Intesa Governo-sindacati

Intesa Governo-sindacati su rinnovo CCNL,
sistema scuola nel Paese e stabilizzazione dei precari

Il 23 e 24 aprile si è tenuto l’incontro convocato a Palazzo Chigi dal Primo Ministro, Giuseppe Conte e dal Ministro dell’Istruzione Università e Ricerca, Marco Bussetti, a seguito del perdurare dello stato di agitazione (confermato dopo un primo confronto con il solo Ministro Bussetti) da parte della FLC CGIL e dell’intero schieramento sindacale della scuola, università, ricerca e AFAM.

Al termine dell’incontro è stata firmata un’intesa che impegna il Governo per il rilancio dei settori della conoscenza, come opportunità di crescita per lo sviluppo del Paese, a partire dalla ricerca dei fondi per il rinnovo del CCNL già con la legge di bilancio 2020. 
Si apre anche un periodo di trattative e confronti, che si avvieranno nei primi giorni di maggio sul tema del precariato.

Lo sciopero del 17 maggio è solo sospeso. 
Si prenderà una decisione definitiva dopo le prime verifiche della prossima settimana. Restano confermate, invece, tutte le attività di raccolta delle firme a contrasto di ogni progetto di regionalizzazione del sistema dell’istruzione.

CONFERMATO LO SCIOPERO GENERALE DEL 17 MAGGIO 2019

L’’UNICOBAS SCUOLA & UNIVERSITÀ CONFERMA LO SCIOPERO GENERALE DEL 17 MAGGIO 2019 CON MANIFESTAZIONE NAZIONALE.

I Confederali si sono venduti per delle promesse e un piatto di lenticchie sul contratto, del quale non se ne parlerà che dal 2020 con un anno che va in cavalleria. Ma la questione fondamentale resta la regionalizzazione per Scuola & Università rispetto alla quale non c’è nessun accordo serio, tanto che l’intesa fra CGIL, CISL, UIL, SNALS, GILDA e Governo non tocca per nulla il punto principale che intende affermare la Lega e che hanno richiesto le Regioni Veneto e Lombardia: si tratta della gestione regionale del personale.

L’accordo fra questi sindacati e il governo apre quindi la strada alla regionalizzazione ed in questo modo, rassicurato dall’accordo, apre la strada ad una approvazione veloce del peggiore punto del contratto del governo pentalegato.

L’Unicobas Scuola & Università conferma lo sciopero generale del 17 MAGGIO 2019 con MANIFESTAZIONE NAZIONALE. 

Stefano d’Errico
(Segretario nazionale Unicobas Scuola & Università)

l’unico vero sciopero era e resta il 10 maggio

Come era prevedibile la farsa del 17 Maggio è finita, con i due attori principali, sindacati gialli e governo, che nella scena finale chiudono il sipario con un accordo sul nulla, con vaghe promesse sui precari con 36 mesi di servizio e “corposi” aumenti stipendiali, mentre nulla di nulla si prevede per la risoluzione dei problemi della mobilità docente, per le assunzioni ATA, e men che meno sulla regionalizzazione.

Ancora una volta la finta concertazione ha prodotto un topolino con cui si cerca di prendere in giro i precari, i lavoratori di ruolo e la scuola pubblica statale tutta, ma questa volta il prezzo da pagare sarà altissimo, perché l’autonomia differenziata cambierà radicalmente il volto dell’istruzione pubblica statale.

Ai precari vengono promessi percorsi riservati che prevedono comunque prove concorsuali, mentre per i contratti si promettono stanziamenti “corposi” senza che una cifra sia messa su carta.

Sul “compartone” Istruzione e Ricerca, in cui sono stati forzatamente costretti i tre settori Scuola, Università e Ricerca, che in realtà non hanno nulla in comune dal punto di vista contrattuale, non è stato fatto neanche un accenno involontario.

Ma la cosa più preoccupante è come l’accordo non preveda alcun riferimento alla regionalizzazione, dopo che i sindacati concertativi – insieme a quasi tutti il sindacalismo di base – avevano messo al centro dello sciopero questo tema con assemblee e convegni unitari. L’USB ha avviato un percorso di lotta contro la regionalizzazione, una secessione camuffata, che resta al centro delle mobilitazioni della Scuola e dell’intero Pubblico Impiego, il 10 maggio e non solo, perché crediamo fermamente che i diritti dei nostri studenti e dei lavoratori debbano essere identici in ogni regione del Paese.

L’unità è finita, perché l’unità è un feticcio utilizzato dai sindacati collaborazionisti per manipolare le giuste aspettative dei lavoratori della scuola, ma l’unica unità vera a cui mirano CGIL-CISL-UIL, Snals e Gilda è quella con il potere per garantire la propria esistenza, come era già stato dimostrato immediatamente dopo lo sciopero del 5 maggio 2015: la grande ammucchiata è stata ed è funzionale al mantenimento dello status quo e al rabbonimento dei lavoratori.

