Francesca!

Francesca!

di Maurizio Tiriticco

Con Francesca Severa avevo un rapporto particolare!

Siamo andati in giro in lungo e in largo ad aggiornare insegnanti, come si suol dire! Dalla Sardegna alla Sicilia! E per tutta la Penisola, da Sud a Nord! E con Francesca siamo cresciuti!

Politicamente! Culturalmente! Insieme, l’uno per l’altra e vivecersa! Lei all’inizio, si limitava a presentare l’UIlScuola, l’Irase e me! E poi carte su carte, fogli di presenza, firme, attestati. Molte parole per l’Irase, poche, ma sempre mirate, per me! A cui dava la parola: la parola attesa!!!

Ma poi è cresciuta! Basta con il ruoolo di presentarice! Se non erro, ha cominciato con i “bidelli”, e per molto tempo si è occupata di loro e dei dsga, ma poi…

La sua esperienza, la sua passione, la sua energia, le sue conoscenze – chiamiamole anche competenze – sono aumentate con sempre maggiore rapidità! E spessore!

In una delle ultime “cose” – se non l’ultima – che abbiamo fatto insieme, a Lecce, qualche mese fa, addirittura si è presa tutta le scena. Nella sua introduzione, i suoi richiami normativi e sindacali erano così numerosi e così precisi che i partecipanti, DS e insegnanti, cominaciarono a tempestarla di domade! Ed io in un cantuccio, buono buono, a sedere, per riposare la gambetta malata e aspettare il mio turno! Che non veniva mai! Tutti erano ad orecchie aperte per Francesca! E con occhi pieni di ammirazione! Forse non avevano mai sentito parole così certe e così incsive! Ma Francesca in realtà non faceva relazioni! Parlava come si parla ad amici! Senza appunti, girando per l’aula, cliccando qualche volta su qualche slide! Il tutto perché ciò che era forte era la sua parola! La convinzione con cui esprimeva il suo pensiero! E la sua sicurezza di conoscere le “cose” fino in fondo e di essere nel giusto! Insomma, quando terminò il suo appassionato e ricco intervento, scrosciarono applausi e si riaccesero domande, e poi risposte e discussioni! E non sarebbero mai finiteee!!!

Alla fine, Francesca si ricordò di me! Sapeva che non potevo non parlare! E mi lasciò quel poco tempo che rimaneva perché presentassi le mie slides che, in realtà, poco o niente interessavano. Ormai, il più era fatto, e di questo più la protagonista era stata Francesca. Se non ricordo male, l’incontro di Lecce è stato l’ultimo in cui abbiamo lavorato insieme!!!

I punti esclamativi non valgono solo per le parole pensate e scritte! Valgono anche per noi umani! Tutti! Ma la differenza è che, per la grammatica, un punto chiude un periodo per aprirne un altro. Nella vita, invece, un punto è sempre… il punto!!! Ed è quello che conclude la nostra eperienza nel mondo! Nel mondo del QUI! E vorrei sperare che nel mondo del LA’ i nostri discorsi continuino… Chissà! Ve lo farò sapere! O presto o tardi!

L’Istituto sordi di Roma ricorda l’Olocausto

Redattore Sociale del 26-01-2019

Giornata della memoria. L’Istituto sordi di Roma ricorda l’Olocausto

Trasmesso in prima nazionale il docu-film “Memories of Warsaw Ghetto”: la storia di Genio, un ragazzo ebreo sordo durante l’occupazione nazista in Polonia. Ivano Spano, commissario straordinario dell’Istituto statale sordi di Roma: “Ricordare il passato ci aiuta a capire come vogliamo vivere il presente”. 

ROMA. Il racconto del ghetto di Varsavia attraverso i ricordi di Eugene Bergman, all’epoca solo un ragazzo, che è divenuto sordo dopo essere stato colpito dal calcio di un fucile. È con la proiezione del docu-film “Memories of Warsaw Ghetto”, del regista sordo Alexander Genievsky, che l’Istituto statale sordi di Roma ha voluto ricordare la Giornata della memoria, celebrata il 27 gennaio di ogni anno. Grazie all’integrazione tra le testimonianze in Lingua dei segni e la ricostruzione teatrale degli eventi storici, il docu-film ricostruisce le vicende tra il 1940 e il 1943, quando il piccolo Genio e la sua famiglia lottano per sopravvivere alla persecuzione nazista, scoprendo all’interno del ghetto un tessuto di resistenza, solidarietà e vitalità difficilmente immaginabile in una comunità allo stremo delle forze.

“Ricordare il passato ci aiuta a capire come vogliamo vivere il presente”, ha detto Ivano Spano, commissario straordinario dell’Istituto statale sordi di Roma che, anche quest’anno, ha organizzato “Testimonianze silenziose”, un appuntamento ormai alla nona edizione, per ricordare le vittime del Nazismo: un momento oscuro della nostra storia in cui, ha ricordato Spano, “le persone normali si sono trasformate nei più atroci carnefici”. “Sono state 450 mila le persone liquidate all’interno del ghetto di Varsavia”, ha ricordato Luca Des Dorides, introducendo la proiezione. “Quest’anno abbiamo deciso di occuparci delle vittime attraverso la proiezione di un documentario su un ragazzo ebreo sordo”.

