesi europei – come ad esempio in Francia dove gli stipendi dei supplenti li paga direttamente il Ministero – è una misura a costo zero e una modalità razionale nei rapporti tra scuole e Miur e altre amministrazioni, tra cui il Mef. Collaborazione e semplificazione, anche per mettere ordine a una legislazione confusa che pretende di applicare alla scuola norme concepite per altri uffici amministrativi.

Secondo Pantaleo: “La didattica è la linea di cammino che deve segnare ogni azione amministrativa nelle scuole e non viceversa”.

Altre misure riguardano la soluzione dei contenziosi molto costosi per l’erario, il dimensionamento delle scuole, la governance.