Confermiamo lo sciopero della scuola il 10 Maggio, nella giornata dello sciopero generale dell’intero Pubblico Impiego proclamato da USB, ed invita le realtà del sindacalismo di base che non si accontentano delle promesse pre-elettorali a convergere su questa data che era ed è ancora di più l’unico sciopero vero contro la regionalizzazione, per la stabilizzazione definitiva dei precari della scuola, per una giusta mobilità e per aumenti stipendiali veri.

Istruzione e ricerca a palazzo Chigi firmata l’intesa

Istruzione e ricerca a palazzo Chigi, firmata l’intesa per il rilancio dei settori della conoscenza

A seguito di una notte intera di confronto, a tratti serrato, mercoledì 24 aprile 2019, a palazzo Chigi le organizzazioni sindacali rappresentative FLC CGIL, CISL FSUR federazione UIL Scuola RUA, SNALS Confsal, Gilda-Unams hanno sottoscritto un’intesa con il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, con il Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti. 
È sicuramente apprezzabile che il Presidente del Consiglio, insieme al ministro dell’istruzione abbiano voluto direttamente incontrare i sindacati della Scuola e dell’intero Comparto Istruzione e ricerca.
È un metodo che dovrebbe essere permanente e ordinario e non da utilizzare solo nei momenti in cui le organizzazioni sindacali sono costrette a mobilitarsi.
Nel merito, dopo aver ribadito le nostre posizioni sulle principali questioni alla base della mobilitazione si è giunti ad una chiara e condivisa presa di posizione a favore della identità e dell’unità culturale del paese da perseguire attraverso la scuola garantendo con l’intesa lo stato giuridico del personale, il valore nazionale dei contratti, il sistema nazionale di reclutamento del personale e le regole per il governo delle scuole autonome.
Il governo si è impegnato a stanziare risorse per il rinnovo contrattuale 2019-2021 per recuperare la perdita del potere d’acquisto degli stipendi dell’intero comparto, che sono al di sotto di quelli degli altri settori pubblici. 
Entro il triennio di vigenza contrattuale inoltre saranno reperite ulteriori risorse destinate al personale della scuola per adeguare gradualmente gli stipendi alla media di quelli dei colleghi europei. 
Il governo si è impegnato ad attivare un piano di stabilizzazione del personale non di ruolo con particolare attenzione ai docenti precari con tre anni di servizio secondo un principio di riconoscimento della esperienza maturata, con un percorso riservato finalizzato alla immissione in ruolo.
Un significativo passaggio dell’intesa riguarda la valorizzazione del personale ATA attraverso il riavvio della mobilità professionale a partire dagli assistenti amministrativi facenti funzione di DSGA.
Per i dirigenti scolastici l’intesa prevede il pieno riconoscimento del ruolo e della responsabilità; le principali criticità denunciate in occasione della indizione dello sciopero saranno affrontate in un tavolo apposito. 
Il rilancio dei settori della conoscenza come opportunità di crescita per lo sviluppo del paese prevede per l’università e la ricerca l’impegno del Governo a promuovere un intervento normativo per consentire maggiore flessibilità nell’utilizzo e nella determinazione dei fondi del salario accessorio. Per quanto attiene l’AFAM l’intesa prevede il piena definizione e la velocizzazione del processo di statizzazione già avviato. Lo stesso accordo prevede un’azione del governo volta al completamento del processo di stabilizzazione del personale precario degli enti di ricerca, un piano di stabilizzazione per iI personale che svolge attività di ricerca e didattica nell’universitá, nonché quello di assistenza tecnica e amministrativa.
Su tali fondamentali questioni abbiamo ricevuto risposte utili alla riapertura del confronto con il ministero a partire dai tavoli tecnici di confronto con la finalità di dare piena attuazione ai contenuti dell’intesa politica. 
Lo sciopero del 17 maggio 2019 è sospeso, mentre sono confermate tutte le attività di raccolta delle firme a contrasto di ogni progetto di regionalizzazione del sistema dell’istruzione.
Il primo tavolo di confronto fissato per i primi di maggio riguarderà il tema della stabilizzazione del personale precario. 

Scuola: 66mila assunzioni, il governo apre ai sindacati

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

Una nuova stagione concorsuale da 66mila cattedre complessive, una corsia preferenziale per la stabilizzazione dei precari, in primis coloro che hanno oltre tre anni di servizio alle spalle (su cui l’Ue sta per accendere un faro) e l’impegno a reperire maggiori risorse per il rinnovo contrattuale in aggiunta agli 1,7 miliardi di euro stanziati per l’intero comparto pubblico dalla manovra 2019.

Sono queste le aperture “politiche” che il governo, rappresentato dal premier, Giuseppe Conte, e dal ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, è pronto a mettere sul piatto nella trattativa con i sindacati della scuola, convocati ieri in tarda serata a palazzo Chigi. Oltre all’impegno a evitare spinte troppo regionalistiche sul terreno dell’autonomia. L’obiettivo è quello di “sminare” lo sciopero generale del 17 maggio indetto unitariamente dalle sigle sindacali (Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal, Gilda) -a meno di 10 giorni dalle elezioni europee – per chiedere un cambio di passo su docenti, personale Ata, risorse.

