ODIO E AMORE DI SCUOLA di Umberto Tenuta
CANTO 273 ODIO DELLA SCUOLA AMORE DELLA SCUOLA
Forse la Scuola ha un solo problema: ODIO.
L’ODIO è stato sempre il problema della scuola.
Pinocchio ne è il testimone più noto.
Ma ci sono sofferenze quotidiane, più o meno nascoste, sofferenze giovanili che segnano la vita degli uomini di domani.
La Scuola non sa farsi amare!
Eppure l’AMORE è fondamento costitutivo della Scuola, seconda genitrice dei giovani.
È difficile pensare ad una Madre che odi i propri figli.
E ad un figlio che odi la propria Madre.
Nel dolore più atroce si grida: MAMMA MIA!
Amore materno, amore filiale.
Dovrebbe essere così anche nella scuola.
Ma così non è.
La Scuola odia i propri studenti.
Non li conosce e non li riconosce, malgrado tutti i fascicoli personali degli alunni.
La Scuola non è madre accorta che conosce ad uno ad uno i suoi diciotto figliuoli, come la Mamma Grazia della mia infanzia.
Erano diciotto e li prendeva ad uno ad uno sulle ginocchia, li accarezzava, li accontentava, li baciava tutti, nessuno escluso.
La Scuola che io ricordo usava la staffila.
La staffila produceva dolore fisico ma soprattutto dolore psichico.
Tu eri lo staffilato, il reprobo, la pecora nera.
Oggi la staffila non c’è più.
Ma le mortificazioni sono più amare.
La Scuola ti mortifica.
Ti mortifica con i QUATTRO MENO, con le NOTE sul Registro digitale, con l’esposizione al ludibrio dell’ALBO PRETORIO della Scuola ove il tuo voto risulta scritto in rosso.
ODIO CON ODIO SI PAGA.
Tu, o Scuola matrigna, mi odi ed io ti ricambio.
Io odio la mia Professoressa di Matematica.
Io odio la Matematica.
Io odio TE, o SCUOLA MATRIGNA.
Triste destino dei figli di donna!
Ma è proprio destinato questo DESTINO?
Forse non è vero che l’amore della madre è ricambiato dall’amore del figlio?
AMOR CON AMOR SI PAGA.
Chi avete messo sulla cattedra?
Come li trattate i docenti?
Li lasciate con le loro pene, con i loro affanni, con i conti che a metà mese già non quadrano.
E volete che chi soffre sorrida?
Volete che i docenti dimentichino le loro pene sull’uscio dell’aula?
E volete che l’amore, l’amore che non hanno potuto lasciare ai propri figli rimasti in casa senza ORO SAWA, lo riversino sui loro studentelli irrequieti?
NEMO DAT QUO NON HABET.
I Docenti non hanno la gioia nei loro cuori.
E la gioia non possono dare ai propri alunni.
E gli STUDENTI, che non sono incendiati dal fuoco d’amore dei loro docenti, quale fuoco hanno nei loro cuori?
AMOR CON AMOR SI PAGA!
Niente mi dai, niente ti do, o Scuola matrigna!
Non ti amo.
E non amo la Matematica, la Grammatica, La Geografia, la Filosofia…
Non chiamatemi più Studente[1].
Io sono un forzato!
Mi forza la Professoressa Bionda; mi forza la Professoressa Rossa; mi forza la Professoressa incolore, pallida, ingobbita, col suo filo di voce.
Oddio, che quadro!
Che pessimismo!
Ma non vedi la nascitura BUONA SCUOLA?
Non vedi con quanta cura la Ministra si sta prendendo cura del benessere dei docenti?
Mica solo degli ELETTI!
Di tutti i docenti, perchè nella scuola non ci possono essere discriminazioni tra figli del Dottore e figli del contadino.
Saranno tutti ELETTI, tutti contenti, tutti gioiosi, tutti amorosi.
E vedrai che dalla SCUOLA scompariranno i QUATTRO MENO, le NOTE sui Registri digitali, le BRUTTE COMUNICAZIONI da nascondere ai genitori.
Sarà la SCUOLA DELL’AMORE.
Amore della GRAMMATICA, amore della MATEMATICA, amore di TE, o SCUOLA!
Sogno, o son desto?
Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:
http://www.edscuola.it/dida.html
[1] Studente da studium che in latino significa anche “passione, desiderio, impulso interiore“… Scrive F. Ferrarotti che <<La scuola non sembra in grado di stimolare e far scoprire ai giovani la gioia della lettura, e di riportare lo studio al suo significato originario di studium, ossia amore, passione, avventura>> (Presentazione: FERRAROTTI F., Leggere, leggersi, Donzelli, Roma, 1998).