L’obiettivo del docu-film non è solo quello di ripercorrere la memoria storica dell’occupazione nazista, ma anche quello di ricostruire le atmosfere dell’epoca: la paura, la miseria, la fame accanto al forte senso di identità e di comunità che ha caratterizzato la vita nel ghetto. Senza dimenticare di raccontare anche quella parte della storia riguardante coloro che hanno aiutato agli abitanti del ghetto. Quanto al regista Alexander Genievsky, si tratta di un cittadino americano nato in Russia che, all’età di 21 anni, è diventato sordo mentre svolgeva il servizio militare in Afghanistan. “Questo documentario, come altri, costituisce la nostra ricchezza – ha detto Francesca Di Meo del Centro di documentazione dell’Istituto statale sordi –. Appartiene al fondo Cinedeaf e fa parte, a tutti gli effetti, del circuito del cinema sordo di cui Alexander Genievsky è un esponente”. Nel cast del film, in qualità di narratore, anche lo statunitense Bernard Bragg, uno dei maggiori attori, drammaturghi e scrittori sordi della sua generazione, scomparso a settembre dello scorso anno. 

di Antonella Patete

Onora il padre e la madre! E i nonni?

Onora il padre e la madre! E i nonni?

di Maurizio Tiriticco

“E ricordatevi, miei fedeli! Non c’è nulla al mondo più bello della famiglia – così diceva il parroco dopo la messa domenicale – anche perché è sempre da una famiglia che nascono i figli, non da una donna soltanto, come spesso avviene oggi in una società in cui i costumi più sacri vengono spesso inosservati, se non addirittura dileggiati. E poi c’è anche il quarto comandamento, che così recita: ‘Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio’. E ancora, figli miei! Ricordate che le parole Padre e Patria hanno la stessa radice: è il padre che garantisce la patria ed è la patria che garantisce il padre. La famiglia, quindi, è la cellula della nostra società. E una famiglia è fatta di un padre e di una madre… di un figlio… di una figlia… di tanti figli… tutti benedetti dal Signore! Allora, miei fedeli, ripetete con me: Onora il padre e la madre”.
E il pubblico rispose puntualmente in coro: “Onora il padre e la madre”. E poi un silenzio assoluto! Si attendeva la ripresa della perorazione del celebrante… Ma a un tratto quel silenzio fu rotto da una voce… proveniva dal fondo della chiesa: “Onora anche i nonniii”!!!
Tutti si voltarono in quella direzione e anche il parroco celebrante scrutò nel fondo dell’aula. Si trattava di un vecchietto, piccolo piccolo, curvo e bruttino, e abbastanza male in arnese, inginocchiato su uno degli ultimi banchi. Si sentì guardato e riprese: “Sì, sì, lo ripeto: onora anche i nonni”. Ripeté con voce stentorea.
“Certamente, nonnino, disse il parroco dall’altare! Ma il comandamento è uno! Ed è quello che ho recitato… il quarto, per l’appunto. Nei testi sacri non c’è traccia dei nonni”.
“E allora, bisogna aggiornarli”!
Lo stupore di tutti i fedeli era alto, e un rumoreggiare di voci e di vari borbottii si levava sempre più forte. Ma come si permetteva… un vecchietto, anche male in arnese, di mettere in discussione non il parroco, ma i Testi Sacri… la Bibbia… il Vangelo, i libri più sacri e più veri che ci sono, quelli dell’unica Verità Rivelata!
Il parroco era in difficoltà, anche perché il vecchietto continuava a dire: “Onora anche i nonni! Onora anche i nonni! E anche le nonneee… I nonni e le nonne… I nonni e le nonne… I nonni e le nonne”!!!
Fu allora che il parroco capì che un intervento verbale era assolutamente insufficiente. Scese dall’altare e mosse verso il vecchietto. Non tanto per comprenderlo o metterlo a tacere, quanto per recuperare quella credibilità del suo popolo, di cui aveva sempre goduto, credibilità che un vecchietto osava mettere in discussione.
“Mi dica, signore… anzi, dimmi, nonnino… scusami la confidenza… sono sempre il tuo parroco… nessuno mette in discussione il valore e la funzione dei nonni, ma il Verbo, quello che detta il Signore, è chiaro…”
“E allora bisogna aggiornarlo…”
“Aggiornarlo? Ma che dici, nonnino! La Bibbia è un testo sacro, il Libro Sacro di tutti i credenti… e anche tu sei un credente, non è vero? E’ Dio in persona che ha dettato a Mosè i dieci comandamenti… che sono la nostra Legge!”
La risposta stentorea era sempre una sola: “Onora anche i nonni… onora anche i nonni… onora anche i nonni…”
E avrebbe continuato con questa litania, se il parroco, anche un po’ stizzito, non l’avesse interrotto: “Basta, nonnino! Abbiamo capito! Ma perché questa insistenza”?
Il nonnino allora si alzò in piedi di scatto – quale energia in un vecchietto male in arnese – e, puntando il dito indice sul naso del parroco, cominciò a dire con una certa veemenza: “Dove sono oggi i genitori? Tutti separati! Ma che si sposano a fare? E poi, se non sono separati, sono senza lavoro… e che cosa ne fanno dei figli? Li mollano ai nonni… ai nonni… capito”?
E la voce, prima quasi flebile e stentorea, diventava sempre più forte e aggressiva! E quel dito indice, sempre puntato sul parroco… e i fedeli stupiti a guardare e ad ascoltare. “Li mollano ai nonni! E alle nonne! Lo sa, lo sapete, quanti sono i nonni di questa parrocchia che fanno i padri e le madri? Sono tanti, tantissimi! E ci saranno pure qui in questa chiesa…”
Si sentì un rumoreggiare… balbettii vari… ha proprio ragione… è proprio così… io stessa do una mano a mia figlia, è separata… e io alla fine del mese cento euro, una tassa… e io che compro sempre i pannolini per mia figlia… insomma per la figlia di mia figlia… E se non ci fossi io – era un altro vecchietto – con la mia pensione, mio figlio… poveraccio… è disoccupato… Anch’io, anch’io, anch’io… nella chiesa si levò una sorta di coro unanime…
E il vecchietto diventava sempre più deciso nel suo argomentare: “Oggi, caro Parroco, sono i nonni… e le nonne… che fanno i padri e le madri! I padri veri e le madri vere, Oggi, si contano sulla punta delle dita! E, se Mosè fosse qui, glielo direbbe lui al Padreterno: Caro Dio! Aggiorna i tuoi comandamenti che oggi non vanno più bene! E non ho forse ragione? Voi fedeli che dite”? Si sentì un diffuso rumoreggiare: e che cosa gli vuoi dire al nonnino? E’ proprio così! Oggi non siamo più nonni! Siamo genitori! Anzi doppi genitori! Dei figli e dei nipoti…
A questo punto, il parroco cercò di abbozzare un sorriso di compiacenza e cominciò a indietreggiare per liberarsi di quell’indice puntato sul naso.
“Hai ragione, nonnino. Hai ragione! Ma la Bibbia è quella che è! E’ un libro sacro”!
E poi, rivolgendosi ai fedeli, dopo avere raggiunto l’altare: “Miei parrocchiani! La Bibbia è la Bibbia! E noi non possiamo correggerla… però… eleviamo tutti insieme un Paternostrer e un Avemmaria perché la fatica dei nonni…
E delle nonneee… Si sentirono più voci femminili dalla navata della parrocchia…
“Sì, sì, certamente! Anche delle nonne… perché la fatica dei nonni… e delle nonne anche, soprattutto delle nonne, venga tenuta nella giusta considerazione”.
“Padre, riprese e concluse il nonnino: vede che avevo ragione. Ora torno a casa! Devo dare il biberon al mio nipotino più piccolo… e a far fare i compiti alla nipotina più grande…”