Per ora, a breve, di regionale ci saranno solo i concorsi. Il Miur infatti è pronto a far partire due nuove selezioni ordinarie: una da 16.959 posti, già definita e destinato a infanzia e primaria; l’altra da 48.536 disponibilità, in attesa degli atti preparatori e rivolta esclusivamente alle medie e alle superiori. Al concorso ordinario per infanzia e primaria potranno partecipare i diplomati magistrali ante 2001/2002, compresi quelli esclusi dalla procedura straordinaria da oltre 10mila posti indetta lo scorso anno (attualmente in corso), e i laureati in scienze della formazione primaria. Alle 48.536 cattedre che saranno messe a bando, dopo gli ok di Mef e Funzione pubblica, per la secondaria (50% medie, il restante 50% superiori) potranno invece concorrere anche i laureati: è una importante novità. A patto che abbiano conseguito 24 crediti formativi (Cfu) in materie antro-psico-pedagogiche. Si sancisce, così, l’addio alle varie e costose abilitazioni del passato, variamente denominate negli anni, Ssis, Tfa, Pas. A chi è già abilitato, anche in altra classe di concorso, non saranno richiesti i 24 Cfu. Alla secondaria, i posti principali saranno in Lombardia, Piemonte e Veneto. Le classi di concorso più gettonate: matematica e scienze (A028), italiano, storia, geografia (A022), discipline letterarie alle superiori (A012) e sostegno.

L’esecutivo si impegna poi a reperire nuove risorse per il contratto 2019-2021. Al momento, con i fondi inseriti nella scorsa legge di Bilancio, al personale della scuola è stato garantito il mantenimento dell’elemento perequativo previsto dal precedente Ccnl fino a dicembre; a cui si è aggiunta una cifra tra i 7 e 23 euro a titolo di indennità di vacanza contrattuale. Va detto che – con lo scorso rinnovo, 2016-2018 – a docenti e personale tecnico-amministrativo (gli Ata) sono giunti aumenti, medi, di 96 euro lordi al mese, con picchi di 110 euro per gli insegnanti delle superiori con elevata anzianità (le retribuzioni nella scuola, come per tutta la Pa, sono rimaste ferme dal 2009 per via del blocco ai rinnovi contrattuali – ciò ha determinato una perdita di circa mille euro in otto anni, 200 euro dovuti a inflazione, 800 euro al lieve ringiovanimento del personale – l’età media in cattedra resta comunque elevatissima, più di 51 anni).

Sul fronte precari – a settembre, per effetto anche di Quota 100, si rischiano oltre 100mila cattedre scoperte, e da assegnare quindi a un supplente – il governo si è detto disponibile a trovare una soluzione: si ragiona su una quota di riserva di posti (oggi a normativa invariata, 10%), su un super punteggio da attribuire ai titoli, oltre all’addio alle preselezioni.

Asili L’Italia a due velocità al Sud pochi posti ai nidi orari ridotti e rette record

da la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA

A Cosenza, la città meno povera della povera Calabria, le rette degli asili comunali in dodici anni sono aumentate del 148,2 per cento. La lista d’attesa è arrivata al 71 per cento. Sette bimbi su dieci attendono il turno per entrare al nido, sempre più caro. Agrigento, provincia d’Italia con il più basso prodotto interno lordo per abitante, ha visto la retta mensile passare da 100 a 180 euro. Il nido pubblico a Benevento, con un aumento medio da 300 euro a 350, oggi costa più che a La Spezia, decisamente più che a Bologna e quasi il doppio che a Ravenna. Nel 97 per cento delle strutture meridionali, spiega Cittadinanzattiva che dal 2006 offre un report annuale sul tema, l’asilo resta aperto sei ore e offre solo il pranzo. Quattro nidi ogni dieci del Centro-Nord, invece, prevedono pannolini e saponette in tariffa. E coprono nove ore il giorno. In questo quadro di “offerta variante per macroregione” colpisce che nel Meridione i costi salgano, nel Settentrione abbiano iniziato a scendere. Bologna ha tagliato le rette di un sesto nell’ultimo anno, Ferrara di un quinto.

Gli aiuti nelle città del Nord

Lo specchio delle tariffe Nord-Sud riflette le scelte, per esempio, dei comuni di Lecco e Sondrio, città più costose della Lombardia: negli ultimi anni entrambe hanno attivato il “bimbi gratis”, rimborso totale per i meno abbienti. La Regione Friuli Venezia Giulia partecipa alla spesa nido delle famiglie e il governatore Chiamparino ha appena introdotto un bonus in Piemonte.

Nel Sud? Crescono i costi e diminuiscono i posti disponibili.

In Campania vanno all’asilo sei bimbi su cento, in Valle d’Aosta quattro su dieci. In dodici anni Campania e Puglia hanno fatto registrare miglioramenti minimi, Sicilia e Calabria ulteriori arretramenti. In quest’ultima regione solo sette Comuni su cento oggi possono offrire il servizio 0-3 anni: erano diciotto (su cento) nel 2010. In Calabria tre quarti dei nidi sono privati, l’esatto contrario della provincia di Trento. La storia degli specchi.

L’unica struttura di Reggio — cinquemila bambini in attesa — ha aperto nel settembre 2015 ed è aziendale. A Catanzaro c’è un solo nido comunale. A Cosenza tre, dati in gestione a cooperative. I municipi che hanno rinunciato ad occuparsi dell’infanzia sono quelli in dissesto che, secondo la Corte costituzionale, non possono più spalmare il debito su trent’anni. La Regione Calabria, spiega l’assessora al Welfare, Angela Robbe, sta provando a lavorare sull’asilo domiciliare di tradizione trentina, le Tagesmutter: le maestre qui sono mamme che possono offrire una casa larga, con spazi per i riposini, e una formazione da puericultrici. In Calabria sembra più disperazione che strategia.

Il confronto tra i posti pubblici disponibili e il numero di figli tra zero e tre anni dice che in Italia la copertura del servizio è del 6,5 per cento. Bassina. In Emilia Romagna, però, è al 15,2 e in Calabria allo 0,9. A Caserta, Campania, crolla allo 0,2. Solo due bambini ogni mille messi al mondo hanno il posto assicurato in un asilo pubblico. Solo il 19 cento dei nidi comunali, d’altronde, è al Sud.

Il Piano Marshall di Salvini

Il governo in carica, uscito dalla bolla medievale di Verona con il mantra “fate figli”, è entrato nel prossimo Documento di economia e finanza con due nuove promesse, al solito divergenti. Sull’infanzia il vicepremier — con delega a tutto — Matteo Salvini ha annunciato un Piano Marshall: «Mille nuovi nidi a costo zero per lo Stato». Alla vigilia delle Europee ha ripescato la proposta di legge leghista depositata alla Camera: un contributo statale per convertire in asili gli immobili pubblici inutilizzati. Saranno concessi gratuitamente ai privati che, magnanimi, s’impegneranno a garantire rette sociali. Il vicepremier Luigi Di Maio ha risposto con il modello francese: abbattimenti del 50 per cento sulle rette per primo, secondo, terzo figlio e sulle spese per le baby sitter. Il premier Renzi nel 2014 aveva promesso a sua volta “Mille nidi in mille giorni”. «Li stiamo aspettando», dice Laura Branca, presidente dell’Associazione BolognaNidi.

«Nei tre anni, in verità, abbiamo osservato strutture cedute in subappalto e altre aperte al Sud con i soldi pubblici e dismesse terminati i finanziamenti». Il passaggio degli asili alla gestione “coop” significa stipendi più bassi e a volte in nero per i maestri, rotazione continua degli educatori, disorientamento dei babies. Nell’anno scolastico in corso, a proposito della bontà del servizio, i posti garantiti dagli asili privati-convenzionati hanno superato quelli pubblici.

Diminuiscono nascite e posti

Per ora tutti gli studi (Istat, ministero dell’Interno, Senato, Openpolis) inchiodano la politica e le mamme a dati sconfortanti, ispiratori di denatalità. Il costo mensile di un asilo comunale italiano è pari a 311 euro: un quinto del reddito familiare.

Sempre più genitori, in conseguenza, non accompagnano il bimbo al nido anche se c’è disponibilità: il 13 per cento dei posti liberi non viene coperto e diverse strutture chiudono.

I bambini in età da nido oggi non raggiungono il milione e mezzo.

Per effetto delle minori nascite i posti a disposizione sono saliti fino al 2016, poi il dato è nuovamente peggiorato. Meno bambini e anche meno sedie.

Tiziana Toto, responsabile tariffe di Cittadinanzattiva: «Le famiglie faticano a sostenere i costi delle rette, i Comuni a sostenere le spese di gestione».

Dal Prodi bis alla Buona scuola quattro leggi hanno normato la pre-scuola trasferendo alle strutture 10 miliardi e 222 milioni in dieci anni. Un miliardo e 150 milioni sono stati erogati dallo Stato e assorbiti in gran parte da Campania, Calabria, Puglia e Sicilia senza un contributo alla qualità della vita di mamme e figli del territorio. Otto miliardi e quattro sono arrivati dai Comuni.

Il primo Piano straordinario nazionale ha portato 55mila ingressi in più, con una leggera spinta anche alle Regioni sofferenti. Dal 2011, però, finiti i soldi pubblici, i numeri sono tornati a scendere. Il Consiglio europeo, tenuto a Barcellona nel 2002, chiedeva una copertura per Paese del 33 per cento entro il 2010. Sopra questa soglia, oggi, ci sono solo quattro Regioni italiane: Valle d’Aosta, Emilia, Umbria e, di recente, la Toscana. Più la Provincia autonoma di Trento. Il resto del Centro-Nord ha percentuali vicine al traguardo, il Sud non è mai partito. Per toccare quota “33” servirebbe raddoppiare il numero dei bambini accolti investendo 2,7 miliardi l’anno. Il Def pentaleghista non li prevede.

L’Ispettorato del lavoro racconta qual è, alla fine, il risultato dell’insieme di austerità e denaro buttato fin qui rappresentato: 30.700 madri italiane, in difficoltà a conciliare famiglia e mestiere, nel 2017 hanno lasciato il mestiere. Motivi? La mancanza di un nido di prossimità, la presenza di un nido troppo caro.