Concorso maestri a due velocità: corsia preferenziale per il sostegno

da Corriere della sera 

Il concorso ordinario per la scuola d’infanzia e primaria sarà bandito solo nelle regioni dove ci sono posti vuoti. In palio 10.183 cattedre, quasi per metà destinate al sostegno di cui c’è cronica mancanza un po’ ovunque. Mentre i posti ordinari al Sud sono ingolfati

 Orsola Riva

E’ in dirittura d’arrivo l’attesissimo bando per il concorso ordinario per la scuola d’infanzia e per la primaria. Appuntamento atteso soprattutto da parte dei maestri e delle maestre più giovani tagliati fuori dal concorso super facilitato bandito a novembre 2018 che è stato disegnato su misura per i loro diretti rivali, i cosiddetti diplomati magistrali: maestri e maestre senza la laurea che hanno preso il diploma entro il 2001-2002, mentre molti laureati in scienze della formazione primaria al momento del bando non possedevano ancora il requisito minimo di due annualità di servizio nella scuola statale.

Due velocità

Mentre il concorso straordinario non è selettivo nel senso che tutti i partecipanti (le domande inoltrate sono state oltre 42 mila) finiranno in apposite graduatorie di merito regionali dove resteranno fino a esaurimento delle stesse (e potrebbero volerci anni), il concorso ordinario mette in palio 10.183 posti, quasi la metà dei quali destinati al sostegno (4.577 contro 5.626 per i posti comuni). Chi vince passa, gli altri sono fuori. Non solo: come ribadito di recente dal ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, il concorso ordinario verrà bandito solo nelle regioni per le quali si prevede un’effettiva vacanza di posti. Per la prima volta dunque potrebbe darsi il caso che alcune regioni italiane restassero tagliate fuori. Non tanto per i posti di sostegno di cui c’è cronica mancanza un po’ ovunque, ma per quelli ordinari dove soprattutto al Sud le graduatorie a esaurimento sono ben lungi dall’essere svuotate.

La spada di Damocle del Consiglio di Stato

Si profila dunque un concorso a due velocità in cui i docenti di sostegno dovrebbero entrare quasi subito, mentre quelli su posti comuni rischiano una lunga lista d’attesa visto che metà dei posti vanno assegnati ai precari storici delle Gae e l’altra metà andrà suddivisa con i vincitori del concorso straordinario (cioè tutti i partecipanti!) . Su tutto questo complicato meccanismo incombe poi l’atteso parere del Consiglio di Stato (20 febbraio) e della Cassazione (12 marzo) sulla vertenza dei diplomati magistrali che sono stati buttati fuori dalle Gae a dicembre 2017 in seguito a una prima bocciatura da parte dei giudizi di Palazzo Spada ma che ora potrebbero rientrarci andando a ingolfare ulteriormente la procedura per l’immissione in ruolo dei vincitori del concorso.