Tirocinio per il sostegno, caos per i test irregolari

da la Repubblica

Corrado Zunino

I primi test-concorsi organizzati dal ministero di Marco Bussetti sono stati un disastro. Per la prova selettiva del Tfa sostegno, il Tirocinio formativo attivo lungo un anno e organizzato dalle singole università il 15 e 16 aprile scorsi, sono state tre le prove sospese e molte le contestazioni. Il preliminare del Tfa, dedicato agli aspiranti docenti che vogliono dedicarsi alle disabilità a scuola, riguardava il sostegno per l’infanzia, la primaria, le scuole medie e le superiori. Decine di migliaia i candidati per i primi 14.224 posti disponibili (in tre anni i vincitori saranno quarantamila).

L’Università della Calabria (Arcavacata, Rende), l’Università della Basilicata (Potenza) e l’Università di Bari hanno dovuto sospendere e aggiornare tre prove. Gravi errori nella somministrazione dei test. Problemi, di vario genere, si sono verificati in atenei lombardi, emiliani, marchigiani, campani. Tra le contestazioni, che in alcuni casi si stanno trasformando in ricorsi ai tribunali amministrativi, spiccano le domande non previste dall’allegato C del Decreto ministeriale – sulle cui indicazioni si erano preparati gli aspiranti docenti di sostegno -. In alcune aule le prove non sono proprio arrivate, o sono state consegnate quelle di un ciclo scolastico diverso. I regolamenti sono stati applicati in modo differente a seconda dell’università coinvolta: commissioni hanno permesso la correzione delle risposte barrate, altre no. In alcune aule i codici a barre sono stati assegnati invece che sorteggiati e in molti casi le prove sono state svolte in gruppo. In tutti i casi, scarsi controlli e disorganizzazione degli atenei ospitanti.

Un test preselettivo a pagamento – fino a 200 euro per ogni candidato – che deve condurre a corsi di specializzazione oggettivamente cari, da 2.500 a 3.800 euro, non ha trovato uno svolgimento omogeneo nel Paese.

Atenei disorganizzati, quiz subappaltati

In tre casi non si è riusciti ad avviare la prova. L’Università della Calabria (2.800 euro il costo per l’intero Tfa) ha annullato il test per la scuola superiore, quaranta minuti dopo l’inizio, per “alcuni errori tecnici”. All’apertura dei plichi alcuni questionari sono risultati incompleti: le domande non erano state stampate. Il rettore Gino Mirocle Crisci ha addossato la colpa all’organizzazione (privata) che ha gestito specificamente i test: “Siamo completamente estranei”, ha scritto in una nota, “l’ateneo fornisce solo la sede per il concorso, la vigilanza e la distribuzione delle buste. Il Miur, che ha indetto il concorso, ha appaltato le procedure a una ditta esterna, che si è fatta carico di tutte le procedure”. Millesettecento candidati a casa e la prova selettiva per i presenti sarà ripetuta il 27 aprile.

A Potenza 340 candidati hanno dovuto interrompere il test perché in venticinque casi le prove della secondaria di secondo grado (superiori, quindi) erano state scambiate con quelle della secondaria di primo grado (medie). Anche qui l’ateneo si è giustificato: “E’ stato un mero errore materiale della ditta incaricata”. La nuova prova non è stata ancora fissata.

A Bari (2.800 euro il costo dell’intero Tfa) è stato annullato il test per la primaria, 658 presenti. I quesiti erano stati affidati al Consorzio interuniversitario Cineca: i plichi con le domande erano, tuttavia, vuoti. Non c’è ancora comunicazione sulla preselettiva di recupero.

Disagi sono stati registrati all’Università di Salerno, all’Università del Salentoalla Kore di Enna. E all’Università di Foggia, dove il test è stato costruito da un’azienda privata, l’Ente Fiera ha ospitato tremila candidati per i 600 posti disponibili nei quattro cicli. Per la scuola superiore le domande, hanno raccontato i candidati, “erano fuori tema”: la pentola a pressione di Papin, la pila di Volta, la vita di Nelson Mandela, l’auto ibrida plug-in, la leggenda di Frankestein e ancora gli anni bisestili, le probabilità di ottenere una somma di 14 dal lancio di due dadi (da sei numeri l’uno). “Mesi di studio su riforme, normative, pedagogia, psicologia, leggi, commi e non ci siamo trovati nulla di tutto questo nei quesiti proposti, nulla che fosse inizialmente previsto dal bando”. Controlli superficiali, si è poi detto: candidati al bagno durante la prova, cellulari che squillavano nonostante la richiesta di ritiro dei dispositivi elettronici.

Candidate da Urbino: “L’aula sembrava uno stadio”

Queste due testimonianze, dall’Università di Urbino, sono state ottenute dai Docenti per i diritti dei lavoratori (Anndl). Descrivono clima e attenzione nel corso del test: “Non c’è stato alcun controllo del documento d’identità. Abbiamo portato avanti la prova ammassati, spalla a spalla: chi aveva con sé gli appunti, chi i libri, i cellulari accesi sono rimasti così per tutto il tempo dell’esame. A inizio prova abbiamo sentito distintamente una ragazza leggere le domande a voce alta, come per dettarle a chi stava dall’altra parte. Aveva l’auricolare alle orecchie”. E poi: “Eravamo dentro uno stadio con collaborazioni a gruppi, impossibile concentrarsi. Chi ha studiato sul serio, si sente beffato”.
Il sindacato Snals Confsal ha preso le irregolarità-disfunzioni al balzo per chiedere “un nuovo ciclo di concorsi”, immediato, “poiché il contingente di specializzati dell’attuale tornata non sarà sufficiente a coprire le esigenze di organico”. I posti previsti, appunto, sono 14.224. La procedura di selezione del nuovo ciclo, ha detto il segretario generale Elvira Serafini, “dovrà essere affidata al ministero dell’istruzione con una prova nazionale unica lasciando alle università esclusivamente l’espletamento dei corsi”.

Anche la Flc Cgil di Foggia ha chiesto all’ateneo di annullare le prove, ma la larghezza del perimetro degli errori chiama direttamente in causa il Miur, che ha scelto di non vigilare sul concorso per il sostegno. Usb scuola scrive: “È inaccettabile continuare a sopportare i costi della disorganizzazione e dell’incuria di un ministero che da anni non bandisce un corso abilitante e non si fa carico della formazione dei suoi docenti”.  Anief attacca le università: “Con le somme chieste ai candidati solo per tentare l’accesso ai corsi, si doveva e poteva predisporre una preselezione di primo livello, con supporti tecnologici d’avanguardia”.

C’è chi, ora, deve rifare il test – chiedendo permessi di lavoro, in alcuni casi pagando biglietti per bus e treni -, chi già conosce la data del recupero e chi no. C’è chi sa se è stato promosso e chi quando darà gli scritti (pochi, quest’ultimi, in verità). La macchina per creare insegnanti di sostegno procede pessimamente.

Graduatorie ad esaurimento: domande dal 26 aprile al 16 maggio. Le novità

da Orizzontescuola

di redazione

Il Ministro Bussetti ha firmato il decreto per l’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento triennio 2019/20, 2020/21, 2021/22.

Graduatorie ad esaurimento: date presentazione domande

Come anticipato dalla nostra redazione, le domande andranno presentate, tramite Istanze Online, dal 26 aprile al 16 maggio.

Graduatorie ad esaurimento: le novità

Le novità, che presenterà il decreto, saranno le seguenti:

  • possibilità di trasferirsi in province in cui le graduatorie sono già vuote
  • possibilità di reinserimento per i docenti depennati per non aver presentato domanda di aggiornamento
  • valutazione servizio sezioni primavera docenti scuola dell’infanzia e primaria

Graduatorie ad esaurimento: operazioni possibili

E’ possibile chiedere

La mancata presentazione della domanda comporta la cancellazione dalla graduatoria per gli anni scolastici successivi.

Graduatorie ad esaurimento: aggiornamento punteggio

Al punteggio già posseduto si aggiunge quello relativo ai nuovi titoli e servizi conseguiti successivamente al 10 maggio 2014 ed entro la data di scadenza del termine di presentazione delle domande, ovvero a quelli già posseduti, ma non presentati entro la suddetta data del 10 maggio 2014. I servizi svolti, successivamente, a quest’ultima data, debbono essere dichiarati solo se l’aspirante non abbia raggiunto, per l’anno scolastico 2013/2014, il punteggio massimo consentito.

Approfondisci

Graduatorie ad esaurimento: diplomati magistrale inseriti con riserva

I docenti ancora inseriti con riserva possono aggiornare il punteggio, cambiare provincia o esprimere l’opzione di permanenza come i docenti inseriti a pieno titolo.

In forza di quanto disposto dalle Adunanze Plenarie del Consiglio di Stato del 20 dicembre 2017 n. 11 e del 27 febbraio 2019 n. 5, i docenti in possesso di diploma magistrale destinatari di sentenze di merito sfavorevoli, non potranno presentare istanza di aggiornamento.

Approfondisci

Aggiornamento graduatorie di istituto

In contemporanea si aggiorneranno anche le graduatorie di istituto di I fascia. Approfondisci

Decreto

Il decreto, come comunicatoci da fonti ministeriali, sarà reso reso noto domani mattina.

Bussetti: per docenti con 36 mesi di servizio percorsi speciali per il ruolo. Firmato accordo

da Orizzontescuola

di redazione

Il Ministro Bussetti comunica che a  Palazzo Chigi – Presidenza del Consiglio dei Ministri è stato siglato da pochi minuti l’accordo con i Sindacati rappresentativi.

I punti più importanti dell’accordo

  • Più risorse per il prossimo rinnovo contrattuale, per garantire stipendi adeguati agli insegnanti.
  • Soluzioni mirate per il precariato: chi insegna da più di 36 mesi avrà percorsi dedicati per l’immissione in ruolo.