Le riserve del CSPI sul bando

Non solo. Il Consiglio superiore della Pubblica Istruzione a cui il Miur aveva chiesto un parere sulla bozze del bando del concorso ordinario ha espresso nei giorni scorsi parere favorevole con riserva nel senso che ha condizionato il suo sì al fatto che il ministero riveda la separazione troppo marcata fra le due procedure concorsuali – quelle per i posti comuni e a quelle per il sostegno che – è scritto nel parere – «comporta il rischio di una netta separazione dei due profili professionali». Mentre per legge il docente di sostegno, una volta assolto il vincolo di permanenza di 5 anni, può chiedere di andare a insegnare su posto comune. Il CSPI ha invitato perciò il Miur ha organizzare le prove in modo che ai candidati per i posti di sostegno vengano fatte anche domande disciplinari e viceversa nello scritto per i posti ordinari si accertino anche le competenze dei candidati sui temi dell’inclusione scolastica.

Scrutini, valutazione comportamento si esprime con giudizio sintetico

da Orizzontescuola

di Nino Sabella

La valutazione del comportamento degli studenti della scuola primaria e secondaria di primo grado è espressa tramite un giudizio sintetico.

Ricordiamo a cosa va riferita la succitata valutazione e i relativi documenti di riferimento.

Valutazione comportamento: giudizio sintetico

La valutazione del comportamento dell’alunno e dell’alunna, leggiamo nel D.lgs. 62/2017, viene espressa collegialmente dai docenti attraverso un giudizio sintetico.

Il giudizio va riportato nel documento di valutazione.

La definizione dei criteri di valutazione del comportamento e le modalità di espressione del giudizio sono definiti dal Collegio docenti.

Valutazione e giudizio comportamento: documenti di riferimento

La valutazione del comportamento si riferisce allo sviluppo delle competenze di Cittadinanza.

I documenti, cui la predetta valutazione deve fare riferimento, sono:

  • lo Statuto delle studentesse e degli studenti
  • il Patto educativo di corresponsabilità
  • i regolamenti approvati dalle istituzioni scolastiche

Il giudizio sintetico, in conclusione, deve fare riferimento allo sviluppo delle competenze di cittadinanza e, per quanto riguarda la scuola secondaria di primo grado, allo Statuto delle studentesse e degli studenti e al Patto di corresponsabilità.

Docenti soprannumerari trasferiti d’ufficio, quali posti e quali criteri

da Orizzontescuola

di Giovanna Onnis

I docenti dichiarati soprannumerari sulla base della graduatoria interna di istituto formulata da Dirigente scolastico, qualora non presentino domanda di trasferimento o, pur presentandola (condizionata o no), non possono essere soddisfatti per nessuna delle preferenze espresse, vengono trasferiti d’ufficio in una sede disponibile non richiesta.

Possono essere trasferiti d’ufficio, inoltre, anche i docenti in attesa di titolarità definitiva nella provincia, ivi compreso il personale docente che ha perso la titolarità definitiva ai sensi dell’articolo 36 del CCNL, in esubero provinciale o in esubero nazionale, che non presentano domanda di trasferimento per l’assegnazione della sede di titolarità o che, pur avendola presentata, non possono essere soddisfatti per nessuna delle preferenze espresse

Trasferimento d’ufficio docenti titolari posto comune nella scuola dell’Infanzia e Primaria

Il trasferimento d’ufficio per l’insegnante soprannumerario della scuola dell’Infanzia e della scuola Primaria, che non può essere soddisfatto per nessuno dei posti richiesti nella domanda di trasferimento , o che non ha presentato domanda, viene disposto prioritariamente nel comune di titolarità, nel corso della I fase dei movimenti. Per i comuni che comprendono più distretti il trasferimento è disposto prima nelle scuole comprese nel distretto di titolarità, e poi sui distretti viciniori compresi nel comune di titolarità secondo l’ordine del Bollettino.

Questo movimento, che rientra nella I fase, è identificato dalla lettera F) nella sequenza operativa inserita nell’allegato 1 del CCNI:

F) trasferimenti d’ufficio, nel comune di titolarità e per la medesima tipologia di posto, dei docenti soprannumerari che non hanno prodotto domanda o che, pur avendola prodotta, non sono stati soddisfatti per le preferenze espresse nel modulo-domanda

In assenza di posti disponibili nel comune di titolarità, l’insegnante viene trasferito d’ufficio in una scuola del comune più vicino a quello di precedente titolarità sempre sulla base dell’apposita tabella di viciniorietà, predisposta e pubblicata prima dell’effettuazione dei movimenti.

Questo movimento, che rientra nella II fase, è identificato dalla lettera A) nella sequenza operativa inserita nell’allegato 1 del CCNI:

A) trasferimenti d’ufficio, secondo l’ordine di vicinanza rispetto al proprio comune di titolarità stabilito dalle apposite tabelle, dei docenti titolari di posti e cattedre che non abbiano prodotto domanda o che, pur avendola prodotta, non abbiano ottenuto il movimento (trasferimento o passaggio di cattedra) a domanda

Nella scuola Primaria il trasferimento d’ufficio dei titolari di posto comune viene disposto considerando anche i posti di lingua inglese, se richiesti, e in subordine posti di istruzione per l’età adulta seguendo la tabella di viciniorietà dei comuni in cui vi siano centri territoriali. Tale operazione segue la mobilità dei titolari delle precedenze indicate nell’art 13 del CCNI e precede, nella sola provincia di titolarità, i trasferimenti a domanda.