Il commento del Ministro Bussetti

Ringrazio il Presidente Giuseppe Conte per il supporto dato alla trattativa. E ringrazio i Sindacati: insieme stiamo lavorando per il bene della scuola.

24 mesi personale AA, nuove certificazioni informatiche valide

da Orizzontescuola

di redazione

Il MIUR ha emanato nota n. 0015495 del 9 aprile scorso, in cui ha fornito indicazioni su alcune certificazioni informatiche, che possono essere valutate nel concorso ATA 24 mesi.

Com’è noto, con nota prot. n. 8991 del 03.03.2019, codesti Uffici scolastici regionali sono stati invitati ad indire i concorsi per titoli per l’accesso ai ruoli provinciali, relativi ai profili professionali dell’area A e B del personale A.T.A. per l’anno scolastico 2019-20. Al riguardo, si segnala che stanno pervenendo a questo Ministero richieste dell’Istituto di Ricerca Scientifica e di Alta Formazione (IRSAF) di includere le certificazioni EIRSAF Green, EIRSAF Four ed EIRSAF Full, tra i titoli di cultura valutabili ai fini della procedura in esame.

A fondamento della propria richiesta, l’Irsaf richiama la sentenza n. 4720 del 6 marzo 2018, con la quale l TAR Lazio ha accolto il ricorso proposto dalla stessa IRSAF e ha annullato il D.M. n. 374 del 1° giugno 2017, di indizione della procedura di aggiornamento della terza fascia delle graduatorie di circolo e di istituto del personale docente per gli anni scolastici 2017/2018, 2018/2019 e 2019/2020, nella parte in cui non ha inserito i pacchetti formativi della società ricorrente tra i titoli valutabili di cui alle allegate Tabelle A e B.

In ottemperanza alla predetta sentenza, che ad ogni buon fine si allega alla presente, si rende pertanto necessario inserire i PASSAPORTI EIRSAF Green, EIRSAF Four ed EIRSAF Full tra i titoli di cultura valutabili ai fini dei concorsi per titoli per l’accesso ai ruoli provinciali per l’anno scolastico 2019-20 con riferimento al solo profilo professionale di assistente amministrativo.

circolare

Valutazione ed esami di Stato II grado, stanziati 500mila euro. Selezione scuole polo

da Orizzontescuola

di redazione

Il Miur ha pubblicato il decreto direttoriale n. 476/2019 concernente “Criteri e parametri per l’assegnazione diretta alle Istituzioni scolastiche nonché per la determinazione delle misure nazionali relative alla missione Istruzione scolastica, a valere sul Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche”

Finalità e risorse

Il decreto ripartisce a livello territoriale la somma di euro 500.000,00, prevista dal comma 1 , articolo 12, del DM n. 721/2018, per la realizzazione di attività di accompagnamento all’attuazione delle norme sulla valutazione degli apprendimenti e sugli esami di Stato del secondo ciclo di istruzione, novellati dal decreto legislativo 62/2017.

Le risorse stanziate sono da attribuire a scuole polo regionali.

Criteri individuazione scuole polo regionali

Gli Uffici scolastici regionali emanano specifici bandi finalizzati alla individuazione delle scuole polo e in particolare:

a) acquisiscono le candidature delle istituzioni scolastiche statali del secondo ciclo di istruzione;
b) valutano le candidature attraverso la costituzione di una apposita commissione nominata dal Direttore generale di ciascun Ufficio scolastico regionale e composta da personale in servizio presso gli stessi Uffici scolastici regionali, dotato di specifica professionalità nelle materie oggetto dell’avviso  di selezione.

Decreto 

Graduatorie ad Esaurimento, Bussetti firma il decreto di aggiornamento: domande dal 26 aprile al 16 maggio

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Dopo una lunghissima attesa, protratta due anni in più del previsto, le Graduatorie ad esaurimento tornano ad aggiornarsi: il decreto è stato firmato martedì 23 aprile dal ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti.

Chi riguarda e quando

L’aggiornamento, fanno sapere fonti del Miur, riguarda il personale docente ed educativo abilitato, già presente nelle stesse graduatorie e sarà valido per il triennio scolastico 2019/2020, 2020/2021 e 2021/2022.

La domanda potrà essere presentata dal 26 aprile al 16 maggio prossimi.

Tutte le condizioni

La presentazione delle domande – con eventuali titoli e servizi svolti nell’ultimo quinquennio oppure conseguiti anche prima del maggio 2014 ma mai presentati – riguarderà condizioni di permanenza, aggiornamento, trasferimento e conferma.

Inoltre, è previsto lo scioglimento della riserva per le GaE, anche da parte dei maestri con diploma magistrale che non siano stati oggetto di sentenza di merito sfavorevole, come stabilito dal Consiglio di Stato.

Infine, a seguito dell’accordo sottoscritto nelle scorse settimane dai sindacati, è previsto il reinserimento per tutti i docenti che in occasione dell’ultima “finestra” di aggiornamento avevano, per vari motivi, non avevano confermato la propria posizione in graduatoria.

Pure in questa tornata di aggiornamento, tuttavia, è bene sapere che coloro che non presenteranno domanda, anche se già presenti in graduatoria, verranno automaticamente cancellati. Salvo essere inseriti in occasione della prossima “finestra”, presumibilmente nel 2022.