Se il docente, per carenza di posti in tutti i comuni della provincia, non può essere trasferito d’ufficio, come chiarisce l’art.20 comma 10, viene assegnato in soprannumero sulla provincia. Questa disposizione viene applicata soltanto se nel corso delle operazioni di trasferimento non sia possibile riprendere in esame la posizione degli interessati, ai fini della loro assegnazione, nell’ordine, nel comune al quale appartenevano i posti soppressi, o ad una sede più vicina rispetto a quella precedentemente assegnata sulla base dell’elenco di viciniorietà.

Trasferimento d’ufficio docenti titolari sul sostegno nella scuola dell’Infanzia e Primaria

Le disposizioni che interessano i docenti titolari su posto comune sono valide anche per i titolari sul sostegno.

Nel caso in cui non sia possibile trasferire a domanda, anche se condizionata, i docenti titolari su posto di sostegno, l’ufficio territorialmente competente procede al loro trasferimento d’ufficio in una delle scuole comprese nel comune di titolarità, dopo l’effettuazione dei trasferimenti a domanda nell’ambito della I fase dei movimenti , inizialmente sulla medesima o diversa tipologia di posto di sostegno per la quale l’interessato possegga il relativo titolo di specializzazione ed in subordine, in mancanza di posti disponibili per tali tipologie, su posto di tipo speciale o ad indirizzo didattico differenziato per il quale possegga il relativo titolo. Ove ciò non sia possibile, il docente, è trasferito d’ufficio in uno dei posti o delle scuole disponibili a partire dal comune più vicino a quello di precedente titolarità sempre sulla base della tabella di viciniorietà e sempre prima su posto di sostegno per il quale sia in possesso del relativo titolo di specializzazione e, in subordine, su posto di tipo speciale o ad indirizzo didattico differenziato per il quale possegga il relativo titolo.

Se non è in alcun modo possibile effettuare i trasferimenti secondo i criteri indicati nell’ambito dell’intera provincia, l’ufficio territorialmente competente, come stabilisce l’art.20 comma 15 del CCNI, li assegna definitivamente o provvisoriamente a seconda che abbiano o meno concluso il quinquennio di permanenza su posto speciale o di sostegno, a posti di tipo comune (con il punteggio spettante per il posto comune).

Se trasferito in via definitiva, il docente ha diritto al rientro nella sede di titolarità (art. 13 punti II e V) esclusivamente per la stessa tipologia di posto di cui era titolare ed in tal caso non decorrerà nuovamente il vincolo quinquennale.

Se l’assegnazione su posto comune ha carattere provvisorio, è limitata al solo anno scolastico di assegnazione ed è utile ai fini del compimento del quinquennio. Nel corso dei trasferimenti per l’anno scolastico successivo, l’insegnante sarà considerato perdente posto nella scuola di precedente titolarità per il tipo di posto di cui era titolare.

Le disposizioni indicate si applicano solo se durante il movimento non sia possibile riprendere in esame la posizione degli interessati ai fini della loro assegnazione, considerando posti della stessa tipologia di titolarità o di altra tipologia per la quale abbiano titolo ad una sede più vicina rispetto a quella precedentemente assegnata, sulla base dell’ elenco di viciniorietà.

Nel caso di assegnazione su posto comune con carattere provvisorio, le posizioni degli interessati saranno comunque riprese nel corso delle operazioni, ai fini dell’assegnazione a posto normale nel comune al quale appartenevano i posti soppressi, o ad una sede più vicina rispetto a quella precedentemente assegnata, sulla base del citato elenco di viciniorietà, esclusivamente qualora permanga l’assenza di disponibilità su sostegno, scuole speciali o ad indirizzo didattico differenziato nell’intera provincia.

Trasferimento d’ufficio docenti titolari posto comune nella scuola Secondaria

Nella scuola Secondaria i trasferimenti d’ufficio dei docenti soprannumerari sono disposti considerando tutti i posti e le cattedre disponibili, comprese, nella scuola Secondaria I grado, le cattedre costituite totalmente o parzialmente con ore d’insegnamento in classi a tempo prolungato.

I trasferimenti d’ufficio non sono disposti da classi di concorso a posti costituiti con attività di sostegno per i docenti titolari su classi di concorso, atteso che l’assegnazione “ex novo” su detti posti presuppone necessariamente la disponibilità del docente.

Ai soli fini dell’identificazione del comune da cui procedere per l’eventuale applicazione della tabella di viciniorietà, la sede di provenienza dei docenti titolari sui posti attivati presso i centri territoriali viene considerata, come indicato nell’art.22 comma 11 del CCNI, “il comune” dove si trova la sede di organico del centro territoriale di titolarità.

I trasferimenti d’ufficio sono disposti nel seguente ordine di successione:

1) in scuole del comune di titolarità (I fase, operazione F)

2) in scuole di comune viciniore secondo la tabella di viciniorietà (II fase, operazione A)

3) sui posti di istruzione per l’età adulta seguendo la tabella di viciniorietà dei comuni (II fase, l’operazione segue la mobilità dei titolari delle precedenze indicate nell’art 13 del CCNI e precede, nella sola provincia di titolarità, i trasferimenti a domanda)

Relativamente ai punti 1) e 2) lo scorrimento delle scuole per l’assegnazione delle cattedre avviene tenendo conto sia delle cattedre interne che di quelle esterne.

L’assegnazione della scuola di titolarità a seguito del trasferimento d’ufficio ottenuto nel comune di titolarità o in un comune viciniore della provincia, come chiarisce la nota 1) del succitato art.22, avviene secondo l’ordine di viciniorietà indicato nel Bollettino Ufficiale.

Trasferimento d’ufficio docenti titolari sul sostegno nella scuola Secondaria

Il trasferimento d’ufficio dei docenti soprannumerari su posti di sostegno è disposto con le medesime modalità valide per i docenti titolari su materia, prima nella scuola di titolarità, in scuole del comune di titolarità e successivamente, in assenza di posti disponibili in tale comune, in quello più vicino secondo le apposite tabelle di viciniorietà.

In ciascuna delle fasi predette, nella scuola Secondaria di I grado, il trasferimento è disposto nelle tre tipologie per le quali il docente risulti in possesso del relativo titolo di specializzazione, secondo il seguente ordine:

  1. sostegno per minorati psicofisici

  2. sostegno per minorati dell’udito

  3. sostegno per minorati della vista

Dopo l’effettuazione dei trasferimenti, in sintonia con quanto stabilito nell’art.22 comma 12, “qualora sussistano ancora posizioni di esubero, si procederà al trasferimento d’ufficio nel comune che comprende la scuola di precedente titolarità

Trasferimento d’ufficio dei docenti in attesa di titolarità definitiva nella provincia o in esubero provinciale

I docenti ancora in attesa di titolarità definitiva nella provincia, ivi compreso il personale docente che ha perso la titolarità definitiva ai sensi dell’articolo 36 del CCNL o in esubero provinciale, sono tenuti a presentare domanda di trasferimento.

Nel caso in cui non possano essere soddisfatti per nessuna delle preferenze espresse nella domanda, sono assegnati a titolarità definitiva prima delle operazioni relative alla III Fase della mobilità e il movimento risulterà un trasferimento d’ufficio che rientra nell’operazione della II fase identificata con la lettera H):

H) trasferimenti d’ufficio dei docenti titolari su provincia che non hanno ottenuto il movimento a domanda nel corso delle precedenti operazioni

Il trasferimento d’ufficio sarà disposto seguendo l’ordine di graduatoria con cui i docenti partecipano al movimento e a ciascun aspirante viene assegnata d’ufficio la titolarità disponibile su provincia, per una delle tipologie di posto richieste nella domanda, seguendo la tabella di viciniorietà tra comuni, a partire dalla prima preferenza valida espressa per scuola, distretto o comune.

I docenti della scuola Primaria titolari su tipologia di posto comune e i docenti della scuola Secondaria di primo grado titolari su classe di concorso partecipano d’ufficio sui posti di istruzione per l’età adulta in mancanza di disponibilità sulle tipologie di posto suddette.

In caso di mancata presentazione della domanda di trasferimento i docenti che rientrano nelle categorie considerate (in attesa di titolarità definitiva nella provincia o in esubero provinciale), sono sottoposti, previa individuazione da parte del competente ufficio territoriale, alla mobilità d’ufficio, con punti zero, e si considera come partenza il primo comune della provincia di titolarità secondo l’ordine dei Bollettini

Trasferimento d’ufficio dei docenti in esubero nazionale

I docenti immessi in ruolo ai sensi dell’art. 1 comma 98 lettere b) e c) della legge 107/15 che non hanno ottenuto nel corso della mobilità 2018/19 una sede di titolarità e risultano, quindi, in esubero nazionale, partecipano a domanda alle operazioni tra province diverse secondo le modalità indicate nell’ articolo 8 comma 10 del CCNI, dove si stabilisce quanto segue:

Solo per le classi di concorso risultanti in esubero nazionale nell’a.s. di riferimento (2019/20, 2020/21 ovvero 2021/22), finché permanga la situazione di esubero suddetta, la mobilità territoriale si effettua sul 100 per cento delle disponibilità determinate al termine dei trasferimenti provinciali”

Se al termine di tutte le operazioni, questi docenti , come chiarisce l’art.2 comma 4, non hanno ottenuto una scuola di titolarità, vengono movimentati d’ufficio, seguendo l’ordine di graduatoria con cui gli stessi partecipano al movimento, su tutte le province secondo la tabella di prossimità tra province, debitamente pubblicata sul sito del MIUR nella sezione mobilità, a partire dalla prima preferenza espressa.

In caso di non presentazione della domanda il docente viene trasferito d’ufficio con punti zero a partire dalla provincia di immissione in ruolo secondo la tabella di prossimità tra province. Per ciascuna provincia, in mancanza di posti comuni, detti docenti partecipano d’ufficio anche sui posti di istruzione per l’età adulta.

Trasferimento d’ufficio: con quale punteggio

Nell’ambito di ciascuna delle operazioni indicate nella sequenza operativa dei movimenti (Allegato 1 del CCNI) i trasferimenti vengono disposti secondo l’ordine di graduatoria. L’ordine di graduatoria è determinato sulla base di tutti gli elementi indicati nelle tabelle di valutazione dei titoli allegata al CCNI (Allegato 2).