Come fare domanda

In tutti i casi, la domanda dei vari insegnanti dovrà avvenire esclusivamente tramite la piattaforma telematica POLIS “Istanze on line”.

Conseguentemente alle GaE, verranno aggiornate anche le graduatorie di istituto di prima fascia.

Stipendio supplenti brevi, data di esigibilità 29 aprile 2019

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Lunedì 29 aprile 2019 è la data di esigibilità per l’accreditamento dei pagamenti relativi all’emissione speciale del 18 aprile per il personale supplente breve e saltuario.

Lo ha comunicato NoiPA con un proprio avviso.

L’emissione ha interessato i contratti che alla data del 18 aprile siano stati autorizzati dalle segreterie scolastiche e per i quali, contestualmente, il sistema della Ragioneria generale dello Stato abbia verificato la disponibilità di fondi sui relativi capitoli di spesa.

Gli istituti di credito possono effettuare gli accreditamenti sui singoli conti correnti dalle 00.00 fino alle 24.00 del medesimo giorno.

Mobilità 2019, per il personale ATA c’è tempo fino al 29 aprile

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Scadono il 29 aprile prossimo i termini per il personale ATA per presentare domanda di mobilità per l’a.s. 2019/2020.

L’O.M. n. 203 dell’8 marzo 2019 contiene tutte le indicazioni per l’inoltro dell’istanza.

Così come il personale docente, anche gli ATA devono inviare le domande di trasferimento e di passaggio, corredate dalla relativa documentazione, all’Ufficio scolastico Regionale – Ufficio territorialmente competente rispetto alla provincia di titolarità o di assunzione attraverso il portale Istanze on-line del sito del MIUR.

Tale procedura è consentita esclusivamente per le domande volontarie presentate nei termini.

Pertanto le domande presentate dal personale dichiarato soprannumerario dopo la scadenza del termine o dal personale destinatario di nomina giuridica a tempo indeterminato successivamente al termine di presentazione delle domande di mobilità, devono essere presentate su modello cartaceo ed inviate all’Ufficio scolastico territorialmente competente per il tramite delle istituzioni scolastiche di servizio entro i termini per la  comunicazione al Sidi delle domande del proprio ruolo. L’Ufficio
territorialmente competente provvede all’acquisizione della domanda a sistema, ove previsto.

Le altre scadenze

Per il personale ATA, il termine ultimo di comunicazione al SIDI delle domande di mobilità e dei posti disponibili è il 6 giugno 2019, e la pubblicazione dei movimenti è fissata al 1° luglio 2019.

Ricordiamo inoltre che la richiesta di revoca della domanda può essere presentata sino a dieci giorni prima del termine ultimo per la comunicazione al SIDI delle domande di mobilità.

Chiamata diretta (o per competenze): i problemi restano quasi tutti

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

I tempi utili per cancellare le norme di legge sulla chiamata dei per competenze (o diretta, come è stata per lo più denominata) stanno quasi per scadere.

Disegno di legge fermo in Commissione

Come abbiamo avuto modo di ricordare il disegno di legge della senatrice del M5S Bianca Laura Granato è fermo presso la Commissione Cultura del Senato dal 30 gennaio scorso perchè la Ragioneria Generale dello Stato sta sollevando dubbi sulla neutralità finanziaria dell’operazione.
Da parte della maggioranza si garantisce che il provvedimento non comporta spese, ma intanto l’esame del disegno di legge Granato riprenderà, nella migliore delle ipotesi, solamente nel mese di maggio e solo un mezzo miracolo potrebbe consentirne l’approvazione da parte del Senato prima di giugno (nella settimana precedente il voto europeo il parlamento non si riunirà). Dopo di che dovrà passare alla Camera che, sempre nell’ipotesi più favorevole, potrebbe approvarlo tra le metà di giugno e la metà di luglio.
Tutto questo se non ci saranno intoppi.

Il rischio di dovere ricorrere di nuovo ad un contratto integrativo

In caso contrario si ripresenterà lo stesso identico problema di fronte al quale si trovarono Ministero e sindacati nello scorso mese di giugno quando venne siglato il contratto integrativo che sospendeva la procedura della chiamata per competenze per il 2018-19.
Infatti, le modifiche introdotte con la legge di bilancio 2019 non riguardano tutti i docenti ma solo i neoassunti e coloro che, da titolari sull’ambito, chiedono (e ottengono) il trasferimento su una sede. Permane invece la titolarità d’ambito per coloro che non intendono prendere parte alle operazioni di mobilità e che, pur partecipandovi, non vedono soddisfatta la propria richiesta.
Il disegno di legge Granato prevede appunto che, a partire dal 1° settembre 2019, ai docenti titolari sull’ambito venga riconosciuta la titolarità sulla sede in cui stanno prestando servizio ora. La norma potrebbe risolvere una volta per tutte il problema della chiamata diretta, ma i tempi, come abbiamo detto, sono molto stretti e non è detto che si riesca ad approvare la legge prima della pausa estiva.