Per il trasferimento d’ufficio il punteggio considerato, valido per tutte le sedi esaminate nel corso del trasferimento d’ufficio medesimo, è quello attribuito dai Dirigenti scolastici in sede di formulazione delle graduatorie interne di istituto, compilate in base alle disposizioni stabilite nel contratto sulla mobilità, ed è il punteggio con il quale il docente è stato dichiarato soprannumerario.

Per i docenti in attesa di titolarità definitiva nella provincia o in esubero provinciale, il punteggio è attribuito dall’Ufficio scolastico territoriale della provincia di titolarità

Tutto sulla mobilità

Esame di maturità: cresce la protesta dei professori

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

Raccogliendo il malumore che serpeggia nelle scuola, i Partigiani della scuola pubblica prendono posizione sulla questione dell’esame di Stato, tema al quale abbiamo dedicato anche il nostro ultimo video

La critica più rilevante riguarda il fatto che “dal Miur vengano imposte nuove modalità di svolgimento delle prove scritte e del colloquio orale, a gennaio, cioè a metà anno scolastico, con il ‘treno in corsa’.  Un treno che avanza velocemente verso giugno, con tempi ristretti per reimpostare dal punto di vista metodologico e dei contenuti da trattare, la programmazione di classe e quelle curricolari”.

“Entrando poi nello specifico le modifiche previste per le prove – sostengono i PSP –  non si può non restare interdetti di fronte alle pretese del Miur.  Pretese perché impongono una revisione non di poco conto di quanto sinora è stato impostato, con un surplus di lavoro affollato, incalzante e non retribuito. Infatti, ad oggi, non sono previsti aumenti dei compensi per chi dovrà sobbarcarsi nei consigli di classe impegni aggiuntivi e per i commissari interni ed esterni, compensi, ricordiamo, fermi al 2007”.

Puntuale, infine, la critica sulla seconda prova scritta: “Non vi è dubbio, che se l’intento è quello di saggiare le competenze dei candidati, in una visione più ampia, le difficoltà per loro aumentano, dovendosi cimentare in due discipline dissimili, seppure affini per area. Ovviamente, ci saranno problemi per la correzione e per concordare una valutazione equilibrata e non penalizzante nel caso, non lo si può escludere, che sia stata fatta bene e correttamente solo una delle due ‘proposte’ “.

Non mancano infine le critiche sul nodo della valutazione: “Occorre fare una breve riflessione sulle griglie di valutazione nazionale che avrebbero lo scopo di garantire equità nell’attribuzione dei voti, da nord a sud. L’equità solo alla fine del percorso delle superiori? E perché non garantirla, se questo è l’intento del legislatore, fin dal primo anno? Cosa lo impedirebbe? Il rischio di una didattica omologata e di un pensiero omologante? Il pericolo della mutilazione della libertà d’insegnamento? L’ignorare i compositi contesti umani e sociali in cui i docenti operano?? Occorre porsi degli interrogativi al riguardo che non si eludono con la buona intenzione di una valutazione standard per i maturandi e diplomandi dal 2019 in poi”.

Formazione docenti neoassunti, i primi dati delle iscrizioni sulla piattaforma Indire

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Sono ormai quasi completate le iscrizioni all’ambiente on-line dedicato alla formazione dei docenti neoassunti: in particolare, sono 28.544 i docenti iscritti di cui 6.467 sono i docenti iscritti al percorso annuale FIT.

La maggior parte dei docenti ha già preso contatti con i loro tutor; ben 22.213 docenti hanno completato l’associazione col tutor attraverso la funzione specifica dell’ambiente online.

Questi sono alcuni dei dati riportati dall’Indire che evidenziano, anche quest’anno, una predominanza media del genere femminile (82% verso 18%).

Il 49% dei docenti iscritti ha tra i 35 e i 44 anni, il 29% tra i 45 e i 54 anni, il 14% tra i 25 e i 34 anni, mentre solo l’8% dei docenti ha un’età tra i 55 e 64 anni.

Lle attività in presenza e online stanno procedendo di pari passo e si contano già 37.760 esperienze riportate dai docenti all’interno del Curriculum Formativo, la sezione che consente al docente (sia neoassunti che docenti in percorso annuale FIT) di documentare alcune delle esperienze professionali più significative.

Contemporaneamente si sono svolti o si stanno svolgendo in tutte le regioni gli incontri preliminari e di coordinamento per lo svolgimento delle attività e la formazione dei tutor.

Molti docenti sono impegnati anche nella redazione del Bilancio iniziale delle competenze: 14.656 Bilanci risultano ad oggi in lavorazione, mentre 4.042 sono già stati inviati definitivamente al sistema. Non vi è una data limite per l’invio definitivo dei Bilanci nell’ambiente online, se non quella richiesta dal Dirigente Scolastico della scuola di servizio, tuttavia l’impianto del modello formativo suggerisce di completare questa attività entro il mese di gennaio per poi focalizzarsi sulle altre attività anche alla luce dell’esperienza del Bilancio delle competenze.

La compilazione del Bilancio è anche strettamente connessa alla redazione del Patto formativo per lo sviluppo professionale che il docente stipula assieme al dirigente scolastico, sentito il tutor.

Cellulari in classe proibiti anche ai docenti, Bussetti dice “nì”: per fare didattica si possono usare

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Il telefono cellulare si può utilizzare in classe, anche se solo per fini didattici: a dirlo è stato il ministro dell’istruzione, Marco Bussetti, a cui il 25 gennaio è stato chiesto un parere riguardo il tema, dopo che in Commissione Cultura alla Camera è iniziato l’esame dei disegni di legge in tema di educazione alla cittadinanza nella scuola primaria e secondaria, con all’interno anche la proposta di Forza Italia che prevede l’inibizione dei cellulari nelle classi – un divieto che varrebbe anche per i docenti – lasciando i cellulari in presidenza e per le chiamate di emergenza far riferimento alla segreteria.

La proposta di legge

Senza entrare nel dettaglio della norma inserita nel ddl, che ha come prima firmataria l’ex ministra dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini (Fi), e come primo firmatario Massimiliano Capitanio (Lega), il titolare del Miur ha sottolineato che “l’utilizzo dei device per quanto riguarda la didattica è uno strumento fondamentale e quindi sono a favore del loro uso ma soprattutto ho fiducia nei nostri studenti”.

“Credo molto nel loro senso di responsabilità sull’uso consapevole di questi strumenti ai fini di un migliore apprendimento. Condanno invece in maniera decisa l’uso per altri fini”, ha concluso il ministro.

Indirettamente, quindi, Bussetti non sembra accogliere in pieno la proposta di legge ora all’esame della VII Commissione Cultura di Montecitorio.

Il testo del ddl

Ma cosa dice, nello specifico, la proposta di legge? “È vietata l’utilizzazione dei telefoni mobili e degli altri dispositivi di comunicazione elettronica da parte degli alunni all’interno delle scuole primarie, delle scuole secondarie di primo e di secondo grado e negli altri luoghi in cui si svolge l’attività didattica”, si legge nel testo ora all’esame dei parlamentari delala Commissione Cultura. Si tratta di un’integrazione al D.Lgs. 1994/297 – il Testo Unico sull’istruzione – che di fatto lascia fuori dalla porta (salvo casi eccezionali e per esigenze particolari, tra cui quelle didattiche) i device personali, compresi quelli dei docenti.

Nel contempo si chiede di svolgere nelle scuole “attività di sensibilizzazione degli alunni su diritti e doveri connessi all’uso di Internet e degli altri strumenti digitali, nonché progetti per prevenire e contrastare il bullismo informatico”.

I dati statistici

Intanto, secondo una ricerca di Skuola.net, è stato confermato che le classi smartphone e tablet in classe sono già una realtà consolidata: nel 56% dei casi l’uso è didattico e controllato dai prof.

portale Skuola.net, più della metà dei ragazzi (56%) dice di usare già il cellulare durante le lezioni: in 1 caso su 10 sono tutti i professori a cercare di sfruttare gli smartphoneper rendere le spiegazioni più coinvolgenti; il 47% di loro, invece, si deve accontentare solo di alcuni docenti che credono nelle potenzialità delle nuove tecnologie per l’accrescimento della cultura personale.

Ma quale è l’utilizzo? A più di 1 ragazzo su 3 – il 36% – viene chiesto di accenderli per approfondire le spiegazioni; nel 13% dei casi per usare App durante lezioni e compiti in classe; la stessa percentuale (13%) lo sfrutta per prendere appunti e organizzare lo studio.

Tuttavia è anche vero che, in tantissimi, aggirano costantemente i divieti (già esistenti): il 16%chatta con gli amici, il 13% controlla i social network, il 12% naviga su Internet, il 4% cerca le soluzioni ai compiti in classe, la stessa quota (4%)gioca.

Smartphone a scuola: vietato l’uso anche ai prof. La proposta in Commissione cultura

da Tuttoscuola

Niente WhatsApp, Facebook e Instagram a scuola, dai banchi alle cattedre. A salutare il definitivo utilizzo dello smartphone in classe potrebbero essere non solo gli studenti, ma anche gli insegnanti. Secondo quanto riportato da IlMessaggero.it, infatti, lo scorso 24 gennaio in Commissione cultura della Camera è partito l’iter della proposta che riporta l’educazione civica nella scuola primaria e secondaria e che dispone il divieto «salvo casi particolari specifici, di utilizzo del cellulare e di altri dispositivi elettronico-digitali nei luoghi e negli orari dell’attività didattica». La proposta che dispone il divieto di utilizzare lo smartphone a scuola anche per i prof è partita dall’ex ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini (Forza Italia) e dall’onorevole Latini (Lega).

Ma come fare per essere davvero sicuri che nessuno mandi più nemmeno un messaggino dal proprio smartphone? Secondo la proposta si dovrà lasciare il cellulare in presidenza. Per le chiamate d’emergenza si potrà invece far riferimento direttamente alla segreteria.

Se da una parte la proposta vuole vietare l’uso dello smartphone a scuola, dall’altra vuole promuovere «anche attività di sensibilizzazione degli alunni su diritti e doveri connessi all’uso di Internet e degli altri strumenti digitali, nonché progetti per prevenire e contrastare il bullismo informatico». Le proposte verranno integrate in un unico testo che approderà a febbraio nell’Aula parlamentare.

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 22

n°   22 del 26-01-2019